ADIR - L'altro diritto

Chi siamo

Il Centro di Documentazione “L'altro diritto”, fondato nel 1996 presso il Dipartimento di Teoria e storia del diritto dell'Università di Firenze, svolge attività di riflessione teorica e di ricerca sociologica sui temi dell'emarginazione sociale, della devianza, delle istituzioni penali e del carcere e, attraverso il proprio sito Web, mette a disposizione degli operatori sociali e degli studiosi i risultati più rilevanti e compiuti di questa attività. I materiali raccolti nella Rivista sono selezionati dal direttore del centro e dal comitato scientifico.

Il centro è inoltre stato uno degli enti promotori della rivista Dei delitti e delle pene, fondata da Alessandro Baratta ed edita dalla Esi, fino a quando la rivista ha cessato le sue pubblicazioni.

Origini, attività di ricerca e formazione

N. Andry, L'orthopédie ou l'art de prévenir et de corriger dans les enfants les difformités du corps, 1749.

Il Centro nasce come uno sviluppo dell'attività didattica e di ricerca avviata, a partire dall'anno accademico 1994-95, nell'ambito dei corsi di Sociologia del diritto tenuti presso la scuola di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. I risultati delle ricerche pratiche di quel corso, raccolte in 22 saggi, hanno dato vita ad un volume, oggi esaurito, a cura di Emilio Santoro e Danilo Zolo, L'altro diritto. Emarginazione, devianza, carcere, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1997. I temi trattati nel volume sono: la tossicodipendenza, la condizione dei senza-fissa-dimora, la vita nei campi Rom, la violenza sessuale, le pratiche repressive delle forze dell'ordine, la situazione degli adulti e dei minorenni reclusi in carcere, il suicidio carcerario, le condizioni di vita delle persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari o ricoverate negli ospizi, l'esperienza delle cooperative sociali.

L'idea di creare il centro nasce anzitutto dalla convinzione che manca nelle Facoltà di giurisprudenza un contatto vivo con quello che Roscoe Pound chiamava law in action per distinguerlo e in qualche modo opporlo al law in books. Il 'diritto dei libri' consiste in imponenti apparati di norme scritte che pretendono di essere obbedite: dalla Costituzione ai Codici, alle centinaia di migliaia di leggi ordinarie, di regolamenti esecutivi, di circolari ministeriali, di atti normativi locali, di direttive internazionali. Ma accanto ad esso esiste un altro diritto: è il 'diritto in azione' e cioè il fitto reticolo di transazioni sociali attraverso le quali i principi e le regole del diritto divengono disciplina effettiva di singoli casi concreti.

Fra questi due versanti dell'esperienza giuridica esiste oggi un rapporto molto problematico. Anzi, e le ricerche del nostro Centro di Documentazione cercano di metterlo in particolare evidenza, la divaricazione fra il diritto formalmente emanato e il diritto interpretato ed eseguito dalle corti giudiziarie e dalle burocrazie amministrative - o applicato spontaneamente - è un fenomeno che negli ordinamenti moderni tende ad espandersi e approfondirsi. Appare sempre più chiaro che le prassi normative che regolano di fatto l'interazione sociale sono influenzate soltanto in minima parte dalle prescrizioni dell'ordinamento giuridico formale. Soltanto attraverso lunghi, conflittuali e spesso sotterranei processi di reinterpretazione, distorsione e selezione normativa la legislazione statale diviene disciplina effettiva.

