ADIR - L'altro diritto

I minori detenuti nel Centro Italia
Problemi e aspettative

Sergio Moretti (*), 2006

Gli IPM del Centro-Nordo Italia si caratterizzano per una utenza quasi totalmente composta da stranieri senza alcun legame familiare sul territorio per i quali non si è in grado di conoscere la vera identità. L'IPM di Firenze ha una percentuale di questi "ospiti" pari a circa il 90% del totale.

Tra l'altro la maggior parte di essi rimangono nella struttura per un tempo limitatamente (dipende dal punto di vista) breve, 3-4 mesi circa ed escono per decorrenza dei termini di custodia cautelare o per inserimento in una delle comunità del territorio.

Dal momento della loro uscita, salvo che non sia per collocamento in una comunità, essi diventano "invisibili", non raggiungibili. Questo comporta che, tutti gli interventi eventualmente iniziati nei loro confronti, educativi, psicologici, medici, si interrompono con la loro uscita dall'IPM. Le prospettive di una prosecuzione sono pari a zero, il lavoro precedentemente iniziato non è concluso e, quindi, viene vanificato.

Durante la loro permanenza in IPM questi minori, che provengono in massima parte dai paesi del Nord Africa, Albania, Romania e da luoghi dove forse hanno conosciuto solo guerre, fame, disinteresse nei loro confronti, si trovano "circondati" da un esercito di soggetti che, in un modo o nell'altro, volontarisitcamente o per mestiere, si occupano di loro.

Ricevono cure mediche adeguate e tempestive, istruzione e formazione (con i limiti temporali di cui si è detto), solidarietà ed attenzione dai volontari, per cui paradossalmente, si rischia di disorientarli, di dargli l'impressione che fuori dell'IPM possono ancora trovare tanta attenzione, si crea questa perversa situazione: il miglior "Wellfare" nei loro confronti è esercitato all'interno della struttura detentiva.

La logica vorrebbe che ci si occupasse di loro, con la stessa intensità e magari con qualche risultato, prima dell'ingresso in IPM, sul territorio. Ma questo, per motivi diversi e comunque anche dipendenti dalla normativa vigente, non è possibile o comunque non risulta che, al momento, sia realizzato in qualche parte del Centro-Nord.

La stessa normativa relativa al nuovo processo penale per i minorenni, introdotta con DPR 448/'88 e D.lgsv.272/'89 non si è rivelata adeguata a questo tipo di utenza sembrando privilegiare quei minori (italiani o stranieri) che hanno alle spalle almeno una famiglia sul territorio che possano seguirlo fruendo anche dell'aiuto dei servizi sociali. Nei confronti di questi soggetti, l'unica misura cautelare applicabile è la custodia o la comunità (con gli esiti che si conoscono) e comunque, al 18º anno di età, salvo casi particolari, tutti gli interventi socio-educativi iniziati nei loro confronti, si debbono interrompere perché non hanno titolo per restare in Italia.

Per non vanificare il lavoro svolto negli IPM, considerare una perdita le risorse anche economiche investite su questi soggetti, occorre un ampio ripensamento della normativa vigente a 360º e, quindi, non solo di quella penale. Occorre inventarsi un sistema che consenta di prosegui investite su questi soggetti, occorre un ampio ripensamento della normativa vigente a 360º e, quindi, non solo di quella penale per far si che il lavoro iniziato negli IPM possa proseguire sul territorio e non limitato al compimento del 18º anno di età ma al raggiungimento dell'obiettivo.

*. Direttore Centro Giustizia Minorile Toscana e Umbria.