FOGGIA |
SI |
- Procedimento ex art. 12 TUI a carico di una donna italiana per aver impiegato nell’attività domestica un uomo, di origini marocchine in condizioni di sfruttamento. Le indagini sono partite a seguito dell’istanza di emersione del lavoro nero in Prefettura, dove la donna pretendeva di essere pagata dal lavoratore per regolarizzarne lo status civile. (segnalazione della Procura) (2014);
- Procedimento ex art. 12 TUI e art. 629 cp a carico di un imprenditore italiano, che inoltre chiedeva 1.000 euro per far ottenere il permesso di soggiorno ai propri lavoratori, di nazionalità pakistana, impiegati come braccianti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano e di un caporale, per sfruttamento lavorativo (603-bis cp) nei confronti di una lavoratrice bulgara, impiegata per 13 giorni come bracciante senza ottenere alcun corrispettivo e senza contratto. A seguito della denuncia della lavoratrice, il datore ha provveduto al pagamento delle spettanze e il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
- Procedimento a carico di due caporali stranieri accusati ex art. 603-bis cp vecchia formulazione per aver svolto attività di intermediazione nei confronti di 7 lavoratori, la cui retribuzione era di 4 euro l’ora a fronte di 12-13 ore giornaliere continuative. Inoltre, i lavoratori alloggiavano in case fatiscenti con condizioni ambientali e igieniche precarie: dormivano tutti in una stanza di pochi metri quadrati con assenza di luce, gas, riscaldamento, cucina e letto. I caporali controllavano la vita dei lavoratori anche fuori dai campi: li minacciavano, a volte, anche di morte, oltre a trattenere le loro carte di identità dei lavoratori e a procurare loro la “cena”, consistente in una scatoletta di tonno, pagata 4 euro dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
- Procedimento per 603-bis cp vecchia formulazione, a carico di un caporale straniero, per lo svolgimento dell’attività di intermediazione. Il caporale è stato fermato a seguito di controllo da parte delle forze nell’ordine mentre trasportava 15 lavoratori che, al momento del controllo, sono quasi tutti scappati, tranne uno, che ha dichiarato di essere impiegato nei campi come bracciante, per un orario di lavoro molto esteso a fronte di una retribuzione a cottimo (di circa 4 euro a cassone), da cui venivano sottratti 5 euro per il trasporto. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2015);
- Procedimento a carico di un caporale straniero, indagato per 603-bis cp nei confronti di 15 vittime, lavoratori impiegati nei campi per circa 10 ore, senza alcun riposo settimanale e retribuiti a cottimo. L’esposto è stato presentato dalla FLAI-CGIL (segnalazione della Procura) (2016);
- A seguito della denuncia sporta da Leonardo Palmisano e Yvan Sagnet si procede penalmente nei confronti si procede per caporalato nei confronti di un uomo, soprannominato “danger”, di nazionalità straniera, e della sua compagna, accusati di svolgere attività di intermediazione illecita e di sfruttamento della prostituzione (artt. 3 e 4 L. 75/1958). Dalle indagini è emerso un sistema di “capi neri” che avevano in mano la gestione del ghetto di Rignano, sito in Agro San Severo, i cui accertamenti sono proseguiti nei confronti dei datori di lavoro, sottoposti ad autonomo procedimento nel 2020, poi archiviato (vedi più avanti nella Tabella). I lavoratori stranieri erano reclutati o direttamente dal ghetto o direttamente in Africa prima dell’inizio della stagione di raccolta, il cui ingresso in Italia era procurato illegalmente tramite documenti falsi di altri lavoratori stagionali che avevano lasciato il ghetto. I lavoratori venivano impiegati nella raccolta del pomodoro, uva e olive dalla mattina alla sera per un compenso a cottimo (dai 3 ai 4 euro a cassone) ed erano costretti a pagare per qualsiasi servizio (20 euro per dormire su un materasso lurido, 2.50 euro per un pasto caldo, 0,50 cent. per ricarica del cellulare e per la doccia, 5 euro per il trasporto di andata e ritorno nei campi), oltre ad essere costrette dai proprietari terrieri a svolgere attività di pulizia delle stalle e dei canili prima di iniziare l’attività di raccolta (segnalazione della Procura) (2016);
- Nello stesso filone d’indagine si inserisce il procedimento a carico di un altro caporale, c.d. “Broker”, noto per la sua attività di intermediazione tra i proprietari terrieri della zona limitrofa al ghetto di Rignano Garganico, da cui è emersa la connivenza di numerosi datori di lavoro, rispetto ai quali è stato avviato nel 2020 l’apposito procedimento (segnalazione della Procura) (2016);
- Procedimento a carico di un italiano, indagato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento ex art. 603-bis cp un lavoratore pakistano come bracciante per circa 11/12 ore al giorno, in nero, e senza avergli corrisposto il pagamento una volta licenziato (segnalazione della Procura) (2016);
- Procedimento a carico di due imprenditori agricoli di Trinitapoli, di nazionalità italiana, accusati del reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di un lavoratore italiano, impiegato per circa 12 ore al giorno per un compenso di 2-3 euro l’ora (per un totale di 30 euro al giorno), che alloggiava all’interno di una roulotte vicina alla zona di residenza degli stessi imputati, cui pagava 150 euro di affitto. I due imputati sottoponevano il lavoratore ad abusi fisici e psicologici, e avevano sequestrato i documenti dello stesso come ricatto per ricevere il pagamento dell’affitto (segnalazione della Procura) (2017);