Una seconda ragione ci ha motivato nell'organizzare questo Centro di Documentazione. Le indagini che presentiamo nella Rivista concernono quella che potremmo chiamare la 'faccia oscura del diritto' nelle società postindustriali, governate dalle istituzioni del Welfare State. È una faccia oscura per varie ragioni: perché è nascosta nelle pieghe di un tessuto sociale molto differenziato e spesso presidiato da rigide competenze burocratico-professionali; perché è sospinta ai margini da processi di rimozione collettiva, come è il caso dell'universo carcerario e delle altre istituzioni di custodia; od anche perché riguarda le nuove forme di stratificazione sociale che nelle società industriali avanzate hanno dato vita ad una vera e propria underclass: uno strato di cittadini e di stranieri emarginati in termini non solo economici e di consumo privato, ma anche etnici e culturali e quindi esclusi di fatto dall'esercizio dei diritti di cittadinanza, in particolare dei diritti sociali. Si tratta di aspetti della società italiana poco 'telegenici', salvo che non vengano sfruttati come ingredienti di domestiche telenovelas. Sono quindi rimossi dall'agenda politica e dall'attenzione dell'opinione pubblica, oltre che trascurati dalla riflessione teorica.

L'interesse del Centro di documentazione non è limitato all'ambito italiano; abbiamo iniziato infatti ad ospitare contributi in lingua italiana, spagnola e portoghese per documentare la situazione delle carceri, degli stabilimenti di detenzione ecc., incluso il tema della tortura, in America Latina.

Nel corso degli anni L'altro diritto ha organizzato numerosi incontri con personale professionale o volontario, impegnato nel mondo del carcere e in generale attivo nei luoghi sociali dove vengono relegate le componenti marginali delle società contemporanee, oltre a un paio di giornate di studio l'anno su temi specifici, a cui partecipano operatori e studiosi nazionali ed internazionali. Il centro organizza inoltre da molti anni, in collaborazione con l'Università di Firenze, corsi di perfezionamento post-laurea, rivolti in primo luogo agli avvocati, ma molto frequentati anche dagli operatori, sia sul diritto degli stranieri che sul diritto penitenziario. Con cadenza annuale sugli stessi temi il centro organizza, con il finanziamento del Cesvot, anche corsi per volontari.

Nel 2012 L'Altro diritto ha stipulato una convenzione con il Dipartimento di Studi su politica, diritto e società dell'Università di Palermo e con il dottorato di ricerca in “Diritti umani: tutela, evoluzioni e limiti”, per la collaborazione in attività di ricerca e formative.

L'altro diritto ha poi dedicato molte energie al problema della formazione della popolazione detenuta cercando di attivare, in collaborazione con altri insegnanti volontari, corsi di scuola superiore nei carceri in cui è presente e collaborando fattivamente alla creazione e poi al funzionamento del Polo Universitario Penitenziario Toscano. In particolare la nostra attività ha teso a favorire l'accesso all'istruzione universitaria dei detenuti stranieri cercando di risolvere tutti i loro problemi di reperimento in patria e riconoscimento in Italia dei loro titolo di studio. L'altro diritto inoltre si è impegnato nel dare sostegno didattico agli studenti detenuti iscritti all'università ma per varie ragioni non inclusi nelle sezioni universitarie di Prato, S. Gimignano e Pisa e agli studenti iscritti all'università ma in esecuzione pena esterna.

Il Centro di informazione giuridica

Tratto da La grande promessa, periodico mensile dei detenuti della Casa di reclusione di Porto Azzurro.

Dopo una prima fase di pura ricerca all'interno de “L'altro diritto” è nato, nel 1997, il Centro di informazione giuridica. L'esigenza principale a cui questa struttura ha cercato di rispondere è stata quella della effettività dei (pochi) diritti dei soggetti detenuti e della loro eguaglianza, della garanzia condizioni minime della vita penitenziaria che sovente, per la fascia più debole della popolazione penitenziaria, vengono meno. Da varie fonti, nonché dalle nostre stesse esperienze di ricerca, emerge infatti come i detenuti meno informati sui propri diritti e sui benefici previsti dall'ordinamento penitenziario danno vita spesso a circuiti penitenziari “alternativi”, più lunghi, più duri e con minori prospettive di reinserimento. È soprattutto il caso dei detenuti immigrati che, a causa delle difficoltà di comunicazione e della spesso breve durata delle loro pene, scontano la propria condanna senza venire quasi mai in contatto con gli opertori penitenziari e senza avere più contatti con l'avvocato (spesso d'ufficio) che li aveva difesi durante il processo.

