Capitolo terzo
Università e carcere
3.1 Lo studio universitario in carcere
Il diritto allo studio, generalmente inteso, è stato previsto dall'art. 34 della Costituzione.
Questo articolo, come già è stato esposto nei precedenti capitoli di questa ricerca, riconosce a "tutti" la possibilità di frequentare la "scuola" ed ai più capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, "il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Ricordiamo che con l'espressione "la scuola è aperta a tutti" è stato attribuito, a ciascun individuo, il diritto di compiere qualsiasi corso di studio, non essendo stati indicati né particolari requisiti personali dello studente, né i gradi d'istruzione considerati usando il vocabolo "scuola". Il testo dell'articolo costituzionale contemplato, prescinde da qualsiasi indicazione in merito alle condizioni personali dell'aspirante studente. In conformità a tale dettato costituzionale, l'art. 19 della legge n. 354/75, al quarto comma, ha riconosciuto la possibilità, ai detenuti ed agli internati, di affrontare corsi di studio universitario all'interno negli istituti penitenziari, prevedendo che il compimento dei corsi accademici, in tali strutture e per detti studenti, deve essere agevolato. La disciplina degli studi universitari in carcere è stata affrontata, in modo specifico, nel Regolamento di esecuzione del 1976, che ha visto l'art. 42 interamente dedicato a questa materia.
Il primo comma (1) dell'art. 42 iniziava la regolamentazione dello studio universitario in carcere, individuando i soggetti cui era consentito, in questo ambiente, l'accesso o la prosecuzione, di tali corsi di istruzione. Potevano affrontare corsi accademici i detenuti e gli internati, sia in esecuzione pena che sottoposti a misura cautelare, in possesso dei requisiti scolastici normalmente necessari per potersi iscrivere ai corsi universitari (2) in Italia. Il comma dell'art. 42 del regolamento di esecuzione terminava riprendendo quanto già espresso nel quarto comma dell'art. 19 dell'ordinamento penitenziario, ovvero che il compimento (in carcere) degli studi accademici, deve essere agevolato (3). Il concetto che si è voluto esprimere utilizzando il verbo "agevolare", è stato oggetto di studio nel corso del presente lavoro, per questo si rinvia a quanto detto in precedenza, limitandoci, in questa sede, a sottolineare l'impegno assegnato agli uffici dell'Amministrazione penitenziaria, di agevolare il compimento degli studi accademici degli studenti reclusi.
Queste agevolazioni sono state genericamente individuate dal secondo comma dell'art. 42 del regolamento di esecuzione del '76 (4), il quale prevedeva che fossero "stabilite le opportune intese con le autorità accademiche per consentire agli studenti di usufruire di ogni possibile aiuto e di sostenere gli esami". In questo enunciato possiamo individuare tre momenti cruciali in cui è richiesto il contributo attivo, da parte dell'Amministrazione penitenziaria, al fine di agevolare la dinamica degli studi universitari. Il primo intervento necessario era quello di stabilire un accordo, tra l'amministrazione carceraria e l'Università, atto ad istituire l'attività didattica nel penitenziario, garantendo, in tal modo, stabilità all'attività stessa. A tale intesa dovevano seguire accordi in merito alle modalità di attuazione dell'attività didattica, considerando due momenti fondamentali di questa attività: la preparazione dell'esame ed il sostenimento dello stesso.
Con il vecchio regolamento era essenziale concordare le modalità di ingresso in istituto del personale docente, in occasione sia del sostegno allo studente durante la preparazione dell'esame, sia della prova finale di esaminazione. Innanzi tutto dovevano richiedersi le necessarie autorizzazioni, ex. art. 17 dell'ordinamento penitenziario, allo scopo di consentire l'accesso in istituto ai docenti e, al momento dell'esame, dei membri della commissione esaminatrice. Era opportuno inoltre individuare i locali destinati agli incontri didattico-accademici e concordare il tempo da dedicare allo svolgimento di tali attività.
In merito a quest'ultimo argomento, ovvero agli orari in cui poteva svolgersi l'attività didattica, sia individuale che di confronto e dialogo con i docenti, è stata prevista, al terzo comma dello stesso articolo del regolamento di esecuzione del '76 (5), la possibilità di esonerare dal lavoro lo studente, che ne avesse fatto richiesta, qualora l'attività di studio si fosse svolta durante l'orario di lavoro. A tal proposito, l'enunciato del terzo comma dell'art. 42 del regolamento di esecuzione stabiliva che la richiesta di esonero dal lavoro dovesse essere soddisfatta "in considerazione dell'impegno e del profitto dimostrati" dallo studente stesso. È opportuno ricordare che sia l'istruzione che il lavoro erano già considerati elementi irrinunciabili del trattamento rieducativo. Per questo motivo, l'eventuale richiesta di esonero dall'attività lavorativa era sottoposta al filtro degli operatori dell'area trattamentale, i quali dovevano valutarla, in considerazione del programma rieducativo intrapreso dal detenuto. In merito ai locali in cui l'attività didattico-accademica avrebbe dovuto svolgersi, il testo regolamentare del '76 non indicava alcuna disposizione, lasciando, implicitamente, alla direzione dell'istituto penitenziario, la discrezionalità di indicare gli spazi da dedicare a tale attività.
Terminata l'analisi dell'art. 42 del regolamento di esecuzione del '76, ricordiamo che, al fine di agevolare ed incentivare gli studi, l'art. 43 dello stesso regolamento del '76, rubricato "Benefici economici per gli studenti", prevedeva sostegni economici anche a favore degli studenti impegnati nei corsi universitari.
Il terzo comma dell'art. 43 del regolamento di esecuzione del '76 prevedeva che, a conclusione dell'anno accademico, agli studenti universitari che avevano superato tutti gli esami previsti per il loro anno venissero "rimborsate, qualora versino in disagiate condizioni economiche, le spese sostenute per tasse, contributi scolastici e libri di testo, e" venisse "corrisposto un premio di rendimento nella misura stabilita dal Ministero". Il sesto comma dello stesso articolo del regolamento del '76 enunciava che non potevano usufruire dei benefici economici di cui al comma tre dello stesso articolo (6) gli studenti universitari detenuti che fruiscono di assegni familiari o borse di studio.
La possibilità di assegnare borse di studio o assegni familiari agli studenti che versano in difficili condizioni economiche, è prevista dalla Costituzione. L'art. 34 della Costituzione, ha riservato particolare attenzione all'eventuale stato di indigenza in cui un soggetto può versare, considerando che tale condizione economica può costituire un ostacolo alla prosecuzione degli studi. Al fine di arginare questo ostacolo e nell'intento di rendere effettivo il diritto allo studio, il terzo comma dell'art. 34 ha previsto aiuti, sotto forma di borse di studio o assegni familiari, da attribuire, per concorso, agli studenti capaci e meritevoli, che versano in disagiate condizioni economiche.
Queste poche disposizioni costituiscono l'intera disciplina che il Regolamento del '76 indicava in merito agli studi universitari negli istituti penitenziari. Negli anni in cui era in vigore detto regolamento, lo studio universitario in carcere, incontrava non poche difficoltà. Queste derivavano principalmente dagli ostacoli pratici con cui si scontrava l'Amministrazione penitenziaria, nell'assolvere all'impegno di agevolare gli studi universitari: nella difficoltà di gestire gli spazi, i tempi, la sicurezza ed i continui nonché mutevoli ingressi in istituto di persone dall'esterno. Uno strumento che avrebbe potuto risolvere almeno parzialmente tali problematiche, poteva essere individuato nel beneficio del "permesso" ma la normativa allora in vigore non consentiva di usufruire tale beneficio per scopi culturali. Come già osservato la disciplina che il testo dell'ordinamento penitenziario del '75 dedicava alla materia dei permessi è stata presto modificata dalle leggi n. 1 del 12 gennaio 1977 e n. 450 del 20 luglio dello stesso anno. L'art. 30 dell'ordinamento penitenziario, rubricato "Permessi", in seguito alle modifiche restrittive del '77 (7), prevedeva, come motivazioni valide, per la concessione di tale beneficio, sia agli internati che ai condannati, solo "gravi situazioni familiari" (confermate dall'art. 61 del regolamento di esecuzione del '76). Le generiche disposizioni dell'Ordinamento del '75 e del Regolamento del '76, nonché la disciplina prevista per la concessione dei permessi, rappresentavano notevoli limiti alla realizzazione concreta dell'opportunità, riconosciuta allo studente detenuto, di compiere un percorso di studi universitario. È oggettivo e sperimentato che il conseguimento di risultati apprezzabili nel campo dello studio, in particolare di quello universitario, richiede un notevole impegno da parte dei docenti, impegno di gran lunga maggiore di quanto, a prima vista, emerge dalla scarna previsione regolamentare del '76 e per far sì che tale impegno potesse essere effettivo sarebbe stato necessario facilitare i contatti e gli incontri tra gli studenti ed i docenti.
Ricordiamo che la legge Gozzini, legge n. 663 del 10 ottobre 1986, ha previsto un ampliamento delle motivazioni valide per la concessione dei permessi. Tale legge ha confermato la normativa prevista dall'art. 30 ed ha introdotto un nuovo articolo, l'art. 30 ter (in seguito modificato dal D.L. n. 152 del 13 maggio 1991, convertito con modifiche nella legge n. 203 del 12 luglio 1991), nel quale è stata indicata la possibilità di concedere "permessi premio", ai condannati ed agli internati, allo scopo di consentire loro "di coltivare interessi affettivi, culturali o di lavoro". Le disposizioni previste dal nuovo articolo, limitatamente all'incidenza che hanno avuto sulla dinamica dell'attività universitaria, hanno offerto, formalmente, un mezzo, agli studenti universitari detenuti, limitatamente a quelli di loro in possesso dei requisiti giuridici necessari per proporre istanza di permesso premio (8), di uscire dal carcere, consentendo loro di sostenere, almeno l'esame, direttamente nella Facoltà scelta. Questo ha limitato le difficoltà che comportava l'ingresso in istituto della commissione esaminatrice ed ha concesso, allo studente detenuto in permesso, la possibilità di sostenere l'esame in condizioni ambientali uguali agli altri iscritti universitari.
Il 30 giugno 2000 è stato approvato, con il D.P.R. n. 230, il nuovo Regolamento di esecuzione che ha introdotto ulteriori disposizioni in merito agli studi universitari in carcere. L'art. 44 del Regolamento del 2000, rubricato "Studi universitari" conferma, nei primi tre commi, l'intero contenuto dell'art. 42 del Regolamento del '76 ed aggiunge un nuovo comma. La prima parte di questo comma, il quarto, recita: "I detenuti e internati, studenti universitari, sono assegnati, ove possibile, in camere e reparti adeguati allo svolgimento dello studio, rendendo, inoltre, disponibili per loro, appositi locali comuni". È riconosciuta la necessità che gli studenti universitari detenuti o internati siano assegnati in locali del penitenziario che consentano loro di potersi dedicare e concentrare nello studio. Spesso, visti i frequenti casi di sovraffollamento in cui vertono gli istituti penitenziario, questa indicazione assume una notevole rilevanza pratica. Infatti il carcere notoriamente, anche se non affetto da sovraffollato, non è un luogo in cui è facile riservarsi spazi e momenti di calma, elementi indispensabili per l'attività didattica, soprattutto a livello universitario. È prevista la predisposizione, all'interno dell'istituto penitenziario, di locali, in cui, gli studenti universitari, possono ritrovarsi e confrontarsi, con i docenti e con gli altri studenti, ammettendo l'importanza che le lezioni ed il confronto rivestono nella dinamica dell'attività didattica. Il quarto comma dell'art. 44 del regolamento di esecuzione del 2000 prevede inoltre che "Gli studenti possono essere autorizzati a tenere nella propria camera e negli altri locali di studio i libri, le pubblicazioni e tutti gli strumenti didattici necessari al loro studio". Possiamo osservare come, sia nella prima, che nella seconda parte del nuovo comma introdotto dal Regolamento del 2000, si è cercato di porre ulteriore attenzione alle condizioni degli studenti universitari detenuti, riconoscendo loro la necessità di avere a disposizione ambienti e strumenti, che possano agevolare il compimento degli studi universitari intrapresi, come previsto dal testo dell'Ordinamento penitenziario del '75.
L'art. 45 del Regolamento del 2000, rubricato "Benefici economici per gli studenti", ricalca, al quarto comma, quanto disposto in materia dal precedente Regolamento del '76. È confermato il rimborso delle tasse, dei contributi scolastici e dei libri di testo agli studenti universitari che hanno superato tutti gli esami del loro anno e che versano in disagiate condizioni economiche. È inoltre ribadito il versamento di un premio di rendimento, a favore degli studenti universitari che hanno conseguito i profitti scolastici previsti per usufruire dei rimborsi sopra esposti. L'attribuzione del premio di rendimento prescinde dalle condizioni economiche dello studente e si limita a riconoscerne l'impegno ed il profitto dimostrati nell'attività accademica. Infine è confermata, al comma sette dell'art. 45 del nuovo Regolamento, l'esclusione dai benefici economici, di cui al comma quattro dello stesso articolo, per gli studenti che fruiscono di borse di studio o assegni.
Il Regolamento del 2000 prevede, all'art. 83, comma nove, lettera "a", che qualora sia necessario procedere ad un trasferimento collettivo di detenuti o internati, sono esclusi da tale provvedimento, quando possibile, i "detenuti e gli internati impegnati in attività trattamentali, ed in particolare coloro che sono occupati in attività quali il lavoro, l'istruzione e la formazione professionale". Tra le attività trattamentali in materia di istruzione è compreso anche lo studio universitario, che possiamo definire come l'ultima tappa di un percorso di formazione culturale.
3.2 Esperienze di studio universitario in carcere
In questo paragrafo verranno esposte alcune significative realtà nazionali di studio universitario in carcere. La realtà del "Polo Universitario Toscano" di Prato verrà trattata nei paragrafi successivi in quanto è stata seguita da chi scrive direttamente dalla sua nascita ad oggi ed in considerazione del fatto che rappresenta la più completa realtà di studio universitario in carcere attiva ad oggi sul territorio nazionale.
Il 27 luglio 1998 è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Tribunale di Sorveglianza di Torino, l'Università degli Studi di Torino ed il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria competente per il Piemonte e la Valle d'Aosta, con cui è nato il primo "Polo Universitario Penitenziario" in Italia. Questa iniziativa è stata frutto e traguardo di una lunga esperienza del volontariato iniziata negli anni '80, nel carcere "Le Vallette" di Torino. Tale attività di volontariato, che ha visto tra i suoi promotori anche il Prof. Neppi Modona, si proponeva di offrire un sostegno, nell'attività di studio universitario, ai detenuti di detto carcere. Come mi ha confermato, durante un'intervista, l'attuale direttore dell'istituto penitenziario di Torino, dott. Pietro Buffa, non è stato facile giungere all'accordo formale del protocollo d'intesa considerando che, la necessità emersa negli anni '80 - '90 di gestire i detenuti politici ed i brigatisti, ha avuto non poche ripercussioni nell'ambiente penitenziario, ripercussioni che hanno indotto, nonostante la legge Gozzini, una visione del carcere piuttosto chiusa. L'iniziativa del "Polo Universitario" nel carcere de "Le Vallette" è stata presentata alla stampa il 4 ottobre 1999. Hanno presenziato l'inaugurazione il Provveditore dell'Amministrazione penitenziaria del Piemonte e della Valle d'Aosta, dott. Giancarlo Caselli, l'allora Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Torino, dott. Vaudano e il Prof. Neppi Modona. L'adesione della Magistratura di Sorveglianza al progetto aveva lo scopo di stimolare l'attenzione di detto ufficio giudiziario in merito all'iniziativa, senza comunque coinvolgerlo nella disposizione di trattamenti speciali per i detenuti studenti universitari. Il progetto "Polo Universitario" è partito con molta prudenza, soprattutto nell'ambiente universitario. I docenti non hanno accolto con favore l'iniziativa, nonostante non abbiano mai espresso palesemente pareri contrari. Dedicare altro tempo all'insegnamento, accedere ad una struttura quale il carcere, avere a che fare con persone adulte, spesso dalla cultura stantia ed oramai disabituate ai libri ed allo studio non sono stati aspetti facili da digerire per i docenti. Questi comunque non hanno manifestato il loro dissenso neanche durante la riunione del Senato accademico, in occasione della quale è stata discussa con l'approvazione del protocollo d'intesa, l'adesione dell'Università di Torino al progetto. In detta occasione, solo il rappresentante degli studenti ha espresso voto contrario all'iniziativa. La motivazioni di tale voto contrario, a grandi linee, è stata quella di non ritenere opportuno un interessamento dell'Università nei confronti dei detenuti, percependo tale interessamento come una mancanza di sensibilità nei confronti di quegli studenti universitari "liberi" che versano in difficili condizioni. Al fine stimolare l'impegno richiesto ai docenti delle facoltà attivate nel "Polo universitario" de "Le Vallette", Scienze Politiche e Giurisprudenza, si sono pensate varie soluzioni, tra cui quella di reperire fondi da destinare ai professori per incentivare la loro attività didattica in carcere. In seguito è stato deciso di non seguire questa strada optando per la prassi oggi adottata: le ore che ciascun docente, delle due facoltà attivate, dedica all'attività didattica in carcere, siano conteggiate nel numero di ore complessive che, per contratto, ciascun docente è tenuto a dedicare all'attività didattica. Ovvero il numero delle ore che ciascun docente della facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche impegna nell'attività didattica in carcere si somma alle ore di lezione che lo stesso docente svolge presso la Facoltà contribuendo così a raggiungere il monte d'ore che ciascun docente è tenuto a dedicare annualmente nell'insegnamento accademico.