- Procedimento a carico di un italiano e di uno straniero, di origini marocchine, accusati di sfruttamento nei confronti di un uomo straniero, senegalese, impiegato nei campi (segnalazione della Procura) (2017);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano ed un caporale rumeno. Quest’ultimo, che viveva assieme ad alcuni migranti (in parte richiedenti protezione internazionale) in un insediamento rurale in pessime condizioni, di proprietà dell’imprenditore agricolo, si occupava del trasporto delle vittime utilizzando vetture che gli venivano messe a disposizione dal suo complice, le sorvegliava durante la loro permanenza nell’insediamento e vigilava sull’esecuzione delle loro prestazioni (le vittime venivano impiegate nella raccolta di asparagi). Le vittime venivano impiegate per 8-9 ore al giorno e venivano remunerate 4 euro l’ora, sotto minaccia di licenziamento in caso di rivendicazioni. I lavoratori erano formalmente assunti, ma le giornate di lavoro registrate erano solamente due al mese. (https://www.lagazzettadisansevero.it/manfredoniaarrestati-a-zapponeta-per-sfruttamento-del-lavoro-e-intermediazione-illecita-un-imprenditore-agricolo-del-posto-e-un-caporale-bulgaro/) (Maggio 2017);
- Intercettato un furgone fatiscente, privo di copertura assicurativa, con a bordo 7 lavoratori africani, per la maggior parte sprovvisti di regolare contratto destinati ad essere impiegati nella raccolta delle olive in condizioni di sfruttamento imposte dal medesimo caporale, che quotidianamente li prelevava presso il ghetto di Rignano, ove le vittime vivevano (https://www.immediato.net/2017/12/20/la-schiavitu-in-provincia-di-foggia-arrestato-caporale-nei-campi-del-tavoliere/) (Dicembre 2017);
- Procedimento a carico del titolare di una cooperativa, imputato con la figlia ed alcuni suoi collaboratori per aver reclutato moltissimi lavoratori da impiegare, in condizioni di sfruttamento, nei settori prevalentemente agricolo e tessile. In un caso, i lavoratori erano anche stati destinati ad attività di cura domestica e ristorazione (segnalazione Procura) (2018).
- Procedimento a carico di un cittadino senegalese di Borgo Mezzanone sorpreso alla guida di un furgone utilizzato per il trasporto di braccianti. Il furgone era vuoto, ma privo dei sedili e con delle panche di legno disposte su tre file che facevano presumere che il veicolo venisse usato per il trasporto dei braccianti. Inoltre, gli inquirenti hanno trovato un quadernone dove l’indagato annotava nomi, cifre e giornate lavorative svolte dalle persone reclutate (https://www.ilmattinoquotidiano.it/gallery/mediagallery/38880/arrestato-a-foggia-un-caporale-senegalese-la-polizia-lo-acciuffa-nella-geenna-di-borgo-mezzanone.html) (Agosto 2018). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura).
- Procedimento a carico di un cittadino maliano, sorpreso alla guida di un furgone ed accusato di aver reclutato 15 braccianti, alcuni richiedenti asilo, dei quali aveva curato anche trasporto e sorveglianza sul luogo di lavoro. I lavoratori venivano pagati 4,50 a cassone, non avevano rapporti con il proprietario del campo e corrispondevano al caporale 5 euro al giorno per i servizi offerti. L’imputato, nel novembre 2019, è stato condannato a 3 anni e nove mesi di reclusione (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/30/caporalato-con-15-braccianti-su-furgone-senza-finestrini-arrestato-40enne-raccoglievano-pomodori-nel-foggiano/4590443/) (Agosto 2018);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, indagato per 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento un lavoratore straniero, senegalese. Il lavoratore sarebbe stato impiegato per circa 12 ore di lavoro per 4,5 euro l’ora, senza poter usufruire di alcuna pausa né giornaliera né settimanale, senza contratto ma la cui prestazione risultava “coperta” dietro il permesso di soggiorno di un'altra persona. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento a carico di un caporale straniero e di un imprenditore agricolo italiano per 603-bis cp, nei confronti di 3 lavoratori stranieri (due marocchini e un tunisino). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento a carico di un caporale straniero, accusato del reato ex art. 603-bis cp, per aver reclutato e impiegato presso i terrenti di un imprenditore agricolo italiano 6 lavoratori stranieri, privi del permesso di soggiorno. I lavoratori lavoravano per 8/10 ore al giorno, percependo 4 euro ad ora (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento a carico di 7 imputati ex art. 603-bis cp per aver reclutato e impiegato 3 lavoratori italiani nell’attività di volantinaggio in condizioni di sfruttamento, consistenti in 10 ore di lavoro per circa 20 euro (2 euro l’ora), senza contratto e sotto controllo GPS dei lavoratori (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento aperto e archiviato per 603-bis cp a carico di un cittadino bulgaro e di un italiano, proprietario terriero (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di una donna bulgara. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
- Procedimento a carico di due imprenditori agricoli del foggiano accusati di sfruttamento lavorativo. All’interno dell’azienda, sottoposta a controllo giudiziario, sono stati individuati circa 30 braccianti, alcuni richiedenti asilo, alloggiati in container in lamiera e costretti a vivere in assenza di adeguate condizioni igienico-sanitarie. I braccianti percepivano 5 euro l’ora, lavoravano 7 giorni su 7 e mensilmente dovevano corrispondere un canone pari a 50 euro per remunerare l’utilizzo dei container. La Procura, per i lavoratori, ha richiesto alla Questura l’accesso al percorso di integrazione sociale previsto dall’art. 18 TUI. Per gli imputati è stato chiesto il rinvio a giudizio (https://bari.repubblica.it/cronaca/2019/06/29/news/foggia_caporalato_azienda_agricola-229900900/) (Giugno 2019);
