ADIR - L'altro diritto

AdirMigranti
Centro di informazione giuridica sull'immigrazione

Presentazione

Iscrizione su un muro di Genova.

Prof. Emilio Santoro, Avv. Gianni Giordano, Avv. Marco Nocentini, Avv. Desy Parrini, Avv. Silvia Petrini, Avv. Federica Pratelli, Avv. Anna Sensi, Avv. Raffaella Tucci, Avv. Massimo Urzi, Dott. Andrea Buffa, Dott.ssa Diana Genovese, Dott.ssa Eleonora Ghizzi Gola, Dott. Giuseppe Giordano, Dott.ssa Carlotta Happacher, Dott. Pasquale Tancredi

e-mail: adirmigranti@altrodiritto.unifi.it

Dal giorno 11.11.2003 è in funzione un Centro di informazione giuridica di secondo livello sulle questioni giuridiche in materia di immigrazione. Il Centro è di secondo livello, perché non si rivolge direttamente ai migranti, ma a comuni, province e realtà associative alle prese con i quesiti posti dalla legislazione sull'immigrazione.

Lo sportello è gestito dall'Altro diritto e fin dalla sua origine sostenuto dalla Consulta sull'immigrazione dell'Anci Toscana, che lo ha proposto alle amministrazioni locali ed alla Regione Toscana.

Il Centro vuole essere uno strumento di stimolo all'adozione di buone prassi antidiscriminatorie. L'ufficio si propone di svolgere una funzione di coordinamento e di diffusione, a livello regionale, sia della normativa in materia di migranti (leggi, circolari, giurisprudenza) sia delle “buone prassi” di gestione dei servizi e di risoluzione delle problematiche, per garantire effettività ai diritti dei migranti, in modo da aiutare enti locali e associazioni a ricomporre il puzzle di leggi, regolamenti e circolari sul regime italiano dell'immigrazione, stante il palese ma confuso rigore del Testo Unico in materia di immigrazione così come modificato dalla Bossi-Fini e dalle numerosi interventi normativi che si sono succeduti nel tempo.

La presenza di migranti, richiedenti asilo e profughi, diffusa capillarmente sul territorio regionale toscano, e le conseguenze derivanti dall'applicazione del Testo Unico sull'immigrazione, come modificato, comportano sempre più per le amministrazioni locali e le componenti solidalmente attive della società civile un impegno costante e di sostegno, anche giuridico, nei confronti delle cittadine e dei cittadini immigrati, con particolare riferimento alla nuova normativa relativa all'ingresso, al soggiorno, alle procedure di espulsione, al riconoscimento del diritto al rifugio politico ecc.

Quando ci troviamo di fronte al problema dei diritti dei migranti bisogna sempre tener presente che una cosa è la legge e una cosa è il “diritto”. La legge è il risultato dell'elaborazione legislativa del Parlamento. Essa, contrariamente a quanto comunemente si pensa, influenza ma non costituisce il “diritto”. Il diritto, quell'insieme di norme che regolano l'uso del potere dei privati e dei pubblici ufficiali nella nostra vita quotidiana, è il prodotto di una complessa stratificazione degli interventi effettuati dagli operatori del settore, tra i quali figurano magistrati, avvocati, funzionari ed impiegati pubblici, ufficiali di polizia giudiziaria, eccetera: tutti quelli che, in breve, possiamo definire operatori giuridici. Chi si trovano a definire cosa è il “diritto” in determinate circostanze concrete opera tenendo conto non solo delle leggi, per quello che ci interessa in questa sede in primo luogo il Testo Unico sull'immigrazione modificato dalla legge Bossi/Fini, ma anche del più generale quadro di riferimento dato dai principi costituzionali e dalla normativa comunitaria, oltre che da tutta una serie di norme di rango inferiore, fino ad arrivare alle prassi consolidate degli operatori dei singoli settori.