Tutt'oggi il "Polo universitario" nel carcere de "Le Vallette" è attivo e rappresenta, insieme al "Polo Universitario Penitenziario Toscano", la cui attività principale si svolge nella Casa Circondariale di Prato, una delle realtà più attive che vede l'Università in carcere. Esaminiamo, nelle sue parti essenziali, l'iniziativa del carcere "Le Vallette". Detta iniziativa è riservato esclusivamente ai detenuti, uomini, reclusi, nei reparti di media sicurezza, delle carceri della Valle d'Aosta e del Piemonte. Questa limitazione geografica vedremo che crea non pochi problemi per coloro che desiderano accedere al Polo universitario ma è stata prevista e continua ad essere confermata al fine di sfruttare una migliore collaborazione con un unico P.R.A.P. competente territorialmente che più facilmente può avere il polso della situazione dei trasferimenti nonché dell'andamento dell'intero progetto. Come è stato poco sopra accennato, le Facoltà attivate sono quelle di Scienze Politiche e di Giurisprudenza. La decisione di attivare solo queste due indirizzi è stata indotta dal dato di fatto che solo all'interno di queste due facoltà è stato possibile reperire personale docente ed una collaborazione amministrativa costanti tali da consentire al progetto di avere vita e di svilupparsi. È stata allestita una sezione, in media sicurezza, nel carcere "Le Vallette", composta da ventidue celle singole, due stanze per gli incontri individuali tra i docenti e gli studenti nonché una stanza più grande per le attività comuni. In quest'ultima stanza è stata allestita una biblioteca, fornita dalla Facoltà di Scienze Politiche, specifica per gli studi universitari attivati. Inoltre, sempre nella stanza dedicata alle attività comuni sono state installate due postazioni informatiche fisse. I detenuti studenti attualmente presenti nella sezione universitaria sono 21, sia italiani che stranieri, di cui uno prossimo alla laurea in Giurisprudenza. Detto studente sarà il primo laureato di questa iniziativa. L'età media dei detenuti che sono inseriti nel progetto è di oltre quarant'anni. L'ordine di servizio interno alla sezione universitaria, oggi in vigore, prevede l'apertura delle celle dalle ore 8 di mattina alle ore 22 di sera, lasciando i detenuti liberi di coordinare come meglio credono l'attività di studio con i momenti di socialità, il lavoro e le altre esperienze trattamentali. La sorveglianza della sezione è affidata ad un agente di polizia penitenziaria per volta, che cambiando ogni sei ore per quattro volte al giorno, consente di coprire il servizio di sorveglianza dell'intera giornata.
Ai detenuti studenti della sezione universitaria non è garantito alcun impegno lavorativo né sono state pensate attività di tale genere appositamente per loro, a parte quella di bibliotecario della sezione. Le attività lavorative cui i detenuti studenti della sezione possono accedere sono quelle generalmente previste per i componenti di ciascuna sezione dell'istituto, quali scopino, spesino, porta vitto... I detenuti lavoratori sono assegnati agli impegni di lavoro dall'Amministrazione del carcere, in base ad un sistema di turni che consente l'occupazione, in media, di tre lavoranti. I detenuti studenti che desiderano far parte del "Polo Universitario" possono iscriversi alle università attivate pagando una tassa d'iscrizione pari all'importo previsto per coloro che, in base al reddito, rientrano nella prima fascia di contributi stabilita. Tale versamento, sino ad oggi, è stato sovvenzionato dalla Fondazione S. Paolo, l'istituto bancario che si è impegnato ad erogare un contributo tale da permettere il pagamento, a tutti i detenuti che aderiscono all'iniziativa in oggetto, delle tasse d'iscrizione universitaria, nonché delle spese per integrare l'acquisto dei libri della biblioteca. Nei confronti dei detenuti studenti universitari del progetto, l'Università ha rinunciato al versamento, da parte degli stessi, dell'importo previsto per la seconda rata di tasse. In sostanza, considerando quest'ultima rinuncia da parte dell'Università ed il contributo della Fondazione S. Paolo, i detenuti studenti universitari ammessi al progetto in esame sono completamente sollevati dal pagamento delle tasse d'iscrizione universitarie.
L'attività dei docenti nella sezione universitaria del carcere torinese è gestita discrezionalmente dagli stessi, anche se di prassi è richiesto un impegno didattico di almeno cinque incontri nel corso della preparazione di ogni singolo esame. La commissione d'esame ha accesso all'istituto in occasione dell'esame stesso. Al fine di consentire l'ingresso in istituto di ciascun docente, all'inizio di ogni anno accademico, o comunque all'occorrenza, sono richieste, dalla direzione del carcere, le necessarie autorizzazioni, ex art. 17 dell'ordinamento penitenziario.
Come ricordato, il progetto in esame è riservato ai detenuti definitivi, uomini, in media sicurezza, ristretti nelle carceri del Piemonte e della Valle d'Aosta. Come accennato il precedenza la scelta di tale limitazione regionale è stata decisa e mantenuta al fine di collaborare con un unico P.R.A.P. lasciando immutata la competenza finanziaria dell'intero progetto. A scopo informativo è previsto un bando annuale nazionale con il quale si porta a conoscenza della popolazione detenuta presente sul territorio nazionale l'iniziativa di Torino. Qualora un detenuto recluso in un istituto penitenziario di una regione diversa da quelle previste dal protocollo d'intesa decida di aderire al progetto e la sua richiesta di ammissione sia accettata, deve necessariamente attivare le procedure necessarie per ottenere il trasferimento nell'istituto penitenziario "Le Vallette". Il detenuto che desidera accedere alla sezione universitaria del carcere torinese deve presentare la relativa domanda di ammissione al direttore dell'istituto penitenziario in questione. In detta richiesta il detenuto deve aver cura di indicare i proprio grado di istruzione e la propria posizione giuridica. Il direttore dell'istituto penitenziario torinese, ricevuta la domanda, richiede una relazione all'equipe trattamentale dell'istituto penitenziario in cui si trova il detenuto interessato, chiedendo inoltre di allegare il diploma di maturità del detenuto stesso, necessario per l'eventuale iscrizione universitaria. Le domande di ammissione al progetto sono sottoposte ad un primo filtro da parte dell'Amministrazione penitenziaria ed un secondo filtro della Commissione prevista dal protocollo d'intesa. È preferita l'ammissione alla sezione universitaria di coloro che riportano condanne lunghe e che non sono nei termini per richiedere né il beneficio dei permessi premio né per accedere alle diverse misure alternative. Queste caratteristiche consentono di pensare programmi di studio a medio lungo termine, presupponendo una costanza temporale nell'impegno e nella presenza dello studente. La Commissione è composta da un rappresentante del P.R.A.P. del Piemonte - Valle d'Aosta, dal direttore del carcere "Le Vallette", da un delegato delle Facoltà attivate, e dal Magistrato di Sorveglianza competente per la sezione. I criteri seguiti dalla Commissione nel valutare le domande di ammissione al "Polo universitario", sono: la posizione giuridica ed il residuo pena del detenuto, la sua condotta nell'istituto di provenienza, la sua pericolosità, il suo curriculum di studi e professionale, le sue condizioni personali e familiari. In realtà questo secondo filtro è stato, sino ad oggi, solo formale in quanto le domande d'ammissione sono state numericamente insufficienti per coprire la capienza della sezione. Normalmente, la selezione eseguita dall'Amministrazione penitenziaria è stata, di fatto, confermata dalla Commissione.
I detenuti stranieri che desiderano iscriversi alle Facoltà attivate devono presentare copia del diploma da loro conseguito nel rispettivo paese di provenienza nonché la traduzione dello stesso diploma effettuata dall'ambasciata del loro paese in Italia. Gli studenti stranieri presenti nella sezione provengono soprattutto dal Sud America e comunque spesso parlano lo spagnolo.
La permanenza nella sezione universitaria di ciascun detenuto studente è soggetta ad una valutazione annuale, effettuata dalla Commissione, che tiene in considerazione il profitto, la condotta e la partecipazione del detenuto al rispettivo programma di rieducazione. In merito al profitto, è richiesto che ciascun detenuto studente, per poter rimanere nella sezione universitaria, abbia superato almeno due esami nel corso dell'anno accademico seguito. Sino ad oggi nessuno studente detenuto è stato allontanato dalla sezione universitaria per questo ragione. Le motivazioni che hanno contribuito, in questi anni, al turn over della sezione universitaria sono state: l'insorgere di esigenze di salute o personali di alcuni studenti nonché situazioni di difficile convivenza tra gli stessi componenti della sezione.
Nella sezione universitaria sono istituiti anche corsi completi di lingua inglese e francese. Storicamente il progetto ha visto uno sbilanciamento delle iscrizioni universitarie a favore della Facoltà di Scienze Politiche anche se negli ultimi anni tale orientamento si è equilibrato tra i due corsi accademici attivati. I progetti per il futuro dell'iniziativa "Polo Universitario" sono quelli di potenziarla, coinvolgendo altre Facoltà dell'Ateneo e cercando di garantire, in linea di massima, un minimo impegno lavorativo per tutti gli studenti detenuti della sezione universitaria. Quest'ultimo problema ha rappresentato, in questi anni, un forte deterrente per molti detenuti aspiranti studenti universitari, soprattutto per quelli di loro che dovevano trasferirsi, al fine di partecipare all'iniziativa, da un altro istituto al carcere torinese. Spesso questi soggetti si sono trovati nella difficile condizione di scegliere se lasciare l'impegno di lavoro che avevano nel carcere di provenienza o proseguire l'attività di studio. Per il momento non ci sono indicazioni rilevanti in merito alla soluzione del problema della mancanza di lavoro nella sezione universitaria, come del resto non ci sono riscontri apprezzabili in merito all'adesione all'iniziativa "Polo Universitario" da parte di altre facoltà dell'Ateneo di Torino. Il problema della carenza di impieghi lavorativi per i detenuti studenti universitari è di prioritaria importanza perché l'assenza di impiego non consente allo studente detenuto di vivere la scelta di studiare in modo tranquillo ed incondizionato. Nella maggior parte dei casi, lo studente detenuto a meno che non sia aiutato dall'esterno (famigliari, amici), ha necessità di lavorare per potersi innanzi tutto garantire una vita dignitosa all'interno del carcere, provvedendo autonomamente alle esigenze di vitto, vestiario, sanità e quant'altro di assoluta importanza. Conquistando una tranquillità economica lo studente detenuto può vivere sia la sua reclusione in modo migliore nonché la scelta di studiare in modo più sereno godendo di una migliore capacità di concentrazione nell'attività di studio.
Un'altra esperienza che vede l'Università in carcere è quella presso la Casa Circondariale "Dozza" a Bologna. Il 24 marzo 2000 è stata firmata una Convenzione, dalla validità triennale, tra l'Università degli Studi di Bologna ed il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. In detta Convenzione, visti gli artt. 17 e 19 dell'Ord. pen., nonché l'art. 44 del Reg. esec del 2000, sono indicati i diversi impegni che, i soggetti firmatari della Convenzione stessa, si sono assunti in merito agli studi universitari dei detenuti del carcere "Dozza". In considerazione delle positive esperienze di volontariato dei docenti e degli studenti dell'Ateneo bolognese, in particolare della Facoltà di Scienze Politiche, condotte nel carcere "Dozza" negli anni precedenti all'atto in esame, l'Università di Bologna si è impegnata, all'art. 2 della Convenzione (9), a collaborare attivamente "all'opera di rieducazione" dei detenuti di detto carcere, organizzando corsi di studio ed altri interventi culturali ad opera di docenti e studenti. Questi soggetti, opportunamente autorizzati ex art. 17 dell'ordinamento penitenziario operano senza oneri per l'Amministrazione penitenziaria. L'Università si è inoltre impegnata a sollevare dal peso economico della tassa d'iscrizione, i detenuti studenti universitari dell'istituto penitenziario in questione, o assegnando borse di studio o prevedendone l'esenzione dal pagamento delle tasse. L'Università, all'art. 3 della Convenzione (10), si è impegnata anche a favorire l'iscrizione universitaria degli agenti di Polizia penitenziaria attraverso l'assegnazione di borse di studio o esentandoli dal pagamento delle tasse. A favore degli agenti di polizia penitenziaria iscritti all'università, sono stati inoltre previsti contributi per la fornitura del materiale didattico necessario. L'Amministrazione Penitenziaria, all'art. 4 della Convenzione in esame (11), si è impegnata a favorire le iniziative culturali e formative svolte dai docenti e dagli studenti, a collaborare con le scelte didattiche di questi soggetti, ad assicurare la partecipazione costante dei detenuti interessati, nonché a mettere a disposizione dell'iniziativa spazi e materiali didattici. È inoltre previsto, quando possibile, che i detenuti studenti universitari siano collocati in celle singole o comunque disposti in reparti adeguati allo studio, che la biblioteca dell'area didattica sia costantemente integrata e che gli studenti detenuti abbiano la possibilità di disporre ed utilizzare il materiale didattico necessario allo studio. Infine, l'Amministrazione Penitenziaria si impegnata a far completare il corso di studi, al detenuto studente universitario, nello stesso istituto di Bologna, salvo gravi, fondati e comprovati motivi contrari e previa segnalazione del Responsabile Scientifico dei corsi di studio. Dallo scarno testo della Convenzione in esame, con cui è stata regolarizzata la collaborazione dell'Università di Bologna in ordine alla formazione culturale dei detenuti del C.C. di "Dozza", possiamo comunque individuare due elementi, che la convenzione stessa, nonostante la sua genericità, ha avuto cura di considerare: ha espressamente previsto facilitazioni a favore degli agenti di Polizia penitenziaria che intendono iscriversi all'Università ed ha indicato chiaramente l'impegno dell'Amministrazione penitenziaria di favorire, al detenuto studente universitario, il completamento degli studi nello stesso istituto, salvo eccezionali impedimenti. Questi due elementi rappresentano degli utili esempi da seguire per le altre realtà di università in carcere attive sul territorio nazionale al fine di migliorare il rapporto tra coloro che operano in queste realtà ed il personale di polizia penitenziaria nonché di offrire un valido precedente per evitare i trasferimenti degli studenti universitari detenuti facilitando loro il compimento degli studi universitari nello stesso istituto.
L'esperienza nel carcere di "Dozza", nonostante sino ad oggi sia limitata alla scarna Convenzione, rientra tra le opportunità offerte dalle forze del volontariato, tese al sostegno dei detenuti nell'attività di studio universitario.
In molti istituti penitenziari del territorio nazionale esistono esperienze di sostegno didattico-accademico da parte del volontariato e spesso, questo sostegno, proviene da singoli individui. La maggior parte degli studenti detenuti, e quindi anche di quelli che decidono di iscriversi all'università, sono persone adulte la cui attenzione è difficilmente stimolabile, per lo più disabituate allo studio in quanto oramai lontane dai banchi di scuola e dai libri da molto tempo e che presentano spesso, anche nel caso di studenti di nazionalità italiana, difficoltà di espressione sia verbale che scritta. Per questo tipo di studenti è spesso necessario, almeno nella fase iniziale dello studio, un concreto sostegno da parte dei docenti o di insegnanti volontari al fine di facilitare la loro ripresa di quella confidenza con il mondo dei libri, dell'apprendimento e dell'espressione. Ad esempio di quanto appena detto portiamo l'esperienza di un docente di Analisi Matematica, del Politecnico di Milano, che da dieci anni offre sostegno, nelle materie di sua competenza, ai detenuti universitari del carcere di "Opera" a Milano. Nel corso della sua attività, la professoressa Carla Vaghi ha avuto modo di osservare alcuni aspetti importanti della realtà dei detenuti studenti universitari in carcere, e in occasione di una intervista riportata sul mensile di matematica "Lettere Matematica" del 2001, ha esposto alcune indicazioni che possono aiutare a migliorare la qualità degli interventi didattici nei confronti di questo tipo di studenti. In particolare la professoressa ha riscontrato la difficoltà di insegnare ad un pubblico adulto ed in maggioranza disabituato allo studio. Questa condizione richiede, da parte del docente, un adeguamento del suo insegnamento alle capacità di chi lo ascolta. È necessaria una didattica concreta e sintetica, anche a scapito dell'abituale livello di generalità e di rigore. Le stesse esigenze si rispecchiano anche nel materiale didattico-informativo da fornire ai detenuti. La professoressa, alla luce della sua esperienza didattica con i detenuti studenti, spesso ha ritrovato i testi normalmente adottati nelle materie di sua competenza, inadeguati, prolissi e di difficile comprensione. Premesso questo, la professoressa ha sollecitato la cooperazione dei colleghi matematici, non solo offrendo la loro disponibilità ad operare nell'ambiente carcerario, anche per corrispondenza, ma coordinandosi al fine di elaborare materiale per una "collana" rivolta esclusivamente alla didattica per adulti o per autodidatti. Oltre ai libri, l'insegnante ritiene opportuno provvedere alla preparazione di cassette audio, CD-Rom, videocassette e materiale da rendere disponibile in rete. In quest'ottica è essenziale introdurre la teoria in modo semplice e sintetico, come normalmente accade durante le lezioni in classe, a diretto contatto con gli studenti. Questo sistema è forse meno rigoroso ma di certo più incisivo e comprensibile.