- I carabinieri della Compagnia di San Giovanni Rotondo hanno effettuato un vasto servizio di controllo straordinario del territorio finalizzato al contrasto del fenomeno del “caporalato”. Nel corso delle attività di controllo, concentrate nelle zone rurali di tutta l’area di competenza, a San Marco In Lamis, in località “Cicerone”, dove risiedono numerosissimi braccianti agricoli di origine straniera impiegati in questo periodo dell’anno per la raccolta dei pomodori, sono stati controllati sedici veicoli adibiti al trasporto dei lavoratori nei campi, con l’identificazione di trenta persone. Ben tredici dei veicoli controllati sono risultati sprovvisti della copertura assicurativa, e quindi sottoposti a sequestro, togliendoli così dalle strade dove, per le loro fatiscenti condizioni, rappresentavano un autentico pericolo per tutti, non solamente per i trasportati. Non è chiaro se sia stato contestato anche art. 603 bis c.p (https://www.immediato.net/2019/07/13/caporalato-e-violenze-nei-campi-pensionato-colpisce-al-volto-rivale-arrestato/) (Luglio 2019);
- Procedimento per 603-bis cp a carico di due italiani, proprietari terrieri di alcuni campi in cui avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento tre lavoratori stranieri (di nazionalità africana), consistenti in turni giornalieri molto estesi (dalle 9 alle 13 ore al giorno) per 4 euro l’ora, sotto stretta sorveglianza di uno dei due indagati. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento a carico di un cittadino rumeno per 603-bis cp nei confronti di alcuni lavoratori impiegati in condizioni di sfruttamento (assenza di retribuzione e minacciati di morte) (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento per 603-bis cp a carico di un caporale straniero e di un imprenditore italiano nei confronti di alcuni lavoratori impiegati in condizioni di sfruttamento (le condizioni igieniche erano pessime, con l’assenza di misure di sicurezza) (segnalazione della Procura) (2019);
- A seguito dell’attività ispettiva e di controllo nell’ambito di operazioni volte alla prevenzione e repressione del caporalato, i Carabinieri di Foggia hanno intercettato un caporale alla guida di un furgone adibito al trasporto di lavoratori sui campi. Dalle indagini è emerso che i lavoratori pagavano al caporale 5 euro per il trasporto ed erano impiegati senza contratto per circa 10 ore al giorno, con 1 ora di pausa, senza diritto a ferie o riposi settimanali. Quanto alle condizioni abitative, alloggiavano in plessi abitativi degradanti, in assenza di servizi igienici. Il procedimento è stato archiviato per intervenuta morte dell’imputato (segnalazione della Procura) (2019);
- Denunciato un caporale di origini ghanesi per 603-bis cp (oltre che per lesioni, minacce e truffa) per aver reclutato, sul territorio di Borgo Mezzanone, un lavoratore nigeriano, titolare di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro scaduto, presso alcune coltivazioni di cereali di proprietà di un imprenditore italiano, di cui ne gestiva in toto l’attività lavorativa, tanto che il lavoratore non aveva mai conosciuto il datore. Dalle indagini è emerso che il caporale avrebbe messo a tacere con la violenza il lavoratore quando quest’ultimo aveva preteso la restituzione della somma (450 euro) versata al primo per il rinnovo del permesso di soggiorno, a fronte della falsità dei documenti. La vittima avrebbe rifiutato di aderire ai programmi di protezione proposti (segnalazione della Procura) (2019);
- A seguito delle operazioni di controllo svolto dalla task-force anti-caporalato, è stato aperto un procedimento penale a carico del titolare di un’azienda agricola, indagato per 603-bis cp, per aver impiegato circa 10 lavoratori, tra cui anche stranieri, in condizioni di sfruttamento (circa 450 euro mensili a fronte di un orario lavorativo molto esteso, senza poter usufruire di pause o riposi settimanali). Molti dei lavoratori abitavano in locali fatiscenti, senza fornitura elettrica, acqua potabile e servizi igienici (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento a carico di tre imputati, due persone fisiche e una società agricola, sita in Borgo Tressanti, nell’agro di Ortanova e Cerignola per i reati di cui all’art. 603-bis cp, in concorso con l’art. 18 D.lgs. 81/2008 per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I lavoratori, circa una ventina tra cui anche due minori di 8 e 10 anni, oltre a lavorare senza l’utilizzo di adeguati mezzi di sicurezza e protezione (a volte anche senza scarpe), alloggiavano in un casolare abbandonato, senza corrente elettrica, né servizi igienici, né acqua calda (segnalazione Procura) (2019);
- Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola in Faeto, per il reato di cui all’art. 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento due lavoratori comunitari, di nazionalità rumena, consistite in un orario lavorativo di circa 12 ore a fronte di un compenso inadeguato e differente rispetto a quanto pattuito inizialmente (di circa 30 euro a lavoratore, corrisposto senza una cadenza regolare) (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano ex art. 603-bis cp, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 10 lavoratori stranieri, di origine marocchina, che abitavano in uno stabile affittato direttamente dal datore di lavoro. Il procedimento è stato archiviato. (segnalazione della Procura) (Novembre 2019);
- Procedimento ex art. 603-bis cp, in concorso con numerose violazioni del Testo Unico in materia di Sicurezza e Igiene nei luoghi di lavoro (D. Lgs. 81/2008) a carico di 6 imputati, tutti di nazionalità italiana, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 6 lavoratori italiani nell’attività di assemblaggio di componenti meccanici per automobili in un box di loro proprietà adibito a stabile lavorativo, ma in assenza del rispetto delle norme di sicurezza e igiene (privo di impianto di areazione, di servizi igienico-sanitari, casetta di pronto soccorso presente ma contenente solo cerotti, banco di lavoro colmo di attrezzature pericolose tipo smerigliatrice, compressore, pressa idraulica ect.). I lavoratori erano regolarmente assunti mediante contratto, ma venivano impiegati per un numero elevato di ore (anche 12 ore al giorno), senza alcun compenso per le ore straordinarie ma con il riconoscimento del riposo settimanale. Ai lavoratori, inoltre, veniva chiesto di adoperarsi per la campagna elettorale a favore della moglie di uno degli imputati, al fine di portare un numero minimo di voti pari a 10-15 in cambio dei quali sarebbe stata assicurata lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per uno degli imputati è stata avanzata richiesta di archiviazione (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano e di un caporale straniero ex art. 603-bis cp (oltre che per 582 cp) per aver impiegato cinque lavoratori (di origine africana) in nero, per oltre 10 ore al giorno nella raccolta di pomodori, a fronte di una retribuzione a cottimo (4-5 euro per cassone) senza alcuna pausa e senza la fornitura di cibo e acqua (segnalazione della Procura) (2019);
