ADIR - L'altro diritto

Intervento del Dott. Ferrari (*)

1999

Lo sviluppo di oggi in questa regione e di quest'area è frutto di enormi sacrifici; la pellagra ce la siamo portata per anni addosso.

Non si può pensare che lo sviluppo arrivi perché arriva lo Zio Tom dall'America con i miliardi e impianta le fabbriche. Le fabbriche bisogna sapersele costruire e sudarsele. Quello che innesca la dinamica dello sviluppo è l'imprenditorialità, la capacità di sacrificio, la professionalità.

Secondo me ci sono aree che si aspettano l'assistenzialismo, lo ritengono un atto dovuto, non è così! Qui l'assistenzialismo non c'è stato.

Lo sviluppo nel Veneto non ha avuto assistenzialismo, a parte qualche provvedimento sul sotto sviluppo di incentivazione delle aree depresse; ma non c'è stata nessun massiccio intervento eppure negli anni 30 c'era la fame.

Cosa e accaduto, perché adesso non c'è più, ci sono motivi di origine storica che inducono alla riflessione e soprattutto le giovani generazioni devono riflettere su questo. L'esempio che mi ha shockato risale ad alcuni anni fa, io sono stato amico di un grosso personaggio del Ministero della Difesa il quale mi ha detto: io sono stato nel Friuli quando ci fu il terremoto, e sono stato pure in Irpinia, ma sono scattati meccanismi diversi: Quando sono arrivati gli Alpini, il 27 maggio mattina, (il terremoto era avvenuto la sera prima), la mattina gli hanno trovati con i badili in mano e scavavano tra le macerie. In Irpinia stavano là, e basta, e questo fa la differenza. Il Duomo di Denzone hanno numerato pietra su pietra e lo hanno ritirato su.

Io mi domando se non è una questione cultura.

È esatto. È questo il problema. La spirale dello sviluppo per innescarsi ha bisogno per partire del sacrificio delle persone. La gente ha accettato delle condizioni di vita e di sviluppo che erano inumane ma le ha accettate, perché è di li che è partita. La bravura non è partire, ma è costruire dopo la partenza. Bisogna avere il coraggio di affrontare certe situazioni, non piangere.

Ho visto con grande soddisfazione dati statistici sullo sviluppo del Mezzogiorno; adesso i miei amici che si trovano in Calabria e nelle altre regioni meridionale, mi dicono: sapessi che effetto ha avuto la parola federalismo. Ha avuto un effetto struggente, la gente ha capito che non c'è più la cassa del mezzogiorno. È finita.

Ha avuto un effetto dirompente ed io sono convinto che le condizioni per lo sviluppo ci siano, le professionalità ci sono, c'è tutto, basta che si inneschino dei processi.

Il discorso che facevo prima della Pubblica Amministrazione, deve essere funzionale per lo sviluppo. Il Sindaco e la Giunta non possono perdere dei mesi a discutere su chi fa l'assessore e su chi fa il Sindaco; capite!, non si può più.

Abbiamo cominciato con i patti di area di Manfredonia, con un gruppo di imprenditori, e adesso bisogna innescare dei processi e dei fenomeni di avvio di sviluppo, che hanno poi situazioni di irraggiamento, perché quando nasce un polo di produzione, ci sono dei fenomeni di irraggiamento, quindi lo sviluppo cresce, questo è fondamentale.

Se noi incappiamo nella logica di critica e contestazione e iniziamo col dire, ma quello sfrutta, paga poco ecc., non si va più fuori, il problema è che bisogna innescare la spirale dello sviluppo. Per fare questo ci sono dei costi; vengono pagati qua come in Africa, in Bosnia ed ovunque.

Io trovo il suo discorso valido, ma può essere inserito in un momento storico diverso, finche la manodopera del sud andava bene a noi per far sviluppare il polo industriale, non è che loro non si tirassero su le maniche!

Adesso non vengono più qua.

