ADIR - L'altro diritto

Inchieste in corso di analisi al 2023

Altro Diritto/FLAI CGIL, 2024

Per ogni procura si indica se ha contatti diretti con il Laboratorio e si dà notizia delle inchieste di sua competenza.

PIEMONTE
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
ALESSANDRIA SI
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di tre persone, di cui due ricoprenti il ruolo di amministratore unico e amministratore di fatto di un’azienda attiva nel commercio all’ingrosso di sottoprodotti metallici della lavorazione industriale, mentre il terzo svolgeva il ruolo di co-gestore di un’unità produttiva dedita al recupero di rifiuti non pericolosi, entrambe site nel Comune di Sale. Gli indagati sono accusati di aver impiegato e utilizzato in condizioni di sfruttamento alcuni operai, consistenti nella imposizione di turni di lavoro defatiganti (12 ore a fronte di meno di 1h di pausa pranzo) lavoro straordinario non retribuito di circa 15/20 ore a settimana, nel pagamento parziale della retribuzione e nel mancato pagamento del TFR, nonché dallo stato degli ambienti di lavoro, in condizioni igienico-sanitarie drammaticamente precarie per la presenza di topi, blatte, vermi e di rifiuti organici in stato di avanzata decomposizione (segnalazione della Procura) (Marzo 2018);
  • Procedimento a carico di otto persone, di cui 3 cittadini albanesi in arresto e altre 5 persone libere, che avrebbero sfruttato 37 braccianti extracomunitari, originari di Nigeria, Gambia, Senegal, Mali, per le vendemmie a Monferrato. I tre erano a capo di una cooperativa di Cannelli, reclutavano i lavoratori in gran parte dai centri di accoglienza e li impiegavano, umiliandoli e insultandoli, nella raccolta d’uva per 10 ore al giorno a 3 euro l’ora, da cui veniva sottratto il costo del trasporto, del vitto e alloggio. Solo il 20% della paga veniva denunciato all’INPS. Si procede per 603-bis c.p. aggravato dalla discriminazione razziale (https://www.unionesarda.it/news/italia/caporalato-tra-le-vigne-tre-in-manette-pr32v2nc) (Maggio 2020);
  • Indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e per lesioni gravi, il titolare di un’impresa edile e un suo collaboratore, entrambi italiani, per aver impiegato senza contratto e in condizioni di sfruttamento due operai in diversi cantieri di Novi Ligure e Alessandria. I dipendenti erano pagati saltuariamente e impiegati in turni di lavoro molto lunghi, senza alcuna protezione contro incidenti e infortuni. L'imprenditore, in occasione di una grave caduta di uno dei due operai, aveva simulato un incidente stradale per occultarne l’infortunio sul lavoro. (https://radiogold.it/news-alessandria/cronaca/268998-caporalato-novi-impresa-edile-carabinieri/ e segnalazione della Procura) (Aprile 2021);
  • All’interno del progetto “Alt Caporalato!”, a seguito di alcuni controlli svolti dall’Ispettorato di Alessandria nelle aziende agricole della provincia, sono state riscontrate irregolarità in 6 aziende su 17, consistenti in almeno 3 posizioni lavorative “a nero”, nonché violazioni in materia contrattuali, relativamente all’orario di lavoro e alla corresponsione della retribuzione c.d. “fuori busta” (https://radiogold.it/news-alessandria/cronaca/284812-controlli-caporalato-aziende-agricole-alessandria/) (Agosto 2021);
ASTI NO
  • Inchiesta che riguarda alcuni lavoratori bulgari, impiegati nella vendemmia, tra Langhe e Astigiano, in condizioni di sfruttamento lavorativo, costretti a lavorare per circa 10 ore al giorno, per un compenso variabile tra i 3 ed i 5 euro l’ora (https://www.lastampa.it/cronaca/2015/08/25/news/i-migranti-della-vendemmia-tra-speranze-coop-e-caporali-1.35235406/) (Agosto 2015);
  • Archiviata l’indagine a carico di quattro persone che rivestivano posizioni apicali all'interno di una cooperativa per irregolarità relative all'impiego di manodopera rilevate durante un controllo della Guardia di Finanza (segnalazione della Procura) (2015);
  • A seguito di una segnalazione dell’Ispettorato del lavoro di Asti ed Alessandria, che aveva notato assembramenti sospetti nel centro di Alessandria, sempre alla stessa ora, hanno preso avvio delle indagini ex art. 603 bis c.p. a carico di una macedone, titolare di una agenzia di intermediazione, che si sarebbe occupata del reclutamento di almeno 52 lavoratori, di cui 42 senza un regolare contratto, da impiegare nelle aziende agricole della zona, con orari fino alle 10 ore al giorno e senza fornire loro gli adeguati dispositivi di protezione (https://www.quotidianopiemontese.it/2018/06/21/caporalato-nelle-vigne-piemontesi-sgominata-una-banda-che-sfruttava-braccianti/) (Giugno 2018);
  • Operazione “Sole”: la procura di Asti ha coordinato le indagini relative ad una vicenda di sfruttamento lavorativo nelle Langhe, tra Roero e Monferrato, nei confronti di 114 imputati. Solo nell’ultimo anno, gli accusati avrebbero fatto arrivare sulle colline oltre duecento macedoni, procurando loro falsi documenti bulgari per poter lavorare, in condizioni di sfruttamento, come cittadini comunitari. Una volta giunti a destinazione, i clandestini venivano sistemati in alloggi già predisposti; si sarebbe proceduto alle fotografie necessarie per ottenere documenti falsi, stampati in Bulgaria e Macedonia, che avrebbero consentito loro di presentarsi all’Agenzia delle Entrate per chiedere codici fiscali e tessere sanitarie. I lavoratori sarebbero poi stati inseriti in cooperative create ad hoc con regolare assunzione. Non è stato, tuttavia, contestato l’art. 603-bis cp o 601 cp, ma si procede, tra gli altri reati contestati in relazione alla detenzione e fabbricazione di documenti falsi, per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI), aggravato dal co. 3-ter, lett. a) (https://www.alessandriaoggi.info/sito/2019/03/19/caporalato-nelle-vigne-banda-di-finti-bulgari-sgominata-nellastigiano/ e segnalazione della Procura) (Marzo 2019);
  • Nel corso di un servizio anti-caporalato in un'azienda di Poirino che si occupa di distribuzione di volantini commerciali, i carabinieri hanno scoperto che i titolari dell’azienda, padre e figlia di nazionalità pakistana, avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, numerosi lavoratori nella distribuzione di volantini, addirittura monitorando il loro tragitto con g.p.s. Entrambi sono indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Otto su nove lavoratori erano privi di contratto, uno di essi era irregolarmente presente sul territorio italiano e tutti dormivano nei locali della ditta (https://torinocronaca.it/news/news/129431/blitz-anti-caporalato-controllavano-i-lavoratori-a-nero-col-gps-denunciati-padre-e-figlia-foto-e-video.html) (Giugno 2019);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro a carico di 8 persone, tra cui 3 caporali e la titolare di una cooperativa. Gli indagati reclutavano ed impiegavano nella vendemmia richiedenti asilo di origine sub-sahariana, pagandoli 3 euro l’ora, per 12 ore al giorno e costringendoli a pagarsi vitto, alloggio e trasporto. I lavoratori erano assunti con contratti di lavoro alla giornata, sistematicamente disattesi durante la prestazione lavorativa, che si svolgeva sotto costanti minacce e violenze fisiche (https://www.gazzettadalba.it/2020/10/lavoro-irregolare-nelle-vigne-denunciati-cinque-operai-e-la-titolare-di-una-cooperativa/) (Ottobre 2020);
  • “Operazione catene”: procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, atti persecutori, maltrattamenti e percosse a carico di due coniugi macedoni, titolati di una cooperativa operante nella fornitura di forza lavoro in agricoltura per conto di terzi. I braccianti, stranieri di origine africana, e altri di origine balcanica, erano impiegati nelle vigne tra le Langhe e l’Astigiano, per oltre dieci ore al giorno consecutive, senza possibilità di allontanarsi dal campo se non dietro autorizzazione dei datori, dietro minaccia di aggressioni fisiche e/o verbali. Nei confronti di entrambi gli indagati sono state eseguite misure cautelari personali, quali la custodia in carcere e gli arresti domiciliari (https://www.alessandriaoggi.info/sito/2022/03/10/sfruttamento-dei-lavori-in-vigna-arrestate-due-persone/) (Marzo 2022);
  • Procedimento a carico di tre cittadini pakistani per il reato di cui all’art. 603-bis cp, accusati di aver reclutato manodopera straniera, perlopiù richiedenti asilo, da appaltare presso alcune aziende agricole del territorio, presso cui veniva impiegata in condizioni di sfruttamento (segnalazione della Procura) (Settembre 2022);
BIELLA SI
  • A Biella, arrestato ex art. 603 bis c.p. un cittadino cinese, titolare di un’impresa individuale che si occupava del commercio di prodotti ortofrutticoli, per aver sfruttato 4 connazionali, completamente a nero, di cui uno irregolare sul territorio nazionale. I lavoratori vivevano in una pertinenza dell’azienda, in condizioni igienico-sanitarie molto precarie. (https://www.lastampa.it/biella/2019/03/01/news/cinesi-trattati-come-schiavi-tra-i-topi-al-lavoro-nelle-serre-di-via-amendola-a-cossato-un-arresto-1.33684422/) (Marzo 2019)
CUNEO SI
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp a carico del titolare di una ditta individuale agricola che impiegava due cittadini stranieri alle sue dipendenze. All’esito delle indagini, la Procura non ha ritenuto integrati gli indici di sfruttamento della norma (segnalazione della Procura) (2017);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp.a carico di due imprenditori italiani per la mancata integrazione degli indici di sfruttamento previsti dalla norma (segnalazione della Procura) (Maggio 2018);
  • Archiviato procedimento per i reati di violenza sessuale, minaccia e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis cp) a carico di due coniugi che avevano assunto una ragazza minorenne, di origine rumena, come baby-sitter, proveniente direttamente dalla Romania per svolgere il lavoro. (segnalazione della Procura) (2018);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp a carico di quattro persone, tra cui i titolari di un’azienda agricola e un caporale. Dalle indagini è emersa un’attività di intermediazione irregolare, ma, secondo la Procura, non sarebbero stati acquisiti elementi rilevatori di indici di sfruttamento dei lavoratori stranieri, né la “rilevante soggezione del lavoratore (segnalazione della Procura) (2018);
  • Impiegati 26 braccianti nella raccolta di fragole in un’azienda di Peveragno. 17 irregolari, 12 macedoni, in Italia con visto turistico e, in tutto, cinque minori, uno regolarmente presente sul territorio italiano e tre no. Arrestata imprenditrice 57enne. Contestato art. 603 bis c.p., nuova formulazione. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/08/09/news/caporalato_a_cuneo_carabinieri_scoprono_17_lavoratori_in_nero-203730070/) (Agosto 2018);
  • Rinviate a giudizio quattro persone per i reati di truffa (art. 640 cp) e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis) titolari di due Centri di Accoglienza Straordinaria (C.A.S.), accusati di aver reclutato e impiegato 48 richiedenti asilo ivi alloggianti per lavori manuali e di ristrutturazione senza preventiva comunicazione alla Prefettura, in assenza di un regolare contratto, retribuendoli con piccoli compensi, talvolta anche di circa 1 euro l’ora. (2018) (segnalazione della Procura);
  • A seguito delle indagini condotte da Digos, Spresal dell’Asl Cn1 e NIL, che hanno monitorato i luoghi di accoglienza organizzata dei migranti della frutta nel Saluzzese, tre persone sono state fermate per lo sfruttamento di 19 lavoratori impiegati nella raccolta della frutta. Venivano pagati meno di 5 euro l’ora, da cui venivano detratti i «costi» per i servizi offerti dal caporale per vitto e alloggio. A chiusura di ogni contratto regolare, ai lavoratori venivano versati 50 euro che dovevano restituire con l’ingaggio successivo. Nel corso delle indagini sono anche stati scoperti diversi sotterfugi per eludere i controlli, inclusi «pizzini» consegnati ai lavoratori per mentire in caso di verifiche su ore lavorate e periodo di assunzione. I braccianti, di fatto, erano impegnati ogni giorno della settimana per 10 ore al giorno, senza protezioni e formazione di alcun genere, anche se maneggiavano muletti e pesticidi durante l’impiego in campi e magazzini. (https://www.lastampa.it/cuneo/2019/05/23/news/tre-arresti-per-caporalato-nel-saluzzese-migranti-della-frutta-pagati-meno-di-5-euro-all-ora-1.33703798/) (Maggio 2019). Il procedimento è stato archiviato poichè non si è ritenuto integrato l’elemento dell’approfittamento dello stato di bisogno in quanto, secondo la Procura, i lavoratori sarebbero sono tornati nel corso degli anni alle dipendenze dei due imprenditori, nonostante fossero liberi di dirigersi altrove (segnalazione della Procura);
  • Archiviato un procedimento a carico di un indagato ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2019);
  • Archiviato procedimento a carico di due fratelli titolari di un’azienda agricola sita a Chiusa Pesio, che aveva tratto origine dall’intossicazione di alcuni braccianti alloggianti nella cascina attigua all’azienda messa a disposizione da parte degli stessi titolari. Dalle indagini è emerso che i lavoratori erano impiegati con contratto, ma che i braccianti di origine africana, perlopiù richiedenti asilo, erano pagati meno di quelli di origine magrebina, circa 5 euro l’ora, al di sotto di quanto previsto dai CCNL. La Procura ha chiesto tuttavia l’archiviazione in quanto non sono state riscontrate condizioni di lavoro e di alloggio che possono definirsi degradanti (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di sette indagati per diversi reati, tra cui l’art. 603-bis cp. Il procedimento è attualmente in fase di udienza preliminare (segnalazione della Procura) (2019).
  • Inchiesta “Momo”: Sei imprenditori agricoli ed un caporale rinviati a giudizio per un’inchiesta iniziata nel 2018, per sfruttamento di 20 lavoratori, quasi tutti africani, nella zona di Saluzzo. Molte delle vittime erano impiegate di giorno nei campi, a raccogliere frutta e, da mezzanotte alle 4 del mattino, in una cooperativa avicola per un tempo complessivo pari anche a 20 ore al giorno, dormendo circa due ore prima di iniziare il turno serale. Nel corso dell’inchiesta sono stati riscontrati tutti gli indici di sfruttamento. (http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2019/12/ricatti-e-venti-ore-di-lavoro-al-giorno-il-caporalato-made-nord-italia/). (Dicembre 2029). A conferma dello stato di bisogno dei lavoratori, molti di loro chiedevano un contratto non annuale ma stagionale e, in questo caso, il datore di lavoro pretendeva che gli venissero restituiti, a rate, i 304 euro versati al fisco. Spesso le vittime dormivano in azienda, a fronte di 50 euro mensili, corrisposti per dormire in 15 mq, senza riscaldamento. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/09/25/news/venti_ore_di_lavoro_senza_staccare_mi_sono_addormentato_al_volante_-268419006/). Nei confronti di due famiglie di imprenditori e del presunto caporale è stato disposto il rinvio a giudizio e nel marzo 2021 si è tenuta la prima udienza dibattimentale (https://lavialibera.it/it-schede-481-caporalato_saluzzo_primo_processo). Nell’Aprile del 2022 si è concluso il processo di primo grado con cinque condanne, tra cui tre emesse nei confronti dei datori di lavoro, e due assoluzioni. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2022/04/11/news/caporalato_nel_cuneese_condannato_a_5_anni_bracciante_diventato_sfruttatore-345076686/ e segnalazione della Procura);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2020);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2020);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp a carico dell’amministratore e del consulente del lavoro di un’azienda di una società attiva nel settore dei servizi e della distribuzione. Dalle indagini sono emerse alcune retribuzioni corrisposte in nero, violazioni previdenziali e in ordine alla privacy che avevano acconsentito ad un sistema di geolocalizzazione per favorire la consegna e la distribuzione dei volantini, forniti dagli indagati, ma non sono emersi sufficienti elementi per integrare l’art. 603-bis cp. (segnalazione della Procura) (2020);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp, oltre che per fabbricazione di documenti d’identità falsi, preso avvio dalla segnalazione delle indicazioni del titolare e delle dipendenti di un bar adiacente a un distributore di carburante relativamente allo stazionamento di cittadini stranieri che venivano caricati su un furgone la mattina presto e venivano la sera. La Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione sulla base dell’insufficienza del quadro probatorio a seguito delle indagini poco accurate svolte dall’autorità di polizia giudiziaria, non idoneo ad integrare gli elementi costitutivi dell’art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (Novembre 2020);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera a carico di cinque persone, un caporale, un consulente del lavoro, il titolare e il contabile dell’azienda avicola Europoll, leader del territorio nel settore primario dell’allevamento avicolo, a seguito di denuncia dei lavoratori per il tramite della CGIL. Disposte misure cautelari personali degli arresti domiciliari per tre indagati, mentre per gli altri due, è stata applicata la custodia in carcere, revocata nel Gennaio 2022. Nei confronti dell’azienda è stata disposto il controllo giudiziario ex art. 3 L. 199/2016. (https://www.cuneodice.it/cronaca/cuneo-e-valli/cinque-arresti-per-caporalato-in-unazienda-avicola-di-caraglio_56895.html e segnalazione della Procura) (Dicembre 2021);
  • Inchiesta per 603-bis cp a carico del titolare del Cas di Racconigi, a seguito delle proteste dei richiedenti asilo impiegati nella raccolta della frutta per un’azienda agricola di Costigliole Saluzzo, il cui proprietario è anch’esso sotto procedimento. I lavoratori sarebbero stati impiegati in turni di nove ore al giorno in media, partendo alle prime luci dell’alba, cons l’accordo che se fosse piovuto avrebbero comunque recuperato la giornata, lavorando di domenica, a fronte dell’illecita decurtazione dalla paga, già misera, di 5 euro per il trasporto sui campi. Il titolare dell’azienda presso cui erano impiegati i lavoratori ha definito la propria posizione patteggiando, previo versamento dei contributi e delle retribuzioni non versate ai braccianti. (https://www.cuneodice.it/cronaca/saviglianese/accuse-di-caporalato-contro-il-responsabile-del-cas-di-racconigi_80009.html e segnalazione della Procura) (Novembre 2021);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2022);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2023);
IVREA NO
  • La Procura di Ivrea ha aperto un procedimento per sfruttamento lavorativo, con l’aggravante di discriminazione razziale, nei confronti della cooperativa Tsk Service, cui era delegata l’attività di facchinaggio per conto di Mondo-convenienza. Le indagini sono partite in seguito alla denuncia di un gruppo di facchini, perlopiù rumeni, che hanno raccontato agli inquirenti di essere impiegati in turni orari massacranti (dalle 06.00 alle 22.30, circa 14 ore giornaliere), sette giorni su sette, dietro minaccia di licenziamento e insulti a sfondo razziale. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/03/16/news/mondo_convenienza_la_procura_apre_un_indagine_per_maltrattamenti_e_caporalato-292399988/) (Marzo 2021);
NOVARA NO
  • Nel corso di una verifica inter-force condotta dai Carabinieri della compagnia di Novara e dall’Ispettorato del Lavoro, sono stati identificati quattro operai a lavoro presso un’azienda agricola di Briona, dei quali tre erano privi di regolare contratto. E’ stata disposta la sospensione dell’attività alla ditta ed è stato sanzionato il titolare con una multa di 17mila euro; non è chiaro se sia stato anche contestato art. 603 bis c.p. (https://primanovara.it/cronaca/briona-tre-lavoratori-in-nero-su-4-in-un-azienda/) (Settembre 2015);
  • Maxi operazione della polizia di Novara, coordinata dalla Procura, che ha portato all’arresto di tre persone (un imprenditore italiano e due pakistani) per 603-bis cp, che impiegavano in condizioni di sfruttamento diversi stranieri, di origine pakistana, nell’attività di volantinaggio. L’indagine ha preso avvio nell’Agosto del 2020, a seguito di un’operazione in una zona residenziale della città, dove abitavano i lavoratori in condizioni di degrado e di sovraffollamento, che hanno denunciato alle forze dell’ordine la loro situazione. Questi erano reclutati all’estero e in Italia e venivano condotti a Novara, per essere poi “smistati” in varie località del Piemonte, della Valle d’Aosta, della Liguria e della Lombardia - dove erano condotti a bordo di furgoni obsoleti - e costretti a distribuire volantini a piedi, per tutta la giornata (oltre 17 ore), anche a fronte di condizioni climatiche avverse, per una retribuzione pari a 2 euro l’ora. Nei confronti di tutti gli indagati sono state eseguite ordinanze cautelari. (https://www.lastampa.it/novara/2021/12/15/news/da_novara_verso_liguria_e_lombardia_per_lavorare_a_2_euro_all_ora_la_polizia_arresta_tre_persone_per_sfruttamento_del_lavoro-1596421/) (Dicembre 2021);
  • A seguito di alcuni controlli dei Carabinieri di Novara, nell’ambito di una maxioperazione svolta su tutto il territorio nazionale, sono state controllate le posizioni lavorative dei riders di alcune delle più note piattaforme di consegna di cibo, da cui sono emerse alcune irregolarità. In particolare, alcuni rider non risultavano registrati con le proprie credenziali sulla piattaforma, ma tramite quelle di altri soggetti che cedono le proprie credenziali in cambio di un compenso, c.d. caporali digitali. Nei confronti di tre lavoratori si è riscontrata una cessione dell'account da parte di cittadini pakistani, i quali sono stati deferiti all’A.G. con l’accusa di intermediazione illecita, mentre tutti i veicoli controllati sono risultati in regola (https://www.novaratoday.it/cronaca/controlli-caporalato-rider.html) (Marzo 2023);
TORINO SI
  • Trenta lavoratori sfruttati in condizioni terribili, in una sartoria industriale, dove lavoravano per 15 ore al giorno, per 5 euro al giorno (30 centesimi l’ora); indagata una coppia di ragazzi cinesi, fratello e sorella, arrestati dalla guardia di finanza di Torino. Molti lavoratori erano irregolari, con visto turistico scaduto, in gran parte provenienti dalla Cina. La maggior parte di loro alloggiavano, in condizioni degradanti, all’interno dei laboratori tessili, alcuni dei quali con figli minori. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/12/23/news/torino_trenta_lavoratori_trattati_come_schiavi_pagati_5_euro_al_giorno_per_15_ore_di_lavoro-244179507/) (Dicembre 2019)
  • Una trentina di italiani, pagata meno della metà delle effettive ore lavorate e completamente in nero, è stata identificata in un call center di Orbassano. La maggior parte di loro erano studenti fuori sede che avevano accettato quelle condizioni per mantenersi nella nuova città. Una volta scoperto questo contesto, i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino hanno avviato dei controlli a tappeto contro lo sfruttamento del lavoro nei call center e nei i catering. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/12/20/news/torino_scoperto_call_center_con_23_lavoratori_in_nero_su_27-243918953/) (Dicembre 2019)
  • Un imprenditore cinese è stato denunciato per omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro, per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto, per omissione della valutazione dei rischi e l'adozione del relativo documento e per non aver provveduto alla salute e sicurezza del luogo di lavoro, nei confronti di 16 dipendenti, di cui due stranieri senza permesso di soggiorno, assunti senza contratto, impiegati nella fabbricazione di tute monouso e mascherine chirurgiche. Gli operai lavoravano in condizioni igienico-sanitarie precarie all’interno di un laboratorio tessile abusivo. (https://www.lastampa.it/torino/2020/05/26/news/a-torino-una-sartoria-clandestina-cinese-per-produrre-camici-e-mascherine-1.38890898/) (Maggio 2020)
  • Operazione “Marco Polo”: a Mappano, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino e i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 imprenditori cinesi, accusati di associazione per delinquere, sfruttamento del lavoro, reati fiscali di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini, partite dalla denuncia di uno dei lavoratori, hanno portato alla luce l’impiego in condizioni di sfruttamento di circa 40 vittime perlopiù provenienti da Paesi extra-UE e richiedenti asilo in attesa del permesso di soggiorno, che venivano impiegate nel confezionamento di pennarelli per dieci ore al giorno, per una retribuzione tra i 350-600 euro al mese. (https://www.quotidianocanavese.it/cronaca/mappano-lavoro-nero-cinesi-sfruttano-richiedenti-asilo-cinque-arresti-nell-operazione-di-carabinieri-e-guardia-di-finanza-video-32798 e segnalazione della Procura) (Maggio 2021);
  • Nove persone sono state rinviate a giudizio all’esito della chiusura delle indagini preliminari relative all’accertamento di fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016 e il 2018, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo ex art. 603-bis cp, nel settore della logistica. Nel sistema di caporalato ricostruito dagli inquirenti avrebbe avuto un ruolo centrale il colosso Elpe, cooperativa attiva nel settore di somministrazione di lavoratori da destinare a mansioni di logistica (perlopiù scaffalisti e magazzinieri) nei grandi supermercati, che si sarebbe avvalsa di altre cooperative minori attive sul territorio, cui a sua volta subappaltava il reclutamento di manodopera. L’indagine era partita a seguito della morte di una donna, nel 2015, ad Asti, a seguito di un incidente stradale, dopo un turno di 19 ore lavorative. I lavoratori somministrati, infatti, erano costretti a lavorare con turni massacranti, senza riposi settimanali, senza diritto alle ferie, e senza retribuzione per gli straordinari lavorati. Tra gli imputati non figurano responsabili di ipermarket o centri commerciali nei confronti dei quali l'Inps aveva comunque avviato accertamenti dal punto di vista contributivo. Alcuni lavoratori si sono costituiti parti civili. Nel giugno 2021 è stato disposto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati, compresa la società (https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/06/15/news/torino_caporalato_supermercato-306191844/ e segnalazione della Procura) (Giugno 2021);
  • Ad Alba nei vigneti è emerso un traffico di lavoratori di origine per lo più africana, condotti a lavorare nelle vigne per 10 ore e retribuiti con 5-6 € l’ora da una Cooperativa locale. Non è chiaro se si procede penalmente e/o per quale reato si procede (https://www.gazzettadalba.it/2022/09/ce-unalba-che-lavora-a-sei-euro-lora-in-nero-reportage/) (Settembre 2022);
  • Da un accesso ispettivo dell’ITL di Torino in un un'importante azienda del settore agroalimentare con distribuzione in tutta Italia e in Europa, sono emersi profili di somministrazione fraudolenta nonché di sfruttamento lavorativo, riguardanti l'orario di lavoro, la mancata applicazione del CCNL di riferimento e le condizioni di lavoro. L'accertamento ha riguardato anche due società cooperative, presso cui erano impiegati circa 70 lavoratori, di nazionalità straniera, che ha consentito di assoggettare a contribuzione un imponibile pari ad € 338.238,00 e di garantire ai lavoratori sfruttati la dovuta tutela retributiva, con l'adozione di 65 provvedimenti di diffida accertativa, ovvero altrettanti “ordini” impartiti ai datori di lavoro, finalizzati alla corresponsione dei compensi spettanti ai lavoratori sulla base dei CCNL applicabili. Non è chiaro se e per quali reati si proceda penalmente (https://www.ispettorato.gov.it/2023/01/13/itl-torino-caporalato-e-somministrazione-fraudolenta-in-unindustria-agroalimentare/) (Gennaio 2023);
  • L’ITL di Torino ha multato sei aziende e deferito all’Autorità Giudiziaria 9 manager attivi nel settore della GDO, per 603-bis cp. Nell’attività di intermediazione sarebbero coinvolte una serie di cooperative che avevano in subappalto il reclutamento della manodopera. I nove indagati sono stati rinviati a giudizio (https://primatorino.it/cronaca/caporalato-nei-supermarket-sei-aziende-e-nove-manager-nei-guai/) (Giugno 2023);
  • A seguito delle inchieste per sfruttamento aperte dalla Procura di Milano sulle condizioni lavorative dei vigilantes, anche la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per 603-bis cp a seguito dell’esposto firmato dal segretario generale della Uiltucs (Unione italiana lavoratori turismo commercio servizi) in cui si denunciano le condizioni di lavoro dei “vigilantes” e di centinaia di altri lavoratori impiegati nell’organizzazione di eventi, nella gestione di centralini telefonici, nello smistamento di corrispondenza ecc, ai quali viene applicato il contratto collettivo della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, prevede una paga base sotto gli 800 euro al mese, del 30% più bassa rispetto al Ccnl Multiservizi. Oltre alla retribuzione il sindacato denuncia anche condizioni di lavoro degradanti, con turni doppi nell’arco di 24 ore, senza un congruo preavviso verso i lavoratori, costretti ad accettare “demansionamenti, attribuzione di compiti esorbitanti le mansioni oggetto di assunzione (ma con analogo stipendio), l’errato computo delle ore di lavoro (contratti part time che celano attività full time) pur di non perdere il proprio lavoro” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/07/31/intermediazione-illecita-e-sfruttamento-anche-la-procura-di-torino-indaga-sulle-condizioni-di-lavoro-dei-vigilantes-privati/7245965/) (Luglio 2023);
VERBANIA NO Al Laboratorio non è pervenuta notizia di nessuna inchiesta di competenza della procura di Verbania.
VERCELLI NO
  • Il titolare di un ristorante a Formigliana è stato denunciato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei confronti di tre dipendenti, di nazionalità italiana, impiegate in turni superiori al limite massimo consentito, senza diritto al riposo settimanale, senza il pagamento degli straordinari e delle ferie, per 150 euro a settimana. Il titolare era già stato sanzionato in precedenza, perché aveva impiegato le lavoratrici senza contratto: aveva quindi stipulato per tutte e tre contratti di lavoro part-time, che tuttavia venivano sistematicamente disattesi. E’ stato disposto il sequestro preventivo del ristorante. (https://primavercelli.it/cronaca/imprenditore-nei-guai-per-lavoro-nero/) (Giugno 2019);
FRIULI VENEZIA GIULIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
GORIZIA SI
  • Inchiesta “Free Work”: il GUP di Gorizia ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da diciannove operai bengalesi impiegati nella filiera dell'appalto e del subappalto di Monfalcone, la città-cantiere ove vengono realizzati i transatlantici targati Fincantieri. L'impianto accusatorio dell'indagine punta ad un sistema di aziende che operava, fino al 2013, nell'appalto Fincantieri per la coibentazione e l'arpionatura navale. Tra le accuse, quella di truffa ai danni dell'Inps e di estorsione a danno dei lavoratori, assunti con contratto ma costretti a lavorare in condizioni pesantissime per una paga inferiore a quella stabilita dai contratti collettivi, sottoposti a minacce e costretti a presentare, periodicamente, le loro dimissioni in bianco (https://www.repubblica.it/cronaca/2019/01/22/news/caporalato_a_monfalcone_prima_vittoria_per_gli_eroi_bengalesi_19_operai_ammessi_come_parte_civile-217213616/) (Gennaio 2019);
  • Denunciati tre cittadini italiani, titolari di una società che appaltava manodopera (circa 170 lavoratori), all’interno dei cantieri di Monfalcone, Genova ed Ancona della società “Fincantieri S.p.A.”, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.), estorsione (art. 629 c.p.) e somministrazione fraudolenta di manodopera (art. 38-bis d.lgs. 81/2015). I tre “capocantieri” si facevano pagare dai 700 ai 1.000 euro per assumere i lavoratori (circa 16 bengalesi), che venivano costretti con violenza fisica e minacce a restituire circa il 15% della paga corrisposta. E’ stata sequestrata la somma di oltre 31.500 euro, corrispondente al denaro sui conti correnti degli indagati. Nell’ambito del medesimo procedimento sono indagati anche i titolari delle società di somministrazione di lavoro interinale, per aver aggirato la normativa ex artt. 23 e 32 d.lgs. 96/2018 (https://www.triesteprima.it/cronaca/aggressioni-estorsioni-caporalato.html). Si procede con giudizio immediato nei confronti di tutti e tre gli imputati. Non è chiaro se questa e l’inchiesta di cui sopra sono collegate (https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2021/05/20/news/caporalato-nell-appalto-fincantieri-in-3-a-giudizio-immediato-1.40291780) (Febbraio 2021). Tutti gli imputati sono stati tutti condannati per i delitti di cui agli artt. 603-bis e 629 c.p.: due imputati ad anni 10 di reclusione ed il terzo ad anni 7 e mesi 6 di reclusione (segnalazione della Procura);
  • A seguito della denuncia di un bracciante, la Guardia di Finanza di Gorizia ha aperto un procedimento per 603-bis cp a carico quattro persone, tre cittadini rumeni e uno moldavo, che reclutavano ai fini di impiego in condizioni di sfruttamento circa 30 cittadini rumeni, tra cui due minorenni, dislocandoli nelle aziende agricole del territorio dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana, nella potatura delle vigne. Gli indagati reclutavano la manodopera in Romania, tramite due società, una con sede in provincia di Gorizia ed una di diritto rumeno, con la promessa di poter mandare la paga alle proprie famiglie rimaste in patria. Giunti in Italia, tuttavia, i braccianti, alcuni impiegati senza contratto, venivano prelevati all’alba, nei dormitori in cui erano stipati in precarie condizioni igienico-sanitarie, e portati nelle vigne, dove lavoravano per 10 ore al giorno, per poi essere ricondotti agli alloggi, dove venivano tenuti in condizione di semi-segregazione, in quanto venivano chiusi a chiave fino al giorno dopo. Era previsto un unico giorno di riposo, ma non sempre, la domenica. I lavoratori erano ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga, ed erano stati privati dei documenti di identità e di lavoro con la promessa di restituzione al termine della stagione lavorativa, come confermato dalle testimonianze rese dai braccianti. Il G.I.P. del Tribunale di Gorizia ha convertito i fermi in custodia cautelare in carcere per 3 indagati e in obbligo di dimora per il quarto. (https://www.telefriuli.it/cronaca/sfruttamento-vigne-friuli-gorizia-caporali-arrestati/) (Febbraio 2023);
PORDENONE SI
  • Operazione “Sardinia Job”: la Guardia di finanza ha condotto una complessa indagine per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e associazione per delinquere a carico di alcune imprese tessili del Nord Italia, che impiegava lavoratori reclutati attraverso società fittizie con sede a Sassari. I lavoratori, per lo più provenienti dall’Est Europa (Slovenia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacca) o dal Sud Italia, erano occupati in condizioni di sfruttamento (https://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2018/01/10/news/caporalato-scoperti-mille-lavoratori-irregolari-59-denunce-1.16333552). Il processo si è concluso il 20 Luglio 2021 con 11 patteggiamenti, una condanna e un proscioglimento (https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2021/07/20/news/caporalato-nei-cantieri-e-riciclaggio-11-patteggiamenti-e-una-condanna-1.40518255) (Gennaio 2018);
  • Indagate due persone, rispettivamente amministratore di diritto e de facto di una cooperativa che si occupava di servizi di facchinaggio, movimentazione merci e servizi ecologici. Le indagini della Guardia di Finanza hanno appurato che la cooperativa era un mero “contenitore di manovalanza” ed hanno contestato il reato di somministrazione abusiva di manodopera; non è chiaro se sia stato anche contestato art. 603 bis cp (https://www.prealpina.it/pages/caporalato-e-frodi-in-coop311-irregolar-213732.html) (Gennaio 2020);
  • Due titolari di un ristorante etnico sono stati denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, lesioni colpose, minaccia, falso documentale e utilizzo indebito dei sistemi di controllo dei lavoratori, oltre per violazioni delle norme in materia di sicurezza. I dipendenti del ristorante, circa una decina, erano assunti alcuni “a nero”, altri con contratti part-time che venivano sistematicamente non rispettati, in quanto tutti erano impiegati per oltre 60 ore settimanali a 3 euro l’ora, senza il pagamento degli straordinari. Inoltre, i lavoratori erano costantemente controllati tramite webcam e uno di loro, infortunatosi, era stato minacciato affinché non denunciasse l’accaduto. Sono state comminate nei confronti dei due imprenditori sanzioni amministrative per oltre 20.000 euro (https://www.ilfriuli.it/cronaca/sfruttamento-del-lavoro-in-un-ristorante-etnico/) (Luglio 2020);
  • Operazione “Faber dacicus” della Guardia di Finanza di Pornenone ha scoperto un sistema di caporalato gestito da sette cittadini rumeni, a capo di cinque società operanti nella fornitura di manodopera a favore di terzi, tramite cui avrebbero reclutato e sfruttato oltre 400 lavoratori impiegati nel settore della metalmeccanica, in aziende italiane ubicate perlopiù nel Triveneto. Il sistema di sfruttamento era perpetrato tramite l’esterovestizione delle società, tramite cui i lavoratori venivano assunti con contratti di diritto rumeno, con lorde di poche centinaia di euro (e con conseguenti contributi previdenziali, previsti dalla normativa rumena, di pochi euro mensili), per essere poi retribuiti in Italia in contanti in nero con retribuzioni prossime al CCNL. I redditi sottratti a tassazione sarebbero pari a 5,3 milioni di euro, una maxi frode attuata attraverso raggiri della normativa previdenziale italiana. Sono stati sequestrati 840.000 euro. Si procede per 603-bis cp e altri reati tributari (https://www.ilfriuli.it/cronaca/pordenone-frode-milionaria-e-caporalato-per-oltre-400-lavoratori-irregolari/) (Agosto 2021);
  • Nelle campagne tra San Vito al Tagliamento e Morsano, in un’indagine congiunta della Guardia di finanza e dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sono stati individuati 23 lavoratori stranieri non in regola, impegnati in 4 aziende agricole. L’attività delle aziende è stata sospesa, ma non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti dei titolari delle stesse (https://www.flai.it/comunicati/friuli-flai-cgil-sfruttamento-e-caporalato-sono-una-piaga-intollerabile-estesa-in-tutto-il-paese/) (Maggio 2022);
  • A seguito della denuncia di alcuni lavoratori, per il tramite della CGIL, nel 2020 sono iniziate le indagini a cura dei Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Pordenone, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Pordenone, che ha portato all’avvio di un procedimento penale a carico di due cittadini pakistani accusati di caporalato ex art. 603-bis cp, 629 cp, oltre per la violazione al testo unico sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro, per i quali sono stati rinviati a giudizio. I due caporali si rivolgevano a loro connazionali pakistani appena giunti illegalmente in Italia seguendo la “rotta balcanica” e li allettavano con l’offerta di un lavoro ben retribuito presso i terreni agricoli nel Friuli Venezia Giulia e nel Veneto e con l’ottenimento in tempi rapidi di un regolare permesso di soggiorno. Successivamente i due imputati impiegavano i lavoratori (87 in totale) in condizioni ben differenti (misera paga a fronte di un orario lavorativo molto esteso) ed estorcevano loro la maggior parte del compenso percepito a titolo di “rimborso” per sostenere inesistenti spese per le pratiche legate ai loro permessi di soggiorno. Inoltre, i due pakistani sono risultati titolari di aziende operanti nel settore agricolo, prevalentemente viti-vinicolo, in sub-appalto di aziende italiane specializzate nel settore e titolari, a loro volta, di contratti di appalto per la gestione dei vitigni tra province Pordenone, Udine, Gorizia, Treviso e Venezia (https://www.pordenonetoday.it/cronaca/rinvio-giudizio-caporalato-pakistani.html e segnalazione della Procura) (Dicembre 2023);
  • Procedimento per i medesimi fatti di cui sopra (segnalazione della Procura) (Dicembre 2023);
TRIESTE SI
  • I vertici del Gruppo Servizi Trieste (GST), operanti nel porto di Trieste, sono stati assolti dall’accusa di caporalato. Il procedimento aveva preso avvio dalla denuncia dei 13 lavoratori portuali, tramite sindacato, che lamentavano di essere stati ‘prestati’ presso altre società private (tra il 2015 e il 2018), senza tuttavia essere adeguatamente retribuiti e senza l’osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro rispetto in particolare alle attività di carico sui traghetti (https://www.triesteallnews.it/2022/07/porto-di-trieste-non-era-caporalato-assolta-gruppo-servizi-trieste/) (Luglio 2022);
UDINE SI
  • La Procura di Udine segnala l’apertura di un procedimento per 603-bis cp, successivamente parzialmente archiviato in relazione alla fattispecie ex art 603 bis c.p e proseguito, con contestuale emissione del decreto di citazione diretta a giudizio per l’art. 22 co. 12 TUI (segnalazione della Procura) (2022);
  • Il Nucleo Ispettorato Carabinieri del Lavoro di Udine, nell'ambito di attività finalizzate a prevenire e reprimere i fenomeni dello sfruttamento del lavoro hanno controllato la posizione lavorativa di 45 lavoratori impiegati in quattro pubblici esercizi, in un cantiere edile e in un'azienda operante nel settore dell'agricoltura. Al termine delle verifiche, sono state sospese le attività di un cantiere edile e tre pubblici esercizi per gravi violazioni sulla sicurezza e presenza di lavoratori “in nero” e sono state irrorate sanzioni per oltre 100 mila euro. Non è chiaro tuttavia se siano state effettuate segnalazioni anche per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2023/04/07/lavoro-nero-udine-chiuse-4-aziende_6b762a21-d1e1-4ac7-9cf7-27f272b00b85.html) (Aprile 2023);
LIGURIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
GENOVA NO
  • Il nucleo dell’ispettorato del lavoro dei carabinieri di Genova ha operato con pattuglie nelle zone di Sampierdarena, Fiumara, Brignole, Porto antico, fermando i riders per strada ed intervistandoli al fine di fotografare le condizioni reali di impiego dei suddetti, i quali hanno riferito di ricevere una paga pari a 3 euro a consegna, indipendentemente dal giorno e dall’ora. Non è chiaro se anche a Genova sia stato avviato un autonomo procedimento o se invece si tratta di controlli relativi al procedimento milanese (https://www.genova24.it/2020/05/caporalato-e-sfruttamento-anche-a-genova-giro-di-vite-sui-rider-che-consegnano-il-cibo-a-casa-236419/) (Maggio 2020);
  • Nell’ambito di una maxi operazione coordinata dall’Europol, dal Nil e dall'arma territoriale sono stati denunciati i titolari di 2 ditte specializzate nella vendita al dettaglio di telefonia per la violazione del testo unico in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e sono state comminate multe per 20mila euro. Una delle due aziende controllate è stata sottoposta alla sospensione dell'attività imprenditoriale. Non è chiaro se sia stato aperto anche un procedimento per 603 bis cp (https://www.ilsecoloxix.it/italia/2020/10/06/news/caporalato-maxi-operazione-europol-22-indagati-per-tratta-e-sfruttamento-genova-coinvolta-1.39388415) (Ottobre 2020);
  • Aperto un procedimento per il reato di cui all’art. 603-bis cp in relazione alla cessione illecita di un account per accedere alle piattaforme di food delivery, dietro corresponsione al titolare dell’account di una percentuale del guadagno giornaliero del rider (https://www.genovatoday.it/cronaca/controlli-rider-carabinieri.html) (Marzo 2023);
  • Nell’ambito dei medesimi controlli di cui sopra, è stato aperto un secondo procedimento sempre per il reato di cui all’art. 603-bis cp in relazione alla cessione illecita di un account per accedere alle piattaforme di food delivery, dietro corresponsione al titolare dell’account di una percentuale del guadagno giornaliero del rider (https://www.genovatoday.it/cronaca/controlli-rider-carabinieri.html) (Marzo 2023);
IMPERIA SI
  • Operazione “Mecenate”: si procede per associazione per delinquere dedita allo sfruttamento lavorativo, alla frode fiscale, al reimpiego di capitali illeciti e all’autoriciclaggio, nei confronti di circa 34 persone, coinvolte a vario titolo in una complessa struttura di società cooperative e di capitali, facenti capo ad un ente con sede a Concorezzo, che reclutava e forniva in appalto manodopera di circa 1.300 lavoratori ad aziende attive nel settore della logistica e delle pulizie. Le indagini hanno svelato un articolato sistema di sfruttamento per cui, alla fine di ogni mese, i “caporali” comunicavano ad un consulente del lavoro le ore lavorate dai dipendenti, affinché fosse ricostruito artificiosamente nelle buste paga un numero inferiore di ore. Venivano anche aggiunte voci “accessorie” alla retribuzione (indennità di trasferta, permessi non goduti, gratifica natalizia, ferie non godute, ecc.), con il fine unico di abbattere l’imponibile contributivo e fiscale degli enti e di consentire, alle aziende, di apparire formalmente in regola. E’ stato disposto il sequestro di oltre 2 milioni di beni (https://www.sanremonews.it/2021/03/18/leggi-notizia/argomenti/cronaca/articolo/operazione-mecenate-della-gdf-contro-il-caporalato-sequestrati-beni-per-22-milioni-a-u.html) (Marzo 2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore bulgaro, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, indagato per aver impiegato, su commissione di un altro cittadino straniero, in condizioni di sfruttamento quattro lavoratori stranieri, irregolari sul territorio, in un cantiere edile in località della Bevera. I lavoratori erano impiegati senza contratto, per oltre 10 ore al giorno, a 3 euro l’ora. Il cantiere è stato sospeso, mentre i lavoratori sono stati segnalati alla Questura per l’avvio delle procedure di espulsione (https://www.riviera24.it/2022/04/sfruttamento-del-lavoro-carabinieri-arrestano-imprenditore-a-ventimiglia-754735/) (Aprile 2022);
LA SPEZIA SI
  • La Guardia di Finanza di La Spezia, coordinata dal dott. Antonio Patronio, ha denunciato per associazione per delinquere intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato e per riciclaggio, 8 persone per aver reclutato e impiegato nella costruzione di yatch di lusso decine di lavoratori bengalesi, costretti a turni giornalieri di oltre 14 ore per una paga di 4-5 euro l’ora, senza alcun riposo o ferie, sorvegliati a vista dai caporali e spesso minacciati, offesi e percossi. Inoltre, il sistema per mascherare le condizioni di sfruttamento dei dipendenti passava attraverso false buste paga redatte da un consulente del lavoro di Ancona (tra gli indagati), in cui si attestavano straordinari, ferie pagate e orari e stipendi secondo i parametri contrattuali, e una volta pagate di lavoratori, i caporali costringevano, anche con violenza fisica, a restituire loro i soldi. Nei confronti di tutti gli indagati sono state eseguite misure cautelari custodiali (7 in carcere e 1 ai domiciliari) ed è stata disposta la misura cautelare reale del controllo giudiziario nei confronti dell’azienda. Sei imputati hanno definito la propria posizione mediante patteggiamento (condannati a 2 anni e 8 mesi di reclusione cinque di loro, mentre l’altro a 3 anni e 8 mesi di reclusione), mentre nei confronti dei restanti si procede con il rito ordinario (https://www.savonanews.it/2020/11/10/leggi-notizia/argomenti/cronaca-2/articolo/operazione-dura-labor-le-fiamme-gialle-sventano-un-giro-di-bengalesi-schiavi-nella-costruzione.html) (Novembre 2020). Sei imputati hanno definito la propria posizione mediante patteggiamento (condannati a 2 anni e 8 mesi di reclusione cinque di loro, mentre l’altro a 3 anni e 8 mesi di reclusione), mentre nei confronti dei restanti si procede con il rito ordinario (segnalazione della Procura) (2021);
  • Nel corso di accessi ispettivi dell’ITL e della Guardia di Finanza di La Spezia, è stato individuato un negozio di articoli casalinghi, gestito da cittadini cinesi, che occupava 11 dipendenti, di cui 5 risultati completamente “in nero” e 6 regolarizzati per poche ore al giorno, a fronte di orari di lavoro a tempo pieno. Sono state comminate ingenti sanzioni amministrative ma non è chiaro se si proceda penalmente (https://www.ispettorato.gov.it/2023/01/25/itl-la-spezia-lavoro-nero-e-irregolare-in-due-aziende-della-val-di-vara/) (Gennaio 2023);
  • Nel corso dei medesimi accessi ispettivi di cui sopra, è stata individuata un'impresa di pulizie italiana, con dipendenti italiani e stranieri, che occupava 25 addetti, retribuendone gli straordinari sotto la voce “trasferta”, pur lavorando gli stessi tutti nel medesimo comprensorio sarzanese. Sono state comminate ingenti sanzioni amministrative ma non è chiaro se si proceda penalmente (https://www.ispettorato.gov.it/2023/01/25/itl-la-spezia-lavoro-nero-e-irregolare-in-due-aziende-della-val-di-vara/) (Gennaio 2023);
SAVONA SI
  • I Carabinieri della Compagnia di Albenga, in collaborazione con il NIL di Savona, hanno controllato ad Albenga l’area del cantiere della ex cooperativa Ortofrutticola. Durante le verifiche sono stati identificati gli operai di tre distinte ditte i cui titolari, al termine degli accertamenti, sono stati singolarmente denunciati per violazioni inerenti la sicurezza sul lavoro; non è chiaro se sia stato anche contestato l’art. 603 bis cp (https://www.savonanews.it/2018/07/13/leggi-notizia/argomenti/cronaca-2/articolo/controllo-interforze-nella-ex-ortofrutticola-contro-lavoro-nero-e-caporalato.html) (Luglio 2018);
  • Procedimento per il reato di cui all’art. 603 bis a carico di più datori di lavoro, per sfruttamento in danno di personale dipendente, nel settore dei trasporti e della logistica. (segnalazione della Procura) (senza data certa).
  • Indagine per 603-bis c.p. a carico di due cittadini pakistani, per aver reclutato e impiegato alcuni connazionali, privi di permesso di soggiorno, a “nero” nel volantinaggio, pagandoli 30 euro al giorno e sorvegliandoli attraverso fotografie che gli stessi lavoratori dovevano inviare. (https://www.ligurianotizie.it/caporalato-del-volantinaggio-nel-savonese-nei-guai-due-pakistani/2021/03/12/432428/). Il procedimento è stato archiviato e, nel 2021, è stato riaperto. (segnalazione della Procura della Repubblica di Savona) (Marzo 2021)
  • Indagine “Under Pressure”, avviata dalla Polizia Stradale nei confronti di un’azienda di autotrasporto, i cui responsabili a vario titolo (cinque persone) sono stati accusati di aver sfruttato i lavoratori. Gli autisti erano costretti a guidare oltre l’orario previsto, anche con mezzi non sicuri perché non perfettamente efficienti, sotto minaccia di decurtazione dello stipendio in caso di rifiuto o protesta. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore di Savona, dott. Marco Cirigliano, e svolta in collaborazione l'Ispettorato del Lavoro. Nei confronti di tre indagati è stata disposta la misura cautelare personale degli arresti domiciliari (https://www.trasportoeuropa.it/notizie/autotrasporto/tre-arresti-a-savona-per-sfruttamento-autisti/) (Luglio 2021);
  • Nell'ambito del progetto “ALT Caporalato!”, sono state ispezionate 21 aziende, di cui una sospesa per irregolarità, di cui tuttavia non è chiara l’entità. Sono in corso ulteriori accertamenti relativi all’ipotesi di reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché alla violazione della normativa relativa alla sicurezza sul lavoro e alla normativa anti-Covid (https://www.ispettorato.gov.it/2022/04/21/comunicato-stampa-savona-task-force-contro-lavoro-nero-e-caporalato/) (Aprile 2022);
  • La Guardia di Finanza di Savona, nell’ambito di un’attività di controllo e contrasto al lavoro irregolare, hanno individuato, nei comuni di Savona, Albissola Mare, Albisola Superiore, Quiliano, Loano e Varazze, 22 lavoratori impiegati senza regolare contratto, di cui 3 soggetti risultavano percepire sussidi pubblici quali il Reddito di Cittadinanza, mentre 2 lavoratori stranieri erano privi del permesso di soggiorno. Sono state comminate sanzioni amministrative nei confronti di 14 datori di lavoro che impiegavano la manodopera irregolare ed operanti nei diversi settori (assistenza domiciliare, edilizia, ristorazione e commercio), ma non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.lanuovasavona.it/2023/10/19/leggi-notizia/argomenti/news-1/articolo/savona-in-nero-22-lavoratori-irregolari-scoperti-dalla-gdf.html) (Ottobre 2023);
VALLE D'AOSTA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
AOSTA SI
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un cittadino rumeno, indagato a seguito del ritrovamento di un cadavere. L’indagato trasportava connazionali in Italia dalla Romania, per farli assumere alle dipendenze di alcuni allevatori in zona. Il Pm titolare del caso ha chiesto e ottenuto l’archiviazione perché dalle indagini è emerso che il soggetto fosse più assimilabile alla figura di un “vettore” che di reclutatore, in quanto non era a conoscenza delle condizioni in cui sarebbero stati assunti i lavoratori trasportati (segnalazione della Procura) (Marzo 2019);
  • Condannati all’esito di giudizio abbreviato il titolare ed il gestore di un'azienda agricola di La Salle per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ex art. 603 bis c.p. I due avrebbero impiegato un loro dipendente, straniero, pagandolo 10 euro per 15 ore di lavoro al giorno, sistemandolo in un container prossimo al luogo di lavoro e rivolgendosi a lui con condotte violente (https://www.ansa.it/valledaosta/notizie/2019/05/21/sfruttamento-e-botte-a-operaioprocesso_2f35da3a-1c19-4e7f-979b-0ca6f5865160.html) (Maggio 2019). Il procedimento è stato definito con sentenza di assoluzione (segnalazione della Procura);
  • Archiviato procedimento per l’art. 603-bis cp a carico di due allevatori, indagati per aver impiegato in condizioni di sfruttamento un pastore che aveva denunciato i due datori. Il Pm ha chiesto l’archiviazione non ritenendo integrato l’elemento soggettivo di approfittamento dello stato di bisogno, sia perché il compenso era stato concordato tra i contraenti, sia perché il denunciante era titolare di regolare permesso di soggiorno. (segnalazione della Procura) (Giugno 2020);
  • Si è concluso con sentenza di assoluzione, emessa a seguito di rito abbreviato, il procedimento per 603-bis, lesioni e minaccia a carico di due imprenditori italiani, titolare e amministratore di fatto, di un’azienda agricola, accusati di aver impiegato in condizioni di sfruttamento un bracciante (segnalazione della Procura) (Settembre 2020);
  • Archiviato procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un imprenditore italiano, indagato per aver versato reiteratamente ad alcuni lavoratori retribuzioni difformi rispetto a quelle contrattualmente previste. Il Pm ha chiesto l’archiviazione per la mancata integrazione dell’approfittamento dello stato di bisogno da parte dell’indagato, desunta dall’accettazione della proposta contrattuale da parte dei lavoratori e dalle modalità con cui gli stessi hanno sporto denuncia (segnalazione della Procura) (Maggio 2021);
TOSCANA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
AREZZO NO
  • L’ITL di Arezzo e la Guardia di Finanza del luogo hanno individuato, a seguito di controlli nella filiera di produzione della lavorazione orafa, irregolarità nell’azienda di proprietà di un imprenditore, di nazionalità bengalese, che occupava in nero tre lavoratori, due dei quali cittadini stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno. L’attività è stata sospesa ed è stato aperto un procedimento penale per impiego di manodopera straniera clandestina (art. 22, co. 12 TUI) (https://www.ispettorato.gov.it/2018/06/20/itl-arezzo-lavoro-irregolare-nel-settore-delle-lavorazioni-orafe/) (Giugno 2018);
  • I Carabinieri del Casentino hanno individuato un furgone con a bordo quattro cittadini extracomunitari, di cui due di nazionalità nigeriana e due di nazionalità pakistana che recapitavano i volantini porta a porta nel comune di Castel San Niccolò. Dagli accertamenti è emerso che tutti e quattro lavoravano in nero, senza nessuna copertura assicurativa e previdenziale. Il titolare della società di distribuzione è stato invece denunciato alla Procura della Repubblica di Arezzo, anche se non è chiaro quale reato gli sia stato contestato. (https://www.arezzonotizie.it/cronaca/caporalato-volantini-supermarket-furgone.html) (Giugno 2019);
  • Dall’inizio del 2022, la Guardia di Finanza e l’ITL del territorio hanno effettuato costanti controlli su tutto il territorio della provincia di Arezzo, individuando un totale di 113 lavoratori impiegati senza contratto (così distribuiti: 62 nel Valdarno, 24 nella Valdichiana, 17 nel Casentino e 10 nella Valtiberina), di cui alcuni irregolari sul territorio. Tra questi è stato individuato anche un minorenne straniero, di origini bengalesi, impiegato nella lavorazione e saldatura di metalli preziosi. Nei confronti di 11 aziende (operanti in svariati settori economici, quali la ristorazione, il commercio al dettaglio, autolavaggio, agricoltura, manifatturiero) è stata comminata la sanzione della sospensione dell’attività produttiva per aver impiegato irregolarmente manodopera in percentuale superiore al 10% dei dipendenti dichiarati. In particolare, è stato sanzionato un imprenditore del settore manifatturiero, titolare di un calzaturificio operante nel comune di San Giovanni Valdarno, per violazione della normativa sul lavoro, con una multa di circa 200.000 euro, per aver impiegato 28 lavoratori senza contratto, di cui 9 irregolari sul territorio. Non è chiaro se si proceda anche penalmente nei confronti degli imprenditori sanzionati. (https://valdarnopost.it/edizioni-locali/la-guardia-di-finanza-scopre-37-lavoratori-tra-in-nero-e-irregolari-in-unazienda-valdarnese-un-milione-di-euro-non-dichiarato/) (Settembre 2022);
  • Dal VI Rapporto Agromafie e Caporalato, l’Osservatorio Placido Rizzotto segnala numerose situazioni di sfruttamento in almeno 7 comuni aretini (nel settore agricolo, che coinvolgono in particolare lavoratori stranieri di nazionalità pakistana. Non si hanno tuttavia sufficienti informazioni in relazione al risvolto giudiziario dei casi di sfruttamento individuati (https://www.flai.it/dai-territori/da-suvignano-la-foto-senza-ritocchi-del-caporalato-in-toscana/) (Ottobre 2023);
FIRENZE SI
  • Archiviato procedimento per sfruttamento lavorativo di alcuni richiedenti asilo impiegati nella distribuzione di volantini, che faceva parte di un più complesso processo per bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti (segnalazione Procura di Firenze) (2017);
  • Procedimento a carico di un italiano, accusato di essere a capo di un'associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento lavorativo, che si è chiuso con un patteggiamento. Gli imputati, coadiuvati anche da alcuni caporali rumeni, tramite due cooperative, si occupavano di collocare numerosi lavoratori, alcuni richiedenti asilo, presso aziende agricole ed edili della Toscana e del Veneto per un compenso di 5 euro all'ora, calcolato su di un monte ore inferiore rispetto a quelle svolte. I lavoratori non godevano di periodi di ferie o di riposo e dai compensi venivano decurtate le spese di vitto e alloggio. (https://www.rainews.it/tgr/toscana/articoli/2019/09/tos-condanna-banda-caporali-firenze-67aeeb7d-467d-40df-a7fc-d943da73fce4.html) (Settembre 2019);
  • Operai costretti a lavorare 10 ore al giorno, sei giorni a settimana, per meno di 400 euro al mese, in alcuni calzaturifici nell’empolese gestiti da due cinesi indagati per sfruttamento lavorativo, evasione fiscale e bancarotta fraudolenta. Le vittime, prevalentemente gambiane, erano assunte con contratti part-time (https://www.lanuovasardegna.it/italia-mondo/2019/11/14/news/caporalato-migranti-pagati-1-euro-l-ora-1.37903422) (Novembre 2019);
  • Procedimento a carico di una cittadina italiana, due maliani, tre pakistani ed un tunisino che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, circa 80 lavoratori prevalentemente reclutati nei centri di accoglienza della zona e impiegati nella distribuzione di volantini porta a porta. Le indagini hanno preso avvio da una segnalazione dei CAS. Le vittime erano costrette a lavorare fino a 13 ore al giorno, per 2,50 euro l’ora e, spesso, erano sottoposti a controllo gps. Si procede sia nei confronti dei titolari delle aziende che impiegavano i lavoratori, sia nei confronti di una dipendente di una ditta di pubblicità che commissionava la consegna di volantini: dalle indagini, infatti, è emerso che la stessa gestiva da remoto la suddivisione delle aree da sottoporre a volantinaggio. Sono sequestrati beni e denaro facenti delle società (https://www.pressreader.com/italy/corriere-fiorentino/20200717/281505048525602) (Luglio 2020);
  • Procedimento di competenza della DDA di Firenze che vedrebbe coinvolta una coppia salernitana ed un imprenditore di Benevento. Gli indagati avrebbero illecitamente gestito alcune strutture alberghiere di Chiusi, Chianciano, Napoli e Salerno ivi impiegandovi alcuni lavoratori in condizioni di sfruttamento. Le vittime erano costrette a lavorare 10-12 ore al giorno, per una paga mensile dai 500 agli 800 euro, senza giorni di riposo o ferie. Due delle vittime hanno anche denunciato episodi di violenza sessuale da parte del datore di lavoro (https://www.poliziadistato.it/articolo/siena-tre-arresti-per-sfruttamento-del-lavoro-truffe-e-violenze) (Ottobre 2020);
  • Procedimento a carico di alcuni titolari di un’azienda manifatturiera convertita in produzione di mascherine che impiegava, in condizioni di sfruttamento, numerosi lavoratori stranieri, anche richiedenti asilo, per una paga inferiore a quella prevista dalla contrattazione collettiva, senza periodi di riposo o giorni di ferie, senza dotare loro dei necessari dispositivi di protezione individuale. All’inizio dell’attività lavorativa, le vittime erano costrette ad auto-prodursi le mascherine da utilizzare nel corso della giornata. L’Associazione Altro Diritto ha curato, in collaborazione con la FLAI CGIL, l’accompagnamento di alcuni dei lavoratori coinvolti verso un adeguato percorso di accoglienza. (segnalazione della FLAI CGIL) (2020);
  • Procedimento a carico di due imprenditori cinesi che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, alcuni lavoratori stranieri, prevalentemente cinesi, pakistani e bengalesi, di cui una parte richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, in alcuni capannoni di Campi Bisenzio nella lavorazione del pellame. Le vittime erano tenute a lavorare circa 14 ore al giorno, talvolta anche di notte per rispettare le consegne, con una retribuzione pari a circa 3 euro l’ora, senza riposo, consumando sul posto pasti di fortuna preparati con cucine alimentate con bombole a gas. Nei confronti degli indagati è stata disposta custodia cautelare in carcere e sono stati sequestrati beni per 522.883 euro. Si procede anche per bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, raccolta e smaltimento illecito di rifiuti speciali. (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2021/06/09/news/caporalato_e_bancarotta_quattro_misure_cautelari_a_firenze-305001363/) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico di due caporali (un italiano e un pakistano) ex art. 603-bis cp, arrestati in flagranza mentre trasportavano nei campi i lavoratori, per la raccolta delle olive, nel territorio di Montespertoli ed Empoli. I braccianti, 15 stranieri di origine senegalese e pakistana, erano impiegati fino a 11 ore al giorno, pagati 3,50 euro l’ora o, in alcuni casi, a cottimo (3,50 euro ogni 100 chili di raccolto) e alloggiavano in una colonica fatiscente a Lastra a Signa, senza riscaldamento né acqua calda, da dove venivano prelevati ogni mattina dai caporali. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento anche a carico dei proprietari dei terreni. Il Procuratore della Repubblica Laterza, titolare delle indagini, partite a seguito della denuncia di uno dei lavoratori, ha chiesto il fermo per entrambi gli indagati. (https://www.lanazione.it/empoli/cronaca/caporalato-raccolta-olive-25aa99cf) (Novembre 2021);
  • Due imprenditori cinesi, titolari di un’impresa di lavorazione dei prodotti in pelle, sono stati arrestati e tradotti in carcere in custodia cautelare, con l’accusa di aver impiegato in condizioni di sfruttamento 5 lavoratori stranieri, di cui quattro formalmente assunti con contratto part time e uno in “nero”, per circa 12 ore al giorno, sei giorni alla settimana, e sotto retribuiti. Si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.055firenze.it/art/210630/Firenze-arrestate-due-persone-per-sfruttamento-del-lavoro) (Dicembre 2021);
  • Nell’ambito del progetto “Alt Caporalato!”, sono stati eseguiti controlli nella realtà imprenditoriale di Scandicci, Empoli Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Calenzano, nei confronti di 14 imprese. Nel corso degli accertamenti sono state riscontrate 32 lavoratori “a nero”, tra cui un minore, nonché violazioni in materia di sicurezza del lavoro e di corretto svolgimento del rapporto di lavoro per almeno 79 dipendenti, oltre a numerose violazioni di orario di lavoro, di copertura previdenziale e contributiva. E’ stata sospesa l’attività imprenditoriale di 10 aziende e sono state emesse sanzioni amministrative per un totale di 140mila euro. Non è chiaro se si proceda penalmente ex art. 603-bis cp (https://www.controradio.it/caporalato-sospese-10-aziende-nel-fiorentino-impiegati-32-operai-in-nero/) (Aprile 2022);
  • Condannati per intermediazione illecita ex art. 603-bis cp, a seguito di rito abbreviato dal GUP di Firenze, la titolare di un’azienda di cosmetici di Poggibonsi e il suo consulente amministrativo (rispettivamente a 2 anni e 8 mese di reclusione e 9mila euro di multa; 3 anni e 14mila euro di multa). Anche gli intermediari, di origine straniera (due marocchini e un cubano) sono stati condannati alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione. I condannati destinavano i lavoratori - di origine straniera (di nazionalità sudamericana e africana) e senza regolare permesso di soggiorno sul territorio - ad aziende in cui venivano impiegati in maniera irregolare. Inoltre, nei confronti dell’azienda è stata disposta la misura di sicurezza patrimoniale della confisca diretta del denaro integrante il profitto del reato (https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/caporalato-53d0742c) (Luglio 2022);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri su tutto il territorio nazionale contro il caporalato digitale, sono stati riscontrati quattro casi di cessione illecita di account e due lavoratori stranieri irregolari sul territorio, per i quali sono stati aperti i rispettivi procedimenti penali per 603-bis cp (https://www.firenzetoday.it/cronaca/rider-caporalato-sostituzione-account.html) (Marzo 2023);
GROSSETO SI
  • Procedimento a carico di 3 caporali, ex artt. 603-bis cp, 582 cp, per aver reclutato e utilizzato in condizioni di sfruttamento 5 richiedenti asilo africani. I lavoratori erano prelevati dai caporali direttamente dal centro di accoglienza all’alba e condotti nelle campagne del Lazio, dove lavoravano tutto il giorno, fino al tramonto, sotto stretta sorveglianza dei caporali, per una paga corrispondente a circa di 2 euro l’ora. Nei confronti di tutti gli indagati è stato chiesto il rinvio a giudizio (segnalazione della Procura) (2019). Nel 2023 si è concluso il procedimento di primo grado, con la condanna di tutti gli imputati. (https://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/caporalato-condannati-in-tre-sfruttavano-i-lavoratori-nei-campi-47bca622);
  • Due aziende attive nel settore della ristorazione, sono state sanzionate, con una multa complessivamente ammontante a 50.000 euro, per aver impiegato irregolarmente circa 40 lavoratori, di cui 9 senza contrattato (‘in nero’) e 30 contratti di lavoro irregolari (solo predisposti ma senza la firma del datore di lavoro o senza la firma degli stessi lavoratori), tutti italiani e di giovane età. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento penale a carico dei titolari delle imprese (https://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/sfruttamento-lavoro-nero-c151adb6) (Novembre 2021);
  • Al termine di un controllo svolto dall’ITL di Grosseto, è stata sanzionata una ditta che impiegava a nero due lavoratori, operante nel settore edile. I lavoratori erano impiegati presso un’altra ditta (sub-appaltatrice a sua volta) tramite un formale distacco di manodopera, privi dei requisiti sostanziali di legalità. All’esito dei controlli sono state riscontrate anche irregolarità sotto il profilo della sicurezza sul luogo di lavoro. La società è stata sospesa ma non è chiaro se sia stato avviato un procedimento penale. (https://www.ispettorato.gov.it/2022/03/21/itl-grosseto-cantiere-sospeso-per-lavoro-nero-e-sicurezza/) (Marzo 2022);
  • Nella provincia di Grosseto sono state sanzionate 9 aziende agricole per aver impiegato irregolarmente un totale di 50 lavoratori. La sanzioni comminate ammontano a circa 37 mila euro, ma non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti degli imprenditori coinvolti. (https://www.gonews.it/2022/10/11/caporalato-e-sfruttamento-del-lavoro-37mila-euro-di-sanzioni-nel-grossetano/) (Ottobre 2022);
LIVORNO SI
  • Procedimento per 603-bis, 610 e 611 cp a carico del proprietario di un peschereccio che avrebbe reclutato stranieri per lo svolgimento di mansioni a bordo della sua imbarcazione; all’arrivo della guardia di finanza, l’indagato avrebbe gettato un lavoratore in mare, che non sapeva nuotare. Parte della manodopera era richiedente protezione internazionale. I lavoratori, tutti impiegati senza contratto, erano pagati 10 euro al giorno, a fronte di un orario lavorativo di 6 ore, per circa 6 giorni su 7 (ma talvolta erano impiegati anche la domenica) (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/12/05/news/livorno_caporalato_in_mare_getta_lavoratore_in_acqua_per_sfuggire_ai_controlli-183101211/ e segnalazione della Procura) (Dicembre 2017);
  • Sentenza di condanna nei confronti dei titolari di una azienda agricola di Livorno per caporalato, indagati a seguito della denuncia dei lavoratori, tutti stranieri richiedenti asilo. Determinante la testimonianza dei lavoratori stranieri. (https://www.iltirreno.it/cecina/cronaca/2020/01/05/news/caporalato-nei-campi-immigrati-pagati-2-euro-l-ora-cosi-quell-imprenditore-ci-sfruttava-1.38290751) (Gennaio 2020);
  • Dalle segnalazioni delle associazioni di categoria, è stata avviata nel luglio 2019, dalla Guardia di Finanza di Piombino, coordinate dalla Procura di Livorno, che ha portato all’apertura di un procedimento a carico di tre imprenditori agricoli, titolari di tre aziende agricole, specializzate nella coltura di ortaggi DOP nel territorio della Maremma in Val di Cornia, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo e truffa aggravata ai danni dello Stato. I braccianti (italiani e stranieri), circa un centinaio, venivano impiegati in nero, retribuiti 2,50 euro l’ora per 15-16 ore al giorno, senza poter usufruire di alcun periodo di ferie, ed erano minacciati di licenziamento e con aggressioni verbali. Molti dei lavoratori, perlopiù stranieri, erano costretti ad alloggiare, in un casolare abusivo sugli stessi terreni delle aziende agricole, in condizioni igienico-sanitarie precarie, il cui affitto era decurtato dalla retribuzione. Ai tre imprenditori sono state comminate sanzioni amministrative per circa 6 milioni di euro, in quanto ritenuti responsabili di violazioni amministrative in materia di lavoro riferibili a 854 rapporti di impiego, con l'applicazione di 571 distinte maxi sanzioni per lavoratori completamente “in nero”, nonché di ulteriori 283 sanzioni infedeli registrazioni sul libro unico del lavoro (https://cgiltoscana.it/2022/05/06/sfruttamento-nei-campi-della-val-di-cornia-li-cgil-e-flai-chiedono-cabina-di-regia-su-lavoro-agricolo/) (Maggio 2022);
  • La Coldiretti, insieme ad altre associazioni sociali, religiose e enti locali, nell’ambito del progetto Demetra, ha avviato percorsi di formazione e informazione per 94 braccianti extracomunitari, nell’ottica di prevenire la loro esposizione al fenomeno del caporalato e, per coloro che già erano vittime, l’avvio di un percorso di reinserimento nel lavoro regolare. Non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti dei titolari delle aziende presso cui erano impiegati i braccianti vittime di sfruttamento (https://tuttolavoro24.it/2022/10/28/agricoltura-coldiretti-sottrae-94-braccianti-al-caporalato-ecco-come/) (Ottobre 2022);
  • Dalle indagini della Polizia di Livorno e di Piombino, iniziate nel 2020 dopo la denuncia di un operaio agricolo di nazionalità pakistana dopo un grave infortunio sul lavoro, sono stati arrestati due fratelli di cittadinanza pakistana per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (603-bis cp). I due indagati erano titolari di una società interinale che forniva manodopera alle varie aziende agricole del territorio, ma anche su Pisa, retribuendoli 5 euro l’ora a fronte di più di 10 ore di lavoro, senza versamento di alcun contributo previdenziale, sotto costante minaccia di licenziamento in caso di proteste o disobbedienza. I lavoratori vivevano all’interno di abitazioni fatiscenti ed in pessime condizioni, per le quali gli arrestati percepivano 150 euro di affitto mensili, decurtate dal già esiguo stipendio. (https://www.poliziadistato.it/articolo/199664786f3ec3ec2678577940) (Giugno 2023);
LUCCA NO
  • Procedimento che ha preso avvio dalle indagini del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Lucca in un’azienda agricola di Altopascio in cui è emersa la presenza di lavoratori senza contratto, costretti a lavorare circa 10 ore al giorno per una paga oraria pari a 1,50 euro. (https://www.luccaindiretta.it/politica/2021/04/11/caporalato-ad-altopascio-sinistra-italiana-necessario-intervenire-sulla-regolarizzazione-dei-migranti/231355/) (Aprile 2021);
  • Procedimento a carico di due persone, entrambi egiziani, che avrebbero ricoperto il ruolo di intermediari, ex art. 603-bis cp, nei confronti di un gruppo di lavoratori stranieri, impiegati come addetti alle pulizie in due ristoranti appartenenti alla catena McDonald’s di Lucca e Capannori. I lavoratori non avevano diritto alle ferie, né a turni di lavoro con riposo giornaliero né settimanale, con un salario molto inferiore al contratto collettivo nazionale. Il GIP, dott. Alessandro Trinci, ha disposto il rinvio a giudizio dei due intermediari. (https://www.genteditalia.org/2022/02/13/pontedera-prato-lucca-treviso-va-in-scena-quellitalia-allo-sbando/) (Febbraio 2022);
