ADIR - L'altro diritto

Frontiere e controlli migratori tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca (*)

Paolo Cuttitta, 2003

1. Introduzione

Nel maggio del 2004 dieci nuovi paesi entreranno a far parte dell'Unione Europea. I nuovi stati membri, però, non verranno integrati nell'area Schengen finché non si saranno interamente adeguati agli standard previsti, e i cittadini degli otto paesi dell'Europa centro-orientale (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria) dovranno attendere da due a sette anni prima di potere lavorare liberamente in uno dei quindici attuali stati membri. Gli attuali confini esterni orientali dell'Unione Europea non si trasformeranno quindi a tutti gli effetti, già nel maggio del 2004, in confini interni, e ai valichi di frontiera resteranno in funzione i posti di controllo. I confini tedeschi con la Polonia e la Repubblica Ceca costituiscono una porzione significativa di tali frontiere, e i due paesi ex socialisti sono stati esposti a pressioni politiche e hanno beneficiato di aiuti economici affinché si uniformassero gradualmente agli standard occidentali in materia di controlli migratori, in modo da garantire un filtro preventivo a protezione dei confini della Germania e dell'Unione Europea.

Alla vigilia dell'allargamento della UE, e in considerazione del fatto che i confini tedeschi orientali continueranno a rappresentare una quota considerevole dei confini del mercato europeo del lavoro e dell'area Schengen, è utile soffermarsi sui processi già sviluppatisi e su quelli in atto in Germania, Polonia e Repubblica Ceca, tenendo altresì presente che, ad allargamento compiuto, solo la Polonia, tra questi paesi, possiederà, sul fronte orientale, confini terrestri con paesi terzi. (1) Si propone, perciò, una panoramica sull'evoluzione dei flussi nei tre paesi (paragrafi 2.1, 2.2), una breve analisi delle principali strategie di controllo delle frontiere (3.1, 3.2, 3.3), e una sintesi della situazione in materia di asilo (4.1, 4.2, 4.3) e di espulsione e detenzione (5.1, 5.2, 5.3).

2. Evoluzione dei flussi e delle richieste di asilo (2)

2.1 Gli anni Novanta

Con la caduta dei regimi socialisti, milioni di persone lasciano i paesi dell'Europa centro-orientale e attraversano i confini tedeschi. Solo nel triennio 1990-1992 sono tre milioni (3) le persone che giungono in Germania dalle repubbliche (ex) sovietiche, dagli altri paesi dell'ex blocco socialista (soprattutto Romania e Polonia) (4) e dalla (ex) Jugoslavia. Decine di migliaia di profughi arrivano inoltre da diversi paesi asiatici, lungo rotte finalmente percorribili liberamente. (5)

La richiesta di asilo si afferma come principale strumento cui gli immigrati fanno ricorso per legalizzare il proprio soggiorno. In Germania si passa dalle 103.000 domande del 1988 alle 438.000 del 1992, pari ai due terzi delle richieste d'asilo presentate in tutta Europa. È così che, nel 1993, una discussa riforma costituzionale modifica in modo restrittivo il diritto d'asilo tedesco, considerato uno dei più liberali al mondo. Il nuovo articolo 16/a della costituzione stabilisce che non ha diritto all'asilo politico chi è transitato da un paese terzo sicuro (nel quale, cioè, è garantita l'applicazione delle norme della convenzione di Ginevra e della convenzione europea sui diritti dell'uomo), né chi proviene da un paese di origine sicuro (nel quale, cioè, è garantita la tutela contro persecuzioni politiche o trattamenti inumani e degradanti). Il risultato, in Germania, è la riduzione delle richieste d'asilo, già nel 1994, a circa 130.000 (il 70% in meno). Il numero di richiedenti asilo polacchi (9.000 nel 1992) crolla dopo l'inserimento della Polonia nella lista tedesca degli stati di origine sicuri. Già dal 1993 parecchi stranieri intenzionati a raggiungere la Germania si trovano costretti a richiedere asilo in Polonia. Molti di loro, poi, abbandonano il paese durante la procedura per recarsi clandestinamente in Germania. Le richieste di asilo presentate in Polonia aumentano da 567 (nel 1992) a 3.211 (nel 1996), mentre si abbassa la percentuale di accoglimento delle domande.

Aumentano, intanto, i respingimenti dalla Germania in Polonia. Nel 1993 i due paesi concludono, dopo quello del 1991, un nuovo accordo di riammissione. Nello stesso anno, la Polonia provvede a cautelarsi, firmando accordi di riammissione con Repubblica Ceca, Ucraina, Slovacchia, Romania e Bulgaria. Sempre più persone vengono respinte oltre le frontiere orientali polacche, soprattutto in Ucraina e Bielorussia, paesi non aderenti alla convenzione di Ginevra né a quella europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. (6) Si susseguono così le espulsioni a catena in direzione dei paesi di origine dei migranti. La strategia tedesca di usare la Polonia come filtro nei confronti dei flussi provenienti da Est si dimostra dunque efficace. A metà degli anni Novanta il processo di allineamento delle politiche di controllo migratorio polacche agli standard tedeschi è già in fase avanzata e produce risultati evidenti.

La Repubblica Ceca non è sollecita quanto la Polonia ad adeguare il proprio regime di controllo alle aspettative tedesche. Solo dopo due anni di trattative la Germania ottiene la firma ceca al trattato bilaterale di riammissione, che entra in vigore nel gennaio del 1995. Il numero degli immigrati irregolari fermati dalla polizia di frontiera tedesca nei pressi del confine ceco raggiunge, nel 1996, le 10.805 unità, avvicinandosi a quello, in calo, dei fermi effettuati nell'area della frontiera con la Polonia (11.171). Il sorpasso avviene l'anno successivo (14.390 contro 8.699), e nel 1998 il numero di fermi presso la frontiera ceca (19.203) è quasi cinque volte superiore a quello della zona di confine con la Polonia (4.847). Sempre più persone - soprattutto ucraini e bielorussi - preferiscono aggirare la Polonia, ormai considerata troppo rischiosa, passando per la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Ancora all'inizio del 2001, uno studio dei servizi segreti tedeschi denuncia la debolezza dell'azione del governo ceco nei controlli alle frontiere - in particolare a quella slovacca - e la scarsa affidabilità degli agenti della polizia di frontiera ceca, accusati di lasciarsi corrompere dalle organizzazioni che gestiscono i traffici illegali di persone. (7) Ma ormai la Repubblica Ceca ha concluso accordi di riammissione con tutti i paesi vicini (8) e intensificato i respingimenti - soprattutto verso la Slovacchia - dei cittadini terzi già respinti dalla Germania, alimentando processi a catena dagli esiti imprevedibili. L'inasprimento dei controlli tedeschi e la maggiore collaborazione ceca cominciano a sortire effetti visibili anche nelle richieste di asilo presentate nella Repubblica Ceca, che aumentano da 1.400 nel 1995 a 8.787 nel 2000. La maggioranza dei richiedenti proviene da Bulgaria e Romania, la quasi totalità dall'Europa orientale o dall'Asia.