Prima di concludere ritengo opportuno fare un rapido cenno alla realtà della Casa di reclusione di "S. Michele" di Alessandria, spesso denominata "carcere-scuola" anche se tale dicitura non è formalmente prevista da nessuna norma specifica. Ogni anno, come ha dichiarato l'ex direttore della Casa di reclusione in questione, dott. Pietro Buffa, decine di detenuti in Italia rispondono al bando nazionale per poter frequentare i corsi scolastici di Alessandria. La presenza da oltre quarant'anni di un corso quinquennale per la qualifica di geometra, associato ad alcuni corsi professionali e con la presenza costante di diversi detenuti studenti universitari, ha caratterizzato e caratterizza questo istituto. Un carcere-scuola vive una profonda frattura quando prevale la logica dell'istituzione totale sulla logica formativa. Sostenere la centralità dell'attività didattica, affinché intorno a questa si definiscano ritmi e strutture della vita detentiva, è possibile solo se i vari operatori dell'istituto penitenziario (docenti esterni, educatori penitenziari, polizia penitenziaria, magistrato di sorveglianza) partecipano attivamente e condividono il progetto educativo. Questo è quanto è successo per buona parte nel carcere di "S. Michele". Da qui l'idea di formalizzare - dopo una lunga serie di contatti con l'Università del Piemonte Orientale interessata alla costituzione di corsi universitari all'interno dell'istituto, la presidenza dell'Istituto per geometri "Nervi" di Alessandria cui fa capo la sezione distaccata presso la Casa di reclusione di Alessandria e presso il cui istituto è stato permesso a due corsisti detenuti dell'ultimo anno di frequentare all'esterno l'ultimo quadrimestre, riportando ottimi risultati, l'Ente di formazione professionale che opera in carcere e gli Stati Generali di Alessandria (che riuniscono tutte le espressioni civili, culturali ed economiche della città) - un progetto denominato "Gutemberg", finalizzato alla conversione della Casa di reclusione "S. Michele" in un istituto penale completamente dedicato ad attività formative. Questo, se concretizzato, consentirebbe di ritarare l'intera organizzazione sulle esigenze didattiche. Purtroppo il progetto si è arrestato e sta vivendo un momento di stallo da quando nell'anno 2001 è mutato l'ufficio direttivo dell'istituto di pena, ovvero da quando l'ex direttore dell'istituto in esame, Dott. Pietro Buffa, ha lasciato l'incarico direttivo del carcere di Alessandria per trasferirsi alla direzione del carcere "Le Vallette" di Torino.
Ritengo importante dedicare particolare attenzione all'accennata esperienza all'esterno, presso l'Istituto per geometri "Nervi" di Alessandria, dei due corsisti detenuti dell'ultimo anno. Tale progetto venne prima discusso all'interno dell'istituto penitenziario attraverso modalità collegiali già sperimentate: gli insegnanti indicarono i corsisti più meritevoli dal punto di vista didattico ma anche comportamentale, sia durante le lezioni che nel portare avanti l'impegno di studio; gli educatori, il personale di custodia ed il magistrato di sorveglianza indicarono invece la possibilità giuridica e l'opportunità della scelta. Seguì un lungo confronto all'esterno presso il consiglio d'istituto dell'Istituto "Nervi" che decise, senza remore, di accettare la proposta del carcere. Come accennato i risultati furono ottimi. L'impegno dimostrato dai due studenti è stato notevole anche perché c'è stata una loro consapevolezza che tale modalità costituiva potenzialmente l'inizio di esperienze di ammissione all'esterno per motivi di studio per altri compagni di detenzione. Non solo infatti dopo i risultati conseguiti si è pensato di riattivare l'iniziativa per l'anno scolastico successivo e per l'intero ultimo anno di corso, ma è stato ipotizzato di ammettere all'esterno alcuni detenuti già diplomati ed iscritti ai corsi universitari con sede in Alessandria.
In un articolo (12) scritto dal dott. Pietro Buffa è stata riportata la suddetta esperienza nonché un quadro complessivo delle attività e del progetto "carcere-scuola" del carcere di "S. Michele" di Alessandria. Dall'esperienza sinteticamente descritta possono essere evidenziati alcuni elementi centrali. Il binomio "carcere-scuola" non può non indicare un progetto di fondo. Fondamentali sono la condivisione ed il riconoscimento tra tutti gli operatori coinvolti di obbiettivi comuni e metodiche professionali, seppur diverse, orientate alla loro realizzazione. La condivisione deve scaturire da un approfondito confronto sulla condizione dell'uomo ristretto in carcere, dei suoi bisogni palesi, latenti e indotti. Un "carcere-scuola" per essere tale deve essere credibile, ovvero deve poter costituire un servizio che metta realmente alla prova la volontà e l'impegno dei detenuti-studenti. Solo in questo modo è possibile procedere a quella verifica della cosiddetta "partecipazione all'attività trattamentali" richiesta dall'ordinamento penitenziario per poter modificare la vicenda detentiva (13). È necessario che tutti gli operatori, sia interni che esterni, siano consapevoli di partecipare ad un unico disegno. Chi entra in carcere per motivi professionali lavora con persone soggette ad una pena che può modificarsi anche in relazione a quelle attività. È stato correttamente sottolineato da Soliani che "la formazione entra nella vicenda delle persone recluse" (14). Non siamo di fronte ad un tentativo di riproporre l'addestramento coatto dei "corpi molli" (15) esposto da Michel Foucault ma viceversa siamo di fronte all'intento di proporre un servizio penitenziario al quale volontariamente e consapevolmente le persone recluse possono aderire. Rispetto a questa opportunità i detenuti che faranno la scelta di usufruire di questo servizio saranno anche indotti a scegliere la via dell'impegno perché altro l'istituzione penitenziaria non potrà offrire. In tal senso è opportuno che il gruppo dei detenuti sia omogeneamente composto, in modo che le motivazioni iniziali si rinforzino attraverso la relazione con persone che hanno fatto le stesse scelte. Occorrerà dare anche dinamicità, prospettiva e riconoscimento all'impegno dimostrato prevedendo, per quanto possibile, un crescendo di attività correlate all'iter formativo, anche all'esterno della cinta muraria. Per tutti questi motivi un "carcere-scuola" come quello in progetto ad Alessandria deve avere un'organizzazione centrata sulla formazione rispetto alle cui esigenze ruoti intorno la restante parte della vita detentiva. È opinione di chi scrive che un carcere che si definisce "scuola" debba esprimere un progetto educativo e penale teso, quantomeno, al conferimento di competenze e conoscenze.
3.3 Il "Polo Universitario Penitenziario toscano"
3.3.1 Presentazione del progetto
Il 26 febbraio 2002, presso la Casa Circondariale di Prato si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2001-2002 del "Polo universitario penitenziario" della Toscana, un'esperienza iniziata nell'anno accademico 2000-2001 e che oggi è una realtà concreta attiva e vitale. Il progetto del "Polo universitario penitenziario" toscano è nato formalmente il 31 ottobre 2000, con la stipula del Protocollo d'intesa tra l'Università degli Studi di Firenze, il Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria competente per la Toscana e la Regione Toscana. Il progetto è nato in seguito alla sollecitazione del volontariato penitenziario, sollecitazione che ha trovato una risposta costruttiva negli organi firmatari del protocollo del 2000.
L'iniziativa del "Polo universitario penitenziario" intende offrire ai detenuti, definitivi e non, italiani e stranieri, reclusi nelle carceri toscane ed in possesso dei requisiti scolastici necessari per iscriversi all'università, l'opportunità di seguire corsi di istruzione accademica. Scopo del progetto, formalizzato nel testo dell'apposita Convenzione, è quello di stabilire una collaborazione tra le istituzioni coinvolte, al fine di consentire, ai detenuti ristretti negli istituti penitenziari della toscana, di esercitare, il proprio diritto allo studio, in riferimento agli studi universitari. Il progetto, valorizzando gli scopi educativi e di reinserimento sociale ai quali la sanzione penale deve tendere, consente ai detenuti ed agli internati, definitivi e non, di proseguire, in carcere, l'eventuale percorso universitario intrapreso all'esterno, o decidere di iniziarne uno, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. L'istruzione universitaria in carcere completa le iniziative scolastiche attivate in detto ambiente, per il conseguimento della scuola dell'obbligo e del diploma di scuola superiore, contribuendo ad arricchire le prospettive di reinserimento sociale del detenuto. L'Università, con la sua organizzazione, i docenti, è in carcere, affermando che il diritto allo studio, anche a livelli più elevati, deve essere assicurato a tutti, nella consapevolezza che un maggiore accrescimento culturale possa aumentare la progettualità per il futuro ed il reale reinserimento dei soggetti.
Nel Protocollo d'intesa, con cui l'iniziativa ha avuto inizio, sono state indicate le linee di intervento delle istituzioni firmatarie. L'Università degli Studi di Firenze, in seguito alla delibera del senato accademico del 17 luglio 2000, prot. 7539, pos. 1/E, con la quale è stata approvata la stipula della convenzione prevista dal protocollo d'intesa, si è impegnata, nei confronti dei detenuti studenti iscritti alle Facoltà dell'Ateneo fiorentino ed in particolare nei riguardi di coloro che accederanno alla sezione universitaria del carcere di Prato, nonché a quelli di loro che si trovano nei reparti di alta sicurezza e nel padiglione destinato ai collaboratori dello stesso istituto penitenziario pratese, a realizzare l'attività didattica, di ricerca, consulenza, tutorato e l'orientamento dei detenuti, privilegiando programmi individualizzati (16) ed attivando tutti i corsi di laurea. Ogni Facoltà dell'Ateneo fiorentino, attivata ad hoc al momento della richiesta d'iscrizione da parte anche di un solo detenuto, ha provveduto alla nomina di un proprio delegato, che ha il compito di impostare il lavoro per ogni singolo studente, di attivare i docenti ed eventualmente i tutors, che svilupperanno direttamente i momenti didattici.
Il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria (P.R.A.P.) della Toscana, siglando il protocollo d'intesa in merito all'iniziativa in esame, si è impegnato a garantire la continuità del progetto, le condizioni di spazio, organizzative, di sicurezza, assumendo tutte le decisioni di propria competenza (17).
La Regione Toscana ha partecipato al progetto impegnandosi, nell'ambito delle proprie competenze, a favorire il sostegno delle attività di sperimentazione, di ricerca, inserendo l'iniziativa del "Polo universitario penitenziario" nelle consultazioni sul territorio e nel piano pluriennale di intervento. Si è inoltre impegnata a considerare possibili interventi a favore di studenti svantaggiati ed a promuovere inserimenti lavorativi (18).
Il Protocollo d'intesa prevede la costituzione di un Comitato didattico-organizzativo (19), il quale ha il compito di deliberare sull'ammissione al "Polo" degli studenti detenuti e sull'organizzazione generale e didattica dell'intero progetto. Detto Comitato è presieduto dal Provveditore regionale della Toscana in carica, ed è composto dai rappresentanti del P.R.A.P. della Toscana, dai delegati di Facoltà di ciascun indirizzo, dai rappresentanti della Casa Circondariale di Prato, della Regione Toscana, delle associazioni di volontariato che partecipano al progetto, e dal rappresentante degli studenti universitari della sezione del "Polo universitario" di Prato. Il rappresentate degli studenti, è eletto periodicamente dagli stessi studenti della sezione e può assistere, in sede di riunione del Comitato, limitatamente alle discussioni in materia di organizzazione generale del progetto.
È stato concordato che il "Polo universitario penitenziario" toscano avesse sede a Prato (20) in considerazione del fatto che in detto istituto era disponibile una sezione, non utilizzata in modo stabile, ma solo in occasione di particolari momenti di sovraffollamento. Detta sezione è stata opportunamente ristrutturata ricavando, 25 celle singole, arredate per ospitare altrettanti studenti universitari detenuti, ed uno spazio collettivo, destinato allo studio di gruppo ed agli incontri con i docenti ed i tutors. Le prime due celle della sezione sono utilizzate per gli incontri tra i detenuti studenti della sezione ed i docenti o i tutors, nel caso in cui si presenti una contemporaneità di tali attività. È stato consentito, ad ogni studente, di avere una propria cella e di disporre di materiali e attrezzature didattiche, nonché di locali comuni, in conformità di quanto disposto dall'art. 44, comma 4, del Regolamento penitenziario del 2000. Detto articolo, come ricordato, prevede che i detenuti studenti universitari "sono assegnati, in quanto possibile, in camere e reparti adeguati allo studio, rendendo inoltre, disponibili per loro, appositi locali comuni". Nella stanza comune della sezione è stata allestita una biblioteca, in continuo aggiornamento ed ampliamento, e sono stati messi a disposizione una fotocopiatrice, un video registratore e relativo televisore, un registratore, nonché due computer portatili ed quattro postazioni informatiche fisse. È stata prevista un'ulteriore stanza, esterna alla sezione, la cosiddetta "stanza professori", dove è stato installato un computer che funziona da server per le altre postazioni informatiche della stanza comune in sezione. Tale accorgimento è stato necessario al fine di rispettare le norme di sicurezza imposte dall'ambiente carcerario in modo che siano assolutamente distinte la rete interna da quella esterna, quest'ultima liberamente accessibile in entrata ed in uscita solo dalla stanza professori il cui accesso è consentito ai detenuti solo previo accompagnamento da parte di un docente o un operatore. È stato essenziale assicurare collegamenti informatici di rete "dedicati", dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di Roma in deroga alla Circ. Min. n. 3556/6006 (21) del 15/6/2001 che vieta ai detenuti di connettersi liberamente alla rete, impedendo tassativamente che i detenuti possano collegarsi, senza controlli, alla rete. A tal fine i computers che si trovano nella sala comune sono tutti sprovvisti di modem, strumento di cui è dotato solo il computer nella stanza professori. Il problema della sicurezza delle apparecchiature informatiche è stato curato con attenzione in vista dell'utilizzo di tali postazioni, oltre che per le attività didattiche dirette, anche nelle attività di telelavoro e nel progetto di teledidattica di prossima attivazione, teso a sperimentare modalità di insegnamento a distanza.
Il protocollo d'intesa, che ha dato formalmente vita al progetto del "Polo universitario penitenziario", ha validità biennale, a decorrere dall'anno accademico 2000/2001. È previsto che tale documento s'intenda automaticamente rinnovato ove non venga espressamente disdetto. Nel caso di cessazione del progetto, è comunque previsto che debba essere garantito il completamento dei cicli didattici iniziati (22) al fine di garantire agli studenti detenuti un minimo di stabilità delle attività di studio iniziate.
3.3.2 Messa in opera del progetto e relativa attivazione
Appena sono state concluse le procedure inerenti alla costituzione formale del progetto "Polo universitario penitenziario" toscano, si è provveduto alla costituzione del Comitato didattico-organizzativo, previsto all'art. 5 del protocollo d'intesa. Il Comitato ha quindi discusso il progetto, predisponendo il percorso di attivazione dello stesso. Nel contempo, le varie istituzioni firmatarie del protocollo, si sono attivate, ciascuna in base alle proprie competenze, al fine di predisporre le condizioni per il decollo effettivo dell'iniziativa del "Polo universitario penitenziario".
L'università degli Studi di Firenze ha comunicato a tutte le strutture didattiche dell'Ateneo, l'avvenuta sottoscrizione del protocollo d'intesa e l'adesione al progetto, in modo da favorire la partecipazione dei docenti. Questi hanno indicato la loro disponibilità in termini di tempo, di risorse e di attività che intendono mettere a disposizione dell'impegno didattico nel carcere di Prato. L'Università ha inoltre definito gli aspetti relativi alle iscrizioni degli studenti detenuti ed agli altri aspetti amministrativi di sua competenza. È stata inoltre programmata la preparazione di fascicolo, da offrire agli studenti detenuti, contenente tutte le informazioni in merito al progetto "Polo universitario", ai corsi accademici, alle modalità d'iscrizione all'Università e quant'altro possa interessare colui che intende aderire al progetto. Detto fascicolo avrebbe dovuto essere inserito nella guida ufficiale dell'Ateneo fiorentino e delle singole Facoltà. Questo strumento informativo, ad oggi, non è stato preparato, causa le numerose difficoltà che, in corso di attivazione, il progetto "Polo" ha incontrato e che hanno avuto la precedenza rispetto alla preparazione della guida.