Adesso non vengono su, però voglio dire, questa richiesta di sviluppo del sud viene adesso, perché possiamo indirizzare l'economia su un altro tipo di attività; appunto quella dei servizi. Perciò il sud deve arrivare a capire che non è più solo manodopera, ma può essere di più, quindi creare un'imprenditoria, quindi non ne farei, come sentivo prima, un discorso di negatività, come accennavo prima all'Irpinia.

La valle dell'Etna, viene considerata la Silicon-vallei Italiana, cioè in Sicilia si sta sviluppando in questo momento fortemente l'industria elettrica collegata ai computers.

Questo è un dato positivo, però dico che le risorse umane, intellettuali, devono nascere la, non devono essere importate.

Teniamo conto che nel non sviluppo del meridione in parte ha inciso la criminalità.

L'evoluzione dei fenomeni, che sono poi fenomeni complessi, non sono cosi facilmente riconducibili ad equazioni come vorremmo. Un conto per esempio ha rappresentato in Sicilia nell'ottocento la mafia agricola, che era un sistema di gestione e conservazione del potere delle Istituzioni. Addirittura ci sono stati elogi alla mafia fatti da un Cardinale, e questa è una pagina a storica. Questo fatto o fenomeno si è evoluto ed è una cosa estremamente complessa. I motivi del ritardo dello sviluppo sono complessi, non si può dare una spiegazione del fenomeno del sottosviluppo meridionale così!.

Sono convinto che l'ideologia dell'esportazione dello sviluppo sia un'ideologia perlomeno fasulla, come d'altro canto lo è stata quella dell'esportazione della rivoluzione. Non si esporta niente!

Il problema è che ciascuno deve trovare le ragioni della propria crescita e del proprio sviluppo, e questo secondo me è un dato positivo dell'economia meridionale e della forte crescita del numero delle imprese.

Questo vuol dire che il meccanismo di riforma Istituzionale, di federalismo, di logica non più assistenzialista, spinge le realtà economiche meridionali a riflettere e dire: signori miei qua dobbiamo smettere di bisticciare, non arriva più babbo natale, e ci dobbiamo dare da fare.

Questo sta avvenendo, mi dicono i miei amici che vivono nelle aeree depresse meridionali.

In Calabria, in Puglia, si sta avviando un processo di sviluppo solo ora. Perché nel nord c'è stato questo sviluppo e non c'è stato al sud?, sono scelte politiche fatte a suo tempo. Perché ad esempio la Fiat ha investito a nord e non a sud?

Questo è un problema interessante, vi do la letteratura dove potete sviscerare la questione. La trovate in Rosario Romeo, il titolo “l'accumulazione capitalista in Italia”, edizione Laterza. Rosario Romeo spiega come nel nostro paese si è passati dal capitalismo agricolo allo sviluppo industriale. Ci siamo passati in una maniera difficile, superando difficoltà e scandali. L'accumulazione capitalistica non c'è stata. C'è invece una conversione dal capitalismo agricolo al capitalismo industriale. Così nasce l'industria in Italia. Vorrei liberare il campo da un dubbio: non sono ne leghista ne simpatizzante della lega.

Conosco la realtà Siciliana essendo Siciliano, secondo me non basta lo sviluppo, perché in Sicilia c'è uno sfruttamento che fa paura. Mio cugino lavoro sedici ore al giorno un milione al mese.

Io quando parlo di sacrifici non parlo in termini soggettivi, ma collettivi.

Guardi che la situazione di mio cugino è diffusissima, cioè se lui dice no a quel datore di lavoro, c'è già una fila di disoccupati pronta a sostituirlo anche per meno. Questo purtroppo è la logica del mercato del lavoro al sud.

Io vorrei che lei mi spiegasse tutta questa massa enorme di lavoro nero che c'è nell'area meridionale, che è maggiore del lavoro bianco, come nell'area Napoletana per esempio. Quello che mi chiedo è se a tutto questo lavoro nero, che poi corrisponde ad evasione fiscale e contributiva, è un mercato esterno alla legalità. Tutta questa massa accumulata di risorse, dove va? È un circolo perverso, perché dal momento che non si guadagna non si consuma.