2.2. Tendenze attuali

Nel 2002 il rapporto della Commissione Europea sui progressi della Repubblica Ceca in vista dell'adesione giudica notevolmente migliorato il quadro del paese in relazione al controllo delle frontiere, al contrasto dell'immigrazione illegale e alle procedure di asilo. (9) Il rapporto della polizia di frontiera ceca indica, tra il 2000 e il 2001, un aumento dei fermi lungo le frontiere slovacca (+ 29,5%, da 1.875 a 2.661) e austriaca (+ 9,1%, da 4.126 a 4.538) ma una riduzione lungo le frontiere polacca (- 15,9%, da 4.726 a 3.976) e tedesca (- 44,5%, da 20.745 a 11.510). Cittadini romeni, indiani, moldovi, armeni, vietnamiti e georgiani sono, nell'ordine, i più numerosi tra i fermati nel 2001, mentre nel 2002 - quando, secondo dati ancora parziali, si confermerebbe la tendenza a una riduzione degli ingressi illegali - prevalgono georgiani, armeni e indiani. Il calo dei movimenti illegali sembra essere ribadito dai dati forniti dalla polizia di frontiera tedesca in relazione alla zona di confine con la Repubblica Ceca, dove i fermi per attraversamento illegale della frontiera si riducono del 39,2% tra il 2000 (11.739) e il 2001 (7.141), e di un ulteriore 35% nel 2002 (4.641), mentre i respingimenti ai valichi di confine si riducono del 15,2% tra il 2000 (12.698) e il 2001 (10.774), e del 15% nel 2002 (9.156), a conferma di una tendenza negativa iniziata nel 1999. Sempre in Germania, si conferma anche la tendenza relativa al confine polacco, dove continua a diminuire il numero dei fermi per ingresso illegale (- 21,3% nel 2001, con 2.592 fermi; - 23,8% nel 2002, con 1.974 fermi), benché il numero di respingimenti ai valichi di confine resti stabile tra il 2000 e il 2001 (da 15.199 a 15.293) e aumenti del 6,5% nel 2002 (16.283). Nel 2001 i cittadini romeni, jugoslavi, irakeni e turchi costituiscono i maggiori gruppi nazionali tra i fermati per ingresso illegale in territorio tedesco. Nel 2002, in un quadro di generale diminuzione, si evidenzia un forte incremento dei flussi provenienti dalla Cina, inferiori solo a quelli provenienti da Jugoslavia, Irak, Turchia, Russia e Ucraina. Tale incremento si conferma nei primi tre mesi del 2003, quando i cittadini cinesi costituiscono il principale gruppo di fermati (22,5% del totale), davanti a ucraini (18,4%) e russi (17,1%). (10) Parallelamente, i maggiori controlli imposti ai confini orientali polacchi riducono ulteriormente l'afflusso di migranti in Polonia. Nel 2002 sono 2.025 (di cui 786 cittadini polacchi) le persone fermate dalla polizia polacca mentre si accingono ad attraversare illegalmente la frontiera tedesca. È il 15,2% in meno rispetto ai 2.388 fermi (di cui 952 di polacchi) del 2001, già in calo del 21,7% rispetto ai 3.057 (1.211 i polacchi) del 2000. Sempre nel 2002, a monte dei flussi (alle frontiere orientali e meridionali), i fermi sono 49 nella zona di frontiera russa (+ 58,1% rispetto ai 31 del 2001), 51 nel tratto lituano (+ 21,4% rispetto a 42), 63 nel tratto bielorusso (- 60,6% rispetto a 160), 497 nel tratto ucraino (- 10,8% rispetto a 557), 536 lungo la frontiera slovacca (- 11,6% rispetto a 606) e 1.307 nei pressi del confine ceco (- 16,2% rispetto a 1.559). Ucraini, cechi, afgani, russi, vietnamiti, cinesi, indiani sono i gruppi nazionali più rappresentati. Diminuiscono anche i respingimenti ai valichi di frontiera lungo i confini meridionali e orientali, dai complessivi 48.192 del 2000 ai 42.959 del 2002. Ciò si deve in particolare al decremento registrato al confine ucraino, con 14.552 respingimenti nel 2002 (- 42,6% rispetto ai 25.363 del 2000), che bilancia l'incremento alle frontiere russa e bielorussa (complessivamente 25.602 respingimenti nel 2002, pari al 70,7% in più rispetto ai 14.996 del 2000).

Relativamente alle domande d'asilo, si conferma la tendenza alla riduzione in Germania, dove nel 2002 vengono presentate 91.508 richieste (con prevalenza, nell'ordine, di cittadini irakeni, turchi, jugoslavi, russi e afgani). Nella Repubblica Ceca le domande d'asilo raggiungono l'apice nel 2001, in seguito all'introduzione del visto obbligatorio per Russia, Ucraina e Bielorussia. Su 18.088 richieste, una su quattro è di cittadini ucraini. Le domande scendono a 8.482 nel 2002 (una su cinque è di cittadini ucraini; molti anche i vietnamiti, i rom slovacchi, i moldovi, i ceceni e i georgiani). Nei primi otto mesi del 2003, invece, le 7.120 domande registrate mostrano una tendenza all'aumento, dovuta in gran parte all'inasprimento della crisi in Cecenia, da dove proviene oltre un terzo dei richiedenti asilo. A favore dei profughi ceceni - numerosi già allora - era stato varato nel 2001 un programma di protezione temporanea (per un anno), ma nove profughi su dieci avevano preferito presentare richiesta di asilo. Il programma, pertanto, non viene rinnovato nel 2002, nonostante l'incremento degli arrivi. Nei primi quattro mesi del 2003 si registrano oltre 900 nuovi arrivi di richiedenti asilo ceceni. Molti di essi provengono dalla Polonia, dove le autorità hanno avviato una serie di discussi respingimenti in Bielorussia. Il governo ceco rinuncia a far valere il trattato di riammissione con la Polonia e consente l'avvio delle procedure, ma offre contestualmente incentivi economici a chi accetta il rimpatrio. Altri 1.500 profughi ceceni giungono tra maggio e agosto. Chi non avrà accettato il sussidio per il rimpatrio verrà probabilmente espulso successivamente, in seguito al rigetto dell'istanza di asilo. Infatti, da quando nella repubblica caucasica, nel marzo del 2003, si è tenuto il referendum costituzionale, la Repubblica Ceca considera la Cecenia un paese sicuro. In Polonia i profughi ceceni costituiscono il principale nucleo di richiedenti asilo nel corso del 2002, anno in cui si conferma una pur lieve tendenza all'aumento del numero di domande. Oltre la metà delle 5.153 richieste presentate è di cittadini russi; seguono, nell'ordine, afgani, armeni, indiani, moldovi, mongoli, irakeni, ucraini e bielorussi.

Complessivamente, i flussi diretti in Polonia e nella Repubblica Ceca provengono per lo più dall'ex URSS, dal subcontinente indiano e dalla regione cinese. In seguito ai recenti eventi bellici, aumentano i profughi afgani e irakeni, che però privilegiano più spesso le rotte meridionali verso la Germania. Anche grazie all'accresciuta capacità di controllo e prevenzione dei flussi da parte di Polonia e Repubblica Ceca, la pressione migratoria su questi paesi - e di conseguenza sulla Germania - è ormai in costante diminuzione. Anche l'immigrazione illegale polacca in Germania è ormai trascurabile. Dato che le penisole balcanica e italiana sono gli altri principali collettori di profughi diretti in Germania, sono stati intensificati i controlli alle frontiere tedesche meridionali. Alla frontiera svizzera, tra il 1998 e il 2002, è stato impedito l'ingresso in Germania a 93.589 persone, con valori annuali compresi tra 15.180 (2000) e 20.362 (1999). Nelle zone di frontiera con l'Austria (paese aderente a Schengen) la polizia di frontiera tedesca ha invece effettuato, nel 2001 e nel 2002, rispettivamente 8.210 e 7.518 fermi per attraversamento illegale della frontiera.