Il P.R.A.P della Toscana, in seguito ad un sopralluogo effettuato nel carcere di Prato, ha avuto cura di predisporre gli interventi sugli spazi disponibili in detto istituto e sulle attrezzature necessarie per allestire la sezione universitaria. Inoltre ha contribuito, nell'ambito delle sue competenze, a facilitare il trasferimento, dei detenuti intenzionati ad usufruire del progetto, dalle varie carceri della Toscana all'istituto penitenziario di Prato.
L'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (A.R.D.S.U.) della Regione Toscana, in questa fase iniziale del progetto, ha contribuito alla riduzione delle tasse di iscrizione all'università dei detenuti del "Polo", finanziando la quota della tassa regionale, per l'anno accademico 2000/2001, con un assegno di studio da versare a favore di ciascun detenuto futuro studente universitario. Detto contributo è stato confermato anche per l'anno in corso. Altri contributi, da parte della Regione Toscana, in questa fase di attivazione del progetto, non ci sono stati, è auspicabile che presto la Regione provveda all'adempimento dei restanti oneri di cui si è fatta carico con la firma del protocollo d'intesa.
Durante la messa in opera del progetto sono stati sviluppati rapporti di collaborazione con alcuni soggetti istituzionali ed associativi, della realtà pratese e fiorentina. Ricordiamo la Cassa di Risparmio di Prato e la Cassa di Risparmio di Firenze, i cui contributi finanziari hanno assunto rilevante importanza per sviluppo del progetto.
Il Comitato, appena insediato, ha predisposto un'informazione del progetto, da far pervenire a tutti i detenuti presenti nelle carceri della Toscana, in modo da consentire, a quelli di loro che avevano conseguito il diploma di maturità, in carcere o all'esterno, di decidere se sfruttare o meno all'opportunità offerta dall'iniziativa "Polo universitario penitenziario". L'informazione ed il monitoraggio dei futuri studenti universitari detenuti, di fatto è partita riprendendo alcuni dati di un'operazione di analisi, delle diverse situazioni scolastiche esistenti nelle carceri toscane, avviata nel 1999, epoca in cui, a livello embrionale, è maturata l'idea di proporre un'intesa istituzionale fra l'Università, Regione e P.R.A.P. della Toscana. È stato chiesto, alle direzioni delle carceri toscane, di far circolare, nei rispettivi istituti, una lettera, con cui i detenuti venivano messi a conoscenza dell'attivazione del progetto, e una scheda, da far compilare a ciascun detenuto, con domande inerenti al proprio grado d'istruzione, alla posizione giuridica, alla nazionalità, indicando l'eventuale interesse in merito alla nuova iniziativa universitaria. Sulla base delle informazioni raccolte nelle schede, sono stati effettuati colloqui personali con i detenuti che risultavano aver conseguito il diploma di maturità ed avevano manifestato interesse a ricevere ulteriori informazioni in merito al progetto.
L'intera fase preliminare si è conclusa, almeno idealmente, con la realizzazione degli spazi idonei all'attività accademica, con l'individuazione dei nominativi dei primi iscritti, con l'adesione dei docenti delle Facoltà attivate in base alle iscrizioni e con il coinvolgimento, in alcuni casi solo formale, dei soggetti istituzionali, associativi e sociali del territorio. Raggiunta tale situazione, si è proceduto ai primi trasferimenti nella sezione universitaria del "Polo" di Prato, dei detenuti studenti universitari che ne avevano fatto richiesta. Di fatto, tali trasferimenti sono avvenuti durante il periodo natalizio dell'anno 2001 (22-23 dicembre).
3.3.3 La realtà del carcere di Prato: rapporti con gli uffici direttivi dell'istituto, con quelli dell'area educativa e con la polizia penitenziaria
La Casa Circondariale di Prato, costruita nella metà degli anni '80, si trova in località Maliseti e si caratterizza, in ambito toscano, come un penitenziario di medio-grandi dimensioni. La maggior parte dei detenuti ivi reclusi è in esecuzione pena, ovvero condannati definitivamente, e questo consente un turn over della popolazione carceraria piuttosto limitato. All'interno della Casa Circondariale di Prato sono presenti sezioni di media ed alta sicurezza, nonché un padiglione distaccato destinato ai "collaboratori di giustizia". Detto istituto penitenziario è ben collegato con l'esterno e può contare su appoggi e collaborazioni che provengono sia dalle istituzioni, Comune e Provincia, che dalle associazioni che operano sul territorio pratese.
Le attività scolastiche avviate nell'istituto penitenziario in questione, sono organizzate su quattro livelli: Istruzione elementare, per alta e media sicurezza e per i "collaboratori"; Scuola media inferiore, che vede attivato un corso "per lavoratori" (di 150 ore), destinato ai detenuti in alta, media sicurezza ed ai "collaboratori"; Scuola media superiore, che prevede un corso di ragioneria, istituzionalizzato limitatamente al primo e secondo anno scolastico (l'istituzionalizzazione di tale corso è iniziata nell'anno scolastico 2000/2001) nei reparti di alta sicurezza, mentre i corsi degli altri anni, sino al quinto, in alta e media sicurezza, sono tenuti da insegnanti volontari; Polo universitario penitenziario, per i detenuti, studenti universitari provenienti dalle carceri della Toscana, in media, alta sicurezza e per i "collaboratori". I detenuti studenti universitari in media sicurezza, che aderiscono al "Polo", possono accedere alla sezione universitaria predisposta (sezione ottava) mentre quelli in alta sicurezza ed i "collaboratori" aderiscono a tale iniziativa rimanendo nei rispettivi reparti. A tale sistema scolastico interno, devono essere aggiunti vari corsi monografici, tesi all'approfondimento di alcune materie specifiche nonché l'attivazione di un corso triennale per "operatore economico aziendale", istituzionalizzato nell'anno 2000/2001 e riservato ai detenuti in media sicurezza.
Le attività scolastiche presenti nell'istituto penitenziario di Prato, erano quindi di tutto rispetto anche prima dell'iniziativa del "Polo universitario penitenziario". Questo testimonia, di per se, una sensibilità non comune della direzione dell'istituto, degli operatori dell'area educativa e della polizia penitenziaria, nei confronti delle attività scolastiche. Detta disponibilità è stata confermata dall'atteggiamento che tali uffici hanno tenuto durante la dinamica di attivazione e di sviluppo del progetto "Polo universitario". A dimostrazione di quanto appena detto, è in progetto l'apertura di una sezione universitaria, simile a quella esistente per i detenuti in media sicurezza, da riservare ai detenuti studenti universitari in alta sicurezza. Questi studenti detenuti, attualmente, sono riuniti in cinque celle della nona sezione. In questa sezione, oltre agli studenti universitari iscritti al "Polo", sono presenti gli studenti, sottoposti allo stesso regime di sicurezza, che frequentano il corso di ragioneria. I detenuti studenti universitari di questo reparto non possono disporre di una propria cella singola: nella sezione nona sono infatti presenti 24 celle, in cui devono essere ripartiti i detenuti studenti di scuola superiore e quelli universitari. Questa situazione non permette di sapere, a priori, il numero dei componenti di ogni singola cella. L'afflusso in istituto, dei detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza, incide sulle collocazioni interne della sezione in quanto, essendo disponibili solo due sezioni per detenuti in tale regime, questi soggetti vedono diminuire od aumentare il numero dei componenti della loro cella, in corrispondenza del numero complessivo dei detenuti in alta sicurezza, di volta in volta presenti nell'istituto pratese. Il principio seguito, dal comandante dell'istituto, di concerto con la direzione, in merito alle collocazioni dei detenuti nei reparti di alta sicurezza, è quello di riunire, nella stessa cella, detenuti che hanno interessi comuni: gli universitari con gli universitari, gli studenti di scuola superiore con quelli di scuola superiore, e così via. Sono state provvisoriamente allestite, per le attività didattiche comuni di questi studenti universitari, due stanze esterne alla sezione ma interne al reparto di alta sicurezza, di cui una in precedenza destinata all'agente di reparto. In questi ambienti i detenuti studenti universitari possono studiare insieme ed incontrare docenti e tutors. L'attuale condizione in cui i detenuti studenti universitari in alta sicurezza possono esercitare l'attività accademico-didattica, non è soddisfacente, in considerazione delle sostanziali differenze rispetto ai detenuti studenti della sezione universitaria in media sicurezza. Valutando questa realtà, come dicevamo in precedenza, è in progetto la predisposizione di locali che rendano più omogeneo lo svolgimento dell'attività di studio accademico per i detenuti, di qualunque reparto, nel rispetto del regime di sicurezza cui sono sottoposti.
La collaborazione degli uffici della direzione, in sintonia con il comandante degli agenti penitenziari, è stata costante e puntuale durante le procedure di attivazione e sviluppo complessivo del progetto "Polo universitario penitenziario", riservando particolare attenzione all'attivazione ed alla dinamica della sezione del "Polo universitario" in media sicurezza. Tale collaborazione, inizialmente è stata dimostrata mettendo a disposizione una sezione dell'istituto e provvedendo al suo allestimento, ed in seguito, nella prontezza con cui sono state richieste le autorizzazioni, ex art. 17 dell'ordinamento penitenziario, necessarie all'ingresso in istituto dei docenti, la cui procedura d'ingresso è stata concordata in modo semplificato, dei tutors, dei volontari, nonché alla firma, spesso immediata, delle autorizzazioni essenziali per introdurre, nell'istituto, materiale didattico o di lavoro.
Il problema della sicurezza, in un ambiente carcerario è fondamentale. La collaborazione con l'organico della polizia penitenziaria è stato uno degli aspetti prioritari con cui confrontarsi nel corso dell'attivazione e dello sviluppo dell'iniziativa "Polo universitario penitenziario". Il Progetto di aprire una sezione universitaria nel carcere è stato accolto con favore dal comandante degli agenti penitenziari. L'iniziativa rappresentava un'ulteriore esperienza trattamentale che avrebbe comportato un aumento di lavoro limitato in riferimento al corpo di polizia penitenziaria interno. Controllare una sezione con un numero di detenuti limitato, come quello che la sezione universitaria è in grado di ospitare, non aggravava, di molto, l'impegno lavorativo degli agenti. Per l'agente di turno nella sezione, il lavoro sarebbe stato meno gravoso in considerazione del minor numero di detenuti da sorvegliare. Il comandante degli agenti dell'istituto ha deciso di adottare, per la sezione universitaria, un sistema di sorveglianza uguale a quello previsto per le altre sezioni di media sicurezza. Il personale da impegnare non è scelto, ma assegnato in base a turni regolari stabiliti dal sistema di rotazione generale. Tale decisione è stata adottata dal comandante degli agenti di polizia penitenziaria dell'istituto penitenziario di Prato, Giuseppe Pilumeli, in modo ponderato. Il comandante sostiene che impiegare agenti che volontariamente hanno richiesto di lavorare nella sezione universitaria avrebbe, probabilmente, permesso di raggiungere risultati più immediati evitando polemiche e rendendo il servizio più efficace nel breve periodo ma avrebbe potuto rivelarsi una scelta pericolosa, inibendo, agli altri agenti dell'istituto, di conoscere direttamente il nuovo progetto ed avere così una propria opinione in merito allo stesso. Il comandante ha scelto di perseguire un risultato nel medio lungo periodo: la conoscenza e l'integrazione del personale di polizia penitenziaria con il progetto di una sezione penitenziaria universitaria. In questo modo si è evitato di rendere ancora più distanti le realtà del progetto e di chi lavorava nel carcere.
Attualmente la sorveglianza della sezione è affidata ad un agente al mattino, uno al pomeriggio ed uno al piano, ovvero fuori sezione, durante il turno di notte, a cui è affidato il controllo sia della sezione universitaria che della sezione di fronte.
Non ci sono stati problemi degni di nota con il personale di polizia penitenziaria, salvo in occasione dei primi trasferimenti alla sezione universitaria dei detenuti provenienti dalle varie carceri toscane. Come già detto, i primi trasferimenti sono avvenuti il 22-23 dicembre 2001, in pieno periodo natalizio. Questa decisione non preannunciata per tempo ha comportato un richiamo degli agenti che, in occasione della festività imminente, erano in licenza, creando dissapori nei richiamati ed appesantimento lavorativo ai presenti. La situazione è stata sfruttata dai rappresentanti nazionali di alcuni sindacati degli agenti di polizia penitenziaria, al fine di protestare contro il progetto di una sezione universitaria nel penitenziario e per dare sfogo a dissapori personali che alcuni agenti avevano da tempo nei confronti del comandante dell'istituto. La questione è stata risolta con qualche manifestazione ed alcune proteste scritte, episodi scomodi ma non gravi, che sarebbero stati evitabili con disposizioni più attente, da parte del P.R.A.P., in merito ai provvedimenti di trasferimento dei detenuti presso la sezione universitaria. Oggi, i rapporti tra gli agenti di polizia penitenziaria ed il progetto, nonché con i detenuti della sezione, sono sostanzialmente nella norma.
Il 7 maggio 2002 è stato concordato tra la direzione dell'istituto, il comandante degli agenti di polizia penitenziaria, alcuni rappresentanti del Comitato didattico-organizzativo del "Polo universitario", gli educatori e gli assistenti sociali, un nuovo ordine di servizio per la sezione universitaria che è entrato in vigore alla fine del mese di maggio c.a. Detto ordine di servizio prevede: apertura delle celle della sezione, dal lunedì alla domenica, dalle ore 8,15 alle 19; la "socialità" è possibile dalle ore 19 alle 20; è possibile scendere ai passeggi alle ore 9-9,20 e alle ore 10-10,20 con rientro flessibile, e alle ore 13-13,20 ed alle ore 14-14,20 con rientro flessibile non oltre le ore 15; il numero dei cd e floppy disk consentito può essere derogato, in considerazione delle esigenze didattiche, previa autorizzazione dell'ufficio comando.
Con l'attivazione del progetto si è manifestata l'esigenza di individuare un educatore cui affidare l'osservazione della sezione universitaria, nonché, in un momento successivo, di uno psicologo. Queste figure professionali effettuano incontri, nella sezione universitaria, almeno ogni quindici giorni, con i componenti della sezione stessa, al fine di avere il polso della situazione, sotto l'aspetto trattamentale, psicologico e rieducativo. L'educatore assegnato alla sezione, oltre a seguire l'andamento degli equilibri della stessa, cura i programmi trattamentali dei singoli studenti universitari. I concordati incontri ogni due settimane, insieme allo psicologo, consentono all'educatore di effettuare un'osservazione accurata e completa per ciascun componente della sezione, preparando, in considerazione dei termini della pena e dei requisiti giuridici e di osservazione necessari, programmi personalizzati, tesi ad ottenere la concessione di benefici, come i permessi premio, o l'accesso a misure alternative. Considerando inoltre, la particolare condizione di questi studenti, ovvero il fatto che siano in una sezione a porte aperte per la maggior parte del giorno e che questo aspetto fa emergere alcune problematiche proprie del gruppo, è stato considerato importante lavorare appunto sul gruppo, cosa esplicitamente richiesta al dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze. In merito a tale argomento, è in corso, dall'inizio del progetto, un lavoro d'indagine sull'impatto che l'insegnamento ha nei confronti di una realtà di gruppo come quella dei detenuti universitari della sezione di Prato. Tale indagine è condotta, attraverso incontri settimanali collettivi in sezione, guidati da un'assegnista dell'Università di Firenze, tesi a constatare l'unità del gruppo ed a condurre un'osservazione dal punto di vista trattamentale.
La direzione, l'educatore di sezione e lo psicologo hanno stabilito la prassi di incontrare con cadenza quasi bimensile, di incontrare alcuni rappresentanti del Comitato didattico-organizzativo, in parte costanti, altri opportunamente convocati in base all'ordine del giorno della riunione, al fine di fare costantemente il punto della situazione della sezione universitaria ed in merito agli altri studenti del "Polo universitario" nelle altre sezioni dell'istituto. Detti incontri sono fondamentali al fine di scambiarsi pareri e suggerimenti sul modo di procedere, nonché dalla non rara necessità di adottare decisioni in corso d'opera. Questo modo di operare testimonia una notevole complicità nel condurre il progetto ed una cooperazione non comuni che hanno determinato la nascita e la crescita dell'iniziativa "Polo universitario penitenziario" della Toscana, assolutamente unico a livello nazionale. È il primo progetto italiano che vede l'attivazione di tutti gli indirizzi universitari, così che la libertà di scelta dell'indirizzo di studio da parte degli studenti detenuti è rispettata a pieno; gli organizzatori del progetto hanno preso in seria considerazione, trovando valide soluzioni anche se inizialmente non sempre stabili, il problema del lavoro per coloro che sono inseriti nella sezione del "Polo universitario" di Prato; è stato consentito l'accesso alla sezione universitaria di detenuti sia definitivi che non, osservando come filtro essenziale, e quasi esclusivo, quello del possesso del titolo di studio necessario per iscriversi all'università e non la posizione giuridica del richiedente o la lunghezza della pena a cui è sottoposto. Questi sono solo gli aspetti dove le differenze con le altre realtà nazionali sono più evidenti. Ve ne sono altri - come la procedura semplificata con cui sono richieste le autorizzazioni per l'ingresso in istituto dei docenti, ex art. 17 dell'ordinamento penitenziario, l'aver fatto rientrare tra gli impegni istituzionali, con la delibera del senato accademico, l'impegno dei docenti di dedicare alcune ore all'insegnamento in carcere, l'aver previsto la prossima attivazione di corsi di supporto linguistico, retti dal volontariato, per gli stranieri impegnati negli studi universitari - che costituiscono peculiarità silenziose e che contribuiscono a distinguere ed evidenziare qualitativamente l'organizzazione dell'intero progetto. Inoltre anche le prospettive per il futuro confermano la particolarità del "Polo universitario" toscano, in quanto il progetto di una sezione universitaria per gli studenti detenuti in regime di Alta Sorveglianza ed, in un secondo tempo, una sistemazione più simile a quella della sezione universitaria di Prato anche per le studentesse universitarie detenute, ribadiscono l'intenzione di coloro che lavorano nella gestione del progetto di cercare di soddisfare tutte le esigenze che in corso di attivazione e vita del progetto sono emerse e potranno emergere.