Lo scopo del “Centro di informazione giuridica” è dunque soprattutto quello di informare le persone detenute dei loro diritti ed eventualmente di aiutarli ad accedervi in tutte le circostanze in cui non è indispensabile la mediazione di un avvocato. L'ordinamento penitenziario e i benefici in esso previsti, finalizzati a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti, presuppongono una attivazione da parte del detenuto stesso o del suo difensore, ma questa attivazione diventa difficile quando non si è assistiti da un avvocato di fiducia durante la fase dell'esecuzione della pena o quando per qualunque motivo si ignorino le norme dell'ordinamento penitenziario o i presupposti per la loro applicazione oppure più semplicemente non si abbiano le risorse materiali, sociali, cognitive ed umane per creare il percorso di reinserimento.

Partendo da questa constatazione l'attività degli operatori de L'altro diritto ha presto trasceso i limiti della consulenza giuridica e si è estesa a tutte quelle attività che possono favorire l'effettivo godimento dei diritti da parte dei detenuti (contatti con Cooperative Sociali, Comunità e Sert, accompagnamenti di detenuti in permesso o affidati a comunità terapeutiche, ecc.). Particolare attenzione è stata dedicata ai diritti sociali dei soggetti detenuti, che sono spesso, meramente aleatori, tanto che per i soggetti in esecuzione pena nelle carceri di Firenze (Sollicciano, Mario Gozzini) e Belluno e per i semiliberi ed affidati di Firenze, “L'altro diritto” ha attivato uno specifico sportello tutele per la preparazione delle pratiche necessarie all'accesso a tutti i benefici sociali di cui le persone in esecuzione pena hanno diritto di usufruire (pensioni di invalidità, indennità di disoccupazione, ma anche conseguimento della residenza e per i migranti in esecuzione pena problematiche relative al permesso di soggiorno e all'accesso al lavoro anche durante la stessa esecuzione pena).

Per le attività di tutela dei diritti e di informazione giuridica a favore dei soggetti detenuti, l'Altro diritto ha prima stipulato una convenzione con il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Toscana, e poi, dato l'estendersi della sua attività, con il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Grazie a quest'ultimo accordo oggi i volontari dell'Altro diritto possono svolgere attività di tutela dei diritti e di informazione giuridica in tutte le carceri di Italia.

Il Centro di informazione giuridica opera ad oggi nei carceri di Firenze Sollicciano, Firenze Mario Gozzini, Prato (La Dogaia), Pistoia, Pisa, Livorno, Lucca, Bologna, Belluno, Palermo (Pagliarelli). In tutte queste carceri gli operatori dell'Altro diritto sono mediamente presenti una volta alla settimana ed incontrano, sulla base di “domandine” individuali, mediamente 150 detenuti ogni settimana a cui forniscono informazioni giuridiche e di cui raccolgono denunce e lamentele. Il lavoro è svolto da circa 200 operatori volontari, per due terzi studenti delle facoltà di Giurisprudenza di Firenze, Pisa e Bologna. Ad essi si affianca un buon numero di volontari avvocati, che hanno tutti cominciato la loro attività nell'Altro diritto come studenti, continuando a svolgerla anche dopo iniziata la professione. Il lavoro di informazione giuridica è svolto anche da alcuni ricercatori universitari, assegnisti di ricerca e dottorandi.