3. Principali strategie di controllo

3.1. L'ubiquità della frontiera

Nel 1994 una modifica della legge tedesca sulla polizia di frontiera amplia le competenze del corpo federale. (11) Il Bundesgrenzschutz può procedere a controlli non più solo lungo la linea di confine ma anche all'interno di essa, fino a 30 km di profondità. Nasce così una fascia frontaliera che modifica il concetto stesso di confine, rendendolo più elastico e flessibile. I controlli si spostano dalle linee di confine alle zone di frontiera, dove il Bundesgrenzschutz può effettuare controlli personali senza cause o motivi di sospetto particolari e procedere a perquisizioni domiciliari senza autorizzazione giudiziaria. Nel 1998 una nuova modifica legislativa consente alla polizia di frontiera di operare anche negli aeroporti e lungo le linee ferroviarie. Il Bundesgrenzschutz è così messo in condizione di intervenire anche nelle zone interne del paese, dove infatti effettua ben due milioni di controlli tra il 2000 e il 2001. Viene così ulteriormente superato il tradizionale concetto di frontiera materiale, rigida e lineare, che cede il passo a quello di una frontiera non solo flessibile e allargata (la fascia di 30 km) ma addirittura dissolta in una immateriale e puntiforme ubiquità.

Nella stessa Germania occidentale, del resto, per contrastare l'ingresso irregolare di cittadini di stati terzi provenienti dai vicini paesi UE, la polizia di frontiera tedesca sta ormai da anni intensificando i controlli nelle zone a ridosso dei confini con Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Danimarca, aumentando il numero di agenti in servizio e cercando al contempo di mantenere la sostanziale invisibilità e impalpabilità dei confini, a garanzia della libertà di circolazione dei cittadini europei. Questo tipo di evoluzione dei controlli produce l'effetto di una sempre più marcata ispirazione "fenotipologica" dell'azione repressiva. I controlli effettuati dalla polizia di frontiera tedesca lontano dalle linee di confine devono essere mirati, in modo da non ostacolare il normale svolgimento della vita della popolazione locale. Perciò essi si rivolgono in modo differenziato e selettivo verso persone che abbiano un aspetto "straniero", seguendo pratiche che rischiano di alimentare sentimenti xenofobi nella popolazione locale, già molto attiva, nelle zone di frontiera orientali, nel sostenere l'azione del Bundesgrenzschutz segnalando individui o movimenti sospetti tramite apposite linee telefoniche. Oltre il 60% dei fermi di immigrati irregolari nelle aree di frontiera è da ricondurre a segnalazioni da parte di residenti. A queste forme di collaborazione volontaria se ne aggiunge una obbligata. Conduttori di taxi e titolari di ditte di autonoleggio delle regioni di frontiera sono stati condannati o processati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina perché i loro mezzi avevano trasportato (restando peraltro all'interno del territorio tedesco) immigrati che avevano appena superato illegalmente la frontiera. Da allora tassisti e autonoleggiatori sono invitati ad avvertire la polizia prima di prestare servizi a stranieri; la polizia di frontiera valuta quindi l'opportunità di effettuare controlli sui casi specifici. (12) Anche in Polonia e Repubblica Ceca diventano sempre più frequenti le azioni di polizia interne (controlli stradali, perquisizioni domiciliari non autorizzate) contro gli immigrati irregolari. (13) Sono invece falliti, in questi paesi, i tentativi di coinvolgere la popolazione delle zone di frontiera in azioni di denuncia.

3.2. Cooperazione di polizia e adeguamento degli apparati di controllo

La Germania è all'avanguardia, in Europa, in materia di cooperazione internazionale di polizia. Già la conclusione di accordi di riammissione con Polonia (1991, 1993) (14) e Repubblica Ceca (1994) (15) implica una collaborazione stabile, finalizzata all'esecuzione dei respingimenti. (16) In particolare, il trattato tedesco-polacco del 1993 e quello tedesco-ceco del 1994 prevedono la partecipazione della Germania alle spese che i paesi vicini affronteranno per l'aggiornamento professionale delle polizie di frontiera, l'allontanamento dei cittadini di paesi terzi già respinti in Polonia o nella Repubblica Ceca dalla Germania, l'acquisto di attrezzature per i controlli di frontiera, la creazione o il miglioramento delle infrastrutture per richiedenti asilo, la creazione di banche dati sugli stranieri. (17) A quest'ultimo riguardo, sia in Polonia che nella Repubblica Ceca sono ormai in funzione sistemi di archiviazione elettronica di dati riguardanti ingressi, soggiorni e uscite nel e dal territorio ceco, e più in particolare visti, richieste di asilo, respingimenti e reati commessi. Tali archivi informatici potranno essere integrati con l'archivio comunitario EURODAC e il Sistema Informativo Schengen (SIS).

Ai finanziamenti del governo tedesco si aggiungono, sia per la Polonia che per la Repubblica Ceca, quelli di alcuni programmi europei. Il programma Phare intende favorire l'applicazione dell'acquis comunitario - anche nel campo della lotta all'immigrazione clandestina e del perfezionamento dei controlli alle frontiere - nei paesi di prossima adesione. Il programma Odysseus promuove formazione, scambi e cooperazione in materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere esterne, sia per i paesi già membri che per i nuovi aderenti. Funzionari di polizia tedeschi vengono distaccati presso i ministeri dell'interno polacco (dalla fine degli anni Novanta) e ceco (dal 2000). Per il rafforzamento dei futuri confini esterni polacchi con Ucraina, Bielorussia e Russia è previsto che, tra il 2002 e il 2006, il personale in servizio lungo tali frontiere (circa 5.300 unità) venga almeno raddoppiato. È poi prevista la costruzione di torri di avvistamento lungo la linea di confine, a intervalli di circa 20 km. Verranno infine investiti nuovi fondi per l'adeguamento dei sistemi di archiviazione informatica dei dati e per l'acquisto di elicotteri, visori notturni, rilevatori termici, rilevatori di anidride carbonica e altre apparecchiature. (18) Attualmente la Germania partecipa inoltre, nell'ambito del programma Tacis, a un progetto per il miglioramento dei controlli alle frontiere occidentali dell'Ucraina, e, nell'ambito del patto di stabilità per l'Europa sud-orientale, a un progetto per lo sviluppo di strutture per il controllo migratorio in Croazia.