- Procedimento a carico di un caporale straniero indagato per 603-bis cp per aver reclutato e trasportato un lavoratore dietro pagamento, sottratti alla paga complessiva impiegato in condizioni di sfruttamento nei campi. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di due imputati, di nazionalità italiana, per 603-bis cp nei confronti di un lavoratore tunisino, che avrebbero impiegato per 12 ore con soli 15 minuti di pausa giornalieri, senza contratto, a fronte di 30/40 euro al giorno. Il procedimento è stato archiviato per insufficienti elementi probatori a sostegno dello stato di bisogno: il lavoratore abitava in Italia assieme a suo padre che aveva le necessarie risorse per poter provvedere alle sue esigenze (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di tre caporali marocchini accusati del reato di cui all’art. 603-bis cp in concorso con l’art. 629 cp per aver reclutato e trasportato sui campi, dietro pagamento di 5 euro a tragitto, due lavoratori stranieri, connazionali, impiegati in condizioni di sfruttamento. Il titolare dei terreni in cui erano impiegati avrebbe estorto loro la somma di 250 euro per il rinnovo dei permessi di soggiorno (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di 7 imputati, di cui 3 caporali di origini straniere e 4 imprenditori italiani per 603-bis cp, 600 cp e favoreggiamento della prostituzione, originato a seguito di indagini partite nel 2016 dopo la denuncia di Alessandro Leogrande e Yvan Sagnet nei confronti di uno dei caporali Dalle indagini è emerso un sistema di “capi neri” che avevano in mano la gestione del ghetto di Rignano, sito in Agro San Severo, in cui alloggiavano i lavoratori stranieri, reclutati alla giornata per essere impiegati nei campi agricoli degli imprenditori italiani o reclutati direttamente in Africa prima dell’inizio della stagione di raccolta. I lavoratori, di origine straniera (dell’Africa subsahariana) venivano impiegati nella raccolta del pomodoro, uva e olive dalla mattina alla sera per un compenso a cottimo per ogni cassone riempito (circa 3 euro) nei campi di alcuni proprietari terrieri italiani. Erano, inoltre, costretti a pagare per qualsiasi servizio (20 euro per dormire su un materasso sudicio, 2.50 euro per un pasto caldo, 50 cent. per ricarica del cellulare e per la doccia, 5 euro per il trasporto di andata e ritorno nei campi), oltre ad essere costrette dai proprietari terrieri a svolgere attività di pulizia delle stalle e dei canili prima di iniziare l’attività di raccolta. Il procedimento è stato archiviato sia nei confronti degli imprenditori, perché i fatti contestati sono antecedenti alla L. 199/2016 di riforma dell’art. 603-bis cp., sia nei confronti dei caporali per insufficienza di prova circa l’impego di minaccia e violenza nei confronti dei lavoratori (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico dei titolari di tre aziende agricole e di tre caporali che avrebbero impiegato, con regolare contratto ma in condizioni di sfruttamento, 45 lavoratori, prevalentemente africani ed albanesi, con salari che oscillavano dai 3 ai 4 euro orari, a seconda della nazionalità, per 10 ore al giorno. I braccianti dovevano anche versare 15 euro al mese per poter dormire in roulotte o alloggi di fortuna privi di servizi igienici (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/11/caporalato-tre-arresti-a-foggia-ecco-come-vivevano-i-braccianti-il-cartello-di-minaccia-ai-lavoratori-chi-va-via-deve-tornare-in-marocco/5702767/) (Febbraio 2020);
- Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un datore di lavoro italiano (dipendente pubblico presso l’ASL di Foggia) per aver impiegato in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno un lavoratore ghanese all’interno di un box autofficina abusivo, sito in località Salice Nuovo, nelle mansioni di meccanico. Il lavoratore abitava all’interno di un container situato presso la medesima officina. Nei confronti dell’uomo è stato contestato anche l’esercizio dell’attività imprenditoriale abusiva (non censita dalla camera di commercio) in frode alla legge. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, attivo nell’agro di Serracapriola, ex art. 603-bis cp per aver impiegato un minore italiano, di 14 anni, nei suoi terreni nella mattina (dalle 5 alle 11). La somma pattuita con il ragazzo era di 285 euro per 9 giorni lavorativi, cui tuttavia il datore corrispondeva 200 euro, esercitando violenza e minacce alla richiesta del giovane di ottenere quanto pattuito. La Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento, poiché dalle indagini è emerso che il ragazzo si prestava al lavoro per propri sfizi personali e per saltare la scuola, venendo meno l’altro elemento fondamentale per la fattispecie, ossia l’approfittamento dello stato di bisogno (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo di Apricena, arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Alcuni lavoratori erano richiedenti asilo. Sono state inoltre sottoposte a controllo giudiziario 5 aziende dove lavoravano 222 dipendenti; il volume complessivo di affari dell’attività è pari a circa 5 milioni e 800 mila euro annui. I lavoratori venivano pagati dai 3 euro ai 5 euro l’ora, per 7-9 ore al giorno, con una pausa giornaliera di circa 30 minuti (https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/07/01/news/caporalato_fatturato_da_6_milioni_sfruttando_i_braccianti_arrestato_noto_imprenditore_agricolo-260669647/) (Luglio 2020);