  • A seguito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Lucca, dell’INPS e dell’INAIL, sono state denunciate quattro persone (datori e intermediari) che gestivano di fatto tre società cooperative, operanti nel settore edile nel territorio della Garfagnana, per i reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione di erogazione a danni dello Stato, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e somministrazione di lavoro fraudolenta. Alle loro dipendenze vi erano circa 50 lavoratori (tra cui italiani, albanesi, marocchini ed altri extracomunitari), di cui 19 figuravano come soci, dissimulando un rapporto di lavoro subordinato; altri venivano fittiziamente distaccati tra una cooperativa all’altra, per risparmiare sulla loro regolare assunzione; altri (circa 18 lavoratori) erano stati iscritti alla cassa previdenziale artigiani in luogo di quella edile, ai fini di un risparmio contributivo previdenziale; due lavoratori infine risultavano formalmente assunti come tirocinanti, con lo status di rifugiati politici, mentre dagli accertamenti è emerso che i due erano stati entrambi impiegati per due mesi in assenza di retribuzione e formale contratto. Inoltre, due delle tre cooperative risultavano in cassa integrazione a seguito dell'emergenza sanitaria Covid/19, senza aver mai interrotto, in realtà, la loro attività. (https://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2022/05/20/news/prendevano-la-cassa-integrazione-ma-lavoravano-durante-il-lockdown-quattro-denuncie-1.41454158) (Maggio 2022);
MASSA SI
  • Il titolare di una ditta nautica di Carrara è stato denunciato da tre pakistani per le condizioni lavorative disumane a cui sono stati costretti. Le vittime avrebbero dovuto lavorare fino a 13 ore al giorno, inizialmente senza contratto e successivamente con contratti estremamente flessibili, senza che venisse loro fornito alcuno strumento di protezione. Gli indagati li avrebbero anche frustati, minacciati di morte e seviziati con un coltello. (https://www.gonews.it/2018/10/27/denuncia-shock-tre-lavoratori-pakistani-schiavi-frustati-seviziati-un-coltello/) (Ottobre 2017);
  • Operazione “kebab master”: procedimento a carico di un cittadino pakistano, sottoposto a custodia cautelare in carcere, e di una sua connazionale, che avrebbero impiegato nelle loro aziende di ristorazione sei lavoratori pakistani. Le vittime erano obbligate a lavorare sette giorni su 7, per 13 ore al giorno, a fronte di una paga oraria pari a circa 2 euro, senza periodi di riposo o ferie e senza alcun dispositivo di protezione individuale. I lavoratori alloggiavano presso un locale di disponibilità dell’indagato. Le due aziende sono state sottoposte a controllo giudiziario (https://www.luccaindiretta.it/cronaca/2021/01/14/obbligati-a-lavorare-7-giorni-su-7-per-13-ore-al-giorno-e-pagati-meno-di-due-euro-arrestato-il-caporale/216915/) (Gennaio 2021);
  • Procedimento a carico di undici persone per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo e per violazioni della normativa sull’immigrazione. Gli indagati, 5 di nazionalità italiana e 6 stranieri regolari sul territorio, erano contitolari di tre negozi di ortofrutta, dove avrebbero impiegato alcuni lavoratori stranieri (regolari e non regolari) in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno. I lavoratori, circa 15 lavoratori di origine egiziana, erano vessati sia verbalmente che fisicamente, costretti a turni estenuanti (fino a 38 ore di fila) a fronte di una paga misera (circa 2 euro l’ora), e a vivere in un seminterrato senza luce. Per i lavoratori non regolari sul territorio, gli indagati avrebbero costituito rapporti di lavoro fittizi finalizzati all’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, eludendo la disciplina sulla regolarizzazione prevista dal D.L. 34/2020. Nei confronti di tutti gli indagati è stata emessa un’ordinanza di misura cautelare, degli arresti domiciliari (per 6 persone) e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (per le restanti 5). Disposto anche il sequestro preventivo dei tre esercizi commerciali. (https://www.toscanaindiretta.it/cronaca/2022/03/29/caporalato-a-massa-e-la-spezia-11-indagati-in-sei-ai-domiciliari/145285/) (Marzo 2022);
PISA NO
  • Sono state perquisite dalla GDF 17 aziende conciarie delle province di Firenze, Lucca, Pisa e Prato e, al termine delle perquisizioni, un imprenditore cinese è stato arrestato sfruttamento lavorativo. Le indagini hanno preso avvio da una serie di controlli mirati presso un'azienda di Bientina che produce articoli di pelletteria per importanti case di moda, intestata a una donna cinese ma, di fatto, gestita dal figlio, poi arrestato, che impiegava dipendenti cinesi e pakistani. Alcuni lavoratori hanno rivelato agli inquirenti di lavorare, da oltre un anno, 12 ore al giorno percependo circa 2 euro l'ora. (https://www.pisatoday.it/cronaca/sfruttamento-lavoro-bientina-imprenditore-carcere.html) (Giugno 2019);
  • I Carabinieri del Nucleo presso l'Ispettorato del lavoro di Pisa hanno denunciato due persone, italiane, che avrebbero impiegato numerosi braccianti con turni pesantissimi, sottopagandoli e offrendo loro ripari in capannoni agricoli malmessi. (https://www.pisatoday.it/cronaca/lavoratori-extracomuniari-sfruttati-campi-agricoli-vadicecina-pisa.html) (Gennaio 2019);
  • Il titolare di un autolavaggio, di origine africana, è stato denunciato per i reati ex artt. 22, co. 12 TUI e 603-bis c.p., per aver impiegato 3 lavoratori, suoi connazionali, di cui due irregolari, impiegati senza contratto di lavoro e in condizioni di sfruttamento. Sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 40.000 euro. (https://www.iltirreno.it/pisa/cronaca/2020/08/14/news/caporalato-in-autolavaggio-denuncia-e-maxi-multa-al-titolare-1.39194647) (Agosto 2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore pisano che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, 9 lavoratori stranieri (2 indiani, 3 pakistani e 4 cinesi) nell’attività di vendita all’ingrosso di prodotti per la casa. Le indagini, nel corso delle quali sono stati sentiti anche i lavoratori, hanno preso avvio da un controllo della Guardia di Finanza: le vittime erano assunte con contratto per 4 ore al giorno, pur lavorando con turni i 10 ore; non aveva diritto a riposo od a ferie; subivano consistenti trattenute dallo stipendio in caso di malattia; percepivano circa 3 euro l’ora. (https://www.gonews.it/2020/09/23/sfruttamento-lavoro-eleven-hours-castelfranco-di-sotto/) (Settembre 2020);
PISTOIA SI
  • Operazione “Black Wine”: arrestate tre persone in flagranza di reato ex art. 603 bis c.p., con l’accusa di trasportare numerosi lavoratori da impiegare in aziende vitivinicole nelle province di Pistoia, Prato, Firenze, Siena, Lucca, Arezzo e Pisa. I braccianti venivano reclutati in tutta la provincia di Pistoia ma anche su Prato ed erano prevalentemente africani, titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Non sono emersi coinvolgimenti delle aziende agricole, che pare appaltassero l’intero lavoro alla ditta che gestiva i lavoratori. (https://www.controradio.it/caporalato-tre-arresti-e-quattro-denunce-in-toscana/) (Novembre 2018). Nel 2023 è stato disposto il rinvio a giudizio per 8 persone, tra cui anche 3 consulenti del lavoro italiani, per il reato di cui all’art. 603-bis cp. (https://www.lanazione.it/lucca/cronaca/maxi-indagine-sui-caporali-otto-persone-rinviate-a-giudizio-per-i-braccianti-sfruttati-8b435091);
  • Arrestata la titolare di un’impresa tessile di Quarrata, di nazionalità cinese; presso la ditta sono stati identificati cinque cittadini di nazionalità cinese, irregolari sul territorio nazionale, intenti a cucire e confezionare abiti senza contratto di lavoro, con turni di lavoro estenuanti, senza periodi di riposo e in violazione delle disposizioni a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Non è chiaro quale sia la fattispecie penale contestata. (https://www.gonews.it/2019/11/07/lavoratori-senza-contratto-irregolari-italia-pessime-condizioni-igieniche-arrestata-imprenditrice/) (Novembre 2019);
  • Si procede nei confronti di 3 persone di nazionalità cinese, (titolare di diritto dell’impresa, caporale e titolare di fatto) per i reati ex artt. 603-bis c.p. e 12 TUI, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori cinesi in una ditta tessile di Agliana. Nei confronti del caporale è stata contestata l’ipotesi aggravata da violenza e minaccia (co. 2, art. 603-bis c.p.). I lavoratori, di cui 4 senza permesso di soggiorno, erano impiegati per oltre 12 ore al giorno, sette giorni su sette, senza ferie né riposo. Sono state contestate violazioni della normativa antinfortunistica (le uscite di emergenza erano sbarrate con lucchetti ed era bloccato l’accesso diretto ai sistemi antincendio), oltre a sanzioni amministrative per circa 27 mila euro e la sospensione dell’attività d’impresa. Nei confronti dei 4 cittadini senza permesso di soggiorno è stata avviata la procedura di espulsione. (https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/sfruttamento-manodopera-clandestina-6-denunce-ad-agliana-lhx7a19g) (Ottobre 2020);
  • Nell'ambito del progetto “A.L.T. Caporalato!”, è stata eseguita un'operazione interforze, col coinvolgimento anche degli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Prato e Pistoia, in cui sono state sottoposte a controlli circa 64 aziende operanti tra Prato e Pistoia nel settore manifatturiero. Delle 570 posizioni lavorative oggetto di controllo, sono stati riscontrati 250 lavoratori senza contratto, di cui circa 40 senza permesso di soggiorno. Sono stati arrestati in flagranza di reato 4 imprenditori per impiego di lavoratori senza permesso di soggiorno (art. 22 TUI), ma non è chiaro se si proceda anche per 603-bis cp. (https://www.ispettorato.gov.it/2021/08/06/comunicato-stampa-64/) (Agosto 2021);
PRATO SI
  • Diciassette persone indagate per associazione per delinquere, illeciti relativi allo smaltimento dei rifiuti, intralcio alla giustizia e sfruttamento lavorativo di alcuni lavoratori stranieri impiegati nelle vigne del Chianti. In questo caso, trattandosi di indagine che ha preso avvio nel 2016, si è contestato l’art. 603 bis c.p. nella sua vecchia formulazione, ma è stato possibile procedere anche nei confronti dei datori di lavoro, posto che questi ultimi mettevano a disposizione dei caporali i furgoni che venivano utilizzati per trasportare le vittime sui campi. Per nove persone il procedimento si è concluso, alla fine del 2019, con una sentenza di patteggiamento. (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/10/13/news/sfruttamento_del_lavoro_blitz_della_polizia_di_prato_contro_il_caporalato-149661190/) (Ottobre 2016);
  • Arrestato il titolare di un’azienda di confezioni sita nel Macrolotto Zero, di nazionalità cinese, al termine di una ispezione della Asl. Nel corso del controllo sono stati trovati nel capannone 6 operai cinesi, tutti clandestini, che vivevano in degli spazi aziendali in cui erano stati creati dei dormitori. Essendo la vicenda relativa a fatti di inizio del 2016, l’imprenditore è stato arrestato in flagranza di reato, e processato per direttissima; lo sfruttamento lavorativo, in questo caso, è stato perseguito tramite l’art. 22 comma 12 TUI. (https://www.tvprato.it/2016/02/sfruttamento-manodopera-clandestina-in-manette-un-imprenditore/) (Febbraio 2016);
  • Emessa dal GIP di Prato una misura cautelare custodiale in carcere per il reato di cui all’art. 603-bis c.p., art. 22, co. 12-bis TUI e art. 12, co. 5 TUI, nei confronti di un imprenditore cinese, titolare di due imprese individuali, intestate a prestanome, attive nel settore tessile. Alle due imprese era stata commissionata la produzione di mascherine chirurgiche da un primario gruppo tessile locale, che a sua volta aveva ricevuto la commessa dalla Protezione civile. Dalle indagini è emerso lo sfruttamento di quasi un centinaio di lavoratori, di nazionalità cinese, impiegati in 12 distinte imprese, tutte a conduzione cinese, i cui titolari sono stati tratti in arresto in flagranza per il reato di impiego di manodopera clandestina aggravato dal numero delle persone. E’ stato disposto anche il sequestro preventivo d’urgenza di 3 milioni di euro a carico del gruppo imprenditoriale destinatario delle commesse pubbliche per la produzione di mascherine e presidi medici sanitari, nei cui confronti è stata formulata l’ipotesi di reato di truffa aggravata, oltre a quello di violazione del divieto di subappalto per pubbliche forniture ed il concorrente delitto di frode nelle pubbliche forniture. (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico di una coppia di imprenditori cinesi per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (art. 603-bis c.p.), favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12, co. 5 TUI) e impiego di manodopera clandestina (art. 22, co. 12-bis TUI) per aver impiegato a nero e in condizioni di sfruttamento una ventina di connazionali, tutti irregolari sul territorio, nell’attività di confezionamento di tessuti. I lavoratori erano costretti a turni di lavoro estenuanti (in media 13-16 ore al giorno), con ridotte pause giornaliere, strettamente necessarie a mangiare ed andare in bagno, in assenza del riposo settimanale, per una retribuzione inferiore rispetto a quella prevista dalla contrattazione collettiva. Inoltre, i locali in cui si svolgeva la prestazione lavorativa erano privi delle condizioni minime di sicurezza (assenza di vie di circolazione e di esodo, spazi ridotti in cui si confondevano pellami e cavi elettrici) e di igiene, considerato che gli stessi alloggiavano all’interno dello stesso immobile in cui lavoravano (servizio igienico e il locale refettorio erano ridotti in condizioni igieniche molto precarie). Nei confronti dei due imputati è stata eseguita la misura cautelare personale della custodia in carcere. Entrambi sono stati condannati per tutti i reati contestati, in esito al rito abbreviato richiesto dagli stessi (segnalazione della Procura) (2019);
  • Indagata la titolare (pakistana) di una società di servizi di volantinaggio, attiva in diverse province della Toscana, che avrebbe impiegato numerosi lavoratori di origine pakistana per un salario bassissimo e per moltissime ore al giorno. Nei confronti della persona denunciata sono state ravvisate responsabilità anche per violazione delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Assieme alla titolare della ditta è indagato anche un cittadino pakistano che aveva il compito di reclutare nuovi lavoratori (https://www.versiliatoday.it/2019/03/25/caporalato-lucchesia-controlli-denunce-dei-carabinieri/) (Marzo 2019);
  • Operazione “Cemento nero”: la squadra mobile di Firenze, con la collaborazione di quelle di Prato e Pistoia, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 10 persone, nell’ambito di una inchiesta relativa al caporalato nel settore edile; contestate le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione e allo sfruttamento lavorativo, nonché per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta coinvolge due aziende dell’edilizia pratesi, intestate ad un cittadino italiano e ad un egiziano. Secondo le indagini, protrattesi dal 2017 al 2019, hanno permesso di individuare un sistema organizzato di sfruttamento, articolato sul reclutamento di decine di lavoratori, prevalentemente stranieri, in condizioni di bisogno, e sull’impiego della manodopera senza un regolare contratto di lavoro - promesso ma mai formalizzato -, con retribuzioni stabilite arbitrariamente, sia rispetto al tempo-lavoro prestato, sia rispetto alle modalità di corresponsione, e con turni di lavoro estenuanti (dalle 8 alle 12 ore), senza alcun diritto a ferie né riposo giornaliero e/o settimanale. E’ stato disposto il sequestro preventivo di alcuni beni utilizzati dall’associazione per il compimento dei reati contestati. Si procede con il rito di giudizio abbreviato nei confronti di 3 indagati, mentre la posizione di una persona è stata definita mediante patteggiamento. Nel procedimento alcuni lavoratori sfruttati e la CGIL, che aveva concorso all’emersione dei fatti, raccogliendo la denuncia di alcuni lavoratori, si sono costituiti parti civili. Inoltre, i lavoratori sono stati anche attinti da misure di protezione ex art. 18 TUI e l’azienda è stata sottoposta ad amministrazione controllata (https://questure.poliziadistato.it/it/Firenze/articolo/14445eccf97d4a00f672920712 e segnalazione della Procura) (Maggio 2020);
  • Denunciati due coniugi cinesi, titolari di un’azienda agricola a Seano, per impiego della manodopera clandestina e deposito incontrollato di rifiuti. (https://primafirenze.it/cronaca/blitz-in-unazienda-agricola-sfruttamento-della-manodopera-cinese/) (Febbraio 2020);
  • Procedimento a carico di 4 persone di nazionalità cinese, tutte appartenenti al medesimo nucleo familiare, per sfruttamento lavoratori e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ai danni di alcuni cittadini cinesi e bengalesi. L’indagine ha preso avvio nel 2018 a seguito di un controllo della ASL in una ditta di confezionamento di Pisa presso la quale erano stati identificati numerosi lavoratori impiegati per circa 15 ore al giorno, con turni che iniziavano alle 5 del mattino e finivano alle 9 di sera, con cinque pause di 15 minuti, per 500 euro al mese. I lavoratori venivano anche costantemente monitorati tramite un sistema di videosorveglianza interno al magazzino che consentiva di seguire tutte le fasi della produzione. Le posizioni sono state tutte definite tramite patteggiamento. (https://www.notiziediprato.it/cronaca/sfruttamento-lavoro-si-e-costituita-la-moglie-del-titolare-operai-controllati-con-le-telecamere-24-ore-al-giorno/) (Ottobre 2020). Le posizioni sono state tutte definite tramite patteggiamento (https://www.notiziediprato.it/cronaca/sfruttamento-lavoro-si-e-costituita-la-moglie-del-titolare-operai-controllati-con-le-telecamere-24-ore-al-giorno/);
  • Procedimento a carico di tre cittadini cinesi che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, circa 30 lavoratori, prevalentemente bengalesi e pakistani, all’interno di una ditta di confezioni tessili. (https://www.lanazione.it/prato/cronaca/sfruttamento-del-lavoro-tre-arresti-a-prato-em8etvm8) (Febbraio 2021);
  • All’inizio del 2021 è iniziato lo sciopero dei lavoratori della tintoria Texprint di Prato, che lamentano condizioni di lavoro particolarmente pesanti: gli operai, infatti, verrebbero impiegati sette giorni su sette, per 12 ore al giorno e numerosi sarebbero anche stati gli infortuni sul luogo di lavoro. Alcuni di loro hanno anche fatto presente che eventuali rivendicazioni in punto di condizioni di lavoro avrebbero come conseguenza il collocamento dei singoli lavoratori in cassa integrazione. Non è chiaro se si stiano portando avanti delle indagini per sfruttamento lavorativo. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/01/prato-la-protesta-degli-operai-della-tintoria-texprint-lavoriamo-12-ore-al-giorno-sindacato-chi-lo-chiama-viene-messo-in-cassa-integrazione/6113381/) (Marzo 2021);
  • Procedimento a carico di due cittadini cinesi, indagati per sfruttamento lavorativo ed evasione fiscale. L’inchiesta ha preso avvio dalla denuncia di tre cittadini africani che lamentavano di essere stati sfruttati in una pelletteria di Poggio a Caiano, formalmente intestata ad un prestanome ma, in realtà, gestita dagli indagati. I lavoratori coinvolti sarebbero almeno 18, in prevalenza di nazionalità cinese, costretti a lavorare per circa 12 ore al giorno, 6 giorni su 7, per una paga mensile pari ad euro 800. Parte dei lavoratori era alloggiata in dormitori funzionali al sito di produzione, caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie precarie. Molte vittime erano, inoltre, sottoposte a punizioni corporali ogni volta in cui non eseguivano perfettamente le mansioni affidategli. Nell’ambito del medesimo procedimento si procede anche nei confronti di due imprenditori italiani, amministratori delle società che, in esecuzione di un contratto di subfornitura, commissionavano alla pelletteria la realizzazione di borse ed accessori. Sulla base delle risultanze investigative, infatti, la Procura ha ritenuto che i due fossero a conoscenza delle condizioni di sfruttamento imposte ai lavoratori. Le due posizioni sono state definite in udienza preliminare. (https://www.lanazione.it/prato/cronaca/sfruttamento-lavorativo-evasione-fiscale-c215cbdf) (Maggio 2021);
  • I titolari di fatto di un’azienda manifatturiera (tre persone di nazionalità cinese, due donne e il marito di una di loro) sono stati denunciati da un giovane lavoratore di nazionalità nigeriana, titolare di permesso di soggiorno per protezione internazionale. I tre titolari di fatto dell’azienda - situata nel macrolotto Venus Ark, zona già tristemente nota per il tragico rogo della fabbrica Teresa Moda nel 2013 - sono stati indagati per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento il lavoratore, consistenti in turni di 12 ore senza riposo giornaliero né settimanale, a fronte di un compenso inferiore a 2 euro l’ora, e nell’utilizzo di macchinari pericolosi privo di dispositivi di protezione individuale. Nei confronti di tutti gli indagati sono state eseguite le misure cautelari personali degli arresti domiciliari. Non è chiaro per quale reato si procede. (https://ilmanifesto.it/sfruttamento-immigrati-tre-arresti-a-prato-20-euro-per-12-ore-di-lavoro) (Settembre 2021);
  • L’Ispettorato nazionale del Lavoro ha riscontrato irregolarità sia amministrative che in materia di sicurezza sul lavoro in 18 aziende attive nel settore manifatturiero sul territorio, di cui 14 ne è stata sospesa l’attività per impiego di manodopera senza contratto e per motivi di sicurezza. Le posizioni lavorative controllate sono state in totale 128, di cui 8 di nazionalità italiana e 120 extracomunitari. Due imprenditori, di origine straniera, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria, ma non è chiaro il reato per cui si procede nei loro confronti. (https://www.lanazione.it/cronaca/controlli-caporalato-sfruttameno-8ade7ac7) (Aprile 2022);
  • Il sindacato Sì Cobas ha appoggiato la protesta dei lavoratori dell’azienda Digi, che produce grucce per i pronto moda del settore. Dodici lavoratori denunciano la reiterata violazione del contratto di lavoro, che formalmente prevede quattro ore al giorno, a fronte delle 12 ore effettivamente lavorate sette giorni su sette. Non è chiaro, tuttavia, se sia stata aperta un’indagine da parte della Procura. (https://www.lanazione.it/prato/cronaca/business-delle-grucce-laccusa-sfruttamento-f7bd2634) (Maggio 2022);
  • A seguito di un’indagine svolta dalla squadra mobile di Prato, di concerto con il Gruppo Specializzato di Prato per la prevenzione e contrasto ai fenomeni di sfruttamento del lavoro della ASL Toscana Centro, è stato aperto un procedimento penale a carico di 27 persone per i reati di frode nelle forniture pubbliche, truffa aggravata allo Stato, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, di impiego di manodopera clandestina e di subappalto illecito. Le indagini sono state avviate a seguito di una denuncia di un lavoratore senegalese, in un’azienda tessile di Prato, per lo sfruttamento subito sul posto di lavoro. Gli inquirenti hanno scoperto un sistema di subappalti utilizzati per la produzione di Dispositivi di Protezione Individuale anti-Covid (mascherine chirurgiche e camici), cui faceva capo il Consorzio Gap, azienda romana aggiudicatasi le commesse del commissario straordinario per l’emergenza Covid e della Regione Lazio. Le imprese utilizzate sul territorio pratese erano tutte a conduzione cinese e impiegavano lavoratori stranieri, perlopiù privi del permesso di soggiorno e di nazionalità bengalese, africana e pakistana, in turni di 12 ore al giorno, senza ferie, né riposi giornalieri e settimanali. Sono state disposte misure cautelari personali nei confronti di 10 indagati (4 in custodia cautelare in carcere e 6 agli arresti domiciliari), oltre ad un sequestro preventivo da circa 43 milioni di euro. (https://www.reportpistoia.com/prato-maxi-truffa-sulle-mascherine-e-sfruttamento-del-lavoro-il-blitz-della-polizia/) (Luglio 2022);
  • All’esito di controlli effettuati sul territorio, nell’ambito della campagna di vigilanza speciale “A.L.T. Caporalato!”, sono state denunciate 6 persone, tutte di nazionalità cinese, titolari di un’azienda tessile sita nel distretto produttivo di Jolo, ed eseguita nei confronti di uno di loro la misura cautelare in carcere. Nell’azienda erano impiegati 7 lavoratori, di cui 5 irregolari sul territorio, che sono stati successivamente denunciati dall’autorità giudiziaria per ingresso irregolare sul territorio. Nei confronti dell’arrestato si procede per rito direttissimo, anche se non è chiaro quale sia stato il reato contestato. (https://www.ansa.it/toscana/notizie/2022/07/14/caporalato-a-prato-1-arrestato-e-5-denunciati-nel-tessile_a2f4b0bb-1c2b-48ab-b0b5-fe0a19353965.html) (Luglio 2022);
  • All’esito dell’attività ispettiva dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) durata alcuni mesi (da Febbraio a Luglio 2022), sono emerse irregolarità in 58 aziende su 59 oggetto di controllo, di cui 44 ne è stata sospesa l’attività. Delle 340 posizioni lavorative controllate ne sono risultate 139 senza contratto (in nero), di cui 13 vittime di sfruttamento lavorativo penalmente rilevante, con deferimento all’autorità giudiziaria dei rispettivi datori di lavoro. In particolare, in alcune aziende agricole a conduzione cinese, attive nella produzione di prodotti da serra nel sud della provincia (c.d. orti cinesi), è stato accertato l’impiego di lavoratori stranieri (di nazionalità pachistana, cingalese e nord africana) irregolari sul territorio e, perciò, impiegati a nero, esposti all’utilizzo di prodotti illegali fitosanitari per le coltivazioni, con gravi rischi biologici anche per la salute pubblica (https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/22_settembre_04/prato-98percento-imprese-non-regola-139-lavoratori-nero-340-09fddf64-2ba4-11ed-8e96-13464312d397.shtml) (Settembre 2022);
  • La Guardia di Finanza di Prato ha denunciato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tre imprenditori, per aver impiegato sistematicamente manodopera sottopagandola e dietro minaccia di licenziamento. Altri 23 imprenditori sono stati segnalati all’INPS e all’Ispettorato del Lavoro, per irregolarità contributive, previdenziali e in materia di sicurezza, per un totale di 100 lavoratori impiegati senza contratto. Tra le aziende controllate, è stata proposta la sospensione di 10 attività per la presenza di oltre il 10% di manodopera impiegata senza la preventiva comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro. (https://www.lanazione.it/prato/cronaca/sfruttamento-del-lavoro-attivit%C3%A0-sospese-1.8169393) (Ottobre 2022);
  • A seguito di un accesso ispettivo in una ditta di confezioni nel comune di Vaiano, sono state accertate 6 posizioni lavorative irregolari su 7 operai totali impiegati, tra cui 1 minore di 14 anni, 1 lavoratore irregolare sul territorio e un percettore Naspi. L’attività è stata sanzionata e sospesa; si procede penalmente nei confronti sia dell’imprenditore, di nazionalità bengalese, sia del gestore della manodopera sia del padre del minore. Non è chiaro, tuttavia, quali siano i reati per cui si procede. (https://www.ispettorato.gov.it/2022/10/17/trovato-al-lavoro-un-minore-di-14-anni-e-un-percettore-di-naspi/) (Ottobre 2022);
  • Inchiesta per sfruttamento del lavoro avviata dopo il pestaggio di alcuni lavoratori che stavano manifestando durante un picchetto sindacale, difronte al pronto moda cinese Dreamland, per le condizioni di sfruttamento in cui lavoravano gli operai. Secondo quanto riportato dai dipendenti, 20 lavoratori di nazionalità straniera (cinesi e bengalesi), i turni di lavoro si estendevano fino a 13 ore al giorno, sette giorni su sette, con una retribuzione corrisposta talvolta a cottimo (0,13 cent per ogni capo confezionato) e talvolta su base oraria (3 euro l’ora), discriminando coloro che non avevano il permesso di soggiorno. Inoltre, gli operai erano sottoposti al costante controllo di telecamere ed erano stati costretti a firmare dimissioni volontarie. All’esito delle indagini, sono stati arrestate 4 persone di nazionalità cinese, di cui 2 titolari dell’azienda sono in custodia cautelare, mentre gli altri 2 sono agli arresti domiciliari. Disposto anche il sequestro preventivo di 120mila euro. (https://www.notiziediprato.it/cronaca/operai-pestati-al-picchetto-sindacale-quattro-arresti-la-procura-sfruttavano-i-dipendenti/) (Gennaio 2023);
  • A seguito di alcuni controlli eseguiti dall’ITL di Prato-Pistoia, sono state sospese 8 aziende manifatturiere, in cui erano impiegati lavoratori a nero (circa 14), tra cui 5 stranieri senza permesso di soggiorno. All’esito dei controlli sono state riscontrati rispetto a due lavoratori anche indici di sfruttamento rilevanti ex art. 603-bis cp, per cui è stato aperto un relativo procedimento penale. (https://www.tvprato.it/2023/07/8-aziende-irregolari-su-11-controllate-lispettorato-del-lavoro-sospende-lattivita/) (Luglio 2023);
SIENA NO
  • La Procura di Siena, unitamente all’Ispettorato del lavoro, procede nei confronti di un’azienda agricola che, avvalendosi anche di un caporale, sfruttava numerosi braccianti, kosovari, afgani, africani, impiegati nei campi con turni di lavoro estenuanti, di durata fino a 14 ore, e paghe bassissime. Indagate sei persone. (https://www.lanazione.it/siena/cronaca/caporalato-chiuso-cerchio-braccianti-cd580dc1) (Ottobre 2018);
  • In un ristorante della Val di Chiana sono stati identificati 9 lavoratori, sette dei quali impiegati in nero in cucina ed in sala, dalla Guardia di Finanza di Siena; tutte le posizioni irregolari sono state comunicate al competente Ispettorato territoriale del lavoro e al datore di lavoro sono state irrogate pesanti sanzioni; non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603 bis c.p. (https://archivio.valdelsa.net/notizia/ancora-lavoro-in-nero-in-valdichiana) (Gennaio 2020);
  • Da un accesso ispettivo del Carabinieri del NIL di Siena sono stati scoperti due lavoratori rumeni impiegati senza contratto in un’azienda agricola di San Giovanni d’Asso. Sono state comminate sanzioni pecuniarie per oltre 8.000 euro, ma non è chiaro se si proceda ex art. 603-bis c.p. (https://www.radiosienatv.it/caso-di-sfruttamento-di-lavoro-nero-in-provincia-di-siena-intervengono-i-carabinieri/) (Gennaio 2020);
LOMBARDIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
BERGAMO NO
  • Tre persone rinviate a giudizio per intermediazione illecita con sfruttamento di manodopera a seguito di un complesso ed articolato accertamento ispettivo svolto in collaborazione con l’Inps nel settore del trasporto merci. Gli indagati utilizzavano autisti che venivano pagati con retribuzione difforme di oltre la metà rispetto a quanto effettivamente previsto dai contratti di lavoro nazionali e impiegati in turni di lavoro massacranti. (https://www.informatoreorobico.it/2018/10/10/bergamo-rinviati-giudizio-reato-caporalato-nel-settore-dei-trasporti/) (Ottobre 2018);
  • Procedimento a carico di un datore di lavoro cinese, titolare di una ditta tessile sita nel Comune di Leffe, per il reato di cui all’art. 603-bis cp e per l’art. 22, co. 12 Testo Unico Immigrazione, per aver impiegato senza contratto 4 lavoratori, con relative sanzioni per un importo complessivo di €14.600,00 ed è stato emesso un provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale. Tra i lavoratori impiegati è stato individuato un cittadino di nazionalità marocchina irregolare sul territorio, nei cu confronti è stata attivata la procedura per l’espulsione dalla Questura. (https://www.ispettorato.gov.it/2018/10/19/itl-bergamo-caporalato-lavoratori-in-nero-e-senza-permesso-di-soggiorno-in-una-ditta-cinese/) (Ottobre 2018);
  • A seguito di controlli effettuati dall’ITL e dai Carabinieri di Bergamo, è emersa una situazione di sfruttamento ai danni dei dipendenti di un autolavaggio. I lavoratori, richiedenti asilo, erano impiegati senza contratto, sottoretribuiti e sottoposti a controlli vessatori. L’imprenditore, con precedenti, è stato denunciato, ma non è chiaro il reato per cui si procede. (https://www.ispettorato.gov.it/2020/01/31/itl-bergamo-sfruttamento-di-lavoratori-extracomunitari-in-un-autolavaggio/) (Gennaio 2020);
  • I Carabinieri della Tenenza di Seriate, insieme ad Ats Bergamo, Polizia Locale e Ufficio Tecnico, hanno svolto un'ispezione in un ristorante cinese di Seriate. Non soltanto sono stati riscontrati problemi igienico-sanitari, ma anche un pesante sfruttamento dei dipendenti che alloggiavano nei loculi – ricavati all'interno di un appartamento sopra il ristorante – in pessime condizioni igieniche e con pochi euro al giorno per mangiare (https://primabergamo.it/cronaca/sfruttamento-in-un-ristorante-cinese-di-seriate-dipendenti-costretti-a-vivere-in-loculi/) (Agosto 2022);
  • Nel Comune di Bariano i Carabinieri del NIL hanno sequestrato un capannone utilizzato come laboratorio dolciario, in cui lavoravano e alloggiavano i sette dipendenti stranieri, di nazionalità indiana e irregolari sul territorio. Il blitz ha portato alla luce la situazione di estremo degrado in cui lavoravano e vivevano i dipendenti: oltre a turni di lavoro eccessivi, i lavoratori potevano uscire solo per brevi passeggiate e dormivano in giacigli di cartone, in mezzo a scarti di cibo, infestato da vermi e insetti. Sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per 603-bis cp due cittadini indiani, il titolare dell’attività e il presunto caporale, nonché unico dipendente che figurava essere in regola (https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/23_maggio_19/caporalato-a-bergamo-arresti-nel-capannone-lager-i-lavoratori-costretti-a-dormire-sui-cartoni-5bc23bab-3304-40ca-9d59-d448bc3c0xlk.shtml) (Maggio 2023);
BRESCIA SI
  • Procedimento a carico dei caporali che si occupavano di reclutare cittadini di nazionalità indiana da impiegare in alcune ditte attive nella lavorazione del pollame dislocate nelle province di Brescia, Mantova, Cremona, Bergamo, Piacenza. Sono stati contestati art. 603-bis c.p. vecchia formulazione e favoreggiamento dell’immigrazione (segnalazione della Procura) (2013);
  • Indagata azienda che impiegava numerosi richiedenti asilo nel confezionamento e nella stiratura di calze e caporale che si occupava del reclutamento di manodopera. Sono stati contestati art. 603-bis c.p. vecchia formulazione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si è potuto procedere ex art. 603-bis c.p. vecchia formulazione anche nei confronti dei datori di lavoro proprio perché questi avevano partecipato direttamente alla fase di reclutamento (segnalazione della Procura) (2017);
  • Arrestati due indiani e un pakistano per caporalato; i due, durante il periodo della vendemmia, avrebbero condotto più di 100 richiedenti asilo a raccogliere uva nella zona della Franciacorta. Tra loro, diversi profughi ospitati nelle strutture di accoglienza di Montechiari. Dalla stampa apprendiamo che i fatti sarebbero collegati all’operazione Demetra (notizia successiva), dal momento che i due caporali avrebbero lavorato per i datori di lavoro ivi indagati (https://www.bresciaoggi.it/territorio-bresciano/sebino-franciacorta/vendemmia-in-nero-arrestati-tre-caporali-1.6844541) (Ottobre 2018). Il processo di primo grado si è concluso con la condanna a nove e otto mesi di detenzione carceraria. (https://www.bresciaoggi.it/territorio-bresciano/bassa/caporalato-in-vigna-il-processo-si-chiude-con-due-condanne-1.9855589);
  • “Operazione Demetra”: due bresciani indagati per sfruttamento di alcuni lavoratori nelle vigne della Franciacorta. Coinvolte anche le due cooperative che forniscono manodopera, in parte reclutata anche nei CAS della zona. (https://bsnews.it/2019/02/27/caporali-tra-le-vigne-semeraro-flai-cgil-solo-con-lunita-cancelliamo-il-problema/) (Febbraio 2019). Le indagini sono proseguite, portando ad un totale di 7 indagati. Nel 2022 sono state definite le posizioni di due dirigenti italiani e due cittadini indiani, mediante l’applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), mentre il processo è proseguito nel rito ordinario per i due caporali, un indiano e un pakistano (https://www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/caporalato-per-le-vendemmie-in-aula-due-imputati-stranieri-0bee4279);
  • La Guardia di Finanza di Riva del Garda, in collaborazione con l’INPS di Brescia, nell’ambito di una operazione denominata “Oro Verde”, sta procedendo nei confronti di tre indagati, accusati dello sfruttamento di circa 200 lavoratori indiani ed africani, provenienti da Brescia ed impiegati in altre 23 imprese tra Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. I lavoratori, impiegati nei campi, erano in larga parte richiedenti asilo, reclutati direttamente presso le strutture di accoglienza; essi erano impiegati per la maggior parte in nero, anche se alcuni di loro erano titolari di regolare contratto. Essi operavano direttamente per un imprenditore indiano, titolare di una ditta individuale che formalmente effettuava servizi di volantinaggio e supporto alle imprese e che, sfruttando le proprie conoscenze, era in grado di reclutare manodopera da impiegare in condizioni di sfruttamento stipulando con le aziende agricole contratti di somministrazione. Sono indagati anche il suo consulente del lavoro e l’utilizzatore della manodopera. (https://www.giornaletrentino.it/cronaca/sfruttamento-del-lavoro-la-finanza-di-riva-stronca-una-rete-ramificata-in-tutto-il-nord-italia-1.2021326) (Maggio 2019);
  • Indagato ex art. 603 bis c.p. dalla Procura di Brescia un cittadino indiano proprietario di un distributore di benzina con autolavaggio di Montichiari, che avrebbe sfruttato i propri dipendenti, tre richiedenti asilo, e falsificato le buste paga, registrando un monte ore inferiore a quello effettivo ed una paga superiore a quella davvero corrisposta, pari a 4 euro l'ora. L’autolavaggio è stato sequestrato. (https://tg24.sky.it/milano/2020/01/18/caporalato-brescia) (Gennaio 2020);
  • Disposta la chiusura di un laboratorio tessile abusivo gestito da un cittadino cinese senza alcuna autorizzazione allo svolgimento all’attività tessile. All’interno del laboratorio sono stati trovati 6 operai cinesi regolarmente presenti sul territorio, impiegati nelle attività di cucitura, confezionamento e lavorazione di capi di abbigliamento senza contratto. Le vittime erano costrette a lavorare in precarie condizioni igienico-sanitarie, senza alcun rispetto delle norme che garantiscono la sicurezza sui luoghi di lavoro ed in violazione delle norme anti contagio da Covid-19. Non è chiaro quali siano state le contestazioni effettuate nei confronti dell’imprenditore (https://primabrescia.it/cronaca/brescia-chiuso-un-laboratorio-tessile-cinese-clandestino/) (Agosto 2020);
  • Il proprietario di un autolavaggio a Rezzato, di origine pakistana, è stato denunciato per il reato di cui all’art. 603-bis c.p., per aver impiegato, con contratto di lavoro, 3 connazionali richiedenti asilo in turni di oltre 12 ore al giorno per 2 euro l’ora. L’attività è stata sottoposta a sequestro. (https://www.fanpage.it/milano/rezzato-dipendenti-pagati-2-euro-lora-per-turni-di-12-ore-autolavaggio-chiuso-per-sfruttamento/) (Settembre 2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore tessile cinese, titolare di un laboratorio adibito al confezionamento di abbigliamento di alta moda. Al suo interno lavoravano e vivevano 12 operai cinesi, tutti regolari sul territorio, in precarie condizioni igienico-sanitarie. L’attività è stata sospesa, ma non è chiaro per quali reati si stia procedendo (https://www.quibrescia.it/sicurezza/2020/12/10/irregolarita-in-laboratorio-tessile-cinese-si-attende-la-chiusura-dal-prefetto/572813/) (Dicembre 2020);
  • Nell’ambito di un’operazione di contrasto al lavoro nero, i CC di Verolanuova e il NIL hanno riscontrato irregolarità in due aziende situate rispettivamente nella frazione di Pontevico e Borgo San Giacomo. Nel laboratorio tessile di abbigliamento di grossi marchi internazionali riferibile alla prima azienda e di proprietà di un imprenditore cinese, erano impiegati 15 operai, di cui 6 senza contratto. L’attività è stata sospesa e sono state comminate pene pecuniarie per 23mila euro. A Borgo San Giacomo è stato invece rinvenuto un calzaturificio in cui erano impiegati 16 dipendenti, di cui 6 senza regolare contratto. Non essendo riportati dettagli in merito alle condizioni di lavoro, non è chiaro se e quali fattispecie penali siano state contestate (https://www.quibrescia.it/provincia/bassa-bresciana-2/2020/01/11/pontevico-e-borgo-san-giacomo-due-attivita-chiuse-per-lavoro-nero/557085/) (Gennaio 2020)
  • Procedimento a carico di un imprenditore italiano, titolare di un’azienda “fantasma” a Cologne, allestita abusivamente all’interno di un box auto, in cui si producevano guarnizioni in gomma. Alle dipendenze dell’uomo sono stati trovati 10 lavoratori di nazionalità ghanese, senza contratto, impiegati dalle 12 alle 14 ore al giorno nella pulizia dei locali, per 0,70 centesimi l’ora. (https://www.bresciatoday.it/cronaca/cologne-lavoro-nero.html) (Marzo 2021);
  • Dalla segnalazione di alcuni lavoratori all’associazione di categoria Flai-Cgil, è emersa una grave situazione di sfruttamento in un’azienda dell’ortofrutta specializzata nel lavaggio delle cassette di plastica. Secondo quanto denunciato dagli stessi lavoratori, circa 80 dipendenti provenienti dal Bagladesh per anni sono stati assunti con contratti stagionali della durata di poco inferiore ai 10 mesi l’anno, in modo che mai maturasse il diritto all’assunzione a tempo indeterminato, e per lavorare erano costretti a pagare i servizi dei caporali che gestivano le assunzioni. Secondo quanto riferito in una nota del sindacato, l’azienda sarebbe stata all’oscuro di questo sistema illecito di reclutamento cui dovevano sottostare i propri dipendenti e, una volta messa al corrente, avrebbe preso le distanze dagli stessi caporali, e provveduto a stabilizzare contrattualmente una buona parte dei lavoratori coinvolti nel rispetto del contratto collettivo di lavoro. Non è chiaro se si proceda penalmente. (http://www.imprese-lavoro.com/2021/06/28/grazie-alla-flai-cgil-brescia-smantellato-il-caporalato-alla-algol-di-alfianello-bs/) (Giugno 2021);
  • Il titolare di una ditta sita nel comune di Castelli Calepio è stato denunciato ex art. 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori di nazionalità ghanese, irregolari sul territorio, nella produzione di manufatti in gomma. I lavoratori erano impiegati senza contratto, pagati 1,50 l’ora e costretti a lavorare (dove anche alloggiavano stipati) in un appartamento nelle vicinanze della ditta, a Coccaglio, dove ogni mattina il titolare portava loro il carico di lavoro. L’attività è stata sospesa ed è stata comminata una sanzione amministrativa. Anche in questo caso, i lavoratori irregolari sono stati raggiunti da un provvedimento di espulsione da parte della Questura di Brescia. (https://www.bergamonews.it/2022/06/30/lavoratori-irregolari-pagati-150-euro-allora-denunciato-imprenditore-bergamasco/528573/) (Giugno 2022);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Lavoro contro il caporalato digitale nel settore della food delivery, è stata riscontrata la posizione irregolare di un lavoratore, mediante lo schema della cessione illecita di account, per cui sono state aperte indagini per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://primabrescia.it/cronaca/caporalato-digitale-sui-rider-12-fattorini-controllati-a-brescia/) (Marzo 2023);
BUSTO ARSIZIO SI
  • Lavoratori impiegati nel settore dei trasporti in condizioni di sfruttamento lavorativo; si procede nei confronti del titolare e legale rappresentante di una cooperativa attiva nel settore dell’autotrasporto. Ai lavoratori veniva corrisposta una retribuzione inferiore a quella dovuta ed erano costretti a lavorare senza pause o ferie, guidando fino a 20 ore consecutive veicoli in pessime condizioni. Il loro datore di lavoro li costringeva anche ad eludere i controlli sulla durata dei turni tramite manomissione degli appositi attrezzi in dotazione ai tir. (https://www.varesenews.it/2019/01/autisti-sfruttati-arrestato-titolare-unazienda-autotrasporti/786805/) (Gennaio 2019). Il Gip ha accolto la richiesta di patteggiamento del datore di lavoro alla condanna di un anno e dieci mesi di reclusione e 250.000 euro di multa, condizionalmente sospesa, e ha disposto la confisca ex art. 603-bis.2 cp. (https://www.osservatorioagromafie.it/wp-content/uploads/sites/40/2021/07/cass-pen-26327-2021.pdf?_waf=1). La sentenza di patteggiamento, limitatamente alla confisca, è stata annullata dalla Cassazione e rinviata al Tribunale per la corretta individuazione delle somme oggetto di confisca (Cass. Pen., sent. n. 26327 del 21 luglio 2021, consultabile nella banca dati il Foro Italiano).
  • Indagini nei confronti dei titolari di una pasticceria che avrebbero sottoposto i loro camerieri a rigidi controlli durante l’orario di lavoro, retribuendoli per anni con compensi inferiori rispetto a quelli dovuti ed impiegandoli per un monte ore superiore a quello previsto. I lavoratori sarebbero anche stati costretti a svolgere straordinari non pagati e avrebbero subito limitazioni nell’usare la toilette durante il turno di lavoro. Di fronte alle richieste delle vittime, gli indagati li avrebbero minacciati di licenziamento con tanto di lettera di referenze negativa. (https://rassegnastampavarese.it/busto-arsizio-cibi-scaduti-da-tempo-caporalato-e-mobbing-sigilli-alle-pasticcerie/) (Ottobre 2019). Il procedimento penale si è concluso nell’Ottobre 2022 con l’assoluzione con formula piena (https://www.malpensa24.it/ne-caporalato-ne-frode-alimentare-il-gup-riabilita-la-pasticceria-paganini-di-busto/);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Lavoro contro il caporalato digitale nel settore della food delivery, è stata riscontrata la posizione irregolare di quattro lavoratori, mediante lo schema della cessione illecita di account, per cui sono state aperte indagini per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.varesenews.it/2023/03/caporalato-digitale-a-busto-individuati-quattro-rider-sfruttati-da-intermediari/1574357/) (Marzo 2023);
COMO SI
  • Due arresti per art. 603 bis c.p. in seguito ad un’ispezione che ha interessato una casa di riposo abusiva, formalmente B&B, che ospitava, senza alcuna autorizzazione, una decina di anziani, molti dei quali non autosufficienti. Il personale della casa di cura abusiva, composto da cittadini stranieri, di nazionalità peruviana, di cui alcuni irregolari sul territorio, era costretto a lavorare o, comunque, a rendersi reperibile per 24 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, e veniva retribuito circa 800 euro al mese, oltre ad essere sottoposto a sorveglianza a loro insaputa. Tutti in lavoratori erano impiegati senza alcun contratto. Si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12, co. 5 TUI) in connessione con il reato di occupazione irregolare di manodopera (art. 22, co. 12 TUI) ed esercizio abusivo della professione sanitaria, nonché alcuni illeciti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Eseguito il sequestro preventivo dell’attività. (Novembre 2019) (https://www.ilgiorno.it/como/cronaca/casa-riposo-finanza-635e58f2 e segnalazione della Procura);
  • Caporalato a Inverigo nella consegna di elettrodomestici: numerosi stranieri, sia regolari che clandestini, venivano costretti a lavorare per 16 ore al giorno, per 3 euro l’ora; arrestato il socio amministratore dell’azienda (https://www.quicomo.it/cronaca/caporalato-inverigo-consegne-elettrodomestici.html) (Luglio 2019). Il procedimento è stato trasferito per competenza alla Procura di Milano (segnalazione della Procura);
  • Procedimento a carico di due persone, titolari e gestori di una casa di cura per anziani. I lavoratori, tutti cittadini stranieri di nazionalità moldava e georgiana, irregolari sul territorio, erano costretti a lavorare in turni di circa 96 ore a fronte di una retribuzione oraria di circa 2,10 euro. Si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12, co. 5 TUI) in connessione con il reato di occupazione irregolare di manodopera (art. 22, co. 12 TUI) nonché alcuni illeciti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Eseguito altresì il sequestro preventivo degli immobili in cui era esercitata l’attività. Il procedimento si è concluso nel 2019 a seguito del patteggiamento di entrambi gli imputati con la condanna a due anni e otto mesi di reclusione (oltre a 9,000 euro di multa) e la condanna a tre anni di reclusione (oltre al pagamento per 10.000 euro di multa) (segnalazione della Procura) (2019);
  • Il GIP del Tribunale di Como ha condannato, a seguito della richiesta di giudizio abbreviato, per il reato di cui all’art. 603 bis c.p. e art. 22, co. 12 TUI il titolare di un albergo, sito a Canzo, che impiegava i suoi dipendenti in condizioni di sfruttamento, pagandoli circa 50 centesimi all’ora o senza alcuna retribuzione, limitandosi ad offrire loro vitto e alloggio. Due delle vittime, tutte straniere, erano irregolari sul territorio. (https://www.espansionetv.it/2020/03/02/caporalato-nellalbergo-di-canzo-la-procura-chiede-il-giudizio-immediato-per-il-gestore/ e segnalazione della Procura) (Marzo 2020);
  • Sospesa l’attività di un’azienda manifatturiera bergamasca con sedi a Cantù e Truccazzano in cui si realizza mobilio per aeroporti, il cui amministratore unico e i responsabili della produzione, oltre ad un uomo, di origine egiziana sospettato di essere il caporale, sono indagati per 603-bis cp. Dalla perquisizione della sede operativa dell’azienda sono stati individuati 17 lavoratori impiegati in nero, di nazionalità italiana e straniera, tra cui anche 8 stranieri senza permesso di soggiorno. (https://www.quicomo.it/cronaca/cantu-caporalato-sfruttamento-lavoro-nero-11-clandestini-arrestato-.html) (Luglio 2023);
CREMONA NO
  • Operazione “Stracci d’oro”: si procede nei confronti di un’organizzazione criminale composta da 7 persone, dedita al caporalato di stranieri prevalentemente di origine africana, che venivano impiegati per circa 3 euro l’ora nella raccolta di indumenti usati, a destinare ai mercati del Nord Africa, dove venivano rivenduti. I reati sono stati commessi principalmente nella zona di Cremona, in particolare a Soresina, ma anche in altre province del nord Italia come Como, Bergamo e Reggio Emilia (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/22/caporalato-maxi-operazione-a-cremona-extracomunitari-pagati-3-euro-lora-impiegati-nella-raccolta-degli-abiti-usati/4914406/) (Gennaio 2019);
  • Indagato ex art. 603 bis c.p. un cittadino indiano, titolare di una ditta individuale di Vescovato, che impiegava nell’attività di volantinaggio numerosi lavoratori stranieri, molti di essi richiedenti asilo, con turni di 12 ore e per un compenso orario pari a 2.50 euro (https://primatreviglio.it/cronaca/sfruttamento-del-lavoro-di-volantinaggio-denunciato-titolare-dellazienda/) (Ottobre 2019);
  • Procedimento a carico di tre cittadini pakistani, titolari e soci di due ditte individuali con sede legale a Brescia, che avrebbero impiegato alcuni loro connazionali privi di permesso di soggiorno nell’attività di volantinaggio porta a porta. (https://www.ilgiorno.it/cremona/cronaca/sfruttamento-volantinaggio-d2e6f2ad) (Gennaio 2020);
LECCO NO
  • A seguito di una denuncia della CGIL è iniziato un procedimento per sfruttamento lavorativo di numerosi lavoratori stranieri impiegati in nero, per 4 euro l’ora, per dieci ore al giorno, nella raccolta delle zucchine regalate durante la campagna elettorale della Lega Nord (https://www.lecconews.news/news/lavoro-nero-e-caporalato-per-le-zucchine-lecchesi-coinvolto-ex-sindaco-leghista-127598/) (Ottobre 2015);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Lavoro contro il caporalato digitale nel settore della food delivery, è stata riscontrata la posizione irregolare di due lavoratori, mediante lo schema della cessione illecita di account, per cui sono state aperte indagini per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.varesenews.it/2023/03/caporalato-digitale-a-busto-individuati-quattro-rider-sfruttati-da-intermediari/1574357/) (Marzo 2023);
  • In un ristorante di Casatenovo sono stati individuati 5 lavoratori su 13 assunti senza contratto, fatto da cui è scaturita la sanzione amministrativa per impiego di lavoratori “a nero”. Dalla stampa non sembrerebbe procedersi penalmente nei confronti del titolare. (https://lecco.ilcittadino.com/news/cronaca/merate-controlli-dei-carabinieri-sul-lavoro-nero/) (Novembre 2023);
LODI NO
  • Emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere per i 5 i titolari di un’azienda di autotrasporti denunciati per associazione a delinquere (art. 416 c.p.), sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.), estorsione (art. 629 cp.), riciclaggio (art. 648-bis c.p.) ed evasione fiscale. Gli indagati avrebbero costretto circa 150 lavoratori a turni lavorativi fino 18 ore dietro minaccia di decurtazione dello stipendio o di licenziamento e con la distruzione, a fine turno, dei dischi tachigrafi dei mezzi. Inoltre, secondo quanto riferito dai lavoratori, gli indagati avrebbero richiesto il pagamento di una cifra tra i 200 ed i 300 euro al mese a fronte della possibilità, per i lavoratori, di dormire sui camion che utilizzavano la mattina seguente. (Maggio 2020) (https://www.radiolombardia.it/2020/05/19/lodi-autisti-schiavi-costretti-a-turni-di-18-ore-5-indagati/). Tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio (https://www.fanpage.it/milano/turni-da-18-ore-alla-plozzer-di-lodi-in-16-a-processo-per-sfruttamento-dei-camionisti-schiavi/) (Maggio 2022);
  • Procedimento a carico di due cittadini italiani, titolari di una società agricola dedita alla produzione di canapa light, a Borghetto Lodigiano, in cui veniva invece coltivata marijuana con livelli di THC superiori al quantitativo consentito. All’interno dell’azienda venivano impiegati 12 lavoratori di origine extracomunitaria, con turni di lavoro estenuanti e alloggiati, in condizioni degradanti, in un capannone adiacente alla piantagione, coordinati da due caporali. (https://tg24.sky.it/milano/2020/10/23/sequestro-marijuana-canapa-lodi) (Ottobre 2020);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Lavoro contro il caporalato digitale nel settore della food delivery, è stata riscontrata la posizione irregolare di un lavoratore, mediante lo schema della cessione illecita di account, per cui sono state aperte indagini per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.ilcittadino.it/stories/premium/lodi/anche-rider-lodi-nelloperazione-sul-caporalato-digitale-o_88355_96/) (Marzo 2023);
MANTOVA NO
  • Titolare di un’azienda agricola di Guidizzolo di origine bengalese indagato per sfruttamento di manodopera clandestina e destinatario di una sentenza di patteggiamento all’esito di giudizio per direttissima. Il datore di lavoro impiegava in nero circa 10 lavoratori, costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento. Non è chiaro se gli sia stato contestato l’art. 22 comma 12 TUI, ovvero l’art. 603 bis c.p., o entrambi, atteso che uno dei lavoratori era irregolare sul territorio. (https://www.bresciatoday.it/cronaca/guidizzolo-lavoro-nero-azienda-agricola.html) (Luglio 2018);
  • Il titolare di un’azienda agricola, di origine pakistana, è indagato per sfruttamento di manodopera clandestina impiegata nella raccolta di ortaggi coltivati in serra: presso i suoi terreni sono stati ritrovati tre lavoratori, tutti impiegati in nero, di cui uno irregolare sul territorio. Non è chiaro se sia stato contestato art. 603 bis c.p., ovvero art. 22 comma 12 bis TUI. (https://www.gazzettadimantova.it/territorio-mantovano/nelle-serre-tre-lavoratori-in-nero-arrestato-imprenditore-agricolo-1.11881241) (Giugno 2018);
  • Un imprenditore agricolo di origine bengalese sarebbe stato arrestato con l'accusa di caporalato, per aver impiegato nella sua azienda agricola di Casaloldo tre stranieri, di cui uno clandestino, tutti senza contratto (https://www.gazzettadimantova.it/territorio-mantovano/tre-dipendenti-senza-contratto-arrestato-imprenditore-agricolo-1.12017291) (Luglio 2018);
  • Titolare e socia di una azienda agricola sita tra i comuni di Monzambano e Valeggio sul Mincio indagati ex art. 603 bis c.p. per aver impiegato 52 richiedenti asilo, di cui 16 senza contratto, per 5 euro l’ora, per 10 ore al giorno, nella raccolta di ortaggi. (https://www.altramantova.it/it/cronacaam/provincia-am/19258-caporalato-maxi-operazione-dei-carabinieri-fra-monzambano-e-valeggio-due-arresti-e-1-denuncia-trovati-16-lavoratori-irregolari-e-sottopagati-per-turni-massacranti.html) (Luglio 2018);
  • A Casaloldo sono stati trovati alcuni braccianti, impiegati nella raccolta di ortaggi per un salario minimo a fronte di un orario di lavoro pesantissimo, in condizioni precarie. Alcune delle vittime erano irregolari sul territorio italiano. (https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2018/08/17/news/blitz-in-due-aziende-agricole-di-asola-sei-in-carcere-per-caporalato-1.17160670) (Agosto 2018);
  • Arrestati un italiano e cinque bengalesi per aver impiegato 42 richiedenti asilo nei campi tra Asola e Piubega nella raccolta di zucchine in condizioni di sfruttamento. 24 lavoratori erano impiegati senza contratto; tutti percepivano 3 euro l’ora, lavoravano per 13 ore al giorno sotto il controllo costante di 3 cittadini bengalesi incaricati della vigilanza, e venivano alloggiati in camper con un unico bagno per oltre 25 persone (https://www.cremonaoggi.it/2018/08/17/3-euro-lora-coltivare-zucchine-6-arresti-ad-asola-caporalato/) (Agosto 2018);
  • La Guardia di Finanza ha sottoposto ad alcuni controlli fiscali tre laboratori di cucitura e confezionamento, facenti capito a due diversi cittadini cinesi, durante i quali sono stati identificati una trentina di lavoratori cinesi, 7 dei quali sprovvisti di permesso di soggiorno ed 11 assunti in nero. Durante il controllo alcuni lavoratori si erano nascosti in intercapedini di compensato create all’interno della struttura. L’edificio era in pessime condizioni igieniche, in quanto privo di impianti di areazione, con le finestre completamente oscurate, pieno di cumuli di scarti, fili elettrici cucine di fortuna e frigoriferi colmi di prodotti alimentari. Nei locali aziendali erano inoltre state ricavate varie stanze da letto, con servizi igienici dotati di una sola doccia. Si procede per evasione fiscale e sfruttamento di manodopera clandestina (https://primadituttomantova.it/cronaca/caporalato-in-laboratorio-tessile-scoperti-11-lavoratori-in-nero-7-sono-clandestini-video-e-foto/) (Gennaio 2019);
  • Il titolare cinese di un laboratorio tessile a Roverbella è stato processato con giudizio direttissimo per aver impiegato dodici lavoratori, di cui cinque non in regola con il permesso di soggiorno, nella cucitura. Non è chiaro se sia stato contestato art. 603 bis c.p. o art. 22 comma 12 bis c.p. (https://primadituttomantova.it/cronaca/clandestini-roverbella-arrestato-titolare/) (Marzo 2019);
  • Due cittadini cinesi, titolari di un laboratorio tessile a Medole, hanno patteggiato (uno a 8 mesi, l’altro a 1 anno di carcere, pena sospesa) nel processo che li vedeva imputati per 603-bis c.p. e art. 12, co. 5 TUI per aver tratto ingiusto profitto e impiegato in condizioni di sfruttamento 8 lavoratori, di cui 4 senza permesso di soggiorno. Lo stabile, i macchinari e la merce sono stati sottoposti a sequestro preventivo per un valore complessivo di 200 mila euro. (https://www.gazzettadimantova.it/territorio-mantovano/sfruttamento-della-manodopera-clandestina-e-caporalato-in-manette-due-cinesi-a-medole-1.12119077) (Maggio 2019);
  • Indagati i titolari di una cooperativa con sede legale a Legnago che avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento 56 braccianti, gestiti da una cooperativa modenese, tutti in regola con il permesso di soggiorno, retribuiti soltanto 5 euro l’ora, senza dispositivi di sicurezza e senza esser mai stati sottoposti a visita medica preventiva. Indagato anche il committente del lavoro, un agricoltore italiano. (https://www.veronasera.it/cronaca/arresti-caporalato-ostiglia-16-giugno-2019.html) (Giugno 2019);
  • Arrestati due cittadini bengalesi, titolari di un’azienda agricola, per aver impiegato, in condizioni di sfruttamento, sei richiedenti asilo, regolarmente assunti, costretti a lavorare 12-13 ore al giorno, per circa 4 euro l’ora (https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2019/07/02/news/arrestato-per-caporalato-evade-dai-domiciliari-a-castel-goffredo-1.36633055) (Luglio 2019);
  • Processati con direttissima due cittadini italiani, titolari di un’azienda agricola sita tra i comuni di Asola e Casalromano che avrebbero impiegato 13 lavoratori, tutti regolari nel territorio nazionale, provenienti da vari Stati (India, Pakistan, Ucraina e Albania), per circa 14 ore al giorno, con una paga oraria di 5 euro all’ora. Solo sette di loro erano muniti di regolare contratto. I carabinieri hanno proceduto all’arresto in flagranza dei due titolari dell’azienda agricola, ritenuti responsabili dei reati di caporalato e sfruttamento del lavoro (https://vocedimantova.it/provincia/caporalato-arrestati-due-fratelli-i-loro-operai-lavoravano-in-nero-per-5-euro-allora/) (Settembre 2019);
  • All’esito di un’operazione interforze dei Carabinieri di Minerbe, del NIL e dei Vigili del fuoco, sono stati individuati una falegnameria abusiva, facente capo ad un’azienda francese, ed un laboratorio di assemblaggio di capi di abbigliamento di alta moda, gestito da un imprenditore cinese, nella frazione di San Zenone. Nella falegnameria sono stati rinvenuti materiale e attrezzature per la lavorazione e la verniciatura del legno, nonché il giaciglio di un cittadino nordafricano, irregolare sul territorio e destinatario di un provvedimento di espulsione, verosimilmente impiegato all’interno della stessa. Si procede nei confronti del titolare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ex art. 12 TUI. Nel capannone in cui era collocata l’azienda tessile sono stati identificati tre cittadini cinesi, di cui due senza permesso di soggiorno e, quindi, impiegati a nero. L’attività è stata sospesa e sono state comminate al titolare sanzioni amministrative per 40mila euro, ma non è chiaro se e quali reati gli siano stati contestati. (https://www.larena.it/territorio-veronese/bassa/lavoro-nero-blitz-in-due-capannoni-1.7870367) (Gennaio 2020);
  • Procedimento a carico del proprietario di un’autofficina abusiva a Curtatone, ex 603 bis c.p., che avrebbe impiegato - in condizioni di sfruttamento e senza contratto – un lavoratore brasiliano e uno albanese, il secondo dei due senza contratto. Si procede per 603-bis c.p. (https://vocedimantova.it/provincia/autofficina-abusiva-in-unex-porcilaia-arrestato-34enne/) (Gennaio 2020);
  • Nell’ambito di un’operazione anti sfruttamento della Guardia di Finanza di Castiglione delle Stiviere, sono state riscontrate irregolarità in 16 aziende agricole attive nella raccolta dell’uva, che impiegavano decine di lavoratori reclutati tramite contratti di appalto con una cooperativa locale. I 62 lavoratori, di cui 6 senza permesso di soggiorno, erano impiegati in condizioni di sfruttamento. L’operazione si è estesa anche ad alcuni laboratori tessili cinesi, ove sono stati individuati complessivamente 226 lavoratori irregolari, di cui 86 in “nero”. Le operazioni hanno coinvolto complessivamente 124 imprese ed hanno portato all’identificazione di 534 lavoratori; all’esito delle ricerche hanno preso avvio alcuni procedimenti penali (https://milano.fanpage.it/mantova-sfruttamento-della-manodopera-nei-campi-la-finanza-scopre-62-lavoratori-irregolari/) (Gennaio 2020);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di un imprenditore cinese, titolare di un tomaificio a Sustinente. Al momento dell’irruzione dei CC, sono stati trovati 6 operai di nazionalità cinese, di cui 2 privi di contratto, che lavoravano con turni estenuanti, a fronte di paghe molto basse e in condizioni igienico-sanitarie precarie (https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2020/01/13/news/operai-come-schiavi-sotto-sequestro-un-tomaificio-cinese-1.38324853) (Gennaio 2020);
  • La titolare di un laboratorio tessile a Casaloldo è stata arrestata in flagranza e denunciata ex artt. 603-bis c.p., art. 12, co. 5 TUI e art. 22 TUI (non è chiaro se co. 12 o 12-bis). Nel laboratorio sono stati trovati 9 dipendenti, di cui 4 regolarmente assunti e 5 senza contratto (di cui 2 senza permesso di soggiorno), che hanno dichiarato di lavorare per oltre 12 ore al giorno per 4 euro l’ora. E’ stato inoltre disposto il sequestro del laboratorio e della merce per 110 mila euro) e sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 30mila euro (https://www.altramantova.it/it/news/cronaca/provincia/28946-casaloldo-blitz-dei-carabinieri-nel-laboratorio-tessile-lavoratori-in-nero-e-sfruttamento-a-4-euro-l-ora-per-12-ore-al-giorno.html) (Gennaio 2020);
  • Quattro persone sono state denunciate (una per il reato di cui all’art. 603-bis c.p. e le altre tre per 22, co. 12 TUI), ai danni di 20 braccianti extracomunitari, cui 3 senza permesso di soggiorno, impiegati in condizioni di sfruttamento in due aziende agricole a Magnacavallo. E’ stata sospesa l’attività per le due aziende e sono state comminate sanzioni per oltre 49.000 euro (https://www.gazzettadimantova.it/territorio-mantovano/caporalato-agricolo-a-magnacavallo-scattano-quattro-denunce-1.11945711) (Maggio 2020);
  • Un’azienda agricola di Dosolo è stata sottoposta a sequestro e il suo titolare è stato denunciato per aver impiegato 15 lavoratori agricoli, 13 dei quali senza alcun contratto di lavoro e 2 senza permesso di soggiorno, costretti a lavorare senza alcun rispetto delle norme anti contagio da Covid-19. Sono state applicate sanzioni amministrative per oltre 60.000 euro, ma non è chiaro quali siano i reati contestati all’imprenditore (https://www.fanpage.it/milano/ancora-un-caso-di-caporalato-lavoratori-sfruttati-in-unazienda-di-dosolo-nel-mantovano/) (Agosto 2020);
  • Procedimento ex artt. 603-bis c.p. e 22, co. 12 TUI, a carico di un imprenditore cinese titolare di un laboratorio tessile a Castel Goffredo per aver impiegato 10 operai (di cui 6 senza contratto e 1 irregolare sul territorio) in turni di 12 ore al giorno per 4 euro l’ora. Nei confronti dell’uomo è stata eseguita la misura cautelare della custodia in carcere, l’azienda è stata sequestrata e sono state comminate elevate sanzioni amministrative, anche per la violazione delle norme anti contagio da Covid-19 (https://primabrescia.it/cronaca/sfruttamento-in-un-laboratorio-tessile-cinese-arrestato-il-titolare/) (Maggio 2020);
  • Denunciati per 603-bis c.p. e 22, co. 12 TUI, due marocchini, titolari di un’azienda agricola a Castel Goffredo, mentre un terzo soggetto, titolare di un’azienda di allevamento avicolo, è stato denunciato per lesioni colpose. All’interno dell’azienda agricola i Carabinieri hanno individuato 8 braccianti, di cui 2 senza permesso di soggiorno, impiegati in turni giornalieri di 12 ore a fronte di paghe molto basse. Per i due lavoratori irregolari sul territorio sono state avviate le procedure di espulsione (https://primadituttomantova.it/cronaca/blitz-dei-carabinieri-caporalato-nel-mantovano-e-lavoratori-in-nero/) (Ottobre 2020);
  • Arrestati i titolari di un’azienda agricola a Castellucchio, specializzata nella coltivazione ed esportazione di ortaggi di origine asiatica, due fratelli bengalesi, con l’accusa di 603-bis cp nei confronti di quattro connazionali. I lavoratori erano stati assunti formalmente tramite contratto, ma venivano impiegati in turni massacranti, senza riposi settimanali o ferie, con una paga nettamente inferiore alle ore effettivamente lavorate. I quattro dipendenti erano sistemati all'interno di locali fatiscenti, in gravi condizioni igienico-sanitarie, tra gli scarti della lavorazione. I due proprietari sono indagati anche per abbandono e deposito in maniera incontrollata di rifiuti speciali aziendali. Disposto il sequestro dell’azienda (https://www.ilgiorno.it/mantova/cronaca/castellucchio-caporali-arrestati-44c3ca53) (Settembre 2021);
  • Sospesa l’attività di due laboratori tessili di Goito, gestiti da un cittadino di nazionalità cinese, denunciato per 603-bis cp. e art. 12 TUI, e comminata una sanzione amministrative per l’impiego di manodopera straniera irregolare di oltre 11.000 euro. All’interno dei locali sono stati identificati 5 lavoratori stranieri, di cui 2 privi di permesso di soggiorno, e accertate condizioni di sfruttamento in relazione all’orario di lavoro e alla retribuzione, nonché alla situazione abitativa degli stessi. (https://primadituttomantova.it/cronaca/caporalato-e-sfruttamento-del-lavoro-i-militari-mantovani-sospendo-unazienda/) (Ottobre 2021);
  • Nel corso di alcuni accessi ispettivi, effettuati dai Carabinieri e dal NIL, di quattro laboratori tessili ubicati nei comuni di Gazoldo degli Ippoliti, Rodigo e Castel Goffredo sono stati denunciati due imprenditori cinesi per i reati di cui all’art. 603-bis cp e all’art. 12 TUI. Nel laboratorio sito a Castel Goffredo sono stati trovati otto lavoratori cinesi, di cui due irregolari sul territorio, impiegati senza contratto. L’attività è stata sospesa e sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di circa 121.200 euro. Nei due lavoratori privi del permesso di soggiorno, nonostante le evidenti condizioni di sfruttamento, sono state avviate le procedure per l’espulsione (https://mantovauno.it/cronaca/caporalato-e-violazione-norme-sicurezza-chiusi-4-laboratori-tessili-denunciate-6-persone/) (Febbraio 2022);
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di due stranieri, di nazionalità marocchina, titolari di una cooperativa, che fornisce manodopera bracciantile e che ha sede nell’Alto Mantovano, sono stati arrestati con l’accusa di caporalato. L’operazione è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Viadana insieme a colleghi dell’Ispettorato del Lavoro di Mantova. I due individui hanno accompagnato e utilizzato 4 lavoratori stranieri, irregolari sul territorio, in una azienda agricola, la cui titolarità è riconducibile a soggetti di nazionalità italiana. Nell'ambito del medesimo accertamento il personale ha curato il sequestro di 1.700 euro in contanti e del mezzo impiegato per trasporto al lavoro da parte dei caporali. Nei confronti dei due imputati è stata applicata la misura di custodia cautelare in carcere. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento anche nei confronti degli imprenditori italiani presso cui era impiegata la manodopera (https://www.gazzettadimantova.it/territorio-mantovano/caporalato-arrestati-due-intermediari-1.11972468) (Ottobre 2022);
  • A seguito di alcuni controlli, il NIL di Mantova, assieme all’ITL di Mantova, ha individuato una ditta di confezionamento e imballaggio di giocattoli in cui lavoravano 11 lavoratori in nero, tutti stranieri, in condizioni igienico-sanitarie particolarmente insalubri. Il titolare della ditta è stato deferito all’A.G. per sfruttamento lavorativo (https://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/430901/sfruttamento-della-mano-d-opera-multa-salata-a-una-ditta-di-confezionamento-di-giocattoli.html) (Dicembre 2023);
MILANO SI
  • Emersa una situazione di sfruttamento degli allestitori degli stand del Salone del Mobile di Milano, costruiti da lavoratori stranieri, spesso irregolari sul territorio, impiegati senza contratto, con turni di 7-8 ore giornaliere a fronte di 6-8 euro all’ora. Secondo quanto ricostruito dalla stampa, sarebbe coinvolta la Nolostand, azienda partecipata al cento per cento da Fiera Milano che si occupa dell’allestimento dei padiglioni, che a sua volta subappalta le operazioni di montaggio a un consorzio, la Scm (Società consortile montaggi), che a sua volta sub-subappalta ad altre aziende la ricerca di manodopera: ad ogni passaggio veniva abbassato il costo della commessa. Ai lavoratori venivano forniti dei badge falsi per poter superare i controlli, essendo privi di permesso di soggiorno. Non è chiaro se si proceda per 603-bis cp, tra gli altri reati contestati. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/16/lavoro-nero-caporalato-zero-diritti-laltra-faccia-salone-mobile/204841/) (Aprile 2012);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda attiva nel settore della logistica, Premium Net, accusato di aver commesso diverse frodi fiscali, di riciclaggio di denaro e di caporalato, sfruttamento del lavoro nei confronti dei numerosissimi dipendenti che lavorano per lui. Disposto il sequestro per 120 immobili. L’imprenditore sarebbe stato – dal 2012 al 2018 – a capo di un network di consorzi e cooperative che reclutava manodopera da impiegare in condizioni di sfruttamento. Il Tribunale di Milano ha applicato la misura di prevenzione dell’Amministrazione giudiziaria prevista dall’art. 34 bis del codice antimafia alla società di logistica facente parte di un importante gruppo multinazionale operante nel settore, principale committente delle aziende di cui l’imprenditore era amministratore di fatto (https://primapavia.it/cronaca/caporalato-guardia-di-finanza-pavia-inchioda-imprenditore-della-logistica/) (Dicembre 2019);
  • La Procura di Milano ha avviato un’indagine conoscitiva, nei confronti di ignoti, dopo i controlli effettuati su 30 riders, alcuni dei quali sono risultati privi di permesso di soggiorno e senza documenti in regola, costretti a lavorare senza rispetto delle norme antinfortunistiche e sulla sicurezza stradale e per turni di lavoro massacranti. (https://www.kongnews.it/lavoro/riders-la-procura-di-milano-apre-unindagine-per-sfruttamento-e-caporalato/). La filiale italiana Uber eats è stata commissariata dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, dopo aver rilevato che i riders venivano reclutati perché in condizioni di marginalità sociale, acuiti dall’emergenza Covid 19 e che, spesso, venivano sottoposti a minacce esplicite nel caso in cui i lavoratori non avessero accettato le dure condizioni imposte loro (https://www.ilsole24ore.com/art/capolarato-rider-tribunale-milano-commissaria-uber-italy-ADMPTEU) (Maggio 2020). Il provvedimento di amministrazione controllata è stato revocato nel marzo 2021. Il 15 ottobre 2021 è stato condannato all’esito di abbreviato alla pena di 3 anni ed 8 mesi uno degli amministratori delegati della Flash Road City, una delle società che organizzava il servizio delle flotte di riders per Uber Eats. L’imputato è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale di 10 mila euro in favore dei riders costituitisi come parti civili in giudizio e dovrà risarcire anche 20 mila euro alla CGIL, anch’essa costituitasi parte civile (https://www.lapresse.it/ultima-ora/2021/10/15/caporalato-gup-milano-condanna-manager-a-pagare-440mila-euro-ai-rider/) (Ottobre 2021).