La cooperazione tra le forze di polizia di frontiera tedesca e quelle polacca e ceca è stata formalizzata da due recenti accordi bilaterali sulla cooperazione tra le autorità di polizia nelle zone di frontiera. (19) Gli accordi prevedono, tra l'altro, la creazione di uffici congiunti, il sistematico scambio di informazioni, l'addestramento comune del personale, pattugliamenti congiunti in entrambi i territori, la possibilità per gli agenti di un corpo di polizia di proseguire inseguimenti anche nel territorio dell'altro paese. In realtà, al confine tedesco-polacco la cooperazione tra le due polizie di frontiera è già da anni una prassi consolidata. (20) I primi pattugliamenti congiunti ufficiali su entrambi i versanti risalgono al giugno del 1998 (cinque anni prima dell'entrata in vigore del trattato che ne costituisce la base legale). I controlli congiunti si svolgono sia a bordo di imbarcazioni sui fiumi Oder e Neiße (che costituiscono la quasi totalità della linea di confine), sia con autoveicoli o a piedi sulla terraferma. La frequenza delle ronde congiunte, nel tratto di frontiera di Francoforte sull'Oder / Słubice, è di tre-quattro la settimana. Dal 1998, in appositi uffici di contatto ai valichi di confine, funzionari delle due polizie di frontiera scambiano informazioni su movimenti sospetti di persone in prossimità della frontiera, sui dati personali dei fermati e sui programmi e i risultati delle rispettive azioni e indagini. Il volume dell'attività di questi uffici è in forte crescita. (21) Attualmente sono in corso nuove consultazioni tedesco-polacche per la creazione di gruppi investigativi congiunti e l'addestramento degli agenti.

Al confine tedesco-ceco, invece, il processo è più lento, e per le prime ronde congiunte bisogna attendere il maggio del 2003, quasi un anno dopo l'entrata in vigore del trattato. Anche la frequenza dei pattugliamenti è molto più sporadica. Nel campo dello scambio di informazioni la cooperazione esiste già da tempo, ma non è ancora paragonabile a quanto avviene sul fronte polacco. Per quanto riguarda la formazione congiunta, è già attivo un centro di addestramento per agenti delle due polizie di frontiera. Significativo è il fatto che, mentre i controlli abituali della polizia di frontiera ceca non si inoltrano per più di 5 km all'interno della linea di confine, la partecipazione degli agenti tedeschi sta spingendo le azioni congiunte in territorio ceco fino a 25 km dal confine lineare, in analogia a quanto avviene in Germania, dove il raggio d'azione è di 30 km.

Altri accordi di cooperazione di polizia vengono conclusi tra Polonia e Lituania, nel 2001, e tra Germania, Belgio e Lussemburgo, nel 2003. Forme diverse di cooperazione di polizia vengono avviate dalla Germania con Ungheria, Romania, Bulgaria, Azerbaigian, Georgia, Ucraina e Cina. Funzionari del Bundesgrenzschutz sono infine distaccati presso le polizie di diversi paesi europei, tra i quali Russia, Ucraina e Bielorussia.

3.3. Politica dei visti

Per molti anni una politica dei visti disomogenea fa sì che molte persone entrino in Polonia o nella Repubblica Ceca legalmente (in quanto non soggette a obbligo di visto) e attraversino poi il confine tedesco illegalmente (in quanto prive del visto imposto dalla Germania). I nuovi paesi membri devono perciò recepire le normative comunitarie che individuano i paesi terzi ai cui cittadini deve essere imposto l'obbligo del visto. (22) Tra questi paesi ci sono anche Russia, Bielorussia e Ucraina, i tre stati terzi confinanti con la Polonia. Già la legge polacca del dicembre 1997 rende più difficile l'ingresso per i cittadini russi e bielorussi. Sino ad allora è richiesto un semplice invito da parte di un residente in Polonia o un voucher alberghiero in bianco, acquisibile con una spesa minima. Dal 1º gennaio 1998, invece, diventa obbligatorio esibire un invito autenticato o un'effettiva prenotazione alberghiera, e i costi, per l'uno o l'altro documento, subiscono un'impennata. Questa novità suscita il risentimento dei governi dei paesi interessati e delle popolazioni russa, bielorussa e polacca, a causa delle strette relazioni di scambio esistenti nelle regioni di frontiera, la cui economia trae la propria linfa proprio dalla presenza del confine e dalla notevole differenza del costo del lavoro e delle materie prime tra la Polonia e i suoi vicini orientali. Altra causa di malcontento nei confronti della decisione è la presenza di una folta minoranza polacca (circa 420.000 unità) in Bielorussia. In seguito a tali innovazioni nasce il mercato nero dei documenti falsi. Per ragioni di opportunità politica, l'introduzione dell'obbligo del visto per i cittadini russi, bielorussi e ucraini, (23) prevista in un primo momento per il 2001, viene fatta ripetutamente slittare, dapprima al 2002, poi al luglio 2003, e infine al 1º ottobre 2003. È prevedibile che, con il nuovo regime, il numero di visti rilasciato dalle autorità polacche si moltiplichi, attestandosi tra uno e due milioni l'anno (contro gli attuali 400.000). Il governo polacco sta perciò provvedendo a potenziare il personale delle proprie sedi diplomatiche. L'imposizione dell'obbligo del visto ai propri vicini orientali è certamente il tributo che la Polonia paga più malvolentieri per l'adesione all'Unione Europea. (24)

Problemi analoghi si sarebbero posti per la Repubblica Ceca nei confronti della Slovacchia, con la quale i rapporti sono rimasti particolarmente intensi anche dopo la separazione del 1993. Invece, contrariamente a quanto previsto precedentemente, anche la Slovacchia entrerà a far parte dell'Unione Europea già nel 2004. Le frontiere ceche saranno perciò interamente interne. Anche la Repubblica Ceca, comunque, ha ormai adottato un regime di visti che rispecchia gli standard UE. In particolare, il visto nei confronti di Russia, Bielorussia e Ucraina è stato introdotto già nel 2000, ponendo in una condizione di illegalità difficilmente sanabile - date le difficoltà di ottenere il visto - decine di migliaia di cittadini di tali paesi (soprattutto ucraini) residenti in territorio ceco, molti dei quali hanno dovuto fare ricorso alla richiesta di asilo per evitare l'illegalità.

4. Asilo e regimi di protezione umanitaria e temporanea

4.1. Germania (25)

La costituzione garantisce l'asilo ai perseguitati politici che non provengano o non siano transitati da un paese sicuro. Stati terzi sicuri (sichere Drittstaaten) sono, oltre i membri UE, i paesi aderenti alla convenzione di Ginevra sui rifugiati e alla convenzione europea sui diritti dell'uomo. La legge sull'asilo li elenca nell'allegato I, mentre elenca nell'allegato II gli stati di origine sicuri (sichere Herkunftsstaaten). Alternativo all'asilo costituzionale è quello concesso ai sensi della convenzione di Ginevra. I due status sono molto simili e la procedura è comune. La richiesta di asilo va presentata all'ufficio federale per il riconoscimento dei rifugiati stranieri (Bundesamt für die Anerkennung ausländischer Flüchtlinge) o a una delle sue sedi distaccate presso i centri di accoglienza. Lo straniero che dichiari al controllo di frontiera di voler presentare domanda di asilo viene condotto in un centro di accoglienza. La polizia di frontiera, tuttavia, impedisce l'ingresso del richiedente asilo che provenga da un paese terzo sicuro o sia stato precedentemente condannato in Germania a pena detentiva non inferiore a tre anni per reato grave, o procede al suo respingimento immediato qualora egli sia fermato subito dopo essere entrato illegalmente in territorio tedesco.