- Dal 20 luglio al 10 ottobre 2020 gli ispettori del lavoro, in coordinamento con Prefettura, Procura, Comando Provinciale dei Carabinieri e Questura, hanno effettuato una serie di azioni mirate volte al contrasto dello sfruttamento lavorativo. Decine di aziende sottoposte a controllo, 649 posizioni lavorative verificate; nel corso di queste attività sono state intercettate 83 persone occupate in nero, sono stati emessi 16 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e sono stati sequestrati 3 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti. Non è chiaro se ed in che misura gli accertamenti abbiamo portato all’avvio di procedimenti penali (https://www.foggiatoday.it/cronaca/denunce-caporalato-ispettorato-lavoro-foggia.html) (Novembre 2020);
- Operazione “White Labour”: maxi operazione anticaporalato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata attraverso un’apposita “task force” costituita dal Nucleo Investigativo CC di Foggia, dalla Compagnia CC di Lucera e da militari del NIL Foggia. Nell’ambito dell’operazione sono state applicate le misure cautelari degli arresti domiciliari a tre imprenditori agricoli titolari delle due aziende coinvolte, e la custodia cautelare in carcere al caporale di origine straniera. I lavoratori, di origine straniera (in prevalenza africana ed indiana) alcuni irregolari sul territorio (tra i regolari si registra una quota di richiedenti asilo) venivano reclutati dai ghetti della provincia e venivano impiegati in diverse aziende agricole ubicate tra Foggia e San Giovanni Rotondo, in condizioni di sfruttamento, percependo un salario variabile dai 3,5 ai 6 euro l’ora, lavorando talvolta fino a 13 ore al giorno senza soste. Una delle aziende agricole coinvolte era già stata attenzionata dalla misura cautelare reale del controllo giudiziario; mentre all’interno di un’altra azienda sono stati rinvenuti dei dormitori all’interno di container, in pessime condizioni igienico-sanitarie. Si procede per i reati ex art. 603-bis cp e art. 22 D.lgs. 286/1998 (https://www.immediato.net/2020/05/02/decine-di-schiavi-dietro-fatturati-milionari-i-nomi-degli-aguzzini-di-foggia-e-san-giovanni-rotondo-vaccaro-imprenditori-onesti-rischiano-di-restare-fuori-dal-mercato/) (Maggio 2020);
- A seguito di controlli ispettivi nella zona di Borgo Mezzanone sono stati deferiti all’autorità giudiziaria 12 persone, tra cui il titolare dell’azienda agricola e alcuni caporali, per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di decine di lavoratori, tra cui anche stranieri. I lavoratori erano impiegati dall’alba al primo pomeriggio, senza alcuna pausa, né riposo settimanale ed erano retribuiti a cottimo per ciascun cassone di raccolto (4 euro), sotto il serrato controllo (anche con videoregistrazioni) dei caporali, oltre ad essere costretti a pagare il trasporto e i propri dispositivi di sicurezza personale. Nei confronti dell’azienda è stata disposta la misura del controllo giudiziario (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento ex art. 603-bis cp e 629 cp nei confronti di tre italiani (padre, madre e figlia) titolari di una struttura turistico-recettizia (hotel e stabilimento balneare) per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 24 lavoratori (di nazionalità italiana e albanese) nelle mansioni di addetti alle pulizie, lavapiatti, bagnini, addetti alla reception, addetti al trasporto dei clienti dall’hotel allo stabilimento balneare, cuochi). I lavoratori venivano minacciati di licenziamento affinché restituissero parte dello stipendio corrisposto, che in busta paga risultava superiore a quello effettivamente percepito dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- A seguito di un accesso ispettivo da parte del Dipartimento di prevenzione dell’ASL di Foggia sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i due titolari di un allevamento di bovini e bufale per 603-bis cp, 581 cp e art. 80 D. Lgs. 81/2008 nei confronti di un lavoratore straniero, di origine malese. Il lavoratore sarebbe stato impiegato per circa 11 ore al giorno a fronte di una retribuzione di 550 euro mensile (circa 1,50 euro l’ora), sovente minacciato e aggredito da uno degli indagati e fatto alloggiare in una sistemazione precaria da un punto di vista igienico-sanitario fornita dal datore di lavoro. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di un italiano, indagato per 603-bis cp per aver impiegato un lavoratore tunisino in condizioni di sfruttamento nell’attività di ristorazione. Il lavoratore sarebbe stato impiegato in cucina per circa 16 ore al giorno, senza contratto e sotto costanti vessazioni psicologiche (insulti). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di un uomo straniero, presunto caporale, fermato dalle forze dell’ordine alla guida di un autoveicolo con a bordo 8 persone straniere destinate ad essere impiegate come braccianti in un’azienda agricola del territorio. A seguito dell’attività d’indagine non sono emersi elementi sufficienti per sostenere l’accusa di 603-bis cp e, pertanto, il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di donna straniera, accusata di caporalato ex art. 603-bis cp per aver reclutato 3 lavoratori stranieri (2 ghanesi, 1 indiano) nell’attività di braccianti da impiegare presso un’azienda agricola del territorio, in cui erano impiegati per 12 ore al giorno, senza alcun riposo né giornaliero né settimanale. Inoltre, le condizioni alloggiative dei lavoratori erano estremamente precarie: vivevano in baracche costruite con oggetti di fortuna nelle serre dismesse dell’azienda agricola presso cui lavoravano, senza acqua corrente, luce elettrica né riscaldamento (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento a carico di un caporale straniero, accusato di 603-bis cp nei confronti di un lavoratore straniero (ghanese). Sono stati contestati anche i reati di cui agli artt. 453 e 640 cp (segnalazione della Procura) (2020);