Istituto penale minorile

Dal 1998 il centro ha attivato un gruppo di sostegno per i minori reclusi nell'Istituto Penale Minorile di Firenze, in particolare per quelli extracomunitari che rappresentano la stragrande maggioranza delle presenze. Nei confronti di questi ultimi di fatto è venuta a sussistere una disparità di trattamento processuale che rende inefficaci le previsioni del d.p.r. 448 del 1988, vanificando le risposte al fatto criminoso previste dal legislatore. L'iter giudiziale riservato ai minori stranieri risulta differenziato, in malam partem, da quello percorso dai minori italiani ed è molto simile a quello riservato agli adulti. Ma anche per i minori italiani segnati da condizioni familiari sociali particolarmente difficili, che non frequentano alcuna scuola, non hanno lavoro né possibilità di trovarlo, il nuovo processo penale, introdotto dal d.p.r. 448 del 1988, ha come risposte immediate l'assoluzione per non imputabilità ed il perdono giudiziale e, subito dopo, alla prima inevitabile ricaduta in qualche forma di reato, il collocamento in comunità che spesso si rivela problematico e sfocia in una pena detentiva.

I minori stranieri provengono principalmente dall'area magrebina (Marocco, Algeria, Tunisia) e da quella balcanica (albanesi, romeni e slavi in genere). Tra i detenuti di cittadinanza italiana, sono numerosi i Sinti e i Rom.

Il gruppo, composto principalmente da studenti delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze della formazione dell'Università di Firenze, he opera in vari giorni della settimana all'interno dell'Istituto. Il suo scopo principale è cercare di istituire un'interazione con i ragazzi, in particolari quelli extra-comunitari, basata sulla franchezza e la fiducia, in modo da favorire un loro accesso alle misure alternative alla pena detentiva da cui, per le loro condizioni di “sradicati”, sono di fatto esclusi. Considerando che in media circa il 90% dei detenuti nell'Istituto è in attesa del giudizio definitivo, emerge limpidamente il perché del senso di precarietà e di incertezza se non di rassegnazione che i ragazzi avvertono nei confronti del proprio futuro. L'altro diritto cerca quindi di aiutare i reclusi nella soluzione di problemi apparentemente banali, ma che, per ostacoli di varia natura, in primis linguistica, si trasformano in realtà in situazioni di difficile comprensione e soluzione. Spesso, infatti, i minori detenuti incontrano difficoltà anche nel semplice reperimento di un difensore, oppure nel mettersi in contatto con il proprio avvocato, magari per conoscere la data di un'udienza o il giorno di uscita dal carcere.

Al di là di questioni immediatamente legate alla condizione giuridica dei minori, i volontari cercano di creare occasioni in cui essi, nonostante la reclusione, possano esprimersi 'liberamente'. Ogni anno, ad esempio, L'altro diritto organizza cene o merende all'interno dell'Istituto, le quali rappresentano importanti momenti di aggregazione. Inoltre, i volontari hanno, in più occasioni, prestato aiuto sul piano del recupero scolastico e assecondato discussioni su temi proposti dai minori, organizzando anche attività sportive.

In questo quadro dal 2005 L'altro diritto ha dato vita all'interno dell'I.P.M. di Firenze a vari progetti ludico-culturali il primo era intitolato Ludoteca multiculturale, ed era finanziato nel corso degli anni dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dalla Provincia di Firenze. Attualmente sono attivi due progetti. Il primo denominato Leggere per crescere, sempre finanziato dall'ente Cassa di Risparmio di Firenze, si articola in un ciclo di letture di libri e di incontri con autori del panorama letterario italiano e straniero, dedicati alla tematica “Libertà di-Libertà da”. Il progetto intende stimolare la riflessione dei ragazzi su tematiche relative al rapporto fra libertà e responsabilità, incrementando le loro conoscenze linguistiche e culturali e fornendo loro una inedita occasione di socializzazione e di partecipazione attiva. Il secondo intitolato Cultura è ... cittadinanza, finanziato dalla fondazione Unipolis nell'ambito del bando Le chiavi del sorriso, consiste nell'organizzazione di un ciclo di 4 laboratori rivolti a tutti presenti nell'Istituto nel corso dell'anno. Ogni laboratorio ha una cadenza settimanale e una durata di circa 3 mesi. Ogni laboratorio ha ad oggetto una specifica forma di espressione culturale - letteratura, filosofia, espressione corporea, arti visive - e, come è già successo per il primo progetto organizzato nell'Istituto, sfocerà in una giornata di discussione nel corso della quale saranno invitate a incontrare i ragazzi persone che si siano distinte nel campo della produzione culturale per opere di impegno sociale e civile.