Il richiedente asilo è obbligato a soggiornare in un centro di accoglienza (Aufnahmeeinrichtung) fino al termine della procedura. Nel caso in cui vengano superati i tre mesi egli va però trasferito in un alloggio collettivo (Gemeinschaftsunterkunft), dove è obbligato a risiedere fino a effettiva conclusione della procedura, senza limiti temporali. Il richiedente asilo può momentaneamente allontanarsi dall'alloggio collettivo o dal centro di accoglienza, ma non dai confini distrettuali. Durante la permanenza in un centro di accoglienza non è consentito esercitare alcuna attività lavorativa. Se la richiesta di asilo è presentata da chi si trova in stato di detenzione propedeutica all'allontanamento (Abschiebungshaft), la richiesta viene abitualmente sottoposta a procedura accelerata, e la detenzione deve terminare allo scadere della quarta settimana dalla presentazione della domanda. Una speciale procedura aeroportuale (Flughafenverfahren) è prevista per chi, giungendo per via aerea, provenga da un paese di origine sicuro, sia sprovvisto di documenti o abbia documenti falsi. In tali casi lo straniero viene trattenuto nell'apposita zona di transito aeroportuale, considerata extraterritoriale, ed entro due giorni viene presa una decisione preliminare. Se questa è positiva, lo straniero accede alla procedura ordinaria ed è trasferito in un centro di accoglienza. Se la decisione è negativa, lo straniero viene trattenuto nel centro aeroportuale fino al suo allontanamento. Chi provenga (avendovi anche solo fatto scalo) da un paese terzo sicuro deve esservi respinto e non può superare la zona di transito.

Ai fini del riconoscimento dell'istanza, secondo una prassi consolidata, la persecuzione ai danni del richiedente asilo deve essere opera di attori statali. Contro la decisione sulla richiesta di asilo è opponibile ricorso entro due settimane dalla notifica, ma se una decisione negativa riguarda uno straniero privo di valido titolo di soggiorno, essa comporta l'espulsione dello straniero, e il termine di ricorso è di una settimana. Il ricorso non ha effetto sospensivo dell'allontanamento se lo straniero proviene da uno stato di origine sicuro o è transitato da uno stato terzo sicuro. La decisione definitiva di respingimento dell'istanza comporta l'obbligo di espatrio entro trenta giorni.

Nel 2002 è stato accolto il 7,5% delle richieste di asilo (nel 1997 il dato era del 17,3%).

Regimi complementari di protezione umanitaria o temporanea sono previsti dalla legge sugli stranieri (26) qualora obblighi giuridici internazionali o urgenti motivi umanitari impongano di accogliere uno straniero nel territorio federale. In tali casi può essere attribuita allo straniero una particolare autorizzazione al soggiorno (Aufenthaltsbefugnis), che ha durata massima di due anni ed è prorogabile. In particolare, una protezione temporanea (vorübergehender Schutz) può essere concessa ai profughi provenienti da regioni colpite da eventi bellici. (27)

4.2. Polonia (28)

La procedura per il riconoscimento dell'asilo (previsto dall'art. 56 della costituzione) è comune a quella per il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della convenzione di Ginevra. La richiesta va presentata al comando della polizia di frontiera a Varsavia o presso i valichi di confine. La polizia di frontiera effettua un esame preliminare della domanda, non ammettendola alla procedura se priva dei dati anagrafici o dell'indicazione del paese d'origine, o se lo straniero si sottrae agli accertamenti fotografici e dattiloscopici. Le domande ammesse alla procedura vengono esaminate dal presidente dell'ufficio rimpatri e stranieri (Prezes Urzędu do Spraw Repatriacji i Cudzoziemców), nominato dal governo.

La nuova legge stabilisce che deve essere detenuto presso un centro sorvegliato (strzeżony ośrodek) o posto in arresto (areszt), per un periodo da trenta a novanta giorni, lo straniero che presenti domanda di asilo alla frontiera non essendo in possesso di alcun titolo per l'ingresso nel paese o che, presentandola dopo avere fatto ingresso nel paese, sia privo di titolo valido per il soggiorno, o che abbia attraversato o tentato di attraversare illegalmente il confine, ovvero sia stato colpito da provvedimento di espulsione. I richiedenti asilo, qualora non debbano essere trattenuti in un centro di detenzione, hanno diritto - se privi di mezzi - ad essere alloggiati in un centro per richiedenti asilo (ośrodek dla cudzoziemców ubiegających się o nadanie statusu uchodźcy). Essi non possono svolgere alcuna attività lavorativa per l'intera durata della procedura.

Dal 2001 è prevista la procedura accelerata nei casi in cui la richiesta appaia strumentale (richieste effettuate per sottrarsi alla detenzione amministrativa) o il richiedente provenga o sia transitato da paesi considerati sicuri. Paesi terzi sicuri sono tutti i paesi aderenti alla convenzione di Ginevra. La decisione, in caso di procedura accelerata, deve essere comunicata entro trenta giorni, mentre il termine per la decisione presa secondo procedura ordinaria è stato portato, con la nuova legge, da tre a sei mesi. La decisione negativa comporta l'obbligo di lasciare il territorio polacco entro trenta giorni. L'eventuale ricorso - da presentare entro quattordici giorni (se la decisione è stata presa con procedura ordinaria) o entro tre giorni (se è stata adottata la procedura accelerata) - sospende tale obbligo. Il ricorso viene esaminato dalla commissione per i rifugiati (Rada do Spraw Uchodźców), un organo di nomina governativa che può confermare la decisione, modificarla in senso positivo ovvero ordinare la riapertura della procedura. Nel 2002 la commissione per i rifugiati ha imposto il riesame secondo la procedura ordinaria di numerose istanze, riguardanti profughi afgani, che erano state respinte adottando la procedura accelerata. Contro la decisione della commissione per i rifugiati è possibile ricorrere al tribunale amministrativo entro trenta giorni. In questo caso il ricorrente non viene espulso né sottoposto a regime di detenzione amministrativa fino al termine del procedimento.

Nel 2002 è stato accolto il 5,6% delle richieste di asilo (nel 1997 il dato era del 19,2%).

La nuova legge sulla protezione degli stranieri disciplina anche la protezione temporanea, prevista in caso di arrivi in massa da paesi colpiti da eventi bellici o caratterizzati da gravi violazioni dei diritti umani. La misura può essere adottata per un massimo di un anno e prolungata fino a un massimo di complessivi due anni.

4.3. Repubblica Ceca (29)

È possibile presentare domanda di asilo a un valico di frontiera, in un centro di prima accoglienza, presso un distaccamento della polizia di frontiera o nella struttura in cui lo straniero si trovi in stato di ricovero ospedaliero o di carcerazione. Chi si trova in un centro di detenzione per stranieri deve presentare la domanda entro sette giorni da quando è stato informato della possibilità di richiedere asilo; egli viene quindi trasferito dal centro di detenzione in un centro di soggiorno.

Esistono due tipi di strutture destinate ad ospitare i richiedenti asilo: i centri di prima accoglienza (přijímací střediska) e i centri di soggiorno (pobytová střediska). I centri di prima accoglienza esistenti sono solo due e, pur condividendo la denominazione, funzionano con regimi differenti. Nel centro di prima accoglienza situato presso l'area di transito aeroportuale di Praga-Ruzynĕ viene applicata una procedura accelerata della durata massima di cinque giorni, durante i quali il richiedente asilo non può allontanarsi dal centro. In caso di decisione negativa, lo straniero deve essere trattenuto presso il centro stesso fino a quando non avrà lasciato il paese. Chi presenta ricorso (entro sette giorni) contro una decisione negativa viene trattenuto nel centro di prima accoglienza fino a un massimo di trenta giorni dalla presentazione del ricorso. Superato tale termine, egli viene trasferito in un centro di soggiorno. Nel centro di prima accoglienza di Višní Lhoty, invece, il regime di privazione della libertà personale vige per il tempo necessario all'espletamento delle procedure iniziali (identificazione, prima intervista, esami medici). Di solito trascorrono circa tre settimane, ma non esiste un termine massimo. I richiedenti asilo vengono poi trasferiti nei centri di soggiorno (ve ne sono dieci in tutto il territorio ceco), nei quali hanno libertà di allontanarsi. (30) In alternativa, essi possono dimorare a proprie spese in alloggi privati.

