ADIR - L'altro diritto

Presentazione di Migrazioni, frontiere, diritti (*)

Paolo Cuttitta, Fulvio Vassallo Paleologo, 2006

L'azione di prevenzione, repressione e controllo dei movimenti migratori è stata ormai da tempo svincolata dalle linee di confine ufficiali delle entità politiche territoriali, in modo da accrescerne l'efficacia. Si può dire che le stesse frontiere si spostano, insieme ai controlli, e si ripresentano, sotto forme diverse, al di fuori del territorio delle entità politiche di riferimento. Nel contesto dell'Unione Europea e dello Spazio Schengen ciò vale sia per le frontiere interne degli stati membri, sia per le frontiere esterne comunitarie. L'introduzione dell'obbligo del visto d'ingresso e la delega dei relativi controlli alle compagnie di trasporto sono stati i primi strumenti dell'esternalizzazione dei controlli di frontiera. Successivamente, per contrastare l'immigrazione illegale, si è fatto ricorso anche ad altre misure, quali la conclusione - con i paesi di origine e di transito dei movimenti migratori indesiderati - di accordi di riammissione e di accordi di cooperazione di polizia: mentre i primi consentono il respingimento degli immigrati in posizione irregolare, i secondi estendono di fatto l'azione di controllo delle autorità dei paesi di destinazione fin dentro i territori dei paesi di origine e di transito, anche grazie all'invio, da parte dei rispettivi ministeri dell'interno, di appositi «ufficiali di collegamento». Anche l'ingresso dei richiedenti asilo viene contrastato con il ricorso a specifiche forme di esternalizzazione (come il concetto di stato sicuro), mentre le proposte attualmente in discussione riguardanti la delocalizzazione - all'esterno del territorio comunitario - sia delle procedure di asilo che della protezione eventualmente accordata prospettano un'ulteriore svolta restrittiva che finirebbe - di fatto - con l'abolire il diritto d'asilo sul suolo dell'Unione Europea.

I confini territoriali (e la loro delocalizzazione, tramite l'esternalizzazione dei controlli) sono strettamente connessi con i confini dei diritti (e la loro riconfigurazione e moltiplicazione). Un individuo obbligato a richiedere ed esibire un visto per entrare nell'Unione Europea o nello spazio Schengen incontra, negli uffici consolari e nelle agenzie di viaggio dei paesi di origine o di transito, delle manifestazioni isolate del confine, degli avamposti della frontiera, ben prima di raggiungere il territorio del paese di destinazione. Lo stesso individuo, però, non verrebbe toccato da questa proiezione spaziale della frontiera, da questa esternalizzazione dei controlli territoriali, se solo possedesse lo status giusto: quello di cittadino di un paese UE o Schengen. Ecco, allora, che i confini territoriali si incrociano con i confini di status, e più in particolare con i confini dei diritti - diritti che si muovono, si spostano (o tentano invano di farlo) insieme agli individui che ne sono titolari. Se le varie forme di esternalizzazione, di flessibilizzazione «estroversa» della frontiera e dei controlli, non riescono a fermare lo straniero privo dello status richiesto per l'ingresso in un determinato territorio, questi finirà con il portare con sé, al di qua del confine territoriale, il proprio confine individuale - quello che differenzierà il suo status «ridotto» di «clandestino» dagli altri status più o meno «interi» o diversamente «ridotti» degli altri individui presenti nello stesso territorio.

Il pacchetto di diritti di una persona differisce, dunque, a seconda che essa abbia fatto ingresso irregolarmente, che abbia un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, che sia in attesa di una risposta alla propria domanda di asilo, che goda di una forma di protezione temporanea, etc. In alcuni casi i confini di status - tradizionalmente immateriali - finiscono con il cristallizzarsi materialmente nello spazio, con il coincidere con le mura e il filo spinato dei «centri di permanenza temporanea», di strutture detentive funzionali all'applicazione - secondo modalità che vengono tenute nascoste all'opinione pubblica - di accordi internazionali di riammissione dai contenuti segreti e sottratti al controllo democratico della ratifica parlamentare. E se il processo di differenziazione degli status ha portato ormai, de jure, a privare determinate categorie di stranieri di diritti fondamentali quali la libertà personale, proprio la realtà territorializzata, nascosta e inaccessibile dei centri di detenzione finisce col favorire ulteriori e illegittime privazioni de facto di altri diritti fondamentali, a dimostrazione dell'intima connessione tra frontiere e diritti, tra frontiere «esterne» della territorialità e frontiere «interne» degli status individuali.

Sollecitati da queste riflessioni abbiamo voluto riunire alcuni rappresentanti del mondo accademico, dell'associazionismo, delle professioni e delle istituzioni, tra i più impegnati - in termini di analisi teorica e/o di confronto pratico e diretto - su questioni legate a frontiere, controlli dell'immigrazione e diritti fondamentali dei migranti. Lo abbiamo fatto in occasione di un convegno che si è tenuto presso l'Università degli Studi di Palermo l'11 e il 12 marzo 2005, intitolato «Esternalizzazione dei controlli di frontiera, accordi di riammissione e diritti fondamentali dei migranti». Questo volume raccoglie i testi delle relazioni presentate in tale occasione. L'eterogeneità degli stili e degli approcci riflette anche la diversa «estrazione» dei relatori. Consideriamo peraltro tale commistione un elemento positivo, nella convinzione che la costruzione di una rete di relazioni interdisciplinari e il confronto tra diverse soggettività individuali e collettive possano contribuire ad arricchire la riflessione su temi di così profonda importanza e drammatica attualità. Seguendo l'idea di una differenziazione tra frontiere spaziali e frontiere di status abbiamo suddiviso i contributi in due parti, delle quali la prima è dedicata alle frontiere «esterne» - alle frontiere materiali delle entità territoriali, ai controlli di tali frontiere e al loro spostamento, nello spazio, verso l'esterno - e la seconda a quelle «interne» - alle frontiere immateriali dei diritti, alla loro rimodulazione e moltiplicazione all'interno delle stesse entità territoriali. Si tratta, peraltro, di una suddivisione puramente indicativa e certamente non esaustiva delle questioni sollevate dai diversi contributi. In appendice al volume abbiamo voluto aggiungere delle tabelle che auspichiamo possano rappresentare - pur nella limitatezza della selezione effettuata - un'utile integrazione ai testi pubblicati.

Desideriamo ringraziare, innanzitutto, l'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) e l'Università degli Studi di Palermo, che hanno finanziato e reso possibile sia il convegno, sia la pubblicazione di questo volume. Siamo grati altresì a Roberta Giunta, Nadia Lodato, Alessandra Sciurba, Claudia Scozzari e Ilaria Sposito per l'aiuto organizzativo in occasione del convegno, e a Marco Antonio Pirrone per la preziosa collaborazione editoriale.

*. P. Cuttitta, F. Vassallo Paleologo (a cura di), Migrazioni, frontiere, diritti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2006.