- Procedimento per 603-bis cp nei confronti del titolare di un’azienda agricola di Manfredonia, successivamente archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di otto indagati, datori di lavoro e caporali, per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di decine di lavoratori, tra cui anche stranieri, impiegati nella raccolta dei pomodori. I lavoratori sarebbero stati impiegati per 8 ore al giorno, con una retribuzione a cottimo (4 euro a cassone), in assenza di pause e/o riposi settimanali, sotto costante controllo dei caporali (anche con videoregistrazioni) e costantemente minacciati di decurtazioni sul compenso in caso di errore nello svolgimento della prestazione. Nei confronti di un indagato è stata avanzata richiesta di archiviazione (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, attivo nella località di Ordona, per 603-bis cp e art. 18 D. Lgs. 81/2008. L’uomo è accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento otto lavoratori, tra cui anche alcuni stranieri, assunti tramite contratto (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di una cittadina italiana, per 603-bis cp nei confronti di un cittadino marocchino, impiegato in condizioni di sfruttamento nell’attività agricola. Il procedimento, aperto a seguito della denuncia del lavoratore, è stato archiviato (segnalazione Procura) (2021);
- Procedimento a carico di un cittadino italiano, imprenditore agricolo di Torremaggiore, accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori stranieri, tra cui alcune donne, nell’attività della raccolta delle olive per circa 10 ore al giorno con una paga di 20/30 euro giornaliera (circa 2/3 euro l’ora). I lavoratori, assunti tramite contratto, erano inoltre costretti a firmare buste paga con importi superiori a quelli effettivamente corrisposti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di un caporale (straniero) e di un datore di lavoro, imprenditore agricolo italiano, rinviati a giudizio per il reato di cui all’art. 603-bis cp, per aver reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento un lavoratore di origini marocchine. La retribuzione ammontava a circa 0,50 cent all’ora e il caporale si faceva restituire una parte cospicua dello stipendio mensile mediante minaccia (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento per 603-bis cp (oltre che per i reati di lesioni e minacce) a carico di un caporale, di nazionalità italiana, per aver reclutato e avviato all’attività lavorativa 3 lavoratori, anch’essi italiani, nel settore agricolo. L’indagato avrebbe preteso il pagamento dei costi del trasporto verso i luoghi di lavoro, oltre che per lo svolgimento dell’attività di intermediazione. Inoltre, pretendeva la restituzione di una parte della retribuzione mensile corrisposta ai lavoratori, assunti mediante contratto, così che in busta paga risultasse un importo maggiore di quello effettivamente percepito dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato perché non è risultato sufficientemente provato lo stato di bisogno dei lavoratori per sostenere il giudizio in dibattimento (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di un caporale, di origini straniere, per il reato ex art. 603-bis cp per aver reclutato 2 lavoratori rumeni direttamente dalla Romania, al fine di impiegarli in condizioni di sfruttamento nella raccolta dei pomodori in Italia. I lavoratori erano pagati a cottimo (3 euro a cassone) ed erano costantemente minacciati fisicamente e verbalmente dal caporale, anche mediante l’uso di una pistola. Altresì le condizioni alloggiative in cui erano sistemati erano degradanti. I lavoratori hanno denunciato il caporale dopo esser riusciti a scappare dalla situazione di sfruttamento cui erano sottoposti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
- Procedimento a carico di un caporale per 603-bis cp nei confronti di 7 lavoratori stranieri, di nazionalità africana, per averli reclutati e impiegati nei campi in condizioni di sfruttamento, consistite in una retribuzione a cottimo (4-5 euro l’ora) a fronte di un orario lavorativo eccessivamente lungo, sotto il sole rovente senza la possibilità di ristoro e di usufruire dei servizi igienici durante lo svolgimento della prestazione. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
- Operazione “Principi e caporali”: l’attività d’indagine - durata da luglio a ottobre 2020, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile (NOR) dei Carabinieri di Manfredonia e da quelli del Nucleo Ispettorato di Foggia - ha individuato 8 aziende agricole, attive nel territorio di Stornara, che impiegavano in condizioni di sfruttamento numerosi braccianti extracomunitari, per lo più africani, fatturando 6 milioni l’anno. I lavoratori erano reclutati nei pressi della baraccopoli di Borgo Mezzanone, venivano stipati su furgoni da 9 in 20, e venivano impiegati nei campi con ritmi lavorativi estenuanti (9 ore giornaliere), per 4 euro l’ora, sottoposti al controllo serrato dei caporali e soggetti ad arbitrarie sanzioni disciplinari da parte di questi. Tra gli indagati vi sono tre caporali, di origine africana, e tre imprenditori titolari delle attività (padre e i due figli). Le aziende sono state sottoposte a controllo giudiziario; i beni aziendali sono stati sequestrati e, nei confronti degli indagati, sono state eseguite 10 misure cautelari personali (due arresti in carcere, due arresti domiciliari e sei soggetti sottoposti all’obbligo di firma). Si procede per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (https://www.foggiatoday.it/cronaca/arresti-stornara-foggia-caporalato-sfruttamento-lavoro.html) (Aprile 2021). Arrestato nel giugno 2021 anche il caporale, originariamente irreperibile (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/foggia/1305462/foggia-arrestato-ilcaporale-sfuggito-a-due-blitz.html);