Lei pone la problematica Keinesiana del consumo uguale più soldi più sviluppo. Ma il datore di lavoro dove li mette quei soldi? Quando faccio un discorso di sacrificio non faccio un discorso individuale. La meccanica collettiva di produzione, di ricchezza, consente risparmi, accumulazioni, reinvestimenti, e sperimentazione.

Questo fenomeno non lo si vede. Probabilmente i soldi finiranno a Montreal. Capito!?

C'è un meccanismo di produzione di ricchezza che non ritorna, quindi non innesca sviluppo.

Dicevo quello, perché a qualcuno può venire in mente che al sud non c'è sviluppo perché non c'è nessuno che abbia voglia di lavorare.

No, io non dico questo; dico che ci sono dei meccanismi dello sviluppo che non quadrano, quindi abbiamo lo sviluppo legato al tessuto sociale, alla nascita delle imprese, lavoro autonomo, lavoro dipendente, noi rileviamo questi dati dai rivelatori di mercati tassi di occupazione, quelli di disoccupazione. La fonte di rivelazione di questi dati è l'ISTAT.

Voi sapete che noi abbiamo in Italia questo istituto di statistica con sede a Roma, che produce una serie di dati, di informazioni con periodicità ciclica. Poi abbiamo i dati Europei, e il corrispettivo Europeo dell'ISTAT si chiama Eurostat, molto attendibile.

Siamo noi Italiani che abbiamo insegnato ed aiutato a fondare istituti di statistica altrove. Per esempio l'Istituto di statistica dell'Albania è stato messo su in collaborazione con gli Italiani. Siamo andati la a insegnare. È l'ultimo paese a cui abbiamo esportato conoscenze.

Voi sapete che abbiamo nell'ambito del lavoro un istituto di rilevanza internazionale, che è il CNEL, con sede in Roma, che è un altro organo che si occupa delle problematiche del lavoro. Poi abbiamo le agenzie regionali per l'impiego che in pratica fanno le rivelazioni sul mercato regionale del lavoro.

Questo libro che vi ho portato è il rapporto 1997 dell'agenzia dell'impiego del Veneto, e ci sono tutti i dati che possono interessare sul tema del lavoro.

Debbo dire che il mercato più si evolve più si tende alla piena occupazione, praticamente ad una disoccupazione di tipo fisiologico; e più il mercato diventa meno rigido.

Perché la rigidità è uno strumento di autoconservazione del posto del lavoro.

Se un lavoratore e le sue organizzazioni sindacali che lo tutelano ritengono che la mobilità di un posto di lavoro all'altro sia facile, e sia oltretutto uno strumento vantaggioso per l'espansione della remunerazione del reddito del lavoratore ovviamente questa rigidità diminuisce perché favorisce ed è un interesse per il mondo del lavoro e per il mercato del lavoro.

Perciò diciamo che nel Veneto il mercato del lavoro è meno rigido che per esempio in Umbria; quindi noi abbiamo un contesto del mercato del lavoro che è meno rigido di quello di altre regioni.

Dentro il mercato del lavoro potremmo fare della analisi di dinamica e delle verifiche delle dinamiche dei vari scomparti. Abbiamo anche dei mercati di lavoro che possiamo compartimentalizzare e settorializzare, per cui abbiamo il mercato del lavoro agricolo, il mercato del lavoro industriale, il mercato del lavoro dei servizi.

Dividere e capire come vanno le cose nell'evoluzione del sistema di mercato come il nostro, comporta l'espulsione soprattutto per le dinamiche di evoluzione del sistema produttivo.

Se un sistema produttivo ha una sua dinamica molto elevata, cioè se cambia molto velocemente, questa assorbe ed espelle il lavoratore. Questi espulsi devono rientrare nel sistema, e come fanno?, occorre la riqualificazione e la formazione. Questo è un problema che si pone nei mercati del lavoro e nei sistemi di produzione ad altra dinamica.

In pratica più siamo industrializzati più assorbiamo e ricicliamo. Il problema grosso è reinserire quelli che sono alle estremità della fascia della popolazione attiva dai cinquanta ai sessant'anni.

Si tenta di solito a usare uno strumento: il prepensionamento, ma cosa facciamo in pratica, andiamo ad intaccare quel tasto doloroso che è la previdenzialità.