3.3.4 Adesione al progetto "Polo Universitario Penitenziario" toscano: ammissione ed esclusione dalla sezione universitaria di Prato
Il progetto del "Polo Universitario Penitenziario" è stato studiato per offrire, ai detenuti reclusi nelle carceri della Toscana già iscritti all'università o che intendono iscriversi, un ambiente adatto allo studio accademico, come previsto dal quarto comma dell'art. 44 del Regolamento penitenziario del 2000. Tutti i detenuti della Toscana, già iscritti all'università, o in possesso dei requisiti scolasti necessari per farlo, riservando maggiore attenzione a coloro che hanno conseguito il diploma di maturità in carcere, possono trovare nel progetto "Polo Universitario Penitenziario" un'occasione ed un'organizzazione che consenta loro di completare, o iniziare, il percorso didattico cui sono interessati. È possibile aderire all'iniziativa "Polo Universitario Penitenziario" in due diverse forme: la prima è quella di chiedere l'iscrizione ad una facoltà dell'Ateneo di Firenze e di chiedere il trasferimento nell'istituto penitenziario di Prato, proponendo istanza al P.R.A.P., se il detenuto di trova ristretto in un istituto penitenziario della Toscana, oppure al D.A.P., se il recluso si trova in un istituto di pena fuori dalla regione Toscana; la seconda è quella di chiedere l'iscrizione ad una facoltà dell'Università di Firenze, rimanendo nell'istituto penitenziario toscano diverso dalla Dogaia in cui si sta scontando la pena. La decisione di non chiedere il trasferimento nell'istituto di Prato spesso è adottata, dai detenuti, al fine di mantenere i propri contatti familiari, di lavoro, esistenti nella realtà in cui si trovano, o per i quali sono in corso le procedure di attivazione. Tutti gli studenti detenuti che si iscrivono ad una Facoltà dell'Ateneo fiorentino, sia che si trasferiscano o meno a Prato, hanno diritto di usufruire della riduzione delle tasse di iscrizione/immatricolazione. Dette tasse, per gli studenti detenuti iscritti all'Università di Firenze, sono limitate al versamento della tassa statale, di 220.000 lire comprensiva di bollo, ed alla tassa regionale per il diritto allo studio, di 190.000 lire. Al fine di agevolare il versamento di tali contributi, sono state individuate due soluzioni. La più semplice è quella prevista per il pagamento della tassa statale. Tale importo è normalmente coperto, per i detenuti che non sono in grado di provvedervi autonomamente, usufruendo dei contributi finanziari messi a disposizione dalla Cassa di Risparmio di Prato e la Cassa di Risparmio di Firenze. Più complicata invece è la soluzione individuata per il pagamento dell'importo della tassa regionale, in quanto l'ARDSU (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) non può esonerare direttamente alcuno studente da tale versamento. Considerato detto impedimento, è stato previsto un contributo finanziario di lire 200.000, erogato dall'ARDSU stessa, che viene liquidato attraverso l'emissione di un vaglia postale nominativo per ciascuno studente detenuto iscritto. Detto vaglia arriva direttamente all'Istituto di provenienza del detenuto. All'atto di immatricolazione o iscrizione, lo studente detenuto deve sottoscrivere una dichiarazione, da inviare all'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio, con la quale si impegna a utilizzare il contributo concessogli per la copertura della relativa tassa regionale. È inizialmente accaduto che, nonostante gli studenti detenuti avessero sottoscritto tale dichiarazione, essendo stato accreditato loro il contributo direttamente sul rispettivo conto, quelli di loro che versavano in difficili condizioni economiche abbiano speso l'intera somma o parte di essa per provvedere a bisogni di prima necessità. Questo ha sollevato il problema di ripristinare il contributo speso sollecitando altre risorse. In questa occasione è stato fondamentale il contributo volontario di alcuni docenti nonché il versamento delle somme da rifondare da parte dell'associazione di Volontariato Penitenziario che collabora al progetto. In sostanza l'ammontare delle tasse universitarie per i detenuti che aderiscono al Progetto "Polo universitario penitenziario" è, se non intervengono i contributi finanziari da parte degli istituti bancari summenzionati o delle associazioni di volontariato, di 220.000 lire.
I detenuti, studenti universitari in media sicurezza, che aderiscono al "Polo universitario penitenziario" e decidono di non trasferirsi nell'istituto penitenziario di Prato, non possono usufruire dello stesso apporto didattico, né dell'ambiente favorevole allo studio che offre la sezione universitaria dell'istituto. A questi studenti è garantita solo la riduzione delle tasse, la possibilità di essere esaminati, nei rispettivi istituti penitenziari, dall'apposita commissione d'esame, nonché un aiuto economico per l'acquisto dei libri necessari alla preparazione degli esami. L'Università di Firenze si è impegnata a mantenere contatti con tutti i detenuti studenti universitari, reclusi nelle carceri della Toscana, iscritti presso il suo Ateneo, anche se il supporto didattico per questi studenti non può essere costante e frequente come quello riservato a coloro che si trovano nella sezione universitaria di media sicurezza, nella sezione nona di alta sicurezza e nel padiglione riservato ai "collaboratori di giustizia" del carcere di Prato.
Entrambe le opzioni sopra esposte, consentono, ai detenuti ristretti nelle carceri della Toscana, di chiedere l'iscrizione all'università beneficiando del progetto "Polo Universitario Penitenziario". Ricordiamo che il progetto è dedicato a detenuti e gli internati, che ne fanno richiesta e che si trovano negli istituti penitenziari della Toscana. Un soggetto detenuto in un istituto penitenziario situato in una regione diversa, se intende aderire al progetto in questione, deve chiedere di essere trasferito, per motivi di studio, nell'istituto di Prato o in altre carceri toscane. Nel caso che tale detenuto sia trasferito in un carcere della Toscana diverso da quello di Prato e decida di essere inserito, in base alla condanna od all'imputazione, nel reparto di media o alta sorveglianza (sezione universitaria, sezione nona, padiglione "collaboratori") predisposto, nel carcere di Prato, per gli studi accademici, deve chiedere un ulteriore trasferimento in detto istituto penitenziario. In merito ai trasferimenti necessari al fine di aderire all'iniziativa "Polo Universitario Penitenziario" nella forma prescelta, la posizione giuridica del detenuto che chiede di essere trasferito rappresenta, in alcuni casi, un ostacolo se non a volte, un impedimento, alla procedura di trasferimento. Il detenuto studente universitario, ristretto in un carcere della Toscana, inserito nel progetto e che desidera accedere alla sezione universitaria di Prato, se in possesso di tutti i requisiti richiesti, ed è stato condannato di modo definitivo, non incontra problemi, in quanto, l'organo competente per il suo trasferimento, il P.R.A.P. della Toscana, è uno degli organi firmatari del protocollo d'intesa, che si è impegnato a facilitare l'esplicazione di tali pratiche in favore del progetto stesso. Se tale detenuto non è stato condannato in modo definitivo, occorrerà l'autorizzazione al trasferimento dell'autorità giudiziaria procedente. Il problema si aggrava qualora il detenuto che chiede il trasferimento, presupponendo che abbia tutti i requisiti per iscriversi all'università, provenga da un carcere diverso da quelli della Toscana. Se il detenuto non è definitivo, la decisione in merito al suo trasferimento è influenzata dell'andamento dei processi in corso nonché dei provvedimenti dell'Autorità giudiziaria procedente e della decisione dle D.A.P. di Roma; se è definitivo, il suo trasferimento deve essere disposto dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.).
Diverso è il problema dei detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza (A.S.). Questi sono trasferiti nel carcere di Prato o in altre carceri toscane, solo previa decisione favorevole del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.). In ogni caso, questi detenuti non possono essere inseriti nella sezione universitaria del carcere di Prato, in quanto detta sezione è di media sicurezza. Il vantaggio, per i detenuti studenti universitari in alta sicurezza che sono nel carcere di Prato, è quello di poter usufruire di un supporto didattico qualificato e costante. Come è stato spiegato nel paragrafo precedente, per il momento non è stata allestita una sezione universitaria nei reparti di alta sicurezza, ma l'iniziativa è in corso di progettazione e comunque i docenti che si recano in media sicurezza non hanno difficoltà a passare dai reparti di alta sicurezza.
Nell'ipotesi in cui il detenuto, aspirante studente universitario, sia una donna, anche se ristretta in un reparto di media sicurezza di un carcere della Toscana ed in possesso dei requisiti necessari per l'immatricolazione/iscrizione, non potrà comunque accedere alla sezione universitaria di Prato, in quanto tale sezione, nonché l'istituto penitenziario stesso, è esclusivamente maschile. Le detenute studentesse universitarie che decidono di utilizzare il progetto "Polo Universitario Penitenziario" usufruiscono della riduzione delle tasse e possono chiedere, quelle di loro in media sicurezza, di essere trasferite nell'istituto penitenziario femminile a custodia attenuata di Empoli, i cui uffici direttivi si sono impegnati a riservare a queste detenute, al momento del trasferimento, una cella singola, le condizioni ambientali adatte al compimento degli studi universitari ed a facilitare l'ingresso in istituto dei docenti.
Esaminiamo adesso il requisito scolastico necessario per usufruire dell'iniziativa "Polo Universitario Penitenziario". È richiesto, al futuro studente universitario, di aver conseguito il diploma di maturità considerato normalmente idoneo per iscriversi a qualsiasi Università italiana. L'aspirante studente universitario in possesso di tale diploma è considerato, sotto questo punto di vista, idoneo all'iscrizione/immatricolazione. Colui il quale ha conseguito un diploma per il quale è previsto un percorso di studi integrativo al fine di poter ottenere l'abilitazione ad iscriversi ai corsi accademici, dovrà sostenere, da privatista, l'esame necessario ad ottenere tale idoneità.
Un rappresentante del progetto "Polo Universitario Penitenziario", dopo aver incontrato il detenuto aspirante studente universitario, ed appreso che questi è in possesso dei requisiti scolastici richiesti per l'iscrizione, deve attendere che il detenuto provveda a consegnare materialmente il proprio attestato. Detto problema è di facile soluzione per i detenuti italiani, in quanto, anche qualora questi non abbiano contatti esterni che li possano aiutare a reperire il diploma conseguito, possono essi stessi firmare un'autocertificazione, valida per l'iscrizione, in cui attestano di aver conseguito il diploma di maturità, indicando l'anno e la scuola in cui hanno sostenuto l'esame. Sarà quindi la segreteria della scuola in cui il soggetto ha conseguito il diploma che provvederà, previa richiesta dell'interessato, ad inviare l'originale del documento direttamente alla segreteria dell'Università di Firenze. Il problema è invece estremamente più complesso per i detenuti aspiranti studenti universitari stranieri. L'Università degli Studi di Firenze, ha indicato, come documenti necessari per l'iscrizione degli studenti stranieri, l'originale del diploma corrispondente al diploma di maturità italiano (pari a 12 anni di scuola regolare, ovvero senza essere mai respinto), conseguito nel Paese di provenienza dello studente, la traduzione, in lingua italiana, del diploma stesso, dall'ambasciata italiana nel Paese di provenienza del detenuto straniero, nonché la dichiarazione di valore, della stessa ambasciata, con cui è attestata la validità della traduzione e del diploma. Questa complicata procedura rende estremamente gravoso, per i detenuti stranieri, reperire i documenti necessari per l'iscrizione universitaria così, di fatto, riescono a completare con successo questa procedura solo se conservano ancora solidi ed attivi contatti nel loro paese di provenienza. Spesso, nonostante l'impegno di docenti particolarmente dediti al progetto, che hanno contattato direttamente l'ambasciata italiana nel Paese dello studente o i suoi familiari, non è stato possibile esperire a pieno tale complicata procedura. Inizialmente, di fronte a tanta difficoltà, è stato permesso ad alcuni detenuti stranieri, di accedere alla sezione universitaria di Prato e di iniziare il loro programma di studi, in attesa che entrassero materialmente in possesso dei documenti necessari all'iscrizione universitaria. Purtroppo per alcuni di loro, tale percorso di studi è stato interrotto dato che è stato impossibile procedere alla loro iscrizione universitaria perché non sono riusciti, di fatto, a reperire i documenti richiesti. Detti soggetti sono stati esclusi dalla sezione universitaria e trasferiti nei reparti comuni dell'istituto di Prato. In seguito a questa spiacevole conseguenza, il Comitato didattico-oraganizzativo del progetto, ha deciso di non consentire l'accesso alla sezione del "Polo universitario" di studenti, per così dire, "in pendenza di iscrizione".
Un'altra motivazione che può giustificare l'esclusione di un detenuto studente dalla sezione universitaria, è quella di constatare che lo studente rappresenta un elemento di instabilità per l'equilibrio della sezione stessa. Questo può avvenire in seguito al verificarsi, o il ripetersi, di richiami disciplinari a carico dello stesso studente, od alla rilevazione, in occasione di segnalazioni ed in seguito a colloqui effettuati dagli operatori del trattamento, che hanno riconosciuto in un determinato studente un elemento di notevole disturbo per l'andamento della vita in sezione. Allo studente escluso è inibito il rientro nella sezione universitaria, salvo parere favorevole della direzione dell'istituto e del Comitato. Lo studente può continuare gli studi universitari, ma non ritornare nella sezione, perde dunque la possibilità di usufruire dei vantaggi che l'ambiente della sezione offre. Lo studente escluso si trova, in pratica, nella stessa situazione degli studenti iscritti al "Polo Universitario Penitenziario" che hanno deciso di non trasferirsi nella sezione universitaria di Prato. Una situazione intermedia, è quella di coloro che, pur essendo stati esclusi dalla sezione universitaria, sono stati spostati in una sezione dello stesso istituto. Per questi studenti è comunque più facile essere seguiti, nella dinamica degli studi, dal personale universitario. I docenti ed i tutors entrano nell'istituto di Prato con regolarità per tenere le lezioni agli studenti della sezione universitaria, a quelli della sezione nona in alta sicurezza, nonché ai "collaboratori", e questo consente loro di mantenere facilmente i contatti con lo studente escluso che resta in quel carcere. Nella breve esperienza del "Polo Universitario Penitenziario", sono avvenute cinque esclusioni dalla sezione universitaria di Prato. In due casi non era stato possibile procedere all'iscrizione degli stessi soggetti, per mancanza dei documenti necessari. Inoltre uno scontro, in sezione, tra due studenti ha indotto la direzione dell'istituto a richiedere, ottenendolo, il trasferimento, di entrambi i soggetti coinvolti, in altri istituti penitenziari della Toscana. Un'ultima esclusione è stata disposta in considerazione dell'osservazione degli operatori del trattamento e della didattica, che hanno riscontrato nello studente in questione, un elemento di squilibrio per la dinamica della vita e delle attività nella sezione. Lo studente è stato spostato in una sezione "comune" di media sicurezza, dello stesso istituto. Sino ad oggi questi sono stati gli unici casi di esclusione di detenuti studenti dalla sezione universitaria.
Questi episodi hanno portato a riflettere ed assumere scelte sul modo di procedere all'inserimento, nella sezione universitaria, dei detenuti studenti universitari. Il primo episodio ha suggerito, come anticipato in precedenza, di non ammettere, alla sezione universitaria, detenuti studenti non ancora in possesso di tutti i documenti necessari per iscriversi all'università; gli altri due episodi hanno stimolato la prassi di sottoporre, qualunque detenuto studente universitario, in media sicurezza, che abbia deciso di usufruire del progetto nella forma che prevede l'inserimento nella sezione universitaria di Prato, ad un breve periodo di osservazione, in una sezione comune dell'istituto, da parte dell'educatore della sezione e dello psicologo. In seguito a tale periodo di osservazione ed in considerazione della valutazione degli operatori dell'area trattamentale, sarà deciso o meno, l'inserimento di tale detenuto nella sezione universitaria. Salvi i possibili casi di esclusione sopra esposti, ciascuno studente universitario detenuto della sezione universitaria, per confermare la propria presenza nella sezione, deve aver superato, alla fine dell'anno accademico, almeno due esami, o il numero degli esami concordati, all'inizio dell'anno, con il delegato della sua Facoltà, in considerazione della difficoltà degli stessi. Inoltre è richiesto che ciascun detenuto studente universitario partecipi alle attività di trattamento che si svolgono nella sezione stessa. Queste valutazioni sono effettuate, all'inizio di ogni nuovo anno accademico, dal Comitato didattico-organizzativo.