  • Maxi operazione della GdF di Gorgonzola nei confronti di un’azienda agricola a Cassina de’ Pecchi, nel cui ambito sono state denunciate per sfruttamento lavorativo 7 persone (2 amministratori, 2 due sorveglianti, 2 impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga). All’interno dell’azienda, nota per aver ottenuto nel 2013 l’“Oscar Green”, venivano impiegati nella raccolta di fragole un centinaio di lavoratori di nazionalità extra europea, tutti con regolare contratto, per 9 ore al giorno, a 4,50 euro l’ora, sotto costanti vessazioni e minacce di licenziamento e privi dei presidi imposti dalla normativa anti-covid. I beni dell’azienda sono stati sottoposti a sequestro, per un valore totale di 7,5 milioni di euro, e l’azienda è stata sottoposta a controllo giudiziario. (https://primalamartesana.it/cronaca/caporalato-in-martesana-cento-lavoratori-nei-campi-9-ore-al-giorno-per-45-euro-allora-interviene-la-finanza/) (Agosto 2020);
  • Procedimento a carico del titolare dell'azienda florovivaistica 'Vivai Zazzera' di Inveruno, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nei confronti di oltre 100 dipendenti del vivaio, assunti con contratti per prestazioni occasionali, ma impiegati come lavoratori subordinati, per oltre 9 ore al giorno e in assenza di pause, riposi settimanali e ferie retribuite, per 3 euro l’ora (contro i 13 euro figuranti nel contratto). I lavoratori venivano reclutati per un periodo di prova di 20 giorni, senza pattuizione di alcun compenso od orario, a cui seguiva l’instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato formalmente inquadrato nella categoria del contratto di lavoro con prestazioni occasionali. I lavoratori, perlopiù giovani stranieri di provenienza extracomunitaria, erano costretti a lavorare in un clima di terrore, in quanto vessati e maltrattati dal titolare, anche fisicamente, sotto la continua sorveglianza di telecamere a circuito chiuso installate in tutta l’azienda. Nei confronti del titolare è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre nei confronti di una dipendente amministrativa l’obbligo di firma. L’azienda è stata sottoposta a controllo giudiziario (https://www.legnanonews.com/aree-geografiche/alto_milanese/2021/02/23/caporalato-a-inveruno-lavoratori-di-un-vivaio-pagati-3-euro-allora/971384/) (Febbraio 2021);
  • Operazione “Mantide”: la filiale italiana del colosso della logistica DHL, la società DHL Supply Chain Italy spa, è stata accusata di essere al centro di un sistema di “caporalato della logistica” in Lombardia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti della Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate di Milano, la società per reperire manodopera si sarebbe avvalsa di una “società filtro”, ossia del Consorzio Industria dei Servizi, cui facevano capo a sua volta 23 società cooperative, c.d. società serbatoio di manodopera, che in realtà erano finte cooperative che trasferivano la manodopera dall’una all’altra e omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva nonché degli oneri di natura previdenziale. Un sistema di fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi che in realtà celavano la mera somministrazione di manodopera. Le cooperative assumevano formalmente i lavoratori della logistica (oltre 1500 dal 2016 al 2019) ed emettevano fatture false a vantaggio della Dhl, grazie alle quali quest’ultima avrebbe abbattuto i propri costi. Il Pm titolare del procedimento, dott. Paolo Storari, ha chiesto e ottenuto d’urgenza il sequestro preventivo di 20 milioni di euro a carico della DHL. Si procede penalmente nei confronti dell’azienda per responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai vertici nell’interesse aziendale ex d.lgs. 231/2001, oltre a sfruttamento di manodopera e frode fiscale. (Giugno 2021) (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/07/frode-sulliva-e-mancati-contribuiti-pm-ordina-sequestro-durgenza-di-20-milioni-a-carico-di-dhl-supply-chain-italy/6222360/). Chiesta l’archiviazione dalla Procura, dopo l’assunzione dei 1500 dipendenti da parte della DHL, per un totale di dieci milioni di euro, oltre al pagamento delle imposte evase e dei relativi interessi e sanzioni. (Novembre 2022) (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/24/dhl-dopo-linchiesta-quasi-1500-lavoratori-assunti-la-procura-di-milano-chiede-larchiviazione/6884439/);
  • Procedimento per sfruttamento del lavoro e di occupazione di manodopera clandestina ex art. 22, co. 12 TUI a carico del titolare di un laboratorio di pelletteria abusivo dove venivano impiegati 20 lavoratori cinesi, alcuni dei quali clandestini, costretti a lavorare prodotti poi destinati al mercato del lusso. Nello stabilimento si è riscontrata l’assenza delle più elementari norme sulla sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro, anche se non è stato possibile ricostruire orari di lavoro e paghe, in quanto i lavoratori non hanno rilasciato dichiarazioni. All’atto di accesso è stato anche trovato, nello stabilimento, un neonato e, al piano superiore, sono stati individuati spazi trasformati in camere da letto (https://www.milanotoday.it/cronaca/fabbrica-vestiti-buccinasco.html) (Luglio 2021);
  • Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecco ha scoperto un sistema illecito di somministrazione di manodopera a basso costo con mansioni di logistica nel settore ortofrutticolo, realizzato tramite cooperative e consorzi di lavoratori, cui il principale cliente era un’importante azienda del settore, la Spreafico. Nel procedimento per caporalato e frode fiscale, le indagini sono partite a seguito delle proteste dei lavoratori, tutti di origine straniera, che lamentavano il mancato rispetto, da parte dei datori, l’adeguamento economico del contratto dei lavoratori alle mansioni realmente svolte, vittime anche di intimidazioni da parte dei datori affinché tacessero sulle proprie condizioni lavorative. La Procura ha eseguito l’amministrazione giudiziaria per la durata di un anno, per la Spreafico spa, oltre al sequestro di circa 6 milioni di euro (https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/21_ottobre_08/caporalato-commissariato-colosso-dell-ortofrutta-spreafico-sequestro-6-milioni-euro-ac73d298-2818-11ec-8a6d-f17b9efd9487.shtml) (Ottobre 2021);
  • Nell'ambito delle Task Force Multiagenzia “A.L.T. CAPORALATO!”, l'Ispettorato Nazionale del lavoro ha sottoposto a controllo uno stabilimento di assemblaggio di espositori a Settala, in cui sono state rinvenute 22 lavoratrici straniere, le quali prestavano attività lavorativa in condizioni di igiene e sicurezza precarie, con orari di lavoro non conformi ai contratti di lavoro. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento penale a carico dei titolari dell’azienda (https://www.ispettorato.gov.it/2021/09/24/ispettorato-del-lavoro-di-milano-lodi-task-force-alt-caporalato/) (Settembre 2021);
  • Nell’ambito della medesima operazione multiagenzia di cui sopra, in un panificio a Opera sono stati rinvenuti 5 lavoratori extracomunitari, in condizione di soggezione psicologica e fisica al datore di lavoro (un cittadino siriano,) sottopagati e retribuiti tramite un sistema non tracciato. Non è chiaro se si proceda penalmente (https://www.ispettorato.gov.it/2021/09/24/ispettorato-del-lavoro-di-milano-lodi-task-force-alt-caporalato/) (Settembre 2021);
  • La Shenker Italiana Spa, società italiana controllata di Db Schenker, parte del gruppo tedesco Deutsche Bahn, e l’Aldieri Spa sono state poste in amministrazione giudiziaria dal Tribunale di Milano per il rischio di infiltrazioni mafiose. Secondo gli inquirenti la società avrebbe concesso appalti ad ad aziende di trasporto riconducibili a Nicola Bevilacqua, già condannato per associazione mafiosa ed estorsione, tramite cui somministrava manodopera in condizioni di sfruttamento. L’indagine sarebbe partita dal ritrovamento di 30 kg di cocaina su un camion dell’azienda di Bevilacqua in servizio per Db Schenker nel porto di Dover. Le società non risultano tuttavia indagate direttamente e non è chiaro se sia stato aperto un procedimento per sfruttamento della manodopera. (https://www.aircargoitaly.com/disposta-lamministrazione-giudiziaria-per-schenker-italiana/) (Maggio 2022);
  • Procedimento penale a carico di due colossi della logistica, Bartolini e Geodis, accusate di frode fiscale e compensazione di crediti inesistenti, per essersi servite di “serbatori di manodopera” messi a disposizione da società intermediarie che celavano la somministrazione di manodopera. Le indagini della Guardia di Finanza di Milano, coordinate dal Procuratore dott. Paolo Storari, hanno ricostruito la filiera della manodopera accertando che i rapporti di lavoro con le società committenti sono stati in alcuni casi schermati da società filtro che hanno utilizzato diverse società cooperative (società “serbatoio”), mentre in altri casi sono stati intrattenuti direttamente con quest’ultime che, facendo capo a un’unica regia, si sono avvicendate nel tempo, trasferendo la manodopera dall’una all’altra. É stato disposto dal Gip il sequestro preventivo di 102 milioni di euro nei confronti delle due società, di cui 21 milioni nei confronti del titolare di alcune società intermediarie coinvolte nel meccanismo di somministrazione della manodopera. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/14/serbatoi-di-manodopera-per-le-societa-di-logistica-sequestrati-102-milioni-a-brt-e-geodis-lindagine-della-procura-di-milano/6905174/) (Dicembre 2022). Nel Gennaio 2023 la Procura ha eseguito un secondo sequestro, di 24,4 milioni per il reato di caporalato, inizialmente non contestato tra i capi d’indagine (http://www.imprese-lavoro.com/2023/01/29/bartolini-le-accuse-di-caporalato-e-sfruttamento/).
  • La Guardia di Finanza di Milano ha eseguito il sequestro preventivo di circa 21 milioni di euro nei confronti del Consorzio Industria dei Servizi, operante nel settore della logistica, già coinvolto nel caso della DHL del 2021. Secondo gli inquirenti, il Consorzio si sarebbe interfacciato con la DHL e altre finte cooperative per un giro di presunte false fatture per operazioni inesistenti di oltre 193 milioni di euro. (https://www.ilcorrieredelgiorno.it/gdf-milano-frode-fiscale-nel-settore-della-logistica-sequestrati-21milioni-di-euro/) (Febbraio 2023);
  • Dopo la Servizi Fiduciari Soc. Coop, società del gruppo della Sicuritalia, e la Vedetta 2 Mondialpol, la Procura di Milano ha disposto in via d'urgenza il controllo giudiziario di Cosmopol spa, istituto di vigilanza privata con oltre 3mila dipendenti. Le indagini, coordinate sempre da Paolo Storari, procedono per 603-bis cp (https://www.savip.it/stampa/curiosita/item/5050-milano-sfruttamento-lavoro-controllo-giudiziario-anche-per-cosmopol.html) (Agosto 2023);
  • La Procura ha aperto un procedimento per il reato ex art. 603-bis cp a carico della All System, una società di vigilanza privata biellese, nei cui confronti è stata attuata la misura cautelare del controllo giudiziario. Secondo gli inquirenti, coordinati dal pm Paolo Storari, i vigilantes percepirebbero una retribuzione tra i 5,3 e 6,9 euro l’ora, a fronte di turni lavorativi di 10 ore al giorno, senza poter interrompere il servizio per effettuare una pausa pranzo o per espletare i bisogni fisiologici. I lavoratori sarebbero stati minacciati a fronte della richiesta di una retribuzione superiore. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/31/caporalato-commissariata-azienda-di-vigilanza-che-lavorava-pure-per-il-tribunale-di-milano-paghe-anche-da-5-euro-lora/7338980/) (Ottobre 2023);
  • Un maxi sequestro per frode fiscale di 86 milioni e 400 mila euro emesso dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano ai danni a carico di Ups Italia. Lo schema contestato sarebbe lo stesso dei casi Ceva Logistics, Brt-Bartolini, Geodis, Dhl, Gls, ossia che i rapporti di lavoro con l’azienda venivano “schermati” da società filtro che a loro si volta si rivolgevano a cooperative “serbatoio”, che omettevano sistematicamente il versamento dell’Iva o dei contributi previdenziali dei lavoratori. Iscritti nel registro degli indagati i 3 rappresentanti legali di Ups che si sono succeduti dal 2017 al 2022 per somministrazione illecita di manodopera per un ammontare di 480 milioni di euro oltre a 86 milioni di Iva – attraverso la stipula di contratti fittizi e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. (https://milano.repubblica.it/cronaca/2023/12/14/news/ups_caporalato_sequestro-421656659/) (Dicembre 2023);
MONZA SI
  • Procedimento a carico di 3 uomini di origine rumena per 603-bis c.p., per aver reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento 13 connazionali, tra cui 4 minorenni, nelle attività di raccolta, smaltimento, assemblaggio, recupero e rivendita di pallet, all’interno di un terreno agricolo occupato abusivamente sito ad Usmate Velate. Le indagini sono partite grazie alla denuncia di due lavoratori, che hanno raccontato di essere stati reclutati in Romania per poi essere costretti a lavorare senza alcun corrispettivo e per turni massacranti, sotto continue violenze fisiche e minacce. I tre soggetti sono stati arrestati e sottoposti alla custodia cautelare in carcere. Sono state contestate sanzioni amministrative per 163.650 euro (https://www.bresciatoday.it/cronaca/monza-usmate-pellet-rumeni.html) (Novembre 2020);
  • Il titolare di un’azienda attiva nello stoccaggio di bancali di legno è stato denunciato per il reato di cui all’art. 22, co. 12 TUI e sfruttamento del lavoro, per aver impiegato “a nero” e in condizioni di sfruttamento cinque lavoratori irregolari sul territorio nazionale (quattro malesi e un cittadino del Togo) che alloggiavano - in condizioni di degrado - all’interno dello stesso capannone in cui lavoravano (https://primamonza.it/cronaca/sfruttamento-di-manodopera-clandestina-blitz-a-verano/) (Gennaio 2021);
  • Nell'ambito delle Task Force Multiagenzia “A.L.T. CAPORALATO!”, l'Ispettorato Nazionale del lavoro ha sottoposto a controllo un laboratorio tessile di Giussano, in cui sono state accertate le posizioni irregolari di 7 lavoratori, di cui 4 privi di permesso di soggiorno, alloggiati all’interno del laboratorio in condizioni igienico-sanitarie precarie. Non è chiaro se sia stato aperto un relativo procedimento penale (https://www.ispettorato.gov.it/2021/09/24/ispettorato-del-lavoro-di-milano-lodi-task-force-alt-caporalato/) (Settembre 2021);
  • La Guardia di Finanza di Monza ha individuato 21 lavoratori impiegati senza contratto, di varie nazionalità (italiani, pakistani, albanesi, peruviani e ucraini) tra cui due lavoratori stranieri irregolari sul territorio (1 albanese e 1 peruviano), impiegati presso rinomati ristoranti di sushi, saloni di bellezza, officine e altri esercizi commerciali, a seguito di cui sono state sospese quattro attività imprenditoriali. Nei confronti dei titolari delle aziende in cui erano impiegati i lavoratori irregolari sul territorio è stato contestato il reato di sfruttamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI), mentre i lavoratori irregolari sono stati segnalati per l’espulsione (https://www.mbnews.it/2023/05/monza-guardia-di-finanza-lavoratori-nero/) (Maggio 2023);
PAVIA SI
  • Indagini nei confronti di 40 cooperative presenti nell’area logistica della Ceva Logistics di Stradella, nel corso delle quali è stata anche disposta amministrazione controllata ex art. 34 d.lvo 159/2011, della quale di recente la Procura ha chiesto ed ottenuto l’applicazione (https://www.ilsole24ore.com/art/fine-commissariamento-ceva-logistics-italia-ACneaoLB). I lavoratori venivano impiegati in condizioni difficilissime, costretti a spostare 10 mila libri per turni di 12 ore. Nello stabilimento, la produttività veniva valutata in base alle righe eseguite al giorno, dove per “righe” si intende il prelievo di due libri al minuto; per poter continuare a lavorare si dovevano eseguire almeno 130 righe al giorno. I lavoratori, inoltre, venivano impiegati con contratti a tempo determinato, di durata trimestrale, che venivano periodicamente rinnovati; gli straordinari non venivano retribuiti (https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/08/08/news/caporalato_pavia_operai_costretti_a_spostare_10mila_libri_a_turno-203683721/) (Agosto 2018);
  • Procedimento a carico di due caporali di nazionalità indiana che trasportavano in alcune aziende vitivinicole dell'Oltrepò Pavese lavoratori di origine africana, occasionalmente assunti da una cooperativa del Piacentino, da impiegare nella vendemmia. I lavoratori percepivano un compenso orario pari a 5 euro l’ora e ciascuno di loro era costretto a pagare 2 euro ai caporali per trasporto. Restano ancora da valutare le posizioni dei titolari delle aziende agricole presso le quali venivano accompagnati i lavoratori. (http://ticino.diocesi.pavia.it/pls/pavia/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=38141) (2018);
  • Indagati per sfruttamento lavorativo i tre amministratori di una cooperativa sociale che gestiva i trasporti sanitari e che negli ultimi sette anni avrebbe sfruttato 54 lavoratori, di fatto impiegati come dipendenti ma inquadrati come soci volontari. I lavoratori erano costretti ad orari massacranti (sono stati documentati numerosi episodi di doppi o tripli turni) e percepivano un salario irrisorio, senza godere di ferie o straordinari. (https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/lavcoratori-nero-denunciati-c76fdaef). La Guardia di Finanza di Pavia ha eseguito il sequestro di beni e conti correnti per 440 mila euro (https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_dicembre_15/pavia-caporalato-trasporti-ambulanza-scatta-sequestro-400-mila-euro-27a5ec32-3ebb-11eb-9172-c7bb2a56a969.shtml) (Marzo 2020);
  • Procedimento a carico di una coppia di coniugi, titolari di un’impresa del settore l’assemblaggio di materiale plastico del territorio di Giussago, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, utilizzo di beni immobili adibiti abusivamente ad attività produttive ed inottemperanza della normativa inerente la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tra i dipendenti era stata impiegata a nero una persona disabile. Alla coppia sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 25.000 euro, oltre alla sospensione dell’attività e il sequestro dei locali (https://primapavia.it/cronaca/caporalato-e-sfruttamento-del-lavoro-a-giussago-coniugi-65enni-denunciati-attivita-sospesa/) (Luglio 2020);
  • Da accessi ispettivi nelle aziende del territorio di Oltrepò Pavese, l’ITL di Pavia ha denunciato per il reato di cui all’art. 603-bis c.p. il presidente di una cooperativa e l’autista che si occupavano di reclutare e impiegare richiedenti asilo come braccianti presso le aziende agricole del territorio, senza contratto, pagandoli meno di 6 euro per 13 ore giornaliere (https://www.ispettorato.gov.it/2020/10/05/itl-pavia-caporalato-tra-le-vigne-due-denunciati/) (Ottobre 2020);
  • Nell’ambito della medesima attività di controllo dell’ITL di Pavia, sono emerse irregolarità per la violazione del T.U. sulla sicurezza sul lavoro in altre tre aziende agricole del territorio, in cui erano impiegati in totale 33 lavoratori, di cui 9 senza contratto, ed 1 di minore età. Sono state contestate sanzioni amministrative per circa 31mila euro. Non è chiaro se sia proceduto anche per sfruttamento lavorativo (https://www.ispettorato.gov.it/2020/10/05/itl-pavia-caporalato-tra-le-vigne-due-denunciati/) (Ottobre 2020);
  • La Guardia di Finanza di Pavia ha eseguito 5 arresti nei confronti degli amministratori di fatto, prestanome e dipendenti di una cooperativa che operava nel settore dei trasporti sanitari affidataria di appalti pubblici in tutta Italia. Le accuse vanno da associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture e intermediazione illecita di manodopera. Nei confronti di tre indagati è stata eseguita la misura cautelare della custodia in carcere, mentre nei confronti degli altri due è stata eseguita quella degli arresti domiciliari (https://www.lastampa.it/cronaca/2022/09/14/news/appalti_truccati_e_caporalato_cinque_arresti_a_pavia-8667387/) (Settembre 2022);
  • La GdF di Pavia ha proceduto all’arresto di tre amministratori di tre ditte individuali operanti nel settore calzaturiero in Lomellina, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera. Nei tre opifici nella zona di Vigevano, i caporali, di origine cinese, costringevano i dipendenti, anch’essi di nazionalità cinese, a lavorare giorno e notte 7 giorni su 7 con turni dalle 10 alle 15 ore, senza pause e senza giorni di riposo. E’ emerso che i lavoratori erano costretti a vivere all'interno degli stessi opifici in cui lavoravano in condizioni igienico-sanitarie precarie, senza letti adeguati e con compensi irrisori (https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2022/10/11/operai-7-giorni-su-7-con-turni-di-15-ore-tre-arresti_93628168-55a2-478f-b93a-7160a941e65a.html) (Ottobre 2022);
SONDRIO NO
  • Aggirare le regole che limitano a un massimo di 90 giorni all’anno l’impiego in Ticino dei ‘lavoratori distaccati esteri’ e che ne fissano la paga in base al Contratto collettivo di lavoro dell’edilizia. È su questo piano che s’inserisce l’inchiesta penale avviata dalla Procura di Sondrio per usura e caporalato nei confronti dei vertici italiani di una ditta attiva nella posa di armature in ferro per conto di imprese edili ticinesi in regime di subappalto. Le indagini riguardano pure alcune agenzie interinali e di collocamento, anche se in questo caso non è chiaro se sia stato contestato art. 603 bis c.p. (https://www.tio.ch/ticino/cronaca/1174130/usura-e-caporalato-nel-moesano-la-denuncia-arriva-da-unia) (Novembre 2017);
  • In Valtellina emergono notizie sul mercato nero delle badanti, reclutate anche per passaparola. Non sono specificate altre notizie di penale rilevanza, solo si denuncia l’esistenza del fenomeno (https://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/badanti-1336d6a5) (Marzo 2019);
VARESE NO
  • Operazione “Bada-bene”: indagate nove persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’intermediazione illecita del lavoro.
    All’origine delle indagini c’è la denuncia di una badante che segnalava problemi di salute e una situazione di sfruttamento; è emerso che numerose donne, reclutate in Est Europa, in Russia, in Ucraina e in Bielorussia, venivano trasportate in Italia e inserite nei circuiti lavorativi come badanti in nero. L’organizzazione si occupava anche della parte logistica, fornendo alle aspiranti badanti un alloggio provvisorio dietro un compenso di 600 euro percepito sotto forma di iscrizione all’associazione, per statuto senza scopo di lucro (https://archivio.varese-press.it/2019/04/varese-operazione-badabene-9-arresti/) (Agosto 2019);
  • Procedimento a carico del presidente della Onlus Medical Air per truffa aggravata ai danni dello stato e caporalato, per aver impiegato lavoratori dipendenti (al posto di volontari) in condizioni di sfruttamento, nel trasporto in ambulanza di pazienti in dialisi negli ospedali del territorio (https://www.prealpina.it/pages/caporalato-aiutiamo-il-prossimo-248425.html) (Maggio 2021);
  • Nell'ambito dell’attività di controllo e vigilanza nel settore agricolo, gli Ispettori del lavoro e il NIL hanno accertato l'occupazione irregolare di 2 operai di nazionalità indiana, di cui uno irregolare sul territorio nazionale, presso un'azienda agricola del territorio, dove venivano impiegati con turni massacranti (dall’alba al tramonto), sottopagati e costretti a dormire in prossimità dei campi di lavoro, in tuguri insalubri. Si procede nei confronti del titolare dell’azienda per i reati di sfruttamento lavorativo e intermediazione illecita (603-bis cp) e di occupazione di manodopera clandestina (art. 22 TUI), oltre alla comminazione di sanzioni amministrative per oltre 38.000 euro (https://www.ispettorato.gov.it/2021/09/17/itl-varese-lotta-al-caporalato-in-agricoltura/) (Settembre 2021);
TRENTINO ALTO ADIGE
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
BOLZANO SI
  • Procedimento a carico di un cittadino indiano, titolare di una impresa individuale di Vicenza, che avrebbe impiegato 82 lavoratori stranieri di nazionalità indiana e pakistana nella distribuzione di volantini in bicicletta in alcune zone della provincia di Trento e Bolzano. Le vittime lavoravano fino a 15 ore al giorno, spesso anche durante i giorni festivi, in cambio di un salario giornaliero tra i 30 e i 50 euro, per una paga oraria che oscillava tra i 2 e i 4 euro all'ora e venivano sottoposti a continua sorveglianza tramite monitoraggio gps (https://www.ansa.it/trentino/notizie/2019/06/27/gdf-scopre-caporalato-in-bassa-atesina_f0c7ec66-71ed-44fd-b3b7-619efb21ffca.html) (Giungo 2019);
  • Procedimento a carico di due imprenditori titolari di un’azienda agricola di Laives per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nei confronti di 5 lavoratori, di nazionalità bulgara, impiegati come braccianti nella potatura dei meleti e nella raccolta di mele. A questi non erano stati forniti dispositivi atti a prevenire infortuni (indossavano scarpe da ginnastica ed erano sprovvisti di guanti anti-taglio) e non potevano usufruire dei servizi igienici durante l’orario lavorativo, dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio. Inoltre, erano alloggiati in seminterrati in condizioni igienico-sanitarie precarie. Ai due imprenditori sono state contestate anche violazioni del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (https://www.gazzettadellevalli.it/cronaca/caporalato-e-lavoro-nero-due-denunciati-dai-carabinieri-in-alto-adige-293220/) (Ottobre 2020);
  • A seguito delle indagini della Guardia di Finanza, è stato avviato un procedimento per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di tre persone, di nazionalità indiana – madre e due figli –, titolari di un’impresa edile con sede a Merano, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 20 operai stranieri connazionali, tra cui alcuni irregolari sul territorio. Il Gip ha disposto l’amministrazione giudiziaria dell’impresa (https://www.ladige.it/territori/alto-adige-s%C3%BCdtirol/2023/01/16/una-decina-di-operai-edili-irregolari-e-sfruttati-senza-contratto-sotto-accusa-a-bolzano-tre-cittadini-indiani-1.3403050) (Gennaio 2023);
ROVERETO SI
  • A seguito di alcuni controlli da parte dell’ITL, si procede penalmente nei confronti di due uomini, il titolare di una ditta e il rispettivo caporale, di origine pakistana, per il reato di cui all’art. 603-bis cp. Dalle indagini è emerso un quadro di sfruttamento particolarmente grave: i lavoratori erano costretti a lavorare in turni di addirittura 27 ore senza poter usufruire di alcun riposo nell’arco della giornata (https://www.ildolomiti.it/cronaca/2023/costretti-a-lavorare-in-nero-fino-a-27-ore-con-una-paga-oraria-di-4-euro-due-persone-condannate-per-sfruttamento) (2017). Nel 2023 il procedimento si stato definito con la condanna di entrambi in primo grado, confermata in Appello, a 1 anni e 10 mesi.
  • Operazione “Giardino orientale”: arrestati il socio e il titolare di una società che gestisce un ristorante in franchising, con l’accusa di sfruttamento ed estorsione in danno di 12 lavoratori pakistani, tutti regolari sul territorio e in larga parte richiedenti asilo, costretti a lavorare in condizioni pesantissime, senza diritto a riposo e ferie e costretti a restituire parte dello stipendio che gli veniva corrisposto a partire dal 2018, data in cui la corresponsione del salario avveniva tramite accredito su conto corrente. I lavoratori venivano avvicinati attraverso il passaparola e assunti con contratti a tempo determinato per 40 ore settimanali. All’atto di assunzione, inoltre, veniva loro fatto firmare un foglio in bianco e minacciati che su tali fogli avrebbero potuto essere scritte dichiarazioni attestanti le loro dimissioni o richieste di aspettativa non retribuita. Le vittime vivevano stipate in un appartamento affittato dallo stesso proprietario in condizioni precarie. Si procede per estorsione e sfruttamento lavorativo e sono stati sottoposti a sequestro preventivo conti correnti, titoli ed altri beni per un valore pari a circa 310 mila euro (https://www.lavocedeltrentino.it/2019/05/22/caporalato-riva-del-garda-sequestrati-300-mila-euro-ai-titolari-di-sushiko/ e segnalazione della Procura) (Maggio 2019);
  • Arrestate otto persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento di manodopera clandestina. Le vittime erano circa 40 lavoratori marocchini, reclutati in Marocco e trasportati in Italia per una somma dai 3mila ai 5mila euro, che in parte serviva per remunerare gli organizzatori. Una volta giunti in Italia, i lavoratori venivano segnalati all’Ufficio del lavoro di Trento ed alloggiati in due appartamenti di Rovereto. Una volta divenuti clandestini in seguito alla scadenza del visto, venivano impiegati nella raccolta delle mele per 2 o 3 euro l’ora. Il loro essere irregolari costituiva la principale forma di ricatto (http://temi.repubblica.it/metropoli-online/sfruttamento-arresti-dal-trentino-alla-sicilia/) (Senza data certa).
  • Durante un blitz della Guardia di Finanza di Rovereto è stato individuato un cittadino tunisino, regolare sul territorio, impiegato per circa 200 euro al mese senza contratto (ma con la promessa di essere assunto) all’interno di un capannone, di notte come sorvegliante notturno e di giorno come muratore e giardiniere. Il lavoratore era costretto a dormire su un materasso all’interno dello stesso stabile. Al titolare dell’immobile sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 43.000 euro. Non è chiaro se si proceda anche per 603-bis c.p. (https://www.ildolomiti.it/cronaca/2020/lavoro-nero-blitz-in-una-ditta-di-rovereto-per-mesi-ho-dormito-in-un-capannone-mi-sono-sentito-sfruttato-e-umiliato) (2020);
TRENTO SI
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola di Cles in Val di Non, per il reato di cui all’art. 603-bis c.p., per aver impiegato 8 persone, di origine africana, nella raccolta delle mele, in condizioni di sfruttamento. I lavoratori erano stati assunti con un contratto di lavoro apparentemente regolare, che tuttavia veniva sistematicamente disatteso, sia come orario (venivano registrate 6 ore al posto delle 9 effettivamente lavorate) sia come retribuzione. Uno di loro ha riferito all’autorità giudiziaria un episodio di violenza privata, in cui l’imprenditore gli avrebbe lanciato addosso delle mele mentre era sulla scala a raccogliere i frutti, provocandogli una caduta. Inoltre, i lavoratori erano alloggiati all’interno di un garage, senza riscaldamento e in condizioni igienico-sanitarie precarie. L’imprenditore è stato contravvenzionato per 4.000 euro per non aver assicurato due lavoratori (https://www.ildolomiti.it/cronaca/2020/raccolta-mele-un-imprenditore-denunciato-per-sfruttamento-del-lavoro-8-braccianti-costretti-a-dormire-in-un-garage-senza-riscaldamento) (2020);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di due cittadini pakistani per i reati di truffa ed estorsione, nei confronti di una decina di connazionali impiegati come braccianti nel territorio di Aldeno. Agli stessi sub-affittavano a prezzi esorbitanti la loro abitazione, vessandoli e minacciandoli di sottostare alle loro condizioni per non perdere il lavoro. Il procedimento ha preso avvio dalla denuncia di alcuni esponenti della comunità pakistana (https://www.lavocedeltrentino.it/2021/03/01/brutta-storia-di-caporalato-ad-aldeno-denunciati-due-pakistani/) (Marzo 2021);
  • Operazione “Chicken Collection”: indagine dell'Ispettorato del Lavoro di Vicenza e dei carabinieri di Rosà che ha portato all’arresto di un cittadino di nazionalità marocchina, che reclutava i suoi connazionali, privi di permesso di soggiorno, per poi sfruttarli in aziende agricole e allevamenti dislocate anche in Trentino, oltre che a Vicenza e Verona. I lavoratori erano costretti a lavorare sotto costante sorveglianza, senza avere accesso ai servizi igienici, nel fango, con turni estenuanti (fino a 15 ore consecutive), per appena 5 euro l’ora. Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia da parte di alcuni di loro. Non è chiaro se si proceda anche nei confronti dei titolari delle aziende presso cui la manodopera era impiegata (https://www.ildolomiti.it/cronaca/2022/caporalato-ridotti-in-schiavitu-e-costretti-a-lavorare-senza-servizi-igienici-nel-fango-con-turni-fino-a-15-ore-senza-riposo-il-dramma-nella-campagne-fra-trento-verona-e-vicenza) (Ottobre 2022);
VENETO
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
BELLUNO SI
  • Minore romeno impiegato, in condizioni di sfruttamento, nella pastorizia; procedimento a carico del caporale, anche lui romeno, ex art. 603 bis c.p., vecchia formulazione, caduto in prescrizione (https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2016/06/08/news/il-caporalato-sul-pastorello-e-andato-in-prescrizione-1.13630751) (Giugno 2016);
  • All’esito dei controlli dei Carabinieri dei NAS di Treviso e del NIL di Belluno è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale di un hotel-ristorante, in cui erano impiegati due lavoratori senza contratto. Il titolare della struttura dovrà rispondere per le violazioni previste nel Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, oltre che versare la somma di 15.000 a titolo di ammenda per le violazioni delle norme igieniche in materia di HACCP. Non è chiaro se si procede per l’art. 603-bis cp. (https://www.ilgazzettino.it/nordest/belluno/lavoratori_in_nero_sicurezza_igiene_chiuso_hotel_multa_da_15mila_euro_carabinieri_nas-7214219.html) (Febbraio 2023);
  • A seguito di alcuni controlli svolti dalla Guardia di Finanza di Belluno, sono state riscontrate alcune irregolarità rispetto all’assunzione e all’impiego di molti lavoratori stranieri, di origine pakistana, somministrati all’interno di alcuni esercizi commerciali della zona, in particolare tra Ponte nella Alpi e Limana, come scaffalisti. Le indagini hanno fatto emergere un rodato sistema di somministrazione irregolare tra due supermercati e due cooperative fornitrici di manodopera: i contratti tra le Cooperative e i supermercati erano regolari, mentre il rapporto tra le cooperative e i lavoratori erano irregolari o perché senza contratto (per circa 17 lavoratori) o perché la forma dell’assunzione (contratto a chiamata) non rispettava per 8 di loro le effettive modalità con cui la prestazione veniva svolta. Nei confronti delle attività imprenditoriali è stata disposta la sospensione amministrativa, Non è chiaro se si proceda penalmente (https://www.ilgazzettino.it/nordest/belluno/finanza_cooperative_immigrati_supermercati_lavoro_nero-7433382.html) (Maggio 2023);
PADOVA SI
  • Procedimento a carico di alcune cooperative che impiegavano, come magazzinieri, numerosi lavoratori in condizioni di sfruttamento, tutti assunti con contratto, ma con stipendi molto bassi e per un numero di ore inferiore rispetto a quello indicato in busta paga e contrario alla normativa di settore. Si è contestato art. 603 bis c.p. vecchia formulazione e alcuni degli indagati hanno patteggiato. Proprio in ragione della vecchia formulazione dell’art. 603 bis c.p. non si è potuto procedere anche nei confronti del committente (segnalazione della Procura) (2013);
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo, in cui si procede ex art. 603 bis c.p. vecchia formulazione, a carico del titolare di una cooperativa che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, numerosi lavoratori. (segnalazione della Procura) (2015);
  • Arrestati e rinviati a giudizio due imprenditori attivi nel settore agricolo, nonché un cittadino bengalese che si occupava del reclutamento delle vittime, che avrebbero impiegato decine di lavoratori, alcuni clandestini, in condizioni di grave sfruttamento lavorativo, mettendo anche a loro disposizione alloggi insalubri. I lavoratori erano formalmente dipendenti di società schermo, intestate a prestanome e create dal titolare della ditta; alcuni di loro hanno riferito di aver subito maltrattamenti ed umiliazioni (https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2019/01/24/news/caporalato-all-azienda-tresoldi-otto-indagati-a-rischio-processo-1.17686790) (Gennaio 2019);
  • Il NIL di Venezia ha compiuto alcuni accertamenti nei confronti del titolare di un’azienda agricola, nel corso dei quali è emerso che l’uomo avrebbe impiegato, in alcuni fondi siti tra Venezia, Padova, Rovigo, 5 braccianti marocchini, due dei quali irregolari, in condizioni di sfruttamento. I lavoratori venivano impiegati della potatura delle vigne, per 5 euro l’ora, senza riposo settimanale e senza ferie. Chi si ribellava veniva picchiato – sono stati registrati vari accessi al pronto soccorso – mentre altri, quando erano vittime di incidenti sul lavoro, dovevano continuare a lavorare, con fasciature ed ecchimosi. La Procura sta anche verificando eventuali profili di responsabilità a carico dei titolari dei terreni che si avvalevano del servizio di caporalato (https://www.veneziatoday.it/cronaca/caporalato-fondi-agricoli-venezia-padova-rovigo.html) (Maggio 2019);
  • Trenta ragazzi ospiti di varie cooperative della Bassa Padovana, richiedenti asilo dell’Africa centro occidentale, venivano reclutati da un cittadino marocchino e poi impiegati, in condizioni di sfruttamento, in varie aziende agricole del Veneto. In questo caso, la Procura, su sollecitazione dei difensori delle vittime, che si sono anche costituite parte civile nel procedimento penale, ha richiesto il rilascio di un permesso di soggiorno ex art. 22 TUI. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio (https://www.padovaoggi.it/cronaca/sfruttati-campi-caporale-denunciano-premiati-permesso-soggiorno-padova-31-luglio-2019.html) (Luglio 2019);
  • Il titolare di una ditta tessile, di nazionalità cinese, è stato denunciato per il reato di cui all’art. 12, co. 5 TUI, per aver impiegato senza contratto 12 connazionali, di cui 6 senza alcun documento, né permesso di soggiorno, all’interno della fabbrica di cui era titolare. Quattro dei lavoratori identificati nel corso dell’accesso erano muniti di regolare contratto. Molti di essi dormivano all’interno dello stabile, in parte adibito a dormitorio di fortuna. Lo stabile, già sottoposto a controllo e chiuso nel luglio 2020, è stato nuovamente sequestrato (https://www.padovaoggi.it/cronaca/zona-industriale-chiuso-capannone-laboratorio-sfruttati-stipati-cinesi-irregolari-padova-17-settembre-2020.html) (Settembre 2020);
  • Operazione “Miraggio”: 5 persone di nazionalità marocchina indagate per associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita ed allo sfruttamento lavorativo di 13 connazionali, di cui 2 senza permesso di soggiorno. I lavoratori erano reclutati da un’azienda agricola con sede a Rovigo, che per il reperimento di manodopera si avvaleva di 3 caporali, per poi essere impiegati a nero in varie aziende nel territorio di Padova, Venezia e Rovigo, con turni di oltre 10 ore al giorno, senza riposo né ferie, per 3 euro l’ora, sotto costante sorveglianza dei caporali che, molto spesso, rivolgevano loro violenze fisiche e verbali. Quattro dei cinque indagati sono stati attinti da misure cautelari personali (https://www.padovaoggi.it/cronaca/caporalato-sfruttamento-miraggio-campi-padova-venezia-12-febbraio-2020.html) (Febbraio 2020);
  • Procedimento che prende avvio dalla denuncia di alcuni lavoratori pakistani, veicolata dal sindacato, a carico dell’amministratore delegato e del direttore dell’area tecnica “Grafica Veneta s.p.a.”, nonché di alcuni caporali, tutti indagati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo. I denuncianti, alcuni lavoratori pakistani della ditta BM Services, che confezionava in appalto i libri, hanno riferito di lavorare tutti i giorni della settimana, per 12 ore consecutive, senza possibilità di fruire di ferie e riposo settimanale, sorvegliati a vista. Alcuni di loro vivevano, praticamente sotto sequestro, in due appartamenti vicini ai magazzini di Grafica Veneta. Dalle intercettazioni è emerso che i rappresentanti della stazione appaltante erano a conoscenza delle condizioni in cui i lavoratori venivano impiegati (https://www.rainews.it/tgr/veneto/articoli/2021/07/ven-Veneto-Trebaseleghe-Caporalato-alla-Grafica-Veneta-indagini-procura-di-Padova-intercettati-i-due-manager-ci-siamo-fregati-da-soli-4c144ee5-98cc-4ba9-8492-dc8b2a2f9ddf.html) (Luglio 2021). I due manager hanno presentato richiesta di patteggiamento, dopo che la loro posizione era stata stralciata, proponendo anche un risarcimento di 200 mila euro in favore della comunità pakistana (https://www.ansa.it/veneto/notizie/2021/09/07/grafica-veneta-caporalato-manager-chiedono-patteggiamento_3638689e-0514-4ff6-b0b9-2ee43f903e4a.html);
  • Procedimento a carico di 15 persone, molti dei quali di nazionalità indiana, per il reato di associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro. L’indagine della Guardia di Finanza di Padova avrebbe individuato un'organizzazione, gestita da un uomo indiano, con ramificazioni in diverse città (Alessandria, Mantova, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Parma, Lecce, Bologna, Forlì-Cesena, Arezzo, Perugia), dedita al reclutamento e allo sfruttamento di numerosi lavoratori, principalmente connazionali ma anche bengalesi e pakistani. I lavoratori ottenevano un regolare permesso di soggiorno grazie all'assunzione presso cooperative di lavoro per la gestione di magazzini della grande distribuzione, principalmente nel nord Italia, ma anche in Toscana, Umbria e Puglia, dove erano sottoposti ad uno stretto controllo in tema di permessi, ferie e salari. Nei confronti di 7 indagati sono state eseguite misure cautelari personali, con contestuale sequestro preventivo di beni per oltre 750mila euro (https://www.ilpiccolo.net/2022/08/05/linchiesta-caporalato-parte-da-padova-e-arriva-ad-alessandria/) (Agosto 2022);
  • Procedimento ex art. 12 TUI a carico di un imprenditore cinese che impiegava connazionali, alcuni irregolari sul territorio, in un laboratorio tessile, adibito ad abitazione degli stessi, nella zona industriale di Loreggia. Dai controlli della polizia locale è emersa una situazione di sfruttamento ai danni dei lavoratori: il capannone era suddiviso in due parti, una adibita a laboratorio l’altra a dormitorio con tanto di cucina e mensa, con un solo bagno e senza finestre. Nonostante le evidenti condizioni di sfruttamento, nei confronti dei due lavoratori irregolari sono state avviate le procedure per l’espulsione, (https://reteveneta.medianordest.it/43925/loreggia-vivevano-nel-laboratorio-in-cui-lavoravano-denunciato-imprenditore-cinese/) (Dicembre 2022);
  • Il sindacato (ADLCOBAS) denuncia la presenza di gravi situazioni di sfruttamento all’interno del Mercato agroalimentare di Padova (Maap), che coinvolge numerosi lavoratori di origine bengalese impiegati da alcune cooperative che somministrano manodopera per alcune società grossiste all’interno del mercato. I lavoratori, tra i 20 e i 40 a seconda della stagione, sono impiegati come facchini e preparatori della frutta e verdura per il grossista hanno denunciato lo sfruttamento in cui vengono impiegati che si sostanzia nel pagamento di due caporali formalmente dipendenti della cooperativa Silver, la somma di 2500 euro per essere assunti, oltre ad altrettanti soldi per la trasformazione del contratto a tempo indeterminato, cui venivano sottratti ulteriori 200 euro ogni mese. I lavoratori sono inoltre vessati fisicamente e verbalmente durante lo svolgimento della prestazione e costretti a lavorare in turni di 14-15 ore al giorno, quasi sempre il sabato e ogni tanto anche la domenica, per un monte ore mensile che può arrivare anche a 280/300 ore: ore che non trovano alcuna corrispondenza nella busta paga, così come i periodi di ferie non sono mai stati retribuiti. Nei confronti di due presunti caporali, uno rumeno e uno bengalese, è stata eseguita la misura cautelare personale della detenzione in carcere, mentre per il legale rappresentante di una delle cooperative, italiano, è stato disposto l’obbligo di dimora: si procede per 603-bis cp. (https://adlcobas.it/privato/logistica/nuovo-caso-di-grave-sfruttamento-lavorativo-e-caporalato-a-padova/) (Ottobre 2023);
ROVIGO SI
  • Procedimento a carico di un caporale ex art. 603-bis cp, per aver reclutato circa trenta ragazzi richiedenti asilo reclutati presso i CAS in condizioni di sfruttamento, per svolgere attività lavorativa agricola in alcune aziende della Bassa Padana. Le vittime si sono costituite parte civile. (segnalazione della Procura) (2017);
  • Nel corso di alcuni accertamenti finalizzati all’emersione del lavoro sommerso, la GDF ha arrestato un uomo di origine campana per reati di estorsione, caporalato e indebito uso di carte di pagamento. L’indagato è socio e dipendente di una società a responsabilità limitata, con sede in Campania, ma operante in Polesine nel subappalto di lavori di cantieristica navale. Come rilevato anche dai funzionari dell'Ispettorato del lavoro, l'uomo sfruttava un lavoratore tramite minacce e intimidazioni, corresponsione di stipendi irrisori, impiego oltre l’orario previsto, senza riposo e ferie, assegnandolo a mansioni tecniche senza il rispetto delle necessarie misure di sicurezza (https://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/estorsione_caporalato-4557602.html) (Giugno 2019);
  • In seguito ad un’indagine degli Ispettori del lavoro di Rovigo a carico dei due titolari di un’azienda agricola di Ceregnano e di un caporale è emersa una situazione di grave sfruttamento lavorativo in danno di 5 stranieri reclutati presso un CAS locale. Le vittime, tutte impiegate senza contratto, lavoravano fino ad 11 ore al giorno e venivano pagati circa 200 – 250 euro mensili (https://www.rovigo.news/n/93991/2019-12-04/caporalato-li-reclutavano-nelle-strutture-di-accoglienza) (Febbraio 2020);
  • Sospesa l’attività di un’azienda ortofrutticola a Trecenta, in cui erano impiegati tre lavoratori cinesi privi di permesso di soggiorno nella raccolta di frutta e verdura, retribuiti solo per mezzo di vitto e alloggio e ingannati con la falsa promessa di una regolarizzazione. Il titolare dell’azienda è stato denunciato per i reati di cui agli artt. 603-bis cp. e 22 TUI. Sono stati denunciati per violazione della normativa sull’immigrazione anche i 3 lavoratori vittime di sfruttamento. (segnalazione delle associazioni sindacali) (Agosto 2021);
  • Procedimento a carico di un cittadino cinese, per 603-bis cp., accusato di aver interposto illecitamente 154 connazionali in cinque aziende del settore manifatturiero, impiegati nella confezione di abiti per importanti marchi del “Made in Italy”. I lavoratori erano stati assunti con contratti part.time (per soli 18 ore settimanali) ma erano impiegati in turni estenuanti, anche in orario notturno, costretti a lavorare anche in periodi registrati come ferie. I rapporti di lavoro venivano schermati da ditte “fantasma” che trasferivano i lavoratori dall'una all'altra impresa prima di cessare la propria attività, senza versare l'IVA né i contributi di natura previdenziale e assistenziale, per una frode di circa 8 milioni d’euro. Sono stati sequestrati preventivamente 5 immobili (di cui 3 capannoni industriali e 2 abitazioni), 3 autovetture, 53 mila euro detenuti sui conti correnti aziendali, le quote sociali della società stessa, ed è stata eseguita la confisca, anche per equivalente di circa 3 milioni d’euro (https://www.ilrestodelcarlino.it/padova/cronaca/lavoratori-cinesi-in-nero-nel-made-in-italy-04646fd6) (Settembre 2021);
  • Operazione “Terra Promessa”: i Carabinieri del NIL di Venezia e l’ITL di Padova, con la collaborazione della compagnia di Este, hanno deferito all’autorità giudiziaria un uomo, di nazionalità marocchina, con l’accusa di aver sfruttato 23 lavoratori stranieri, extracomunitari di origine africana, alcuni dei quali irregolari. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Rovigo. Nei confronti dell’uomo è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari. L'indagine è partita dalla denuncia di alcuni lavoratori sfruttati. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore di Rovigo Sabrina Duò (https://www.padovaoggi.it/cronaca/caporalato-arresto-indagine-terra-promessa-padova-31-maggio-2022.html) (Maggio 2022);
  • L’INL di Rovigo ha coordinato nell’area dell’Alto e Basso Polesine alcuni controlli in agricoltura nell’ambito del progetto europeo “Alt Caporalato Due!”, assieme ai Carabinieri del Nil, della Asl 5 Polesana e dei mediatori dell’O.I.M., a seguito dei quali sono stati deferiti all’A.G. due imprenditori agricoli per l’ipotesi di caporalato e sfruttamento della manodopera (603-bis cp) (https://www.rovigo.news/caporalato-denunciati-due-imprenditori-trovati-19-lavoratori-in-nero/) (Ottobre 2023);
TREVISO SI
  • Arrestato caporale di origine pakistana che aveva reclutato una ventina di connazionali, tutti richiedenti asilo, 12 dei quali senza contratto, da impiegare nelle campagne. L’uomo si occupava anche di fornire loro cibo e posti letto in un casolare fatiscente, per una paga mensile pari a 150 euro, ai quali si aggiungevano 4 euro al giorno per il trasporto. (https://www.trevisotoday.it/cronaca/sfruttamento-migranti-vigneti-difesa-pakistano-treviso-17-dicembre-2019.html) (Dicembre 2019). Nel 2020 l’indagato è stato rinviato a giudizio e il procedimento è stato definito in sede di abbreviato: nel corso delle dichiarazioni da lui rese egli ha riferito di essere, a sua volta, vittima di sfruttamento da parte di un altro soggetto, sempre di origine pakistana e di lavorare alle medesime condizioni dei braccianti che reclutava. (https://www.trevisotoday.it/cronaca/cessalto-caporalato-rivelazioni-secondo-uomo-9-luglio-2020.html);
  • Procedimento per violazione delle norme di sicurezza e salute sul lavoro e per avere impiegato manodopera non regolare sul territorio ex art. 22, co. 12 TUI a carico di un imprenditore cinese titolare di una ditta tessile di Montebelluna, denunciato per violazione delle norme di sicurezza e salute sul lavoro e per avere impiegato otto connazionali, di cui 2 irregolari sul territorio, senza contratto e senza il rispetto delle norme di sicurezza e igiene sul posto di lavoro. Una parte dell’immobile era stata trasformata in zona abitativa e di ricovero per gli operai (https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2020/05/29/news/treviso-lavoro-nero-e-sicurezza-zero-blitz-del-nas-nel-laboratorio-lager-denunciato-un-cinese-1.38904274) (Maggio 2020);
  • Operazione “Vigneti slegati” condotta dai carabinieri di Treviso e del Nucleo Tutela del Lavoro di Venezia, che ha portato all’arresto di 4 persone (due di origine pakistana, una spagnola e una italiana) per sfruttamento lavorativo, incendio aggravato e violenza privata tentata ai danni di 10 pakistani, tra cui anche dei minorenni. I lavoratori erano impiegati nella potatura e lavorazione dei vigneti della provincia. Erano costretti a lavorare sotto stretta sorveglianza per oltre 12 ore al giorno, senza essere pagati o con la corresponsione dei soli soldi necessari l’acquisto di beni di prima necessità; dovevano, inoltre, corrispondere tra i 100 e 200 euro per usufruire di alloggi fatiscenti (https://www.qdpnews.it/comuni/treviso/treviso-caporalato-nella-marca-quattro-arresti-il-consigliere-regionale-zanoni-si-indaghi-sulle-aziende/) (Maggio 2020). Il procedimento di primo grado si è concluso nel 2023 con la condanna di tutti gli imputati. (https://www.trevisotoday.it/cronaca/roncade-sfruttavano-manodopera-campi-processo-condanna-29-novembre-2023.html);
  • Procedimento ex art. 603-bis c.p. a carico di due cittadini pakistani, sottoposti a custodia cautelare in carcere, che avrebbero sfruttato numerosi loro connazionali reclutati tramite un’impresa agricola con sede legale a Cessalto, che li collocava presso varie aziende del territorio. In particolare, il titolare dell’azienda agricola si occupava dell’impiego dei lavoratori, mentre il suo connazionale di reclutamento, trasporto e sorveglianza delle vittime. I due indagati imponevano mensilmente ai lavoratori il pagamento di 100 euro a testa per un posto letto all’interno di dimore in stato di degrado e 50 per un pranzo misero (https://www.udinetoday.it/cronaca/caporalato-vigne-friuli-inchiesta.html) (Maggio 2021);
  • Procedimento a carico di un cittadino cinese, titolare di un’azienda tessile, per aver impiegato senza contratto tre lavoratori (un cinese e due ghanesi), e per illecita gestione di rifiuti, che ammontavano oltre a 7 tonnellate dentro e nei pressi dell’azienda. Durante l’ispezione sono state riscontrate diverse violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (https://www.trevisotoday.it/cronaca/castelfranco-laboratorio-cinese-26-marzo-2021.html) (Marzo 2021);
  • Nell'ambito delle Task Force Multiagenzia “A.L.T. CAPORALATO!”, l'Ispettorato Nazionale del lavoro di Treviso ha sottoposto a controllo 16 aziende nel settore della lavorazione delle carni, attive su tutto il territorio Trevigiano, di cui 9 sono state sanzionate e a vario titolo. Non chiaro, tuttavia, quali siano state le contestazioni effettuate alle aziende né se si proceda penalmente (https://www.ilrestodelcarlino.it/veneto/cronaca/caporalato-16-aziende-trevigiane-nel-mirino-dei-controlli-solo-5-erano-in-regola-qrivcpic) (Agosto 2021);
  • Dalla segnalazione del sindacato, emerge una situazione di grave sfruttamento in un’azienda agricola di Polesella, specializzata nella coltivazione di aglio. I lavoratori, giovanissimi tra 15 e 20 anni, tutti provenienti dal Pakistan e richiedenti asilo in Italia, venivano reclutati da loro connazionali, che promettevano loro un lavoro regolare e ben retribuito. Una volta giunti in Italia, invece la retribuzione era di circa 30 euro al giorno indipendentemente dal numero delle ore effettivamente lavorate che risultavano essere comunque oltre le 10 ore per circa tre euro l’ora, o anche meno, dal lunedì al sabato. Non è chiaro se si proceda penalmente (https://www.rovigo.news/caporalato-e-sfruttamento-in-agricoltura-adl-cobas-in-prefettura-a-rovigo/) (Giugno 2022);
  • La Guardia di Finanza di Treviso ha concluso un’operazione che ha consentito di sequestrare un laboratorio tessile, sito nel comune di Breda di Piave, gestito in condizioni di assoluto degrado e con diversi fattori di pericolo per la salute e la sicurezza dei lavoratori (ad esempio gli scarti tessili erano disseminati, circa 10 quintali, in ogni angolo dei locali aziendali, inclusi i locali caldaia e i servizi igienici). I dipendenti, stranieri come il loro datore di lavoro, sono stati rintracciati negli immobili immediatamente adiacenti, anch’essi tenuti in stato di degrado, circostanza che ha permesso di ipotizzare a carico del datore il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/caporalato_laboratorio_tessile_sequestro_breda_di_piave-6891037.html) (Agosto 2022);
  • A seguito di controlli della Guardia di Finanzia l’amministratore di un laboratorio tessile a Morgano, che lavorava per imprese locali, è stato denunciato per la violazione delle norme sulla prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro e per aver realizzato, all’esterno e all’interno dell’area produttiva, un deposito incontrollato di rifiuti speciali. Al momento dell’accesso ispettivo, i finanzieri hanno rinvenuto 30 metri cubi di scarti tessili sparsi in ogni angolo dei locali, i quali erano privi di sistemi di aerazione e di uscite di sicurezza, con tutte le finestre dell’opificio oscurate, in condizioni igienico-sanitarie precarie. Non è chiaro se si proceda anche per l’art. 603-bis cp (https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/laboratorio_tessile_sequestrato_2_6_milioni_evasi_discarica_treviso_guardia_di_finanza-7037318.html) (Novembre 2022);
  • Nel corso di alcuni controlli effettuati dai Carabinieri in un’azienda di calzature di Attivole, sono stati arrestate quattro persone, di nazionalità cinese, in flagranza di reato, che stavano svolgendo attività di sorveglianza e controllo nei confronti di due lavoratori di origini pakistane, assunti con contratto part-time. Al momento degli arresti, nell’azienda calzaturiera, c’era anche un altro lavoratore di origini cinesi, che – quel giorno – non stava svolgendo l’attività lavorativa. In totale, a seguito dell’operazione, le forze dell’ordine hanno identificato 19 lavoratori, di cui quattro assunti con procedure irregolari. Si procede per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis cp) e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI) (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/25/caporalato-cinque-arresti-a-treviso-operai-pagati-320-euro-lora-lavoravano-dieci-ore-al-giorno-senza-riposi-ne-ferie/6885678/) (Novembre 2022);
  • A Borso del Grappa, all’interno di un tomaificio, è stata arrestata per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bi cp) e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI) una donna di origini cinesi, sorpresa mentre svolgeva attività di sorveglianza e controllo nei confronti di 8 operai di origini pakistane, dei quali 6 assunti con contratto part-time e 2 irregolarmente presenti sul territorio nazionale. La sua attività imprenditoriale è stata sospesa (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/25/caporalato-cinque-arresti-a-treviso-operai-pagati-320-euro-lora-lavoravano-dieci-ore-al-giorno-senza-riposi-ne-ferie/6885678/) (Novembre 2022);
  • Ad Asolo, all’interno di un tomaificio e di un laboratorio tessile, sono stati denunciati 3 cittadini di origine cinese, due donne ed un uomo, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bi cp) e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI). I lavoratori, 3 operai pakistani e 2 cittadini cinesi, assunti con contratto part-time, venivano retribuiti con 3,20 euro a fronte di turni giornalieri di 10 ore, senza diritto ai periodi di riposo settimanale e di ferie, in ambienti di lavoro privi dei regolari requisiti di sicurezza e igiene, mettendo loro a disposizione alloggi in precarie condizioni igieniche, ricavati all’interno di locali dei due laboratori, dove davano ospitalità anche a una terza cittadina cinese, irregolare sul territorio nazionale. Applicato un provvedimento di sospensione di entrambe le attività imprenditoriali. Gli 11 cittadini pakistani sono stati portati in strutture protette (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/25/caporalato-cinque-arresti-a-treviso-operai-pagati-320-euro-lora-lavoravano-dieci-ore-al-giorno-senza-riposi-ne-ferie/6885678/) (Novembre 2022);
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di due cittadini cinesi, imprenditore e caporale, che operavano nel settore manifatturiero nel Comune di Villorba, con 4 aziende. I lavoratori, circa 50 impiegati nel confezionamento di capi di abbigliamento, alcuni senza contratto, lavoravano per più di 12 ore al giorno, con una sola pausa di 30 minuti per il pranzo, senza riposi settimanali né ferie, a fronte di un compenso di 40/50 euro al mese, quando corrisposto. Alcuni di questi alloggiavano in abitazioni fornite dai due indagati, in condizioni di estremo degrado igienico-sanitario. Eseguite le misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di entrambi (https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/sfruttamento_lavoratori_nero_degrado_cosa_e_successo_dove-7357633.html) (Aprile 2023);
VENEZIA SI
  • Condannata ex art. 603 bis c.p. una coppia bengalese, arrestata nel 2017, che gestiva un’azienda agricola con fondi a Chioggia e Cavarzere; la coppia impiegava 15 suoi connazionali nei campi anche per 12 ore al giorno, per 150 euro al mese e sedava eventuali richieste dei lavoratori con violenza o minaccia. Inizialmente la Procura aveva contestato la riduzione in condizioni di schiavitù che, però, il giudice di primo grado ha riqualificato ex art. 603 bis c.p. ritenendo configurato, per il periodo antecedente all’entrata in vigore della norma, unicamente il delitto di violenza privata. (https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2018/05/24/news/sfruttamento-del-lavoro-due-condanne-1.16879268) (2017)
  • Dopo la denuncia di alcune vittime, è indagato per sfruttamento lavorativo ed estorsione nei confronti di dieci lavoratori assunti con contratto il legale rappresentante di un’azienda (la Venice Group) che lavora in subappalto a Fincantieri. I lavoratori erano costretti a lavorare 250 ore al mese, senza giorni di riposo e ferie, per un compenso bassissimo, dietro minaccia di licenziamento, inoltre, l’indagato pretendeva che gli venisse stornato parte dello stipendio che corrispondeva. (Novembre 2018) (https://www.veneziatoday.it/cronaca/caporalato-marghera-bengalesi-arrestato.html). Il procedimento si inserisce nell’ambito di una vicenda più strutturata, in cui si procede non solo per sfruttamento, ma anche per corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti che coinvolge 19 imprese operanti nel settore della cantieristica navale, e 12 dirigenti e funzionari della Fincantieri che si avvalevano della manodopera straniera, regolarmente presente sul territorio ed assunta dalle 19 imprese in questione, impiegata nella realizzazione di navi da crociera (https://www.startmag.it/smartcity/fincantieri-magistratura-venezia-aziende-bono/). L’imprenditore, di nazionalità bengalese, è stato assolto perché il fatto non costituiva reato all’epoca dei fatti, commessi tra il 2004 ed il 2011 (https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2021/05/04/news/sfruttamento-nei-subappalti-fincantieri-ali-condannato-per-un-episodio-il-caporalato-non-era-reato-1.40231502);
  • Quindici dipendenti dello stabilimento Fincantieri a Porto Marghera (Venezia) risultano coinvolti nell'inchiesta della Procura della repubblica di Venezia sul presunto sfruttamento della manodopera straniera, attraverso società in subappalto all'interno dei cantieri (di cui sopra). Il sostituto procuratore Giorgio Gava ha depositato gli atti a conclusione delle indagini preliminari, riguardanti in tutto 32 persone, tra cui i titolari di 15 ditte subappaltatrici. (https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/11/16/caporalato-venezia-coinvolti-dipendenti-fincantieri_af6570d3-2cf5-4d98-8a32-22add30d40e4.html) (Novembre 2021). La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 32 persone con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nella costruzione delle navi (art. 603-bis cp) e di corruzione tra privati (per le somme di denaro e regali donati da imprese subappaltatrici), in quello che è stato definito come “sistema Fincantieri”, che sarebbe stato imposto dalla società nella costruzione delle navi. Tra questi una decina di funzionari Fincantieri che avrebbero ricevuto dei regali a Porto Marghera per assicurare il sistema che tollerava paghe da fame per lavoratori soprattutto asiatici. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/28/sfruttamento-del-lavoro-chiesto-il-processo-per-32-persone-tra-cui-15-dipendenti-di-fincantieri/6821178/);
  • Procedimento a carico di 14 persone, di nazionalità albanese, per sfruttamento lavorativo e frode fiscale nei confronti di 77 operai impiegati nei cantieri navali. I soggetti indagati gestivano 7 società, che avevano ricevuto commesse nella cantieristica navale, tramite cui utilizzavano manodopera straniera retribuita al di sotto dei livelli stabiliti dal CCNL per la categoria, con l’inserimento di voci fittizie nella busta paga (perchè mai erogate), realizzando frodi per oltre 6 milioni di euro. I lavoratori venivano retribuiti con il meccanismo della cd. “paga globale”, in virtù del quale il lavoratore verrebbe retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto collettivo, con una paga forfettaria, regolarizzata mediante la predisposizione di documentazione contabile solo formalmente regolare. Per imporre tali condizioni gli indagati minacciavano i lavoratori, extracomunitari, di licenziarli e di non poter ottenere la proroga del permesso di soggiorno. Nei confronti di 10 indagati sono state eseguite altrettante misure cautelari, di cui 4 arresti domiciliari e 6 divieti di dimora, ed è stato disposto sequestro preventivo di beni per oltre 1,3 milioni di euro (https://primavenezia.it/cronaca/operai-stranieri-sfruttati-e-ricattati-4-arresti-e-sequestro-milionario/) (Aprile 2021);
  • Procedimento per il reato di sfruttamento lavorativo (art. 603-bis cp) a carico di quattro persone che gestivano alcuni autolavaggi sul territorio, per sfruttamento lavorativo. I lavoratori erano impiegati seguendo turni massacranti, senza retribuzione degli straordinari, sotto minacce e continue sopraffazioni. Tutti gli indagati sono stati arrestati ed è stato eseguito il sequestro degli autolavaggi. (Marzo 2022) (https://www.lecodelsud.it/venezia-sequestro-di-beni-per-caporalato-negli-autolavaggi);