- Operazione “Schermo”: procedimento a carico di 7 indagati, imprenditori e caporali, titolari di cinque aziende agricole site nel Foggiano ed in Molise che sono state sottoposte a controllo giudiziario. Secondo la prospettazione accusatoria, i braccianti venivano reclutati nei ghetti di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci da una cooperativa “schermo”, priva di qualsiasi autorizzazione ministeriale, per poi essere impiegati nei campi durante la pandemia. Le vittime percepivano circa 5 euro a cassone di pomodori, anche se i caporali trattenevano dalla paga 0.50 centesimi ogni volta in cui il prodotto veniva raccolto in maniera non appropriata, non godevano di giorni di riposo o ferie, rimanevano senza cibo per ore, erano costretti a bere l’acqua di un pozzo ed erano privi di qualsiasi dispositivo di protezione individuale (https://www.immediato.net/2021/07/01/operazione-anticaporalato-schermo-domiciliari-per-uno-dei-maggiori-indiziati-ma-resta-il-grave-quadro-probatorio-a-suo-carico/) (Luglio 2021);
- Procedimento a carico di due soci di una azienda di allevamento di Castropignano, nonché del caporale, che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori stranieri irregolari sul territorio e privi di un contratto (https://www.primonumero.it/2021/10/migranti-al-lavoro-per-meno-di-5-euro-allora-il-caporale-e-di-foggia/1530690850/) (Ottobre 2021);
- A seguito della morte, occorsa il 6 agosto 2018, di alcuni braccianti a bordo di un furgone che stava percorrendo la Statale 16, la Procura di Foggia ha avviato una complessa attività di indagine facendo emergere che, all’epoca, un imprenditore ed il figlio assumevano ed impiegavano nei loro terreni, in un’azienda agricola di Campomarino, per la raccolta dei pomodori, 13 braccianti agricoli nord africani, reclutati da un caporale anch’esso deceduto durante l’incidente. I lavoratori venivano impiegati in condizioni di sfruttamento e costretti a vivere in stabili rurali fatiscenti (privi di acqua potabile, servizi igienici e corrente elettrica, nonché di riscaldamento) distanti dal luogo di lavoro, in località Poggio Imperiale. Determinanti, per l’attività di indagine, le dichiarazioni degli altri braccianti, nonché il rinvenimento di un quaderno all’interno del furgone, in cui venivano registrate le giornate di impiego dei lavoratori. I lavoratori venivano retribuiti a cottimo per ogni cassone riempito dai 3,50 a 7,50 euro, oltre a dover corrispondere al caporale 3,50 euro per il trasporto di andata e ritorno dai campi, e venivano impiegati dalle 5:30 del mattino al tardo pomeriggio, con una sola pausa consentita di 10 minuti per nutrirsi ed espletare i bisogni fisiologici. Analogo procedimento era stato avviato anche dalla Procura della Repubblica del Molise, atteso che i lavoratori erano stati impiegati anche presso una azienda agricola della zona. Si procede per 603-bis cp (https://www.immediato.net/2021/10/20/sfrutto-i-12-braccianti-morti-nella-strage-sulla-statale-16-arrestato-imprenditore-del-gargano-per-caporalato/ e segnalazione della Procura) (Ottobre 2021);
- Operazione “Terra Rossa”: i carabinieri del NIL e quelli della compagnia di Manfredonia, a seguito di controlli in alcune aziende agricole del territorio, hanno denunciato 16 persone, tra cui la moglie del prefetto Michele Di Bari (che a seguito dell’inchiesta ha rassegnato le proprie dimissioni) e due stranieri di nazionalità africana, per 603-bis cp. I lavoratori, di nazionalità africana, venivano reclutati dai due caporali stranieri nelle fatiscenti baraccopoli di Borgo Mezzanone e trasportati nei terreni di 10 aziende agricole del territorio, dove venivano impiegati in condizioni di sfruttamento. Erano assunti con contratto, ma il pagamento non corrispondeva a quanto riportato. Nei confronti di tutti gli indagati sono state disposte misure cautelari personali dal Gip , dott.ssa Margherita Grippo: la custodia in carcere nei confronti dei due caporali, gli arresti domiciliari nei confronti di 3 indagati, mentre per gli altri 11 è stato disposto l’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora nel comune di residenza. Nei confronti di tutte le aziende agricole è stato disposto il controllo giudiziario (https://www.ilcorrieredelgiorno.it/blitz-anti-caporalato-dei-carabinieri-a-foggia-indagata-anche-la-moglie-del-direttore-dipartimento-immigrazione-del-ministero-dell-interno-che-si-dimette/) (Dicembre 2021). Il GIP ha revocato le misure cautelari personali dell’obbligo di firma e di dimora per la moglie del prefetto Rosalba Livrerio Bisceglia (https://www.rainews.it/articoli/2022/01/caporalato-revocate-le-misure-cautelari-per-la-moglie-del-prefetto-michele-di-bari--b0d55ef8-75db-401a-ab19-8eb67d27b40b.html);
- Nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme., sono stati effettuati controlli, coordinati dall’ITL di Foggia, nella provincia di Foggia e nei comuni di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia. Gli ispettori hanno riscontrato violazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, nonché di sicurezza sui luoghi di lavoro, riferite a 29 lavoratori, dei quali 17 occupati “in nero”. Inoltre, sono stati trovati intenti al lavoro 5 braccianti agricoli stranieri privi di permesso di soggiorno, per i quali 3 datori di lavoro sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria per la violazione all'art. 22, co. 12 TUI. Sono stati adottati 5 provvedimenti di sospensione dell'attività (3 per lavoro nero, 2 per mancata elaborazione e valutazione rischi) nei confronti di 3 aziende. Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.ispettorato.gov.it/2022/08/12/itl-foggia-supreme-lavoro-nero-e-sicurezza/) (Agosto 2022);