La legge ceca prevede un limite massimo di 90 giorni per la decisione su una domanda di asilo. Raramente tale termine viene rispettato. Il ministero ha infatti facoltà di estenderlo, caso per caso, e molti richiedenti asilo devono attendere anni - anche più di tre - prima di ottenere una risposta. Inoltre, dal 2002 i richiedenti asilo devono attendere un anno dall'inizio della procedura prima di potere svolgere un'attività lavorativa. Tutto ciò, oltre a provocare pesanti conseguenze psicologiche sui richiedenti asilo, favorisce pratiche di corruzione negli apparati burocratici, a beneficio di chi è in grado di influire sull'iter della pratica. (31) La procedura accelerata, invece, si conclude con una decisione entro trenta giorni. In caso di respingimento della domanda di asilo è possibile ricorrere entro quindici giorni (sette giorni se è stata adottata la procedura accelerata), con effetto sospensivo dell'espulsione, presso un tribunale regionale, che conferma la decisione o impone al ministero di riaprire la procedura. Nei primi otto mesi del 2003 è stata imposta al ministero la riapertura di oltre cinquanta procedure. Dall'inizio del 2003 è possibile ricorrere anche al tribunale amministrativo, ma tale ricorso non ha effetto sospensivo. Alla decisione negativa definitiva fa seguito l'ordine di espatrio, da eseguire entro trenta giorni.

Nel 2002 è stato accolto l'1,6% delle richieste di asilo (nel 1997 il dato era del 6,5%).

La protezione temporanea è regolata dalla legge sul soggiorno degli stranieri (32) e può essere accordata in caso di conflitti armati, disastri naturali o violazioni costanti e massicce dei diritti umani nel paese di origine dello straniero. I beneficiari sono equiparati ai possessori di permesso di soggiorno indeterminato ai fini dell'accesso all'istruzione e al mercato del lavoro.

5. Detenzione ed espulsione

5.1. Germania (33)

È soggetto a obbligo di espatrio (Ausreisepflicht) lo straniero entrato illegalmente nel territorio statale o il cui titolo di soggiorno non sia più valido causa scadenza o sopraggiunto provvedimento di espulsione (Ausweisung). (34) L'obbligo di espatrio comporta l'allontanamento forzato (Abschiebung) se lo straniero si trova in stato di detenzione, se non ha adempiuto all'obbligo di espatrio entro la scadenza imposta, se vi sono motivi per credere che non vi adempirà, se è privo di mezzi, ovvero per ragioni di sicurezza e ordine pubblico. I provvedimenti di espulsione e allontanamento forzato sono presi dall'ufficio stranieri (Ausländerbehörde). I ricorsi al tribunale amministrativo contro tali decisioni hanno effetto sospensivo, ma non in tutti i Länder; inoltre tale effetto viene meno se l'ufficio stranieri dispone, motivandola, l'esecuzione immediata dell'espulsione (tuttavia il tribunale amministrativo può reintegrare l'effetto sospensivo).

Per garantire l'esecuzione dell'allontanamento può essere disposta la detenzione propedeutica all'allontanamento (Abschiebungshaft), che può essere di due tipi. Il primo è la detenzione preparatoria (Vorbereitungshaft), che non può durare più di sei settimane e si applica nei casi in cui non sia possibile prendere una decisione immediata riguardo l'espulsione e, al tempo stesso, l'esecuzione dell'allontanamento possa risultare compromessa in mancanza di misure restrittive della libertà personale. Il secondo tipo di detenzione è quella cautelare (Sicherungshaft), che si applica in caso di ingresso illegale, o qualora lo straniero abbia lasciato scadere il termine per l'espatrio volontario e si sia reso irreperibile, ovvero si sia sottratto o vi sia il fondato sospetto che intenda sottrarsi all'allontanamento. La detenzione cautelare ha una durata massima di sei mesi, estendibili a diciotto (incluse le eventuali sei settimane di detenzione preparatoria già scontate). La decisione sulla detenzione viene pronunciata da un tribunale distrettuale su proposta dell'ufficio stranieri. La richiesta di riesame va presentata al tribunale del Land entro due settimane. I servizi di custodia nei centri di detenzione sono affidati a ditte di sorveglianza privata.

A partire dal 1998, alcuni Länder hanno inoltre istituito dei centri per l'espatrio (Ausreisezentren), nei quali hanno obbligo di soggiornare gli espellendi per i quali non sia stata prevista la detenzione (in primo luogo richiedenti asilo la cui istanza sia stata respinta) e dei quali non sia stato possibile provvedere all'accertamento dell'identità o del paese di origine. (35) Gli ospiti di tali centri non possono allontanarsi dal territorio distrettuale, non ricevono sussidi al di là dei pasti quotidiani e non hanno accesso al mercato del lavoro. Inoltre, essi sono periodicamente sottoposti a interrogatori finalizzati all'accertamento della loro identità e provenienza. L'obiettivo degli Ausreisezentren - indurre gli stranieri al rientro volontario nel paese d'origine - è stato finora raggiunto solo in pochi casi. Molti stranieri, invece, abbandonano volontariamente gli Ausreisezentren e scelgono la clandestinità. Proprio la possibilità materiale di uscire e non fare rientro fa sì che tale forma di soggiorno obbligato non sia considerata misura limitante la libertà personale; pertanto non è riconosciuto il diritto al riesame giudiziario della relativa decisione.

Se l'espulsione non può essere eseguita - in virtù dell'obbligo di non refoulement o per altri impedimenti giuridici o materiali - allo straniero viene attribuito lo status di tollerato (Duldung). Il diritto dei tollerati (Geduldeten) di svolgere un'attività lavorativa è limitato e non sempre riconosciuto; la loro libertà di circolazione è circoscritta al distretto o al Land di residenza. La Duldung viene revocata al venir meno dei motivi ostativi all'espulsione. Fino al permanere di tali motivi la Duldung - concessa per non più di un anno - può essere prorogata un numero illimitato di volte ma non può tradursi nell'acquisizione di un permesso di soggiorno. (36) Attualmente vivono in Germania circa 230.000 Geduldete, 80.000 dei quali sono tollerati da più di dieci anni. (37)

5.2. Polonia (38)

La nuova legge prevede l'espulsione per lo straniero che sia privo di titolo di soggiorno o che, possedendo un titolo di soggiorno a tempo determinato, sia privo di mezzi, abbia attraversato o tentato di attraversare illegalmente la frontiera, si sia sottratto all'obbligo di lasciare il territorio dello stato, abbia compiuto determinati reati o rappresenti una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza nazionale. È soggetto a espulsione anche chi, pur soggiornando legalmente in Polonia, tenti di attraversare illegalmente la frontiera con un altro paese. Il provvedimento di espulsione, emesso dal voivoda (wojewoda), (39) indica il termine (non superiore a quattordici giorni) entro il quale lo straniero deve lasciare il paese. Il ricorso va presentato entro quattordici giorni al presidente dell'ufficio rimpatri e stranieri (Prezes Urzędu do Spraw Repatriacji i Cudzoziemców) e non ha effetto sospensivo.