  • A seguito dei controlli della Guardia di Finanza su centinaia di attività economiche nel comparto della ristorazione, commercio e turistico, sono emerse una serie di irregolarità, tra cui 87 lavoratori impiegati senza contratto, per i quali sono stati sanzionati 44 datori di lavoro e sospese 13 attività. I controlli hanno interessato anche la provincia, dove sono stati individuati: 22 lavoratori in nero e verbalizzati 14 datori di lavoro, per utilizzo di manodopera non in regola (a Merano); 4 lavoratori irregolari e 29 assunti completamente in nero, tra cui 7 operai di diverse nazionalità - tunisina, marocchina ed egiziana - impegnati in un cantiere edile per la costruzione di una palazzina lungo il litorale per conto di una ditta sarda, formalmente priva di dipendenti e operante in forza di un subappalto mai formalizzato con la società committente, con un totale di 11 i datori di lavoro sanzionati (a Jesolo); a San Donà di Piave e Caorle, invece, multati 5 imprenditori per aver impiegato 8 lavoratori in nero e 3 irregolari. Disposto anche un provvedimento di chiusura dell'attività per un ristorante. Circa la metà dei dipendenti in nero o irregolari individuati sono italiani e comunitari, mentre la restante parte è di provenienza extracomunitaria, soprattutto di origine bengalese. Tra i casi segnalati, quello di un “buttafuori” privo dell'autorizzazione prefettizia ad esercitare l'attività o di una lavoratrice in nero, impiegata in un centro massaggi, senza permesso di soggiorno e raggiunta da un provvedimento di espulsione. Non è chiaro se alcuni dei datori sia stato deferito all’A.G. per profili penalmente sanzionabili (https://www.rainews.it/tgr/veneto/articoli/2023/07/controlli-della-guardia-di-finanza-di-venezia-scoperti-oltre-180-lavoratori-in-nero-95e39cda-43a7-45d7-ac1f-f2d7bc1c647c.html) (Luglio 2023);
VERONA SI
  • A partire da un incidente stradale verificatosi, del 2017, vicino a Ferrara, la GDF ha avviato un’indagine per sfruttamento lavorativo, corruzione, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello stato nei confronti del titolare di una cooperativa di Soave, di due funzionari dell’INPS e di un finanziere. Il mini van coinvolto nell’incidente, infatti, trasportava 12 lavoratori, tutti impiegati da cooperative agricole della zona; è quindi emerso un contesto di grave sfruttamento dove i lavoratori, di origine africana e italiana, venivano impiegati nei campi (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/09/caporalato-a-verona-6-arresti-anche-un-medico-legale-lindagine-dopo-lincidente-stradale-in-cui-mori-un-lavoratore/4549105/) (Agosto 2018);
  • Assolto, perché il fatto non sussiste, un imprenditore che gestiva una cooperativa attiva nel settore avicolo, che somministrava a terzi manodopera a basso costo da impiegare in allevamenti e coltivazioni. Le indagini hanno preso avvio da un incidente avvenuto nel tratto tra Bologna e Padova, che ha coinvolto un furgone con a bordo numerosi braccianti (https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2019/05/ven-Verona-Mohamed-el-Alami-assolto-dalla-accusa-di-caporalato-a3f799fa-4eeb-4fd9-899b-943d468e5079.html) (Maggio 2019);
  • Un uomo di origine magrebina, legale rappresentante di cinque società agricole operanti nel Veronese, è indagato per lo sfruttamento di un centinaio braccianti agricoli stranieri, alcuni dei quali suoi connazionali, tutti regolari sul territorio ed assunti con contratto. Lo sfruttamento era esercitato con modalità particolarmente insidiose come il ricorso a documenti di identità falsi o a documenti di identità veri ma di altri lavoratori. La Procura ha anche contestato illeciti fiscali e violazioni in materia di lavoro (https://www.veronasera.it/cronaca/caporalato-san-bonifacio-finanza-lavoratori-irregolari-11-febbraio-2019.html) (Febbraio 2019);
  • Operazione “Caporale”: indagine condotta dai carabinieri di Nogara, Villafranca e dal NIL di Verona, su segnalazione del responsabile del Cas di Nogara, che ha portato alla luce una Srl gestita da 2 persone (un uomo e una donna marocchini) tramite cui venivano reclutati richiedenti asilo dal CAS di Scaligero, da impiegare come braccianti nelle aziende agricole del territorio, in condizioni di sfruttamento. I lavoratori, di provenienza nordafricana, erano tenuti in uno stato di soggezione da parte di quattro persone (i “capi squadra”) che li reclutavano per impiegarli “a nero” con orari massacranti per 5 euro l’ora, sotto costanti minacce e vessazioni. Sono state eseguite 3 misure cautelari, di cui due misure cautelari detentive (l’uomo in custodia in carcere e la donna ai domiciliari), e un obbligo di dimora per uno dei 4 caporali. E’ stato disposto anche il sequestro preventivo della somma di 15mila euro, trovata nella disponibilità degli indagati. Si procede per i reati di associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro di cittadini extracomunitari ed estorsione, e favoreggiamento della loro permanenza illegale in Italia, oltre a quello di concorso in falsità materiale commessa da privato e di violazioni in materia antinfortunistica e sulla sicurezza sul lavoro (https://www.veronasera.it/cronaca/caporalato-arresti-verona-carabinieri-lavoro-nero-richiedenti-asilo-24-gennaio-2020.html e segnalazione della Procura) (Gennaio 2020);
  • Operazione “Polvere di stelle”: indagine interforze tra i Carabinieri del gruppo tutela del lavoro di Venezia e i CC di Verona e Vicenza. A seguito di alcuni controlli effettuati in aziende agricole nelle province di Vicenza, Verona e Padova, è stata individuata una cooperativa di Cologna Veneta che reclutava cittadini marocchini da impiegare nelle aziende del territorio in condizioni di sfruttamento e senza alcun contratto. I 48 lavoratori erano alloggiati in sistemazioni di fortuna, senza riscaldamento né energia elettrica, da dove venivano accompagnati in auto nelle aziende agricole, in cui lavoravano sotto sorveglianza per oltre 12 ore al giorno per circa 5 euro l’ora, senza il rispetto di alcuna norma di sicurezza, privati anche delle mascherine contro il contagio da Covid. Il reclutamento era gestito da tre persone (il titolare dell’azienda di nazionalità marocchina, un collaboratore albanese e una commercialista italiana), sottoposte a custodia cautelare (2 agli arresti domiciliari e 1 in carcere), cui sono stati contestati i reati di cui agli artt. 416 cp e 603-bis cp (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/25/caporalato-cittadini-marocchini-sfruttati-nei-campi-per-meno-di-5-euro-allora-tre-arresti-in-veneto/6015761/) (Novembre 2020). Si procede anche nei confronti di 9 imprenditori, titolari delle aziende in cui venivano impiegati i lavoratori. (https://www.larena.it/territorio-veronese/bassa/caporalato-il-nodo-degli-imprenditori-1.8423374);
  • Nell'ambito delle Task Force Multiagenzia “A.L.T. CAPORALATO!”, l'Ispettorato Nazionale del lavoro di diversi capoluoghi hanno sottoposto a controllo 8 aziende agricole e 21 imprese nel settore dell’autotrasporto e della logistica nella provincia di Verona. E’ stata sospesa l’attività di 3 aziende agricole per aver impiegato più del 20% dei propri lavoratori a nero, mentre nel settore logistico in 17 aziende sono state riscontrate irregolarità. Non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti degli imprenditori (https://www.larena.it/territorio-veronese/est/caporalato-17-ditte-logistiche-su-21-sono-irregolari-1.8839689) (Agosto 2021);
  • Presso Sommacampagna, è stata eseguita un’operazione investigativa condotta dai Carabinieri di Verona e Mantova e dal nucleo ispettorato del lavoro di Mantova allo scopo di accertare le condizioni lavorative dei dipendenti ivi impiegati. Dei 15 lavoratori solo 3 avevano un regolare contratto di lavoro e tra i lavoratori in nero è stata trovata una minorenne e due persone non in regola con il permesso di soggiorno. L'impresa, oltre che per l'impiego di lavoratori senza permesso di soggiorno, è stata sanzionata anche per non aver sottoposto i dipendenti a visite mediche e a corsi di formazione e per non aver inviato le dovute comunicazioni ai centri per l'impiego (con multe per un ammontare di 85 mila €). L'attività dell'azienda è stata inoltre sospesa per ragioni di sicurezza oltre che per l'impiego di manodopera in nero. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento penale a seguito di tali violazioni (https://www.veronasera.it/cronaca/lavoro-nero-caporalato-sommacampagna-25-agosto-2022.html) (Agosto 2022);
  • Nell’ambito di alcuni controlli della Guardia di Finanza, presso aziende agricole operanti nel territorio della Valpolicella e dell'est veronese, sono stati individuati 13 lavoratori impiegati senza contratti e 3 lavoratori irregolari sul territorio. E’ stata comminata una sanzione di circa 18 mila euro e, contestualmente, è stata avanzata al competente Ispettorato Territoriale del Lavoro la proposta di sospensione delle attività imprenditoriali, dato che la manodopera “in nero” è risultata superiore del 10 per cento di quella regolarmente impiegata. Non è chiaro se si sia proceduto penalmente nei confronti dei titolari delle aziende agricole (https://www.rainews.it/tgr/veneto/articoli/2022/10/verona-lavoro-nero-e-sfruttamento-della-manodopera-106-sanzionati-4d8fd0b1-6eec-4e5a-a236-4126e217cc15.html) (Ottobre 2022);
  • A seguito di alcuni controlli su strada effettuati dai Carabinieri durante la stagione di vendemmia, sono stati individuati 9 braccianti stranieri, senza permesso di soggiorno, contro i quali è stata attivata la procedura amministrativa per l’espulsione. Successivamente, in un’azienda vitivinicola in provincia di Verona sono stati individuati altri tre lavoratori stranieri irregolari, il cui titolare dell’azienda è stato denunciato per non aver redatto il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), mentre il titolare della cooperativa che forniva i lavoratori all’azienda è stato sanzionato, per l’ammontare complessivo di 21.000 euro, oltre alla sospensione di entrambe le attività. Non è chiaro se si sia proceduto penalmente (https://primadituttoverona.it/cronaca/lotta-al-caporalato-e-al-lavoro-in-nero-21mila-euro-di-multa-a-due-aziende-vitivinicole-veronesi/) (Settembre 2023);
VICENZA SI
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo, evasione fiscale e associazione per delinquere a carico di sette persone che, tramite società con sede a Trento, Vicenza, Verona, Milano avrebbero reclutato 41 lavoratori, soprattutto stranieri, impiegati nella provincia di Bolzano nella consegna di volantini “porta a porta”, per 13 ore al giorno, per uno stipendio mensile che andava dai 500 ai 700 euro. I lavoratori venivano trasportati sul luogo di lavoro tramite furgoni in pessime condizioni ed erano continuamente sorvegliati tramite sistemi gps (https://www.bellunopress.it/2018/05/04/caporalato-scoperti-41-lavoratori-in-nero-15-ore-al-giorno-per-500-700-euro-al-mese/) (Maggio 2018);
  • Presso due laboratori manifatturieri gestiti da cinesi, operanti nel settore delle lavorazioni per conto terzi di capi di abbigliamento, sono stati identificati otto lavoratori, tutti di nazionalità cinese ed impiegati senza contratto, alloggiati in locali all’interno degli stessi capannoni, retribuiti in maniera misera e costretti a lavorare per molte ore al giorno (https://www.ilgiornaledivicenza.it/territorio-vicentino/area-berica/lavoro-in-nero-e-caporalato-denunce-e-multe-1.7297904) (Aprile 2019);
  • Dal blitz di controlli effettuati dall’Ispettorato interregionale del lavoro con l’Arma dei Carabinieri sono emerse gravi irregolarità presso l’azienda agricola Decimo srl, con sede a Vicenza, ma attiva anche sul territorio bolognese e mantovano, deputata alla produzione e vendita di prodotti biologici. L’operazione interforze è stata sollecitata dalle segnalazioni della FLAI CGIL, raccolte tramite una intensa attività di “sindacato di strada” che ha consentito di intercettare diverse situazioni sintomatiche di condizioni di lavoro degradanti. Presso la sede sono stati individuati 14 lavoratori, stranieri e italiani, assunti formalmente come tirocinanti ma impiegati come dipendenti per oltre 10 ore al giorno per 200-400 euro al mese. Nei confronti dell’azienda sono state comminate sanzioni amministrative per 19mila euro e la sospensione dell’attività imprenditoriale. Non è chiaro se si proceda per 603-bis cp (https://www.vicenzatoday.it/cronaca/caporalato-sfruttamento-agricoltura-decima-vicenza-marzo-2021.html) (Marzo 2021);
  • Procedimento per i reati di sfruttamento del lavoro (603-bis cp), favoreggiamento dell’ingresso illegale nel territorio italiano (art. 12 TUI), utilizzo di manodopera clandestina (art. 22 TUI), possesso e fabbricazione di documenti falsi e violenza sessuale a carico di sette persone, coinvolte in un sistema di sfruttamento in una società con sede a Posina (Vicenza) operante nel settore dell’imbottigliamento delle acque minerali e di bibite. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, sono partite a seguito della denuncia fatta da alcuni lavoratori, di nazionalità moldava, sottoposti a turni massacranti, anche di 15 ore giornaliere senza interruzioni con gli stipendi che venivano corrisposti «in nero», sotto la minaccia del licenziamento. I lavoratori erano stati reclutati da un loro connazionale, con la fabbricazione di documenti falsi che attestavano un’identità romena, per consentirne l’ingresso sul territorio italiano in quanto cittadini comunitari. È stata accertata anche l’assunzione di un minorenne, per il quale erano stati creati documenti falsi. In almeno due occasioni, secondo le indagini, il caporale avrebbe imposto prestazioni sessuali ai dipendenti neoassunti sotto la minaccia del licenziamento (https://video.corrieredelveneto.corriere.it/caporalato-operai-moldavi-schiavizzati-7-indagati/93299dd6-739f-11ec-adfc-197c0cd4f1a5) (Gennaio 2022);
  • La Polizia di Vicenza ha denunciato per caporalato tre imprenditori cinesi, titolari di un'azienda tessile di confezionamento di indumenti nel comune di Isola Vicentina, nei cui locali sono stati rintracciati alcuni lavoratori cinesi, irregolari sul territorio, intenti a prestare la propria attività lavorativa. I tre titolari delle attività ispezionate, sono stati denunciati per diverse ipotesi di reato, tra le quali intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro irregolare, nonché violazione delle norme sul lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato. Nei confronti dei tre lavoratori irregolari la Questura ha emesso un provvedimento di espulsione (https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/pmi/2022/10/21/caporalato-vicenza-3-denunce-e-3-espulsioni-azienda-tessile_e90ac550-d059-4819-87b2-10ad652b87a0.html) (Ottobre 2022);
EMILIA ROMAGNA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
BOLOGNA SI
  • Inchiesta “sogno rubato”, che prende avvio dalla denuncia del sindacato, grazie alle informazioni fornite da alcuni lavoratori. Sono indagati i 2 titolari di una ditta che si occupa delle lavorazioni di rifinitura di articoli per automotive di gomma di Castello d’Argile. Gli indagati impiegavano a cottimo, per 10-12 ore al giorno, circa 58 lavoratori stranieri, prevalentemente pakistani, obbligandoli a restituire almeno la metà dello stipendio percepito ogni mese. Inoltre, gli indagati avevano stabilito un “tariffario” per accedere ai documenti degli operai, essenziali per rinnovare il permesso di soggiorno: ad esempio, per ottenere una copia del contratto di lavoro utile al rinnovo, le vittime dovevano pagare ai datori di lavoro 300 euro. Alcuni lavoratori vivevano in un casolare fatiscente messo a disposizione, verso il pagamento di un corrispettivo, dagli stessi caporali. Contestati sia il caporalato, sia l’estorsione. Sequestrati in via preventiva beni mobili ed immobili per circa 600 mila euro (https://www.bolognatoday.it/cronaca/castello-argile-lavoro-caporalato-arresti.html) (Dicembre 2019);
  • Sequestrato un capannone nel comune di Monte San Pietro dove sono state identificate 14 persone, di nazionalità cinese, di cui 10 irregolari sul territorio, impiegate nel confezionamento conto terzi. Il capannone conteneva anche dormitori e cucine improvvisate; il titolare dell’attività è indagato ex art. 603 bis c.p (https://www.bolognatoday.it/cronaca/monte-san-pietro-caporalato-fabbrica-dormitorio.html) (Gennaio 2020);
  • Operazione “Blue Angels”: denunciata per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo l'amministratrice di 4 società e cooperative attive nel settore di cura e assistenza alla persona. Le badanti venivano reclutate, con l’ausilio di un dipendente, tramite annunci su Internet, sui giornali o manifesti pubblicitari affissi nei pressi delle fermate da cui partono gli autobus per l’Est Europa. Le circa 300 vittime erano assunte con contratti di collaborazione a progetto per dissimulare il rapporto di lavoro subordinato, venivano impiegate per una retribuzione nettamente inferiore rispetto a quella prevista dalla contrattazione collettiva, senza riconoscimento di riposo, ferie o malattia. La donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari, ed è stato disposto sequestro preventivo per 650 mila euro (https://askanews.it/old/op.php?file=/cronaca/2020/05/12/sfruttamento-di-centinaia-di-badanti-dellest-europa-arrestata-pn_20200512_00059/) (Maggio 2020);
  • Scoperta una fabbrica-dormitorio con 21 cittadini cinesi, di cui 8 irregolari, alle dipendenze di un loro connazionale, titolare dell’azienda. I lavoratori erano impiegati nella produzione di mascherine chirurgiche e camici ospedalieri all’interno della fabbrica, dove alloggiavano in condizioni igienico-sanitarie molto precarie. Si procede nei confronti del titolare per 603-bis cp (https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/07/16/news/fabbrica_clandestina_di_mascherine_e_camici_a_castel_maggiore_c_erano_anche_bambini-262121171/) (Luglio 2020);
  • Procedimento a carico della titolare di un’azienda tessile ad Argelato, cittadina cinese, denunciata per favoreggiamento, impiego e sfruttamento dell’immigrazione clandestina ai danni di 15 connazionali, di cui 9 irregolari sul territorio, che vivevano e lavoravano all’interno del magazzino in precarie condizioni igienico-sanitarie. Non è chiaro se si proceda anche per 603-bis cp (https://www.bolognatoday.it/cronaca/argelato-azienda-dormitorio-carabinieri.html) (Settembre 2020);
  • Procedimento a carico di 21 indagati per il reato di cui all’art. 603-bis cp, tra cui il presidente del gruppo Mondo Convenienza e i rappresentanti delle cooperative che hanno gli appalti. I facchini sarebbero stati impiegati in condizioni di lavoro pericolose, senza un preciso orario di lavoro, e sottoposti a stretta sorveglianza a distanza (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/15/caporalato-inchiesta-su-mondo-convenienza-facchini-in-condizioni-di-lavoro-pericolose-senza-orari-e-controllati-a-distanza/6526151/) (Marzo 2022). Per 5 indagati è stato disposto il rinvio a giudizio (https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/economia/mondo-convenienza-processo-dbeb6bad);
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di un imprenditore edile italiano denunciato ai Carabinieri da un operaio rumeno. Dalle indagini del NIL di Bologna è emersa una situazione di sfruttamento ai danni di 3 muratori rumeni, che venivano dallo stesso datore prelevati all’amba e impiegati in turni di circa 10 ore giornaliere, a fronte di un salario irrisorio da cui venivano decurtati i costi di vitto e alloggio. Inoltre, i lavoratori erano sottoposti a continue minacce e ricatti di essere licenziati senza paga e uno di loro ha dichiarato di essere stato schiaffeggiato per aver chiesto di essere pagato. L’uomo avrebbe promesso un buon lavoro e la regolarizzazione ai tre giunti in Italia, mai avvenuta. Nei confronti dell’indagato è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari (https://www.sanmarinortv.sm/news/italia-c7/caporalato-a-bologna-muratori-in-nero-sfruttati-per-2-3-euro-l-ora-imprenditore-arrestato-a245919) (Agosto 2023);
  • La GdF di Bologna ha arrestato quattro imprenditori cinesi, attivi nel settore tessile, che si avvalevano di prestanomi per la gestione di almeno 8 ditte individuali e società. All’interno dei quattro laboratori dove venivano impiegati i lavoratori stranieri, siti in Bentivoglio, Granarolo dell'Emilia e Rovigo, sono state rinvenute delle “celle” adibite a dormitorio, con parti comuni destinate a refettorio e servizi igienici di fortuna. I lavoratori lavoravano con turni di lavoro anche oltre le 14 ore al giorno per 7 giorni a settimana, senza alcun riposo settimanale, con compensi molto bassi e sproporzionati. Nell’indagine sono coinvolti anche i responsabili della produzione di un noto marchio del pronto moda made in Italy con sede nella bassa bolognese, che avrebbe affidato commesse agli imprenditori cinesi, ora raggiunta da un sequestro preventivo per oltre 5 milioni di euro, oltre che da divieto di esercitare attività imprenditoriali ovvero di assumere uffici direttivi di imprese operanti nel settore dell'abbigliamento. I laboratori sono stati sequestrati, assieme ai macchinari e gli automezzi, per un totale di ulteriori 5 milioni di euro (https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/bologna-sfruttamento-lavoro-arrestati-4-imprenditori-settore-tessile/AFxp031B) (Dicembre 2023);
  • Operazione “Hermes”: un imprenditore italiano, originario della Sicilia, è stato oggetto di un provvedimento di sequestro di beni, assetti societari e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 12 milioni di euro (14 società sequestrate, di cui una svedese e una bulgara, 32 immobili tra fabbricati e terreni e 110 automezzi) accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro. Dall’indagine della Polizia è emerso sistema che favoriva l’ingresso illegale in Italia e lo sfruttamento di cittadini stranieri, di nazionalità brasiliana, moldava e turca, che dietro il versamento di ingenti somme di denaro (circa 2.500 euro), venivano dotati di documenti e certificati di abilitazione professionale falsi, per poi essere utilizzati come autisti nelle aziende italiane ed estere dell’imprenditore. I lavoratori venivano impiegati in condizioni di sfruttamento, quali turni di lavoro massacranti senza riposi giornalieri o settimanali con guide continuate, giorno e notte, senza il necessario riposo. Inoltre, i lavoratori erano sistemati dallo stesso datore in alloggi in pessime condizioni igienico-sanitarie (perlopiù baracche e container) e alcuni, addirittura, all’interno della cabina letto dei camion, dietro il pagamento di 100 euro al mese per la precaria sistemazione. L’uomo, ad oggi latitante, era stato già condannato nel 2022 per il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. (https://www.uominietrasporti.it/home/immigrati-irregolari-come-autisti-sequestrati-beni-per-12-milioni-ad-azienda-di-piacenza/) (Dicembre 2023);
FERRARA SI
  • Archiviato il procedimento a carico di un pakistano, incensurato, che avrebbe svolto il ruolo di intermediario offrendo servizi di trasporto, reclutamento e sorveglianza durante lo svolgimento delle prestazioni lavorative, nei confronti di alcuni lavoratori pakistani, tutti muniti di permesso di soggiorno, impiegati nel settore agricolo, alcuni con contratto ed altri senza (segnalazione della Procura) (2018);
  • Archiviato il procedimento a carico del titolare di una cooperativa, che prende dopo un incidente stradale che coinvolgeva un veicolo utilizzato per trasportare 12 senegalesi, tutti regolari sul territorio, verso una società che si occupa dell’allevamento di pollame (segnalazione della Procura) (2018);
  • Applicazione della pena su richiesta di parte nei confronti di un caporale e del titolare di un’azienda agricola che, rispettivamente, avrebbero reclutato e impiegato, in condizioni di sfruttamento, alcuni braccianti di origine straniera (segnalazione della Procura) (2018);
  • Archiviato il procedimento a carico di un pakistano, indagato per aver reclutato alcuni lavoratori pakistani di Portomaggiore presso una azienda agricola. Al momento del reclutamento, privava i lavoratori dei loro documenti e prometteva loro un'assunzione regolare volta al conseguimento di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (segnalazione della Procura) (2019);
  • Scoperto laboratorio tessile clandestino a Bondeno che si occupava della produzione di capi di abbigliamento di un brand di alta moda italiana. Nel laboratorio sono stati individuati 12 lavoratori cinesi, senza permesso di soggiorno, impiegati alle dipendenze di due connazionali (un uomo e una donna), a carico dei quali è stato aperto un procedimento per sfruttamento di manodopera clandestina. E’ stato sottoposto a sequestro preventivo l’intero capannone per un totale di 300.000 euro (https://primadituttomantova.it/cronaca/scoperto-laboratorio-clandestino-a-bondeno-due-arresti/) (Gennaio 2020);
  • Richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di alcune cooperative coinvolte nell’appalto di bonifica dell’Euronovo per un focolaio di influenza aviaria, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico e sub-appalti non autorizzati. Il procedimento ha preso avvio da un incidente stradale, avvenuto nel novembre 2017, nei pressi del casello autostradale di Ferrara Nord, in cui un furgone con a bordo 12 lavoratori finì in una scarpata, provocando la morte di uno di essi. Indagati il presidente, il vicepresidente, il direttore di cantiere della cooperativa, nonché i legali rappresentanti delle tre imprese alle quali sono stati concessi in sub-appalto i lavori, senza la preventiva autorizzazione dell’Agenzia Regionale Intercent-Emilia Romagna. I lavoratori, per la maggior parte extra-comunitari e regolari sul territorio, venivano reclutati dalle imprese sub-appaltatrici e impiegati in violazione delle norme sul riposo e sulle ferie, nonché delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro; percepivano, inoltre, una retribuzione nettamente inferiore rispetto a quella prevista dalla contrattazione collettiva. Su 305 lavoratori, 148 erano privi di un regolare contratto (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/caporalato-spese-gonfiate-e-subappalti-aviaria-scoperta-truffa-da-due-milioni-allausl-c311745f) (Maggio 2021);
  • “Operazione Zafira”: i Carabinieri di Portomaggiore e di Venezia hanno proceduto all'arresto di 3 cittadini pakistani per i reati in concorso tra loro, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata, rissa e calunnia. I tre avrebbero reclutato manodopera per destinarla al lavoro presso terzi, in condizione di sfruttamento, violenza e minacce, approfittando dello stato di bisogno delle vittime. Le indagini hanno permesso di documentare il reclutamento illecito di oltre 100 lavoratori, impiegati reiteratamente in 18 aziende agricole. Nello stesso contesto, sono stati sequestrati i beni degli arrestati, per un valore di 80.000 euro (due appartamenti, due conti correnti, dieci autoveicoli utilizzati per il reclutamento e il trasporto dei lavoratori, varie carte credito prepagate utilizzate per i pagamenti irregolari). Denunciati alla Procura di Ferrara e sottoposti a perquisizione personale e locale 23 imprenditori e relative società agricole a cui viene contestato di aver utilizzato, assunto e impiegato manodopera attraverso intermediazione illecita (https://www.ilrestodelcarlino.it/emilia-romagna/cronaca/caporalato-arresti-37ec8c1b) (Aprile 2022). Nel 2023 il procedimento si è concluso con la condanna dei tre imputati a seguito di patteggiamento (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/lotta-al-caporalato-ecco-le-maxi-sanzioni-per-le-aziende-agricole-di-ferrara-e-rovigo-997acf01);
  • Procedimento a carico del titolare di un laboratorio tessile, per l’art. 603-bis cp, aperto a seguito di un accesso ispettivo della polizia municipale e la medicina del lavoro. Il laboratorio era adibito anche per l’alloggio dei lavoratori cinesi, suddiviso in circa 40 “mini-camere” di due metri per due, con letti e macchine da cucire, in condizioni igienico-sanitarie molto precarie. Nonostante le palesi condizioni di sfruttamento, i lavoratori non regolari sul territorio sono stati espulsi (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/laboratorio-tessile-abusivo-7e754f29) (Settembre 2022);
  • Procedimento a carico di due stranieri di nazionalità pakistana per il reato di cui all’art. 603-bis cp aggravato da violenza e minaccia. I due indagati sono accusati di aver reclutato circa 80 connazionali e di averli impiegati in condizioni di sfruttamento presso alcune aziende agricole tra Ferrara e Ravenna. I lavoratori erano assunti con un contratto ma venivano effettivamente impiegati in palese difformità con quanto previsto dallo stesso, con turni di circa 10/14 ore al giorno, per 5 euro l’ora, con 10 minuti di pausa pranzo, senza possibilità di fare soste, nemmeno per bere, e aggrediti verbalmente e fisicamente in caso di protesta. La differenza tra quanto stabilito per contratto e quanto effettivamente percepito dai lavoratori era trattenuta dai caporali. Per i lavoratori invece impiegati senza contratto, era direttamente il datore di lavoro a versare metà dello stipendio ai lavoratori e metà ai caporali. I caporali, inoltre, gestivano ogni aspetto della vita dei lavoratori, procurando loro vitto e alloggio in abitazioni o capannoni dismessi in cui erano stipate 40/50 persone in condizioni degradanti (materassi a terra, un solo servizio igienico), che dovevano pagare un canone di locazione di 120-150 euro al mese, oltre 95-100 euro ciascuno per la spesa, che veniva direttamente trattenuto dal misero stipendio. Nei confronti di entrambi gli indagati sono state eseguite misure cautelari custodiali (uno in carcere e uno agli arresti domiciliari), e reali, procedendo al sequestro preventivo di un appartamento in cui alloggiavano alcuni lavoratori (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/lavoro-nero-arresti-8e371c18) (Novembre 2022);
  • Un pakistano residente ad Argenta è stato arrestato per 603-bis cp, con l’accusa di aver reclutato circa 50 connazionali da destinare nelle aziende agricole del territorio. In cambio del reclutamento chiedeva una quota del 50% del salario corrisposto ai braccianti e si occupava anche dell’alloggio, in abitazioni fatiscenti e prive dei minimi standard igienici a Portomaggiore e Argenta (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/lotta-al-caporalato-ecco-le-maxi-sanzioni-per-le-aziende-agricole-di-ferrara-e-rovigo-997acf01) (Marzo 2023);
  • Procedimento per 603-bis cp, 629 cp (estorsione) e 572 cp (lesioni) a carico di 4 pakistani, residenti a Portomaggiore e Argenta, accusati di reclutare loro connazionali, curandone il trasporto nelle aziende agricole della zona. Dalle indagini dei Carabinieri è emerso, che i caporali retribuivano i lavoratori spesso “in nero” con una paga di circa 5-6 euro l’ora trattenendone altrettanti a titolo di compenso per la ’mediazione’ con l’imprenditore agricolo. I lavoratori erano impiegati anche 7 giorni su 7, per 10/12 ore al giorno. Nei confronti dei tre indagati è stata eseguita la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Ferrara (https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/caporalato-nei-campi-nei-guai-tre-sfruttatori-2de77242) (Agosto 2023);
FORLÌ SI
  • Indagati i titolari di due cooperative e due capisquadra. Le indagini hanno preso avvio da una segnalazione di privati in merito ad un appartamento in cui viveva un numero considerevole di stranieri, che venivano impiegati in varie aziende agricole dell’Emilia e di altre regioni e che avevano a disposizione due immobili locati direttamente dalle cooperative per un canone tra i 150 ed i 200 euro mensili. I lavoratori erano tutti muniti, almeno per un certo periodo di tempo, del contratto di lavoro. (segnalazione della Procura) (2016);
  • Indagati l'amministratore di diritto di una cooperativa, il gestore di fatto di un'altra cooperativa e due capisquadra, che in esecuzione di alcuni contratti di somministrazione stipulati con aziende attive nel settore dell'allevamento, avrebbero sfruttato numerosi lavoratori marocchini, alcuni reclutati in Italia ed almeno uno reclutato nel suo paese di origine. I lavoratori venivano sistemati in alloggi locati direttamente dagli indagati, per i quali pagavano un compenso pari a 150-200 euro mensili (segnalazione della Procura) (2017);
  • Si procede nei confronti di tre cooperative e dei loro rappresentanti di diritto, accusati di sfruttare i loro dipendenti, alcuni con contratto ed altri senza, da impiegare presso aziende di allevamento con le quali le cooperative stipulavano contratti di somministrazione. In questo caso, pare siano stati compiuti accertamenti anche nei confronti delle aziende, senza che questi abbiano dimostrato un loro coinvolgimento. I lavoratori, per la maggior parte richiedenti protezione internazionale, venivano spesso reclutati direttamente nei CAS (segnalazione della Procura) (2017). Rispetto a questo procedimento, che vede coinvolte le cooperative “Trentina Società Cooperativa”, “Multiservizi società cooperativa” e “società cooperativa Mondial”, gli imputati principali sono stati rinviati a giudizio mentre, invece, alcune posizioni secondarie sono state definite con rito alternativo (https://www.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/caporalato-e-truffa-nei-guai-coop-forlivese-34efe9a7);
  • Indagati i titolari di due cooperative, di nazionalità marocchina, che stipulavano appalti di servizi con aziende dedite all’allevamento dei polli, nonché tre capisquadra che si occupavano di reclutare i lavoratori, alloggiarli e trasportarli sul luogo di lavoro. I lavoratori, stranieri in parte richiedenti asilo, in parte titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e, in parte, irregolari, erano costretti a lavorare per 14 ore al giorno, per un compenso che oscillava dai 3 ai 6 euro l’ora ed alloggiati in condizioni degradanti a fronte del pagamento di un corrispettivo. Il procedimento a preso avvio dalla denuncia di un lavoratore, che ha riferito di numerosi infortuni sul lavoro occorsi durante il periodo dello sfruttamento (https://www.ravennatoday.it/cronaca/caporalato-in-romagna-costretti-a-lavorare-in-condizioni-disumane-a-3-euro-all-ora.html) (Settembre 2018);
  • Procedimento a carico dei titolari di una rosticceria che avrebbero impiegato senza contratto ed in condizioni di sfruttamento, un cittadino africano irregolarmente presente sul territorio italiano (segnalazione della Procura) (2018);
  • Il titolare, di nazionalità cinese, di un’azienda attiva nel settore della produzione e imbottitura di divani e poltrone è stato denunciato per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo ai danni di 5 cittadini africani, assunti con un contratto di lavoro per 4 ore giornaliere, ma impiegati oltre le 11 ore, sottopagati e continuamente esposti ad offese a sfondo razziale. L’indagine è partita a seguito della denuncia di due lavoratori. In via preventiva, sono stati sequestrati i conti correnti dell’indagato per oltre 60 mila di euro (https://www.romagnauno.it/forli/forli-cesena-lavoratori-sfruttati-e-sottopagati-nel-settore-dellimbottito-blitz-dellarma/) (Settembre 2020);
  • Procedimento a carico di 4 pakistani per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo che, tramite due società fittizie, avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento 45 lavoratori in 6 aziende agricole sparse sul territorio di Forlì, Castrocaro, San Clemente, San Giovanni in Marignano e di Bagnara di Romagna. L’inchiesta ha preso avvio da una segnalazione della FLAI CGIL di Ravenna, che aveva individuato il casolare dove molti lavoratori erano alloggiati. I lavoratori, in gran parte richiedenti asilo di nazionalità pakistana e afghana, venivano pagati 250 euro al mese per lavorare fino a 80 ore settimanali. Dalla paga venivano trattenuti 200 euro per il vitto e l'alloggio in un casolare abbandonato con la sola messa a disposizione di materassi, precari servizi igienico-sanitari e pasti frugali. Si procede anche nei confronti dei committenti, in totale 8 imprenditori italiani, titolari delle aziende agricole in cui venivano impiegati i lavoratori; nonché nei confronti del titolare del casolare in cui i lavoratori alloggiavano (https://www.forlitoday.it/cronaca/caporalato-sfruttamento-lavoro-agricoltura-romagna-4-arresti-forli-15-aprile-2020.html) (Aprile 2020). A due dei lavoratori sfruttati, richiedenti asilo, la questura di Ravenna ha rilasciato il permesso di soggiorno speciale “per grave sfruttamento lavorativo” ai sensi dell’art. 18 TUI. (https://www.ravennaedintorni.it/cronaca/2021/01/28/caporalato-agricoltura-bagnara-romagna/). Uno dei quattro indagati è stato condannato a 4 anni e 4 mesi per 603-bis c.p. (https://www.corriereromagna.it/archivio/forli-condatta-a-4-anni-per-caporalato-LSCR218641);
MODENA SI
  • Coinvolte cinque grandi società attive nella lavorazione delle carni in un’inchiesta per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ed evasione fiscale per oltre tre milioni di euro, nel corso della quale è stato anche disposto controllo giudiziario in azienda. Dal 2012 al 2017 le società avrebbero impiegato decine di stranieri, tutti cittadini comunitari, sfruttati, sottopagati e costretti a lavorare in condizioni degradanti. Quattro sono le persone indagate per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ed evasione fiscale (https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2018/10/22/caporalato-4-indagati-a-modena_3dc0e62f-bf83-4af6-9881-c6451941a6ee.html) (Ottobre 2018);
  • A seguito di alcuni controlli dell’ITL di Modena sono stati individuati complessivamente 109 lavoratori assunti irregolarmente, di cui 7 totalmente “a nero”, impiegati all’interno di alcune società che si occupano di gestire alcune palestre, centri sportivi e ginnastica di recupero posturale nella provincia di Modena. Sono state comminate sanzioni per oltre 110 mila euro. Non è chiaro se si sia proceduto anche per 603-bis cp (https://www.ispettorato.gov.it/2020/07/07/itl-modena-contrasto-al-lavoro-sommerso/) (Luglio 2020);
  • Nell’ambito del progetto “ALT Caporalato!”, gli Ispettorati territoriali del Lavoro di Modena e di Verona hanno ispezionato 23 aziende, di cui 11 sono risultate irregolari, ed è emerso l’impiego di sette lavoratori senza contratto. Sono stati emessi sette provvedimenti di sospensione. Non è chiaro se si sia proceduto penalmente nei confronti di qualche imprenditore (https://www.ispettorato.gov.it/2022/08/05/alt-caporalato-controlli-a-modena-e-verona/) (Agosto 2022);
  • Comminate sanzioni per un totale di 80mila euro nei confronti dei tre titolari di tre ristoranti tra Pavullo, Serramazzoni e Modena, tutti chiusi per irregolarità nell’ambito di alcuni controlli contro lo sfruttamento lavorativo eseguiti dai Carabinieri. Non è chiaro se sia stato contestato anche il reato ex art. 603-bis cp (https://www.modenaindiretta.it/sfruttamento-tre-ristoranti-chiusi-impiegavano-lavoratori-nero/) (Ottobre 2023);
PARMA NO
  • Il sindacato Cobas denuncia le condizioni di sfruttamento ai danni dei lavoratori nei magazzini Kamila di Parma, parte della filiera dell’Alleanza Coop 3.0. Secondo quanto denunciato dai sindacati ai lavoratori vengono chiesti centinaia di euro per essere assunti (in una delle cooperative del consorzio), per veder assicurato il rinnovo contrattuale e per sperare in una stabilizzazione che non arriva quasi mai. Non sappiamo se l’autorità giudiziaria stia indagando in tal senso (https://www.infoaut.org/precariato-sociale/il-buco-nero-della-logistica-emiliana-denunce-di-caporalato-ai-magazzini-kamila-di-parma-operaio-gravemente-ferito-alla-geodis-di-piacenza) (Giugno 2022);
  • Nell’ambito di un’operazione di contrasto al lavoro irregolare e allo sfruttamento lavorativo, i Carabinieri e il NIL hanno effettuati accessi in alcuni stabili dediti alla lavorazione delle carni siti in Langhirano. All’esito dei controlli sul personale ivi impiegato i Carabinieri hanno accertato irregolarità sull’assunzione e gestione della manodopera, di cui tre lavoratori impiegati “a nero”. Inoltre, i lavoratori venivano formalmente assunti tramite due cooperative che non si limitava a svolgere il ruolo di agenzia interinale (di selezione del personale) ma svolgeva il ruolo di intermediario, risultando responsabile della vera e propria gestione della manodopera (assunzione, retribuzione e gestione). Comminate sanzioni per oltre 5mila euro per la presenza di manodopera irregolare, ma non è chiaro se si sia proceduto penalmente (https://www.parmatoday.it/cronaca/langhirano-sazionate-due-cooperative-di-lavoro-interinale.html) (Dicembre 2023);
PIACENZA SI
  • Indagate per i reati di caporalato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina 17 persone, accusate di aver creato un sistema di sfruttamento ai danni di circa 44 lavoratori stranieri nel settore della logistica. I titolari di un’azienda di trasporto piacentina reclutavano all’estero i cittadini extracomunitari, nel periodo prima del Covid-19 perlopiù cittadini brasiliani desiderosi di entrare in Italia (dietro il pagamento all‘azienda di circa 500 euro), da impiegare nella ditta di trasporti, che forniva loro dietro ulteriore pagamento i documenti d’identità e di guida contraffatti, per i quali dovevano versare fino a 2500 euro. I lavoratori erano assunti con contratto, firmato con le false generalità, ed erano impiegati in condizioni di sfruttamento, ossia dormendo tra un viaggio e l’altro a bordo dei mezzi di trasporto nel piazzale dell’azienda, retribuiti “fuori busta” e con ulteriori decurtazioni qualora non venisse svolto il lavoro straordinario o vi fosse un ritardo sui tempi di consegna. Venivano inoltre contabilizzate le rate per pagare i documenti falsi forniti, che venivano stornate dallo stipendio, così come venivano stornati i corrispettivi per riposare nelle baracche e pure le spese per gli incidenti stradali che causavano durante i massacranti turni di lavoro. Successivamente, a seguito delle limitazioni alla circolazione oltreoceano per la pandemia, l’azienda ha iniziato a reclutare cittadini turchi e moldavi, ai quali non era necessario fornire documenti falsi perché era sufficiente assumerli tramite una inesistente società di diritto bulgaro, gestita dalle medesime persone e costituita ad hoc, per poi fintamente distaccarli presso la società di trasporti italiana. Tale distacco transnazionale era sufficiente a permettere comunque la loro la libera circolazione sul territorio nazionale, formalmente per un periodo limitato di tempo (https://www.poliziadistato.it/articolo/piacenza-caporalato-indagate-17-persone) (Novembre 2022);
  • Nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Procura e dalla Squadra mobile della Questura di Piacenza è stato aperto un procedimento penale per i reati di caporalato (603-bis cp) nei confronti di quattro persone, tra cui un mediatore culturale bengalese attivo in alcune strutture di accoglienza. Il mediatore, assieme ad un altro gestore della struttura di accoglienza, si avvaleva dell’aiuto di due cittadini egiziani, uno responsabile di una cooperativa per braccianti agricoli e uno suo dipendente, raccogliendo le richieste degli imprenditori locali di braccianti a basso costo e forniva loro i richiedenti asilo, occupandosi anche del trasporto. I lavoratori venivano pagati con misere retribuzioni, spesso in ritardo di mesi e talvolta neppure pagati. A carico del mediatore culturale, il Gip ha accolto la richiesta di misura cautelare del divieto di dimora in Piacenza (https://www.piacenzasera.it/2023/02/profughi-sfruttati-al-lavoro-nei-campi-mediatore-accusato-di-caporolato-quattro-indagati/468486/) (Febbraio 2023);
RAVENNA SI
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo a carico di due coniugi gestori di due case di riposo che ospitavano 12 anziani, una a Mezzano e l'altra a Bagnacavallo. Le indagini erano scattate in seguito a un esposto presentato da una ex dipendente che si era rivolta ai finanzieri per segnalare gravi abusi nei confronti del personale impiegato costretto a lavorare in condizioni insostenibili. I lavoratori sfruttati sono risultati essere cinque stranieri con gravi difficoltà economiche e familiari (https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2019/06/04/caporalato-in-case-riposo-due-arrestati_d1061530-7d94-40d2-ad1e-60066abe645b.html) (Giugno 2019);
  • Procedimento a carico di un cittadino nigeriano ed un italiano che avrebbero reclutato alcuni lavoratori africani da impiegare in uno stabilimento alimentare del Ravennate con contratti a termine; alla scadenza, per poter proseguire il loro rapporto di lavoro, le vittime dovevano versare una somma pari a 50 euro al mese (https://www.ravennaedintorni.it/cronaca/2019/03/13/caporalato-ravenna/) (Marzo 2019);
  • Procedimento a carico di un uomo italiano e una donna nigeriana, indagati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo. Gli indagati avrebbero reclutato ed impiegato alcuni lavoratori per molte ore consecutive, a fronte di paghe irrisorie e sotto costanti minacce di licenziamento, nel territorio di Villa Savio (https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/caporalato-a-savio-in-due-verso-a-processo-c7zar5xh) (Dicembre 2020);
  • Procedimento a carico del titolare di un distributore di benzina di Faenza e di altre tre persone ex artt. 603-bis cp e 22 TUI ai danni di un lavoratore nigeriano, senza permesso di soggiorno, che veniva impiegato per più di 60 ore settimanali, per 3,70 euro l’ora, senza diritto a riposo né ferie settimanali. Comminata anche la sanzione amministrativa di 17.000 euro, oltre alla segnalazione all’ITL per la sospensione dell’attività imprenditoriale (https://www.ravennanotizie.it/cronaca/2020/12/23/in-nero-perche-senza-permesso-di-soggiorno-lavoratore-schiavizzato-dai-datori-di-lavoro-nel-faentino/) (Dicembre 2020);
  • A seguito di un controllo in un locale di Milano Marittima, la Guardia di Finanza di Ravenna ha individuato 10 lavoratori assunti irregolarmente, di cui 6 a nero e 4 con contratto non conforme alle modalità effettive di svolgimento della prestazione lavorativa. Tra questi è stato identificato un lavoratore bengalese che, a fronte di un contratto part-time per 8 ore settimanali, veniva impiegato presso la cucina del locale per oltre 190 ore al mese, per un compenso pari a 300 euro al mese. Al titolare del locale è stata comminata una sanzione amministrativa di circa 30.000 euro. Non è chiaro se sia stato aperto un procedimento penale a carico del gestore (https://www.ravennanotizie.it/cronaca/2020/02/06/300-euro-al-mese-per-190-ore-di-lavoro-lavoratori-irregolari-a-milano-marittima-maxi-sanzione-al-gestore/) (Febbraio 2020);
  • Nell’ambito di controlli per il contrasto del lavoro irregolare, è emerso l’impiego senza contratto di 33 lavoratori, di cui 13 minorenni, da parte di una società attiva nel settore ricettivo e alberghiero del comprensorio di Cervia e Cesenatico, nonché negli stabilimenti balneari della riviera. La titolare dello stabilimento balneare coinvolto reclutava sui social network i giovanissimi lavoratori, stipulava con loro contratti simulati che non venivano mai regolarizzati e poi li metteva a disposizione di varie attività imprenditoriali della riviera romagnola. Alcuni di essi non sono stati neppure pagati per i servizi resi (https://www.ravennatoday.it/cronaca/ragazzi-reclutati-per-animare-le-strutture-estive-della-riviera-scoperti-33-lavoratori-in-nero-maxi-sanzione.html) (Marzo 2021);
  • Operazione “Spectrum”: a seguito di un’articolata indagine condotta dall’ITL e dalla Polizia di Ravenna, è stato aperto un procedimento penale a carico di due caporali per il reato di cui all’art. 603-bis cp. Le indagini sono partite da un controllo stradale della Polizia di due autovetture al mattino presto, guidate dai due caporali, che trasportavano alcuni lavoratori verso i campi di raccolta di uva nella provincia. I lavoratori, stranieri (bengalesi e afgani) e richiedenti asilo, erano formalmente assunti da una ditta agricola intestata a un cittadino extra-comunitario parente dei due caporali, ma nei fatti utilizzati al 100% nella raccolta da un'azienda agricola italiana in condizioni di sfruttamento, ossia venivano controllati a vista durante la giornata, venivano pagati con una media di 5 euro in contanti all'ora, e in alcune circostanze uno dei presunti “caporali” tratteneva anche una quota dalla paga giornaliera (https://www.ispettorato.gov.it/2023/01/17/itl-ravenna-caporalato-10-braccianti-sfruttati-nei-campi/) (Gennaio 2023);
REGGIO EMILIA SI
  • Operazione “Security Danger”: quattro persone, tra cui i due titolari di una società di sicurezza, sono indagate per sfruttamento lavorativo, false attestazioni a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative, per aver impiegato numerosi lavoratori con contratti flessibili nella sicurezza di eventi pubblici e concerti, in condizioni di sfruttamento lavorativo. Le vittime, spesso, impiegate anche per 15 ore consecutive, sovente non venivano pagate: gli imputati si limitavano ad offrire loro un secondo servizio, promettendo di remunerarle al termine del nuovo lavoro (https://www.ilgiornale.it/news/politica/reggio-emilia-sfruttavano-richiedenti-asilo-lavorare-1635587.html) (Gennaio 2019);
  • Inchiesta “Grimilde”; costola del maxi processo “Aemilia” in cui sono imputati per sfruttamento del lavoro tre soggetti che avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento numerosi lavoratori, anche italiani con mansioni di carpentieri e muratori, anche al di fuori dell’Italia. Per i cantieri del Belgio, dove operavano società di costruzione albanesi, partivano decine di lavoratori reclutati in Emilia Romagna e formalmente assunti da una società fittizia di Firenze. I fatti riguardano l’arco temporale dal 2004 al 2018 (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/27/ndrangheta-in-emilia-il-caporalato-del-clan-operai-inviati-a-bruxelles-paghe-da-fame-e-un-terzo-dei-soldi-finiva-ai-boss/5284212/) (Giugno 2019);
  • La Guardia di Finanza e la Polizia Municipale di Reggio Emilia, dopo aver effettuato un controllo a seguito di un esposto per presunta attività artigianale abusiva, hanno individuato un laboratorio tessile all’interno di una palazzina, in cui abitavano (al piano superiore al laboratorio) 7 persone, tutte di nazionalità cinese, compreso il titolare dell’unità abitativa. Dall’accesso sono emerse condizioni di lavoro particolarmente pesanti (https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2020/01/10/news/reggio-emilia-dentro-la-casa-a-santa-croce-scovato-un-laboratorio-cinese-1.38311580) (Gennaio 2020);
  • A seguito di un controllo effettuato dall’ITL di Reggio Emilia, sono emerse una serie di irregolarità nelle assunzioni e nelle modalità di impiego della manodopera agricola all’interno di un’azienda agricola di Luzzara. Il titolare, un cinquantenne mantovano, è stato denunciato per 603-bis cp, e gli sono state contestate sanzioni per oltre 25 mila euro. I dipendenti, tre pakistani, erano stati assunti in nero, impiegati per turni di lavoro superiori a quanto previsto nel CCNL, senza alcun riposo settimanale, e sottopagati (https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/lavoratori-in-nero-e-sfruttati-denuncia-e-maxi-multa-kupwct02) (Marzo 2021);
  • Denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (ex art. 12 TUI) un cinese, titolare di un laboratorio tessile per la produzione di tute bianche monouso. I lavoratori, 28 cinesi in totale, di cui 2 irregolari sul territorio, che lavoravano e vivevano all’interno del laboratorio in condizioni di degrado. La richiesta d’aiuto è partita da uno di loro, mentre due sono stati denunciati per ingresso e soggiorno irregolare (https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2021/04/02/news/reggio-emilia-il-laboratorio-tessile-cinese-era-anche-un-dormitorio-fra-sporcizia-e-sfruttamento-1.40103359) (Aprile 2021);
  • I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e i CC di Novellara, nell’ambito dell’azione europea “Empact Thb 2021” finalizzata a contrastare le attività criminali correlate al traffico di essere umani ed allo sfruttamento del lavoro, hanno accertato in una azienda agricola a Novellara, l’impiego nei campi due cittadini cinesi, senza contratto e senza permesso di soggiorno, la cui retribuzione consisteva nel solo vitto e alloggio fornito loro. L’imprenditore agricolo titolare dell’azienda e il caporale, cittadino cinese, sono stati denunciati per sfruttamento lavorativo ex art. 603-bis cp e per occupazione di cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno ex art. 22 TUI, in concorso tra loro (https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2021/09/22/news/novellara-clandestini-al-lavoro-nei-campi-erano-pagati-solo-con-vitto-e-alloggio-1.40729473) (Settembre 2021);
  • La Caritas denuncia l’esistenza di un massiccio impiego di lavoratori egiziani impiegati irregolarmente nel settore edile del territorio e di donne dell’Est Europa impiegate nel settore domestico e di cura senza contratto, che secondo il direttore della Caritas diocesana di Reggio Emilia sarebbero sottoposti anche a caporalato. Non è chiaro se a seguito di tali segnalazioni gli inquirenti si siano attivati (https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2023/04/27/news/un-centinaio-di-egiziani-lavora-in-nero-in-edilizia-in-citta-il-caporalato-esiste-1.100292062) (Aprile 2023);
RIMINI NO
  • Denunciati il titolare e due impiegati di una cooperativa di parcheggi a Cattolica, per sfruttamento di lavoro minorile e impiego di lavoratori in nero. I lavoratori, tra cui un minorenne, venivano impiegati senza contratto, per 48 ore settimanali, sette giorni su sette. Sono state comminate sanzioni per oltre 50mila euro (https://www.statoquotidiano.it/21/11/2020/rimini-sfruttamento-lavoro-minorile-e-in-nero-foggiano-denunciato/821145/) (Novembre 2020);
  • Procedimento a carico di 6 cittadini pakistani, titolari di altrettante ditte individuali, per evasione fiscale ed intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo. Gli indagati avrebbero reclutato e impiegato in maniera irregolare circa 70 lavoratori nell’attività di volantinaggio tra Pesaro Urbino, Ancona e Rimini per 30 euro per 12 ore lavorative al giorno. I lavoratori, che vivevano in luoghi angusti e privi di acqua corrente e riscaldamento, erano costantemente sorvegliati tramite sistemi Gps e costretti a turni massacranti, senza alcun riposo (https://altarimini.it/News131803-sfruttamento-di-lavoratori-per-consegna-volantini-tra-pesaro-ancona-e-rimini.php) (Febbraio 2020);
  • Sospesa l’attività di un albergo di Riccione per irregolarità contrattuali e lavorative di molti dipendenti, di cui alcuni impiegati senza contratto, costretti a turni di lavoro superiori alle 48 ore settimanali, senza riposo, pagati in contanti, senza alcuna possibile tracciabilità del denaro. Nei confronti dei titolari dell’attività sono state comminate sanzioni per 12.000 euro. Non è chiaro se sia stato avviato un procedimento penale (https://altarimini.it/News150738-chiuso-albergo-di-riccione-scoperti-lavoratori-in-nero-con-turni-di-lavoro-massacranti.php) (Agosto 2021);
  • A seguito della denuncia di un lavoratore, i Carabinieri di Riccione e il NIL di Rimini hanno eseguito tre ordinanze cautelari personali (due arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla P.G.) nei confronti di tre cittadini stranieri, titolari di un ristorante di cibi di asporto, per il reato di cui all’art. 603-bis cp. I lavoratori, tutti stranieri di cui due irregolari sul territorio, erano impiegati per turni che superavano le 15 ore giornaliere a fronte di una retribuzione inferiore a quella dei CCNL. Ad alcuni erano stati trattenuti i passaporti, i permessi di soggiorno e i cellulari e venivano loro imposte condizioni alloggiative degradanti: alcuni lavoratoti venivano fatti dormire all’interno dei locali dell’attività commerciale, come nel ripostiglio sopra la cella frigorifera e, in un caso, persino all’interno dell’autovettura del datore di lavoro. Disposto anche il sequestro preventivo di beni mobili per 25mila euro, corrispondente, secondo gli inquirenti, al corrispettivo delle prestazioni non corrisposte (https://www.corriereromagna.it/archivio/rimini-turni-di-lavoro-di-oltre-15-ore-per-poi-dormire-nell-auto-del-padrone-scoperti-3-caporali-EQCR455753) (Febbraio 2023);
SARDEGNA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
CAGLIARI NO
  • I carabinieri di Villacidro, in un accesso con il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Cagliari, hanno identificato tre lavoratori irregolari, un italiano e due ghanesi; indagato il titolare dell’azienda agricola, anche se non è chiaro se sia stato contestato o meno l’art. 603 bis c.p (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/medio-campidano/caporalato-in-sardegna-sanzioni-a-villacidro-czo9vtl9) (Novembre 2018);
  • Durante un controllo nel settore agricolo a Decimoputzu che ha interessato un’azienda agricola che si occupa della coltivazione in serra di ortaggi e altri prodotti agricoli, sono stati identificati al lavoro 6 braccianti privi di regolare assunzione e in copertura previdenziale e assicurativa. Non è chiaro se sia stato contestato anche art. 603 bis c.p (https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/unazienda-agricola-di-decimoputzu-e-stata-sanzionata-con-18-000-euro-per-limpiego-di-6-braccianti-privi-di-regolare-assunzione-e-copertura-previdenziale-e-assicurativa/) (Luglio 2018);
  • A seguito di alcuni accertamenti dei carabinieri del NIL di Cagliari è stato avviato un procedimento per sfruttamento lavorativo nei confronti di un allevatore di Siliqua, che avrebbe impiegato senza contratto due lavoratori, uno italiano e uno africano, il secondo dei quali era costretto a vivere in un cubo di cemento d pochi metri quadrati, senza servizi igienici (https://www.vistanet.it/cagliari/2019/10/11/orrendo-caso-di-caporalato-a-siliqua-giovane-bracciante-prigioniero-in-unazienda-agricola/) (Ottobre 2019);
  • Grave sfruttamento lavorativo per 128 lavoratori, anche italiani, impiegati in due Call Center di Cagliari che operavano per conto di una società nazionale di energia elettrica. I lavoratori erano impiegati con contratti per prestazione occasionale, per 3,78 euro l’ora, senza nessun cambio turno e costretti a subire costantemente le vessazioni e le minacce di una donna che vigilava sull’esecuzione delle loro prestazioni (https://ilmanifesto.it/nel-call-center-sfruttati-dal-caporale/) (Agosto 2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo di Samassi che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, due cittadini africani, richiedenti asilo. I lavoratori, impiegati senza contratto, avrebbero lavorato per circa un mese nell’azienda agricola senza essere retribuiti (https://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2020/10/29/news/reclutava-braccianti-nord-africani-pagandoli-una-miseria-denunciato-1.39475843) (Ottobre 2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo di San Sperate per aver impiegato “a nero” e in condizioni di sfruttamento due pastori, entrambi di nazionalità italiana, che alloggiavano in casolari fatiscenti, senza servizi igienici. Sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 20.000 euro per non aver rispettato la normativa gius- lavoristica sui rapporti di lavoro (https://www.lanuovasardegna.it/italia-mondo/2021/04/13/news/caporalato-nel-cagliaritano-denunciato-un-agricoltore-1.40145801) (Aprile 2021);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di 8 persone (sei uomini e una donna italiani e una donna kirghisa) per aver introdotto nel territorio italiano, con la falsa promessa di un lavoro ben retribuito e di ottenimento di documenti italiani, alcuni cittadini provenienti dal Kirghizistan, passando prima per altri Stati Europei, con visti per turismo o per lavoro. Una volta giunti in Italia, i lavoratori erano impiegati come badanti, colf e braccianti, in condizioni di sfruttamento, con orari ininterrotti (dalle 7 del mattino alle 21 di sera) senza pause, né giorni di riposo, per una paga di circa 600 euro mensili (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sfruttamento-dei-migranti-e-caporalato-otto-indagati-operazione-della-squadra-mobile-di-cagliari-fd9akvt5) (Febbraio 2022);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di un imprenditore agricolo di Sestu, in località “Sa Mandara”, arrestato e poi rimesso in libertà dal GIP, dott.ssa Alessandra Angioni. L’indagine dei Carabinieri della compagnia di Quartu e del NIL di Cagliari ha preso avvio a seguito di frequenti spostamenti che interessavano lavoratori perlopiù stranieri (di origine africana, del Mali, del Senegal e del Ghana), a seguito dei quali è stato effettuato un blitz nell’azienda, dove sono stati individuati 8 lavoratori irregolari sul territorio, con permesso di soggiorno scaduto, retribuiti circa 4 euro l’ora. Alcuni di loro vivevano nell’azienda in condizioni disumani, alloggiati in un unico locale fatiscente in precarie condizioni igieniche e sanitarie, e sottoposti ad una turnazione in modo tale che la loro permanenza non fosse più lunga di 10 giorni consecutivi. L’imprenditore è stato sanzionato per circa 80mila euro (https://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2022/04/29/news/sestu-imprenditore-agricolo-sfruttava-extracomunitari-arrestato-1.41406773) (Aprile 2022);
  • La Filcams CGIL denuncia la situazione di sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori del settore turistico nella stagione estiva, con circa il 70% del lavoro irregolare, il 40% precario e il 60% a tempo parziale. Gli stagionali, secondo la sigla sindacale della categoria, sono sottoposti a continui ricatti e a condizioni di lavoro a limite dello sfruttamento nel settore turistico. Non è chiaro se siano stati avviati dei procedimenti penali o dei controlli correlati (https://www.cagliaripad.it/567074/turismo-in-sardegna-il-70-del-lavoro-e-irregolare/) (Luglio 2022);
  • Il titolare di un’azienda di Nuraminis specializzata nella coltivazione di carciofi è stato sanzionato per circa 25mila euro per aver impiegato manodopera irregolare, ossia impiegata senza contratto, per oltre il 10% del totale. I 10 lavoratori (8 stranieri del Senegal, del Mali e della Guinea, regolari sul territorio e 2 italiani della zona), erano tutti privi di contratto d’assunzione, con retribuzione inferiore ai minimi salariali. Il titolare dell’azienda svolgeva egli stesso l’attività di reclutamento e di prelievo dei lavoratori nei punti di ritrovo concordati, sul suo camion di proprietà, e li conduceva sui campi dell’azienda. L’attività agricola dell’azienda è stata sospesa, ma non è chiaro se si sia proceduto anche penalmente nei suoi confronti (https://www.sangavinomonreale.net/2022/07/12/caporalato-nel-medio-campidano-10-lavoratori-privi-di-contratto-sfruttati-nei-campi-di-carciofi/) (Luglio 2022);
  • La polizia di Cagliari ha eseguito gli arresti nei confronti di 5 persone di nazionalità straniera, pakistana, indagati per associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero e nei confronti di 12 imprenditori titolari delle aziende agricole in cui venivano impiegati i lavoratori. Le indagini sono partite dopo la denuncia di uno dei richiedenti asilo ospite del CAS di Monastir, in provincia di Cagliari, dove la manodopera veniva reclutata dai caporali pakistani. Inoltre, due degli indagati avevano costituito due società “paravento” di intermediazione del lavoro, per fornire agli imprenditori non solo lavoratori “regolari” a tempo determinato ma anche quelli in nero. I lavoratori, complessivamente 40, venivano prelevati dal CAS nelle prime ore del mattino e impiegati nei campi fino al primo pomeriggio, per una paga di circa 5 euro l’ora. Sono state sequestrate due autovetture e due furgoni utilizzate per il trasporto dei lavoratori (https://www.poliziadistato.it/articolo/cagliari--sfruttamento-del-lavoro-nero--5-arresti) (Ottobre 2023);
NUORO NO
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola di Noragugume, per aver impiegato senza contratto un lavoratore di nazionalità senegalese, privo di permesso di soggiorno. L’imprenditore è stato sanzionato per un totale di 4.320 euro, oltre a 500 euro di recuperi previdenziali. Non è chiaro per quale reato si è proceduto nei confronti dell’uomo (https://www.cronacaonline.it/index.php/2022/09/20/carabinieri-ispettorato-del-lavoro-di-nuoro-a-noragugume-denunciano-un-agricoltura-per-aver-usato-del-personale-straniero-non-in-regola-con-le-norme-vigenti-lavoro-nero/) (Settembre 2022);
  • Due gestori di esercizi commerciali sono stati sanzionati per oltre 7mila euro per aver impiegato in nero alcuni lavoratori con mancato versamento dei contributi di circa 2mila euro. Non è chiaro se siano state aperte indagini anche per 603-bis cp (https://www.cagliaripad.it/588030/belvi-impiegavano-lavoratori-in-nero-due-commercianti-nei-guai/) (Aprile 2023);
LANUSEI NO
  • Indagato per omessa designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dei rischi e per assunzione di tre lavoratori in maniera irregolare il titolare di un’azienda agricola di Isili. Non è chiaro se sia stato contestato anche art. 603 bis c.p (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/provincia-cagliari/caporalato-e-lavoro-nero-in-azione-i-carabinieri-di-isili-b72e8sr6) (Luglio 2019);
TEMPIO PAUSANIA NO Al Laboratorio non è pervenuta notizia di nessuna inchiesta di competenza della procura di Tempio Pausania.