L'altro diritto cerca infine di continuare a seguire i ragazzi stranieri anche una volta usciti dal carcere tentando di favorire il loro inserimento sociale in collaborazione con le varie comunità di accoglienza del territorio toscano. Per questo motivo L'altro diritto ha innanzitutto cercato di comprendere la cultura dei minori Rom ed extracomunitari. Il primo contatto è stato quello con i minori presenti nei campi Rom di Firenze. Il contatto è avvenuto grazie ad alcuni membri dell'associazione che, recandosi nei campi Rom, hanno cercato di comprendere e di discutere direttamente con i protagonisti il significato di comportamenti che dalla nostra società vengono considerati devianti, ma che per i minori Rom costituiscono percorsi di crescita e di identificazione con il gruppo.

Adirmigranti - Centro di informazione giuridica sull'immigrazione

Dato che con il passare degli anni occuparsi di soggetti detenuti deboli ha sempre più voluto dire occuparsi di migranti “L'altro diritto” ha piano piano dato vita ad iniziative dirette specificamente al sostegno dei migranti detenuti. Quando la presentazione del disegno di legge Bossi-Fini ha reso chiaro che la strada scelta era quella di governare il fenomeno delle migrazioni attraverso la criminalizzazione degli immigrati, il centro ha spostato la sua attenzione anche fuori dall'ambito detentivo. A partire dal 2001 il centro ha avviato una campagna di sensibilizzazione delle amministrazioni locali per convincerle che l'approvazione della legge Bossi-Fini avrebbe reso sempre più indispensabile il loro impegno costante, anche giuridico, e quello delle componenti solidalmente attive della società civile a sostegno delle cittadine e dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alle problematiche relative all'ingresso, al soggiorno, alle procedure di espulsione, al riconoscimento del diritto di asilo politico ecc. Nell'ambito di questa attività di sensibilizzazione è stata avviata una collaborazione con la Consulta sull'immigrazione dell'ANCI Toscana che ha portato, nel settembre 2003, alla creazione di Adirmigranti-Centro di informazione giuridica sull'immigrazione, rivolto agli sportelli stranieri dei comuni toscani. Adirmigranti si propone di svolgere una funzione di coordinamento e di diffusione, a livello regionale, sia della normativa in materia di migranti (leggi, circolari, giurisprudenza) sia delle “buone prassi” di gestione dei servizi e di risoluzione delle problematiche, in modo da garantire effettività ai diritti dei migranti e da aiutare enti locali e associazioni a ricomporre il puzzle di leggi, regolamenti e circolari sul regime italiano dell'immigrazione, stante il palese ma confuso rigore del Testo Unico in materia di immigrazione così come modificato dalla Bossi-Fini e dai successivi “pacchetti sicurezza”.

Oggi, grazie al progetto ReSISTo finanziato dalla regione e gestito da ANCI Toscana, allo sportello di secondo livello di Adirmigranti, situato presso la sede di ANCI Toscana e attivo tutte le mattine da lunedì a venerdì dalle 10 alle 14, fanno capo 105 sportelli per migranti sparsi nella regione toscana e ad Adirmigranti si rivolgono per risolvere problematiche giuridiche relative alle condizioni degli stranieri e al loro accesso ai diritti, oltre 200 comuni della Toscana.