La detenzione (zatrzymania) in un centro sorvegliato (strzeżony ośrodek) è prevista nel caso in cui essa risulti necessaria per l'esecuzione dell'espulsione o vi sia fondato timore che lo straniero intenda sottrarsi all'esecuzione del provvedimento. La nuova legge, inoltre, prevede l'espulsione anche in tutti i casi in cui lo straniero abbia attraversato o tentato di attraversare il confine illegalmente e non sia stato scortato immediatamente alla frontiera. È infine previsto l'arresto (areszt) qualora, dato uno dei casi citati, vi sia il timore che lo straniero non osserverà i regolamenti in vigore nel centro sorvegliato. La nuova legge prevede la possibilità di prolungare fino a un anno la durata massima della detenzione (altrimenti di 90 giorni) se la responsabilità della mancata esecuzione dell'espulsione è da addebitare allo straniero. La richiesta di riesame giudiziario del provvedimento di detenzione va presentata entro sette giorni dalla notifica. Se uno straniero sottoposto a regime di detenzione presenta domanda di asilo, l'espulsione non può essere eseguita finché non viene presa una decisione riguardo l'istanza di asilo. Nel caso in cui la durata della procedura comporti il superamento del periodo massimo di detenzione, lo straniero deve essere rilasciato. Oltre venti sono i centri sorvegliati attualmente esistenti. In vista della chiusura delle frontiere orientali, nuove strutture sono in costruzione in prossimità di quei confini.

La riforma del 2003 introduce, infine, la figura del soggiorno tollerato (pobyt tolerowany), (40) nei casi in cui l'espulsione non possa essere eseguita a causa di impedimenti giuridici o materiali non imputabili allo straniero e nei casi in cui l'espulsione sia possibile solo in un paese in cui il tribunale o il ministero dell'interno decida di non dovere procedere all'estradizione. Ai tollerati è consentito lavorare. Lo status di tollerato viene concesso per un anno ed è rinnovabile, ma viene revocato al venir meno del motivo impediente l'espulsione.

5.3. Repubblica Ceca (41)

L'espulsione amministrativa viene ordinata dalla polizia e comporta il divieto di rientrare nel paese per tre, cinque o dieci anni, a seconda dei motivi dell'espulsione. Tra essi vi sono, tra l'altro, l'ingresso e il soggiorno illegale in territorio ceco. Contro l'ordine di espulsione è possibile ricorrere entro cinque giorni, ma il ricorso non ha effetto sospensivo.

La legge prevede la detenzione a scopo di espulsione amministrativa (zajištìní cizince za účelem správního vyhoštìní) per ragioni di sicurezza nazionale e ordine pubblico o qualora vi sia il sospetto che lo straniero intenda sottrarsi all'esecuzione dell'espulsione, e la detenzione a scopo di rimpatrio basato su accordi internazionali (zajištìní cizince za účelem jeho předání podle mezinárodní smlouvy) per chi sia stato fermato dopo avere attraversato o tentato di attraversare illegalmente la frontiera. Contro il provvedimento di trattenimento si può ricorrere entro trenta giorni. Lo straniero trattenuto in un centro di detenzione per stranieri (zařízení pro zajištìní cizincù) può essere sottoposto a due diversi regimi detentivi. Il regime moderato prevede la possibilità di muoversi liberamente e incontrare altri detenuti all'interno della struttura detentiva. Il regime rigido prevede la reclusione in celle, e viene adottato qualora non possa essere verificata l'identità personale dello straniero, ci siano ragioni per ritenere che lo straniero intenda ostacolare l'esecuzione dell'espulsione, o lo straniero tenga una condotta o abbia contratto una malattia che possano risultare pericolose per gli altri detenuti. Dal 1998 a oggi sono stati messi in funzione quattro centri di detenzione. I centri sono gestiti da personale di polizia, ma è attualmente in discussione la proposta di sostituire gli agenti di polizia con civili alle dipendenze del ministero dell'interno.

Nel 2000 il periodo massimo di detenzione è stato portato da 90 a 180 giorni. Lo straniero rilasciato per decorrenza dei termini deve lasciare il paese entro trenta giorni. Se si trattiene in territorio ceco oltre tale scadenza, egli dovrà essere nuovamente tradotto in un centro di detenzione.

Un permesso di soggiorno straordinario (vízum za účelem strpìní pobyt) può essere accordato, per non più di un anno, allo straniero la cui espulsione non possa essere eseguita a causa di impedimenti giuridici o materiali non imputabili alla sua volontà. Il permesso è ripetutamente rinnovabile e viene revocato al venir meno degli impedimenti all'espatrio.

Note

*. Pubblicato su Diritto, Immigrazione e Cittadinanza, 4, 2003. L'autore ringrazia le seguenti istituzioni: Lehrstuhl für Bevölkerungswissenschaft an der Humboldt Universität (Berlino), Flüchtlingsrat Brandenburg (Potsdam), Forschungsgesellschaft Flucht und Migration (Berlino), Bundesgrenzschutz Präsidium Ost (Berlino), Halina Niec Human Rights Association (Cracovia), Organizace pro Pomoc Uprchlíkům (Praga), Služby cizinecké a pohraniční policie (Praga).

1. Le frontiere polacche esterne saranno quelle con Russia, Bielorussia e Ucraina.

2. Le fonti dei dati sulle richieste di asilo sono l'ACNUR e il ministero dell'interno della Repubblica Ceca. Le fonti dei dati su fermi, respingimenti e allontanamenti alle frontiere sono le polizie di frontiera tedesca, polacca e ceca.

3. Compresi circa 850.000 Aussiedler, cioè gli appartenenti alle minoranze tedesche dell'URSS e dei suoi ex alleati.

4. Tra i paesi che entreranno nella UE nel 2004, solo la Polonia è terra di emigrazione. Tra il 1990 e il 1992 emigrano in Germania 590.065 cittadini della Polonia e solo 78.681 della Cecoslovacchia (ancora unita fino al 1993).

5. Dati tratti da Migrationsbericht der Ausländerbeauftragten im Auftrag der Bundesregierung, Berlin - Bonn 2001.

6. La Bielorussia aderisce nel 1997 alla convenzione europea e nel 2001 alla convenzione di Ginevra; l'Ucraina aderisce nel 2002 alla convenzione di Ginevra ma non ha sinora firmato la convenzione europea.

7. Bundesnachrichtendienst, Illegale Migration nach Europa, Januar 2001.

8. Alla fine del 2001 sono in vigore accordi di riammissione con Austria, Germania, Polonia, Slovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Canada e Francia.

9. European Commission, 2002 Regular Report on Czech Republic's progress towards accession.

10. La scomparsa dalle statistiche dei cittadini romeni si deve all'eliminazione dell'obbligo del visto a loro carico a partire dal 1.1.2002, in applicazione del regolamento n. 2414/2001 del Consiglio.

11. In Germania l'attività di polizia ordinaria è pertinenza degli stati (Länder), che possiedono corpi autonomi di polizia (Polizei), mentre i confini della Repubblica sono sorvegliati da un corpo federale di frontiera (Bundesgrenzschutz).