Di solito per i reinserimenti si utilizza la forma di formazione professionale o di riqualificazione finanziati da fondi Europei. Voi sapete che la Comunità Europea è fortemente impegnata per la riqualificazione, il fondo sociale Europeo è uno strumento molto importante. Essendo il nostro mercato (parlo del mercato di questa area) di disoccupazione fisiologica, praticamente di piena occupazione. Quando un mercato che ha una dinamica parecchio veloce e che espelle parecchia gente, vi è la necessità di coprire degli spazi occupazionali che si creano abbondantemente, l'agricoltura ad esempio. L'attività del settore primario è una attività scarsamente appetita, vi do un dato che vi farà sorridere: nella zona di Cremona-Piacenza l'unione agricoltori di quella area ha istituito una scuola per bovari e attinge a personale soprattutto Indiano e Pakistano, perché per cultura amano le mucche, quindi le trattano bene. Cosa curiosa ma è così!

Dove si acquisiscono i dati sull'andamento del mercato del lavoro e dell'occupazionejhdfjilvdiodrtpoudfjoccupazionefgfgf. I dati si acquisiscono attraverso gli uffici provinciali del Ministero del Lavoro, attraverso l'agenzia del lavoro, vi ho parlato dei network dei lavoro in affitto, attraverso questi canali si possono avere i dati dell'andamento del mercato del lavoro, e vi ho anche chiarito le tendenze del mercato del lavoro, molto verticalizzato, molto specializzato, le cui soglie basse sono scarsamente appetibili, e quindi facilmente utilizzabili da persone con problemi di tipo sociali.

Ad esempio mi diceva il Direttore che le cose vanno bene per quanto riguarda il giardinaggio, e ci sono delle positivissime esperienze nel comune di Padova.

Lo stesso avviene con la categoria dei disabili. Abbiamo delle cooperative miste che stanno dando risultati eccezionali. A Vicenza c'è la cooperativa “nuovi orizzonti” di Santarso, che 35 addetti e non so quanti miliardi di fatturato annuo, e sono metà disabili e metà normodotati. In questi spazi, giardinaggio, floricoltura, pulizie, c'è una cooperativa a Venezia che si chiama “Libertà” che fattura 12 miliardi annui.

Vi sono altri spazi in cui sono utilizzati i disabili. Sapete che su tutte le ricette farmaceutiche che vengono evase in farmacia, viene applicato un adesivo identificativo leggibile con un lettore ottico, ed è un lavoro molto vasto, questo tipo di lavoro potrebbero svolgerlo i carcerati.

Consulenze tra strutture pubbliche.

Nella nostra società vi è uno scarso convincimento che le strutture pubbliche possano essere consulenti di altre strutture pubbliche. Quando una struttura pubblica ad esempio un comune, una provincia, ha bisogno di risolvere un problema, la prima struttura a qui si deve rivolgere, e a quell'ente che assolve quei compiti. Io credo che l'Amministrazione penitenziaria ha determinati bisogni e deve trovare nuovi sentieri per l'occupazione e studiare altre cose. Si rivolga agli enti pubblici. Noi come università facciamo consulenza di enti, organizzazioni di enti pubblici e privati.

Se si tratta di fare lavori lunghi e di grande impegno, c'è una convenzione tra università e soggetti. Ma se si tratta di avere comunicazioni, chiarimenti, e informazioni, basta avere un referente all'interno dell'università e noi siamo lì.

Per quanto concerne l'attuazione di un insieme di valutazioni e cognizioni teoriche da questo punto di vista io posso dire: la risposta pratica è questa. Dopo di che, chi opera nella realtà di produzione, Bellunese ad esempio, o Padovana, avrà quella di Padova come realtà di mercato e così via. I problemi sono legati a condizioni ed elementi di carattere specificamente territoriali.