SASSARI SI
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, conclusosi con archiviazione (segnalazione della Procura) (2022);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, conclusosi con archiviazione (segnalazione della Procura) (2022);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, conclusosi con archiviazione (segnalazione della Procura) (2022);
ORISTANO NO
  • La Guardia di Finanza di Oristano ha eseguito controlli serrati nelle aziende agricole dell’area fra Terralba e San Nicolò d’Arcidano, all’esito dei quali sembra essere emerse alcune situazioni di sfruttamento lavorativo. Non è chiaro se siano stati aperti dei procedimenti penali all’esito dei controlli (https://www.sardegnalive.net/news/in-sardegna/41008/caporalato-blitz-della-guardia-di-finanza-nell-oristanese) (Dicembre 2019);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro a carico di 4 persone, che avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento centinaia di braccianti, italiani e stranieri, in 5 aziende agricole dell’Oristanese. Sono stati sequestrati beni per circa 2,4 milioni di euro e nei confronti di una cooperativa e di un’azienda è stata disposta dal Gip la misura cautelare del controllo giudiziario in azienda (https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2021/12/15/caporalato-sequestro-beni-per-24-mln-a-5-aziende-agricole_449656dc-3e9f-4601-b390-de0c27fcc947.html) (Dicembre 2021);
ABRUZZO
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
CHIETI NO
  • La Guardia di Finanza di Chieti, a seguito di alcuni controlli di contrasto al lavoro nero, ha eseguito una maxi sanzione per lavoro sommerso di oltre 220mila euro nei confronti di un imprenditore cinese, titolare di un ampio magazzino per la vendita di un’ampia gamma di prodotti (abbigliamento, mobili, elettrodomestici etc). I lavoratori, complessivamente 227, erano impiegati mediante contratti part-time ma impiegati per oltre 12 ore al giorno, mentre 61 erano impiegati completamente “in nero”. Non è chiaro se le indagini sono proseguite anche per 603-bis cp (https://www.youtube.com/watch?v=swwc0B6qU_s) (Settembre 2023);
LANCIANO SI
  • Assolti per insufficienza di prove i cinque imputati accusati di un episodio di caporalato avvenuto, nel 2015, quindi prima dell’entrata in vigore della l. 199/2016, presso la Saldotek metalmeccanica. Le vittime erano cittadini rumeni che venivano reclutati direttamente in Romania e poi impiegati presso la ditta in condizioni di sfruttamento. Nel corso del procedimento non è stato possibile assumere le dichiarazioni dei lavoratori che, dopo la denuncia sono, per la maggior parte, tornati in Romania (https://abruzzolive.it/saldotek-di-roccascalegna-i-5-imputati-accusati-di-caporalato-assolti-revocato-sequestro-della-fabbrica/) (Giugno 2019);
  • Arrestato un imprenditore agricolo di Mozzagrogna e l’intermediario, un cittadino bulgaro, per il reato ex art. 603-bis cp. I lavoratori, undici cittadini di nazionalità bulgara, alloggiavano in un locale fatiscente e con gravi carenze igienico-sanitarie ed erano impiegati in condizioni di sfruttamento. Gli stranieri giungevano in Italia via mare dalla Grecia fino alle frontiere marittime di Brindisi o Bari per poi proseguire in autobus fino a San Severo (Foggia), dove venivano prelevati dal loro connazionale che li trasportava fino a Fossacesia. Qui, in un locale di proprietà dell’imprenditore agricolo abruzzese, fatiscente e con gravi carenze igienico – sanitarie, erano fatte alloggiare fino a undici persone che come successivamente accertato erano tutte sprovviste di vaccinazione contro il Covid-19 (https://www.chietitoday.it/cronaca/caporalato-arresti-provincia-chieti-bulgari.html) (Novembre 2021);
VASTO NO
  • I carabinieri di Foggia hanno arrestato due cittadini romeni per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro dopo aver notato, nelle campagne di Lesina, un conducente di un furgone con targa bulgara che prelevava, prima dell'alba, e riportava, nel tardo pomeriggio, una squadra composta da cinque braccianti africani che, si è scoperto, venivano impiegati nella provincia di Chieti e, in particolare, a Cupello. Oltre al loro impiego senza contratto, i carabinieri hanno accertato violazioni in materia di sicurezza, orario di lavoro e retribuzione; gli stranieri vivevano in alloggi di fortuna messi a disposizione dagli stessi caporali (https://www.chietitoday.it/cronaca/caporalato-arresti-foggia-azienda-agricola-cupello.html) (Novembre 2018);
AVEZZANO SI
  • La Procura ha segnalato al Laboratorio 10 procedimenti per sfruttamento lavorativo in cui si è contestato art. 22 comma 12 bis TUI, ma di cui non è stato possibile acquisire gli atti *;
  • Sospesa un’attività commerciale gestita da alcuni stranieri, irregolari sul territorio, che impiegavano manodopera senza contratto. I titolari sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per i reati di cui all’art. 22 Testo Unico sull’immigrazione e 603 bis c.p. e per una serie di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (https://www.abruzzoinvideo.tv/cronaca/scattano-all-rsquo-alba-i-controlli-nel-fucino-contro-il-caporalato-e-lo-sfruttamento-del-lavoro-nero-it126190__a41065.html) (Settembre 2022);
L’AQUILA NO
  • Due procedimenti relativi a fatti anteriori al 2016 in cui è stata contestata agli indagati associazione per delinquere e, tra le altre cose, estorsione in danno di numerosi lavoratori impiegati nella ricostruzione post-sismica. Ai lavoratori, al momento dell’assunzione, veniva fatta sottoscrivere una lettera di dimissioni priva di data, che veniva trattenuta dai datori di lavoro. I dipendenti venivano costretti ad accettare costanti violazioni della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale e alle ferie, nonché violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. Era, inoltre, imposto loro di attivare carte di credito/debito prepagate, che rimanevano nella esclusiva disponibilità del datore di lavoro e dalle quali gli imputati stornavano parte dello stipendio corrisposto. Nel corso dell’indagine è emerso anche che le ditte operavano in subappalto per conto di altre società, che sono state coinvolte nelle indagini (https://abruzzo.cityrumors.it/cronaca/cronaca-laquila/424386-laquila-estorsione-e-caporalato-lombra-dei-casalesi-nella-ricostruzione.html) (2015)*;
  • Dall’attività ispettiva dell’ITL del L’Aquila, effettuata dal 24 agosto al 5 settembre 2020 in 67 aziende agricole del territorio, in cui sono stati intervistati 443 lavoratori, di cui 396 stranieri extra-UE, sono emersi illeciti nei confronti di molti lavoratori, prevalentemente marocchini e pakistani, relativi alla somministrazione illecita, al distacco illecito, al lavoro nero, diffuse violazioni in materia di orario di lavoro (mancati riposi, infedeli registrazioni, ferie), nonchè numerosissime ipotesi di rapporti di lavoro che si svolgevano con modalità e tempi diversi da quelli previsti dai CCNL applicati. Non è chiaro se ciò abbia portato ad inchieste ex art. 603 bis c.p., in quanto gli accertamenti sono ancora in corso (https://www.ispettorato.gov.it/2020/09/09/itl-laquila-ispezioni-a-tappeto-nel-fucino/) (2020);
  • Nell'ambito del progetto “A.L.T. Caporalato!”, è stata eseguita un'operazione interforze nella Piana del Fucino, col coinvolgimento degli Ispettorati Territoriali del Lavoro del territorio, durante il quale sono state sottoposte a controlli circa 18 aziende agricole, risultate tutte irregolari, di cui 2 sono state sospese per la presenza di 8 lavoratori senza contratto, di cui 7 di privi di permesso di soggiorno. Non è chiaro se sia stato aperto anche un relativo procedimento penale (https://www.ispettorato.gov.it/2021/10/08/comunicato-stampa-50/) (Ottobre 2021);
  • A seguito di alcuni controlli condotti dalla Squadra Mobile della Questura e dall’ITL del capoluogo, il titolare di un’azienda agricola nella Marsica, è stato denunciato per i reati di cui all’art. 22 Testo Unico sull’immigrazione e 603 bis c.p. e per una serie di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. I lavoratori, circa 17 stranieri prevalentemente marocchini, di cui 14 privi di permesso di soggiorno e (dunque) impiegati senza contratto, effettuavano giornalmente dalle 10 alle 12 ore di lavoro, ricevendo in cambio una retribuzione inadeguata. Tra questi vi era anche un minore in età non collocabile. In favore dei lavoratori vittime di sfruttamento sono stati attivati gli strumenti di tutela e protezione (https://www.abruzzoinvideo.tv/cronaca/scattano-all-rsquo-alba-i-controlli-nel-fucino-contro-il-caporalato-e-lo-sfruttamento-del-lavoro-nero-it126190__a41065.html) (Settembre 2022);
PESCARA NO
  • Procedimento a carico di 5 persone, tra cui i titolari di due stabilimenti balneari, uno consulente del lavoro e l’altro reclutatore, ex art. 603 bis c.p. e truffa aggravata ai danni dell’INPS. I lavoratori coinvolti (4 in totale, di cui 2 italiani, 1 rumeno e 1 ucraino) venivano impiegati, dall’aprile all’agosto 2019, fino a 12 ore al giorno, senza alcun riposo settimanale, ed erano indotti a lavorare anche se in malattia in attività di custodia, manutenzione e prestazione di servizi di salvataggio (https://www.ilcentro.it/pescara/sfruttamento-del-lavoro-guai-per-i-gestori-di-due-stabilimenti-1.2618084) (Aprile 2021);
  • Procedimento a carico dei titolari di 2 aziende agricole nella provincia di Pescara ex art. 603 bis cp (https://www.ispettorato.gov.it/2021/11/10/itl-chieti-pescara-controlli-in-agricoltura-lavoratori-in-nero-denunce-per-caporalato-e-sfruttamento-2/) (Novembre 2021);
  • Una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari, la First Aid One, è stata sottoposto a sequestro a seguito di alcuni controlli sulla regolarità della gara di appalto svolti dalla GdF di Pescara effettuati sulla scia dello scandalo degli appalti nelle ambulanze di Pavia. Gli amministratori della cooperativa, in totale 5 persone italiane, sono stati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, caporalato e sfruttamento della manodopera, utilizzo di crediti fittizi: gli indagati si sarebbero aggiudicati gli appalti proponendo prezzi oltremodo contenuto (ai limiti della anti-economicità) che potevano praticare grazie allo sfruttamento cui sottoponevano la manodopera (turni massacranti con un numero di autoambulanze di gran lunga inferiore a quello previsto da contratto. Inoltre, la cooperativa aveva optato per l’uso di un prestanome, che evitasse l’emersione dell’effettiva gestione di uno degli indagati, già condannato in via definitiva nel 2017 per turbativa d’asta. Il Gip ha disposto il controllo giudiziario dell’azienda affinché l’attività prosegua nei margini della legalità (https://rescue.press/2023/08/03/gare-truccate-per-il-servizio-ambulanze-sequestri-per-10-milioni-di-euro/) (Agosto 2023);
SULMONA NO Al Laboratorio non è pervenuta notizia di nessuna inchiesta di competenza della procura di Sulmona.
TERAMO NO
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. e illeciti previsti dal TU in materia di sicurezza sul lavoro, a carico di una imprenditrice agricola, titolare di un’azienda che si occupa di allevamento di bestiame per la produzione di latticini. Le vittime, due operai di nazionalità indiana, erano state assunte senza un regolare contratto e impiegate con turni estenuanti, senza alcun riposo settimanale e sotto-retribuite. Sono state comminate sanzioni amministrative per oltre 14.000 euro (https://www.rete8.it/cronaca/lavoro-nero-e-sfruttamento-fine-di-un-incubo-per-due-operai-indiani-nel-teramano/) (Marzo 2021);
  • Denunciata un’imprenditrice titolare di una residenza privata per anziani a Silvi, da parte di alcuni suoi dipendenti che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi. Dalle indagini è emerso che i dipendenti della società erano assunti formalmente con contratti che prevedevano due ore giornaliere di lavoro ma in realtà ne lavoravano oltre 10 effettive, con turni notturni. La donna, imputata per 603-bis cp, ha patteggiato una pena di 10 mesi e 20 giorni, oltre ad aver subito una confisca per equivalente dei beni della società per 150mila euro per il danno erariale (https://www.ilcentro.it/teramo/sfruttava-i-lavoratori-patteggia-dieci-mesi-1.3229967) (Dicembre 2023);
UMBRIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
PERUGIA NO
  • Procedimento a carico di 18 persone coinvolte, a vario titolo, in una vicenda di sfruttamento lavorativo nei confronti di alcuni stranieri impiegati, senza contratto, nella raccolta della legna, con una paga pari a 3 euro a metro cubo di legna tagliata ed accatastata. La maggior parte degli stranieri era irregolare sul territorio. Secondo la prospettazione accusatoria esisteva una organizzazione che faceva arrivare in Umbria le vittime, che poi venivano sistemate in alloggi di fortuna e sfruttate (https://tuttoggi.info/caporalato-in-umbria-18-indagati/518511/) (Giugno 2019);
  • Procedimento a carico di due cittadini egiziani che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, 4 loro connazionali richiedenti asilo in un impianto di lavaggio di auto low-cost di Città di Castello (https://www.ansa.it/umbria/notizie/2019/06/11/arresto-per-caporalato-in-autolavaggio_62a0afe0-8b59-43e2-91fe-2c93a398452c.html) (Giugno 2019);
  • Procedimento a carico dei tre titolari di un’azienda del tessile, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di 25 lavoratori. Le vittime venivano assunte con contratti a termine per circa 23 ore settimanali mentre, invece, lavoravano circa 40 ore settimanali, senza giorni di riposto e senza percepire le dovute maggiorazioni retributive. Sempre secondo la prospettazione accusatoria, il rinnovo del contratto di lavoro sarebbe stato subordinato all’accettazione delle predette condizioni occupazionali (https://www.perugiatoday.it/cronaca/lavoro-nero-sfruttamento-indagine-perugia.html) (Aprile 2021);
  • Operazione “Horses-team” in cui si procede nei confronti di un imprenditore locale per sfruttamento lavorativo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagato avrebbe impiegato in un maneggio, in condizioni di sfruttamento, 6 lavoratori extracomunitari, di cui 3 impiegati senza contratto di lavoro. L’indagine ha preso origine dalla denuncia di 3 dipendenti che hanno riferito di lavorare circa 10 ore al giorno, senza riposo giornaliero e ferie, senza alcun dispositivo di protezione e percependo una retribuzione inferiore al minimo sindacale. Una delle vittime, senza titolo di soggiorno, avrebbe anche subito violenze psichiche e fisiche. Nei confronti dell’imprenditore è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. nonchè l’obbligo di dimora nel Comune di residenza (https://tg24.sky.it/perugia/2021/05/17/al-lavoro-10-ore-in-nero-senza-riposi-accusa-di-caporalato) (Maggio 2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore di Fossago di Vico, titolare di una ditta di assemblaggio di componenti elettrici, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo. I lavoratori, 12 operai di origini marocchine e irregolari sul territorio, erano impiegati per 13 ore al giorno, per una paga giornaliera di 20 euro (1,50 euro l’ora circa), e vivevano in un capannone vicino all'azienda, senza riscaldamento e in precarie condizioni igienico sanitarie. Sono stati posti sotto sequestro preventivo i locali dell’azienda (https://www.rainews.it/tgr/umbria/articoli/2022/03/caporalato-denunciato-il-titolare-di-unazienda--30a45fb8-782f-476c-ad43-2fec466e3520.html) (Marzo 2022);
  • Procedimento a carico di cittadino di nazionalità marocchina, denunciato e sanzionato per circa 20mila euro per reclutamento e sfruttamento di manodopera (art. 603-bis cp). Dalle ricostruzioni è emerso che i lavoratori (circa 10 stranieri, senza permesso di soggiorno) venivano impiegati nei campi agricoli tra Assisi e Cannara, nella raccolta delle cipolle, per un compenso lordo di 40 euro per l'intera giornata lavorativa. Ad alcuni di questi era fornito dallo stesso datore un alloggio ma, in tal caso, erano detratti loro 120 euro dalla paga. (https://www.lanazione.it/umbria/cronaca/caporalato-7083049d) (Aprile 2022);
  • La Federalberghi e la Filcams CGIL denunciano una situazione di sfruttamento dilagante nel settore alberghiero della regione, connotata anche da gravi fenomeni di impiego irregolare nel 75% dei casi. Non risultano tuttavia procedimenti penali aperti in cui sono coinvolte strutture recettivo-turistiche (https://www.umbria24.it/economia/turismo-anche-in-umbria-sfruttamento-e-illegalita-le-testimonianze-dei-lavoratori/) (Settembre 2023);
  • Un allevatore di Gubbio è stato denunciato da due dipendenti per le condizioni di sfruttamento loro imposte dall’uomo. Nei confronti del titolare di un allevamento di ovini si procede per i reati di cui agli artt. 603-bis cp, aggravato dalla violenza e dalla minaccia, 12 TUI e 22 TUI per aver impiegato in turni di lavoro eccessivi (oltre le 12 ore giornaliere) i suoi due impiegati, senza contratto in quanto stranieri irregolarmente soggiornanti sul territorio, a fronte di un compenso misero, di circa 2 euro l’ora. I lavoratori, inoltre, erano alloggiati in un prefabbricato fatiscente e in condizioni igienico-sanitarie precarie, messo a disposizione dallo stesso imprenditore. L’indagato è stato posto agli arresti domiciliari e nei suoi confronti sono state comminate sanzioni amministrative per il mancato rispetto delle norme prevenzionistiche e per l’impiego di manodopera senza contratto (circa 30 mila euro) (https://umbria7.it/2023/12/lavoro-nero-e-sfruttamento-paga-di-2-euro-lora-nessuna-sicurezza-e-violenze-arrestato-allevatore-di-gubbio/) (Dicembre 2023);
SPOLETO NO
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di un allevatore di ovini di Todi, cui sono state contestate specifiche violazioni in materia di igiene e sicurezza sul posto di lavoro e per l’irregolare occupazione di dipendenti. I lavoratori, extracomunitari regolari sul territorio, erano impiegati senza contratto e costretti a lavorare 10-12 ore al giorno, per una retribuzione mensile di 800 euro, in condizioni di sicurezza e igienico-sanitarie precarie. Sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di 94.000 euro. La denuncia-querela è partita da uno dei lavoratori e nei confronti dell’imprenditore è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari (https://www.ilmessaggero.it/umbria/caporalato_lavoro_nero_arresto_carabinieri-5325002.html) (Luglio 2020);
  • Il titolare di un ristorante è stato sanzionato amministrativamente per non aver rispettato la normativa antinfortunistica a tutela dei lavoratori e per aver impiegato un lavoratore senza contratto. Non sembra procedersi per alcun reato nei confronti del titolare (https://www.umbriaon.it/spoleto-ristorante-sospeso-per-anomalie-su-sicurezza-e-impiego-dei-lavoratori-carabinieri/) (Ottobre 2023);
TERNI NO
  • Procedimento a carico di un imprenditore umbro accusato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nei confronti di due braccianti rumeni, costretti a lavorare 7 giorni su 7 e talvolta retribuiti solo con derrate alimentari. I due lavoratori vivevano in un casolare di proprietà dell’imprenditore, senza riscaldamento e in un generale stato di degrado, a cui l’uomo aveva fornito l’allaccio abusivo di acqua e luce (https://www.perugiatoday.it/cronaca/orvieto-caporalato-sfruttamento-lavoratori.html) (Marzo 2021);
MARCHE
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
ANCONA NO
  • Arrestati per caporalato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina un imprenditore ed un caporale pakistani che si occupavano di offrire manodopera - circa 30 lavoratori - da impiegare nelle campagne, per 10 ore al giorno, per una paga mensile che oscillava tra i 200 ed i 300 euro. Le vittime erano stranieri regolari, molti dei quali richiedenti asilo assunti con regolare contratto (anche se in busta paga veniva riportato un monte ore inferiore rispetto a quelle effettivamente svolto). I braccianti, una volta reclutati, venivano destinati all’impiego presso svariate aziende agricole della provincia di Ancona, con le quali gli indagati avevano preventivamente stipulato contratti di appalto di manodopera, statuendo compensi inferiori ai 5 euro l’ora, da cui venivano detratte le spese per trasporto, vitto ed alloggio (alcuni di loro erano alloggiati in un immobile a Senigallia) (https://youtvrs.it/immigrazione-clandestina-e-sfruttamento-del-lavoro-nei-guai-due-pakistani/) (Ottobre 2018);
  • Procedimento a carico di diciannove persone per frode fiscale, caporalato e truffa ai danni dello Stato, nell’ambito di una operazione della guardia di finanza di Ancona, denominata “Global Pay”, che vede coinvolte 16 società, site in 6 differenti regioni (Marche, Campania, Puglia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Veneto) ed attive nel settore subappalti della cantieristica navale. Le vittime sono circa 416, di cui 146 impiegate direttamente ad Ancona, nell’azienda Fincantieri, risultata estranea ai fatti contestati. Gli inquirenti hanno individuato un sistema di sfruttamento volto a contenere i costi del lavoro e fondato sulla commissione di plurimi illeciti contributivi e fiscali, funzionale ad offrire prezzi ribassati e fuori mercato alla Fincantieri (https://www.notix.it/caporalato-in-subappalti-cantieristica-navale-19-denunce-della-guardia-di-finanza-inchiesta-della-procura-di-ancona/). I lavoratori, in larga parte bengalesi, venivano sottopagati, vivevano in condizioni di degrado ed erano costretti a lavorare, talvolta anche di notte, per avere un contratto che consentisse loro di rinnovare il permesso di soggiorno. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/29/ancona-operai-sottopagati-e-costretti-a-pagare-il-pizzo-19-denunciati-per-caporalato-nella-cantieristica-navale/5817725/) (Maggio 2020);
  • Procedimento a carico di 7 persone, 6 uomini pachistani e 1 donna italiana, accusate di aver sfruttato alcuni braccianti nelle campagne di Cingoli e Cupramontana. Tra gli indagati vi sono i titolari della società cooperativa agricola presso cui i lavoratori erano assunti e somministrati ad altre aziende in condizioni di sfruttamento, nonché i caporali che si occupavano dl trasporto e del reclutamento della manodopera. I lavoratori erano costretti a turni di lavoro massacranti, sottopagati e accampati in casolari in condizioni igienico-sanitarie molto precarie (https://www.cronachemaceratesi.it/2021/08/09/sfruttamento-dei-braccianti-chiuse-le-indagini-in-sette-nei-guai-per-caporalato/1555233/) (Agosto 2021);
  • Nell’ambito delle indagini avviate nel 2021, è stato aperto un procedimento a carico di tre pakistani per il reato di cui all’art. 603-bis cp, accusati di esser parte di un’organizzazione dedita all’intermediazione illecita di manodopera agricola da impiegare nei territori di Ancora, Macerata e Pesaro-Urbino. I lavoratori, circa 40 cittadini stranieri perlopiù richiedenti asilo, venivano reclutati presso gli stessi CAS e trasportati in furgoni sui luoghi di lavoro, dove venivano impiegati per circa 10-12 ore al giorno a fronte di una retribuzione di 5-6,50 euro l’ora. Le vittime che non alloggiavano presso i Centri di accoglienza erano state sistemate dagli stessi caporali presso strutture fatiscenti (casolari in stato di abbandono nei pressi dei campi di lavoro) in aperta campagna, in giacigli di fortuna, per cui pagavano la cifra di 150 euro a titolo di canone di locazione. Inoltre, i lavoratori risultavano assunti formalmente tramite regolare contratto, ma oltre a lavorare un numero di ore di gran lunga superiore a quelle ivi previste, erano costretti a restituire parte della retribuzione corrisposta, sotto minaccia di perdere il lavoro. Nei confronti dei tre sono state eseguite misure cautelari personali (arresti domiciliari ed obbligo di dimora) oltre al sequestro degli autoveicoli utilizzati per il trasporto dei lavoratori (https://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/caporalato-la-base-dello-sfruttamento--a-cupramontana-tre-arresti-d4d7ed4d) (Ottobre 2023);
ASCOLI PICENO SI
  • Indagate quattro persone per sfruttamento lavorativo di 7 braccianti agricoli impiegati in nero, alcuni dei quali richiedenti asilo, nelle campagne di San Benedetto del Tronto. Le vittime erano costrette a lavorare fino ad 11 ore al giorno, per 3,80 euro all’ora, dei quali 50 centesimi per ora venivano trattenuti dal caporale. Indagati sia il caporale, sia i titolari dell’azienda agricola presso la quale i lavoratori erano impiegati. Disposto anche controllo giudiziario in azienda (https://www.fotospot.it/la-guardia-di-finanza-di-ascoli-piceno-sui-campi-contro-il-caporalato/) (Dicembre 20219);
  • Operazione “Arcipelago”: dalle indagini iniziate nel 2018 e svolte dai CC di Montalto Marche è emersa una densa rete di sfruttamento lavorativo che coinvolgerebbe circa 30 persone, tra cui caporali di nazionalità pakistana e imprenditori agricoli italiani, ai danni di 70 braccianti pakistani, per la maggior parte in possesso di regolare permesso di soggiorno (anche se sono stati individuati alcuni lavoratori clandestini), impiegati nei campi in condizioni di sfruttamento (https://www.fanpage.it/attualita/caporalato-indagate-oltre-30-persone-per-sfruttamento-nelle-campagne-di-ascoli-piceno/) (Febbraio 2021);
  • A seguito di alcuni controlli dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli sono stati denunciati tre cittadini bengalesi per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12 TUI), falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, sostituzione di persona e truffa ai danni dello Stato. Dall’accertamento è emerso che i tre indagati impiegavano senza contratto alcuni lavoratori stranieri, senza alcuna tutela di carattere previdenziale ed assicurativo ed anche in materia di salute e sicurezza (https://www.corriereadriatico.it/ascoli_piceno/ascoli_immigrazione_bengalesi_denunce_ispettorato_decreto_polizia_carabinieri-7520465.html) (Luglio 2023);
FERMO SI
  • Procedimento a carico del titolare di due autolavaggi siti nel comune di Porto San Giorgio. L’indagato, di nazionalità egiziana, avrebbe impiegato senza contratto due lavoratori irregolari sul territorio dalle 8 alle 20, 7 giorni su 7; senza riposo settimanale e senza fornire loro alcun dispositivo di protezione individuale (https://www.rivieraoggi.it/2020/12/22/321628/lavoro-nero-niente-mascherine-anti-covid-e-altre-violazioni-sotto-sequestro-due-autolavaggi/) (Dicembre 2020);
  • Procedimento a carico di un uomo di nazionalità indiana, residente a Sant’Erpidio a Mare, sorpreso alla guida di un furgone usato per trasportare otto lavoratori nei campi, di cui sei extracomunitari e privi di un regolare contratto. Tutti i lavoratori erano impiegati in condizioni di sfruttamento (per una paga inferiore a quella prevista dai contratti collettivi, senza giorni di ferie o periodi di riposo e privi di adeguati dispositivi di sicurezza). L’indagato è stato sottoposto agli arresti domiciliari (https://www.laprovinciadifermo.com/caporalato-arrestato-un-52enne-indiano-a-santelpidio-a-mare-nel-furgone-braccianti-in-nero/) (Febbraio 2021). L’uomo è stato condannato a tre anni e due mesi (https://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/cronaca/lotta-al-caporalato-agricolo-cosi-sfruttava-i-lavoratori-imprenditore-condannato-40b6eb57);
  • I carabinieri di Fermo hanno identificato e denunciato sette cittadini pakistani per intermediazione di manodopera e impiego di manodopera clandestina. I lavoratori, stranieri di nazionalità pakistana e privi del permesso di soggiorno, avrebbero percepito un salario di 5 euro all'ora ed costretti, sotto minaccia di non essere reimpiegati il giorno seguente, a lavorare ininterrottamente dalle 8 alle 19 circa, se non per una breve pausa per sfamarsi. Due dei reclutatori indagati, erano in possesso di patenti di guida contraffatte e sono stati anche denunciati per ricettazione, detenzione e uso di atto falso (https://www.ansa.it/marche/notizie/2022/03/01/caporalato-10-ore-lavoro-a-5-euro-lora-7-denunciati-da-cc_abbbdce0-3a7d-4485-ab5b-5154beb06b97.html) (Marzo 2022);
  • Operazioni “Tempi supplementari”: dalle indagini della Guardia di Finanza di Fermo, partite dopo la denuncia di un lavoratore che a seguito di un infortunio grave era stato licenziato per essersi recato al pronto soccorso per le cure, è emersa una situazione di sfruttamento ai danni di 50 braccianti impiegati in un’azienda agroalimentare del territorio. I lavoratori, per la maggior parte stranieri richiedenti asilo, erano assunti con regolare contratto che prevedeva un orario giornaliero di 4/5 ore, ma erano poi effettivamente impiegati in turni di 12 ore a fronte di 5 euro l’ora, senza il riconoscimento di ferie o malattia. Si procede per 603-bis cp (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/23/caporalato-operazione-a-fermo-50-operai-sfruttati-lavoravano-12-ore-pagati-per-5/6883720/) (Novembre 2022);
  • Operazione “Country Workers”: i finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziario di Ancora hanno arrestato un imprenditore pakistano per 603-bis cp e denunciato nove aziende e dodici persone. Il sistema di sfruttamento aveva coinvolto circa 50 lavoratori, stranieri connazionali del caporale, che erano adescati dal caporale facendo leva sul loro stato di irregolari sul territorio o per il rinnovo del permesso di soggiorno. I lavoratori venivano sottoposti a turni di lavoro massacranti, senza interruzioni e fruizioni di pausa pranzo, riposi festivi e settimanali, impiegati in gran parte dei casi “in nero” a fronte di un salario giornaliero misero. Inoltre, i braccianti dovevano corrispondere al caporale 5 euro per le spese di trasporto. Nei confronti dell’indagato è stata eseguita la misura cautelare personale custodiale in carcere (https://www.centropagina.it/ancona/caporalato-sfruttamento-50-lavoro-campi-arrestato-fermo-imprenditore-pakistano/) (Febbraio 2023);
MACERATA SI
  • Rinviati a giudizio ex art. 603 bis c.p. il titolare della ditta Europa srl, parte del Consorzio GIPS di Trento ed aggiudicataria di un subappalto del Consorzio Arcale per la fornitura in opera delle Soluzioni Abitative di Emergenza consegnate ai terremotati di Pieve Torina, Visso e Ussita. 20 le presunte vittime, prevalentemente di nazionalità rumena, impiegate nei cantieri dall'alba fino al tramonto, con una pausa di 30 minuti, per una paga molto bassa e senza poter usufruire di alcun riposo settimanale. Il procedimento ha preso avvio grazie ad alcune segnalazioni della CGIL e Fillea CGIL di Macerata, che hanno raccolto da denuncia di alcuni lavoratori; le associazioni sindacali si sono costituite parti civili nel giudizio. Nel corso delle indagini è anche emerso che, a seguito di un infortunio occorso sul luogo di lavoro, un operario rumeno era stato diffidato dal recarsi in ospedale (https://www.fanpage.it/attualita/operai-sfruttati-nella-ricostruzione-post-sisma-del-centro-italia-due-imprenditori-a-processo/ e segnalazione della Procura) (Gennaio 2017);
  • Operazione “Girasole”: i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ancona hanno svolto indagini nei confronti di un imprenditore di origini pakistane, titolare di un’azienda agricola attiva nella produzione di insalata nei campi tra Montelupone e Recanati, in cui erano impiegati numerosi braccianti, di origine straniera (bengalesi, pakistani e africani), alcuni dei quali richiedenti asilo e alcuni (tot. 6) irregolari sul territorio. I lavoratori venivano impiegati sette giorni su sette, per 12 ore, con una paga di 5 euro l’ora. Venivano anche richieste giornate lavorative completamente in nero e vi erano continue violazioni delle regole sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni per un valore complessivo di settecentomila euro (tra cui il furgone utilizzato per il trasporto dei braccianti) e, nei confronti dell’impresa, è stato disposto dal Gip, in luogo del sequestro, il controllo giudiziario in azienda. Si procede nei confronti di tre persone, i due caporali e il datore di lavoro di nazionalità pakistana, per i reati di cui agli artt. 603-bis cp, 22, co. 12 TUI e 18 d.lgs. 81/2008 (https://www.corriereadriatico.it/macerata/recanati_lavoro_campi_12_ore_denunce_sfruttamento_caporalato-3946389.html e segnalazione della Procura) (Settembre 2018);
  • Procedimento a carico di una cittadina rumena, titolare di un autolavaggio, e di un caporale egiziano, per aver reclutato e impiegato, in nero, alcuni connazionali privi di permesso di soggiorno, dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, senza alcun riposo giornaliero né settimanale, per un compenso orario pari ad euro 2,50. I lavoratori, di cui 1 senza permesso di soggiorno, vivevano all’interno dei locali dell’autolavaggio in condizioni igienico-sanitarie degradanti. Nel corso delle indagini è emerso che l’imprenditrice era titolare anche di un altro autolavaggio, in cui impiegava altri 3 lavoratori nelle medesime condizioni. I due autolavaggi sono stati sottoposti a sequestro preventivo e si procede ex 603-bis cp. Nei confronti della titolare dell’autolavaggio si procede per il reato ex art 22, co. 12 TUI, mentre nei confronti del reclutatore è stato contestato l’art. 603-bis cp, co. 1, n. 1, oltre ad una serie di violazioni relative al testo unico di sicurezza sul lavoro (https://www.ilcittadinodirecanati.it/notizie-territorio-marche/52875-un-arresto-per-sfruttamento-del-lavoro-con-contestuale-sequestro-di-un-attivita-di-autolavaggio-all-interno-della-quale-operavano-tre-lavoratori-di-cui-uno-clandestino-l-indagine-partita-da-macerata) (Febbraio 2019). Il procedimento si è concluso con il patteggiamento di entrambi gli imputati, con la condanna a mesi 6 e 4 di reclusione e la sospensione della pena (segnalazione della Procura);
  • Indagati un imprenditore edile ed il suo socio per estorsione ai danni di un dipendente senegalese, impiegato nella ditta edile. I due uomini gli avrebbero chiesto di restituire ogni mese 500 euro, decurtati dello stipendio di 1.400 euro al mese che gli versavano, dietro minaccia di licenziamento. Il lavoratore, che ha denunciato i fatti grazie anche al supporto della CGIL ha riferito di essere sottostato al ricatto per 3 anni per paura di non ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno (https://www.cronachemaceratesi.it/2019/04/18/estorsione-a-un-dipendente-arrestato-imprenditore-edile-denunciato-il-socio/1238813/) (Aprile 2019). Il procedimento è stato archiviato per infondatezza della notizia di reato. (segnalazione della Procura);
  • A Civitanova, sono stati denunciati due cittadini stranieri, un pakistano e un indiano, per il reato ex art. 603-bis cp, accusati di avere impiegato, per 12 ore al giorno, con una paga oraria pari a 2,50 euro, 6 lavoratori indiani e pakistani, nel volantinaggio di materiale pubblicitario. Parte della retribuzione veniva corrisposta in nero con una busta paga che registrava un numero di ore inferiore rispetto a quello realmente svolto. Le aziende erano una di Rimini ed una di Macerata. A carico degli indagati sono state contestate anche violazioni che riguardano norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, prevenzione e informazione su rischi e visite mediche. Sono stati sequestrati i mezzi usati dalle ditte (https://www.cronachemaceratesi.it/2019/09/21/sfruttati-e-sottopagati-blitz-contro-il-caporalato-del-volantinaggio/1300684/) (Settembre 2019). L’imputato di nazionalità indiana, a seguito della scelta del rito abbreviato, è stato assolto, dal reato di sfruttamento lavorativo in quanto il giudice non ha ritenuto raggiunta la prova della sussistenza dello stato di bisogno delle vittime; l’altro imputato è stato condannato, a seguito di patteggiamento, a 8 mesi reclusione, pena sospesa (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento per 603-bis cp avviato grazie alla denuncia di alcuni lavoratori rumeni rivoltisi all’Ambasciata a Roma, che avevano dichiarato di essere sottoposti a sfruttamento lavorativo in alcune aziende maceratesi ed ascolane dedite all’allevamento di animali da latte e alla produzione di prodotti caseari, di proprietà di un cittadino italiano. I lavoratori, 10 cittadini rumeni, venivano impiegati come pastori dalla mattina fino a tarda notte, tutti privi dei dispositivi di protezione individuali, per circa 2,50 l’ora, senza riposo settimanale, e venivano fatti vivere all’interno di un container, in condizioni igienico-sanitarie precarie, all’interno del recinto dell’azienda che veniva chiuso a chiave nella notte dal proprietario. Tutti i lavoratori erano formalmente assunti, ma con numerose incongruenze salariali, e il datore aveva trattenuto loro i documenti personali. Contestato anche l’art. 25 del d.lgs. 231/2001 nei confronti delle tre aziende. La Procura ha chiesto, nei confronti delle tre ditte, che venisse disposto controllo giudiziario in azienda ex art. 3 L. 199/2016 (https://www.ilcittadinodirecanati.it/notizie-territorio-marche/51166-lotta-al-caporalato-cc-di-macerata-sequetrano-94-000-euro-a-3-aziende-agricole-tra-le-colline-maceratesi-e-ascolane-quale-corrispettivo-del-mancato-pagamento-di-stipendi-e-contributi-previdenziali-a-9-lavoratori-stranieri) (Novembre 2019). Il GUP ha disposto il rinvio a giudizio dell’imputato (segnalazione della Procura);
  • Nell’ambito dei controlli periodici sulle richieste di emersione 2020 e dei rapporti fittizi di lavoro per cittadini stranieri, è stata accertata l’irregolarità di un’azienda agricola nel Tolentino, presso cui erano impiegati alcuni braccianti di nazionalità pakistana, in condizioni di sfruttamento che alloggiavano presso una struttura messa a disposizione del datore di lavoro. Inoltre, il datore di lavoro aveva chiesto loro 500 euro per sanare il rapporto di lavoro, secondo quanto previsto dalla sanatoria del 2020. L’azienda è stata sottoposta a controllo giudiziario. Si procede per i reati ex art. 603-bis cp, art. 12, co. 5 TUI, e art. 103 d.lgs. 34/2020 in relazione alla violazione della procedura di emersione (https://picchionews.it/cronaca/caporalato-a-tolentino-costretti-a-pagare-500-euro-per-lavorare-e-non-essere-piu-clandestini) (Aprile 2020). Nel 2022 è stato disposto il rinvio a giudizio per il solo reato di sfruttamento lavorativo, mentre per i restanti capi d’imputazione è stata pronunciata dal Gup sentenza di non luogo a procedere (segnalazione della Procura).
  • Procedimento a carico di un imprenditore nel settore della manifattura, per aver impiegato 10 lavoratori, di cui 1 senza contratto e altri 9 assunti con irregolarità, tra cui una retribuzione (di circa 4.50 euro l’ora) inferiore a quella pattuita nel contratto di lavoro e comunque inferiore di circa il 40% rispetto a quella stabilita nel CCNL. I lavoratori avrebbero riferito agli inquirenti di aver ricevuto minacce di licenziamento in caso di protesta o di denuncia, circostanza che ha trovato riscontro nell’episodio di licenziamento di un lavoratore, a seguito della richiesta della correzione della busta paga mendace. Si procede per 603-bis cp (https://www.farodiroma.it/caporalato-nella-manifattura-sette-lavoratori-in-nero-e-nove-lavoratori-irregolari-in-unazienda/) (Agosto 2021). Nei confronti dell’imprenditore è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari e nei confronti dell’azienda è stato disposto il controllo giudiziario ex art 3 L. 199/2016 (segnalazione della Procura);
  • In un'azienda di servizi in agricoltura del Maceratese, già sottoposta ad controllo giudiziario per caporalato (vedi operazione Girasole) il datore di lavoro aveva predisposto un'attività illecita per far avere i permessi di soggiorno sfruttando la recente procedura di emersione. Il NIL di Macerata ha accertato che cittadini stranieri erano costretti a pagare 6mila euro per regolarizzare la loro posizione in Italia, somma che veniva consegnata, in contanti, al titolare dell'azienda che si occupava anche di formalizzare i contratti di lavoro, che in alcuni casi erano fittizi, perché gli stranieri non svolgevano alcuna attività lavorativa presso quella azienda. L’indagato, che stipulava un formale contratto di lavoro, garantiva, dietro compenso, un posto letto in abitazioni insalubri o non agibili e utilizzava i lavoratori, privi di permesso di soggiorno, ma in fase di emersione, nei campi nel Maceratese e nel Fermano, sottoponendoli a gravi condizioni di sfruttamento e costringendoli a restituire gran parte della retribuzione che percepivano (https://www.ansa.it/marche/notizie/2022/03/15/caporalato-6mila-euro-per-contratto-e-permesso-soggiorno_e9a928a8-de0b-4122-ad6d-f5db6f4d908f.html) (Marzo 2021). E’ stato disposto il rinvio a giudizio dal Gup per il reato ex 603-bis cp. (segnalazione della Procura);
  • Operazione “Sick vegetables”: arrestato e sottoposto alla misura cautelare custodiale in carcere un imprenditore agricolo di origini pakistane indagati per il reato ex art. 603-bis cp. L’uomo avrebbe reclutato i lavoratori nei CAS del luogo per impiegarli nei campi del maceratese, del fermano e dell’ascolano in condizioni di sfruttamento. La manodopera straniera, originaria del Pakistan, del Niger, del Bangladesh e dell’India, era impiegata in turni di lavoro massacranti (dall’alba al tramonto), senza contratto e con una paga misera, da cui veniva trattenuta dallo stesso caporale la quota per l’alloggio e per il vitto. È stata sottoposta a sequestro l’azienda agricola in cui erano impiegati i lavoratori, ma non è chiaro se anche il titolare dell’azienda sia sotto indagine (https://www.cronachepicene.it/2023/09/15/caporalato-un-arresto-e-azienda-sotto-sequestro-lavoratori-utilizzati-anche-nel-piceno/420969/) (Agosto 2023);
PESARO SI
  • Condannate per estorsione due persone originarie di Aversa, che chiedevano cifre consistenti per concedere il lavoro nei cantieri per la terza corsia della A14. In alcuni casi, si facevano consegnare anche più dello stipendio: a tre operai sono stati chiesti dai 500 ai 700 euro su stipendi di poco superiori ai mille. Il caso era stato denunciato dalla Cgil di Pesaro, che si era anche costituita parte civile (https://www.ilmessaggero.it/marche/pesaro_caporalato_cantieri_a14_condannati_estorsione-490009.html) (Luglio 2014);
  • Il Nucleo dei Carabinieri dell'Ispettorato del Lavoro di Pesaro ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo ex art. 603 bis c.p. nuova formulazione nei confronti di un imprenditore locale, attivo nel settore di manutenzione e fabbricazione di infissi. L'uomo avrebbe impiegato in condizioni di grave sfruttamento quattordici lavoratori stranieri, in parte richiedenti asilo (https://www.corriereadriatico.it/pesaro/pesaro_telecamere_minacce_maxi_turni_paghe_fame_arrestato_imprenditore-3372694.html) (Novembre 2017);
  • Indagati i titolari di un ristorante sushi che avrebbero impiegato 28 richiedenti asilo reclutati da un loro connazionale. Le vittime erano impiegate in maniera irregolare, sottoposte a turni massacranti, con straordinari non pagati, sotto minacce continue, insulti e sopraffazioni, in cambio di una paga estremamente ridotta. Sequestrati in via preventiva beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari ad euro 150 mila (https://www.centropagina.it/attualita/pesaro-sushi-caporalato-sequestro-conti-correnti-auto-titolari-ristorante/) (Dicembre 2019);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di sei persone che avrebbero impiegato numerosi lavoratori afgani, pakistani, africani nella distribuzione di volantini. Gli indagati erano i responsabili di società che si aggiudicavano l’appalto per la distribuzione di materiale pubblicitario ed utilizzavano circa 70 lavoratori privi di contratto, oltre ad altri regolarmente assunti. I lavoratori erano costretti a lavorare sotto continua sorveglianza, anche tramite sistemi gps, per più di 11/12 ore al giorno, per cinque/sei giorni alla settimana, in cambio di una retribuzione pari a 30 euro giornalieri. Spesso, erano alloggiati presso abitazioni in affitto del medesimo datore di lavoro, talvolta prive di acqua e riscaldamento (https://www.occhioallanotizia.it/carabinierioperazione-anti-caporalato-volantinaggio-sfruttamento-e-lavoro-nero/) (2020);
  • Arrestate quattro persone di nazionalità egiziana per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, indagati per aver reclutato e impiegato decine di connazionali in condizioni di sfruttamento presso un lavaggio di auto a Bellocchi di Fano, a 3 euro l’ora con turni di 12 ore al giorno. Alcuni di loro erano impiegati senza contratto (circa 18 lavoratori) e due di loro erano senza permesso di soggiorno. Inoltre, i lavoratori pagavano circa 150 euro per un posto letto in abitazioni in pessimo stato, prive di riscaldamento e con servizi igienici del tutto inadeguati. Nei confronti dei quattro sono state eseguite misure cautelari custodiali (1 condotto in carcere e gli altri 3 agli arresti domiciliari) (https://www.ansa.it/marche/notizie/2021/07/14/caporalato-12-ore-autolavaggio-e-alloggi-fatiscentiarresti_ce423ff1-293c-4cfc-8c22-fba284808652.html) (Luglio 2021). Il GIP ha disposto il sequestro preventivo sui beni mobili ed immobili per l’equivalente dei profitti illeciti ricavati dallo sfruttamento dei lavoratori oggetto di sfruttamento (https://www.centropagina.it/pesaro/pesaro-caporalato-autolavaggio-sigilli-conti-correnti-e-veicoli-4-imputati/) (Marzo 2022);
  • Procedimento a carico di un cittadino egiziano, titolare di un autolavaggio a Gabicce Mare per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di due connazionali. I lavoratori erano impiegati per più di 12 ore al giorno per una paga orario di 3 euro l’ora, a fronte di un contratto regolarmente stipulato che prevedeva una paga di 8 euro. L’indagato aveva dato ai due lavoratori un garage come alloggio, facendoli vivere in pessime condizioni, senza servizi igienici e con alloggi del tutto inadeguati. Emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del titolare (https://www.ansa.it/marche/notizie/2022/06/03/caporalato-sconti-lavaggio-auto-sfruttando-operaiarrestato_4f7af4c9-b548-4bd7-8299-9b507c7a007a.html) (Giugno 2022);
  • Rinvito a giudizio dal Gup, dott. Francesco Messina, per il reato ex art. 603-bis cp il titolare un’impresa nel settore della metalmeccanica con sede a Cartoceto, frazione di Lucrezia. Il datore è accusato di non aver rispettato gli accordi contrattuali in materia di orario lavorativo e retribuzione. Il titolare spiava i propri dipendenti, dieci in totale, direttamente da cellulare tramite un ingegnoso sistema d’allarme posto all’ingresso e uscita dal capannone con cui avrebbe mandato un sms, con un codice per ogni lavoratore, sul proprio telefonino, all’oscuro dei diretti interessati (https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/spia-dipendenti-cellulare-7c31adbb) (Settembre 2022);
  • A seguito di alcune denunce sporte dai lavoratori, i Carabinieri del NIL di Pesaro e Urbino hanno aperto un procedimento nei confronti di un imprenditore italiano di Fano, operante nel settore della panificazione, per il reato ex art. 603-bis cp ai danni di alcuni lavoratori, circa una trentina di stranieri, tra cui alcuni richiedenti asilo e altri irregolari sul territorio impiegati senza contratto. I lavoratori erano impiegati in turni di 54 ore settimanali (anche per 12 ore al giorno) a fronte di un compenso oscillante tra i 3,50 e i 5,50 l’ora. Nei confronti dell’uomo è stato eseguito il sequestro di beni per 75mila euro (https://www.ilrestodelcarlino.it/fano/cronaca/sfruttamento-fornaio-denunciato-v1lhqwix) (Giugno 2023);
URBINO SI
  • Procedimento a carico di un'imprenditrice cinese, da tempo residente in Italia, operante nel settore tessile nelle province di Ascoli Piceno e Pesaro Urbino, per sfruttamento lavorativo nei confronti di quattordici richiedenti asilo. Il procedimento è iniziato su impulso del personale della cooperativa di accoglienza che ha segnalato alla stazione dei Carabinieri i movimenti della donna, che ogni mattina si recava presso il centro per prelevare manodopera. I quattordici rifugiati (8 pakistani, 3 senegalesi, 1 gambiano, 1 bengalese e 1 guineiano) per mesi sono stati costretti a turni massacranti di 10/12 ore al giorno con un compenso complessivo di poche decine di euro (http://www.gomarche.it/news.php?newsId=698765) (Settembre 2018). Nei confronti della donna è stata eseguita la misura cautelare della custodia in carcere ed è stato disposto il decreto di giudizio immediato (segnalazione della Procura);
  • “Operazione Capestro”: procedimento a carico di cinque cittadini pakistani titolari di una cooperativa di logistica e facchinaggio, con sede legale a Pesaro, che prende le mosse da un esposto presentato dal Sindacato alla Procura di Urbino. Gli indagati impiegavano alcuni loro connazionali, circa 17, sottoponendoli a ricatti e vessazioni; per oltre 10 ore al giorno; senza nessuna giornata di riposo; con paghe assai inferiori a quelle contrattuali, che, comunque, in parte, si facevano restituire con bonifici. Oltre a essere state disposte misure cautelare di carattere personale, sono stati sequestrati in via preventiva circa 157 mila euro mensili (https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/caporalato-urbino-1998369b e segnalazione della Procura) (Maggio 2019). Tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (https://www.centropagina.it/pesaro/urbino-giudizio-caporalato-pakistani-cgil-parte-civile/) (Luglio 2021);
  • Arrestato in flagranza un imprenditore cinese, titolare di un’impresa tessile nel territorio di Acqualagna, con l’accusa di sfruttamento lavorativo nei confronti di suoi 5 dipendenti, impiegati nel laboratorio tessile, in condizioni lavorative ed alloggiative degradanti (i dipendenti vivevano in camere, ricavate da pareti di cartongesso, con visibili infiltrazioni di acqua dall’esterno, collocati al di sopra del laboratorio), con turni di lavoro pesantissimi ed in assenza di qualsiasi norma anti contagio da Covid-19 (https://www.centropagina.it/pesaro/acqualagna-arrestato-caporalato-cinese-titolare-maglificio/) (Giugno 2020). A seguito del decreto di giudizio immediato, l’imputato è stato condannato a seguito di patteggiamento. (segnalazione della Procura);
  • A seguito di alcuni controlli ad opera dei CC di Fano e del NIL di Pesaro-Urbino è stato sanzionato amministrativamente (16mila euro di multa, oltre alla sospensione dell’attività imprenditoriale) il titolare di un locale notturno di Cagli per aver impiegato in nero quattro lavoratori. Non è chiaro se si sia proceduto penalmente a seguito di approfondimenti delle indagini (https://www.occhioallanotizia.it/lavoratori-in-nero-e-non-formati-20mila-euro-di-sanzioni-per-un-locale-di-cagli/) (Ottobre 2023);
MOLISE
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
CAMPOBASSO SI
  • I NAS di Campobasso, in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, nell’ambito di una complessa indagine sulle case di riposo molisane, hanno denunciato 3 persone, amministratrici della medesima società, accusate di aver promosso ed organizzato un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro dei propri dipendenti, indotti a prestare parte delle ore lavorative sotto forma di volontariato. Gli indagati non avrebbero sottoposto i dipendenti a visita sanitaria, non li avrebbero informati dei rischi per la salute e sicurezza connessi all’attività, non avrebbero presentato le dichiarazioni contributive. Contestati anche reati fiscali (https://quotidianomolise.com/case-di-riposo-nel-mirino-dei-nas-lavoro-nero-ed-evasione-fiscale-denunciati-in-tre/) (Aprile 2019). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura);
  • Procedimento a carico del gestore di una stazione di distribuzione di carburante, nei confronti del quale si procede per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché per alcune violazioni ex D. Lgs. 81/2008. L’indagato avrebbe costretto un cittadino bengalese a vivere all’interno di un box sito nel negozio, di un metro quadrato per due, in condizioni igienico-sanitarie degradanti. Il lavoratore veniva pagato 92 euro al mese, a fronte di circa 850,00 peraltro pattuiti per mansioni diverse da quelle cui era stato adibito (https://www.quotidianomolise.com/articolo/lavoro-nero-e-sfruttamento-in-un-distributore-di-carburanti-intervengono-i-carabinieri) (Maggio 2021);
  • Nell’ambito dell’Operazione Empact Thb, condotta dai Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Campobasso, sono state ispezionate diverse aziende agricole, è emerso l’impiego irregolare di due lavoratori presso un’azienda di allevamento di Castropignano, consistente nell’assenza di un contratto di lavoro, nella violazione dei riposi giornalieri e settimanali, nonché numerose violazioni in materia di igiene e sicurezza sul luogo di lavoro. Sono stati denunciati ex art. 22 TUI due persone (un dipendente e l’amministratore di fatto della società), ma non è chiaro se si proceda anche per 603-bis cp (https://www.quotidianomolise.com/articolo/caporalato-lavoratori-in-nero-in-due-aziende-nei-guai-i-titolari) (Ottobre 2021);
  • Nell’ambito della medesima operazione, è stata sospesa l’attività di un’azienda agricola di Campomarino, in cui sono venivano impiegati irregolarmente 4 lavoratori, di origine straniera e privi di permesso di soggiorno. Anche in questo caso non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti dell’imprenditore titolare della società (https://www.quotidianomolise.com/articolo/caporalato-lavoratori-in-nero-in-due-aziende-nei-guai-i-titolari) (Ottobre 2021);
  • La Guardia di Finanza di Campobasso, a seguito di alcuni controlli nelle aziende sul territorio, ha individuato 20 posizioni lavorative irregolari e segnalato (e sanzionato) 10 datori di lavoro, Non è chiaro se si è proceduto penalmente nei confronti degli imprenditori (https://www.primonumero.it/2023/03/sfruttamento-la-finanza-scopre-20-lavoratori-in-nero-segnalati-10-datori/1530770266/) (Marzo 2023);
LARINO SI
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, alcuni richiedenti asilo nella raccolta delle olive, tutti in nero (https://quotidianomolise.com/impiega-extracomunitari-nella-raccolta-delle-olive-arrestato-agricoltore-larino/ e segnalazione della Procura) (Ottobre 2017);
  • Procedimento a carico di tre indagati che prende le mosse da un incidente stradale in cui sono morti 12 braccianti stranieri, a Lesina (Foggia), mentre venivano trasportati per essere impiegati nella raccolta di pomodoro (https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/caporalato-Braccianti-morti-in-incidente-Procura-Larino-tre-indagati-1af8fd32-102f-41e8-992f-82184d5ab93e.html) (Agosto 2018);
  • I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Campobasso hanno eseguito nella provincia di Campobasso una serie di controlli in aziende operanti nei settori edile e alimentare nel corso dei quali hanno segnalato due datori di lavoro per la violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro e per aver utilizzato impalcature occupate da vario materiale e, quindi, prive dello spazio che consentiva il movimento. Sono state impartite opportune prescrizioni ai datori di lavoro, col fine di ripristinare le condizioni di sicurezza imposte dalla legge e sono state contestate diverse sanzioni amministrative; non è chiaro se si stia procedendo anche ex art. 603 bis c.p. (https://quotidianomolise.com/controlli-nei-settori-edile-e-alimentare-due-imprenditori-sotto-la-lente-dei-carabinieri/) (Febbraio 2020);
  • Procedimento a carico di sette persone (3 datori di lavoro e 4 caporali) che sfruttavano decine di braccianti, perlopiù di origine non europea, nella raccolta di pomodori nei terreni agricoli di Campomarino. Gli indagati pagavano i lavoratori pochi centesimi a cassetta e non dichiaravano le ore effettive lavorate, nonostante per tutti i braccianti fosse stata trasmessa la comunicazione di inizio rapporto agli organi competenti (https://www.primonumero.it/2020/06/caporalato-nei-campi-di-pomodoro-indagata-la-banda-di-sfruttatori-ci-sono-due-imprenditori-termolesi/1530617658/) (Giugno 2020);
  • A seguito di controlli effettuati dal Comando Provinciale dei Carabinieri e dal NIL di Campobasso presso alcune coltivazioni di pomodori del territorio, è stata deferita una persona all’Autorità Giudiziaria e sono state comminate sanzioni per oltre 10 mila euro per varie irregolarità riscontrate. Molti dei lavoratori impiegati erano di origine straniera. Non è chiaro, tuttavia, il reato per cui si procede (https://www.primonumero.it/2022/09/sfruttamento-e-caporalato-operazione-dei-carabinieri-nei-campi-di-pomodori-una-denuncia-e-multa-da-10mila-euro/1530745712/) (Settembre 2022);
ISERNIA NO
  • Procedimento a carico dell’imprenditore di un’azienda attiva nel settore primario dell’allevamento di bovini e ovini, per 603-bis c.p., per aver impiegato in condizioni di sfruttamento un pastore, con orario medio giornaliero di 12 ore, a fronte di una paga irrisoria, che aveva il compito di gestire la cura di tutte le bestie dell’azienda. La vittima era costretta ad abitare in locali fatiscenti, in pessime condizioni igieniche, nonché a subire maltrattamenti fisici da parte di altri soggetti all’interno dell’azienda, indagati per lesioni personali. Sono state comminate sanzioni amministrative per circa 4.000 euro (https://www.primonumero.it/2021/09/pastore-sfruttato-e-costretto-a-vivere-in-un-tugurio-imprenditore-denunciato/1530690687/) (Settembre 2021);
  • L’operazione “Empact Thb”, coordinata dall’Europol e congiunta con il NIL e la Squadra mobile della Questura territoriali, ha portato alla denuncia di un imprenditore titolare di un’azienda di allevamento di bovini, per i reati di occupazione di manodopera clandestina, (art. 22 TUI) e di attività di gestione non autorizzata e abbandono di rifiuti (art. 256 d.lgs. 152/2006). All’interno dell’azienda sono state riscontrate pessime condizioni igienico-sanitarie (carcasse di animali in stato di decomposizione, rifiuti abbandonati con sversamenti di liquami nel terreno) e l’impiego di un dipendente non regolare sul territorio. Non sono chiare le condizioni lavorative cui era sottoposto il lavoratore, ma lo stesso è stato denunciato per ingresso irregolare sul territorio e raggiunto da un provvedimento di espulsione. Per tali motivi è stato disposto il sequestro dell’azienda. Altre due aziende sono state attenzionate dai controlli e ne è stata sospesa l’attività. Complessivamente sono state comminate sanzioni amministrative per 14mila euro e ammende per 50mila euro (https://www.molisenetwork.net/2022/09/29/isernia-caporalato-sfruttamento-del-lavoro-denunce/) (Settembre 2022);
LAZIO
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
CASSINO NO Al Laboratorio non è pervenuta notizia di nessuna inchiesta di competenza della procura di Cassino.
FROSINONE NO
  • Procedimento a carico di un imprenditore italiano, titolare di una ditta di trasporti, accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento due dipendenti stranieri, di nazionalità albanese, irregolari sul territorio. Ai lavoratori era stato promesso dall’uomo l’avviamento delle pratiche per l’ottenimento del permesso di soggiorno con il Decreto flussi, salvo poi scoprire di essere stati raggirati quando sono stati raggiunti da un provvedimento della Questura che li convocava in merito alla loro situazione sul territorio. Il Gip ha disposto il rinvio a giudizio (https://www.ciociariaoggi.it/news/cronaca/227326/lavoratori-stranieri-sfruttati-imprenditore-a-processo.html) (Luglio 2023);
LATINA SI
  • La squadra Mobile di Latina ha arrestato un cittadino indiano accusato di sfruttamento della manodopera ed estorsione, che impiegava i suoi connazionali nei campi incassando delle percentuali sui contratti di lavoro. L'impresa in cui lavorava si trova tra Borgo Grappa e Sabaudia (https://www.ilmessaggero.it/latina/caporalato_a_latina_la_squadra_mobile_arresta_a_sabaudia_un_cittadino_indiano-2275244.html) (Febbraio 2017);
  • Procedimento a carico di un imprenditore di origini campane, titolare di un’azienda agricola sita a Borgo Sabotino che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, un italiano ed un indiano, costretti a lavorare 7 giorni su 7, per undici ore al giorno, senza riposo o ferie. I due lavoratori vivevano in due roulotte all’interno di un capannone dell’azienda agricola ed erano sottoposti costantemente alla minaccia di essere allontanati dall’azienda (https://www.h24notizie.com/2017/11/28/sfruttamento-del-lavoro-imprenditore-sottoposto-allobbligo-di-firma-per-caporalato/) (Novembre 2017);
  • Due imprenditori agricoli di Terracina indagati ex art. 603 bis c.p. per aver impiegato alcuni stranieri (di cui uno irregolare sul territorio), in parte a nero ed in parte con contratto a tempo determinato, per un salario bassissimo, per molte ore al giorno, senza riconoscere ferie o periodi di riposo (https://www.ilfaroonline.it/2018/10/18/giro-di-vite-sul-caporalato-in-manette-due-fratelli-di-terracina/242693/) (Ottobre 2018);
  • Stranieri irregolari, in parte richiedenti asilo, impiegati in una azienda agricola per 4 euro l’ora, per 12 ore al giorno, tutti i giorni, alcuni addirittura sorpresi a lavorare scalzi e costretti a sostare, nella pausa pranzo, in una stalla per animali. Rapporto di lavoro instaurato senza contratto. Si procede sia nei confronti del titolare dell’azienda agricola che nei confronti di due caporali che sorvegliavano le maestranze (https://www.news-24.it/viveva-nella-villa-di-lusso-sede-della-sua-azienda-agricola-e-sfruttava-i-braccianti-indiani-arrestato-limprenditore-massimiliano-cimaroli-denunciati-i-due-caporali-che-sorvegliavano-le-maestranze/) (Agosto 2018);
  • Arrestati un imprenditore agricolo di Terracina ed un caporale addetto alla sorveglianza di braccianti costretti a lavorare tutto il giorno, per 5 euro l’ora, e a vivere in giacigli di fortuna, spesso da condividere con animali domestici. Si procede per sfruttamento lavorativo, ricettazione e detenzione di arma da fuoco (https://www.h24notizie.com/2018/08/14/caporalato-armato-tra-i-campi-lo-sfruttamento-a-terracina-le-manette-a-fondi/) (Agosto 2018);
  • Operazione “Commodo”: procedimento a carico degli amministratori di fatto di una cooperativa agricola, nonché del suo presidente, per sfruttamento di numerosi lavoratori, in parte extracomunitari e in parte rumeni, impiegati nella raccolta e lavorazione di ortaggi. Capi di imputazione. Artt. 416, 603 bis c.p., 629, 319 e 321 c.p., 648 ter1 c.p. Nel procedimento sono coinvolti anche un Ispettore del Lavoro ed un Sindacalista. Non è chiaro se siano stati fatti accertamenti anche nei confronti delle ditte che commissionavano i lavori alla cooperativa (https://www.repubblica.it/cronaca/2019/01/17/news/caporalato_migranti_latina-216761267/) (Gennaio 2019). La Procura ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di tutti gli imputati. (https://www.ciociariaoggi.it/gallery/cronaca/75909/caporalato-e-l-ora-del-processo-ricostruito-l-inferno-dei-braccianti.html). Condannati ad un anno e quattro mesi comminati all’esito di patteggiamento il dipendente dell’Ispettorato territoriale del lavoro e a due anni e mezzo di carcere, all’esito di giudizio abbreviato, il formale presidente della cooperativa, (https://www.latinatoday.it/cronaca/latina-caporalato-operazione-commodo-condanne.html);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo ed alcuni caporali, accusati di sfruttamento; minaccia aggravata con l’utilizzo di un fucile a pompa; lesioni personali; detenzione abusiva di munizioni e omessa denuncia di materie esplodenti.
    L'indagato avrebbe costretto braccianti agricoli di nazionalità indiana a lavorare in condizioni disumane, addirittura fumando oppio per sopportare la fatica, per poi dormire in baracche fatiscenti. L’indagine sarebbe partita dalle segnalazioni di cinque lavoratori minacciati dal datore di lavoro, con tanto di colpi di fucile sparati verso di loro “per spronarli ad accelerare la raccolta e la lavorazione dei prodotti” (https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/10/12/news/spara_sui_braccianti_per_farli_lavorare_di_piu_arrestato_imprenditore_a_terracina-238342091/) (Ottobre 2019);
  • Nel corso di alcuni controlli della Questura di Latina presso un’azienda di località Migliara, sono stati identificati 84 braccianti agricoli, di origine indiana e magrebina, tutti regolari sul territorio nazionale, impiegati nelle serre in precarie condizioni di sicurezza e senza i necessari dispositivi. c.p. Si procede nei confronti dei titolari dell’azienda e dei caporali, ma non è chiaro quale fattispecie penale sia stata loro contestata (https://www.latina24ore.it/latina/156057/caporalato-84-braccianti-in-condizioni-precarie/) (Novembre 2019);
  • Morto un bracciante di nome Singh Gurjant, di 26 anni, caduto mentre lavorava – senza dispositivi di sicurezza- all’interno di una serra presso un’azienda agricola di San Felice Circeo. Il bracciante è arrivato in ospedale in macchina, trasportato dal suo datore di lavoro. Pochi giorni prima un altro lavoratore della zona era deceduto a seguito di un infarto occorso dopo un turno di lavoro di 12-15 ore, nei campi, sotto il sole, a ritmi massacranti e senza nessuna tutela. Non è chiaro se, in entrambi i casi, si sia proceduto anche per sfruttamento lavorativo (https://www.fanpage.it/roma/san-felice-circeo-bracciante-di-26-anni-muore-sul-lavoro-non-e-stata-chiamata-lambulanza/) (Settembre 2020);
  • “Operazione δοῦλος (schiavo)”: l’attività d’indagine della Guardia di Finanza di Latina ha portato alla denuncia dei titolari di un’importante azienda agricola del territorio, ex artt. 110 e 603-bis cp, per aver impiegato nel corso degli ultimi due anni oltre 290 lavoratori, prevalentemente indiani, in condizioni di sfruttamento. Nei confronti degli indagati sono state emesse sei misure cautelari personali (https://www.flaicgilfrosinonelatina.it/2020/11/caporalato-scatta-loperazione-schiavo.html) (Novembre 2020);
  • Procedimento a carico di padre e figlio, titolari di un’azienda agricola di Terracina, accusati di aver picchiato e gettato dentro ad un canale di scolo un lavoratore indiano che aveva chiesto i DPI anti Covid-19 e la paga per il lavoro svolto. A seguito dell’episodio sono stati eseguiti controlli all’interno dell’azienda, da cui è emerso lo sfruttamento dei braccianti ivi impiegati, pagati meno di 4 euro l’ora, con orari giornalieri estenuanti, tutti i giorni la settimana. Nei confronti dei due indagati sono state eseguite le misure cautelari degli arresti domiciliari (per il padre) e dell’obbligo di firma (per il figlio). Si procede per i reati di estorsione, rapina, lesioni personali aggravate e sfruttamento lavorativo. (https://www.h24notizie.com/2020/05/18/caporalato-e-aggressione-ai-braccianti-in-unazienda-agricola-di-terracina-nei-guai-padre-e-figlio/) (Maggio 2020);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp e art. 22, co. 12 TUI a carico di due coniugi, titolari di due società agricole di Fondi. Dalle indagini è emerso un collaudato sistema di reclutamento e sfruttamento di numerosi braccianti, sia italiani che stranieri, costretti a lavorare fino a 10 ore al giorno, anche di notte, per 4 euro all’ora, senza giorni di riposo, copertura sanitaria, retribuzione aggiuntiva in caso di festività o riposo settimanale e senza presidi antinfortunistici e/o di sicurezza. Nei confronti di entrambi è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari, e le due aziende sono state sequestrate in via preventiva (https://www.radiocivitainblu.it/sottomissione-reclutamento-sfurttamento-braccianti-latina/) (Aprile 2020);
  • Operazione “Job Tax”: procedimento - che ha preso avvio dalla denuncia di un lavoratore - a carico di 7 cittadini italiani e due bengalesi, che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, alcuni lavoratori nella coltivazione in serra di ravanelli. Si procede – nei confronti dei titolari dell’impresa e dei caporali - per associazione a delinquere, sfruttamento di manodopera extracomunitaria, estorsione e impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati. A seguito delle indagini, sono stati scoperti circa 157 lavoratori impiegati nell’azienda dietro minaccia di punizioni corporali e ritorsioni economiche. Sono stati sottoposti a sequestro probatorio 244 litri di prodotti fitosanitari non autorizzati all’impiego in agricoltura, per un valore di 7mila euro. Nei confronti di tutti gli indagati è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. (https://latinatu.it/operazione-job-tax-braccianti-sottomessi-e-doping-ai-ravanelli-arrestati-una-famiglia-di-san-felice-e-2-caporali-bengalesi/) (Aprile 2021). Nell’ambito del medesimo procedimento sono stati sequestrati, in via preventiva, circa 550 mila euro atteso che gli indagati, nel periodo antecedente all’esecuzione delle misure cautelari, avrebbero distratto proprio beni mobili ed immobili a fare di altra società formalmente intestata ad un parente ma a loro riconducibile (https://www.latinatoday.it/cronaca/san-felice-circeo-operazione-job-tax-sequestro-beni.html);
  • I militari della Guardia di Finanza di Latina, coordinati dalla Procura della Repubblica, a seguito di indagini svolte sotto la direzione del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza e del Sostituto Procuratore Giuseppe Miliano, hanno dato esecuzione a due misure cautelari personali emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale pontino, Mario La Rosa, nei confronti dei titolari di una ditta individuate pontina, mettendo fine ad un sistematico sfruttamento dei braccianti agricoli di nazionalità indiana nonché alia truffa ai danni dell’I.N.P.S. L’operazione di polizia economico-finanziaria, originata da un controllo in materia di lavoro sommerso eseguito dai Finanzieri della Tenenza di Sabaudia nei confronti di un’azienda agricola pontina del settore florovivaistico, ha permesso di accertare come l’impresa abbia impiegato nel lavoro agricolo, nel corso degli ultimi due anni, complessivamente oltre 96 lavoratori in condizioni di assoluto sfruttamento e prevaricazione. Tra i reati ascritti agli indagati lo sfruttamento della manodopera individuale. Le autorità hanno accertato che da ottobre 2019 a maggio 2020, l’impresa ha beneficiato di un “guadagno illecito”, corrispondente alle retribuzioni non corrisposte, quantificato in oltre 123.000 euro (https://latinatu.it/caporalato-pontino-in-azienda-florovivastica-96-lavoratori-sfruttati-scattano-sequestro-e-2-misure-cautelari/) (Settembre 2021);
  • Procedimento a carico di nove indagati per 603-bis cp, tra cui sette sono imprenditori e soci di aziende agricole operanti sul territorio pontino, mentre altri due indagati sono di origine straniera. Le indagini, partite nel 2018 a seguito di una protesta di alcuni lavoratori stranieri richiedenti asilo, ospiti in alcuni CAS, hanno accertato l’impiego in condizioni di sfruttamento di circa 100 lavoratori agricoli, di origine indiana e bengalese, che venivano assunti con una rotazione itinerante in quote, ripartendoli tra le aziende agricole del territorio. Per ogni bracciante venivano redatte buste paga ad hoc con somme esigue che si discostavano notevolmente dalle prestazioni effettive rese. Gli imprenditori si avvalevano dei due caporali stranieri per il reclutamento ed il trasporto dei braccianti. Nei confronti dei due indagati di origine straniera, che rappresentavano il collegamento tra gli immigrati e gli imprenditori, è stata emessa la misura cautelare coercitiva del divieto di dimora nella provincia di Latina; emesse misure cautelari personali anche nei confronti degli altri indagati. È stato disposto il controllo giudiziario di cinque aziende agricole (https://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2022/02/sgominata-a-fondi-centrale-del-caporalato-9-indagati/) (Febbraio 2022);
  • Nell’ambito del progetto “ALT Caporalato Due” sono stati effettuati alcuni controlli dall’INL, con la collaborazione dell’OIM della ASL e dell’INAIL, nell’area dell’Agro Pontino e in tutta la provincia di Latina, a seguito dei quali sono risultate tre realtà imprenditoriali irregolari, rispetto alle quali si è proceduto alla sospensione amministrativa dell’attività imprenditoriale per l’occupazione di lavoratori senza contratto. Non è chiaro se, a seguito di approfondimenti delle indagini, gli imprenditori siano stati deferiti all’autorità giudiziaria (https://integrazionemigranti.gov.it/it-it/Ricerca-news/Dettaglio-news/id/3333/ALT-CAPORALATO-DUE-task-force-per-il-contrasto-allo-sfruttamento-lavorativo-nel-Lazio) (Luglio 2023);
  • Procedimento a carico di sedici persone, tra cui imprenditori e caporali, per il reato ex art. 603-bis cp ai danni di alcuni lavoratori reclutati e impiegati in condizioni di sfruttamento. I braccianti non avevano a disposizione i servizi igienici durante l’orario lavorativo, erano costretti a lavorare anche sotto la pioggia battente, trasportati in sovrannumero all’interno dei furgoni sui campi di lavoro ed erano fatti alloggiare in strutture fatiscenti messe a disposizione dagli stessi imprenditori (https://www.latinatoday.it/cronaca/latina-indagine-caporalato-sfruttamento-lavoro.html) (Agosto 2023);
RIETI NO
  • Denunciato titolare di un’azienda agricola nel Comune di Amatrice, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 7 lavoratori indiani, di cui 3 senza contratto di lavoro, e per aver violato le norme di prevenzione da Covid-19 sul posto di lavoro. L’attività d’impresa è stata sospesa e sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di 13.000 euro (https://www.cronachecittadine.it/amatrice-caporalato-lavoratori-indiani-sfruttati-nelle-campagne-reatine-i-carabinieri-denunciano-un-imprenditore/) (Agosto 2020);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola attiva nel territorio del Comune di Cittareale, per l’impiego di 3 lavoratori di origine indiana, di cui 2 a nero e 1 irregolare sul territorio, in un mattatoio, in condizioni di sfruttamento (https://www.ispettorato.gov.it/2020/07/09/itl-terni-rieti-controlli-sul-fenomeno-del-caporalato/) (Luglio 2020);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un imprenditore agricolo italiano per aver impiegato “in nero” due cittadini stranieri, uno pakistano, l’altro egiziano, privi di permesso di soggiorno. I lavoratori sarebbero stati impiegati in turni di lavoro estenuanti, senza diritto ad alcun riposo settimanale né feriale, senza la corresponsione di alcun salario, ma solo di alcuni viveri per il loro sostentamento, sotto costante minacce e violenze fisiche. All’uomo sono state comminate anche elevate sanzioni amministrative (circa 20 mila euro) in relazione alla manodopera assunta senza contratto e alle violazioni riscontrate in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro (https://www.corrieredirieti.it/fara-in-sabina/caporalato-denunciato-dai-carabinieri-del-nil-titolare-di-una-azienda-agricola/) (Ottobre 2023);
CIVITAVECCHIA SI
  • Procedimento (per fatti commessi in data anteriore alla riforma del 2016 dell’art. 603-bis cp) a carico di sei persone, titolari e rappresentanti di una società a responsabilità limitata e due imprese individuali di Tarquinia attive nel settore metalmeccanico, per i reati di sfruttamento, sequestro di persona, estorsione e minaccia in danno dei lavoratori. Le vittime, tutte formalmente assunte, venivano fatte lavorare per 8/10 ore al giorno, per 3,90 euro l’ora o, addirittura, per 2 euro l’ora in caso di straordinari, ed erano costrette a firmare lettere di licenziamento in bianco. Ogni 2 anni, venivano licenziate e contestualmente assunte da un altro soggetto, sostanzialmente gestito dai medesimi indagati, anche se formalmente diverso. Nei confronti degli imputati sono state applicate misure cautelari personali di tipo custodiale (due in carcere e due agli arresti domiciliari) e un obbligo di firma alla polizia giudiziaria, oltre al sequestro preventivo del profitto del reato. Nei confronti della Srl è stato disposto il controllo giudiziario in azienda (https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/27/operai-sottopagati-e-minacciati-a-tarquinia-4-arresti-perverso-e-spregiudicato-sfruttamento/3880366/ e segnalazione della Procura) (Settembre 2017). Nei confronti di tutti gli imputati è stato disposto il rinvio a giudizio (segnalazione della Procura).