La distinzione tra legge e diritto va sempre tenuta presente, ma è più o meno percettibile a seconda di quanto si sia consolidato il “diritto” in un determinato settore: da quanto cioè appaiano ovvie o controverse le decisioni degli operatori giuridici. Nella regolamentazione dell'immigrazione questa distinzione è evidente perché la congerie delle fonti normative ricordate (dalla Costituzione alla prassi, attraverso la legge) e il rapporto che si instaura tra esse è in continua evoluzione. Nei settori caratterizzati da decenni di relativa stabilità di applicazione (giurisprudenza), delle prassi e delle consuetudini interpretative, le decisioni degli operatori giuridici appaio ovvie e consolidate. Il diritto dei migranti viene invece ad essere “creato” letteralmente giorno per giorno.

L'opera di “creazione” del diritto dei migranti non è neutrale, ma il prodotto di attori con specifici interessi (che possono essere rappresentati anche dal mero desiderio di ridurre il carico di lavoro) e specifiche ideologie. In questi primi anni di vigore della prima normativa organica in materia d'immigrazione, un ruolo fondamentale per la creazione del diritto dei migranti è stato svolto dal Ministero dell'Interno e del Lavoro che hanno influenzato in modo determinante le decisioni concrete di molti operatori attraverso le loro circolari. È bene ricordare che le circolari non sono norme, ma soltanto atti interni alla pubblica amministrazione e come tali non dovrebbero vincolare l'azione del pubblico funzionario che le ritenga non conformi al quadro delle fonti normative (ma se non lo fanno rischiano di venir trasferiti in sedi sgradite...).

Non è un caso se in questi anni l'altro contributo determinante alla creazione del “diritto” dei migranti è stato dato dalle sentenze dei Tribunali amministrativi regionali che hanno spesso annullato provvedimenti adottati dagli uffici immigrazione di varie questure italiane. In prima istanza l'effetto delle pronunce dei T.A.R. è stato quello di alimentare la disparità di trattamento dei migranti tra provincia e provincia. Queste sentenze però a poco a poco in molti casi sono diventante i tasselli di costruzione di un “diritto” più rispettoso dei diritti dei migranti. Questo è avvenuto attraverso il consolidamento di alcune decisioni giurisprudenziali, che ha fatto diventare “ovvia” la decisione della magistratura su alcune materie. Quando questo è avvenuto spesso i ministeri hanno dovuto prendere atto di aver perso la partita!

Gli altri attori rilevanti in questo gioco di potere, cioè gli stessi migranti e le associazioni di volontariato, hanno cercato di contrapporsi ai ministeri creando “diritto” attraverso gli organi giurisdizionali. Dopo la legge Bossi-Fini che ha inflitto, lo dice perfino la Cassazione, un duro colpo ai diritti dei migranti in patente violazione del principio di solidarietà previsto dalla nostra carta costituzionale, appare fondamentale che anche gli enti locali affianchino la magistratura come attori centrali nel processo di costruzione del “diritto” dei migranti. Esistono già, in proposito, numerose esperienze di sportelli informativi e di consulenza portati avanti da realtà dell'associazionismo e del sindacato, nonché da enti locali, con forme di collaborazione, spesso, fra i livelli istituzionali e quelli associativi. Solo gli enti locali, in quanto enti esponenziali di comunità che ricomprendono anche i migranti, sono in grado di costruire una rete che aiuti questi ultimi ad accedere ai diritti fondamentali (casa, lavoro, salute, istruzione, libertà di circolazione). In Toscana un forte stimolo alla costituzione di questa rete è venuto dalla Consulta per l'Immigrazione dell'ANCI Toscana con l'elaborazione della nuova Carta di intenti degli amministratori e dell'associazionismo toscani.

Il Centro di informazione giuridica di secondo livello dell'Altro diritto ha l'ambizione di proporsi come il catalizzatore dell'elaborazione del diritto dei migranti da parte degli enti locali toscani.

Azioni antidiscriminatorie

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