In base all'ultimo resoconto sull'iniziativa, aggiornato al maggio 2002, i detenuti studenti universitari inseriti nel progetto "Polo Universitario Penitenziario" (23) sono complessivamente 42. Procediamo ad una rapida illustrazione delle collocazioni di questi studenti nei vari istituti penitenziari della Toscana. Nella Casa Circondariale di Prato sono presenti: n. 16 studenti nella sezione universitaria, n. 1 studente nella sezione ordinaria di media sicurezza, n. 7 studenti nella sezione nona di alta sicurezza; n. 1 studente nella Casa di Custodia attenuata femminile di Empoli; n. 1 studente in media sicurezza nel "Nuovo Complesso Penitenziario" di Firenze, "Sollicciano"; n. 1 studente nell'O.P.G. di Montelupo Fiorentino; n. 2 studenti, di cui una donna, nelle sezioni di media sicurezza della Casa Circondariale di Pisa; n. 1 studente in media sicurezza, nella Casa di Reclusione di Volterra. A questi studenti devono essere aggiunti n.1 studente detenuto del "servizio protezione collaboratori", e n.1 studente detenuto, ristretto in un penitenziario non toscano, cui è stato concesso di aderire al progetto in vista del suo prossimo trasferimento. Questa è la disposizione territoriale e numerica degli studenti universitari inseriti nel progetto in esame e che si trovano in condizione detentiva o d'internamento. A tali numeri devono essere aggiunti coloro i quali sono inseriti nel progetto e che si trovano in libertà, in sospensione pena o in misura alternativa. Sono in semilibertà n. 5 studenti, nei territori di Arezzo, Firenze, Prato, Paola; in affidamento in prova n. 2 studenti nel territorio di Prato e Milano; in detenzione domiciliare n. 1 studente donna. Completiamo il seguente quadro numerico aggiungendo n. 1 studente in libertà e n. 1 studente in sospensione pena.
L'orientamento generale adottato dal Comitato didattico-organizzativo nei confronti degli studenti universitari in misura alternativa, è quello di farli permanere nel progetto, in considerazione del fatto che lo sviluppo degli studi e della formazione continuano ad essere parte integrante del loro programma di reinserimento sociale. Nei riguardi di coloro che si riappropriano della libertà, l'intenzione è quella di mantenerli nel progetto "Polo Universitario Penitenziario" per un periodo di tempo limitato e che sarà deciso di volta in volta.
3.3.5 La didattica nel "Polo Universitario Penitenziario" toscano: rapporto studenti, docenti e tutors
L'attività di studio necessita di concentrazione e tranquillità, nonché di guida, confronto e supporto didattico. Nello studio universitario questi elementi rivestono una fondamentale importanza. I detenuti studenti universitari inseriti nel progetto "Polo Universitario penitenziario", anche quelli della sezione universitaria, non possono usufruire in pieno delle opportunità accademiche, come lezioni e seminari completi, attivate all'esterno per gli studenti universitari. Premesso questo, l'impegno con cui i docenti assolvono il loro compito nei confronti degli studenti detenuti, è essenziale per una buona riuscita nello studio di questi soggetti.
È stato previsto che ciascuna Facoltà dell'Ateneo fiorentino, qualora riceva la domanda di iscrizione da parte anche di un solo detenuto, si attivi indicando un delegato, in sede di consiglio di facoltà. Il delegato dovrà coordinare il lavoro dei docenti della sua facoltà cercando di soddisfare le esigenze di studio dello studente detenuto iscritto. Il lavoro dei docenti all'interno della sezione universitaria è stato riconosciuto come impegno istituzionale cui i docenti stessi sono tenuti. Tale impegno, anche se comunque volontario, è stato definito istituzionale dalla delibera del senato accademico con la quale l'Università degli Studi di Firenze ha deciso di sottoscrivere il progetto "Polo universitario penitenziario". Ciò nonostante, un'efficace attività didattica da parte dei docenti è possibile se questa non viene svolta con motivazione e sentita come impegno civile dai docenti stessi. Ad oggi sono state attivate quasi tutte le Facoltà dell'Ateneo fiorentino, in conseguenza delle domande d'iscrizione degli anni 2000/2001 e 2001/2002. Gli attuali detenuti iscritti all'Università di Firenze appartengono alle diverse Facoltà: n. 2 Agraria; n. 2 Architettura; n. 4 Economia e Commercio (di cui una studentessa); n. 1 Farmacia; n. 7 Giurisprudenza; n. 1 Ingegneria; n. 9 Scienze politiche; n. 6 Lettere e Filosofia; n. 2 Medicina e Chirurgia; n. 1 Scienze matematiche, fisiche e naturali (studentessa); n. 4 Scienze dalla formazione (di cui una studentessa). Sono inoltre da segnalare le posizioni di tre studenti detenuti, inseriti nella sezione universitaria del carcere di Prato ma non iscritti presso l'Ateneo di Firenze: n. 1 iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo di Siena; n. 1 iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Ateneo di Pisa; n. 1 iscritto alla Facoltà di Teologia del centro Italia (Università non statale).
Come è stato esposto in precedenza, non tutti gli studenti universitari detenuti, inseriti nel progetto in esame, si trovano nella Casa Circondariale di Prato. Nei riguardi di coloro che sono nella sezione universitaria, o negli altri reparti dell'istituto penitenziario di Prato, l'attività dei docenti e dei tutors si svolge con costanza e stabilità. I programmi di studio e la dinamica dello stesso, sono di volta in volta concordati dai docenti e dallo studente. Gli incontri tra i docenti, i tutors e gli studenti, sono fissati compatibilmente alle esigenze, di lavoro e personali, sia dei docenti che degli studenti. Purtroppo non è possibile indicare un calendario fisso di tali incontri e spesso ad ogni incontro viene concordato quello successivo. Questa situazione è indotta dalla necessità di coordinare la disponibilità del personale docente con le esigenze dei detenuti. Non è inusuale che un detenuto sia fuori dall'istituto perché gli è stato concesso un permesso premio, o perché momentaneamente trasferito in occasione di un'udienza, o altro che non può essere previsto in anticipo. Lo stesso vale per i docenti, i quali, in caso di impedimento sopravvenuto, si attivano per trovare un sostituto che, necessariamente, abbia già ottenuto l'autorizzazione, ex. art. 17 dell'ordinamento penitenziario, per accedere all'istituto. Spesso il sostituto è il tutor individuato, dal docente stesso. Nel caso di mancanza di un tutor o dell'impossibilità dello stesso, è prassi che il docente, nel rispetto dell'impegno preso con il detenuto, comunichi, direttamente o tramite il rispettivo delegato di Facoltà, all'educatore competente, la propria sopravvenuta impossibilità di essere presente all'incontro fissato. In tale modo gli studenti, da lui seguiti, saranno avvisati ed informati sulla data a cui l'incontro con il docente è stato rinviato. L'esercizio dell'attività didattica è differenziato e lasciato alla discrezionalità degli insegnanti. Questi agiscono in considerazione delle esigenze dello studente o degli studenti e della loro disponibilità a recarsi in istituto, rispettando, comunque, l'impegno di effettuare, incontri periodici, con gli studenti universitari che stanno preparando l'esame di loro competenza. In considerazione delle esigenze dello studente, della difficoltà dell'esame, e della disponibilità del docente è previsto il supporto da parte di tutors, scelti dai docenti tra laureandi o neo laureati delle facoltà, i quali integrano l'attività didattica e di confronto, offrendo un supporto stabile allo studente durante la preparazione dell'esame. Al momento dell'esame, entrerà in istituto una regolare commissione, alla quale deve essenzialmente partecipare il docente che ha seguito la preparazione dello studente.
Anche se il progetto "Polo Universitario penitenziario" impegna l'Università degli Studi di Firenze, principalmente, nella struttura penitenziaria di Prato, permane la necessità di stabilire dei contatti con gli studenti universitari detenuti, non presenti in detto istituto penitenziario ma inseriti comunque nel progetto. Tali contatti sono lasciati alla discrezione dei docenti ed alla loro disponibilità in termini di tempo.
Nella sezione universitaria del carcere di Prato sono stati attivati corsi di alfabetizzazione informatica e di lingua inglese previsti dal nuovo ordinamento didattico universitario. Gli studenti della sezione devono frequentare tali corsi e sostenere i rispettivi esami in considerazione della riconosciuta importanza dell'apprendimento di un'istruzione di base in dette materie. L'andamento culturale e lavorativo della società odierna, rende fondamentale la conoscenza di queste discipline per un migliore inserimento lavorativo degli individui ed un completamento della loro formazione culturale. Detti corsi sono retti da insegnanti che ricevono borse di studio finanziate dalla Cassa di Risparmio di Prato. La partecipazione a detti corsi sarà parte della valutazione scolastica dello studente, insieme al numero degli esami da questo superati durante l'anno, che il Comitato didattico-organizzativo effettua all'inizio di ogni anno accademico, al fine di decidere la permanenza o meno, dello studente, nella sezione universitaria.
La conoscenza di altre lingue, in considerazione dei bisogni formativi e scolastici degli studenti, sarà opportunamente coltivata, qualora se ne presenti la necessità. I libri di testo necessari alla preparazione degli esami di ciascuno studente detenuto, inserito nel progetto, sono normalmente forniti dall'Amministrazione del carcere, che ne dispone l'acquisto in occasione della compilazione annuale dell'elenco dei libri indicati per l'ampliamento e l'aggiornamento della biblioteca della sezione universitaria. A tale scopo è importante concordare, all'inizio di ciascun anno accademico, il programma di esami che ciascuno studente dovrà sostenere nel corso dell'anno, in modo da poter inserire nell'elenco dei libri da acquistare quelli di testo necessari alla preparazione degli esami. Sono stati fondamentali i contributi finanziari offerti dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, dall'Ente Cassa di Risparmio di Prato, nonché dall'Associazione di Volontariato Penitenziario, che spesso hanno permesso di sanare eventuali mancanze, da parte dell'Amministrazione del carcere, in merito all'acquisto dei libri di testo e del materiale didattico necessari e comunque mettere a disposizione dei detenuti copie loro personali dei volumi. Detti contributi finanziari, soprattutto quelli provenienti dagli istituti bancari sopra menzionati, hanno permesso di versare un compenso ai tutors compresi quelli dei corsi di informatica e di inglese.
È di prossima attivazione un progetto di teledidattica limitatamente alla sezione universitaria di Prato. Il sistema informatico in via di sviluppo mira a permettere ai docenti e gli studenti di scambiarsi informazioni nel modo più semplice e costante possibile. Tale tipo di insegnamento deve essere coniugato con l'alto livello di sicurezza imposto dall'ambiente carcerario. Il progetto extranet per la sezione del "Polo Universitario Penitenziario" prevede che gli studenti detenuti di detta sezione possano usare i seguenti servizi di rete: servizi tipici di intranet chiusa (file shiring, accesso ad una stampante comune); posta elettronica tra studenti e docenti (la posta non può uscire/entrare dall'esterno del circuito dedicato tra il terminale delle facoltà e quello della sezione universitaria); consultazione di pagine web interne; accesso a servizi via web (Web Teach), ovvero, lettura/commento degli appunti dei docenti, risoluzioni degli esercizi proposti, proposta di problemi e richieste di chiarimento.
I servizi che si prevede siano accessibili, dall'esterno, per i docenti (dopo l'autenticazione) sono: scaricamento della posta loro indirizzata e caricamento della posta diretta agli studenti; consultazione delle pagine nel servizio di didattica via web per rispondere alle domande degli studenti, caricare materiale didattico, esercizi, ecc.
La proposta del progetto di teledidattica prevede l'installazione di un server Unix/linux (server interno), nella stanza professori e in contemporanea di un server "gemello" (server esterno) presso la facoltà di Ingegneria, così da operare nel seguente modo: il Server interno farà da firewall tra la intranet e internet. La connessione con internet verrà attivata dal personale solo per il tempo necessario. Il server interno si potrà collegare solo al suo gemello esterno, con la garanzia di una connessione criptata, per evitare eventuali "intrusioni" dall'esterno (realizzazione di una intranet virtuale). Inoltre il server interno potrà eventualmente servire da file server e da backup. Il Server posta: gli studenti avranno una casella di posta elettronica sul server interno, i docenti su quello esterno. Il server verrà programmato in modo tale che, quando il collegamento è attivato, la posta si trasferirà nei due sensi e solo tra gli studenti abilitati (così da impedire la trasmissione di posta dall'interno verso una persona non abilitata all'esterno e viceversa). Il Server web: userà principalmente il sistema Web Teach. I docenti caricheranno le pagine sul server esterno e gli studenti aggiungeranno commenti, risposte, domande su quello interno, in due aree distinte. Durante il collegamento i due server si scambieranno le relative aree, ovvero si "sincronizzeranno". Inoltre tutte le transazioni ed i collegamenti avverranno dopo l'autenticazione e l'elenco delle varie azioni verrà memorizzato su un file che, all'occorrenza, potrà essere stampato.
L'attivazione del progetto di teledidattica sopra esposto, richiede il seguente Hardware:
Server interno può essere un qualsiasi pc con 64 o, meglio, 128 MB di RAM e 10-20 GB di hard-disk, provvisto di lettore per cd-rom, scheda di rete, scheda video, monitor e tastiera. Sarebbe ottimo se detta macchina fosse dotata di stampante a modulo continuo e di masterizzatore CD; Modem isdn, deve essere compatibile con il sistema operativo "linux", interno o esterno; Server esterno, necessita di caratteristiche simili a quello interno e c'è inoltre la disponibilità dell'Università di fornire detta macchina. Occorre inoltre precisare che il sistema operativo (linux) è gratuito ed anche il sistema Web Teach. Il monitoraggio, la manutenzione, che verrà prevalentemente eseguita per via telematica, nonché l'assistenza al progetto di teledidattica saranno effettuate dai tecnici del Dipartimento di Matematica Applicata dell'Università di Firenze. È in corso la valutazione dell'opportunità di formare una persona, eventualmente interna all'istituto penitenziario di Prato, in grado di provvedere al monitoraggio, alla gestione dei permessi necessari al progetto ed eventualmente alla risoluzione dei problemi più semplici. Ad oggi, tale programma di teledidattica è completo e si sta provvedendo alle prove di funzionamento tra le macchine informatiche che saranno impiegate nel progetto stesso.
Questa ulteriore iniziativa rende ancora più evidente che le condizioni degli studenti universitari detenuti della sezione universitaria, sono molto più vantaggiose rispetto a quelle degli studenti detenuti universitari in alta sicurezza. Questi ultimi hanno a disposizione uno scarno materiale didattico, nonché ambienti non consoni allo svolgimento degli studi accademici. Inoltre non sono state attivate iniziative per il completamento didattico informativo del loro percorso culturale, ad esempio corsi di computer o di inglese, limitando di fatto l'attività accademica, alla preparazione dell'esame sotto la guida di un docente, a volte coadiuvato da un tutor. Questa stessa condizione è vissuta anche dai detenuti studenti universitari nel reparto "collaboratori"e nelle sezioni comuni dell'istituto penitenziario di Prato.
3.3.6 Il lavoro nella sezione universitaria di Prato
Il problema della carenza di attività lavorative, negli istituti penitenziari, è costante. Questa situazione, soprattutto per quanto riguarda gli istituti penitenziari di medio-grandi dimensioni è quasi fisiologica in quanto dato che il lavoro cui possono accedere i detenuti è distinto tra impieghi interni, esterni e servizi di istituto, spesso la popolazione detenuta, in considerazione delle frequenti situazioni di sovraffollamento che affliggono la stragrande maggioranza degli istituti penitenziari del territorio nazionale, è di gran lunga superiore rispetto ai posti di lavoro disponibili.
Le eventuali difficoltà economiche degli studenti detenuti, possono minare la realizzazione del loro progetto di proseguire gli studi, ingabbiandoli nella prioritaria necessità di procacciarsi risorse economiche, tali da assicurare loro una vita dignitosa all'interno dell'istituto penitenziario. Nel corso dell'attivazione del progetto "Polo Universitario Penitenziario" è stato essenziale individuare soluzioni lavorative che potessero garantire, almeno agli studenti detenuti della sezione universitaria di Prato, una minima tranquillità economica. Le soluzioni da individuare dovevano rispettare le seguenti esigenze: non dovevano sottrarre occasioni di lavoro, già molto scarse, agli altri detenuti dell'istituto e non potevano richiedere un dispendio di tempo tale da impedire l'attività di studio dei detenuti studenti.