  • Procedimento per truffa aggravata ai danni dell’INPS e sfruttamento lavorativo a carico di 22 persone, che vede coinvolte una cooperativa e tre società. Gli indagati avrebbero impiegato circa 300 lavoratori, quasi tutti italiani, tra Tarquinia, Montalto di Castro, Frascati, Civitavecchia, Fiumicino, Roma, Novara, Campobasso e Anagni (Frosinone) come camerieri, baristi, banconisti, addetti al carico e scarico merci, operatori di impianti di recupero, panificatori, commessi, per 5 l’ora. I gestori della cooperativa, nel corso degli anni, avevano contattato diverse ditte e società di Tarquinia, Montalto, del litorale laziale e di Roma, proponendo ai titolari di conseguire notevoli vantaggi economici attraverso il licenziamento degli operai, fino a quel momento regolarmente assunti da quelle imprese, e l’esternalizzazione dei servizi alla cooperativa. La forza lavoro già in servizio sarebbe dovuta transitare solo formalmente in carico alla Cooperativa, continuando a svolgere le stesse mansioni. Alcuni lavoratori sono risultati completamente ignari del “cambio” del datore di lavoro e ne hanno preso atto solo con la consegna delle buste paga contenenti le nuove indicazioni e le conseguenti condizioni peggiorative (https://www.ilmessaggero.it/viterbo/costretti_a_lavorare_per_5_euro_l_ora_caporalato_sfruttamento_e_truffa_all_inps_sequestri_della_finanza_dal_piemonte_al_molise-4598288.html) (Luglio 2019). Tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio. (segnalazione della Procura);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di un cittadino, rumeno e 2 italiani (fratello e sorella), per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Dopo il reclutamento, i 26 lavoratori di origine romena e 4 cittadini marocchini venivano impiegati nei campi per oltre 12 ore al giorno, in precarie condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza, sottopagati e sottoposti a continue minacce. 16 di loro erano privi di un regolare contratto di lavoro. Il GIP ha emesso un’ordinanza di misura cautelare personale degli arresti domiciliari per i due uomini, mentre la donna è stata interdetta dall’esercizio dell’attività d’impresa per un anno (https://etrurianews.it/2020/04/29/caporalato-braccianti-agricoli-sottopagati-e-minacciati-il-gip-annulla-il-provvedimento-di-arresto-per-i-fratelli-di-cellere/) (Aprile 2020). Disposto decreto di giudizio immediato nei confronti di tutti gli imputati (segnalazione della Procura);
  • La Guardia di Finanza ha scoperto una frode fiscale con emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un importo pari a 13 milioni di euro. Le indagini, partite nel 2019, coinvolgono 29 indagati e 42 aziende con sede anche a Fiumicino e Civitavecchia. Le aziende coinvolte sfruttavano i dipendenti e annotavano fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte, con conseguenti benefici fiscali sia per i committenti, sia per le diverse società e/o cooperative appaltatrici, costituite ad hoc (https://www.rainews.it/tgr/molise/video/2021/10/mol-fatturazione-operazioni-inesistenti-evasione-fiscale-truffa-inps-campobasso-guardia-finanza-procura-viterbo-lavoratori-b0649f77-5c1d-4b39-83c6-422e204a2a80.html e https://canaledieci.it/2021/10/28/sfruttamento-lavoro-caporalato-truffa-inps/) (Ottobre 2022);
  • Indagati per omicidio colposo e intermediazione illecita due persone, padre e figlio due imprenditori di Palma Campania, che avevano preso in affitto dei terreni a Montalto di Castro dove coltivavano angurie, per la morte di un bracciante tunisino, Naceur Messaoudi, morto di fatica mentre raccoglieva angurie. I due, secondo le testimonianze, non sarebbe intervenuti subito a soccorrere l’uomo nonostante l’avessero visto accasciarsi a terra e solo qualche ora l’avrebbero “scaricato” davanti all’ingresso del Pronto Soccorso dell’ospedale di Tarquinia. Dalle indagini è emerso, inoltre, che presso i medesimi datori erano impiegati in nero altri sei braccianti stranieri privi di permesso di soggiorno in condizioni di sfruttamento: turni di lavoro fino a 12 ore al giorno sotto al sole con temperature fino a 40 gradi, senza pausa pranzo e con pagamento a cottimo (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/caporalato-2-arresti-per-omicidio-colposo) (Dicembre 2023);
ROMA NO
  • La DDA di Roma, unitamente alla Procura di Latina, starebbe seguendo due procedimenti per sfruttamento lavorativo e riduzione in condizioni di schiavitù nei confronti di alcune lavoratrici impiegate nella lavatura e pulitura di ortaggi per 14 ore al giorno, all’interno di un capannone, per una retribuzione pari a 4 euro l’ora, che però veniva corrisposta solo per le prime sei ore di lavoro. Nel corso dell’indagine, che ha preso avvio da un’inchiesta giornalistica, è emerso che le donne venivano costrette a prestazioni sessuali in cambio del rinnovo del contratto di lavoro (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/lazio-le-braccianti-indiane-sikh-e-il-muro-infranto-dellomert) (Luglio 2019);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p., a carico di un cittadino senegalese ed uno tedesco, per aver impiegato due richiedenti asilo (un ghanese e un malese) nell’attività di volantinaggio, dopo averli reclutati tramite un’applicazione di messaggistica istantanea e successivamente prelevati presso la fermata della metro Anagnina per essere poi condotti in località “Cocciano”. I due lavoratori venivano pagati 1 euro ogni 150 volantini smistati (https://www.dentromagazine.com/blitz-contro-caporalato-del-volantinaggio-a-frascati-2-arresti/) (Marzo 2019);
  • Procedimento a carico di tre cittadini italiani (due imprenditori e un caporale), che avrebbero reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento 6 cittadini extracomunitari privi di titolo di soggiorno. Le prestazioni lavorative venivano rese all’interno di alcune serre per la coltivazione di vegetali, situate nel territorio di Ostia. I lavoratori vivevano all’interno di baracche site nei pressi delle serre, in condizioni igienico-sanitarie precarie (https://www.romatoday.it/cronaca/caporalato-roma-imprenditori-denunciati.html) (Febbraio 2021);
  • Un cittadino colombiano è stato arrestato in flagranza di reato, accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (603-bis cp). Secondo le indagini, si sarebbe servito di una società di facciata per gestire dieci lavoratori, stranieri (sudamericani) di cui quattro irregolari sul territorio, da impiegare come addetti alle pulizie in bed and breakfast, case vacanze e affittacamere del centro di Roma. Nessun lavoratore è risultato regolarmente assunto presso la società. Il locale adibito a deposito di biancheria e che fungeva da base operativa dell’indagato è stato sequestrato (https://www.lacronacadiroma.it/2022/05/caporalato-a-roma/) (Maggio 2022);
  • Emersa una situazione di sfruttamento ai danni della manodopera subappaltata alla società di servizi del Comune di Roma, la Zètema, che gestisce i musei della capitale. I lavoratori, circa 150, sarebbero stati impiegati con turni i lavoro defatiganti e sotto-retribuiti (meno di 5 euro l’ora), con turni e orari modificati da un giorno all’altro, dislocati senza preavviso su 20 sedi. Non è chiaro, tuttavia, come e se si stiano muovendo gli inquirenti. (Luglio 2022) https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/07/04/caporalato-museale-a-roma-i-lavoratori-a-47-euro-lordi-lora/6648641/.
  • Procedimento a carico di tre imprenditori cinesi, titolari di un’azienda tessile in zona Tor Pignattara, accusati di aver impiegato in condizioni di sfruttamento cinque lavoratori stranieri (quattro di nazionalità cinese e una bengalese). I lavoratori, impiegati senza contratto, erano costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno (dalle 9 alle 24 di sera) senza poter usufruire del riposo settimanale, né di ferie, a fronte di un’esigua paga, in ambienti di lavoro e di alloggio insalubri. Nei confronti dei tre imputati sono state applicate altrettante misure cautelari di custodia in carcere, e lo stabile è stato sottoposto sotto sequestro preventivo, oltre a 88mila euro (https://www.romatoday.it/cronaca/caporalato-a-roma-3-arresti.html) (Dicembre 2022);
  • Nell’ambito della maxioperazione dei Carabinieri su tutto il territorio nazionale contro il caporalato digitale, sono stati riscontrati sei casi di cessione illecita di account e due lavoratori stranieri irregolari sul territorio. Si procede per 603-bis cp (https://www.romatoday.it/cronaca/caporalato-digitale-roma-controlli-rider.html) (Marzo 2023);
TIVOLI SI
  • Archiviati 4 procedimenti per art. 22, co. 12 TUI le cui indagini erano partite a seguito di alcuni controlli effettuati nei confronti di alcuni lavoratori che guidavano dei veicoli diretti al CARA di Guidonia (segnalazione della Procura) (2010);
  • Procedimento a carico di sette persone per favoreggiamento e sfruttamento di manodopera clandestina. Vittime di sfruttamento erano 28 lavoratori stranieri, irregolari sul territorio, costretti a lavori pesanti, prevalentemente attività di facchinaggio, per 5 euro al giorno, al Centro agroalimentare Cargest a Tivoli. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati circa 100 furgoni. Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.romatoday.it/cronaca/immigrazione-clandestina-centro-agroalimentare-tivoli.html) (2013);
  • Archiviato un procedimento per l’art. 603-bis c.p. relativo ad una denuncia presentata da un lavoratore (segnalazione della Procura) (2019);
  • Archiviato un procedimento in cui si procedeva anche per il reato di cui all’art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2020);
VELLETRI NO
  • Un romano è indagato ex art. 603 bis c.p. per aver impiegato, senza contratto, 3 stranieri richiedenti asilo in attività di volantinaggio in località Cocciano, per 10 euro ogni 1000 volantini smistati, corrisposti ogni 15 giorni di lavoro (https://www.ilmessaggero.it/roma/news/caporalato_immigrati_sfruttati_arrestato_romano-4330258.html) (Febbraio 2019);
  • A Colferro è stato arrestato un cittadino bengalese che sfruttava il lavoro di suoi quattro connazionali, costretti a lavorare 11 ore al giorno nei campi, senza riposo settimanale, e a dormire in baracche fatiscenti. Sottoposti a sequestro preventivo conti correnti per un valore pari a 73.500 euro (https://roma.fanpage.it/caporalato-a-colleferro-sfruttava-il-lavoro-di-quattro-connazionali-arresto-46enne-bengalese/) (Gennaio 2019);
  • A Pomezia è stato scoperto dalla Guardia di Finanza una fabbrica abusiva di sigarette di contrabbando, in cui venivano sfruttati dieci operai, di nazionalità russa, moldava e ucraina. I lavoratori erano sottoposti a turni massacranti, con finestre murate e senza alcuna aerazione per i fumi della lavorazione. Il titolare dell’impresa è stato arrestato e posto in custodia cautelare in carcere. Si procede per i reati di contrabbando, contraffazione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (https://www.today.it/cronaca/profughi-ucraina-fabbrica-sigarette-contrabbando-pomezia.html) (Aprile 2022);
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo, lavoro nero, macellazione abusiva di animali e mancato smaltimento di carcasse a carico di due titolari di un’azienda agricola attiva nell’allevamento ovino e bovino sita in Rocca di Papa nei confronti di otto dipendenti di nazionalità rumena. Nei confronti di entrambi è stata disposta ed eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari (https://www.ilmamilio.it/c/news/53788-rocca-di-papa-arrestati-2-allevatori-per-sfruttamento-del-lavoro-nero-e-macellazione-clandestina.html) (Aprile 2023);
VITERBO NO
  • Procedimento a carico di un imprenditore di Acquapendente che avrebbe sfruttato 20 lavoratori, tutti richiedenti asilo, addetti alle mansioni di pastori, tagliaboschi e vendemmiatori ed assunti con regolare contratto (https://www.tusciaweb.eu/2019/09/boscaioli-sottopagati-schiavizzati-limprenditore-arrestato-rigetta-le-accuse/) (Settembre 2019);
  • Procedimento a carico di tre indagati che avrebbero sequestrato e picchiato un bracciante straniero, regolare sul territorio, che si era lamentato perché non veniva pagato, probabilmente agendo su indicazione del datore di lavoro. Contestate lesioni aggravate e sequestro di persona; non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.tusciaweb.eu/2019/10/bracciante-si-lamenta-della-paga-in-tre-lo-caricano-sul-furgone-e-lo-massacrano-di-botte/) (Ottobre 2019);
  • Arrestate quattro persone, indagate per estorsione aggravata, impiego di lavoratori clandestini, evasione fiscale e sfruttamento lavorativo. Le indagini hanno preso avvio dal rinvenimento ad Ischia di Castro di un cadavere e hanno fatto emergere una situazione di grave sfruttamento lavorativo presso un allevamento di ovini, ove venivano impiegati, senza contratto, alcuni lavoratori stranieri. I lavoratori vivevano in strutture decadenti e sovraffollate, nonostante l’emergenza COVID-19, lavoravano dalle 9 alle 17 per un compenso mensile pari ad 800 euro e venivano sottoposti a continue vessazioni ed umiliazioni (https://www.fanpage.it/roma/viterbo-costretto-a-trasportare-un-compagno-morto-nei-campi-lorrore-del-caporalato/) Le cinque aziende gestite dagli indagati sono state anche sottoposte alla misura del controllo giudiziario in azienda (https://www.ilmessaggero.it/viterbo/viterbo_caporalato_violenza_ed_estorsione_manette_famiglia_allevatori_di_ischia_di_castro-5646374.html) (2020);
  • Operazione “Petrol Station”: procedimento a carico di due gestori (padre e figlio) di alcune pompe di benzina del viterbese che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, circa 13 cittadini stranieri, regolari sul territorio nazionale. I lavoratori venivano impiegati per 8-12 ore al giorno, 7 giorni su 7, senza riposo settimanale o ferie, pena l’automatica conclusione del rapporto di lavoro. Veniva loro corrisposta una paga oraria pari a circa 3 euro. Gli indagati sono stati posti agli arresti domiciliari (https://www.tusciaweb.eu/2021/06/sfruttati-7-giorni-7-dodici-ore-al-giorno-3-euro-lora/) (Giugno 2021);
  • Grazie al supporto del sindacato USB, cinque lavoratori vittime di sfruttamento di origine nordafricana, irregolari, costretti a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza come boscaioli, senza essere retribuiti in modo congruo o senza essere retribuiti del tutto, hanno denunciato lo sfruttamento e ottenuto, con sentenza del Tribunale, il permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo (https://www.usb.it/leggi-notizia/viterbo-5-lavoratori-agricoli-denunciano-con-usb-gli-sfruttatori-e-ottengono-il-permesso-di-soggiorno-per-grave-sfruttamento-lavorativo-1217.html) (Ottobre 2022);
BASILICATA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
MATERA NO
  • Denunciati due imprenditori agricoli di Pisticci ed uno straniero che avrebbero impiegato un lavoratore privo di permesso di soggiorno e altri lavoratori senza contratto. Gli stranieri venivano accompagnati con dei furgoni presso campi gestiti da aziende agricole locali, ed utilizzati nella raccolta di insalata. Nei confronti del lavoratore irregolare è stata avviata la procedura di espulsione (https://www.ilmetapontino.it/archivio/index.php/component/k2/item/32762-metaponto-lavoro-nei-campi-e-sfruttamento-l-ipotesi-e-caporalato-3-denunciati-e-26-000-euro-di-sanzioni) (Settembre 2018);
  • Procedimento a carico di 14 persone accusate di associazione per delinquere con carattere di transnazionalità, finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro; violenza privata; uso indebito di carte di credito; corruzione, che ha preso avvio a seguito della denuncia presentata da un cittadino rumeno. I lavoratori, principalmente rumeni, venivano reclutati tramite Facebook e, una volta arrivati in Italia, venivano privati dei documenti, collocati in alloggi di fortuna e costretti a lavorare in diversi fondi agricoli fino a 14 ore al giorno, per 3,5 euro l’ora. Al sodalizio hanno preso parte anche alcuni titolari e gestori di aziende operanti nel settore orto – frutticolo, nonché un impiegato dell’Ufficio Anagrafe di Scanzano Jonico e due sindacalisti. Sembra che le aziende siano state sottoposte a controllo giudiziario. Disposto anche il sequestro preventivo di circa 60 mila euro (https://basilicatanotizie.net/2019/01/16/scacco-matto-al-caporalato-nel-metapontino-12-arresti-tra-policoro-e-scanzano/) (Gennaio 2019);
  • Ci sono varie segnalazioni che evidenziano un contesto di grave sfruttamento lavorativo nel settore della ristorazione; ma non è chiaro se si stiano facendo specifiche indagini. (https://www.rassegna.it/articoli/matera-2019-capitale-dello-sfruttamento). Risulta solo una vicenda che vedrebbe coinvolti 10 lavoratori in nero identificati in alcuni ristoranti della zona nel corso di alcuni controlli della guardia di finanza; non è chiaro, però, se in questo caso sia stato contestato anche art. 603 bis cp (https://www.materalife.it/2019/10/08/lavoro-nero-10-su-12-non-assunti-in-due-ristoranti/15860/) (Ottobre 2019);
  • Operazione “Demetra”: duecento braccianti pagati 80 centesimi a cassetta per la raccolta di agrumi, ovvero 28 euro al giorno per la raccolta di fragole. 14 le aziende sequestrate, per un valore complessivo di 8 milioni di euro. Arrestate 52 persone, di cui 12 in custodia cautelare in carcere e 38 agli arresti domiciliari, tutte accusate di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento lavorativo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il sistema di sfruttamento si fondava su due organizzazioni criminali; la prima, gestiva lo sfruttamento dei braccianti, impiegati in grigio, ed era composta da 22 titolari o gestori di aziende agricole della zona. La seconda, con l’appoggio di un dipendente del Comune di Rossano, si faceva versare larga parte dei guadagni dei migranti promettendo loro documenti regolari, ricongiungimenti familiari o matrimoni di comodo (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/06/10/news/caporalato_60_misure_cautelari_e_14_aziende_agricole_sequestrate_tra_cosenza_e_matera-258847533/) (Giugno 2020);
  • Procedimento a carico di dieci caporali, 9 uomini e 1 donna, di nazionalità italiana, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo per fatti relativi al periodo dal 2014 al 2016. Gli indagati reclutavano senza contratto donne e uomini di origine italiana nelle province di Bari e Taranto e li impiegavano nei campi del Metapontino nella raccolta di frutta. I lavoratori percepivano meno di 3 euro l’ora per 10-12 ore di lavoro al giorno ed erano costretti a remunerare i caporali dei servizi da loro svolti (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/schiavi-per-tre-euro-allora-il-caporalato-made-in-italy) (Novembre 2020);
  • Nel corso di un’indagine ispettiva in due supermercati sul litorale della costa ionico-metapontina, i Finanzieri della Compagnia di Policoro hanno scoperto irregolarità nell’assunzione con contratti a tempo indeterminato di 9 dipendenti, nelle cui buste paga venivano indicate circa 1000 ore lavorative in meno di quelle effettivamente prestate. Mentre, infatti, i contratti part time prevedevano che un impiego per circa 4-6 ore, i dipendenti effettuavano turni praticamente raddoppiati. Non è chiaro quale se sia stato contestato l’art. 603 bis c.p.: sono, però, state comminate sanzioni amministrative fino a 3mila euro e le ditte sono state diffidate a sanare le irregolarità riscontrate (https://www.trmtv.it/cronaca/2021_03_08/267842.html) (Marzo 2021);
  • A seguito di controlli a carico delle principali aziende agricolo del territorio, promossi dal progetto Su.Pr.Eme contro lo sfruttamento del lavoro, che ha coinvolto una task force composta dall’ITL di Potenza-Matera, dai Carabinieri del NIL di Matera, dall’ASL e dai mediatori culturali dell’OIM, è emerso l’impiego a nero di 63 braccianti (21 italiani, 38 stranieri e 4 comunitari). Ai danni di tre lavoratori stranieri è stato ipotizzato il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ma non è chiaro nei confronti di chi è stato contestato il reato (https://www.basilicata24.it/2021/07/lavoro-nero-nei-campi-del-metapontino-controlli-dellispettorato-scoperti-63-fantasmi-100495/) (Luglio 2021);
  • Procedimento a carico di un giovane uomo nigeriano per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro favoreggiamento della prostituzione, aggravati dall’uso di violenza, di sequestro di persona, di violenza sessuale aggravata e di lesioni personali aggravate, ai danni della sua ex convivente, anch’essa di nazionalità nigeriana. L’uomo è stato sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere (https://questure.poliziadistato.it/it/Matera/articolo/1058627e40b4b5277899639437) (Maggio 2022);
  • Operazione “Veritas”: i Carabinieri della Compagnia di Policoro e il NIL di Matera hanno denunciato 10 persone, indagate per associazione per delinquere ai fini di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato (art. 603-bis cp). Gli indagati, composti da un’intera famiglia attiva nell’imprenditoria agricola e da sette caporali stranieri, si sarebbe adoperata per il reclutamento all’estero di lavoratori stranieri promettendo loro un contratto di lavoro per ottenere un permesso di soggiorno col decreto flussi. Le vittime, oltre a dover corrispondere la somma di 6.000 euro all’intermediario, una volta giunti nel Metapontino venivano alloggiati in strutture fatiscenti dietro pagamento di un canone di affitto di 3 euro al giorno, da dove venivano prelevati e condotti nei campi, in cui venivano impiegati fino a 16 ore di lavoro giornaliero, senza riposi settimanali né feriali. L’indagine è partito a seguito delle doglianze di alcuni lavoratori relativi a meri ritardi nella corresponsione del salario, i cui approfondimento hanno portato alla luce tale scenario di sfruttamento ben più grave. Nei confronti di tutti gli indagati è stata disposta e applicata la misura cautelare custodiale in carcere (https://mondointernazionale.org/post/reclutamento-e-sfruttamento-di-manodopera-straniera-in-agricoltura-10-arresti-a-matera) (Ottobre 2023);
  • Operazione “Ghost Work”: la Polizia di Stato di Matera ha eseguito alcuni controlli nelle aziende del territorio di Matera e di Policoro, finalizzati al contrasto dello sfruttamento lavorativo. All’esito dei controlli sono emerse irregolarità in almeno quattro aziende (salottifici) per le quali si procede nei confronti dei titolari delle aziende per diverse sanzioni amministrative (art. 22 del d. lgs. 151/2015 (manodopera irregolare), art. 39 del d. l. 112/2008 (infedeli registrazioni a libro unico di più di nr. 5 lavoratori), legge 4/1953 (mancata consegna prospetti paga), art. 18, co. 1, l. B (visite mediche scadute); per alcuni lavoratori, è stato riscontrato l’omesso versamento contributivo (INPS) ed assicurativo (INAIL) da parte delle aziende, ed azionata la procedura di recupero, oltre alla sospensione per due di queste dell’attività produttiva per l’impiego di manodopera a nero superiore al 10% di quella complessivamente impiegata. Parallelamente, in un’altra azienda, attiva nel settore agricolo a Policoro, sono stati rinvenuti alcuni containers in cui abitavano i dipendenti rumeni, in precarie condizioni igienico-sanitaria. Nei confronti di nessuno dei predetti datori è stato contestato il reato di cui all’art. 603-bis cp e i due dipendenti stranieri sono stati accompagnati in Questura per la verifica della loro regolarità sul territorio (https://www.materanews.net/a-matera-e-policoro-contro-lo-sfruttamento-del-lavoro-maxi-blitz-della-polizia-ecco-loperazione/) (Novembre 2023);
LAGONEGRO SI Al Laboratorio non è pervenuta notizia di nessuna inchiesta di competenza della procura di Lagonegro.
POTENZA NO
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. e associazione per delinquere che vede coinvolta un’associazione che operava nei comuni di Lavello, Venosa, Montemilone, Maschito, Palazzo San Gervasio e Banzi, impiegando nella raccolta della frutta e del pomodoro numerosi stranieri regolari sul territorio e muniti di contratti che, però, non venivano registrati. I migranti erano costretti a lavorare 12 ore al giorno per 4 euro al cassone ed erano costretti a vivere in alloggi di fortuna, privi di servizi igienici, messi a disposizione dai membri della stessa associazione (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1178202/caporalato-nel-potentino-sfruttavano-braccianti-nei-campi-smantellata-organizzazione.html) (Ottobre 2019);
  • In seguito ad alcuni controlli disposti dal Questore di Potenza, è stata individuata un’azienda agricola di Lavello il cui titolare è indagato ex art. 603 bis c.p. per aver impiegato nei campi alcuni lavoratori, muniti di contratto di lavoro, in condizioni di sfruttamento (https://www.potenzanews.net/sfruttamento-del-lavoro-scoperto-titolare-di-unazienda-agricola-i-controlli-disposti-dal-questore-di-potenza/) (Settembre 2019);
  • L’ispettorato territoriale del lavoro di Potenza, unitamente al personale dell’ASP Potenza e ai militari della Compagnia di Viggiano hanno effettuato un controllo presso il circolo ricreativo privato Villa D’Agri, durante il quale hanno individuato 8 lavoratrici straniere, tutte impiegate in nero, di cui alcune irregolarmente presenti sul territorio italiano. Le donne erano sottoposte a videosorveglianza non autorizzata e costrette ad operare in un contesto privo del rispetto delle norme di sicurezza ed igiene sul luogo di lavoro. Non è chiaro se sia stato contestato il delitto di cui all’art. 603 bis c.p. (https://www.potenzanews.net/ispettorato-del-lavoro-provincia-potenza-sfruttamento-violazioni-materia-igiene-sicurezza-dettagli/) (Febbraio 2020);
  • Procedimento per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, a carico di cinque indagati che avrebbero reclutato, tramite social network, più di 80 donne moldave direttamente nel loro paese di origine per poi impiegarle nell’attività di cura a condizioni molto peggiori di quelle indicate nell’annuncio. Le donne al loro arrivo si vedevano ritirare il passaporto e venivano collocate in alcune strutture abitative a disposizione degli indagati in attesa di essere assegnate ad una famiglia, ove venivano impiegate in nero, senza orari da rispettare, con turni massacranti che non prevedevano riposo, per una retribuzione nettamente inferiore a quella prevista dalla contrattazione collettiva e con l’obbligo di parare mensilmente 100 euro ai reclutatori. (https://www.quotidianodelsud.it/basilicata/potenza/cronache/2021/09/06/potenza-la-tratta-delle-badanti-schiavizzate/) (Settembre 2021);
  • Nell’ambito della campagna contro lo sfruttamento lavorativo “Alt Caporalato D.U.E.”, il NIL di Matera e Potenza, in collaborazione con l’ASL di Matera e l’OIM, hanno controllato alcune aziende del territorio operanti nel distretto del mobile imbottito e della produzione di prodotti da forno. All’esito dei controlli sono state comminate 19 maxisanzioni per impiego di manodopera “in nero” e tre aziende sono state sospese. Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.trmtv.it/attualita/economia/2023_10_16/397712.html) (Ottobre 2023);
CAMPANIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
AVELLINO SI
  • Indagato ex art. 603 bis c.p. un cittadino italiano che avrebbe reclutato 4 lavoratori di origini maliane da impiegare, nella raccolta del pomodoro, in un fondo agricolo sito in Conza della Campania; dalla stampa non è chiaro quali fossero le condizioni dei lavoratori, ma si procede ex art. 603 bis c.p. nei confronti sia del reclutatore, sia del titolare del fondo (https://www.nuovairpinia.it/2019/09/14/caporalato-denunciati-un-reclutatore-e-il-proprietario-di-un-fondo-a-santandrea-di-conza/) (Settembre 2019);
  • Nell’ambito dei servizi disposti dal Comando Provinciale di Avellino, a seguito di alcuni controlli nelle campagne locali sono stati individuati 29 operai, di cui sette stranieri, impiegati, in condizioni di sfruttamento, in una azienda agricola di Montella. Si procede sia nei confronti dei due caporali, sia nei confronti del titolare dell’azienda (https://avellino.zon.it/montella-denunciate-tre-persone-per-sfruttamento-del-lavoro/) (Maggio 2021);
  • Denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ex art. 603-bis cp due coniugi di nazionalità cinese, che avevano adibito garage della propria abitazione una fabbrica di pelli abusiva. Alle dipendenze dei due sono stati individuati 6 operai, di cui uno impiegato senza contratto, che lavoravano in precarie condizioni igienico-sanitarie. L’abitazione e il garage, siti nel Comune di Santo Stefano del Sole, sono stati sottoposti a sequestro (https://www.ilmattino.it/avellino/fabbrica_abusiva_pelli_un_garage_denunciata_coppia_cinesi_turni_massacranti_6_operai-6179601.html) (Settembre 2021);
  • Procedimento per associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, lesioni personali aggravate, violenza privata, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro a carico di un gruppo criminale organizzato, composto da 6 persone, che avrebbe terrorizzato per anni gli imprenditori e commercianti di Avellino. Nei confronti di tutti gli indagati sono state disposte dal GIP misure cautelari, di cui 3 detentive in carcere, 1 di detenzione domiciliare e 2 di obbligo di dimora. Le indagini sono state aperte a seguito di un’aggressione, nel 2020, nei confronti di un pregiudicato di Monteforte Irpino. Il gruppo criminale imponeva anche il servizio di security a discoteche, bar e pub: in particolare uno degli indagati si occupava del reclutamento di manodopera, impiegata senza contratto, destinata a servizi di portierato e addetta ai controlli anti-Covid presso centri commerciali e ipermercati di tutta la provincia. Numerose le vittime di aggressioni per indurle a pagare debiti contratti con privati e usurai o per impedire loro di sporgere denuncia: numerosi i casi di lesioni gravi (fratture al volto, al cranio, agli arti) causate utilizzando bastoni e mazze da baseball (https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/11/08/estorsionilesioni-e-sfruttamento-lavoro6-misure-a-avellino_618a9ef9-5c1a-47a4-8c59-3f1b83c214f4.html) (Novembre 2022);
AVERSA (NAPOLI NORD) SI
  • Reclutati a Mondragone numerosi braccianti provenienti dell’Est Europa che venivano impiegati, in nero, nei campi di Sparanise, Vairano, Cellole, Falciano del Messico, Villa Literno e, in generale, Aversa, dalle 6 alle 1 di pomeriggio e dalle 14 alle 6 di sera, per un compenso pari a 30/50 euro giornalieri, che variava in base al sesso delle vittime (le donne venivano pagate meno). Il trasporto dalla Bulgaria veniva spesso organizzato in base alle richieste di lavoro provenienti dall’Italia e i braccianti venivano adescati con la falsa promessa di un lavoro ben remunerato. Una parte dei compensi giornalieri veniva trattenuta dal caporale (https://www.ilmattino.it/caserta/trenta_euro_per_10_ore_di_lavoro_blitz_anti_caporalato_nel_casertano-3220842.html) (Settembre 2017);
  • Lavoratore italiano morto nelle campagne di Varcaturo, nel Comune di Giugliano, mentre era impiegato in una serra per la coltivazione di meloni, per una paga di 40 euro al giorno. Nell'azienda, oltre al lavoratore deceduto, secondo gli accertamenti eseguiti dai militari, era impiegato anche un lavoratore senza contratto; il titolare è indagato per omicidio colposo, violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro, irregolarità relative alle norme igienico-sanitarie: non è chiaro se gli sia stato contestato anche art. 603 bis c.p. (https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/09/01/news/napoli_morto_nei_campi_lavorava_in_nero-234861040/) (Settembre 2019);
  • Alcuni controlli dei Carabinieri hanno condotto all’identificazione di sessanta lavoratori, per la maggior parte donne, prive di regolare contratto ed impiegate nella lavorazione del pellame per note griffe di moda, per 9 ore al giorno, retribuite con 20 euro. Tra le vittime anche una donna incinta e due minorenni, tutte tenute segregate dietro una porta blindata, in uno spazio senza finestre e servizi igienici, durante l’ispezione delle forze dell’ordine, che le hanno liberate. Indagato il titolare della ditta (https://www.ilmessaggero.it/italia/operai_segregati_napoli_imprenditore_arrestato-4866557.html) (Novembre 2019);
  • Procedimento a carico di un cittadino bengalese che impiegava lavoratori in un opificio abusivo a Casandrino; 4 su 7 delle vittime non erano regolarmente assunte e lavoravano in ambienti insalubri; si procede ex art. 603 bis c.p. e per la violazione di norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (https://www.napolitoday.it/cronaca/caporalato-bengalese-denunciato-laboratorio-casandrino.html) (Novembre 2019);
  • Nell’ambito di alcuni controlli per contrastare il caporalato disposti dalla Procura nelle province di Napoli e Caserta che hanno interessato 28 aziende del settore agricolo, tessile e calzaturiero, sono stati individuati 265 lavoratori, di cui un centinaio assunti senza contratto; in tre delle ditte coinvolte sono anche state riscontrate situazioni di grave sfruttamento lavorativo, per cui nei confronti dei titolari si procede ex art. 603 bis c.p. (https://www.cronachedellacampania.it/2019/10/controlli-anti-caporalato-tra-napoli-e-caserta-scoperti-ben-104-lavoratori-in-nero/) (Ottobre 2019);
  • La Polizia Locale di Aversa e gli ispettori dell’ASL di Caserta hanno eseguito dei controlli all’intero di un supermercato alimentare sito in Aversa e hanno individuato due dipendenti impiegati senza contratto, oltre alla violazione delle disposizioni in materia di dispositivi di protezione individuali. Il titolare dell’esercizio commerciale è stato denunciato per sfruttamento dei lavoratori (https://www.fanpage.it/napoli/al-supermercato-alimentare-lavoratori-in-nero-e-senza-guanti-titolare-denunciato-per-sfruttamento/) (Maggio 2023);
  • La Polizia Locale di Aversa, a seguito di alcuni controlli finalizzati al contrasto del lavoro irregolare ha ispezionato un’azienda attiva nel settore manifatturiero, nella lavorazione di suole e accessori delle scarpe, ubicata nel territorio di Aversa, e al momento dell’accesso i 12 dipendenti hanno tentato la fuga o di nascondersi nel vano del magazzino e dei bagni. Dall’accesso ispettivo è emersa, invero, la posizione irregolare di sei dipendenti, impiegati senza contratto, circostanza che ha determinato la denuncia della legale rappresentante dell’azienda per sfruttamento del lavoro nero, per la mancata compilazione dei registri di carico e scarico, per le inadempienze per quanto concerne la sicurezza sui luoghi di lavoro, per un totale di 6mila euro di sanzioni. Non si è proceduto penalmente nei confronti della titolare (https://www.casertafocus.net/home/index.php?option=com_content&view=article&id=57141:citta-di-aversa-terra-dei-fuochi-la-polizia-locale-l-esercito-e-l-asl-dipartimento-sicurezza-sui-luoghi-di-lavoro-denunciano-la-titolare-di-un-azienda-per-sfruttamento-del-lavoro-a-nero-segnalato-un-operio-che-percepiva-il-reddito-di-cittadinanza&catid=33&Itemid=155) (Giugno 2023);
BENEVENTO NO
  • Nel corso di alcuni accertamenti dei Carabinieri del Comando Provinciale e del Nucleo Ispettorato del lavoro, sono stati individuati due responsabili di un’azienda agricola attiva nella produzione del vino, accusati di sfruttamento lavorativo nei confronti di 4 lavoratori stranieri, due dei quali erano stati reclutati presso un centro di accoglienza della zona (https://www.tvsette.net/denunciati-due-imprenditori-per-caporalato-e-sfruttamento-di-lavoratori/) (Ottobre 2018);
  • Procedimento a carico di 4 indagati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nel settore della lavorazione dei tessuti che avrebbero impiegato numerosi lavoratori in condizioni di sfruttamento, mettendo a loro disposizione anche alcuni alloggi fatiscenti a fronte di un corrispettivo direttamente trattenuto dal datore di lavoro sulla retribuzione dovuta, pari a 20 euro al giorno. I lavoratori venivano impiegati dalle 5 del mattino alle 17 in violazione delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e sottoposti a continue vessazioni, anche al di fuori dell’orario di lavoro. Nell’ambito delle indagini si è anche proceduto al sequestro dell’opificio (https://www.irpinianews.it/sfruttamento-del-lavoro-nei-guai-un-imprenditore-sannita/) (Febbraio 2021);
  • Procedimento a carico di 3 persone, due italiani conduttori del fondo agricolo e un bulgaro titolare di una cooperativa, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis cp) e di occupazione di lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno (art. 22 TUI), nonché sanzionati per violazione degli obblighi datoriali. Gli indagati sono accusati di aver reclutato, per mezzo della cooperativa, braccianti da destinare al lavoro agricolo in condizioni di sfruttamento. Tra i lavoratori, impiegati nella raccolta del pomodoro, 9 erano senza contratto, di cui 2 irregolari sul territorio. Nei confronti di quest’ultimi è stato aperto un procedimento per espulsione ex art. 10-bis TUI. La cooperativa è stata sanzionata per oltre 38mila euro e ne è stata sospesa l’attività (https://www.irpinianews.it/caporalato-e-violazione-delle-norme-di-salute-denunce-e-sanzioni-in-un-fondo-agricolo-nel-beneventano/) (Settembre 2022);
  • Procedimento a carico di un imprenditore italiano e di un suo dipendente per aver impiegato un lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno, per sfruttamento del lavoro e per violazione degli obblighi di sorveglianza sanitaria, ai danni di un lavoratore straniero, richiedente asilo, ospite di un centro di accoglienza del beneventano. All’imprenditore sono state comminate anche sanzioni amministrative (complessivamente di 6mila euro) per l’impiego di manodopera senza contratto (https://www.anteprima24.it/benevento/sannio-lavoro-nero-multa/) (Dicembre 2023);
NAPOLI SI
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo e associazione per delinquere per fatti anteriori al 2016 in cui sono stati condannati i titolari bengalesi di alcune ditte tessili ed alcuni caporali. L’associazione reclutava suoi connazionali direttamente in Bangladesh, con la promessa di un lavoro ben remunerato, per poi impiegarli, per molte ore al giorno e senza periodi di riposo, per una paga tra i 200 ed i 300 euro al mese, non sempre corrisposta. Il procedimento prende avvio dalla denuncia di alcuni lavoratori che avevano deciso di interrompere il loro rapporto di lavoro. I lavoratori, per giungere in Italia, organizzavano autonomamente il viaggio, ma erano costretti a versare, fin da subito, una quota ai reclutatori per regolarizzare la loro posizione (https://www.satistoscana.org/tribunale-di-napoli-prima-condanna-per-sfruttamento-lavorativo-nelle-fabbriche-tessili/) (2018);
  • Controlli a tappeto della Guardia di Finanza nelle strutture alberghiere site ad Ischia e Capri durante i quali è emerso un abbondante uso di manodopera irregolare od in nero nei settori della ristorazione e dell’edilizia. Sono stati riscontrati numerosi illeciti di natura fiscale; non è chiaro se sia stata contestata anche la fattispecie prevista all’art. 603 bis c.p. (https://www.tvcity.it/controlli-della-guardia-di-finanza-a-capri-e-ischia-scoperti-40-lavoratori-in-nero/) (Aprile 2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore italiano, titolare di un’azienda agricola di Acerra per il reato di cui all’art. 603-bis cp e art. 22, co. 12 TUI ai danni di sei braccianti ivi impiegati, tutti senza contratto, di cui tre stranieri, irregolari sul territorio (https://www.quotidiano.net/napoli/caporalato-imprenditore-agricolo-acerra-dd1924f4) (Febbraio 2022);
  • Nell’ambito del progetto “Alt Caporalato D.U.E” eseguiti dall’ITL, dal NIL e dall’INL del luogo, assieme alla collaborazione dell’OIM, hanno individuato 26 aziende attive nel settore manifatturiero, prevalentemente gestite da titolari di nazionalità bengalese, in cui venivano impiegati complessivamente 126 dipendenti senza contratto, tra cui alcuni stranieri senza permesso di soggiorno. Di tutte le 26 aziende ne è stata sospesa l’attività e sono ancora in corso gli accertamenti relativi all’ipotesi di reato di cui all’art. 603-bis cp. Nonostante ciò, i lavoratori irregolari sono stati segnalati alla Questura per le relative pratiche di espulsione (https://napoli.repubblica.it/cronaca/2023/06/01/news/lavoro_nero_sospensione_per_26_aziende_manifatturiere-402752480/) (Giugno 2023);
NOCERA INFERIORE NO
  • Procedimento a carico di due cittadini di nazionalità cinese, gestori di un negozio di casalinghi di Nocera Inferiore, che avrebbero impiegato, tra il 2016 ed il 2017, un giovane lavoratore italiano per 10 ore al giorno, per 500 euro al mese, ai quali si aggiungevano ulteriori 10 euro per ogni giorno festivo lavorato. Non venivano corrisposti TFR e tredicesima. Il ragazzo, licenziato nel 2017, ha denunciato la vicenda all’Ispettorato del Lavoro (https://www.zerottonove.it/nocera-cinesi-sfruttamento-lavoro/) (Giugno 2018);
  • Denunciati il datore di lavoro, titolare di un’azienda agricola sita nel Comune di Scafati, e l’intermediario, per aver reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento tre lavoratori senza regolare contratto. L’azienda è risultata completamente sconosciuta alla pubblica amministrazione, con violazioni delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro e delle normative anti-contagio da Covid-19. L’attività è stata sospesa e sono state comminate sanzioni per 13mila euro di multa (https://www.risorgimentonocerino.it/wp/2020/11/12/sfruttamento-del-lavoro-e-caporalato-blitz-dei-carabinieri-a-scafati/) (Novembre 2020);
  • Operazione “Crimson”: procedimento per il reato di cui all’art. 603-bis cp (oltre che per una serie di altri reati non ben individuati) a carico di tre persone, due fratelli soci di dell’azienda Attianese attiva nella produzione di conserve di pomodoro, e di un loro socio. Dalle indagini sarebbe emersa la corruzione dell’ex responsabile dell’Ispettorato della tutela e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) di Salerno. L’indagine era partita lo scorso Maggio 2021, in cui erano state sequestrate oltre 800 tonnellate di concentrato di pomodoro di origine egiziana contenente pesticidi oltre la soglia consentita e in parte già distribuiti sul mercato. Rispetto all’accusa di sfruttamento del lavoro, i tre indagati sono sospettati di aver impiegato i propri dipendenti in condizioni di sfruttamento, consistenti nel pagamento di 4,35 euro l’ora a fronte di turni massacranti di circa 43 ore consecutive, sotto stretta sorveglianza sia fisica sia per mezzo di telecamere, anche del tempo di permanenza in bagno che, se ritenuto eccessivo, portava alla decurtazione della paga fino al suo completo annullamento. Disposto il sequestro preventivo di circa 979 mila euro. I tre indagati sono stati raggiunti da misure cautelari personali, quali per i due fratelli gli arresti domiciliari e il divieto di dimora per il terzo socio (https://www.lacittadisalerno.it/cronaca/nocera-inferiore-caporalato-ed-alimenti-nocivi-3-arresti-1.2798165) (Marzo 2022). Il Tribunale del Riesame ha disposto la revoca delle misure cautelari nei confronti dei due fratelli in relazione all’accusa di caporalato e sfruttamento del lavoro e ha dissequestrato la somma di 979mila euro (https://www.inprimanews.it/fatti/riesame-alla-attianese-non-ci-fu-caporalato-29128.html);
NOLA NO
  • La GdF di Napoli ha effettuato una serie di controlli nei confronti di alcune attività nel comune di Casamarciano. In un emporio gestito da un cittadino ghanese sono stati individuati 6 lavoratori impiegati in condizioni igieniche e di lavoro degradanti e senza fruizione di ferie né di giorni di riposo settimanale. L’amministratore dell’attività è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per violazione della normativa in materia di tutela dei lavoratori e della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ma non si procede penalmente nei confronti di alcun soggetto coinvolto (https://www.marigliano.net/news/cronaca/blitz-contro-il-lavoro-sommerso-trovati-38-lavoratori-in-nero-multe-e-denunce-ar70210 e segnalazione della Procura) (Agosto 2022);
  • Nell’ambito dei medesimi controlli della Guardia di Finanza è stato ispezionato un capannone adibito a lavanderia industriale (risultata essere abusiva), in cui sono stati identificati 7 lavoratori, di cui 3 “in nero”. Il locale è stato sottoposto a sequestro e il titolare, un 46enne napoletano, è stato denunciato per sfruttamento del lavoro (603-bis cp) e per violazioni connesse alla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro in quanto la prestazione lavorativa veniva svolta senza alcun dispositivo di protezione individuale da parte dei dipendenti, nonostante l’impiego di vernici e solventi industriali, era completamente assente ogni cautela prevista per l’utilizzo dei macchinari installati, tanto che la temperatura percepita all’interno del capannone superava i 45°C in assenza di opportuni dispositivi di aerazione degli ambienti (https://www.marigliano.net/news/cronaca/blitz-contro-il-lavoro-sommerso-trovati-38-lavoratori-in-nero-multe-e-denunce-ar70210) (Agosto 2022);
  • La Procura ha segnalato al Laboratorio l’iscrizione di cinque procedimenti per il reato di cui all’art. 22, co. 12 TUI, dei quali tuttavia non è stato possibile reperire gli atti processuali (segnalazione della Procura) (2022);
  • La Procura ha segnalato al Laboratorio due procedimenti in cui si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2023);
  • La Procura ha segnalato al Laboratorio l’iscrizione di 14 procedimenti per il reato di cui all’art. 22, co. 12 TUI, dei quali tuttavia non è stato possibile reperire gli atti processuali (segnalazione della Procura) (2023);
SALERNO SI
  • Nella zona di Eboli vengono impiegati in condizioni di sfruttamento tantissimi africani nella raccolta in serra di pomodori, meloni ed insalata, per 25 euro al giorno, per 10 ore lavorative. I pomodori vengono pagati 7 euro a cassetta. Una donna del Maghreb, per l’esposizione prolungata a sostanze tossiche, avrebbe addirittura contratto la meningite e perso tutti gli arti. Non è chiaro se sia stata avviata un’inchiesta ex art. 603 bis c.p (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/nelle-serre-schiavi-dei-pesticidi-i-diritti-si-sono-fermati-a-eboli) (2018);
  • Procedimento di competenza della DDA di Salerno in cui è emersa una associazione per delinquere composta da una quarantina di persone, in parte straniere ed in parte salernitane, con finalità di sfruttamento lavorativo, riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani e favoreggiamento dell’immigrazione. L’organizzazione aveva anche basi in Marocco, Francia Belgio. I migranti dovevano pagare una cifra dai 5 mila ai 12 mila euro per raggiungere l’Italia ed ottenere un permesso di soggiorno, che poi non veniva rilasciato; una volta giunti a destinazione con regolare visto di ingresso per motivi di lavoro, infatti, la procedura di regolarizzazione non veniva completata ed i migranti venivano avviati al lavoro, in condizioni di sfruttamento, dietro ricatto di una regolarizzazione postuma nei campi (https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/03/18/news/salerno_immigrazione_clandestina_tratta_schiavi-221865737/) (Marzo 2019);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola di Scafati e di un caporale che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento tre lavoratori privi di regolare contratto. Tra le altre cose le vittime erano sfornite di dispositivi di protezione individuale volti al contenimento del virus Coovid-19 (https://www.laredazione.eu/lotta-al-caporalato-denunce-agro-nocerino-sarnese/) (Novembre 2020);
  • Procedimento a carico del titolare di una fabbrica di bancali situata nella zona industriale della Piana che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, 15 operai, di cui uno italiano e gli altri stranieri irregolari sul territorio. La maggior parte dei lavoratori era impiegata senza contratto e dormiva all’interno dello stesso capannone, su materassi di fortuna appoggiati per terra. Le vittime erano costrette a lavorare per 2,50 euro l’ora ed utilizzavano macchinari per la lavorazione del legno privi di qualsiasi sistema di sicurezza (https://www.tvoggisalerno.it/sfruttamento-del-lavoro-denunciati-i-titolari-di-una-fabbrica-nella-piana-del-sele/) (2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo della Piana del Sele che avrebbe impiegato senza contratto 6 lavoratori di cui uno irregolare sul territorio italiano. I lavoratori venivano reclutati e poi impiegati senza visita medica preventiva, senza alcuna formazione ed informazione relativa ai rischi connessi alle prestazioni svolte, senza dispositivi di sicurezza. Non è chiara quale fattispecie sia stata contestata (https://www.italia2tv.it/2021/04/28/piana-del-sele-scoperti-6-lavoratori-in-nero-impiegati-nei-campi-nei-guai-imprenditore-agricolo/) (Aprile 2021);
  • Da indagini ispettive nei comuni di Albanella, Angri, Bellizzi, Capaccio, Eboli, Giungano, Nocera Inferiore, Pagani, San Valentino Torio e Sarno è emerso che su totale di 24 aziende controllate, 17 sono risultate irregolari. Diverse le violazioni riscontrate: dal lavoro nero all’impiego di lavoratori extracomunitari privi del permesso di soggiorno, dalla mancata tracciabilità della retribuzione alle violazioni in materia di sicurezza. Gli ispettori hanno sospeso 4 attività imprenditoriali per presenza di lavoratori a nero e 3 per gravi violazioni in materia di sicurezza. Sono state, altresì, trasmesse informative di reato all’autorità giudiziaria per violazioni varie in materia di sicurezza e per violazione del testo Unico sull’Immigrazione. (https://integrazionemigranti.gov.it/it-it/Ricerca-news/Dettaglio-news/id/2733/Lotta-al-caporalato-ispezionate-a-Salerno-24-aziende-agricole-17-erano-irregolari) (Agosto 2022);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero, originario del Ghana, indagato per il reato di cui all’art. 603-bis cp. L’uomo si sarebbe adoperato come intermediario per il reclutamento di braccianti da destinare alle aziende agricole attive nella Piana del Sele. Nei confronti dello stesso il GIP ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale del divieto di dimora con obbligo di presentazione quotidiana alla P.G. (https://www.salernotoday.it/tag/caporalato/) (Luglio 2023);
SANTA MARIA CAPUA VETERE SI
  • Procedimento per una vicenda del 2015 che si è concluso con una condanna a 4 anni per un imprenditore italiano imputato per estorsione e danneggiamento in danno di un suo dipendente ghanese; la vittima, titolare di protezione umanitaria, era stata assunta nel 2011 senza contratto dall’impresa coinvolta, specializzata in saldature, per la quale aveva lavorato qualche mese, per 10 ore al giorno, per una paga di 20 euro. Era stata licenziata dopo aver chiesto un aumento e, quindi, si era rivolta alle autorità competenti per denunciare la vicenda (https://www.radiondadurto.org/2015/01/30/caserta-padrone-sfruttatore-condannato-per-estorsione-e-danneggiamento/) (Gennaio 2015);
  • Procedimento nei confronti di due stranieri indagati per aver reclutato quotidianamente decine di persone straniere da impiegare, in condizioni di sfruttamento, nella raccolta di prodotti ortofrutticoli presso due aziende agricole di Fondi e Falciano del Massico. I lavoratori venivano reclutati presso prestabiliti punti di raccolta, situati all’interno del tessuto urbano di Mondragone e lungo il litorale domizio. La maggior parte di loro erano bulgari, tunisini ed ucraini e venivano trasportati sul luogo di lavoro in furgoni non a norma. In un secondo momento, per dissimulare lo sfruttamento, i caporali hanno costituito delle ditte individuali volte ad assumere formalmente una parte della manodopera. Il procedimento coinvolge anche due committenti, commercianti all’ingrosso di frutta ed ortaggi, il cui concorso nell’attività di sfruttamento è stato appurato grazie alle intercettazioni. Tra i lavoratori reclutati sono stati identificati anche una donna invalida, una donna in stato di gravidanza e un minore, impiegati nella raccolta di fagiolini in serra (https://www.anteprima24.it/caserta/caporalato-arresti-sfruttamento/) (Ottobre 2018);
  • Due procedimenti a carico di 8 persone, 5 italiani e tre caporali di nazionalità rumena, indagati per associazione per delinquere a scopo di sfruttamento lavorativo e intermediazione illecita di manodopera. Le indagini, avviate nel 2017, hanno portato alla luce un articolato sistema di reclutamento e sfruttamento nei confronti di centinaia di vittime, perlopiù donne di nazionalità ucraina, bulgara e nordafricana in condizioni irregolari di soggiorno sul territorio, che venivano reclutati nelle piazze di Mondragone, stipati in furgoncini e impiegati, principalmente senza contratto, nella raccolta di pomodoro, per 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, per una paga di circa 4/5 euro l’ora, in condizioni igienico-sanitarie degradanti e sottoposti ad altrettanto degradanti metodi si sorveglianza. Nei confronti dei tre caporali stranieri si procede con separato giudizio ed è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; mentre nei confronti degli altri cinque imputati sono state eseguite misure cautelari personali (un imprenditore in custodia cautelare in carcere, due agli arresti domiciliari, e due dell’obbligo di presentazione alla P.G.) e reali, col sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale composto da due imprese agricole, nonché al sequestro di beni, denaro e valori per un valore complessivo di oltre 1,8 milioni di euro (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/caporali-italiani-che-sfruttano-braccianti-stranieri-viaggio-a-mondragone e segnalazione della Procura) (Maggio 2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore di Mondragone che si sarebbe rivolto alla Caritas, che ha denunciato la vicenda, per reclutare braccianti. I lavoratori, una volta reclutati, venivano impiegati nelle serre a condizioni nettamente deteriori da quelle originariamente pattuite e retribuiti a cottimo. (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/schiavi-per-un-euro-allora) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico di 3 indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento lavorativo di numerose donne moldave destinate ad essere impiegate, in condizioni di sfruttamento, come colf e badanti nell’alta Campania e nel basso Lazio, ovvero nei campi. In particolare, gli indagati procuravano alle vittime il primo ingresso in Italia passando per l’Ungheria tramite visto turistico per poi collocarle presso famiglie in cerca di collaboratrici domestiche, pattuendo un compenso che oscillava tra i 500 e gli 800 euro e, per il lavoro agricolo, pari a circa 600 euro. I lavoratori venivano impiegati senza giorni di ferie e senza vedersi corrisposti straordinari. Inoltre, le lavoratrici domestiche, in molte occasioni hanno riferito di essere rimaste digiune o di aver subito avances dai loro datori di lavoro. I braccianti, invece, hanno riferito di esser stati costretti a vivere in baracche o roulottes di fortuna. E’ stato disposto sequestro preventivo per un valore pari a circa 120 mila euro (https://www.casertanews.it/cronaca/immigrazione-arresti-finanza-fratelli-mondragone.html) (Luglio 2021);
  • Procedimento a carico di 4 persone, di nazionalità italiana, indagati per i reati di cui agli artt. 603-bis cp, aggravato dalla violenza e minaccia e art. 22, co. 12 e 12-bis TUI per aver reclutato e impiegato, nell’ambito della propria attività imprenditoriale di produzione e vendita di prodotti ortofrutticoli sita in Cellole, Sessa Aurunca e Mondragone, diciotto lavoratori stranieri, di cui quattro senza permesso di soggiorno. I lavoratori venivano reclutati da due dei quattro indagati e venivano impiegati nei campi agricoli con turni di lavoro di circa 10 ore, senza riposo settimanale né feriale, esercitando violenza fisica su di essi (colpiti con cinghie di gomma) in caso di malore o di riposo fuori dall’unica ora concessa durante la giornata. I braccianti regolari sul territorio erano assunti con contratto, in cui tuttavia venivano dichiarate un monte ore e di giornate lavorative molto inferiore a quelle effettivamente lavorate dalla manodopera, irregolarità che si ripercuotevano anche nella corresponsione del salario. Nei confronti dei quattro indagati è stata eseguita la misura cautelare personale del divieto di dimora nella Provincia di Caserta (segnalazione della Procura) (Settembre 2021);
  • Nell’ambito del progetto multi-agenzia Su.Pr.eme., l’Ispettorato del Lavoro di Caserta ha coordinato un’attività di controllo nei territori dell’agro-aversano, dell’agro-sessano e della zona della Piana dei Mazzoni, in provincia di Caserta, nei confronti di 17 aziende agricole, attive nella produzione di pomodori, peperoni, melanzane, angurie, di cui 14 sono risultate non in regola. E’ stata disposta la sospensione per l’attività di 4 aziende per l’impiego di 20 braccianti senza contratto, provenienti perlopiù dall’Est Europa e dal Nord Africa. Tra i lavoratori stranieri, 11 sono risultati privi del permesso di soggiorno: per il loro impiego sono stati denunciati 5 imprenditori. In un campo nella Piana dei Mazzoni sono, poi, stati individuati 7 lavoratori di nazionalità tunisina, impiegati nella raccolta di angurie, in condizioni di sfruttamento: alcuni lavoravano senza calzature, con turni di oltre 9 ore al giorno, senza riposo settimanale e pagati a cottimo (7 euro a cassone). Non è chiaro, tuttavia, se nei confronti dei datori si proceda anche per il reato di cui all’art. 603-bis cp (https://www.cronachedellacampania.it/2022/08/caporalato-a-caserta/) (Agosto 2022);
  • Nell’operazione coordinata dall’Ispettorato del Lavoro di Caserta, rientra nell’ambito del progetto multiagenzia “A.L.T. Caporalato D.U.E.”, con l’ausilio degli Ispettorati di Caserta, Napoli e Roma e dai carabinieri del Nil di Caserta e in collaborazione con l’OIM, sono stati eseguiti una serie di controlli finalizzati al contrasto dello sfruttamento del lavoro nel territorio dell’agro aversano, dell’agro atellano e nella Valle di Suessola, nel settore manifatturiero. Su 11 aziende ispezionate 9 sono risultate irregolari rispetto alle posizioni lavorative, con impiego di lavoratori senza contratto, che hanno portato alla sospensione dell’attività produttiva in 5 aziende. Non è chiaro se si sia proceduto nei confronti di qualche imprenditore per 603-bis cp. (https://www.pupia.tv/2023/02/home/caporalato-e-lavoro-irregolare-nel-casertano-blitz-dei-carabinieri-sospesa-attivita-di-5-aziende/544405) (Febbraio 2023);
TORRE ANNUNZIATA SI
  • Procedimento ex art. 22 comma 12 TUI a carico della titolare di un’azienda agricola di Boscoreale che, all’inizio del 2016 (quindi prima dell’entrata in vigore della l. 199/2016), avrebbe impiegato 2 lavoratori italiani e 23 stranieri, di cui 4 irregolari ed uno richiedente asilo, tutti senza contratto, nella lavorazione di prodotti ortofrutticoli, per almeno otto ore al giorno, per una paga pari a 7 euro ogni 1000 ortaggi lavorati (https://www.torresette.news/comuni-vesuviani-area-boschese/2016/01/21/boscoreale---lavoro-nero-e-sfruttamento-di-manodopera-irregolare-blitz-della-gdf-in-un-azienda-agricola) (Gennaio 2016). Il procedimento, proseguito con rito ordinario, si è concluso nel 2019, con sentenza di condanna e assoluzione parziale. (segnalazione della Procura);
  • I carabinieri della stazione di Vico Equense hanno denunciato a piede libero per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro un piccolo imprenditore 41enne: nella sua attività commerciale a via Avellino, infatti, i militari hanno sorpreso cinque i lavoratori in nero. I carabinieri hanno sospeso l’attività e sanzionato il 41enne per 23mila euro (https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/lavoro_nero_a_vico_equense-5998551.html) (Giugno 2021). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura);
VALLO DELLA LUCANIA NO
  • A Scafati, i Carabinieri del NIL hanno individuato un’azienda agricola che impiegava, in condizioni di sfruttamento, tre lavoratori che, peraltro, erano costretti ad operare in assenza dei dispositivi previsti per il contenimento dell’epidemia COVID-19. Non sono state disposte misure cautelari di carattere personale. Non è chiaro se sia stato contestato art. 603 bis c.p (https://www.salernotoday.it/cronaca/caporalato-sfruttamento-scafati-sospesa-azienda-denunciato-intermediatore.html) (Novembre 2020);
  • Indagine a carico dei partecipanti ad un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento lavorativo, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’estorsione che avrebbero impiegato numerose cittadine di nazionalità moldava e rumena nel lavoro di cura o nei campi. Secondo la prospettazione accusatoria, le vittime venivano reclutate direttamente nel loro paese di origine, successivamente direzionate ad Agropoli e, infine, smistate nel Cilento (https://rtalive.it/2021/06/vallo-della-lucania-sfruttamento-del-lavoro-immigrazione-clandestina-9-nei-guai/106429/) (Giugno 2021). Nei confronti di tre indagati sono state applicate le misure cautelari personali degli arresti domiciliari, dell’obbligo di dimora e del divieto di dimora, mentre una quarta persona risulta ancora latitante (Ottobre 2022) (https://www.tvoggisalerno.it/vallo-della-lucania-tre-indagati-per-la-tratta-delle-badanti/);
CALABRIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
CASTROVILLARI SI
  • Procedimento a carico di otto persone ex art. 603 bis c.p. e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I caporali, nei confronti dei quali si procede, reclutavano manodopera albanese e pakistana per impiegarla nella raccolta di limoni e fragole per un monte ore superiore a quelle consentite, con una paga pari o addirittura inferiore a 3 euro l’ora e senza che ai lavoratori venissero forniti i necessari dispositivi di protezione individuale. Indagati anche 5 titolari di aziende agricole presso le quali i lavoratori venivano impiegati (https://www.lametino.it/Cronaca/manodopera-a-basso-costo-denunciati-8-caporali-nel-cosentino.html) (Marzo 2017);
  • Procedimento a carico di alcuni caporali sorpresi mentre trasportavano al lavoro nei campi dieci persone, di cui una italiana, verso la Basilicata. Indagati anche i titolari di due aziende agricole che sfruttavano i lavoratori per 10 ore al giorno, corrispondendo loro 1 euro per ogni cassone di mandarini. Tra le vittime, tutte senza regolare contratto, 3 stranieri erano privi di titolo di soggiorno (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/nuovi-schiavi-1-euro-a-cassetta) (Febbraio 2018);
  • Individuati 10 lavoratori, di cui sei impiegati in maniera del tutto irregolare, senza contratto, all’interno di alcune strutture turistiche (lidi balneari e esercizio di generi alimentari). Ai titolari delle attività sono stati contesati illeciti amministrativi e contravvenzioni per l’impiego di lavoratori in nero; non è chiaro se si stia procedendo anche ex art. 603 bis c.p (https://www.strill.it/citta/cosenza/2019/08/cosenza-caporalato-e-lavoro-nero-scoperti-16-lavoratori-irregolari/) (Agosto 2019);
  • Da un’operazione condotta dal comando provinciale della GDF di Cosenza è emersa una articolata rete di sfruttamento lavorativo che operava in Calabria e Basilicata. I lavoratori, africani e provenienti dall’est Europa, erano impiegati nei campi per pochi euro e costretti a vivere in condizioni disumane. Sono state individuate due differenti organizzazioni che operavano nel contesto illecito: la prima che si occupava del reclutamento e dello sfruttamento dei braccianti e la seconda invece si occupava di combinare matrimoni, al fine di consentire a cittadini stranieri di rimanere in Italia. Indagate, complessivamente, dalla Procura di Castrovillari 60 persone. Nei loro confronti sono state disposte 60 misure cautelari personali ed alcune misure cautelari reali che hanno condotto al sequestro di 14 aziende agricole (https://cosenza.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2020/06/10/maxi-operazione-contro-il-caporalato-tra-calabria-e-basilicata-60-arresti-sequestrate-14-aziende-a8f5fd92-7975-472e-9ca8-25557a4e36c5/) (Giugno 2020). Con ordinanza del 22 maggio 2020 sono state revocate larga parte delle misure cautelari personali disposte nei confronti degli indagati (https://www.cosenzachannel.it/2020/07/06/operazione-demetra-scarcerato-eugenio-ciliberti/). Quale sviluppo investigativo dell’operazione Demetra, nell’aprile 2021 sono state attenzionate 11 aziende agricole tra Matera e Cosenza per truffa ed omessa dichiarazione e versamento di giornate agricole. (https://www.ansa.it/calabria/notizie/2021/04/21/truffe-indebite-percezioni-indennita-agricole67-denunciati_8504a5e4-5128-46b6-a6b5-68bdadeaef1d.html);
  • Procedimento a carico di 15 persone, nei cui confronti sono state eseguite misure cautelari custodiali (6 in carcere e 9 agli arresti domiciliari) per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minaccia e estorsione. L’indagine dei Carabinieri di Cosenza è partita nel 2018 a seguito della denuncia di alcuni lavoratori, stranieri e comunitari (alcuni stranieri (gambiani e nigeriani) altri rumeni), che lamentavano di essere sottoposti a costanti violenze e minacce, di licenziamento ma anche di morte, per accettare le condizioni di lavoro loro imposte. I lavoratori, impiegati senza contratto, sarebbero stati costretti a lavorare oltre 12 ore nei campi agricoli a fronte di 15-30 euro al giorno, di cui una parte era ceduta ai caporali: uno di loro, sentito dagli inquirenti, avrebbe dichiarato di non essere stato soccorso dopo uno stiramento della gamba causato dall’eccessivo carico d lavoro della giornata, consistente nell’aver caricato in una giornata oltre 630 cassette di pomodoro. Disposto il sequestro dell’azienda e delle quote aziendali di 10 imprese operanti nel settore agricolo, 4 in provincia di Cosenza, 5 in provincia di Crotone e una in provincia di Matera, oltre ai 5 veicoli utilizzati per il trasporto dei lavoratori, per un totale di 15 milioni di euro. (Marzo 2022) (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/matera/1335776/matera-scatta-l-operazione-anticaporalato-arresti-e-sequestri.html). Il Gip ha disposto la sostituzione della m.c. carceraria con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari (https://cn24tv.it/news/236128/caporalato-nel-cosentino-quattro-indagati-lasciano-il-carcere.html) (Maggio 2022);
CATANZARO NO
  • A Soverato Marina, un giovane lavoratrice nigeriana ha sporto denuncia contro il suo datore di lavoro per essere stata picchiata e insultata a seguito della sua richiesta di pagamento per il lavoro svolto. La ragazza lavorava presso il ristorante di uno stabilimento balneare del litorale, per un quantitativo di ore superiore a quello contrattuale e un trattamento svilente da parte del titolare. Le violenze sarebbero intervenute a seguito della comunicazione da parte della ragazza al suo licenziamento. Non è chiaro se nei confronti dell’uomo si stia procedendo penalmente (https://www.open.online/2022/08/03/calabria-soverato-stagionale-picchiata-dal-datore-di-lavoro/) (Agosto 2022);
COSENZA SI
  • Tredici persone rinviate a giudizio ex artt. 603-bis cp (nuova formulazione), 323 cp, 326 cp e 640 cp, per aver reclutato ed impiegato stranieri presso società agricole nel dicembre 2016. Tra gli imputati figurano anche i gestori dei centri di accoglienza presso i quali i migranti risiedevano. La posizione di due imputati è stata stralciata per richiesta di abbreviato, con assoluzione per 603 bis e condannati per art. 22 TUI, contestato in udienza (segnalazione della Procura) (2016);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico di due fratelli titolari di un’azienda agricola di Amantea, che avrebbero impiegato numerosi lavoratori africani, rumeni ed indiani, in condizioni di sfruttamento. La paga giornaliera dipendeva dalla nazionalità; ai “bianchi” venivano corrisposti 35 euro; agli altri lavoratori 25; tutti venivano sottoposti al controllo costante dei due indagati. Molti lavoratori erano richiedenti asilo e dormivano in baracche prossime ai campi; altri venivano reclutati presso il CAS “Ninfa Marina” di Amantea (https://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/22/news/caporalato_due_arresti_a_cosenza_pagavano_i_bianchi_piu_dei_neri-176185855/) (Settembre 2017);
  • Imputato il titolare di impresa individuale, per aver impiegato, dal 2017 al 2018, senza regolare contratto di lavoro ed in modo non occasionale, almeno 3 lavoratori, di cui due afghani titolari di protezione umanitaria ed un rumeno, presso terreni ove si svolge attività agricola e su diversi cantieri ove si attività edile. Le vittime, prive di contratto, erano obbligate a lavorare 7 giorni su 7, dalle 5 alle 19, con una pausa pranzo verso le 13,00. Le indagini hanno preso avvio a seguito dell’aggressione subita da una delle vittime che, picchiata alla testa dal datore di lavoro dopo essersi rivolta a lui per ottenere lo stipendio (https://www.quicosenza.it/news/provincia/211553-costretto-a-lavorare-14-ore-nei-campi-chiede-lo-stipendio-e-viene-ridotto-in-fin-di-vita) (Aprile 2018);
  • Processo nei confronti di 13 imputati che avrebbero reclutato ed impiegato senza contratto numerosi richiedenti asilo da impiegare presso società agricole della zona in condizioni di sfruttamento con l’aiuto degli operatori del centro, anch’essi imputati (lavoratori venivano prelevati direttamente al CAS di Reggiano). I lavoratori venivano impiegati per 9 ore al giorno, con una pausa di circa 30 minuti, per una paga pari circa a 20 euro (https://www.quicosenza.it/news/provincia/258066-roggiano-richiedenti-asilo-sfruttati-per-lavorare-nei-campi-arrestato-imprenditore-agricolo) (Ottobre 2018);
  • Controllo condotto dall’Ispettorato del lavoro di Cosenza su 45 aziende agricole della zona (site, in particolare, ad Amantea, Piane di Tarsia e Sibari). All’esito del controllo, 42 realtà produttive sono risultate irregolari e, su 281 lavoratori (113 italiani, 59 comunitari e 108 stranieri extra-UE), 83 sono risultati impiegati senza regolare contratto (di questi 83, il 76% è cittadino extracomunitario). I controlli hanno portato all’avvio di due procedimenti penali ex art. 603 bis c.p. (https://www.quicosenza.it/news/provincia/422001-lavoro-nero-blitz-nel-cosentino-trovate-irregolari-42-aziende-agricole-su-45) (Settembre 2021);
  • Nel corso di una verifica effettuata dall’ITL e dal NIL di Cosenza presso una tenuta agricola nel comune di Corigliano Rossano durante la raccolta di agrumi, è stato aperto un procedimento penale impiego irregolare e occupazione di manodopera clandestina (art. 22 TUI) oltre alla somministrazione irregolare di lavoratori a carico di due imprenditori, titolari di due imprese tramite cui simulavano un appalto di manodopera. Invero, dalle verifiche effettuate è emerso che la cooperativa, datrice di lavoro dei braccianti eseguiva le operazioni di raccolta degli agrumi in base ad un contratto di pseudo subappalto, stipulato con la società cosentina acquirente del frutto che è risultata non avere nessun dipendente o collaboratore in organico. I lavoratori impiegati erano quattro stranieri, di nazionalità marocchina, senza alcun contratto e retribuiti a cottimo in base alle cassette di agrumi raccolte (https://www.ispettorato.gov.it/2022/12/07/itl-cosenza-scoperti-lavoro-nero-e-intermediazione-illecita-di-manodopera-durante-la-raccolta-degli-agrumi/) (Dicembre 2022);
CROTONE NO
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano che avrebbe impiegato un suo dipendente, pakistano, in condizioni di grave sfruttamento lavorativo all’interno della sua azienda, offrendogli anche un alloggio privo delle condizioni igienico sanitarie minime. Il procedimento prende avvio dalla denuncia della vittima (https://www.lacnews24.it/cronaca/caporalato-imprenditore-denunciato-cutro-crotone_30088/) (Agosto 2017);