12. Sull'evoluzione dei controlli alle frontiere tedesche negli anni Novanta si veda H. Dietrich, Regime di controllo delle frontiere e nuove migrazioni nell'Europa di Schengen. Il caso tedesco, in S. Mezzadra, A. Petrillo (a cura di), I confini della globalizzazione, Manifestolibri, Roma 2000, e Forschungsgesellschaft Flucht und Migration, Die Grenze. Flüchtlingsjagd in Schengenland, in "Flüchtlingsrat. Zeitschrift für Flüchtlingspolitik in Niedersachsen", 55, 1998.

13. Cfr. Forschungsgesellschaft Flucht und Migration, Vom Hätschelkind zum Klassenletzten. Anpassung an die Festung Europa, in "Flüchtlingsrat. Zeitschrift für Flüchtlingspolitik in Niedersachsen", 82, 2001.

14. L'accordo del 1991 (Übereinkommen betreffend die Rückübernahme von Personen mit unbefugtem Aufenthalt) viene concluso insieme agli altri paesi dell'area Schengen. Sottoscritto il 29.3.1991, è entrato in vigore l'1.5.1991. Ad esso si aggiunge l'accordo bilaterale sulle conseguenze dei movimenti migratori (Abkommen über die Zusammenarbeit hinsichtlich der Auswirkungen von Wanderungsbewegungen) del 7.5.1993, entrato in vigore il 14.4.1994.

15. Accordo bilaterale sottoscritto il 3.11.1994 ed entrato in vigore l'1.1.1995. Comprende l'accordo di riammissione (Rückübernahmeabkommen), con relativo protocollo di attuazione (modificato l'1.2.2003), e l'accordo sulle conseguenze dei movimenti migratori (Abkommen über die Zusammenarbeit hinsichtlich der Auswirkungen von Wanderungsbewegungen), con relativo protocollo di attuazione.

16. La Germania ha concluso accordi di riammissione con ventiquattro paesi europei e con Hong Kog, Marocco e Vietnam.

17. Alla Polonia è garantita una serie di finanziamenti biennali, alla Repubblica Ceca un finanziamento triennale.

18. Cfr. H. Dietrich, Das neue Grenzregime am Bug. Der polnische Osten und die Phare-Programme, in "Bürgerrechte und Polizei / CILIP", 73, 2002.

19. Abkommen über die Zusammenarbeit der Polizeibehörden und der Grenzschutzbehörden in den Grenzgebieten. L'accordo tra Germania e Repubblica Ceca è stato firmato il 19.9.2000 ed è entrato in vigore l'1.8.2002; quello tra Germania e Polonia è stato sottoscritto il 18.2.2002 ed è in vigore dal 26.6.2003.

20. Sulla genesi della cooperazione di polizia tra Germania e Polonia si veda Forschungsgesellschaft Flucht und Migration, Deutsch-polnische Polizeikooperation. Flüchtlingspolitik als Schrittmacher, in "Bürgerrechte und Polizei / CILIP", 59, 1998.

21. Nell'ufficio di Francoforte sull'Oder / Słubice si passa da 2.300 informative scambiate nel 1999 a 14.000 nel 2002.

22. Regolamenti n. 539/2001 e n. 2414/2001 del Consiglio.

23. Anche in Ucraina vive una minoranza di circa 220.000 polacchi.

24. Cfr. C. Phuong, Enlarging 'Fortress Europe': EU accession, asylum, and immigration in candidate countries, in "International and Comparative Law Quarterly", 52, 3, 2003.

25. La materia è regolata dall'Asylverfahrensgesetz (legge sulla procedura di asilo) del 27.7.1993 (consultabile anche in traduzione inglese) e successive modifiche.

26. Gesetz über die Einreise und den Aufenthalt von Ausländern im Bundesgebiet (legge sull'ingresso e il soggiorno degli stranieri nel territorio federale), detta Ausländergesetz (legge sugli stranieri), del 9.7.1990 e successive modifiche (un estratto è consultabile anche in traduzione inglese).

27. L'approvazione di una nuova legge sull'immigrazione (Zuwanderungsgesetz), attualmente in discussione all'interno di una commissione bicamerale, apporterebbe - secondo l'attuale lettera del testo - delle modifiche anche in materia di asilo e protezione dello straniero, in particolare accettando la persecuzione da parte di agenti non statali come causa di riconoscimento dello status di rifugiato e introducendo nuove forme di protezione temporanea.

28. La materia è regolata dalla Ustawa z dnia 13 czerwca 2003 r. o udzielaniu cudzoziemcom ochrony na terytorium Rzeczypospolitej Polskiej (legge sulla protezione degli stranieri del 13.6.2003).

29. La materia è regolata dalle seguenti leggi: zákon č. 325/1999 Sb., o azylu; zákon č. 283/1991 Sb., o Policii České republiky, zákon č. 2/2002 Sb., consultabili anche in traduzione inglese.

30. Appositi locali all'interno dei centri di soggiorno sono messi a disposizione delle organizzazioni che si occupano di offrire assistenza e consulenza legale gratuite ai richiedenti asilo.

31. Cfr. Forschungsgesellschaft Flucht und Migration, Vom Hätschelkind zum Klassenletzten. Anpassung an die Festung Europa, in "Flüchtlingsrat. Zeitschrift für Flüchtlingspolitik in Niedersachsen", 82, 2001, pp. 39-50.

32. Zákon č. 326/1999 Sb. ze dne 30. listopadu 1999 o pobytu cizincù na území České republiky a o zmìnì nìkterých zákonù del 30.11.1999 e successive modifiche, consultabile anche in traduzione inglese.

33. La materia è regolata dalla legge sugli stranieri (v. nota 26).

34. È soggetto a espulsione lo straniero che costituisca minaccia per la sicurezza, l'ordine pubblico o altri rilevanti interessi della repubblica.

35. Centri per l'espatrio esistono in Bassa Sassonia, Renania-Palatinato, Sassonia-Anhalt e Baviera. È inoltre prevista l'istituzione di un nuovo Ausreisezentrum nel Land di Amburgo, mentre il centro istituito nel 1998 nella Renania del Nord-Vestfalia è stato chiuso l'anno seguente in seguito a un suicidio e ai numerosi atti di autolesionismo.

36. Tre sanatorie (negli anni 1996, 1999 e 2001) hanno tuttavia regolarizzato decine di migliaia di Geduldeten.

37. La Zuwanderungsgesetz (v. nota 27), nella sua attuale stesura, eliminerebbe il soggiorno tollerato, sostituendolo con un permesso di soggiorno temporaneo o con una certificazione (Bescheinigung), mentre fornirebbe una base legale federale agli Ausreisezentren, finora realizzati autonomamente dai Länder.

38. La materia è regolata dalla Ustawa z dnia 13 czerwca 2003 r. o cudzoziemcach (legge sugli stranieri del 13.6.2003). La legge prevedeva anche una sanatoria, i cui termini sono scaduti il 31.12.2003, per coloro che soggiornavano illegalmente in Polonia avendovi fatto ingresso prima dell'1.1.1997 e avendovi risieduto, da allora, ininterrottamente.

39. Rappresentante del governo centrale polacco in una regione amministrativa.

40. La relativa disciplina è contenuta nella legge sulla protezione degli stranieri (v. nota 28).

41. La materia è regolata dalla legge sul soggiorno degli stranieri (v. nota 32).