Io volevo chiederle se magari ci poteva dare delle indicazioni sul mercato del lavoro. Per esempio, all'interno degli istituti di pena si organizzano varie attività, tra cui anche quelle formativi con i fondi sociali Europei. Secondo lei il tipo di attività formativa che si fa negli istituti di pena, è valida alla luce delle richieste di mercato?, volevo chiederle chiarimenti su questo, ed inoltre dopo aver fatto un'indagine di mercato sul tipo di attività che vai a preparare, per quanto tempo, in base al mercato, può essere spendibile?

Dal mio punto di vista noi avremo in futuro una forte richiesta di forza lavoro nel settore primario dell'agricoltura, vivaismo, zootecnia, tutto il settore primario e un settore che per un lungo periodo avrà problemi, ed è alimentato con forza lavoro di extracomunitari; ci sono Bosniaci, Croati ecc. Il settore edile è un altro settore in cui si registrano le stesse presenze di extracomunitari Balcanici. Tutti i settori più bassi e a bassa remunerazione sono quelli scarsamente appetiti dove vi è una maggiore possibilità di accesso per le fasce deboli.

Uno che ha problemi di reinserimento e che ha fatto 10 anni di carcere, quindi con problemi di rientro nel mondo del lavoro, può trovare un l'accesso iniziale attraverso questi percorsi. L'accesso c'è in questi comparti, e di lì poi muove verso altre esperienze più remunerative e più positive, però intanto imbocca un sentiero.

In una casa di reclusione come questa, dove un detenuto resta alcuni anni, ci sono molte attività culturali, come la rassegna stampa, si fa un giornale, ci sono un sacco di stimoli per elevarsi culturalmente per avere una preparazione. Quindi io dico, non tutti i detenuti sono solo mano d'opera. Quello che vorrei capire è se un tipo di lavoro più qualificato è opinabile oppure è una utopia, perché qua dentro più di uno si qualifica, oppure devono essere per forza destinati a pulire strade?

Ci possono essere dei sentieri di accesso anche più qualificati, negarlo sarebbe sbagliato. Il mio convincimento è che noi, facendo un ragionamento generale e diffuso, dobbiamo dare le risposte che valgono per tutti o quasi:

Questi sentieri del settore primario sono sentieri facili e possibili, arrivare a dei sentieri più elevati e più sofisticati, può accadere ma è più difficile.

Per cui trovare un contabile o un ragioniere che esca da qui e affidargli la contabilità della azienda, diventa problematica, una questione di rapporti di fiducia.

Ci sono anche lavori nuovi, come la rassegna stampa, e specializzandosi potrebbe funzionare, infatti ci sono delle agenzie che svolgono quei lavori ad alti costi, e quindi quello che vorrei capire, è se ci sono dei lavori più specializzati.

Vi è il tele lavoro, ma non ho parlato del tele lavoro e mi ci soffermerò adesso:

il telelavoro è una grande chance che ci sarà negli anni a venire, e offrirà una serie di opportunità a delle persone che hanno dei problemi, e che comunque potranno lavorare in condizioni particolari. Saranno collegati con un centro, un operatore, con un soggetto. Faccio un esempio molto concreto, perché dobbiamo imparare a capire, io non voglio fare discorsi astratti. Avete mai fatto il cambio di indirizzo sulla patente?, bene, quella è una variazione che viene fatta sulla vostra patente, ma verrà fatta anche al Ministero dei Trasporti se si trattasse del libretto dell'auto, oppure in prefettura, ecc. Ecc. Queste variazioni vengono fatte con il telelavoro, cioè io prendo un pacco di variazioni, le do all'operatore, che lavorando al computer di casa e avendo la chiave di accesso al computer della Motorizzazione Civile presso il Ministero dei Trasporti, può svolgere un lavoro. L'operatore ha un codice, e con questo codice, il suo P.C. il modem e una linea telefonica, alla mattina quando si alza è come se fosse in ufficio, ed inizia la sua attività lavorativa. Il suo segnale accende il computer che sta al Ministero dei Trasporti, e prende le pratiche che gli hanno portato introducendo i dati, e lavora direttamente sulle schede personali di ogni singolo. Poi a fine lavoro, dalla sua stampante, uscirà un foglio particolare, una sorta di strisciolina che indicherà il lavoro svolto. Al Ministero arriveranno gli stessi dati. Quindi questo servizio gli sarà retribuito per una certa quantità di lire.