- Arrestate cinque persone per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa. L’indagine dei Carabinieri, partita a seguito di un incidente stradale nell’ottobre del 2020 di un furgone su cui erano trasportati alcuni lavoratori, hanno accertato un sistema di sfruttamento tramite caporalato. I datori di lavoro si sarebbero serviti di un caporale senegalese, regolarmente assunto presso una delle aziende, che reclutava braccianti tra le baracche del Ghetto di Rignano, a San Severo. I lavoratori erano impiegati per oltre 11 ore al giorno, senza riposi settimanali, retribuiti a cottimo per ogni cassone di pomodoro raccolto per meno di 4 euro l’ora, e subivano una decurtazione da parte del caporale di 50 cent per ogni cassone raccolto e di 5 euro per il trasporto. Le aziende mettevano a disposizione dei lavoratori capannoni adibiti a dormitori con servizi igienici totalmente inadeguati, con scarichi ed allacci (idrici ed elettrici) abusivi e in assenza delle condizioni minime di abitabilità. Ai cinque indagati sono state applicate misure cautelari personali (due custodie cautelari in carcere, un arresto domiciliare e due obblighi di dimora) ed hanno sequestrato beni per un valore complessivo di circa 3 milioni. Le quattro aziende coinvolte nello sfruttamento della manodopera, invece, sono state sottoposte a controllo giudiziario, dal momento che producevano un fatturato annuo di circa un milione di euro (https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/11/11/caporalato-5-arresti-nel-foggianoa-braccianti-4-euro-lora_5ff77648-6e54-4214-943a-89f43fcc77eb.html) (Novembre 2022);
- Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di cinque persone, tra cui il datore di lavoro e il caporale, accusati di aver sfruttato nove braccianti di origine africana in alcune aziende agricole del territorio, retribuendoli 5 euro l’ora, con turni massacranti e senza contratto di lavoro. Nei confronti dei tutti gli indagati sono state applicate misure cautelari (al caporale la custodia in carcere, al datore gli arresti domiciliari e alle altre tre persone l’obbligo di dimora) (https://www.quotidianodipuglia.it/foggia/braccianti_sottopagati_sfruttati_arrestati_caporale_datore_di_lavoro_cosa_e_successo-7126868.html) (Dicembre 2022);
- Procedimento a carico di una donna italiana, già attenzionata dall’autorità giudiziaria per fatti simili, ex art. 603-bis cp per aver impiegato 5 lavoratori in condizioni di sfruttamento come braccianti. I lavoratori vivevano in una situazione abitativa degradante (senza acqua, gas e senza cucina). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2022);
- Operazione “Caronte”: procedimento a carico di 13 persone, di cui due caporali, di origine straniera, e di altre 11 persone italiane per il reato di cui all’art. 603-bis cp e art. 22, co. 12 TUI. I lavoratori, stranieri e alcuni irregolari sul territorio, sarebbero stati impiegati come braccianti nella raccolta del pomodoro, con turni di 8-11 ore giornaliere a fronte di 45 euro al giorno, da cui venivano sottratti di default 5 euro per il trasporto sul luogo di lavoro, sotto costanti umiliazioni verbali e la costante minaccia di non ricevere alcuna retribuzione se non avessero raggiunto l’obiettivo di raccogliere almeno 56 cassette di pomodori, a fronte di qualsiasi condizione atmosferica (anche sotto ai 30-40 gradi di temperatura). Sono state poste sotto sequestro e a controllo giudiziario le società agricole ‘Agrigold’ Srl e ‘Regina Agricola Srl, nonché sequestrati due milioni di euro per differenze retributive e 1,2 milioni per omesso versamento dei contributi previdenziali. Nei confronti degli indagati sono state emesse misure cautelari personali, ossia 2 custodie in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 2 divieti di dimora e 4 misure interdittive (https://www.foggiatoday.it/cronaca/nomi-arresti-zapponeta-foggia-caporalato-operazione-caronte.html e https://www.statoquotidiano.it/07/02/2023/operazione-anti-caporalatoarresti-anche-a-manfredonia-e-zapponeta/975174/) (Febbraio 2023);
- Sette aziende sono state sottoposte alla misura cautelare del controllo giudiziario dell’azienda a seguito di alcuni controlli eseguiti dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Foggia e dell’ITL del territorio nei confronti di alcune aziende agricolo del territorio in cui sono risultati sfruttati decine di braccianti (con turni di 8 ore a fronte di 4 euro l’ora). Si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp ma non è chiaro nei confronti di quanti imprenditori (e caporali) (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/07/21/operazione-anti-caporalato-a-foggia-7-le-aziende-agricole-coinvolte-lavoratori-pagati-4-euro-lora/7237072/) (Luglio 2023);
- Procedimento a carico di quattro persone indagate per il reato di cui all’art. 603-bis cp ai danni di centinaia di lavoratori stranieri, di origine sudafricana, impiegati come braccianti nell’agro foggiano. Le indagini, svolte dal Scico (Servizio Centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) di Roma e il Gico (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata) del Nucleo Pef Bari, sono state avviate a seguito della denuncia di un cittadino extracomunitario che segnalava di aver lavorato, unitamente ad altri suoi connazionali nella raccolta delle olive, senza essere stato messo in regola e retribuito. I lavoratori erano reclutati nel ghetto di Borgo Mezzanone da un caporale straniero, della Costa d’Avorio, e impiegati in alcune cooperative agricole locali con cui aveva contatti, con turni di oltre 10 ore, in qualsiasi condizione metereologica, a fronte di una paga di 15 euro giornaliera o corrisposta “a cottimo” (poco più di 1 euro per ogni cassone di ortaggi lavato) e dalla paga giornaliera veniva decurtata una somma di 5 euro per il trasporto, effettuato su furgoni in cui gli stessi lavoratori erano stipati. Il Gip ha applicato la misura degli arresti domiciliari per il caporale e per i tre gestori di due cooperative presso cui era impiegata la manodopera, oltre al sequestro del furgone utilizzato per il trasporto (https://www.foggiatoday.it/cronaca/caporalato-foggia-4-arresti-22-settembre-2023.html) (Settembre 2023);
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