Adirmediazione - Rete di uffici per la mediazione dei conflitti

L'Altro diritto nel 2004 ha creato Adirmediazione in primo luogo come contributo per evitare la criminalizzazione che nasce dalla microconflittualità sociale e che spesso sfocia in carcerazione e criminalità di grave entità. In questo spirito sono stati aperti sportelli di mediazione penale attraverso convenzioni stipulate con gli Uffici dei Giudici di Pace di Firenze, Prato e Pisa, e di mediazione sociale attraverso convenzioni con l'Ufficio Città Sicura del Comune di Firenze, i Comuni di Sesto Fiorentino, Calenzano e Borgo a Mozzano, l'AUSL 10 Firenze. Gli uffici oltre a compiere l'attività di mediazione dei conflitti micro-sociali, svolgono un importante funzione di informazione-orientamento, indicando ai cittadini che pensano di avere problemi di “giustizia” chi è l'interlocutore istituzionale a cui si devono rivolgere. Questa attività ha permesso di mettere in rete gli sportelli di mediazione con i difensori civici, gli organismi di conciliazione, i garanti, la rete di solidarietà, ecc.

Lo scopo della mediazione è giungere all'individuazione di forme di regolazione costruttive dei rapporti di opposizione interpersonali, che soddisfino tutti i soggetti confliggenti, seguendo una procedura che dia a ciascuno la possibilità di spiegare all'altro le sue ragioni, stimolando il riconoscimento reciproco e la definizione di assetti di convivenza sociale pacifici. Spesso questi conflitti trovano soluzioni, anche giudiziarie, che, invece di risolverli, li radicalizzano: gli interessati continuano a covare al loro interno rancore e/o frustrazione, in quanto la mera declaratoria di torti e ragioni (cui addiviene normalmente il Giudizio processuale), o la sanzione, spesso non risultano essere soluzioni idonee. La mediazione tende a far riprendere il dialogo fra le parti confliggenti, offrendo alle stesse l'occasione di comprendersi e di giungere ad un risultato nuovo, che vada oltre le posizioni precedenti, in cui la posizione finale è un 'guadagno' per entrambe, perché entrambe hanno contribuito a produrre una soluzione diversa, costruttiva, consensuale.

Risultano mediabili conflitti condominiali e di vicinato, conflitti interetnici, lavorativi, scolastici, familiari, medico/paziente. Analizzando l'esperienza accumulata dagli uffici di mediazione, si osserva una prevalenza statistica di casi riguardanti conflitti di condominio o di vicinato, seguiti dai conflitti familiari. In generale si tratta di rapporti conflittuali (detti di seconda generazione) stimati apparentemente banali e inoffensivi dalle autorità pubbliche, e, di conseguenza, del tutto o in parte negletti dalle stesse, che finiscono tuttavia per accrescere il malessere cittadino, abbassare la qualità della vita sociale, rischiando di sfociare in situazioni di grave insicurezza (si pensi alle inciviltà urbane, ai microproblemi di convivenza multietnica che non recano pregiudizio all'ordine pubblico ecc.).

Un servizio di mediazione era stato creato anche per l'area penale minorile. “L'altro diritto” nel 2004 stipulò una Convenzione con la Regione Toscana, il Tribunale dei Minori di Firenze, e Co&so per avviare uno sportello di mediazione penale minorile presso il Tribunale dei minori di Firenze. Il primo corso di formazione dei mediatori si è svolto tra settembre 2004 e giugno 2005. Da settembre 2005 l'Altro diritto insieme a CO&So ha dato vita allo sportello di mediazione penale minorile in base ad una convenzione con il Tribunale per i Minori, la Procura presso di esso e l'Ufficio di Giustizia Minorile. L'esperienza si è conclusa dopo due anni perché la regione per mancanza di fondi non ha più finanziato il centro che nel frattempo aveva svolto numerose mediazioni.

L'altro diritto ha collaborato con la Facoltà di Scienze della Formazione di Firenze, Corso di laurea in “Operatori per la pace”, alla creazione di un modulo professionalizzante per 'Operatore per la mediazione sociale e penale' e ospitato presso i suoi sportelli di mediazione numerosi tirocinanti provenienti da questo corso.