  • Indagati due imprenditori di Cutro per aver impiegato, in condizioni di sfruttamento, un lavoratore pakistano approfittando del suo stato di bisogno. I militari hanno accertato che la vittima percepiva una retribuzione palesemente difforme alle ore di lavoro prestato, viveva e lavorava in condizioni degradanti. Irrogata anche sanzione di natura amministrativa (https://www.corrieredellacalabria.it/2020/12/18/sfruttamento-lavorativo-denunciati-due-imprenditori-di-cutro/) (Dicembre 2020);
  • I carabinieri del NIL e del Comando provinciale di Crotone hanno sanzionato un imprenditore di Isola Capo Rizzuto per aver impiegato in maniera del tutto irregolare 4 lavoratori extracomunitari nella raccolta di finocchi. Irrogata anche una maxi-sanzione di natura amministrativa e sottoposto a sequestro probatorio un capannone fatiscente che costituiva l’alloggio di una delle vittime, deputata principalmente ad attività di pastorizi (https://www.corrieredellacalabria.it/2021/02/04/caporalato-a-isola-capo-rizzuto-denunciato-un-imprenditore/) (Febbraio 2021);
  • Operazione diretta dall’Ispettorato Territoriale di Crotone nel corso della quale sono state controllate 25 aziende agricole, di cui ben 17 sono risultate irregolari. Riscontrati anche illeciti riferiti alle posizioni di 47 lavoratori relative alla violazione della normativa in materia di orari e sicurezza sui luoghi di lavoro. Riscontrati, inoltre, 34 lavoratori impiegati in assenza di contratto. Non è chiaro se dalle operazioni siano emerse situazioni perseguibili ex art. 603 bis c.p (https://www.crotonenews.com/cronaca/crotone-operazione-contro-il-caporalato-lavoratori-in-nero-denunce-a-imprenditori-e-attivita-sospese/) (Settembre 2021);
  • Procedimento a carico del titolare di un punto vendita di prodotti ortofrutticoli che avrebbe impiegato i suoi dipendenti in condizioni di sfruttamento, fino a 92 ore settimanali, senza giorni di riposto, con punte di 14 ore giornaliere, senza offrire loro alcun dispositivo di protezione individuale (https://www.corrieredellacalabria.it/2021/07/10/lavoratori-sfruttati-fino-a-92-ore-a-settimana-commerciante-in-manette-a-crotone-video/) (Ottobre 2021);
  • Denunciato per sfruttamento minorile il titolare di un pub di Strongoli per aver impiegato 4 lavoratori, tra cui un minore di 15 anni, senza contratto. Non è chiaro il reato per cui si procede (https://catanzaro.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2022/08/06/strongoli-4-lavoratori-irregolari-in-un-pub-anche-un-15enne-una-denuncia-per-sfruttamento-minorile-e4717e5d-b868-4e1a-b57e-d0368637ecda/) (Agosto 2022);
LAMEZIA TERME SI
  • Operazione “Spartaco”: procedimento per estorsione a carico di un imprenditore agricolo che avrebbe costretto i propri dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) di quelle formalmente risultanti in busta paga, oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Sembra che l’indagato obbligasse i lavoratori a rinunciare al tfr con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole. Sequestrati in via preventiva anche beni per un valore pari a 400 mila euro (https://www.lameziaterme.it/lamezia-sfruttamento-dei-lavoratori-alberto-statti-rinviato-a-giudizio/) (2019). Nel dicembre 2019 la Cassazione ha confermato l’ordinanza del Tribunale delle libertà con la quale il sequestro era stato annullato (https://www.infooggi.it/articolo/cassazione-conferma-dissequestro-beni-alberto-statti/117732);
  • Procedimento a carico di un cittadino di origine bulgara di 53 anni, residente a Curinga, accusato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo ex art. 603 bis c.p., intercettato alla guida di un veicolo con all’interno 16 cittadini di nazionalità marocchina da impiegare nei campi di Amantea. Nei confronti dell’indagato è stato chiesto rinvio a giudizio (https://www.strill.it/citta/catanzaro/2020/07/catanzaro-la-polizia-di-stato-in-prima-linea-nella-lotta-al-caporalato/) (Luglio 2020);
  • Operazione “articolo 36”: I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza applicativa di controllo giudiziale in azienda emessa dal GIP di Lamezia Terme nei confronti degli amministratori di diritto e di fatto di un’azienda commerciale che vendeva profumi. Gli indagati sarebbero accusati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nei confronti di 3 donne, impiegate in violazione delle norme sull’orario di lavoro e sulle ferie, con retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi e disponendo nei loro confronti metodi di sorveglianza degradanti (https://www.ilfattodicalabria.it/catanzaro/2020/07/caporalato-commesse-sfruttate-e-sottopagate-denunciati-2-imprenditori/) (Luglio 2020);
  • Altro filone dell’Operazione “articolo 36” è costituito da un procedimento in cui sono indagati ex art. 603 bis c.p. l’amministratore di fatto ed il legale rappresentante della “Rusticherie Mediterranee di G.S. snc”, sottoposti anche a misura cautelare interdittiva (divieto di esercitare l’attività di impresa), controllo giudiziario in azienda e sequestro preventivo per circa 200 mila euro, per aver sottoposto, dal 2016, 8 dipendenti a condizioni di sfruttamento. Le dipendenti erano assunte con contratto part-time per circa 21 ore settimanali (per le quali venivano retribuite) quando, invece, lavoravano per 48/55 ore, compresi i giorni festivi, per i quali non veniva corrisposta alcuna indennità. Inoltre, venivano costrette a rinunciare a metà dei giorni di ferie previste e alla 14esima mensilità tramite minaccia di licenziamento. Si procede anche per autoriciclaggio (https://www.lanuovacalabria.it/noi-sfruttate-e-minacciate-il-racconto-delle-dipendenti-della-rusticherie-mediterranee-agli-inquirenti) (Dicembre 2020);
  • Procedimento a carico del gestore di un call center (è stata contestata anche la responsabilità amministrativa all’ente, ex art. 231/2001) che, per circa 3 anni, avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, tre operatrici telefoniche, retribuite senza tener conto dei parametri offerti dalla contrattazione collettiva, violando la normativa relativa all’orario di lavoro ed alle ferie e sottoponendo le impiegate a condizioni di lavoro degradanti, in quanto destinatarie di continue minacce e pressioni ogni volta in cui si lamentavano della loro condizione. Le indagini hanno preso avvio dietro segnalazione dei sindacati. Nel corso del procedimento sono stati disposti il controllo giudiziario in azienda e il sequestro preventivo (https://www.corrieredellacalabria.it/2020/11/05/incubo-per-le-dipendenti-del-call-center-indagato-un-imprenditore-a-lamezia/) (Novembre 2020);
  • “Operazione Sheffield”: procedimento a carico di sei indagati, destinatari di misura cautelare personale, in qualità di amministratori di una società che effettuava trasporto su strada. Gli indagati, a partire dal 2016, impiegavano una sessantina di lavoratori in condizioni di sfruttamento. In particolare, venivano corrisposte retribuzioni palesemente difformi rispetti alla contrattazione collettiva, calcolate in maniera forfettaria e pari ad una cifra ricompresa tra 1.200 ed 1.300 euro, senza tener conto degli straordinari svolti, delle indennità di trasferta e della tredicesima e quattordicesima mensilità (in pratica, il valore riportato nelle buste paga veniva ricostruito tramite voci inserite a ritroso non rispondenti all’attività lavorativa svolta). I lavoratori erano costretti a rinunciare a gran parte dei loro giorni di ferie (https://www.zoom24.it/2021/05/25/accusati-di-caporalato-indagati-6-imprenditori-e-sequestrati-oltre-3-milioni-di-euro/) (Maggio 2021). E’ stata contestata responsabilità amministrativa delle due società ai sensi del D.Lgs. 231/2001, nei confronti delle quali è stato disposto il controllo giudiziario, oltre al sequestro preventivo della somma complessiva di circa 3,5 milioni di euro, equivalente al profitto del reato di sfruttamento di lavoro, successivamente annullate dal Tribunale del riesame (https://www.lametino.it/Cronaca/lamezia-operazione-sheffield-riesame-annulla-sequestro-beni-per-sei-imprenditori.html);
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro a carico di 13 persone, 11 di nazionalità bulgara e 2 italiani, nei cui confronti sono stati eseguite misure cautelari restrittive della libertà. L’indagine ha preso avvio nel 2020 a seguito della denuncia di due coppie di cittadini bulgari, sfuggiti alla situazione di sfruttamento. I lavoratori sarebbero stati reclutati in Bulgaria con falsa promessa di impiego ben remunerato, ma una volta giunti in Italia, sarebbero stati costretti, con minaccia e violenza, a sottostare a condizioni lavorative di sfruttamento (https://www.strill.it/citta/catanzaro/2022/06/lotta-al-caporalato-nel-catanzarese-eseguite-13-misure-cautelari/) (Giugno 2022);
  • Operazione “Mari Neri”: due imprenditori italiani, amministratori di tre società di capitali operanti nel settore della grande distribuzione, sono indagati per sfruttamento del lavoro ai danni di 79 dipendenti. I fatti risalirebbero al periodo compreso tra il 2016 e il 2017, in cui i datori avrebbero imposto condizioni di sfruttamento ai propri dipendenti, consistenti in una paga difforme dai contratti collettivi nazionali, dalla violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, nella minaccia di licenziamento (o mancata assunzione) per rinunciare alle ferie, alle indennità per impiego nei giorni festivi e alle ore di straordinario, a fronte di un contratto di lavoro e di una busta paga, tuttavia, regolare. Il GIP ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 665 mila euro (https://www.ansa.it/calabria/notizie/2022/07/13/sfruttamento-lavoroin-calabria-sequestro-beni-imprenditori_5aadf664-7e5a-4ee3-b2b3-15e94659ba1f.html) (Luglio 2022);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di tre imprenditori italiani, padre e figli, operanti nel settore nautico, accusati di aver impiegato dodici dipendenti, tra cui tre stranieri, in condizioni di sfruttamento (https://www.quotidianodelsud.it/calabria/catanzaro/cronache/giudiziaria/2023/01/24/sfruttamento-dei-lavoratori-indagati-tre-imprenditori-di-lamezia) (Gennaio 2023);
  • Gli amministratori di una società agricola nel Lamentino sono stati indagati per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti dei loro numerosi braccianti ivi impiegati. L’indagine è partita a seguito di un accesso ispettivo dell’ITL e del NIL del territorio, a seguito del quale tre cittadini stranieri hanno denunciato di essere sottoposti a sfruttamento: a fronte delle 8 ore giornaliere lavorate, veniva corrisposta loro una paga oscillante tra i 28 e i 33 euro giornalieri. Il GIP ha disposto il controllo giudiziario dell’azienda (https://catanzaro.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2023/01/31/sfruttamento-del-lavoro-a-lamezia-disposto-il-controllo-giudiziario-di-una-societa-agricola-77ee4368-0d64-4f3c-9180-78fb045af555/) (Gennaio 2023);
  • Procedimento a carico di due persone, padre e figlia, titolari di un’azienda vitivinicola per il reato ex art. 603-bis cp a seguito della denuncia di una loro dipendente. Le indagini sono coordinate dal Salvatore Curcio e dal sostituto Giuseppe Falcone. (Luglio 2023) (https://www.lacnews24.it/cronaca/lamezia-imprenditori-indagati-per-sfruttamento-del-lavoro_174481/);
LOCRI NO
  • Procedimento per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di tre gestori di strutture private e commerciali. I Carabinieri di Locri e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, hanno rinvenuto la presenza di 9 cittadini stranieri di origine africana, impiegati come braccianti agricoli e che vivevano all’interno di alloggi fatiscenti. A seguito di un successivo controllo è emerso il coinvolgimento di un imprenditore agricolo della zona, che subaffittava illecitamente la propria abitazione a 8 suoi dipendenti, di provenienza extracomunitaria, decurtando il canone di locazione dal salario (https://reggio.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2021/03/07/locri-sfruttamento-e-immigrazione-clandestina-20-braccianti-ridotti-come-schiavi-79752df9-afa7-4848-83ab-7bff781f6812/) (Marzo 2021);
PALMI SI
  • Operazione “Dominus”: Cinque persone indagate per sfruttamento lavorativo, violenza sessuale, estorsione, istigazione alla corruzione, a seguito della denuncia di un lavoratore rumeno. I cinque avrebbero impiegato, tra settembre 2017 e marzo 2018, vari rumeni e maliani in attività agricole. Si contestano anche due distinti episodi di violenza sessuale in danno di due lavoratrici rumene e due episodi d’istigazione alla corruzione di militari dell’Arma, sollecitati ad omettere i controlli nei confronti delle attività agricole coinvolte. Le vittime lavoravano dall’alba fino, talvolta, alle 10 di sera, per 350-400 euro al mese, non sempre corrisposti, e venivano sottoposte a continue violenze. Alloggiavano in strutture messe a disposizione dei datori di lavoro (https://www.newz.it/2019/03/05/operazione-dominus-stranieri-sfruttati-in-lavori-agricoli-dettagli-nomi-e-foto-degli-arrestati/317154) (Marzo 2019);
  • Procedimento a carico di tre indagati, due accusati di reclutamento e l’altro di utilizzazione di lavoratori migranti, regolari sul territorio, in condizioni di sfruttamento. Le vittime, prevalentemente regolari, dimoravano in una struttura malmessa, in attesa di essere chiamate a lavorare per un numero di ore altissimo ed uno stipendio di pochi euro al giorno (https://www.calabriainforma.it/cronaca/2019/08/10/caporalato-decine-migranti-in-masseria-fatiscente-3-denunce/21112/) (Agosto 2019);
  • Operazione “Euno”: procedimento a carico di 18 caporali e 11 imprenditori agricoli per sfruttamento lavorativo e favoreggiamento della prostituzione; gli indagati reclutavano le vittime con furgoni inidonei al trasporto presso le baraccopoli di San Ferdinando e Rosarno e le trasportavano a lavoro utilizzando mezzi inidonei al trasporto. I lavoratori venivano impiegati 7 giorni su 7, per 10-12 ore consecutive, con brevi pause tassative e senza gli adeguati dispositivi di protezione e sicurezza, per una somma che variava dai 2 ai 3 euro per ogni cassone di frutta raccolto. Nell’ambito della medesima inchiesta, sono stati anche contestati spaccio di sostanze stupefacenti e favoreggiamento della prostituzione. Sono state sequestrate 3 attività imprenditoriali e 18 mobili registrati, per un valore complessivo pari ad oltre 1 milione di euro (https://calabria7.it/lavoro-nero-e-sfruttamento-prostituzione-29-indagati-video/) (Gennaio 2020);
  • Nei confronti di un imprenditore agricolo nel territorio di San Ferdinando, che ha preso avvio da verifica ispettiva da parte del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria. Alle dipendenze del proprietario dell’azienda sono stati identificati 9 braccianti agricoli di origine africana senza permesso di soggiorno. Nei confronti dell’imprenditore è stata applicata la sanzione amministrativa di 3.600 euro. Non è chiaro se si sia proceduto anche per 603-bis cp (https://www.quicosenza.it/news/calabria/384795-caporalato-9-braccianti-in-nero-denunciato-proprietario-di-unazienda-agricola) (Dicembre 2020);
  • Procedimento a carico di tre titolari di aziende agricole, nel territorio di Laureana di Borrello e di Rosarno, nell’ambito della medesima operazione di controlli volti al contrasto del fenomeno del caporalato. Nel corso degli accessi ispettivi sono stati trovati 10 braccianti agricoli di origine africana, di cui circa la metà assunti senza regolare contratto di lavoro. Sono state comminate sanzioni amministrative per 11.500 euro, ma non è chiaro se sia stato contestato anche il 603-bis c.p. (https://www.calabriareportage.it/gioia-tauro-contrasto-al-caporalato-i-carabinieri-denunciano-i-titolari-di-3-aziende-agricole/) (Gennaio 2021);
  • Operazione “Euno 2”: procedimento a carico di 7 indagati, di cui alcuni di origine africana, per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, in quanto i medesimi reclutavano manodopera straniera, approfittando dello stato di bisogno delle vittime. Sono state eseguite perquisizioni locali (https://ilmeridio.it/lotta-al-caporalato-operazione-euno-2-perquisizioni-e-denunce/) (Aprile 2021);
  • Operazione “Rasoterra”: operazione interforze tra la Squadra Mobile ed il Commissariato di Polizia di Gioia Tauro, coadiuvati dalla Squadra Mobile di Caserta e dagli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine da cui è scaturito un procedimento a carico di 9 datori di lavoro ed alcuni caporali, nei cui confronti sono state eseguite altrettante ordinanze di custodia cautelare, di cui 3 in carcere e sei agli arresti domiciliari. Nell’ambito dell’operazione è stato eseguito il sequestro preventivo di un’azienda agricola attiva nel settore delle coltivazioni agrumicole, olivicole, di kiwi e ortaggi. Le indagini svolte hanno portato all’individuazione di numerosi braccianti di origine subsahariana, vittime di grave sfruttamento lavorativo ed alloggiati nella baraccopoli di San Ferdinando. Dall’inchiesta è emerso un sistema organizzato di sfruttamento nel lavoro dei campi, che faceva capo ad un soggetto affiliato alla ‘ndrangheta, del clan Piromalli-Molè, nonché titolare effettivo dell’azienda agricola in cui lavoravano i migranti in condizioni di sfruttamento, che teneva continui contatti con i caporali cui impartiva loro direttive (https://www.poliziadistato.it/articolo/15266077ec5e862fa940317213) (Aprile 2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore e tre caporali (due italiani e un tunisino), tutti raggiunti dalla misura cautelare della detenzione domiciliare, per sfruttamento del lavoro di braccianti stranieri impiegati nella raccolta di agrumi. Le indagini, coordinate dal dott. Davide Lucisano, sono partite nel 2020, a seguito della denuncia di un lavoratore. Il caporale tunisino reclutava i lavoratori in Sicilia, promettendo loro ottimi guadagni, ma una volta giunti in Calabria venivano impiegati con turni di 10-12 ore nella raccolta di mandarini, sotto stretta sorveglianza dei due caporali e dietro minaccia di licenziamento in caso si fossero ribellati, a fronte di un compenso a cottimo di 1 euro a cassetta raccolta (https://reggio.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2022/02/25/caporalato-sfruttavano-extracomunitari-nella-piana-di-gioia-tauro-quattro-arresti-7ea779f8-3cb5-413f-9783-0b26acf7f645/) (Febbraio 2022);
PAOLA NO
  • Procedimento a carico di un uomo che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, quattro richiedenti asilo ospiti nel CAS di Amantea per pulire un terreno di cui aveva disponibilità. Al 42enne sono state anche elevate sanzioni per un importo complessivo di 21.600 euro (https://www.quicosenza.it/news/provincia/287969-amantea-sfruttava-4-migranti-per-pulire-il-suo-terreno-denunciato) (Aprile 2019);
  • Operazione “uomini e caporali”: procedimento a carico di cinque imprenditori agricoli di Amantea e due stranieri ex art. 603 bis c.p.: gli indagati costringevano i lavoratori, prevalentemente del Bangladesh, a lavorare con turni fino a 26 ore, per 1,50 euro l’ora, costringendoli a mangiare per terra (a differenza degli altri lavoratori italiani) e sottoponendoli a continue minacce. Alcune delle vittime erano alloggiate in strutture fatiscenti. L’indagine ha preso avvio dalla denuncia di un lavoratore (https://www.secondopianonews.it/braccianti-stranieri-sfruttati-e-trattati-come-bestie-arrestati-7-tra-caporali-e-imprenditori/) (Giugno 2020);
REGGIO CALABRIA SI
  • Procedimento per 603-bis cp in fase dibattimentale. Il Laboratorio non è riuscito a riscostruire la vicenda fattuale nella sua interezza (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato. (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato. (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento per 603-bis cp in fase dibattimentale. Il Laboratorio non è riuscito a riscostruire la vicenda fattuale nella sua interezza (segnalazione della Procura) (2019);
  • La Procura ha segnalato al Laboratorio un procedimento ex art. 603-bis cp in fase di avviso ex art. 415 bis c.p.p. (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato. (segnalazione della Procura) (2021);
  • Operazione “inter nos”: procedimento a carico degli amministratori di alcune società che si occupavano di servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria che, secondo la prospettazione accusatoria, sarebbero connesse ad alcune famiglie ‘ndranghetiste. Oltre ad essere state contestate l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, accordi corruttivi, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, frode nelle pubbliche forniture, si ipotizza che gli indagati abbiano posto in essere condotte estorsive nei confronti dei loro dipendenti, dai quali pretendevano la restituzione di una quota parte dello stipendio percepito e pari a circa 250 euro (https://www.citynow.it/nomi-arrestati-operazione-inter-nos-reggio-calabria/) (Agosto 2021);
  • Nell’ambito del progetto multi-agenzia SU.PR.EME sono stati effettuati una serie di controlli in alcune aziende del territorio da parte dell’ITL, al termine dei quali è emerso l’impiego senza contratto di 6 lavoratori in tre aziende diverse (una cittadina italiana che percepiva irregolarmente il reddito di cittadinanza, tre cittadini bulgari, un bracciante proveniente dal Gambia e di un cittadino del Senegal). Nei confronti delle tre aziende è stato emesso un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Non è chiaro se si proceda anche penalmente nei confronti dei datori di lavoro (https://www.ansa.it/calabria/notizie/2022/04/21/caporalatocontrollate-10-aziende-nel-reggino8-irregolari_a8566e57-2d21-4119-99ef-8ef5a120a910.html) (Aprile 2022);
  • A seguito di alcuni controlli sul territorio della Piana di Gioia Tauro, effettuati dall’ITL per contrastare il caporalato e lo sfruttamento lavorativo, è stata disposta la sospensione di 11 imprese agricoli in cui erano impiegati braccianti stranieri, senza permesso di soggiorno, nella raccolta di agrumi. Su un totale di 246 posizioni lavorative, 80 sono risultate irregolari, di cui 33 senza contratto. Non è chiaro nei confronti di quante persone si proceda penalmente (https://www.ansa.it/calabria/notizie/2023/02/21/caporalato-calabria-ispettorato-lavoro-sospende-11-aziende_8b2f62b4-fdc7-44d3-9f64-d627ace3499c.html) (Febbraio 2023);
VIBO VALENTIA SI
  • Durante alcuni accertamenti in un campo di raccolta della Cipolla Rossa di Tropea sono stati individuati 12 lavoratori di nazionalità bulgara, impiegati senza contratto ed in violazione della normativa a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Si procede, nei confronti dell’imprenditore, per illeciti amministrativi e di natura fiscale; non è chiaro se sia stato contesto anche art. 603 bis c.p. (https://www.lameziaoggi.it/cronaca/2019/03/07/caporalato-impiegava-lavoratori-in-nero-imprenditore-sanzionato/) (Marzo 2019);
PUGLIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
BARI SI
  • Operazione “Macchia Nera”: processo a carico di 8 persone che si è concluso con una sentenza di patteggiamento nel maggio 2019. Le persone coinvolte erano imputate per sfruttamento lavorativo, associazione per delinquere, estorsione, omissione di soccorso, auto-riciclaggio e truffa ai danni dell’INPS. Avrebbero, infatti, sfruttato per anni circa 2.000 braccianti agricoli, in prevalenza donne di origine italiana, impiegate nella raccolta e pulitura di fragole e ciliegie, fino a 14 ore al giorno, per 2,50 euro l’ora, dai quali veniva decurtato il prezzo del trasporto. Sottoposta ad amministrazione controllata (ormai revocata) l’azienda (https://www.pugliain.net/operazione-macchia-nera-sgominata-una-banda-di-caporali-e-sfruttatori/) (Luglio 2018);
  • A Poggiorsini, in un’azienda agricola, sono stati individuati alcuni braccianti, quasi tutti regolarmente presenti sul territorio, pagati 70 centesimi l’ora; titolare dell’impresa agricola indagato per sfruttamento lavorativo (https://bari.ilquotidianoitaliano.com/cronaca/2019/10/news/sfruttamento-del-lavoro-in-puglia-scacco-al-caporalato-51-arresti-in-manette-9-imprenditori-baresi-250742.html/) (Ottobre 2019);
  • Procedimento a carico di un’azienda agricola, che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, con salari bassissimi, alcuni braccianti stranieri richiedenti asilo (https://bari.ilquotidianoitaliano.com/cronaca/2019/10/news/sfruttamento-del-lavoro-in-puglia-scacco-al-caporalato-51-arresti-in-manette-9-imprenditori-baresi-250742.html/) (Ottobre 2019);
  • Procedimento a carico del titolare di un’impresa di macellazione e commercio di carni che avrebbe impiegato alcuni lavoratori in condizioni di sfruttamento stranieri (la manodopera italiana era impiegata in condizioni diverse). Le vittime erano assunte, da almeno due anni, con mansioni di stallieri ed addetti allo scarico e carico merci per circa 10 ore al giorno, per 2,50 euro ogni ora, costrette a ore di straordinario non retribuite ed alloggiate in un container di plastica all’interno dell’azienda, privo di servizi igienici (https://www.noinotizie.it/09-10-2019/sfruttamento-del-lavoro-arrestato-titolare-di-un-mattatoio-nel-barese/) (Ottobre 2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore di Gioia del Colle che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, due indiani con regolare permesso di soggiorno. Le vittime, che lavoravano nella pastorizia, erano costrette a lavorare 9 ore al giorno, per circa 25 euro, senza riposo settimanale. Sono anche state riscontrate alcune violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/07/08/news/caporalato_pastori_2_7_euro_all_ora_arrestato_imprenditore-261326925/) (Luglio 2020);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico del gestore di un autolavaggio a Torre a Mare che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, 4 lavoratori dell’est Europa, impiegati senza un regolare contratto, per una paga oraria pari a 3 euro, per circa 10 ore al giorno. Le vittime alloggiavano in un locale, ricavato nell’autolavaggio, privo dei requisiti minimi di abitabilità. L’indagato è stato sottoposto agli arresti domiciliari e nei suoi confronti sono state applicate sanzioni amministrative per circa 90 mila euro (https://www.ansa.it/puglia/notizie/2021/06/29/caporalato-paghe-da-3-a-5-euro-in-autolavaggi-del-barese_da52c519-ff0d-48c4-a354-963bfa4866b1.html) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico di due imprenditori italiani e due cittadini stranieri per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che reclutavano presso una tendopoli nei pressi dello stadio di Turi alcuni braccianti da impiegare nella raccolta di ciliegie. Non è chiaro se si proceda anche ex art. 603 bis c.p (https://bari.repubblica.it/cronaca/2021/06/23/video/turi_i_braccianti_viaggiano_chiusi_nel_portabagagli_il_caporalato_dietro_la_raccolta_delle_ciliegie-422946541/) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico del titolare di una azienda agricola di San Pio che avrebbe impiegato, dal 2016, almeno 8 braccianti pakistani in condizioni di sfruttamento, alcuni dei quali senza contratto. I lavoratori venivano impiegati dalle 7 alle 19, per una paga oraria tra i 3 ed i 4 euro, ed alloggiati in sistemazioni senza bagni ed acqua corrente. Talvolta, durante il lavoro, venivano sottoposti a minaccia. L’indagato stato interdetto dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e nei suoi confronti è stato disposto sequestro preventivo. Il procedimento ha preso avvio dalla denuncia di un lavoratore che, poi ha subito un’aggressione da un parente dell’imprenditore (https://bari.repubblica.it/cronaca/2021/09/02/news/vado_a_casa_tua_in_pakistan_e_vedi_che_fine_fanno_i_tuoi_figli_interdetto_imprenditore_barese_di_57_anni-316159975/) (Settembre 2021). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura);
  • Nell’ambito del progetto “Alt Caporalato!”, sono stati effettuati alcuni controlli, coordinati dall’ITL di Bari, nel settore manifatturiero nei comuni di Barletta, Casamassima, Triggiano e Altamura. All’esito dei controlli, che hanno interessato 4 imprese, sono stati individuati 6 lavoratori impiegati senza contratto, di cui uno privo di permesso di soggiorno. Per tutte e 4 le aziende ispezionate sono stati adottati provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, sia per l’impiego di lavoratori in nero, sia per le gravi violazioni in materia di sicurezza. Sono in corso ulteriori accertamenti (https://www.batmagazine.it/notizie/2022/08/11/lavoro-nero-e-caporalato-sospesa-unazienda-di-barletta/) (Agosto 2022);
BRINDISI SI
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. nei confronti di un imprenditore agricolo e di un caporale, entrambi italiani, di Torturano, che avrebbero impiegato, in nero, sei braccianti africani, uno dei quali privo di permesso di soggiorno, nella raccolta di meloni, in condizioni di grave sfruttamento lavorativo (https://www.brindisireport.it/cronaca/sfruttamento-lavoro-arresti-imprenditore-caporale-brindisi.html) (Luglio 2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo che impiegava in nero un cittadino africano titolare di protezione umanitaria in attività di guardianìa e che dormiva in un casolare fatiscente nei pressi dei campi. Il lavoratore percepiva 1,50 l’ora e lavorava circa 15 ore al giorno. Si procede anche nei confronti della proprietaria della masseria (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/09/07/brindisi-coppia-arrestata-per-caporalato-20enne-gambiano-schiavizzato-prendeva-15-euro-lora-indagati-anche-per-reati-ambientali/5436335/) (Settembre 2019);
  • Procedimento a carico del legale rappresentante di una ditta individuale di Carovigno che impiegava quattro braccianti stranieri in condizioni di sfruttamento lavorativo ed in assenza di adeguata formazione in materia di sicurezza sul lavoro. Non è chiaro se si proceda anche ex art. 603 bis c.p https://valleditrianotizie.it/cronaca/carovigno-controlli-contro-il-caporalato-denunciato-imprenditore-agricolo/) (Settembre 2019);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico del gestore di un porticciolo turistico del litorale nord di Brindisi, accusato di sfruttare due cittadini africani, uno dei due irregolare, in attività di guardianìa (https://www.brindisireport.it/cronaca/sfruttamento-lavoro-denunciato-gestore-porticciolo-turistico-brindisi-.html) (Agosto 2019);
  • Procedimento a carico di un allevatore di Ostuni per sfruttamento lavorativo e per numerose violazioni relative al Testo Unico sull’ambiente e a quello sulla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, ai danni di un cittadino pakistano, regolare sul territorio, impiegato nella sua azienda in condizioni di sfruttamento (sottopagandolo) e approfittando dello stato di bisogno dovuto alla necessità di mantenere un impiego per il rinnovo del permesso di soggiorno. L’intera area, adibita ad attività di zootecnica e caseificio, è stata sottoposta a sequestro (https://ostuninews.it/lotta-al-caporalato-denunciato-per-sfruttamento-imprenditore-agricolo-di-ostuni/) (Luglio 2020);
  • Procedimento a carico di due indagati, padre e figlio, rispettivamente titolare di una azienda agricola e intermediario, che impiegano nei loro terreni, in condizioni di sfruttamento, alcuni braccianti. Le vittime lavoravano 8 ore al giorno, per 5 euro l’ora e dimoravano in pessime condizioni alloggiative (https://www.brindisireport.it/cronaca/operazione-anti-caporalato-brindisino-arrestati-padre-figlio.html) (Luglio 2020);
  • In occasione di alcuni controlli volti al contrasto dello sfruttamento lavorativo, presso una azienda agricola è stata riscontrata la presenza di 17 cittadini extracomunitari, tutti in possesso di regolare permesso di soggiorno, di cui sette sprovvisti di dispositivi per la protezione individuale. Per uno dei lavoratori, inoltre, non era stata previamente comunicata l’assunzione. Non è chiaro se si proceda ex art. 603 bis c.p. (https://www.trnews.it/2021/06/18/caporalato-nei-campi-secondo-imprenditore-denunciato-in-tre-giorni/) (Giugno 2021);
  • Nell’ambito del progetto “Alt Caporalato!”, l’ITL di Brindisi ha effettuato accessi ispettivi nel settore dei pubblici esercizi, all’esito dei quali sono emerse irregolarità nel 72% dei casi, con violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e in materia di orario lavorativo. È stata disposta la sospensione dell’attività produttiva per 5 aziende e complessivamente comminate sanzioni per 80.000 euro. Non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti di qualche imprenditore oggetto delle ispezioni (https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2022/08/pug-caporalato-brindisi-controlli-99de5d7a-f2e3-463c-846a-621034a89610.html) (Agosto 2022);
FOGGIA SI
  • Procedimento ex art. 12 TUI a carico di una donna italiana per aver impiegato nell’attività domestica un uomo, di origini marocchine in condizioni di sfruttamento. Le indagini sono partite a seguito dell’istanza di emersione del lavoro nero in Prefettura, dove la donna pretendeva di essere pagata dal lavoratore per regolarizzarne lo status civile. (segnalazione della Procura) (2014);
  • Procedimento ex art. 12 TUI e art. 629 cp a carico di un imprenditore italiano, che inoltre chiedeva 1.000 euro per far ottenere il permesso di soggiorno ai propri lavoratori, di nazionalità pakistana, impiegati come braccianti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano e di un caporale, per sfruttamento lavorativo (603-bis cp) nei confronti di una lavoratrice bulgara, impiegata per 13 giorni come bracciante senza ottenere alcun corrispettivo e senza contratto. A seguito della denuncia della lavoratrice, il datore ha provveduto al pagamento delle spettanze e il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
  • Procedimento a carico di due caporali stranieri accusati ex art. 603-bis cp vecchia formulazione per aver svolto attività di intermediazione nei confronti di 7 lavoratori, la cui retribuzione era di 4 euro l’ora a fronte di 12-13 ore giornaliere continuative. Inoltre, i lavoratori alloggiavano in case fatiscenti con condizioni ambientali e igieniche precarie: dormivano tutti in una stanza di pochi metri quadrati con assenza di luce, gas, riscaldamento, cucina e letto. I caporali controllavano la vita dei lavoratori anche fuori dai campi: li minacciavano, a volte, anche di morte, oltre a trattenere le loro carte di identità dei lavoratori e a procurare loro la “cena”, consistente in una scatoletta di tonno, pagata 4 euro dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2014);
  • Procedimento per 603-bis cp vecchia formulazione, a carico di un caporale straniero, per lo svolgimento dell’attività di intermediazione. Il caporale è stato fermato a seguito di controllo da parte delle forze nell’ordine mentre trasportava 15 lavoratori che, al momento del controllo, sono quasi tutti scappati, tranne uno, che ha dichiarato di essere impiegato nei campi come bracciante, per un orario di lavoro molto esteso a fronte di una retribuzione a cottimo (di circa 4 euro a cassone), da cui venivano sottratti 5 euro per il trasporto. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2015);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero, indagato per 603-bis cp nei confronti di 15 vittime, lavoratori impiegati nei campi per circa 10 ore, senza alcun riposo settimanale e retribuiti a cottimo. L’esposto è stato presentato dalla FLAI-CGIL (segnalazione della Procura) (2016);
  • A seguito della denuncia sporta da Leonardo Palmisano e Yvan Sagnet si procede penalmente nei confronti si procede per caporalato nei confronti di un uomo, soprannominato “danger”, di nazionalità straniera, e della sua compagna, accusati di svolgere attività di intermediazione illecita e di sfruttamento della prostituzione (artt. 3 e 4 L. 75/1958). Dalle indagini è emerso un sistema di “capi neri” che avevano in mano la gestione del ghetto di Rignano, sito in Agro San Severo, i cui accertamenti sono proseguiti nei confronti dei datori di lavoro, sottoposti ad autonomo procedimento nel 2020, poi archiviato (vedi più avanti nella Tabella). I lavoratori stranieri erano reclutati o direttamente dal ghetto o direttamente in Africa prima dell’inizio della stagione di raccolta, il cui ingresso in Italia era procurato illegalmente tramite documenti falsi di altri lavoratori stagionali che avevano lasciato il ghetto. I lavoratori venivano impiegati nella raccolta del pomodoro, uva e olive dalla mattina alla sera per un compenso a cottimo (dai 3 ai 4 euro a cassone) ed erano costretti a pagare per qualsiasi servizio (20 euro per dormire su un materasso lurido, 2.50 euro per un pasto caldo, 0,50 cent. per ricarica del cellulare e per la doccia, 5 euro per il trasporto di andata e ritorno nei campi), oltre ad essere costrette dai proprietari terrieri a svolgere attività di pulizia delle stalle e dei canili prima di iniziare l’attività di raccolta (segnalazione della Procura) (2016);
  • Nello stesso filone d’indagine si inserisce il procedimento a carico di un altro caporale, c.d. “Broker”, noto per la sua attività di intermediazione tra i proprietari terrieri della zona limitrofa al ghetto di Rignano Garganico, da cui è emersa la connivenza di numerosi datori di lavoro, rispetto ai quali è stato avviato nel 2020 l’apposito procedimento (segnalazione della Procura) (2016);
  • Procedimento a carico di un italiano, indagato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento ex art. 603-bis cp un lavoratore pakistano come bracciante per circa 11/12 ore al giorno, in nero, e senza avergli corrisposto il pagamento una volta licenziato (segnalazione della Procura) (2016);
  • Procedimento a carico di due imprenditori agricoli di Trinitapoli, di nazionalità italiana, accusati del reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di un lavoratore italiano, impiegato per circa 12 ore al giorno per un compenso di 2-3 euro l’ora (per un totale di 30 euro al giorno), che alloggiava all’interno di una roulotte vicina alla zona di residenza degli stessi imputati, cui pagava 150 euro di affitto. I due imputati sottoponevano il lavoratore ad abusi fisici e psicologici, e avevano sequestrato i documenti dello stesso come ricatto per ricevere il pagamento dell’affitto (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico di un italiano e di uno straniero, di origini marocchine, accusati di sfruttamento nei confronti di un uomo straniero, senegalese, impiegato nei campi (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano ed un caporale rumeno. Quest’ultimo, che viveva assieme ad alcuni migranti (in parte richiedenti protezione internazionale) in un insediamento rurale in pessime condizioni, di proprietà dell’imprenditore agricolo, si occupava del trasporto delle vittime utilizzando vetture che gli venivano messe a disposizione dal suo complice, le sorvegliava durante la loro permanenza nell’insediamento e vigilava sull’esecuzione delle loro prestazioni (le vittime venivano impiegate nella raccolta di asparagi). Le vittime venivano impiegate per 8-9 ore al giorno e venivano remunerate 4 euro l’ora, sotto minaccia di licenziamento in caso di rivendicazioni. I lavoratori erano formalmente assunti, ma le giornate di lavoro registrate erano solamente due al mese. (https://www.lagazzettadisansevero.it/manfredoniaarrestati-a-zapponeta-per-sfruttamento-del-lavoro-e-intermediazione-illecita-un-imprenditore-agricolo-del-posto-e-un-caporale-bulgaro/) (Maggio 2017);
  • Intercettato un furgone fatiscente, privo di copertura assicurativa, con a bordo 7 lavoratori africani, per la maggior parte sprovvisti di regolare contratto destinati ad essere impiegati nella raccolta delle olive in condizioni di sfruttamento imposte dal medesimo caporale, che quotidianamente li prelevava presso il ghetto di Rignano, ove le vittime vivevano (https://www.immediato.net/2017/12/20/la-schiavitu-in-provincia-di-foggia-arrestato-caporale-nei-campi-del-tavoliere/) (Dicembre 2017);
  • Procedimento a carico del titolare di una cooperativa, imputato con la figlia ed alcuni suoi collaboratori per aver reclutato moltissimi lavoratori da impiegare, in condizioni di sfruttamento, nei settori prevalentemente agricolo e tessile. In un caso, i lavoratori erano anche stati destinati ad attività di cura domestica e ristorazione (segnalazione Procura) (2018).
  • Procedimento a carico di un cittadino senegalese di Borgo Mezzanone sorpreso alla guida di un furgone utilizzato per il trasporto di braccianti. Il furgone era vuoto, ma privo dei sedili e con delle panche di legno disposte su tre file che facevano presumere che il veicolo venisse usato per il trasporto dei braccianti. Inoltre, gli inquirenti hanno trovato un quadernone dove l’indagato annotava nomi, cifre e giornate lavorative svolte dalle persone reclutate (https://www.ilmattinoquotidiano.it/gallery/mediagallery/38880/arrestato-a-foggia-un-caporale-senegalese-la-polizia-lo-acciuffa-nella-geenna-di-borgo-mezzanone.html) (Agosto 2018). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura).
  • Procedimento a carico di un cittadino maliano, sorpreso alla guida di un furgone ed accusato di aver reclutato 15 braccianti, alcuni richiedenti asilo, dei quali aveva curato anche trasporto e sorveglianza sul luogo di lavoro. I lavoratori venivano pagati 4,50 a cassone, non avevano rapporti con il proprietario del campo e corrispondevano al caporale 5 euro al giorno per i servizi offerti. L’imputato, nel novembre 2019, è stato condannato a 3 anni e nove mesi di reclusione (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/30/caporalato-con-15-braccianti-su-furgone-senza-finestrini-arrestato-40enne-raccoglievano-pomodori-nel-foggiano/4590443/) (Agosto 2018);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, indagato per 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento un lavoratore straniero, senegalese. Il lavoratore sarebbe stato impiegato per circa 12 ore di lavoro per 4,5 euro l’ora, senza poter usufruire di alcuna pausa né giornaliera né settimanale, senza contratto ma la cui prestazione risultava “coperta” dietro il permesso di soggiorno di un'altra persona. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero e di un imprenditore agricolo italiano per 603-bis cp, nei confronti di 3 lavoratori stranieri (due marocchini e un tunisino). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero, accusato del reato ex art. 603-bis cp, per aver reclutato e impiegato presso i terrenti di un imprenditore agricolo italiano 6 lavoratori stranieri, privi del permesso di soggiorno. I lavoratori lavoravano per 8/10 ore al giorno, percependo 4 euro ad ora (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico di 7 imputati ex art. 603-bis cp per aver reclutato e impiegato 3 lavoratori italiani nell’attività di volantinaggio in condizioni di sfruttamento, consistenti in 10 ore di lavoro per circa 20 euro (2 euro l’ora), senza contratto e sotto controllo GPS dei lavoratori (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento aperto e archiviato per 603-bis cp a carico di un cittadino bulgaro e di un italiano, proprietario terriero (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di una donna bulgara. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico di due imprenditori agricoli del foggiano accusati di sfruttamento lavorativo. All’interno dell’azienda, sottoposta a controllo giudiziario, sono stati individuati circa 30 braccianti, alcuni richiedenti asilo, alloggiati in container in lamiera e costretti a vivere in assenza di adeguate condizioni igienico-sanitarie. I braccianti percepivano 5 euro l’ora, lavoravano 7 giorni su 7 e mensilmente dovevano corrispondere un canone pari a 50 euro per remunerare l’utilizzo dei container. La Procura, per i lavoratori, ha richiesto alla Questura l’accesso al percorso di integrazione sociale previsto dall’art. 18 TUI. Per gli imputati è stato chiesto il rinvio a giudizio (https://bari.repubblica.it/cronaca/2019/06/29/news/foggia_caporalato_azienda_agricola-229900900/) (Giugno 2019);
  • I carabinieri della Compagnia di San Giovanni Rotondo hanno effettuato un vasto servizio di controllo straordinario del territorio finalizzato al contrasto del fenomeno del “caporalato”. Nel corso delle attività di controllo, concentrate nelle zone rurali di tutta l’area di competenza, a San Marco In Lamis, in località “Cicerone”, dove risiedono numerosissimi braccianti agricoli di origine straniera impiegati in questo periodo dell’anno per la raccolta dei pomodori, sono stati controllati sedici veicoli adibiti al trasporto dei lavoratori nei campi, con l’identificazione di trenta persone. Ben tredici dei veicoli controllati sono risultati sprovvisti della copertura assicurativa, e quindi sottoposti a sequestro, togliendoli così dalle strade dove, per le loro fatiscenti condizioni, rappresentavano un autentico pericolo per tutti, non solamente per i trasportati. Non è chiaro se sia stato contestato anche art. 603 bis c.p (https://www.immediato.net/2019/07/13/caporalato-e-violenze-nei-campi-pensionato-colpisce-al-volto-rivale-arrestato/) (Luglio 2019);
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di due italiani, proprietari terrieri di alcuni campi in cui avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento tre lavoratori stranieri (di nazionalità africana), consistenti in turni giornalieri molto estesi (dalle 9 alle 13 ore al giorno) per 4 euro l’ora, sotto stretta sorveglianza di uno dei due indagati. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di un cittadino rumeno per 603-bis cp nei confronti di alcuni lavoratori impiegati in condizioni di sfruttamento (assenza di retribuzione e minacciati di morte) (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di un caporale straniero e di un imprenditore italiano nei confronti di alcuni lavoratori impiegati in condizioni di sfruttamento (le condizioni igieniche erano pessime, con l’assenza di misure di sicurezza) (segnalazione della Procura) (2019);
  • A seguito dell’attività ispettiva e di controllo nell’ambito di operazioni volte alla prevenzione e repressione del caporalato, i Carabinieri di Foggia hanno intercettato un caporale alla guida di un furgone adibito al trasporto di lavoratori sui campi. Dalle indagini è emerso che i lavoratori pagavano al caporale 5 euro per il trasporto ed erano impiegati senza contratto per circa 10 ore al giorno, con 1 ora di pausa, senza diritto a ferie o riposi settimanali. Quanto alle condizioni abitative, alloggiavano in plessi abitativi degradanti, in assenza di servizi igienici. Il procedimento è stato archiviato per intervenuta morte dell’imputato (segnalazione della Procura) (2019);
  • Denunciato un caporale di origini ghanesi per 603-bis cp (oltre che per lesioni, minacce e truffa) per aver reclutato, sul territorio di Borgo Mezzanone, un lavoratore nigeriano, titolare di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro scaduto, presso alcune coltivazioni di cereali di proprietà di un imprenditore italiano, di cui ne gestiva in toto l’attività lavorativa, tanto che il lavoratore non aveva mai conosciuto il datore. Dalle indagini è emerso che il caporale avrebbe messo a tacere con la violenza il lavoratore quando quest’ultimo aveva preteso la restituzione della somma (450 euro) versata al primo per il rinnovo del permesso di soggiorno, a fronte della falsità dei documenti. La vittima avrebbe rifiutato di aderire ai programmi di protezione proposti (segnalazione della Procura) (2019);
  • A seguito delle operazioni di controllo svolto dalla task-force anti-caporalato, è stato aperto un procedimento penale a carico del titolare di un’azienda agricola, indagato per 603-bis cp, per aver impiegato circa 10 lavoratori, tra cui anche stranieri, in condizioni di sfruttamento (circa 450 euro mensili a fronte di un orario lavorativo molto esteso, senza poter usufruire di pause o riposi settimanali). Molti dei lavoratori abitavano in locali fatiscenti, senza fornitura elettrica, acqua potabile e servizi igienici (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di tre imputati, due persone fisiche e una società agricola, sita in Borgo Tressanti, nell’agro di Ortanova e Cerignola per i reati di cui all’art. 603-bis cp, in concorso con l’art. 18 D.lgs. 81/2008 per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I lavoratori, circa una ventina tra cui anche due minori di 8 e 10 anni, oltre a lavorare senza l’utilizzo di adeguati mezzi di sicurezza e protezione (a volte anche senza scarpe), alloggiavano in un casolare abbandonato, senza corrente elettrica, né servizi igienici, né acqua calda (segnalazione Procura) (2019);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola in Faeto, per il reato di cui all’art. 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento due lavoratori comunitari, di nazionalità rumena, consistite in un orario lavorativo di circa 12 ore a fronte di un compenso inadeguato e differente rispetto a quanto pattuito inizialmente (di circa 30 euro a lavoratore, corrisposto senza una cadenza regolare) (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano ex art. 603-bis cp, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 10 lavoratori stranieri, di origine marocchina, che abitavano in uno stabile affittato direttamente dal datore di lavoro. Il procedimento è stato archiviato. (segnalazione della Procura) (Novembre 2019);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, in concorso con numerose violazioni del Testo Unico in materia di Sicurezza e Igiene nei luoghi di lavoro (D. Lgs. 81/2008) a carico di 6 imputati, tutti di nazionalità italiana, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 6 lavoratori italiani nell’attività di assemblaggio di componenti meccanici per automobili in un box di loro proprietà adibito a stabile lavorativo, ma in assenza del rispetto delle norme di sicurezza e igiene (privo di impianto di areazione, di servizi igienico-sanitari, casetta di pronto soccorso presente ma contenente solo cerotti, banco di lavoro colmo di attrezzature pericolose tipo smerigliatrice, compressore, pressa idraulica ect.). I lavoratori erano regolarmente assunti mediante contratto, ma venivano impiegati per un numero elevato di ore (anche 12 ore al giorno), senza alcun compenso per le ore straordinarie ma con il riconoscimento del riposo settimanale. Ai lavoratori, inoltre, veniva chiesto di adoperarsi per la campagna elettorale a favore della moglie di uno degli imputati, al fine di portare un numero minimo di voti pari a 10-15 in cambio dei quali sarebbe stata assicurata lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per uno degli imputati è stata avanzata richiesta di archiviazione (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano e di un caporale straniero ex art. 603-bis cp (oltre che per 582 cp) per aver impiegato cinque lavoratori (di origine africana) in nero, per oltre 10 ore al giorno nella raccolta di pomodori, a fronte di una retribuzione a cottimo (4-5 euro per cassone) senza alcuna pausa e senza la fornitura di cibo e acqua (segnalazione della Procura) (2019);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero indagato per 603-bis cp per aver reclutato e trasportato un lavoratore dietro pagamento, sottratti alla paga complessiva impiegato in condizioni di sfruttamento nei campi. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di due imputati, di nazionalità italiana, per 603-bis cp nei confronti di un lavoratore tunisino, che avrebbero impiegato per 12 ore con soli 15 minuti di pausa giornalieri, senza contratto, a fronte di 30/40 euro al giorno. Il procedimento è stato archiviato per insufficienti elementi probatori a sostegno dello stato di bisogno: il lavoratore abitava in Italia assieme a suo padre che aveva le necessarie risorse per poter provvedere alle sue esigenze (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di tre caporali marocchini accusati del reato di cui all’art. 603-bis cp in concorso con l’art. 629 cp per aver reclutato e trasportato sui campi, dietro pagamento di 5 euro a tragitto, due lavoratori stranieri, connazionali, impiegati in condizioni di sfruttamento. Il titolare dei terreni in cui erano impiegati avrebbe estorto loro la somma di 250 euro per il rinnovo dei permessi di soggiorno (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di 7 imputati, di cui 3 caporali di origini straniere e 4 imprenditori italiani per 603-bis cp, 600 cp e favoreggiamento della prostituzione, originato a seguito di indagini partite nel 2016 dopo la denuncia di Alessandro Leogrande e Yvan Sagnet nei confronti di uno dei caporali Dalle indagini è emerso un sistema di “capi neri” che avevano in mano la gestione del ghetto di Rignano, sito in Agro San Severo, in cui alloggiavano i lavoratori stranieri, reclutati alla giornata per essere impiegati nei campi agricoli degli imprenditori italiani o reclutati direttamente in Africa prima dell’inizio della stagione di raccolta. I lavoratori, di origine straniera (dell’Africa subsahariana) venivano impiegati nella raccolta del pomodoro, uva e olive dalla mattina alla sera per un compenso a cottimo per ogni cassone riempito (circa 3 euro) nei campi di alcuni proprietari terrieri italiani. Erano, inoltre, costretti a pagare per qualsiasi servizio (20 euro per dormire su un materasso sudicio, 2.50 euro per un pasto caldo, 50 cent. per ricarica del cellulare e per la doccia, 5 euro per il trasporto di andata e ritorno nei campi), oltre ad essere costrette dai proprietari terrieri a svolgere attività di pulizia delle stalle e dei canili prima di iniziare l’attività di raccolta. Il procedimento è stato archiviato sia nei confronti degli imprenditori, perché i fatti contestati sono antecedenti alla L. 199/2016 di riforma dell’art. 603-bis cp., sia nei confronti dei caporali per insufficienza di prova circa l’impego di minaccia e violenza nei confronti dei lavoratori (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico dei titolari di tre aziende agricole e di tre caporali che avrebbero impiegato, con regolare contratto ma in condizioni di sfruttamento, 45 lavoratori, prevalentemente africani ed albanesi, con salari che oscillavano dai 3 ai 4 euro orari, a seconda della nazionalità, per 10 ore al giorno. I braccianti dovevano anche versare 15 euro al mese per poter dormire in roulotte o alloggi di fortuna privi di servizi igienici (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/11/caporalato-tre-arresti-a-foggia-ecco-come-vivevano-i-braccianti-il-cartello-di-minaccia-ai-lavoratori-chi-va-via-deve-tornare-in-marocco/5702767/) (Febbraio 2020);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un datore di lavoro italiano (dipendente pubblico presso l’ASL di Foggia) per aver impiegato in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno un lavoratore ghanese all’interno di un box autofficina abusivo, sito in località Salice Nuovo, nelle mansioni di meccanico. Il lavoratore abitava all’interno di un container situato presso la medesima officina. Nei confronti dell’uomo è stato contestato anche l’esercizio dell’attività imprenditoriale abusiva (non censita dalla camera di commercio) in frode alla legge. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, attivo nell’agro di Serracapriola, ex art. 603-bis cp per aver impiegato un minore italiano, di 14 anni, nei suoi terreni nella mattina (dalle 5 alle 11). La somma pattuita con il ragazzo era di 285 euro per 9 giorni lavorativi, cui tuttavia il datore corrispondeva 200 euro, esercitando violenza e minacce alla richiesta del giovane di ottenere quanto pattuito. La Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento, poiché dalle indagini è emerso che il ragazzo si prestava al lavoro per propri sfizi personali e per saltare la scuola, venendo meno l’altro elemento fondamentale per la fattispecie, ossia l’approfittamento dello stato di bisogno (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo di Apricena, arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Alcuni lavoratori erano richiedenti asilo. Sono state inoltre sottoposte a controllo giudiziario 5 aziende dove lavoravano 222 dipendenti; il volume complessivo di affari dell’attività è pari a circa 5 milioni e 800 mila euro annui. I lavoratori venivano pagati dai 3 euro ai 5 euro l’ora, per 7-9 ore al giorno, con una pausa giornaliera di circa 30 minuti (https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/07/01/news/caporalato_fatturato_da_6_milioni_sfruttando_i_braccianti_arrestato_noto_imprenditore_agricolo-260669647/) (Luglio 2020);
  • Dal 20 luglio al 10 ottobre 2020 gli ispettori del lavoro, in coordinamento con Prefettura, Procura, Comando Provinciale dei Carabinieri e Questura, hanno effettuato una serie di azioni mirate volte al contrasto dello sfruttamento lavorativo. Decine di aziende sottoposte a controllo, 649 posizioni lavorative verificate; nel corso di queste attività sono state intercettate 83 persone occupate in nero, sono stati emessi 16 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e sono stati sequestrati 3 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti. Non è chiaro se ed in che misura gli accertamenti abbiamo portato all’avvio di procedimenti penali (https://www.foggiatoday.it/cronaca/denunce-caporalato-ispettorato-lavoro-foggia.html) (Novembre 2020);
  • Operazione “White Labour”: maxi operazione anticaporalato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e sviluppata attraverso un’apposita “task force” costituita dal Nucleo Investigativo CC di Foggia, dalla Compagnia CC di Lucera e da militari del NIL Foggia. Nell’ambito dell’operazione sono state applicate le misure cautelari degli arresti domiciliari a tre imprenditori agricoli titolari delle due aziende coinvolte, e la custodia cautelare in carcere al caporale di origine straniera. I lavoratori, di origine straniera (in prevalenza africana ed indiana) alcuni irregolari sul territorio (tra i regolari si registra una quota di richiedenti asilo) venivano reclutati dai ghetti della provincia e venivano impiegati in diverse aziende agricole ubicate tra Foggia e San Giovanni Rotondo, in condizioni di sfruttamento, percependo un salario variabile dai 3,5 ai 6 euro l’ora, lavorando talvolta fino a 13 ore al giorno senza soste. Una delle aziende agricole coinvolte era già stata attenzionata dalla misura cautelare reale del controllo giudiziario; mentre all’interno di un’altra azienda sono stati rinvenuti dei dormitori all’interno di container, in pessime condizioni igienico-sanitarie. Si procede per i reati ex art. 603-bis cp e art. 22 D.lgs. 286/1998 (https://www.immediato.net/2020/05/02/decine-di-schiavi-dietro-fatturati-milionari-i-nomi-degli-aguzzini-di-foggia-e-san-giovanni-rotondo-vaccaro-imprenditori-onesti-rischiano-di-restare-fuori-dal-mercato/) (Maggio 2020);
  • A seguito di controlli ispettivi nella zona di Borgo Mezzanone sono stati deferiti all’autorità giudiziaria 12 persone, tra cui il titolare dell’azienda agricola e alcuni caporali, per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di decine di lavoratori, tra cui anche stranieri. I lavoratori erano impiegati dall’alba al primo pomeriggio, senza alcuna pausa, né riposo settimanale ed erano retribuiti a cottimo per ciascun cassone di raccolto (4 euro), sotto il serrato controllo (anche con videoregistrazioni) dei caporali, oltre ad essere costretti a pagare il trasporto e i propri dispositivi di sicurezza personale. Nei confronti dell’azienda è stata disposta la misura del controllo giudiziario (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp e 629 cp nei confronti di tre italiani (padre, madre e figlia) titolari di una struttura turistico-recettizia (hotel e stabilimento balneare) per aver impiegato in condizioni di sfruttamento 24 lavoratori (di nazionalità italiana e albanese) nelle mansioni di addetti alle pulizie, lavapiatti, bagnini, addetti alla reception, addetti al trasporto dei clienti dall’hotel allo stabilimento balneare, cuochi). I lavoratori venivano minacciati di licenziamento affinché restituissero parte dello stipendio corrisposto, che in busta paga risultava superiore a quello effettivamente percepito dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • A seguito di un accesso ispettivo da parte del Dipartimento di prevenzione dell’ASL di Foggia sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i due titolari di un allevamento di bovini e bufale per 603-bis cp, 581 cp e art. 80 D. Lgs. 81/2008 nei confronti di un lavoratore straniero, di origine malese. Il lavoratore sarebbe stato impiegato per circa 11 ore al giorno a fronte di una retribuzione di 550 euro mensile (circa 1,50 euro l’ora), sovente minacciato e aggredito da uno degli indagati e fatto alloggiare in una sistemazione precaria da un punto di vista igienico-sanitario fornita dal datore di lavoro. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di un italiano, indagato per 603-bis cp per aver impiegato un lavoratore tunisino in condizioni di sfruttamento nell’attività di ristorazione. Il lavoratore sarebbe stato impiegato in cucina per circa 16 ore al giorno, senza contratto e sotto costanti vessazioni psicologiche (insulti). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di un uomo straniero, presunto caporale, fermato dalle forze dell’ordine alla guida di un autoveicolo con a bordo 8 persone straniere destinate ad essere impiegate come braccianti in un’azienda agricola del territorio. A seguito dell’attività d’indagine non sono emersi elementi sufficienti per sostenere l’accusa di 603-bis cp e, pertanto, il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di donna straniera, accusata di caporalato ex art. 603-bis cp per aver reclutato 3 lavoratori stranieri (2 ghanesi, 1 indiano) nell’attività di braccianti da impiegare presso un’azienda agricola del territorio, in cui erano impiegati per 12 ore al giorno, senza alcun riposo né giornaliero né settimanale. Inoltre, le condizioni alloggiative dei lavoratori erano estremamente precarie: vivevano in baracche costruite con oggetti di fortuna nelle serre dismesse dell’azienda agricola presso cui lavoravano, senza acqua corrente, luce elettrica né riscaldamento (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento a carico di un caporale straniero, accusato di 603-bis cp nei confronti di un lavoratore straniero (ghanese). Sono stati contestati anche i reati di cui agli artt. 453 e 640 cp (segnalazione della Procura) (2020);
  • Procedimento per 603-bis cp nei confronti del titolare di un’azienda agricola di Manfredonia, successivamente archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di otto indagati, datori di lavoro e caporali, per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di decine di lavoratori, tra cui anche stranieri, impiegati nella raccolta dei pomodori. I lavoratori sarebbero stati impiegati per 8 ore al giorno, con una retribuzione a cottimo (4 euro a cassone), in assenza di pause e/o riposi settimanali, sotto costante controllo dei caporali (anche con videoregistrazioni) e costantemente minacciati di decurtazioni sul compenso in caso di errore nello svolgimento della prestazione. Nei confronti di un indagato è stata avanzata richiesta di archiviazione (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano, attivo nella località di Ordona, per 603-bis cp e art. 18 D. Lgs. 81/2008. L’uomo è accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento otto lavoratori, tra cui anche alcuni stranieri, assunti tramite contratto (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di una cittadina italiana, per 603-bis cp nei confronti di un cittadino marocchino, impiegato in condizioni di sfruttamento nell’attività agricola. Il procedimento, aperto a seguito della denuncia del lavoratore, è stato archiviato (segnalazione Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di un cittadino italiano, imprenditore agricolo di Torremaggiore, accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori stranieri, tra cui alcune donne, nell’attività della raccolta delle olive per circa 10 ore al giorno con una paga di 20/30 euro giornaliera (circa 2/3 euro l’ora). I lavoratori, assunti tramite contratto, erano inoltre costretti a firmare buste paga con importi superiori a quelli effettivamente corrisposti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di un caporale (straniero) e di un datore di lavoro, imprenditore agricolo italiano, rinviati a giudizio per il reato di cui all’art. 603-bis cp, per aver reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento un lavoratore di origini marocchine. La retribuzione ammontava a circa 0,50 cent all’ora e il caporale si faceva restituire una parte cospicua dello stipendio mensile mediante minaccia (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento per 603-bis cp (oltre che per i reati di lesioni e minacce) a carico di un caporale, di nazionalità italiana, per aver reclutato e avviato all’attività lavorativa 3 lavoratori, anch’essi italiani, nel settore agricolo. L’indagato avrebbe preteso il pagamento dei costi del trasporto verso i luoghi di lavoro, oltre che per lo svolgimento dell’attività di intermediazione. Inoltre, pretendeva la restituzione di una parte della retribuzione mensile corrisposta ai lavoratori, assunti mediante contratto, così che in busta paga risultasse un importo maggiore di quello effettivamente percepito dai lavoratori. Il procedimento è stato archiviato perché non è risultato sufficientemente provato lo stato di bisogno dei lavoratori per sostenere il giudizio in dibattimento (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di un caporale, di origini straniere, per il reato ex art. 603-bis cp per aver reclutato 2 lavoratori rumeni direttamente dalla Romania, al fine di impiegarli in condizioni di sfruttamento nella raccolta dei pomodori in Italia. I lavoratori erano pagati a cottimo (3 euro a cassone) ed erano costantemente minacciati fisicamente e verbalmente dal caporale, anche mediante l’uso di una pistola. Altresì le condizioni alloggiative in cui erano sistemati erano degradanti. I lavoratori hanno denunciato il caporale dopo esser riusciti a scappare dalla situazione di sfruttamento cui erano sottoposti. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
  • Procedimento a carico di un caporale per 603-bis cp nei confronti di 7 lavoratori stranieri, di nazionalità africana, per averli reclutati e impiegati nei campi in condizioni di sfruttamento, consistite in una retribuzione a cottimo (4-5 euro l’ora) a fronte di un orario lavorativo eccessivamente lungo, sotto il sole rovente senza la possibilità di ristoro e di usufruire dei servizi igienici durante lo svolgimento della prestazione. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2021);
  • Operazione “Principi e caporali”: l’attività d’indagine - durata da luglio a ottobre 2020, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile (NOR) dei Carabinieri di Manfredonia e da quelli del Nucleo Ispettorato di Foggia - ha individuato 8 aziende agricole, attive nel territorio di Stornara, che impiegavano in condizioni di sfruttamento numerosi braccianti extracomunitari, per lo più africani, fatturando 6 milioni l’anno. I lavoratori erano reclutati nei pressi della baraccopoli di Borgo Mezzanone, venivano stipati su furgoni da 9 in 20, e venivano impiegati nei campi con ritmi lavorativi estenuanti (9 ore giornaliere), per 4 euro l’ora, sottoposti al controllo serrato dei caporali e soggetti ad arbitrarie sanzioni disciplinari da parte di questi. Tra gli indagati vi sono tre caporali, di origine africana, e tre imprenditori titolari delle attività (padre e i due figli). Le aziende sono state sottoposte a controllo giudiziario; i beni aziendali sono stati sequestrati e, nei confronti degli indagati, sono state eseguite 10 misure cautelari personali (due arresti in carcere, due arresti domiciliari e sei soggetti sottoposti all’obbligo di firma). Si procede per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (https://www.foggiatoday.it/cronaca/arresti-stornara-foggia-caporalato-sfruttamento-lavoro.html) (Aprile 2021). Arrestato nel giugno 2021 anche il caporale, originariamente irreperibile (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/foggia/1305462/foggia-arrestato-ilcaporale-sfuggito-a-due-blitz.html);
  • Operazione “Schermo”: procedimento a carico di 7 indagati, imprenditori e caporali, titolari di cinque aziende agricole site nel Foggiano ed in Molise che sono state sottoposte a controllo giudiziario. Secondo la prospettazione accusatoria, i braccianti venivano reclutati nei ghetti di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci da una cooperativa “schermo”, priva di qualsiasi autorizzazione ministeriale, per poi essere impiegati nei campi durante la pandemia. Le vittime percepivano circa 5 euro a cassone di pomodori, anche se i caporali trattenevano dalla paga 0.50 centesimi ogni volta in cui il prodotto veniva raccolto in maniera non appropriata, non godevano di giorni di riposo o ferie, rimanevano senza cibo per ore, erano costretti a bere l’acqua di un pozzo ed erano privi di qualsiasi dispositivo di protezione individuale (https://www.immediato.net/2021/07/01/operazione-anticaporalato-schermo-domiciliari-per-uno-dei-maggiori-indiziati-ma-resta-il-grave-quadro-probatorio-a-suo-carico/) (Luglio 2021);
  • Procedimento a carico di due soci di una azienda di allevamento di Castropignano, nonché del caporale, che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori stranieri irregolari sul territorio e privi di un contratto (https://www.primonumero.it/2021/10/migranti-al-lavoro-per-meno-di-5-euro-allora-il-caporale-e-di-foggia/1530690850/) (Ottobre 2021);
  • A seguito della morte, occorsa il 6 agosto 2018, di alcuni braccianti a bordo di un furgone che stava percorrendo la Statale 16, la Procura di Foggia ha avviato una complessa attività di indagine facendo emergere che, all’epoca, un imprenditore ed il figlio assumevano ed impiegavano nei loro terreni, in un’azienda agricola di Campomarino, per la raccolta dei pomodori, 13 braccianti agricoli nord africani, reclutati da un caporale anch’esso deceduto durante l’incidente. I lavoratori venivano impiegati in condizioni di sfruttamento e costretti a vivere in stabili rurali fatiscenti (privi di acqua potabile, servizi igienici e corrente elettrica, nonché di riscaldamento) distanti dal luogo di lavoro, in località Poggio Imperiale. Determinanti, per l’attività di indagine, le dichiarazioni degli altri braccianti, nonché il rinvenimento di un quaderno all’interno del furgone, in cui venivano registrate le giornate di impiego dei lavoratori. I lavoratori venivano retribuiti a cottimo per ogni cassone riempito dai 3,50 a 7,50 euro, oltre a dover corrispondere al caporale 3,50 euro per il trasporto di andata e ritorno dai campi, e venivano impiegati dalle 5:30 del mattino al tardo pomeriggio, con una sola pausa consentita di 10 minuti per nutrirsi ed espletare i bisogni fisiologici. Analogo procedimento era stato avviato anche dalla Procura della Repubblica del Molise, atteso che i lavoratori erano stati impiegati anche presso una azienda agricola della zona. Si procede per 603-bis cp (https://www.immediato.net/2021/10/20/sfrutto-i-12-braccianti-morti-nella-strage-sulla-statale-16-arrestato-imprenditore-del-gargano-per-caporalato/ e segnalazione della Procura) (Ottobre 2021);