Nel 2001, il Comune di Prato ha commissionato, ai detenuti della sezione universitaria, un lavoro che consisteva nell'informatizzazione della toponomastica stradale del Comune stesso. Detto incarico di telelavoro è stato conferito attraverso la stipulazione di contratti individuali di collaborazione coordinata e continuativa. L'impegno lavorativo offerto dal Comune di Prato, anche se ha avuto una durata di pochi mesi, è stato un buon esempio di come impostare tali attività nella sezione universitaria, in quanto rispettava tutti gli obbiettivi che si era cercato di perseguire. Tale impiego, infatti, non sottraeva lavoro agli altri detenuti dell'istituto perché, poteva essere svolto solo in quella sezione, in quanto l'unica provvista degli strumenti informatici necessari allo svolgimento di attività di telelavoro; prevedeva un impegno lavorativo quotidiano, per ciascuno studente della sezione, di circa quattro ore, lasciando così il tempo allo studente di applicarsi nello studio; era prevista una retribuzione tale da permettere a ciascun detenuto lavoratore di far fronte alle proprie spese di sostentamento. Al fine di svolgere tale incarico di telelavoro è stato necessario creare un collegamento, dedicato ed esclusivo, tra l'ufficio competente del Comune ed il server nella stanza professori. I computers della sezione universitaria, sui quali i detenuti hanno lavorato, sono collegati internamente a detto server, prevedendo solo accessi dedicati, in uscita ed in entrata, dalle postazioni in sezione al server nella stanza professori. Il telelavoro è un tipo di opportunità di cui si auspica la continuità, attraverso una costante offerta di alternative di tale genere dal mondo del lavoro della provincia di Prato. La possibilità di svolgere un lavoro, di avere un minimo di tranquillità economica, ha contribuito, in quasi tutti gli studenti universitari, ad accrescere la qualità dello studio e la propria capacità di autodeterminazione. Infatti tutti gli studenti detenuti della sezione universitaria impegnati in questo lavoro hanno dato gli esami previsti, molti di loro nella sessione estiva, conseguendo ottimi risultati a livello valutativo.
Allo scopo di assicurare una attività lavorativa costante ai detenuti della sezione universitaria, è stato sollecitato l'intervento della Regione Toscana, in forza dell'impegno che la Regione stessa si è assunta con la sottoscrizione del protocollo d'intesa che ha dato vita al progetto "Polo Universitario Penitenziario". È stato proposto all'Ente Regione di preparare, periodicamente, una mappa aggiornata dei lavori disponibili all'ambito dell'Amministrazione regionale, provinciale e comunale, sia della realtà fiorentina che di quella pratese. Inoltre è stato chiesto a detto ente di riservare un contributo finanziario, sufficiente a garantire il soddisfacimento dei bisogni essenziali dei detenuti della sezione universitaria. Tale contributo dovrà essere versato, a favore dei detenuti della sezione, in occasione dell'eventuale assenza di lavoro. L'Ente Regione Toscana si è impegnata, sino ad oggi solo verbalmente, ad inserire, in un accordo di programma dalla validità triennale, i sollecitati impegni. In tale documento dovrebbe essere inserito anche il contributo che, di fatto, in questi anni, la Regione, nella figura dell'A.R.D.S.U., ha puntualmente versato a favore di ciascun detenuto inserito nel progetto "Polo Universitario Penitenziario". Detto contributo, come accennato, è stato versato, al momento del pagamento della tassa regionale d'iscrizione/immatricolazione universitaria dei detenuti. L'inserimento dei suddetti impegni finanziari, nell'accordo di programma che l'Ente Regione sta preparando, garantirebbe la sovvenzione quasi automatica, da parte dell'Ente stesso, per i detenuti inseriti nel progetto "Polo Universitario Penitenziario", della tassa regionale per l'iscrizione universitaria, nonché una certa stabilità economica per i detenuti della sezione universitaria, tale da consentire il soddisfacimento dei rispettivi bisogni essenziali, attraverso l'offerta di impieghi di lavoro ed, in mancanza di questo, erogando un contributo finanziario.
È importante segnalare che è in via di costituzione una cooperativa sociale, di tipo "B", ovvero no profit, denominata "Panglos", con la quale, in attuazione della legge n. 193 del 22 giugno 2000, c.d "legge Smuraglia" (24), si vuole agevolare il reperimento delle attività lavorative per i detenuti, nonché facilitare l'assunzione formale di dette attività. La cooperativa stessa può stipulare direttamente contratti di lavoro con i committenti, evitando il farraginoso utilizzo di contratti individuali. Lo statuto della cooperativa è già completo. Inizialmente la sottoscrizione delle quote sociali della cooperativa sarà proposta ai detenuti del "Polo Universitario Penitenziario", in quanto l'iniziativa è nata nel corso dello sviluppo di tale progetto. L'intenzione è quella di estendere a tutti i detenuti dell'istituto penitenziario di Prato, nonché a coloro che sono in misura alternativa, l'opportunità di partecipare a tale iniziativa. Il fine è quello di creare un mezzo che consenta una più agevole, nonché vantaggiosa, assunzione dell'impegno lavorativo da parte dei detenuti, e che tale mezzo possa essere offerto, senza discriminazioni, al maggior numero di soggetti. Nell'individuare i criteri di distribuzione degli impegni di lavoro che la cooperativa otterrà, è stato deciso di tenere in considerazione le esigenze effettive dei soggetti reclusi e non, le competenza lavorative di ciascuno di essi, le attrezzature messe loro a disposizione dal carcere ed il regime penitenziario cui sono sottoposti. In attesa della costituzione definitiva della cooperativa, che consentirebbe di sfruttare un nuovo progetto di telelavoro, già approvato e finanziato dal Comune di Prato, attualmente, oltre ai normali lavori interni alla sezione, assegnati dall'Amministrazione del carcere, ma quantitativamente insufficienti per offrire a ciascuno studente della sezione universitaria l'opportunità di lavorare, è stato stipulato un contratto di collaborazione coordinata e continuativa con il CNR di Firenze (Centro Nazionale di Ricerca), che consiste nel riordino informatizzato e nella trasposizione su cd di alcune grida settecentesche.
3.3.7 Il volontariato e le altre realtà che partecipano al progetto "Polo Universitario Penitenziario" toscano
L'iniziativa del "Polo" universitario non sarebbe stata possibile senza la collaborazione di numerose realtà istituzionali, associative e di volontariato. I membri delle associazioni di volontariato, a partire da quelle rappresentate nel Comitato didattico-organizzativo del progetto, "L'associazione di Volontariato Penitenziario" e "L'altro diritto", si sono occupate del problema del lavoro per gli studenti detenuti della sezione universitaria e svolgono un'azione di supporto logistico nella soluzione dei problemi in merito ai rapporti di segreteria amministrativa, alla fornitura dei testi universitari, alla gestione del rapporto con le biblioteche, al supporto nelle attività d'insegnamento a distanza ed in quella di tutorato. All'attività di volontariato è stato riconosciuto un ruolo fondamentale per la realizzazione del progetto universitario penitenziario. Premesso questo non può essere ignorato che il lavoro dei volontari, nella sezione universitaria, è assai diverso da quello che, generalmente, queste figure svolgono: il loro impegno sta dentro il progetto nel suo insieme, con i vincoli che inevitabilmente ne derivano. Pensiamo ai tempi ed alla necessità di coordinamento delle attività didattiche interne alla sezione e le attività di volontariato, nonché alla diversa percezione che hanno, di tali operatori, i detenuti delle realtà comuni in cui il volontariato rappresenta l'unico aiuto, rispetto ai detenuti studenti della sezione universitaria, che possono contare sulla presenza sistematica di personale universitario e dell'area trattamentale.
Il supporto del volontariato, nella fase iniziale del progetto, si è concentrato sull'attività di presenza in sezione nonché su azioni legate al sostegno degli studenti, al reperimento dei testi e del materiale didattico, facendo fronte tempestivamente, ad esigenze che altrimenti sarebbero rimaste in un limbo temporale gravoso. In seguito a questa fase iniziale, l'indirizzo dato al volontariato è stato quello di valorizzare questa forza, considerandola come possibile presenza nei momenti di difficoltà, capace di rispondere prontamente e di agire in quegli spazi non direttamente coperti da docenti e tutors. In tal senso, un contributo fondamentale del volontariato è offerto dalle attività preparatorie allo studio universitario che aiutano i detenuti studenti, soprattutto se stranieri. Prima tra tutte, l'apprendimento della lingua italiana, fondamentale nello studio e nel test di "conoscenza della lingua italiana" previsto, per l'ammissione all'università degli studenti stranieri, dalla normativa vigente. Accanto all'insegnamento della lingua italiana, il volontariato provvede ad offrire un aiuto per il funzionamento delle pratiche di segreteria, nello studio della lingua inglese e dell'alfabetizzazione informatica. Oltre a queste attività, che si inseriscono, in modo specifico tra gli scopi attuativo-didattici del progetto "Polo Universitario Penitenziario", il volontariato contribuisce ad un miglioramento delle relazioni interne al gruppo in sezione.
Un ultimo, ma non meno importante contributo che le forze del volontariato offrono e quello di sviluppare attività culturali non solo all'interno della sezione universitaria, bensì avendo come riferimento l'intera struttura carceraria. Il progetto del "Polo Universitario Penitenziario" non è stato accolto con entusiasmo unanime dai detenuti delle altre sezioni dell'istituto. Sono diverse le occasioni in cui possono verificarsi scontri tra un detenuto della sezione universitaria e gli altri detenuti dell'istituto. Questo è il frutto di una concezione comune a gran parte della popolazione detenuta, che non aderisce al progetto universitario e che vede il detenuto della sezione universitaria, come un soggetto privilegiato. Un'attività di volontariato, rivolta anche nei confronti di coloro che non sono inseriti nella sezione universitaria, aiuta a contenere l'idea che gli studenti della sezione universitaria sono "privilegiati" o "speciali", attenuando le tensioni nei riguardi di questi detenuti e divulgando la reale concezione del progetto. L'opera del volontariato in questo caso è essenziale ed insostituibile.
È doveroso menzionare nuovamente il fondamentale apporto che altre realtà hanno offerto, contribuendo in tal modo al concreto funzionamento del progetto "Polo Universitario penitenziario". Ricordiamo che l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e l'Ente Cassa di Risparmio di Prato hanno contribuito, in modo sostanziale, alla soddisfazione di molti bisogni economici che il progetto presentava. Il loro apporto economico ha permesso l'acquisto di libri nonché la disposizione di borse di studio per i tutors e gli operatori impegnati nell'insegnamento dell'inglese e dell'informatica.
3.3.8 Una giornata studio nella sezione del "Polo Universitario" di Prato
Nel corso della scrittura di questo lavoro e visto l'argomento di cui mi stavo occupando, ovvero l'istruzione in carcere, ho deciso di sperimentare personalmente cosa poteva significare studiare in un carcere. Così un giorno di maggio di quest'anno ho scelto di vivere una giornata di studio all'interno della sezione universitaria del carcere di Prato. Equipaggiata di libri e computer alle ore 9 mi sono recata nel carcere di Prato e mi sono sistemata in una delle celle che usualmente vengono utilizzate dai professori che si recano a fare lezione nella sezione, una cella che utilizzo anch'io essendo il tutor per le materie giuridiche presso il Polo Universitario di Prato.
Conoscendo già l'ambiente ed i ragazzi della sezione non ho avuto alcuna difficoltà ad ambientarmi alla cella né al luogo in generale. I problemi si sono presentati durante la giornata quando ogni occasione ed ogni momento era buono perché la mente lasciasse i libri e si spostasse su quelle che erano le dinamiche della sezione. Alle 11.30 è arrivato il carrello del vitto che è stato occasione di chiacchere tra i ragazzi ma già durante la mattinata, tra il via e vai dalle docce, un caffè e l'altro ed i lavoranti che pulivano, il clima era stato piuttosto dinamico. Normalmente a pranzo i ragazzi della sezione non mangiano moltissimo, fanno solo uno spuntino con il vitto che viene passato dal carcere, mentre la sera si dedicano alla cucina sfruttando la spesa personale che fanno usando il sopravitto. Anch'io a pranzo sono scesa al bar dell'istituto e sono andata a mangiare qualcosa poi tornata in sezione ho preso il caffè con i ragazzi. La pausa caffè è stata lunga e dopo è stato molto difficile recuperare la concentrazione e mettersi di nuovo di fronte ai libri. Alle 13.30 l'agente della sezione ha avvisato che era giunta l'ora, se volevano, di scendere ai passeggi, così molti ragazzi sono scesi ed io sono rimasta nella mia cella. Per circa un ora e mezza, sino a che i ragazzi erano all'aria e la sezione era praticamente deserta sono riuscita a studiare tranquillamente, poi quando i ragazzi sono rientrati è ripreso il brusio. Chiacchere, rumori di vario genere, dalla semplice chiave che rimbombando apre e chiude il cancello della sezione e che ad ogni mandata fa venire in mente "Chissà chi è arrivato?", alle persone che si chiamano ad alta voce, alla televisione o la radio del compagno della cella vicina, all'agente che chiama, spesso con voce tuonante, qualche ragazzo perché vada a colloquio con qualcuno, perché può o deve telefonare o perché è arrivata la posta... Per non parlare del giro di controllo che gli agenti fanno quotidianamente! Questo giro di controllo consiste nello sbattere un manganello sulle sbarre di tutte le finestre provocando un rumore metallico assordante che nel corridoio rimbomba come un allarme. Queste dinamiche non si sono mai fermate in tutto il giorno. La porta della mia cella era aperta come del resto quella delle altre e nel corridoio c'è sempre stato un via vai di persone, fossero i ragazzi o gli agenti che dovevano comunicare qualcosa. Le fonti di distrazione erano tantissime e incessanti...Sono quindi arrivate le 17.30 quando è di nuovo passato il carrello con il vitto ma nel frattempo io ed i ragazzi avevamo preso almeno due caffè. Certamente i ragazzi hanno prestato più attenzione a me perché non ero una di loro. Mi hanno coccolato portandomi caffè e dolcetti al fine di allietarmi lo studio ma ho notato che anche tra di loro si cercano continuamente, chiacchierano e trovano ogni occasione possibile per parlare di qualcosa e per non stare in cella.
Quando sono arrivate le 19 e sono dovuta andare via ho fatto un resoconto sulla produttività, a livello di studio, della mia giornata e devo dire che nonostante fossi stata in un ambiente a me non del tutto nuovo, in una cella singola ed in una sezione assolutamente non sovraffollata, il mio profitto a livello di studio è stato molto scarso. Tutti i rumori, gli odori, le continue interruzioni avevano inciso moltissimo sulla mia concentrazione ed il mio lavoro non era andato avanti con i soliti ritmi, forse neanche con i ritmi più bassi che mi può capitare di tenere. Dopo questa esperienza ho avuto un po' più chiaro cosa significa studiare in carcere ed ho apprezzato oltremodo la tranquillità di casa mia o della sala di lettura della Casa dello Studente che ho sempre considerato uno dei posti più confusionari e pieni di distrazioni in cui mi sono ritrovata ad aprire un libro. Molte domande mi sono venute in mente, tra cui: "Come fanno a studiare quei detenuti che si trovano in sezioni normali e magari in sovraffollate? E quelli che sono in cella con altri detenuti? Come è possibile concentrarsi in un ambiente carcerario avendo in testa mille pensieri indotti, non solo dall'ambiente, ma anche dalla condizione di detenuto? Io esco e mi sento più leggera, ma chi rimane qui e domani avrà una giornata uguale ad oggi come a ieri, come può sopportare un tale peso e nonostante tutto concentrarsi sullo studio? Queste persone dove e quando si ritagliano un po' di tranquillità per loro stessi se anche fare la doccia è come stare in campeggio?"
Mille altre domande mi sono venute in mente e sono stata dentro solo 10 ore, senza particolari pensieri se non quello di studiare, consapevole che la sera sarei uscita. Una cella singola, una sezione aperta e non sovraffollata hanno solo smorzato tutte le innumerevoli distrazioni che il carcere di per se come ambiente, con i suoi tempi e le sue modalità, impone sempre e comunque.
3.3.9 Conclusioni sulla realtà del "Polo Universitario" toscano
Come è stato esposto nei paragrafi precedenti, il "Polo Universitario Penitenziario" toscano è oggi una realtà. L'università è finalmente entrata in carcere e ci è entrata in modo completo. Praticamente tutte le Facoltà dell'Ateneo fiorentino sono state attivate. La libertà riconosciuta ai detenuti di decidere quale percorso accademico seguire è stata una notevole conquista, come lo è stata quella di riconoscere, l'impegno didattico dei docenti dell'Università di Firenze negli istituti di pena, come un "dovere" che rientra tra quelli istituzionalmente previsti dal ruolo che queste figure professionali rivestono. Comparando le condizioni dei detenuti della sezione universitaria di Prato con quella degli altri detenuti nelle sezioni "comuni", si può avere la sensazione di essere di fronte ad una realtà privilegiata. Questa considerazione è il frutto della concezione che individua come privilegio, la vivibilità della detenzione e la possibilità che essa possa diventare occasione per attività utili. La vera faccia del progetto "Polo universitario penitenziario" toscano è quella di dare, ad un gruppo di detenuti in possesso di determinati requisiti, la possibilità di perseguire uno specifico impegno, in questo caso il compimento degli studi universitari, cosa che dovrebbe essere data a tutti, rispondendo concretamente alle esigenze trattamentali. Le condizioni di sovraffollamento, della insufficienza costante del lavoro e di altre attività negli istituti penitenziari, rendono privilegio di alcuni quello che dovrebbe essere diritto di tutti.