In questo esempio si è lavorato a casa per il Ministero dei Trasporti.

Questo tipo di lavoro può essere fatto perfettamente qui al due palazzi, che anziché al Ministero dei Trasporti possono entrare in qualsiasi altro Ente pubblico o privato dove sono necessari lavori di variazioni, codificazioni, o una serie di altri lavori.

Adesso ci sono, ad esempio, lavori di trasferimento su cd rom di documentazione, perché c'è il problema di conservare attraverso il supporto informatico una serie di dati di informazioni. Ad esempio: con lo scanner si trasferiscono su disco i dati relativi a dieci anni di fatture di una azienda, o di lettere commerciali, e questo lavoro si potrebbe fare benissimo qui dentro. La possibilità di utilizzare il telelavoro e l'elettronica qui in carcere c'è ne molta, ed è facilissimo organizzarlo e svolgerlo. Questo è un lavoro che ha delle chance di prospettiva con un'ottima retribuzione, basta insegnarlo attraverso corsi di qualificazione.

Secondo me ci deve essere una continuità tra la formazione fatta in carcere e il mondo del lavoro esterno, l'obiettivo è quello di fare abituare le persone a lavorare. Tra l'altro il carcere rimane fuori dal tessuto di comunicazione.

Lei dice delle cose corrette. Cos'è la carcerazione?, significa essere messo fuori dalla società civile. Questo è l'aspetto punitivo. Ma deve avere anche un'altra funzione, cioè la riabilitazione. Vi è quindi un elemento strutturale di contraddizione tra il segregare e il rieducare.

La rieducazione presuppone l'integrazione che è l'esatta contrario delle segregazione e dell'emarginazione. Indubbiamente è un gioco molto, molto difficile, perché uno è l'esatto contrario dell'altro.

Alcune innovazioni, che sarebbero compatibili con l'idea del carcere, in molti non riescono a comprenderle e condividere, e continuano a resistere. Anche la lentezza Istituzionale contribuisce a rallentare questo processo. Dunque se qui non possono usare Internet, le linee telefoniche, che senso ha quanto ha detto?

Io non sono un esperto di carcere. Il problema vero è che ci sono diverse forme di reclusione, e quindi chi non lavorerà col modem sarà colui che si troverà alla massima sicurezza, mentre sarà accessibile a chi si troverà in detenzione attenuata.

Ma anche qui che il livello di sicurezza è medio-basso non sarà possibile!

Dipende dalla attuale cultura rispetto al carcere. Io forse la vedo come sociologo e persona esterna che affronta questi problemi saltuariamente. Dall'esterno si vede da una parte un atteggiamento di chiusura, e ogni tanto addirittura interviste che vorrebbero reintrodurre la pena di morte, e si scatenano di fronte agli eventi di cronaca. Mezza classe politica si scatena ed è allarme sociale. Dall'altra invece c'è la politica della rieducazione, ed è tutta una problematica che è una esaltazione del concetto del Beccaria. Questo pendolarismo continuo delle opinioni rispetto a questo problema, è estremamente negativo, perché non provoca una cultura e un movimento costante rispetto a degli obiettivi; qui si va avanti e indietro.

Non ci si rende conto che non può essere un pendolo. Il carcere è una realtà. Per cui seppur l'allarme sociale è comprensibile, non si può generalizzare. Ma va valutato sempre caso per caso. Il Magistrato concede un beneficio valutando i casi singolarmente.

Certo ma ci sono state anche molte critiche ai magistrati perché concedono troppi benefici etc...

Sono comunque casi rari. A Padova, su 1014 permessi concessi solo 3 detenuti non sono rientrati, ma questo dato è ovviamente fisiologico.

Secondo me manca informazione su questo. Il vero problema non è il carcere, ma fuori. Bisogna vedere la nostra classe politica, i nostri dirigenti cosa veramente intendono fare. Quale indirizzo dobbiamo seguire, questo è il vero problema. C'è la Costituzione che ci indica la strada da seguire.

*. Docente di Sociologia del Lavoro dell'Università di Padova