Detenzione più vivibile, giornate impegnate in attività utili, considerando le esigenze di ciascun soggetto, questo era lo scopo che si era prefissato l'Ordinamento penitenziario del '75, questa era la regola prevista e non l'eccezione. L'iniziativa del "Polo universitario" deve essere uno stimolo per continuare in questa direzione, in considerazione del fatto che la sua attività è svolta nel rispetto dell'indirizzo indicato dalla legge n. 354/75 e dal D.P.R. n. 230/2000, in attuazione dei precetti costituzionali.
Occorre fare molta attenzione ed evitare che questa iniziativa possa essere strumentalizzata, in vista di un più facile accesso alle misure alternative od al beneficio dei permessi premio. Per evitare questo è infatti chiesto agli studenti detenuti di permanere all'interno della sezione universitaria per la durata di almeno un semestre. L'inserimento di un detenuto nella sezione universitaria di Prato contribuisce a migliorarne la conoscenza e la valutazione, da parte degli operatori del trattamento, che sono così in grado di presentare, al Magistrato di Sorveglianza, elementi che gli consentono di operare decisioni più consapevoli. Questo non deve indurre a pensare che l'inserimento nella sezione universitaria si distorca in una rapida ammissione alle misure alternative perché, in tal modo, si mette a rischio la costruttività dell'impegno nello studio dei detenuti che aderiscono al progetto.
Questa iniziativa, ha preso spunto da una proposta del volontariato ed ha ampliato l'esempio dell'esperienza torinese, nel carcere de "Le Vallette", iniziata formalmente nel 1998. Altre realtà carcerarie ed universitarie si stanno indirizzando verso iniziative simili. L'Università di Pisa, alla fine dell'anno 2001, ha aderito al protocollo d'intesa con cui è iniziata l'esperienza del "Polo universitario penitenziario" ed è in progetto l'apertura di una sezione universitaria nello stesso carcere di Pisa. L'Università di Siena sta considerando l'ipotesi di aderire al progetto "Polo Universitario Penitenziario", ed anche il carcere di Genova vorrebbe imitare l'intero progetto, proponendo per la Regione Liguria, l'attivazione di una iniziativa che, compatibilmente alla sua realtà, ricalca le orme di quella toscana.
Molti sono stati i problemi che, nel corso dell'attivazione del progetto, si sono presentati. La gravità di alcuni di questi, sulla carta, non erano state giustamente ponderata, prime tra tutte il reperimento dei documenti per i detenuti stranieri l'importanza nonché la difficoltà di garantire un minimo di attività lavorativa ai detenuti studenti della sezione universitaria. In merito alla soluzione di quest'ultima problematica si confida che la costituzione della cooperativa di detenuti, "Panglos", possa rivelarsi realmente una soluzione, anche parziale, a questo gravoso scoglio. Al fine di raggiungere in pieno il suo scopo, la cooperativa ha la necessità di trovare una collaborazione attiva dalle istituzioni territoriali della realtà pratese, Comune e Provincia, indicati nello statuto della cooperativa stessa come soci sovventori. Il reale impegno richiesto a dette istituzioni è quello di compilare periodicamente una mappa di lavori disponibili sul territorio. L'adesione formale alla cooperativa di queste istituzioni è recentemente avvenuta anche se attendiamo che la Provincia firmi la convenzione e che individui il rispettivo delegato, quindi si potrà procedere alla costituzione della cooperativa.
In merito al problema del recupero dei documenti necessari agli stranieri per iscriversi all'università, la soluzione è ancora piuttosto lontana. Una strada, in base all'esperienza di questi anni, potrebbe essere quella di individuare dei referenti presso le ambasciate italiane nei vari paesi, in modo da accelerare l'opera di traduzione e di rilascio della dichiarazione di valore necessari. In tal caso sarebbe importante un intervento da parte della Regione Toscana, per altro già sollecitato in occasione di incontri tra alcuni membri del Comitato didattico-organizzativo del "Polo universitario" ed i rappresentanti, competenti in materia, della Regione stessa.
Un ulteriore problema è rappresentato dalla necessità di individuare i documenti necessari per l'iscrizione universitaria di detenuti appartenenti alla Comunità Europea. Inizialmente si era pensato che per detti studenti fosse sufficiente un'autocertificazione, lasciando agli uffici delle segreterie competenti la gestione dell'effettivo recupero del diploma. Tale soluzione non è stata accolta e si è ancora in attesa di concordare le modalità di iscrizione. Altro problema che rimane irrisolto è quello inerente alle donne detenute iscritte all'università. Anche se il limitatissimo numero di richieste di iscrizioni universitarie provenienti da detenute donne consente di arginare il problema appoggiandosi alla struttura penitenziaria di Empoli, sarebbe opportuno prevedere l'apertura di una sezione universitaria femminile nel rispetto del principio di uguaglianza e di pari opportunità. Infine ricordiamo che è in progetto, nel carcere di Prato, la predisposizione di una sezione universitaria per i detenuti in alta sicurezza. Riprendendo un'espressione usata da uno dei docenti maggiormente impegnati nella realizzazione del progetto "Polo Universitario Penitenziario": "Procedendo di questo passo, la Casa Circondariale di Prato potrebbe diventare il primo campus universitario penitenziario regionale d'Italia"... Non male come prospettiva!
Note
1. Art. 42 Regolamento di esecuzione del 1976, comma 1: "I detenuti e gli internati che risultino iscritti ai corsi di studio universitari o che siano in possesso dei requisiti per l'iscrizione a tali corsi, sono agevolati per il compimento degli studi".
2. Art. 42 Regolamento di esecuzione del 1976, comma 1: "I detenuti e gli internati che risultino iscritti ai corsi di studio universitari o che siano in possesso dei requisiti per l'iscrizione a tali corsi, sono agevolati per il compimento degli studi".
3. V. GREVI, G.GIOSTRA, F.DELLA CASA: Ordinamento penitenziario, commento articolo per articolo, Padova, Ed. CEDAM, 1997, pag. 19.
4. Art. 42 Regolamento di esecuzione del 1976, comma 2: "A tal fine, sono stabilite le opportune intese con le autorità accademiche per consentire agli studenti di usufruire di ogni possibile aiuto e di sostenere gli esami".
5. Art. 42, comma 3 del Regolamento di esecuzione del 1976: "Coloro che seguono corsi universitari possono essere esonerati dal lavoro, a loro richiesta, in considerazione dell'impegno e del profitto dimostrati".
6. Art. 43, comma 6, del regolamento di esecuzione 1976: "I soggetti che fruiscono di assegni o borse di studio non percepiscono i benefici economici preveduti dal presente articolo".
7. Il difficile utilizzo dei permessi ex. Art. 30 dell'Ord. Pen per poter sostenere esami universitari è stato ulteriormente aggravato con la legge n. 1 del 20 luglio 1977, con cui era stato ristretto l'ambito di operatività dell'istituto. Vedi sentenza della Corte Costituzionale n. 84 del 1977.
8. Art. 30 ter. dell'ordinamento penitenziario 1975: "Ai condannati che hanno tenuto regolare condotta ai sensi del successivo comma 8 e che non risultano socialmente pericolosi, il magistrato di sorveglianza, sentito il direttore dell'istituto, può concedere permessi premio di durata non superiore ogni volta a quindici giorni per consentire di coltivare interessi affettivi, culturali o di lavoro (art. 61 bis r.e.)... La concessione dei permessi è ammessa: a) nei confronti dei condannati all'arresto o alla reclusione non superiore a tre anni anche se congiunta all'arresto; b) nei confronti dei condannati alla reclusione superiore a tre anni, salvo quanto previsto dalla lettera c), dopo l'espiazione di almeno un quarto di pena; c) nei confronti dei condannati alla reclusione per taluno dei delitti indicati ne comma 1 dell'articolo 4 bis, dopo l'espiazione di almeno metà della pena e, comunque, di non oltre dieci anni; d) nei confronti dei condannati all'ergastolo, dopo l'espiazione di almeno dieci anni. Nei confronti dei soggetti che durante l'espiazione della pena o delle misure restrittive hanno riportato condanna o sono imputati per delitto doloso commesso durante l'espiazione della pena o l'esecuzione di una misura restrittiva della libertà personale, la concessione è ammessa soltanto decorsi due anni dalla commissione del fatto. Si applicano, ove del caso, le cautele previste per i permessi di cui al primo comma dell'articolo 30: si applicano altresì le disposizioni di cui al terzo ed al quarto comma dello stesso articolo... La condotta dei condannati si considera regolare quando i soggetti, durante al detenzione, hanno manifestato costante senso di responsabilità e correttezza nel comportamento personale, nelle attività organizzate negli istituti e nelle eventuali attività lavorative o culturali".
9. Convenzione tra l'Università degli studi di Bologna ed il D.A.P. del 24 marzo 2000, art 2: "L'università di Bologna si impegna a collaborare attivamente all'opera di rieducazione dei detenuti presso la Casa Circondariale "Dozza", A) organizzando corsi di studio e altri interventi culturali ad opera di docenti e studenti, previe le autorizzazione previste dalla legge, senza oneri per l'Amministrazione penitenziaria; B) favorendo l'iscrizione dei detenuti all'Università, alleviandone il peso economico con borse di studio o eventualmente esenzione da tasse e contributi".
10. Convenzione tra l'Università degli studi di Bologna ed il D.A.P. del 24 marzo 2000, art 3: "L'Università favorisce altresì l'iscrizione del personale della Polizia penitenziaria all'Università, con borse di studio ed eventualmente con l'esenzione dalle tasse ed eventuali contributi per il materiale didattico".
11. Convenzione tra l'Università degli studi di Bologna ed il D.A.P. del 24 marzo 2000, art 4: "L'amministrazione penitenziaria si impegna a: A) a favorire le iniziative culturali e formative di cui al comma a) dell'articolo 2, anche tramite l'applicazione di misure alternative finalizzate alla partecipazione alle predette attività e anche a stages di formazione professionale organizzati dall'Università e comunque collaborando con le scelte didattiche e formative dei docenti; assicurando la partecipazione costante dei detenuti; fornendo spazi didattici, materiali stampati e multimediali, fotocopie ed eventualmente provvedendo alla stampa di apposite pubblicazioni didattiche; alimentando costantemente la biblioteca dell'area didattica, in base alle indicazioni del Responsabile scientifico; B) favorire gli studi universitari, di cui al comma b) dell'articolo 2 e dell'articolo 4, secondo modalità da studiare in base ad esperienze già in atto. In particolare, per i detenuti universitari sarà prevista l'assegnazione, ove possibile, in camere e reparti adeguati allo svolgimento dello studio, rendendo inoltre disponibili appositi locali comuni. Agli studenti sarà consentito di tenere nelle proprie camere e negli altri locali di studio i libri, le pubblicazioni e tutti gli strumenti didattici necessari per lo studio. In tal senso l'Amministrazione Penitenziaria si impegna a far completare il corso di studio nello stesso istituto -salvo gravi, fondati e comprovati motivi- e previa indicazione del Responsabile Scientifico dei corsi di studio; C) accogliere studenti e laureati ai fini di tirocinio previsto da taluni corsi di studio".
12. P. BUFFA, Dalla scuola in carcere al carcere-scuola, in Animazione Sociale, mensile per gli operatori sociali, Gruppo Abele, A.XXX, n. 139, Torino, gennaio 2000, pag. 62.
13. M. CANEPA, S. MERLO, Manuale di diritto penitenziario, Giuffrè, Milano, 1993.
14. A. SOLIANI, Prospettive di politica della formazione alla fine del secondo millennio, in Liberamente. Percorsi educativi negli istituti penali: idee e progetti, Atti del seminario "Ruolo e funzione dell'insegnante elementare negli istituti penali", Castiglione della Pescaia, 3-7 febbraio 1998.
15. M. FOUCAULT, Sorvegliare e punire: nascita della prigione, Einaudi, Torino, 1976.
16. Art. 4, primo comma, del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "L'Università di Firenze metterà a disposizione il personale docente universitario, che, volontariamente, nell'ambito dei compiti istituzionali, sarà impegnato in attività di orientamento, consulenza, tutorato, didattica, ricerca. L'Università valuterà inoltre la possibilità di incentivare la partecipazione e l'impegno dei docenti, favorendo anche il coinvolgimento degli altri Atenei della Toscana".
17. Art. 4, comma due, del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "Il P.R.A.P. assicurerà la continuità del progetto, la disponibilità, l'agibilità, la sicurezza e l'utilizzo degli spazi, concorrerà all'acquisizione delle attrezzature necessarie e disporrà in ordine ad eventuali problemi di mobilità dei detenuti studenti, assumendosene i relativi oneri. Spetterà al P.R.A.P. l'individuazione e l'eventuale selezione del personale di supporto e/o appartenente ad associazioni di volontariato. Il P.R.A.P. provvederà inoltre a sostenere le spese necessarie per le attrezzature, gli arredi ed il materiale didattico nonché le spese generali di funzionamento".
18. Art. 4, comma 3, del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "La Regione Toscana potrà intervenire, nell'ambito delle sue competenze, per sostenere le attività di sperimentazione, di ricerca e di valutazione, effettuando ogni azione concordata e tesa all'efficienza, all'efficacia e alla qualità del progetto. La Regione Toscana si impegna a tal fine a concorrere alla realizzazione del progetto anche assicurando un contributo finanziario da determinarsi annualmente in base al piano di sviluppo del progetto stesso".
19. Art. 3, rubricato "Comitato didattico-organizzativo", del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "La gestione del progetto è affidata ad un Comitato didattico-organizzativo formato da un delegato del Rettore, da un rappresentante della Regione Toscana, dal Provveditore Regionale della A.P. per la Toscana, o da un suo delegato, e dai docenti che aderiscono al progetto stesso, indicati dai Corsi di Laurea o di Diploma universitario. Il Comitato sarà presieduto dal Provveditore Regionale dell'A.P. o dal suo delegato. Partecipa alle riunioni del Comitato, con funzioni di Segretario, un funzionario del P.R.A.P., al quale sono state attribuite altresì funzioni di coordinamento e raccordo operativo tra i membri del Comitato stesso medesimo e gli Enti firmatari. Il Comitato delibera su tutto ciò che attiene allo sviluppo del progetto, predispone il programma annuale correlato da una previsione delle risorse necessarie e da una relazione che saranno poi inviati agli Enti che partecipano all'accordo in tempo utile per le decisioni di rispettiva competenza. Al Comitato partecipa, con funzioni consultive, secondo modalità che saranno definite dal Comitato stesso: il personale che assicura le attività di supporto didattico; rappresentanze delle Associazioni di volontariato impegnate nel progetto; una rappresentanza degli studenti secondo criteri e modalità stabilite dal P.R.A.P. in accordo con il Comitato".
20. Art. 1, comma primo, del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "Le attività di cui al presente protocollo d'intesa avranno sede, di norma e salvo diverse specifiche esigenze da verificarsi di volta in volta, presso la Casa circondariale di Prato, nella quale saranno resi disponibili un settore detentivo e gli altri locali necessari a garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal presente accordo".
21. Circ. Min. n.3556/6006 del 15 giugno 2001: "Possesso ed uso di pc nelle camere di detenzione. Controllo sui computers".
22. Art. 5, comma 1, del Protocollo d'intesa tra il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Toscana, l'Università degli studi di Firenze e la Regione Toscana: "Il presente protocollo ha durata biennale e diverrà operativo a decorrere dall'anno accademico 2000/2001. Esso si intenderà automaticamente rinnovato ove non venga disdetto a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento, da inviarsi entro e non oltre il 30 giugno dell'anno di scadenza, fermo restando che dovrà essere garantito il completamento dei cicli già iniziati".
23. S.MIGLIORI, La formazione universitaria nell'esperienza della carcerazione. Progetti personali, bisogni formativi, verifica dei processi e valutazione degli esiti, Rapporto annuale di ricerca, Firenze, maggio 2002.
24. Legge n. 193/2000, art. 1, primo comma: "Nell'articolo 4, comma 1, della legge 8 novembre 1991, n. 381, recante la disciplina delle cooperative sociali, le parole 'si considerano persone svantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di istituti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori di età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, i condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione previste dagli articoli 47, 47-bis, 47-ter e 48 della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663' sono sostituite dalle seguenti: 'si considerano persone svantaggiate...le persone detenute o internate negli istituti penitenziari, i condannati e gli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all'esterno ai sensi dell'articolo 21 della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni'".