  • Operazione “Terra Rossa”: i carabinieri del NIL e quelli della compagnia di Manfredonia, a seguito di controlli in alcune aziende agricole del territorio, hanno denunciato 16 persone, tra cui la moglie del prefetto Michele Di Bari (che a seguito dell’inchiesta ha rassegnato le proprie dimissioni) e due stranieri di nazionalità africana, per 603-bis cp. I lavoratori, di nazionalità africana, venivano reclutati dai due caporali stranieri nelle fatiscenti baraccopoli di Borgo Mezzanone e trasportati nei terreni di 10 aziende agricole del territorio, dove venivano impiegati in condizioni di sfruttamento. Erano assunti con contratto, ma il pagamento non corrispondeva a quanto riportato. Nei confronti di tutti gli indagati sono state disposte misure cautelari personali dal Gip , dott.ssa Margherita Grippo: la custodia in carcere nei confronti dei due caporali, gli arresti domiciliari nei confronti di 3 indagati, mentre per gli altri 11 è stato disposto l’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora nel comune di residenza. Nei confronti di tutte le aziende agricole è stato disposto il controllo giudiziario (https://www.ilcorrieredelgiorno.it/blitz-anti-caporalato-dei-carabinieri-a-foggia-indagata-anche-la-moglie-del-direttore-dipartimento-immigrazione-del-ministero-dell-interno-che-si-dimette/) (Dicembre 2021). Il GIP ha revocato le misure cautelari personali dell’obbligo di firma e di dimora per la moglie del prefetto Rosalba Livrerio Bisceglia (https://www.rainews.it/articoli/2022/01/caporalato-revocate-le-misure-cautelari-per-la-moglie-del-prefetto-michele-di-bari--b0d55ef8-75db-401a-ab19-8eb67d27b40b.html);
  • Nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme., sono stati effettuati controlli, coordinati dall’ITL di Foggia, nella provincia di Foggia e nei comuni di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia. Gli ispettori hanno riscontrato violazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, nonché di sicurezza sui luoghi di lavoro, riferite a 29 lavoratori, dei quali 17 occupati “in nero”. Inoltre, sono stati trovati intenti al lavoro 5 braccianti agricoli stranieri privi di permesso di soggiorno, per i quali 3 datori di lavoro sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria per la violazione all'art. 22, co. 12 TUI. Sono stati adottati 5 provvedimenti di sospensione dell'attività (3 per lavoro nero, 2 per mancata elaborazione e valutazione rischi) nei confronti di 3 aziende. Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.ispettorato.gov.it/2022/08/12/itl-foggia-supreme-lavoro-nero-e-sicurezza/) (Agosto 2022);
  • Arrestate cinque persone per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa. L’indagine dei Carabinieri, partita a seguito di un incidente stradale nell’ottobre del 2020 di un furgone su cui erano trasportati alcuni lavoratori, hanno accertato un sistema di sfruttamento tramite caporalato. I datori di lavoro si sarebbero serviti di un caporale senegalese, regolarmente assunto presso una delle aziende, che reclutava braccianti tra le baracche del Ghetto di Rignano, a San Severo. I lavoratori erano impiegati per oltre 11 ore al giorno, senza riposi settimanali, retribuiti a cottimo per ogni cassone di pomodoro raccolto per meno di 4 euro l’ora, e subivano una decurtazione da parte del caporale di 50 cent per ogni cassone raccolto e di 5 euro per il trasporto. Le aziende mettevano a disposizione dei lavoratori capannoni adibiti a dormitori con servizi igienici totalmente inadeguati, con scarichi ed allacci (idrici ed elettrici) abusivi e in assenza delle condizioni minime di abitabilità. Ai cinque indagati sono state applicate misure cautelari personali (due custodie cautelari in carcere, un arresto domiciliare e due obblighi di dimora) ed hanno sequestrato beni per un valore complessivo di circa 3 milioni. Le quattro aziende coinvolte nello sfruttamento della manodopera, invece, sono state sottoposte a controllo giudiziario, dal momento che producevano un fatturato annuo di circa un milione di euro (https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/11/11/caporalato-5-arresti-nel-foggianoa-braccianti-4-euro-lora_5ff77648-6e54-4214-943a-89f43fcc77eb.html) (Novembre 2022);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di cinque persone, tra cui il datore di lavoro e il caporale, accusati di aver sfruttato nove braccianti di origine africana in alcune aziende agricole del territorio, retribuendoli 5 euro l’ora, con turni massacranti e senza contratto di lavoro. Nei confronti dei tutti gli indagati sono state applicate misure cautelari (al caporale la custodia in carcere, al datore gli arresti domiciliari e alle altre tre persone l’obbligo di dimora) (https://www.quotidianodipuglia.it/foggia/braccianti_sottopagati_sfruttati_arrestati_caporale_datore_di_lavoro_cosa_e_successo-7126868.html) (Dicembre 2022);
  • Procedimento a carico di una donna italiana, già attenzionata dall’autorità giudiziaria per fatti simili, ex art. 603-bis cp per aver impiegato 5 lavoratori in condizioni di sfruttamento come braccianti. I lavoratori vivevano in una situazione abitativa degradante (senza acqua, gas e senza cucina). Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2022);
  • Operazione “Caronte”: procedimento a carico di 13 persone, di cui due caporali, di origine straniera, e di altre 11 persone italiane per il reato di cui all’art. 603-bis cp e art. 22, co. 12 TUI. I lavoratori, stranieri e alcuni irregolari sul territorio, sarebbero stati impiegati come braccianti nella raccolta del pomodoro, con turni di 8-11 ore giornaliere a fronte di 45 euro al giorno, da cui venivano sottratti di default 5 euro per il trasporto sul luogo di lavoro, sotto costanti umiliazioni verbali e la costante minaccia di non ricevere alcuna retribuzione se non avessero raggiunto l’obiettivo di raccogliere almeno 56 cassette di pomodori, a fronte di qualsiasi condizione atmosferica (anche sotto ai 30-40 gradi di temperatura). Sono state poste sotto sequestro e a controllo giudiziario le società agricole ‘Agrigold’ Srl e ‘Regina Agricola Srl, nonché sequestrati due milioni di euro per differenze retributive e 1,2 milioni per omesso versamento dei contributi previdenziali. Nei confronti degli indagati sono state emesse misure cautelari personali, ossia 2 custodie in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 2 divieti di dimora e 4 misure interdittive (https://www.foggiatoday.it/cronaca/nomi-arresti-zapponeta-foggia-caporalato-operazione-caronte.html e https://www.statoquotidiano.it/07/02/2023/operazione-anti-caporalatoarresti-anche-a-manfredonia-e-zapponeta/975174/) (Febbraio 2023);
  • Sette aziende sono state sottoposte alla misura cautelare del controllo giudiziario dell’azienda a seguito di alcuni controlli eseguiti dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Foggia e dell’ITL del territorio nei confronti di alcune aziende agricolo del territorio in cui sono risultati sfruttati decine di braccianti (con turni di 8 ore a fronte di 4 euro l’ora). Si procede per il reato di cui all’art. 603-bis cp ma non è chiaro nei confronti di quanti imprenditori (e caporali) (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/07/21/operazione-anti-caporalato-a-foggia-7-le-aziende-agricole-coinvolte-lavoratori-pagati-4-euro-lora/7237072/) (Luglio 2023);
  • Procedimento a carico di quattro persone indagate per il reato di cui all’art. 603-bis cp ai danni di centinaia di lavoratori stranieri, di origine sudafricana, impiegati come braccianti nell’agro foggiano. Le indagini, svolte dal Scico (Servizio Centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) di Roma e il Gico (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata) del Nucleo Pef Bari, sono state avviate a seguito della denuncia di un cittadino extracomunitario che segnalava di aver lavorato, unitamente ad altri suoi connazionali nella raccolta delle olive, senza essere stato messo in regola e retribuito. I lavoratori erano reclutati nel ghetto di Borgo Mezzanone da un caporale straniero, della Costa d’Avorio, e impiegati in alcune cooperative agricole locali con cui aveva contatti, con turni di oltre 10 ore, in qualsiasi condizione metereologica, a fronte di una paga di 15 euro giornaliera o corrisposta “a cottimo” (poco più di 1 euro per ogni cassone di ortaggi lavato) e dalla paga giornaliera veniva decurtata una somma di 5 euro per il trasporto, effettuato su furgoni in cui gli stessi lavoratori erano stipati. Il Gip ha applicato la misura degli arresti domiciliari per il caporale e per i tre gestori di due cooperative presso cui era impiegata la manodopera, oltre al sequestro del furgone utilizzato per il trasporto (https://www.foggiatoday.it/cronaca/caporalato-foggia-4-arresti-22-settembre-2023.html) (Settembre 2023);
LECCE SI
  • Procedimento per associazione a delinquere, finalizzata alla riduzione in schiavitù di numerosi migranti, alcuni richiedenti asilo, impiegati nella raccolta di angurie ed olive nelle campagne di Nardò che aveva preso avvio, nel 2011, dopo la rivolta dei lavoratori. La sentenza di primo grado, del 13 luglio 2017, aveva portato alla condanna di tutti gli imputati, tra i quali figuravano anche imprenditori agricoli, con pene dai sette agli undici anni. La condanna è stata ribaltata in appello; i giudici della Corte d’Assise, infatti, hanno assolto tutti gli imputati, tranne coloro che avevano svolto attività di intermediazione, ritenendo che non sussistessero gli estremi della riduzione in schiavitù, ma che dovesse essere contestato il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro che, però, all’epoca, non era ancora stato inserito (https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/09/caporalato-ribaltata-in-appello-la-storica-sentenza-contro-re-delle-angurie-accusati-di-schiavitu-sagnet-hanno-vinto-loro/5097684/) (2011);
  • Procedimento a carico di tre persone (2 titolari di un’azienda agricola, ed un reclutatore). L’inchiesta ha preso avvio nel 2015 dalla morte di un bracciante sudanese, stroncato da un malore mentre lavorava senza contratto nella raccolta di pomodori tra Nardò e Avetrana. Contestato omicidio colposo; non è chiaro se sia stato contestato, quanto meno al reclutatore, anche art. 603 bis c.p (https://bari.repubblica.it/cronaca/2015/07/21/news/lecce_bracciante_muore_mentre_lavorava_con_40_la_procura_indaga_forse_era_in_nero-119525231/) (Luglio 2015). Nel Novembre del 2022 la Corte d’Assise di Lecce ha condannato il titolare dell’azienda e il caporale a 14 anni e sei mesi di reclusione. Nel processo si erano costituite parti civile la FLAI CGIL Lecce (https://www.cgillecce.it/2022/11/25/corte-dassise-di-lecce-condanna-lo-sfruttamento-nei-campi/);
  • Processo a carico di 12 persone che avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento più di 400 persone, tutte straniere, nell’installazione di pannelli fotovoltaici. Si procede per associazione per delinquere, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione aggravata. I fatti sono anteriori al 2016. I lavoratori, tutti stranieri e in prevalenza irregolari sul territorio, venivano impiegati senza turni di riposo, per 12 ore al giorno, con solo due brevi pause di mezz’ora, anche nei giorni festivi e, talvolta, di notte, con l’esplicita minaccia di perdere il lavoro in caso di proteste (https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/cronaca/15_luglio_16/fotovoltaico-dodici-giudizio-lo-sfruttamento-immigrati-fd8893bc-2bd0-11e5-b7c2-086f3b1407a5.shtml) (Luglio 2016);
  • Procedimento per sfruttamento lavorativo a carico di un cittadino pakistano che avrebbe svolto la funzione di caporale, reclutando 32 suoi connazionali impiegati nella raccolta di pomodori. I lavoratori erano impiegati per 10 ore al giorno, senza giorni di riposo, costretti a lavorare con fitofarmaci e a dormire in alloggi di fortuna. I regolari dormivano su giacigli allestiti nel casolare; gli irregolari in una buca coperta da una botola. Denunciati anche i proprietari dell’azienda agricola (https://www.ansa.it/puglia/notizie/2018/08/18/caporalato-arrestato-36enne-nel-leccese_0536567c-ee54-4035-b564-d29fb96a9231.html) (Agosto 2018);
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. a carico del titolare di una cooperativa agricola di Nardò che impiegava, nella raccolta di angurie, cinque cittadini di nazionalità tunisina per 1 euro e 40 centesimi a quintale, facendoli lavorare 10 ore al giorno e in violazione delle norme su prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. I lavoratori vivevano in una struttura fatiscente messa a disposizione dell’indagato (https://www.lecceprima.it/cronaca/arrestato-antonio-leopizzi-caporalato-raccolta-angurie-4-luglio-2019.html) (Luglio 2019). Nei confronti dell’indagato, è stato emesso avviso di conclusione delle indagini, seguito dalla richiesta di rinvio a giudizio. (https://www.leccenews24.it/cronaca/raccolta-angurie-stranieri-procura-chiude-le-indagini.htm);
  • Due indagati ex art. 603 bis c.p. per aver il primo impiegato e il secondo reclutato tre lavoratori africani nella raccolta del pomodoro. Le vittime, che hanno sporto denuncia, erano costrette a lavorare dalle 10 alle 11 ore al giorno e venivano pagate a cottimo (1 euro per ogni cassetta piccola, 4 euro per quelle più grandi) (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/video/lecce/1163214/lequile-braccianti-pagati-1-euro-per-cassetta-di-pomodori-2-denunce.html) (Agosto 2019);
  • Procedimento a carico di un allevatore di Copertino che avrebbe impiegato per 15 ore di fila al giorno, senza giorni di riposo e senza retribuzione, due migranti albanesi, irregolarmente presenti sul suolo italiano. Le vittime erano alloggiate in un dormitorio attiguo alle stalle degli animali. Pare che, in questo caso, siano stati anche denunciati i lavoratori, perché sprovvisti di titolo di soggiorno (https://www.lecceprima.it/cronaca/copertino-denuncia-sfruttamento-lavoro-caporalato-19-settembre-2019.html) (Settembre 2019);
  • Il Nucleo ispettorato del lavoro di Lecce e i Carabinieri hanno svolto controlli finalizzati alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro in 32 aziende – 10 agricole e 22 edili – nel corso dei quali sono emerse numerose irregolarità. In particolare, 12 imprese edili di Nardò ed una impresa edile di Lecce impiegavano parte della loro manodopera senza contratto; una delle imprese edili monitorate impiegava i lavoratori senza alcun dispositivo di protezione individuale. All’esito dei controlli nelle aziende agricole site nella zona di Arnò, invece, sono state riscontrate violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché l’assenza di dispositivi volti al contenimento della pandemia Covid – 19. Non è chiaro se, all’esito dei controlli, siano anche stati aperti procedimenti penali (https://www.piazzasalento.it/lavoratori-in-nero-senza-protezioni-in-cantieri-edili-e-nei-campi-bloccate-tre-imprese-per-un-imprenditore-scatta-lestorsione-183764) (Giugno 2021);
  • Nel corso di una vasta operazione di controllo disposta dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Lecce finalizzata al contrasto dello sfruttamento del lavoro sono state ispezionate 43 aziende agricole (attive nella produzione di angurie, nella lavorazione di sfrondatura di vigneti, raccolta di vari ortaggi, nonché aziende zootecniche e agrituristiche) di cui 35 sono risultate irregolari. Nel corso degli accertamenti sono state controllate le posizioni lavorative di 176 lavoratori, riscontrando violazioni in materia di orario di lavoro e di sicurezza nei luoghi di lavoro riferite a 70 lavoratori. Sono stati emanati tre provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale nei confronti di altrettante aziende per la presenza accertata di 8 lavoratori completamente “in nero”. Non è chiaro se si proceda penalmente nei confronti degli imprenditori (https://radionorba.it/caporalato-e-sfruttamento-del-lavoro-in-provincia-di-lecce-35-aziende-su-43-irregolari/) (Luglio 2022);
  • A seguito di alcuni controlli del NIL contro lo sfruttamento lavorativo sono state ispezionate 15 aziende attive nel settore edile, nei servizi alla persona (RSA), del metalmeccanico e dei pubblici esercizi nel territorio della provincia di Lecce. All’esito dei controlli sono state riscontrate violazioni in materia di rispetto dell’orario di lavoro e di sicurezza sui luoghi di lavoro nei confronti di 88 lavoratori, mentre sono stati scoperti 12 lavoratori in nero di cui uno era anche percettore di reddito di cittadinanza. Complessivamente sono state contestate ammende per circa 80 mila euro per inosservanza della normativa sulla scurezza del lavoro e 60 mila euro circa per violazioni di natura amministrativa. Infine, nei confronti di 5 aziende è stato emesso un provvedimento di sospensione dell’attività produttiva. Non è chiaro se nei confronti degli imprenditori si sia proceduto penalmente (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/lecce/1379508/lecce-irregolarita-e-lavoro-in-nero-scoperti-dai-carabinieri-sospese-5-imprese.html) (Gennaio 2023);
  • Procedimento a carico di 13 indagati per associazione per delinquere ai fini di estorsione, truffa ai danni dello Stato e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Secondo quanto ricostruito dalle indagini svolte dal NIL di Lecce, in collaborazione con il personale dell’INPS, coordinati dal PM dott.ssa Maria Vallefuoco, è emerso il coinvolgimento di alcune persone di rilievo siano nella realtà imprenditoriale del territorio, tra cui l’imprenditore del noto calzaturificio Filanto di Casarano, sia della pubblica amministrazione locale, con il coinvolgimento dell’ex sindaco di Lecce (https://www.corrieresalentino.it/2023/05/unassociazione-a-delinquere-nello-sfruttamento-dei-lavoratori-13-indagati-eccellenti/) (Maggio 2023);
TARANTO NO
  • Condanna del Tribunale di Taranto per intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento lavorativo nei confronti di un imprenditore agricolo e del caporale con il quale avrebbe sottoposto a condizioni di sfruttamento circa 30 lavoratori rumeni. Le vittime venivano private dei loro documenti, rinchiuse in edifici fatiscenti ed erano costrette a lavorare, senza riposo, per 17 ore al giorno, per 4 euro. Dalla retribuzione venivano decurtate le spese per vitto, alloggio e trasporto (https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/10/04/news/taranto_arresti_caporalato-177311643/) (Ottobre 2017);
  • Procedimento a carico di un caporale, sorpreso mentre trasportava nove braccianti sudanesi, privi di permesso di soggiorno, da impiegare nei campi in condizioni di sfruttamento (https://www.corriereditaranto.it/2019/06/19/12operazione-anticaporalato-un-arresto-a-ginosa/) (Giugno 2019);
  • Procedimento a carico di un pugliese, un marocchino ed un rumeno, ritenuti gli intermediari di numerosi lavoratori impiegati in località Salete in condizioni di sfruttamento (https://www.rtmweb.it/torricella-caporalato-raccolta-angurie-tre-arresti-ed-denuncia/) (Luglio 2019);
  • Procedimento a carico di un uomo che avrebbe impiegato, come caporale, cinque lavoratori stranieri per la raccolta delle angurie. Indagato anche il titolare del fondo, nei confronti del quale sono stati contestati vari illeciti amministrativi; non è chiaro se si proceda, nei suoi confronti, per art. 603 bis c.p., ovvero per art. 22 comma 12 TUI. I lavoratori, costretti a turni estenuanti per paghe da fame, vivevano in un casolare abbandonato nei pressi dei campi e messo a disposizione dal datore di lavoro (https://www.quotidianodipuglia.it/taranto/sfruttava_cinque_lavoratori_manette_a_caporale_rumeno-4612040.html) (Luglio 2019);
  • Il titolare di una azienda agricola di Grottaglie e una intermediatrice nella fornitura di manodopera sono stati denunciati per sfruttamento lavorativo nella raccolta e nel confezionamento dell’uva dal personale della squadra mobile di Taranto. Nove lavoratori coinvolti, arruolati dalla donna indagata e formalmente assunta come bracciante agricola dell’azienda. Il lavoro iniziava alle sei di mattina e terminava quando il camion veniva riempito di bancali di frutta. I lavoratori non hanno dichiarato l’orario esatto, ma hanno riferito di non aver diritto alle ferie, ad altri giorni di malattia retribuiti, al riposo settimanale. Tutti i lavoratori erano muniti di contratto di lavoro (https://www.noinotizie.it/09-09-2019/grottaglie-sfruttamento-del-lavoro-due-denunciati/) (Settembre 2019);
  • Procedimento a carico di sei indagati, ai quali è stato notificato avviso di conclusione delle indagini, che prende avvio da alcuni controlli svolti, nell’estate del 2019, dal Commissariato di Manduria su alcuni braccianti agricoli, 5 tunisini e 3 rumeni, intenti a raccogliere angurie. Gli accertamenti hanno consentito di riscontrare una situazione di grave sfruttamento lavorativo; i lavoratori erano anche stati obbligati a trascorrere le prime 3 notti all’interno del campo nei pressi di alcuni ruderi per poi essere collocati nel garage di uno degli indagati (https://www.rtmweb.it/caporalato-sei-avvisi-di-conclusione-indagini-e-garanzia-sfruttavano-braccianti-tra-sava-e-maruggio/) (Dicembre 2020);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo per sfruttamento lavorativo nell’ipotesi aggravata, ai danni di un cittadino di nazionalità afghana, che aveva accettato di lavorare nei campi fino a 20 ore al giorno in condizioni di assoluto degrado, in violazione dei contratti collettivi di lavoro nazionali e provinciali, delle norme in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro, per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Il lavoratore abitava all’interno di una roulotte e di un container, privi di servizi igienici, acqua potabile e riscaldati solo da una piccola stufa allacciata a un impianto elettrico improvvisato, che venivano sottoposti a sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Nel complesso, sono state comminate sanzioni amministrative e penali per complessivi euro settantacinquemila (http://www.carabinieri.it/cittadino/informazioni/comunicati-stampa/contrasto-allo-sfruttamento-sul-posto-di-lavoro) (Aprile 2020);
  • Inchiesta “Radici”: dopo una segnalazione della FLAI CGIL, conseguente al tentato omicidio di un bracciante italiano che, nel 2016, aveva tentato ribellarsi, sono state avviate indagini e un procedimento penale all’esito del quale è stato condannato dal Tribunale di Taranto ad otto anni di carcere un uomo, accusato di svolgere attività di caporalato nei confronti di numerosi braccianti impiegati nelle campagne tra Puglia e Basilicata, per 10 ore al giorno e pagati (non sempre) 4 euro l’ora. Altre posizioni sono state definite mediante patteggiamento. Il caporale tratteneva parte della paga per remunerare il trasporto, l’alloggio in stanze fatiscenti e la benzina per il trasporto. Le rimostranze dei lavoratori venivano tacitate anche con minacce di morte (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/12/taranto-braccianti-pagati-4-euro-allora-per-la-raccolta-nelle-campagne-e-minacciati-per-tacere-8-anni-di-carcere-a-un-caporale/5832222/) (Giugno 2020);
  • A seguito di una operazione della task force anti-caporalato voluta dal Questore di Taranto, presso una masseria sono stati individuati due cittadini extracomunitari - un marocchino e un gambiano - intenti a governare animali. Il primo aveva il compito di portare il pascolo al gregge e lavorava per 12 ore al giorno a fronte di un compenso mensile di 600 euro; il secondo provvedeva a nutrire gli animali senza percepire alcuna retribuzione. All’interno della masseria è stata trovata una stanza con due letti, priva di servizi igienici, adibita ad alloggio dei lavoratori (https://laringhiera.net/pastori-extracomunitari-sfruttati-in-un-masseria-alle-porte-di-taranto/) (Luglio 2020);
  • Condannato dalla Corte d’Assise di Taranto a 10 anni per lesioni e riduzione in schiavitù un cittadino bulgaro residente nel Palagino, che aveva indotto un suo connazionale a raggiungerlo con l’inganno di un impiego ben retribuito ma, una volta arrivato lo aveva costretto a vivere in condizioni di degrado presso la propria abitazione, dopo avergli sottratto i documenti e il telefono, e lo aveva costretto a lavorare per 7 ore al giorno nella propria campagna, senza alcuna retribuzione, picchiandolo e maltrattandolo quotidianamente (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/24/taranto-bracciante-costretto-a-dormire-per-terra-non-pagato-e-picchiato-una-condanna-a-10-anni-per-riduzione-in-schiavitu-e-lesioni/5846637/) (Giugno 2020);
  • Il segretario provinciale della Slc Cgil denuncia la vessatorietà del contratto di lavoro riguardante i dipendenti di un call center che lavora per conto di Enel Energia a Taranto. La paga oraria pattuita formalmente è quella prevista dall'accordo nazionale per i contratti a progetto (circa 8 euro l'ora), ma contiene una clausola che prevede che, qualora il dipendente non riuscisse a stipulare 18 contratti, come livello di produttività mensile, ha diritto solo ad un rimborso di 250 euro al mese. Non è chiaro come si stiano muovendo gli inquirenti (https://bari.repubblica.it/cronaca/2022/02/16/news/nel_call_center_contratti_da_3_euro_lora_la_cgil_di_taranto_denuncia_lo_sfruttamento-337970897/) (Febbraio 2022);
  • La FILCAMS CGIL di Taranto denuncia lo sfruttamento di un bagnino brevettato con contratto part-time ma impiegato in uno stabilimento della litoranea ionico-salentina nella provincia di Taranto, per oltre 12 ore giornaliere. Non è chiaro se e come l’autorità giudiziaria si sia mossa (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1408748/bagnino-pagato-40-euro-per-12-ore-di-lavoro-la-denuncia-della-filcams-cgil-di-taranto.html) (Luglio 2023);
TRANI SI
  • Procedimento nei confronti di sei persone, accusate di aver gestito una rete di caporalato che reclutava braccianti agricoli tramite un’agenzia interinale di Noicattaro. L’inchiesta ha preso avvio, nel 2015, dalla morte della bracciante Paola Clemente, impiegata nella raccolta dell’uva, ed in seguito alla quale è emersa una grave situazione di sfruttamento lavorativo. La procura ha contestato l’art. 603 bis c.p., vecchia formulazione (sono coinvolti infatti i soli intermediari) e truffa aggravata ai danni dell’INPS (https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/02/23/news/caporalato_6_arresti_per_morte_palola_clemente-158977625/) (Febbraio 2017). La data della prima udienza del processo dibattimentale è fissata al 12 febbraio 2021 a carico dell’indagato datore di lavoro per cui lavorava Paola Clemente a seguito della decisione di rinviare a giudizio del Dott. Ivan Barlafante, in seguito alla richiesta del dott. Alessandro Pesce. (https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/10/31/news/paola_clemente_la_sua_morte_nel_vigneto_du_omicidio_colposo_a_giudizio_il_titolare_dell_azienda-272486268/). Il processo si è concluso con l’assoluzione dell’imprenditore, Luigi Terrone, amministratore unico dell’azienda Ortofrutta Meridionale di Corato il 15 aprile 2023 (https://www.trmtv.it/cronaca/2023_05_03/375849.html);
  • Arrestati in flagranza tre imprenditori, proprietari di un’azienda agricola attiva nel territorio di Spinazzola, a conduzione familiare, con l’accusa di sfruttamento del lavoro. I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, con una “task force” hanno osservato con l’ausilio di droni, fin dalle prime luci dell’alba, un intenso via vai di braccianti i quali, a bordo di mezzi di fortuna, raggiungevano i campi o le serre per la raccolta dei prodotti. A seguito di un’ispezione, i CC trovavano lavoratori costretti a lavorare 9 ore al giorno, con una paga oraria di euro 3,80 in luogo di euro 9,60 previsti da CCNL, e con la registrazione di 15 giornate in luogo delle 30 effettivamente prestate ogni mese dai lavoratori. Le prestazioni venivano monitorare con un sistema di telecamere installate dai datori di lavoro. Inoltre, i lavoratori alloggiavano in abitazioni fatiscenti e privi delle minime condizioni igienico-sanitarie. Sono state comminate complessivamente sanzioni amministrative e ammende contestate è uguale a 73.000,00 euro e i due imprenditori sono stati condotti agli arresti domiciliari (https://www.puglianews24.eu/spinazzola-sfruttamento-del-lavoro-arrestati-3-imprenditori-44386.html) (Agosto 2020);
  • Nell’ambito del progetto “A.L.T. Caporalato” la task force – coordinata dall’ITL di Bari in collaborazione con i carabinieri del NIL di Bari e dell’OIM hanno eseguito una serie di controlli nel settore della manifattura e del commercio nei comuni di Barletta, Casamassima, Triggiano e Altamura. I controlli hanno interessato complessivamente 4 imprese e le posizioni lavorative di 21 dipendenti, e sono state riscontrate violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (per omessa redazione del documento di valutazione dei rischi, omessa nomina del medico competente, omessa designazione del responsabile del servizio prevenzione e protezione, omessa formazione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, per non aver assicurato la pulizia dei servizi igienici per i lavoratori), e 6 lavoratori impiegati “in nero”, di cui 1 straniero privo di permesso di soggiorno. Per tutte e 4 le aziende ispezionate sono stati adottati provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, sia per l’impiego di lavoratori in nero, sia per le gravi violazioni in materia di sicurezza. Sono in corso ulteriori accertamenti, ma per il momento non sembra sia stato deferito nessun datore all’AG (https://www.batmagazine.it/notizie/2022/08/11/lavoro-nero-e-caporalato-sospesa-unazienda-di-barletta/) (Agosto 2022);
SICILIA
Procura competente Contatti diretti INCHIESTE
AGRIGENTO SI
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo e di alcuni caporali rumeni che avrebbero impiegato, in condizioni di sfruttamento, lavoratori italiani e rumeni nello sgrappolamento dell’uva all’interno delle serre, con turni lavorativi di 8 ore, per una retribuzione che oscillava tra i 30 ed i 35 euro (segnalazione della Procura) (2018).
  • Procedimento a carico del titolare di un caseificio abusivo che impiegava, in condizioni di sfruttamento, un lavoratore straniero (https://www.lasiciliaweb.it/2019/12/topi-morti-accanto-alle-caciotte/ e segnalazione della Procura) (Dicembre 2019);
  • Procedimento a carico di due imprenditori agricoli di Canicattì per sfruttamento ai danni di 22 lavoratori impiegati senza contratto. I datori sono stati sanzionati anche amministrativamente (circa 51.100 euro totali) per l’omessa sorveglianza sanitaria e la mancata informativa sui rischi connessi all’attività. Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://www.agrigentooggi.it/operazione-contro-sfruttamento-e-caporalato-trovati-22-lavoratori-irregolari-denunciati-due-imprenditori-agricoli/) (Ottobre 2023);
  • Procedimento a carico di due imprenditori italiani, titolari di due aziende agricole site in Licata, per l’impiego di manodopera senza contratto (11 lavoratori), di cui uno per il reato di omessa vigilanza sanitaria, la formazione ed informazione lavoratori circa i rischi connessi all’attività e la mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale; l’altro per omesso la formazione ed informazione lavoratori circa i rischi connessi all’attività. Accertate anche violazioni sanzionate amministrativamente (complessivamente 4.000 euro). Non è chiaro se sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://studiolegaleramelli.it/2021/02/11/omessa-valutazione-dei-rischi-e-formazione-dei-lavoratori-la-suprema-corte-si-esprime-sui-profili-di-responsabilita-penale-ravvisabili-in-capo-alle-figure-di-garanzia-del-datore-di-lavoro-e-del-respo/) (Ottobre 2023);
BARCELLONA POZZO DI GOTTO SI
  • Procedimento a carico di un indagato che avrebbe reclutato due cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio per avviarli al lavoro nell’azienda agricola intestata al figlio, senza regolare contratto di lavoro. Nell’azienda sono state riscontrate violazioni inerenti la sicurezza sul lavoro; sono stati contestati vari illeciti amministrativi; non è chiaro se si sia proceduto anche ex art. 603 bis c.p. (https://www.amnotizie.it/2018/11/30/santa-lucia-del-mela-71enne-denunciato-per-sfruttamento-del-lavoro/) (Novembre 2018);
  • Procedimento a carico di un imprenditore di Barcellona Pozzo di Gotto per estorsione ai danni di più di ottanta dipendenti ed indebita percezione di erogazioni pubbliche. L’imputato, titolare di una catena di supermercati, avrebbe ricattato i dipendenti minacciandoli di licenziamento per far loro accettare condizioni lavorative svantaggiose. Lavoratori e lavoratrici venivano costretti a sottoscrivere contratti che prevedevano la diminuzione del loro orario di lavoro (28 ore settimanali, invece di 40), con conseguente riduzione della loro retribuzione, malgrado lavorassero per un numero di ore settimanali superiore a quelle previste. Le indagini sono state avviate sulla base delle segnalazioni dei dipendenti. Le indagini hanno preso avvio direttamente dai dipendenti (https://www.fanpage.it/attualita/messina-imprenditore-minacciava-i-lavoratori-di-licenziarli-per-pagarli-meno-denunciato/) (Settembre 2018);
  • I Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, con l’ausilio dei Carabinieri del NIL di Messina, nell’ambito di alcuni controlli finalizzati sia al contrasto del fenomeno dello sfruttamento di lavoro irregolare in alcuni esercizi commerciali ed attività imprenditoriali del territorio, hanno denunciato il titolare, italiano, di un circolo privato, nel centro di Logano, per gravi inosservanze delle norme in materia di lavoro e violazioni fiscali: l’uomo aveva assunto due lavoratori stranieri, di nazionalità kosovara, senza contratto in quanto irregolari sul territorio. Sono state comminate sanzioni amministrative per circa 30mila euro e ammende per un valore complessivo di 56 mila euro. Non si procede per 603-bis cp (https://giornalenews.it/barcellona-pozzo-di-gotto-me-lavoro-nero-chiuso-circolo-privato-per-impiego-di-lavoratori-irregolari/) (Gennaio 2021);
CALTANISSETTA SI
  • Operazione “Attila”: l’operazione, che ha portato a 12 arresti a Caltanissetta, ha preso le mosse da un’indagine a carico di un gruppo di cittadini pakistani, che hanno assoggettato la comunità di appartenenza a numerose vessazioni. L’indagine ha consentito di rilevare una rete che reclutava lavoratori da destinare ad aziende agricole, costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento. Le vittime venivano pagate circa 25/30 euro al giorno e una parte del compenso, corrisposto dalle aziende ai caporali, veniva trattenuto da questi ultimi. Nel giugno 2020 uno dei lavoratori è stato ucciso perché si era ribellato ai suoi sfruttatori (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/12/02/news/caporalato_braccianti_schiavi_a_caltanissetta_12_arresti_uccisero_un_lavoratore_che_si_era_ribellato_-276656743/) (Dicembre 2020). Nel corso della prima udienza dibattimentale, la difesa di due degli imputati ha eccepito la nullità della richiesta di rinvio a giudizio, atteso che gli stessi, pur avendone fatto richiesta, non sarebbero stati sentiti dalla Procura. La richiesta è stata accolta dalla Corte d’Assise di Caltanissetta mentre, invece, si procede per gli altri imputati accusati, a vario titolo, di caporalato, associazione per delinquere e favoreggiamento personale (https://www.castelloincantato.it/omicidio-e-caporalato-tutto-da-rifare-per-due-e-sette-restano-alla-sbarra/);
  • Procedimento a carico di 10 persone per il reato ex art. 603-bis cp, tutti raggiunti da misure cautelari custodiali, di cui 2 in carcere e 8 agli arresti domiciliari. L’organizzazione criminale avrebbe reclutato e impiegato alcuni lavoratori di nazionalità marocchina con turni di 8-9 ore giornaliere a fonte di una retribuzione tra i 30 e 35 euro (meno di 4 euro l’ora) che veniva poi ulteriormente decurtata di circa 5-10 euro per le “tasse giornaliere” che sarebbero state imposte dagli autisti componenti dell’organizzazione per le spese di trasporto dei lavoratori presso le aziende agricole e per la manutenzione dei mezzi. I lavoratori erano costretti a lavorare anche di domenica, venivano controllati durante lo svolgimento della prestazione dai caporali e/o proprietari terrieri, con la minaccia di licenziamento qualora non avessero svolto “ad arte” il lavoro. Nonostante avessero manifestato malesseri o impellenti necessità familiari durante la giornata lavorativa, sarebbero stati costretti a rimanere sul luogo di lavoro fino alla fine della giornata e a riprendere l’attività sotto la minaccia esplicita della perdita di ogni futura opportunità lavorativa (https://www.poliziadistato.it/articolo/15632d83484c250036722412) (Settembre 2022);
  • La Squadra mobile di Caltanissetta, a seguito di alcune indagini iniziate nel maggio 2022, ha eseguito otto misure cautelari a carico di due caporali e sei imprenditori agricoli, titolari di alcune aziende del territorio. Il sistema di sfruttamento emerso dalle indagini era così organizzato: ogni mattina uno dei due caporali, italiano, reclutava nei pressi della stazione di Caltanissetta alcuni braccianti stranieri alle 5 di mattina e, assieme ad un altro complice, li trasportava sui campi di lavoro tra Delia e Agrigento, dove venivano impiegati, senza contratto, per circa 8 ore giornaliere, minacciati in caso di ribellione alle condizioni di lavoro loro imposte ed erano costretti a comprare con i propri soldi gli attrezzi da lavoro, oltre che a pagare i caporali per il “servizio” svolto (https://www.agrigentonotizie.it/cronaca/lavoratori-stranieri-schiavizzati-campagne-8-misure-cautelari.html) (Luglio 2023);
  • A seguito delle indagini partite nel 2020 a cura dei Carabinieri del Nor e della Squadra Mobile di polizia, è stato avviato un procedimento penale a carico di 16 indagati per il reato di cui all’art. 603-bis cp. Gli indagati sono sia imprenditori italiani e proprietari terrieri nelle zone di Delia, Sommatino, Palma di Montechiaro e Ravenusa, sia caporali (https://www.anmil.it/news/caporalato-16-indagati-tra-caltanissetta-e-agrigento/) (Novembre 2023);
CALTAGIRONE SI
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato nel Febbraio 2023 (segnalazione della Procura) (Gennaio 2017);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato a Giugno 2021 (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di due imprenditori agricoli italiani, titolari di un’impresa destinata all’allevamento di ovini, caprini e bovini in contrada Sigona Grande, tra Caltagirone e Lentini, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento quattro lavoratori romeni in turni di lavoro di oltre 13 ore giornaliere a fronte di un compenso di 20 euro al giorno, senza diritto al riposo settimanale, né feriale (https://www.cataniatoday.it/cronaca/lavoratori-romeni-schiavi-caltagirone-arresti-17-aprile-2018.html) (Aprile 2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato nel Dicembre 2021 (segnalazione della Procura) (Gennaio 2019);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato nel Marzo 2021 (segnalazione della Procura) (Maggio 2019);
  • Procedimento a carico di un caporale che avrebbe reclutato otto donne di nazionalità albanese, tutte prive (tranne una) di permesso di soggiorno ed entrate in Italia con visto turistico, per poi indirizzarle verso aziende attive nella lavorazione dell'uva da tavola. Il caporale tratteneva il 50% dei guadagni di ciascuna lavoratrice (https://meridionews.it/caporalato-nei-vigneti-scatta-blitz-a-licodia-eubea-le-braccianti-erano-sul-furgone-50enne-arrestato/) (Giugno 2019);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, con richiesta di archiviazione pendente per infondatezza della notizia di reato (segnalazione della Procura) (Gennaio 2020);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp, archiviato nel Novembre 2021 (segnalazione della Procura) (Maggio 2020);
CATANIA SI
  • Due lavoratrici italiane sottoposte a condizioni di sfruttamento lavorativo all’interno di un esercizio commerciale gestito da imprenditori cinesi. Le due donne erano impiegate senza contratto di lavoro per un compenso pari ad un euro e 60 centesimi l’ora e sottoposte, durante l’orario lavorativo, a controllo remoto mediante telecamere. Si procede per 603-bis c.p (https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/due_giovani_sfruttate_prendevano_un_euro_60_la_polizia_denuncia_titolare_cinese_chiude_negozio-3569376.html) (Febbraio 2018);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo di Paternò per fatti antecedenti all’entrata in vigore della l. 199/2016, in cui si procede per estorsione, associazione per delinquere e rapina (inizialmente il pm aveva contestato riduzione in schiavitù, riqualificata dal gip in sede di resame). L’imprenditore, il figlio, e vari caporali di nazionalità rumena avrebbero sfruttato numerosi lavoratori agricoli, prevalentemente rumeni, costringendoli a turni massacranti, per 25 euro al giorno. Si è proceduto anche al sequestro di prevenzione di beni per 10 milioni di euro (https://meridionews.it/paterno-confiscato-patrimonio-milionario-di-di-perna-sfruttamento-di-braccianti-dalla-sicilia-alla-romania/) (Aprile 2019);
  • Procedimento a carico di una cittadina rumena che avrebbe indotto la figlia minorenne a prostituirsi. Il procedimento ha preso le mosse dalle indagini della Squadra Mobile che, nel corso di controlli finalizzati al contrasto del caporalato, aveva notato la minore in atteggiamenti non adeguati alla sua età. La minore svolgeva anche attività lavorativa presso alcune aziende agricole nella zona di Acate, in condizioni di sfruttamento (https://www.lastampa.it/cronaca/2019/06/08/news/fa-prostituire-la-figlia-13enne-arrestata-la-madre-e-quattro-uomini-nel-ragusano-1.36539481/) (Luglio 2019);
  • Procedimento a carico di un cittadino italiano che avrebbe reclutato alcune cittadine albanesi, tutte tranne una, prive di titolo di soggiorno ed entrate con visto turistico trattenuto. Le donne erano costrette a lavorare in vigna per otto ore al giorno, percependo una paga che era la metà di quella prevista dalla contrattazione collettiva (https://tg24.sky.it/palermo/2019/06/26/caporalato-catania-intascava-paga-operaie) (Giugno 2019);
  • La DDA ha proceduto nei confronti di alcuni cittadini rumeni per tratta (art. 601 cp) finalizzata allo sfruttamento lavorativo ed allo sfruttamento della prostituzione. Il procedimento si inserisce nell’ambito di una vicenda più articolata, nell’ambito della quale sono imputati, ex art. 603 bis c.p., anche i titolari di alcune imprese agricole locali. Le posizioni degli imputati per tratta finalizzata allo sfruttamento lavorativo e allo sfruttamento prostituzione sono state definite, all’esito di un giudizio abbreviato, con sentenza di condanna del 20 dicembre 2019. Limitatamente alla parte della vicenda qualificata come tratta di esseri umani, i condannati reclutavano le vittime direttamente in Romania, scegliendole tra soggetti particolarmente vulnerabili e prospettando loro la possibilità di lavorare in agricoltura, in Italia, per un monte ore ed un compenso diverso da quello pattuito. Una volta giunte in Italia, le vittime venivano impiegate, in condizioni di sfruttamento, nel lavoro nei campi, ogni giorno, dalle sei del mattino fino a tardo pomeriggio, per 2,50 euro al giorno (che spesso non venivano corrisposti) con una pausa di mezz’ora, sottoposte ad un controllo continuo e a minacce e violenze. Molto spesso non venivano pagate. Vivevano, inoltre in alloggi fatiscenti ed isolati, dai quali non si potevano allontanare. Le donne, molto spesso, erano costrette a prostituirsi. Il procedimento ha preso avvio dalla denuncia di una vittima (https://www.ragusah24.it/2019/12/28/acate-condannati-caporali-che-riducevano-i-lavoratori-in-schiavi/) (Dicembre 2019);
  • Procedimento nei confronti del titolare di un’azienda agricola e di un suo socio, fratelli, ex art. 603 bis c.p. e violenza privata. Gli indagati avrebbero impiegato 8 dipendenti stranieri per 2,50 euro all’ora, costringendoli a svolgere turni di lavoro estenuanti e senza rispettare la normativa in materia di sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro. Il procedimento prende avvio dalla denuncia di due cittadini rumeni che, oltre a lavorare per i due fratelli, erano costretti a vigilare 24 h su 24 sull’azienda, vivendo in un fabbricato sito sui medesimi terreni (https://www.gazzettinonline.it/2019/12/18/catania-due-arresti-per-sfruttamento-del-lavoro-dipendenti-schiavizzati_140405.html e segnalazione della Procura) (Dicembre 2019);
  • Procedimento a carico dei due gestori di un’officina abusiva, che avrebbero impiegato due minori di età di 11 e 17 anni nella loro attività. Nell’officina sono anche stati identificati 5 lavoratori catanesi privi di contratto di lavoro (https://www.spazionotizia.it/2020/01/10/catania-sfruttamento-lavoro-minorile/) (Gennaio 2020);
  • Nell’agosto 2020, all’esito di alcuni controlli condotti presso un cantiere edile sullo stradale San Giorgio, sono stati accertati il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale da parte di ben 10 lavoratori, nonché l’impiego di un minore, figlio del titolare di una delle imprese, al quale è stato contestato il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (https://www.cataniatoday.it/cronaca/denuncia-minorenne-lavoro-cantiere-catania-5-agosto-2020.html) (Agosto 2020);
  • Procedimento a carico del titolare di un autolavaggio di Borgo Ognina che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, alcuni stranieri. Le vittime, alcune prive di regolare contratto, erano costrette a lavorare 10 ore al giorno, per circa 2,50 euro l’ora, in un ambiente non conforme alle prescrizioni in materia di tutela e sicurezza sul luogo di lavoro. Alcuni di loro alloggiavano presso locali dello stesso autolavaggio (https://www.sicilianews24.it/sfruttamento-di-lavoro-minorile-e-di-extracomunitari-in-autolavaggio-a-catania-667969.html) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico di un imprenditore, titolare di un autolavaggio sulla circonvallazione di Catania, sfruttamento del lavoro nero. I suoi lavoratori, rigorosamente in nero, venivano pagati 3 euro l’ora. Tutti erano stranieri e senza un contratto di lavoro, impiegati in turni di ben 10 ore ricevendo 3 euro l’ora come compenso. È stato emesso per questo anche un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale (https://www.ecodisicilia.com/2022/06/21/catania-dava-lavoro-nero-per-3-euro-lora-denunciato-il-titolare-di-un-autolavaggio/) (Giugno 2022);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo italiano ritenuto responsabile di sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.) ed estorsione (art. 629 c.p.) in danno dei propri dipendenti. L’indagine è scaturita dalla denuncia dei quattro cittadini marocchini dipendenti dall’imprenditore, sostenuti dall’Organizzazione O.I.M. (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) – Progetto DI.AGR.AMMI SUD, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. I lavoratori, quattro dipendenti stranieri di nazionalità marocchina, erano impiegati in turni di lavoro estenuanti, senza il riconoscimento di ferie, riposi settimanali a fronte di una retribuzione irrisoria (circa 150-200 euro) (https://www.libertasicilia.it/catania-sfruttamento-del-lavoro-ed-estorsione-in-danno-dei-propri-dipendenti-sospesa-azienda-agricola/) (Luglio 2022);
  • Procedimento a carico di un caporale, di origini straniere, e di un imprenditore agricolo di Belpasso, italiano, per il reato di cui all’art. 603-bis cp per aver reclutato e impiegato in condizioni di sfruttamento quattro braccianti stranieri, di nazionalità marocchina. I braccianti erano impiegati in turni di lavoro estenuanti a fronte della corresponsione di una paga irrisoria (35 euro di cui 5 trattenuti dal caporale). L'indagine è scaturita dalla denuncia di un cittadino marocchino dipendente dall'imprenditore, sostenuto dall'O.I.M. grazie al Progetto DI.AGR.AMMI SUD, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nei confronti di entrambi gli indagati è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari (https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2023/03/sfruttamento-del-lavoro-due-arresti-11df3d7f-137c-4cdb-86d1-ac7a7b736784.html) (Marzo 2023);
ENNA SI
  • Procedimento per 603-bis cp a carico di un uomo, gestore delle mense per la refezione scolastica presso il Comune di Nicosia, ai danni di 10 dipendenti. La sua ditta individuale era risultata aggiudicataria dell’appalto pubblico per la fornitura di refezione scolastica per gli anni 2016 e 2017. Nel 2023, il Gip del Tribunale di Enna, il dott. Michele Martino Ravelli, ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dell’imputato a un anno di reclusione, oltre al pagamento di una multa di 9.000 euro, e ha accolto la richiesta di risarcimento delle dieci dipendenti costituitesi parti civili nel procedimento (https://www.vivienna.it/2023/03/20/tribunale-enna-condanna-per-caporalato-gestore-mense-refezione-scolastica-al-comune-di-nicosia-nel-2016-2017/) (Marzo 2017);
  • Procedimento a carico dei due titolari di un’azienda di Pietraperzia, che avrebbero impiegato un cittadino rumeno in condizioni sfruttamento, offrendogli come sistemazione un fabbricato sito nei locali dell’azienda stessa ed in pessime condizioni igieniche (https://www.ilmetropolitano.it/2018/11/11/enna-caporalato-2-denunce-in-un-allevamento-siciliano/) (Novembre 2018);
  • Dopo che, al pronto soccorso di Enna, era giunto un cittadino straniero, ormai morto durante operazioni di raccolta di mandorle, accompagnato da un suo amico, le forze dell’ordine hanno avviato alcune ricerche dalle quali è emerso che la vittima aveva prestato la sua attività in condizioni di sfruttamento, lavorando per 9 ore al giorno, per 5 euro l’ora, senza regolare contratto e senza alcun dispositivo di protezione individuale. L’impiego era stato trovato tramite l’intermediazione di un caporale. Si procede anche nei confronti del datore di lavoro (https://www.ilfattonisseno.it/2020/10/caporalato-nellennese-una-morte-sospetta-ha-scoperchiato-la-vicenda-di-sfruttamento-del-lavoro-2/) (Ottobre 2020);
  • Procedimento a carico del titolare di una azienda agricola di Centuripe attiva nella raccolta e lavorazione di ortaggi che avrebbe impiegato, in condizioni di sfruttamento, un cittadino straniero alloggiato presso la medesima ditta (https://www.telenicosia.it/a-centuripe-denunciato-dai-carabinieri-un-imprenditore-per-sfruttamento-lavorativo-durante-il-controllo-rinvenuta-una-piantagione-di-marijuana/) (Giugno 2021);
  • A seguito di controlli effettuati dalla Guardia di Finanza su 24 imprese della Provincia, 16 aziende sono state sanzionate per l’impiego di lavoratori senza contratto (complessivamente 26 lavoratori), oggetto di recupero delle contribuzioni previdenziali ed assicurative evase, e la conseguente regolarizzazione del rapporto di lavoro a favore dei dipendenti. Non è chiaro se sia stato aperto sulla base di tali accertamenti un procedimento penale (https://www.nuovosud.it/articoli/163135-cronaca-enna/sfruttamento-della-manodopera-scoperti-enna-26-lavoratori-nero) (Maggio 2022);
GELA SI
  • Procedimento a carico di quattro persone per i reati di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture e caporalato. L’attività di indagine scaturisce da un’azione di contrasto alla commissione delle frodi nella gestione di centri per Richiedenti Asilo (https://www.radiocl1.it/frode-nelle-pubbliche-forniture-e-caporalato-a-gela-sgominata-associazione-a-delinquere-quattro-arresti/) (Dicembre 2018);
  • Procedimento a carico di due imprenditori di Niscemi per 603-bis cp, aperto a seguito di un accesso ispettivo da parte dell’ITL del territorio. In una delle 5 aziende agricole facenti parte di un consorzio, vi erano impiegati decine di braccianti nella raccolta degli ortaggi, in condizioni di sfruttamento (percepivano una paga di circa 5 euro l’ora, senza giorni di ferie o aspettativa per malattia, in pratica erano privi della maggior parte dei diritti dei lavoratori previsti dai contratti collettivi, salvo il riposo settimanale) (https://www.lasicilia.it/cronaca/operazione-anti-caporalato-due-imprenditori-di-niscemi-denunciati-per-sfruttamento-braccianti-1190971/) (Gennaio 2022);
  • Procedimento per il reato ex art. 603-bis cp a carico del titolare di un’azienda agricola del territorio, accusato di aver impiegato in condizioni di sfruttamento 21 braccianti, sia italiani sia stranieri, nella raccolta di frutta e ortaggi all’interno delle serre e nei campi di sua proprietà. Nei confronti dell’uomo è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari ed è stato disposto il controllo giudiziario dell’azienda (https://ilsicilia.it/caporalato-a-gela-cl-ventuno-braccianti-sfruttati-un-arresto/) (Febbraio 2023);
MARSALA NO
  • Indagati due imprenditori di Campobello di Mazara per aver impiegato 15 braccianti stranieri, regolarmente assunti, in condizioni di sfruttamento; i lavoratori, formalmente assunti in maniera regolare, venivano pagati 4 euro “a cassetta”, per molte ore al giorno. Vista la retribuzione a cottimo, i lavoratori saltavano la pausa pranzo per riuscire a riempire quante più cassette possibili (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/12/04/news/caporalato_per_la_raccolta_di_olive_nel_trapanese_controlli_in_tredici_aziende-182986414/) (Dicembre 2017);
  • A Castelvetrano un imprenditore ha costituito una società ad hoc con la quale ha reclutato 40 lavoratori agricoli, in larga parte stranieri, per poi sub-affittarli ad aziende terze, con la finalità di guadagnare un euro su ogni chilo di olive raccolte (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/12/04/news/caporalato_per_la_raccolta_di_olive_nel_trapanese_controlli_in_tredici_aziende-182986414/) (Dicembre 2017);
  • Procedimento a carico di due agricoltori di Marsala che impiegavano, in condizioni di sfruttamento, numerosi lavoratori stranieri, impiegati per 3 euro l’ora, per 12 ore, dalle 5 del mattino e nutriti con pane duro a pranzo e a cena. I lavoratori venivano impiegati nella vendemmia e nella raccolta di olive, frutta e verdura non solo nei terreni degli indagati, ma anche per le aziende di altri agricoltori della zona. Dalle indagini è anche emerso che gli indagati si facevano chiamare “padrone” e che si rivolgevano alle vittime con i nomi della settimana. Alcuni di loro venivano reclutati nei CAS (https://www.huffingtonpost.it/2018/06/14/caporalato-a-marsala-due-agricoltori-sfruttavano-immigrati-per-12-ore-al-giorno_a_23458684/) (Giugno 2018);
  • Procedimento nei confronti di 3 italiani ed un rumeno, indagati per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento di numerosi braccianti, anch’essi rumeni, impiegati nei campi per 3 euro all'ora, per 11/12 ore, dal lunedì al sabato, con mezz'ora per la pausa pranzo. L'attività, secondo le indagini, andava avanti da un decennio e l’attività di intermediazione veniva svolta da una cooperativa che aveva contatti con importanti aziende agricole locali. Quasi tutti i lavoratori erano privi di contratto, venivano continuamente sottoposti a violenze a sfondo razziale e a minacce, anche mediante uso delle armi, ed erano costretti a lavorare con sostanze tossiche, in assenza di adeguati dispositivi di protezione (https://livesicilia.it/caporalato-nel-trapanese-indagati-tre-italiani-e-un-romeno/) (Maggio 2019). I tre cittadini italiani imputati hanno patteggiato la pena, mentre gli altri sono stati rinviati a giudizio e l’azienda è stata confiscata. (https://www.tp24.it/2020/05/27/cronaca/marsala-ndash-indagine-gdf-su-caporalato-e-sfruttamento-tre-patteggiamenti-e-due-a-processo-nbsp/149997). Il procedimento si è concluso con la richiesta e l’accoglimento dell’applicazione della pena (patteggiamento). (Novembre 2023, https://www.tp24.it/2023/11/19/giudiziaria/marsala-la-coop-e-il-caporalato-abbiamo-lavorato-anche-per-albano/197158);
  • A seguito di alcuni controlli svolti dai Carabinieri del NIL di Trapani, assieme ai Carabinieri di Marsala e Mazara del Vallo, per il contrasto del lavoro nero su alcune attività di ristorazione nelle località balneari della provincia, sono state riscontrate 19 posizioni lavorative irregolari, di cui 5 stranieri senza permesso di soggiorno. Sono state comminate sanzioni amministrative pari a 55 mila euro e i relativi provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale. Non è chiaro se, a seguito di approfondimento delle indagini, sia stato contestato il reato di sfruttamento del lavoro (https://www.alqamah.it/2023/07/25/lavoro-nero-sanzionati-diversi-ristoratori-tra-marsala-e-mazara-del-vallo-il-plauso-dei-sindacati-basta-sfruttamento-dei-lavoratori/) (Luglio 2023);
  • Il corpo senza vita di un giovane 27enne tunisino è stato rinvenuto in un canalone dell’autostrada Plaermo-Mazara del Vallo, a seguito di un incidente strada. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, sull’auto ci sarebbero stati altri tre tunisini e alla guida un imprenditore agricolo di Alcamo che stavano probabilmente rientrando dai campi dopo una giornata di lavoro: dopo l'impatto, i lavoratori si sarebbero dati ad una fuga precipitosa per non essere individuati e il giovane potrebbe essere precipitato nel canalone. Proseguono le indagini (https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2023/12/giallo-sulla-morte-di-un-giovane-in-autostrada-3f5fd6dd-d175-477b-8bf8-1ce4dbf57af0.html) (Dicembre 2023);
MESSINA NO
  • In una struttura di assistenza per persone anziane sono stati individuati 36 lavoratori impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo, molti dei quali privi di un regolare contratto di lavoro. Il titolare imponeva condizioni di lavoro particolarmente onerose, vietando qualsiasi forma di ristoro o riposo durante l’orario di lavoro e imponendo loro un turno notturno di 12 ore, per 45 ore settimanali circa, a fronte di un compenso di circa 700 euro al mese, pari alla metà di quanto previsto dalla contrattazione collettiva. Non è chiaro se si proceda anche per sfruttamento lavorativo o se siano state solo contestate sanzioni amministrative (https://www.ilfattonisseno.it/2020/11/sicilia-sfruttamento-rsa-di-taormina-36-lavoratori-in-nero-sanzione-da-130mila-euro/) (Novembre 2020);
  • Il NIL di Messina, in sinergia con l’Arma dei carabinieri, avrebbe condotto alcuni controlli volti alla prevenzione e repressione dello sfruttamento lavorativo. In una delle 5 aziende ispezionate sarebbero stati individuati 6 lavoratori (di cui 4 italiani ed un minore) impiegati senza regolare contratto; in una diversa impresa, invece, sarebbero state riscontrate numerose violazioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Non è chiaro se si proceda anche per sfruttamento lavorativo (https://www.tempostretto.it/news/messina-lavoratori-tutti-in-nero-in-un-negozio-cinese-denunciati-i-titolari-multa-da-157mila-euro.html) (Gennaio 2020);
  • Si procede per il reato di associazione a delinquere ai fini di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (603-bis cp) e di estorsione (629 cp) nei confronti di 7 persone, imprenditori e consulenti del lavoro operanti in alcune RSA del territorio. Nei confronti di tutti gli indagati sono state emesse misure cautelari personali, di cui cinque arresti domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla P.G. (https://messina.gazzettadelsud.it/foto/cronaca/2022/10/12/gdf-messina-caporalato-ed-estorsione-nelle-rsa-arrestati-5-imprenditori-d724958e-de51-4f9e-b7ba-e3371945c4e7/) (Ottobre 2022);
  • A seguito di alcuni controlli disposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Messina, d’intesa con l’ITL e il NIL di Messina, finalizzati al contrato del lavoro nero, è stato sottoposto a verifica un cantiere edile allestito in località Giampilieri, all’esito della quale sono emerse una serie di irregolarità, tra cui anche l’impiego di un lavoratore in nero, per cui il responsabile del cantiere è stato denunciato per una serie di violazioni della sicurezza sul posto di lavoro e gli sono state irrogate ammende per oltre 25.000 euro con la contestuale sospensione dell’attività imprenditoriale. Non è chiaro se nei confronti dell’uomo sia stato contestato anche l’art. 603-bis cp (https://normanno.com/cronaca/lavoratore-in-nero-in-un-cantiere-a-messina-attivita-sospesa-e-titolare-denunciato/) (Giugno 2023);
  • La Guardia di Finanza di Messina e la locale Direzione Provinciale dell’INPS, in attuazione del protocollo d’intesa firmato a livello regionale nel 2021, hanno intensificato le attività di contrasto ai fenomeni di sommerso di lavoro con l’operazione “Estate in regola” rispetto ai settori commerciali della ristorazione, ai lidi balneari, alle attività di vendita al dettaglio. Da maggio a ottobre, le principali violazioni riscontrate si riassumono nell’impiego di manodopera senza contratto, per un totale di 209 posizioni lavorative non dichiarate e 88 datori di lavoro sanzionati. In particolare, in un lido del litorale nord messinese, sono stati scoperti ben 15 lavoratori completamente in nero, di cui uno percettore del reddito di cittadinanza (https://qds.it/operazione-estate-in-regola-lavoro-nero-bilancio-2023-messina/) (Ottobre 2023);
  • La FIOM-CGIL denuncia il dilagante sfruttamento lavorativo nel settore della cantieristica navale nel messinese. Secondo la sigla sindacale, i lavoratori del settore si confrontano quotidianamente con lo sfruttamento a causa sia del dumping contrattuale sia della pratica dell’appalto “selvaggio” (https://www.messinatoday.it/economia/cantieristica-navale-assemblea-fiom-cgil.html) (Novembre 2023);
PALERMO SI
  • Ipotizzato il delitto di intermediazione illecita a carico dei gestori del giro di parcheggiatori abusivi che operano a Palermo e che sono, in larga parte, cittadini stranieri, costretti a consegnare gran parte del ricavato ai loro caporali, per trattenere circa 10 euro al giorno (https://www.ilsitodisicilia.it/parcheggiatori-abusivi-a-palermo-i-carabinieri-indagano-sul-giro-di-oltre-400-extracomunitari-gestiti-da-caporali/) (Settembre 2017);
  • Indagati 8 imprenditori siciliani ed i gestori di una cooperativa di Borgetto che avrebbero ricevuto in affidamento alcuni minori, poi impiegati in condizioni di sfruttamento in attività agricole e nella ristorazione (https://livesicilia.it/imprenditori-borgettto-e-partinico-indagati-sfruttamento-migranti/) (Luglio 2018).
  • Operazione “Ponos”: Condannati con rito abbreviato, nel 2020, sei dei nove imputati in un procedimento per associazione per delinquere e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Gli altri 3 indagati hanno scelto di procedere con rito ordinario. Secondo la ricostruzione della DDA di Palermo, i lavoratori, quasi tutti ucraini e moldavi, arrivavano in autobus ad Agrigento, Campobello, Licata, Naro, Canicattì, con permessi turistici, passando attraverso la Polonia. Pagavano circa 100 euro di affitto per alloggi messi a disposizione dell’organizzazione; e lavoravano nei campi fino a 13 ore nei mesi estivi, per una paga oraria di circa 3 euro l’ora (dott.ssa Ilaria de Somma) (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/10/02/news/agrigento_braccianti_dell_est_ridotti_in_schiavitu_sei_condanne_per_caporalato-269258882/) (Ottobre 2020);
  • A Capaci sono stati denunciati i due titolari di una azienda agricola, ritenuti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo di due cittadini di nazionalità indiana (https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-nero-e-caporalato-maxi-operazione-carabinieri-166-aziende-ispezionate-ADfBOwt) (Ottobre 2020);
  • Arrestate cinque persone a Palermo per associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera. Gli investigatori hanno scoperto come alcune società operanti nel settore dei servizi di pulizia, riconducibili al consorzio Diadema, utilizzassero lavoratrici straniere richiedenti asilo, attraverso la stipula di contratti fittizi di lavoro part-time o con l’assunzione “in nero”, individuate all’interno dei centri di accoglienza, per svolgere mansioni di governanti ed addette alle pulizie in alcuni esercizi ricettivi di Palermo e di Castelvetrano, con turni che superavano regolarmente le 10/12 ore consecutive, per una paga, quando retribuita, di 400 euro mensili, sotto minaccia di licenziamento, di far perdere loro l’ospitalità nella struttura di accoglienza e l’ottenimento dello status di rifugiato, in caso di denuncia (https://www.poliziadistato.it/articolo/3862d91329c3299021676433) (Luglio 2022);
  • Rinviato a giudizio uno dei titolari del bar del Tribunale di Palermo, gestito con la società Solemar srl per sfruttamento del lavoro ex art. 603-bis cp nei confronti dei suoi dipendenti (https://www.blogsicilia.it/palermo/caporalato-bar-torregrossa-processo/776865/) (Settembre 2022);
  • Due coniugi di nazionalità cinese, soci di un’azienda di pelletteria sita nel quartiere di Sant’Erasmo, sono indagati per il reato di cui all’art. 603-bis cp. Le indagini della Polizia hanno accertato una situazione di sfruttamento perpetrata nei confronti dei loro dipendenti, stranieri di nazionalità nigeriana, costretti a lavorare sei giorni alla settimana, dalle ore 08.00 alle ore 19.00, senza pausa, con una remunerazione di circa 300 euro al mese, sotto la costante minaccia di perdere l’occupazione, nonché sotto il controllo di una videocamera, installata senza autorizzazione, obbligando i dipendenti a segnare su un registro il numero di valigie realizzate quotidianamente e, in caso di difformità fra il numero di valigie registrate e quelle effettivamente realizzate, veniva imposta una sanzione pecuniaria. Inoltre, i lavoratori maneggiavano macchinari senza possedere una formazione adeguata, con il rischio in caso di malfunzionamento o rottura della macchina di vedersi addebitati i costi di riparazione nella propria busta paga. I due indagati sono stati interdetti dall’esercizio dell’attività imprenditoriale per 12 mesi e, contestualmente, nei confronti della società è stato eseguito il sequestro preventivo della somma di 51.530,82 euro (https://questure.poliziadistato.it/it/Palermo/articolo/1821639da708304a9279478460) (Dicembre 2022);
  • A seguito della denuncia del figlio di una donna assistita presso la casa di cura Villa Valenti, morta in ospedale dopo 6 mesi di ricovero, la Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un blitz nella RSA e ha deferito all’autorità giudiziaria due persone con l’accusa di sfruttamento del lavoro ex art. 603-bis cp e di abbandono di incapace. Le dipendenti della struttura, a conduzione familiare, erano impiegate in nero in turni di lavoro eccessivi, a fronte di una paga variabile da 350 a 700 euro al mese. (circa 3 euro l’ora). Il Gip, dott. Lorenzo Chiaramonte, ha disposto l’interdittiva del divieto di esercitare attività d’impresa e rivestire uffici direttivi per la durata di un anno. La società che gestisce la comunità è stata sottoposta a commissariamento giudiziale con la contestuale nomina di un amministratore al fine di garantire la prosecuzione delle attività assistenziali (https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2023/10/abbandono-comunita-anziani-0c87e9f1-567c-4c8b-ad98-fad8fff17ec6.html) (Ottobre 2023);
PATTI NO
  • La Guardia di Finanza di Patti nell’ambito di alcuni controlli volti al contrasto del lavoro nero ha attenzionato un villaggio turistico del territorio, scoprendo l’impiego di sette lavoratori senza contratto, tra cui anche due minorenni. Dalle indagini è emersa l’intercessione di una società nella gestione dei rapporti lavorativi. Nei confronti dei rappresentati legali di entrambe le società sono state irrogate sanzioni amministrative fino a 21mila euro (maxisanzione da lavoro nero) ed entrambi sono stati denunciati per le violazioni relative all’impiego dei due minorenni. Non è chiaro se, a seguito di ulteriori accertamenti, si sia proceduto ex art. 603-bis cp (https://www.messinaora.it/notizia/2017/09/22/blitz-dei-finanzieri-patti-villaggio-turistico-lavoratori-nero-maxisanzione/96154) (Settembre 2017);
  • Procedimento a carico di un uomo italiano accusato del reato di cui all’art. 603-bis cp, per aver impiegato un lavoratore straniero, senza permesso di soggiorno e quindi senza contratto, in condizioni di sfruttamento, esponendolo a seri pericoli per la sua salute. Il lavoratore sarebbe stato costretto a svolgere lavori con smerigliatrici, flex, trivelle, senza alcun dispositivo di protezione e ad alloggiare in un container messo a disposizione dallo stesso datore. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato. Nei confronti dell’uomo è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere, poi sostituita con la misura meno afflittiva del divieto di dimora a Praiano (https://www.glpress.it/brolo-lo-sfruttamento-di-un-extracomunitario-arresto-convalidato-ed-obbligo-di-dimora-per-limprenditore-indagato/) (Febbraio 2022);
RAGUSA SI
  • Procedimento a carico di due imprenditori agricoli che avrebbero sfruttato, nelle loro terre, 26 migranti, sia uomini che donne, di cui 19 erano richiedenti asilo. Le vittime, formalmente titolari di contratto, erano costrette a lavorare per 8 ore al giorno, per una paga di 25 euro, senza godere di riposo o ferie. Alcuni di loro vivevano in case abusive site all’interno dell’azienda, in condizione disumane; gli altri venivano invece prelevati presso singoli punti di raccolta dai medesimi indagati. Il procedimento si è chiuso con una sentenza di condanna, pronunciata all’esito di giudizio abbreviato (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/caporalato-ragusa-sfruttamento) (Giugno 2017);
  • Procedimento a carico di due imprenditori agricoli (marito e moglie), titolari di una azienda sita nell’Agro di Ispica, per il reato ex art. 603-bis cp ai danni di alcuni lavoratori di nazionalità rumena, impiegati nella raccolta stagionale dei fagiolini. Ai lavoratori era stato promesso un contratto stagionale, ma in realtà i due corrispondevano il salario a nero, ogni fine settimana, di 5 euro l’ora, per un massimo di 8 ore, e alloggiavano presso alcuni container (un cassone frigo di camion), messi a disposizione degli stessi datori, in cui veniva inserito un letto matrimoniale, con un unico bagno in comune. Il Gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare, non ravvisando gli estremi del reato ex art. 603-bis cp (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico di un imprenditore agricolo, titolare di un’azienda agricola sita in Santa Croce Camerina attiva nella produzione di ortaggi in serra e fiori, indagato per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di tre lavoratori. La manodopera era assunta in parte in nero in parte mediante contratto, ed era impiegata in turni di lavoro complessivamente di 8 ore giornaliere, a fronte di un compenso totale di 30 euro settimanale (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico di un’imprenditrice agricola, italiana, titolare di un’azienda attiva nella produzione di ortaggi in serra sita in S. Croce Camerina, per il reato ex art. 603-bis cp ai danni di due lavoratori, uno straniero e un italiano. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di quattro italiani, di cui tre fratelli, titolari di un’azienda agricola sita in Vittoria (contrada Gaspanella), ai danni di sedici dipendenti di varie nazionalità (tra cui rumeni, italiani e alcuni stranieri tunisini). I lavoratori erano impiegati con un orario complessivo giornaliero di 8 ore a fronte di una paga di circa 30-35 euro, senza fruizione di ferie, oltre ad alloggiare presso alcuni stabili, messi a disposizione dagli stessi datori, in condizioni degradanti. I quattro indagati sono stati rinviati a giudizio (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico del titolare, di nazionalità albanese, di una ditta individuale, un’azienda agricola attiva nella produzione di ortaggi in serra, per il reato di cui all’art. 603-bis cp ai danni di tre lavoratori stranieri, connazionali. Il procedimento è stato archiviato (segnalazione della Procura) (2017);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola di Vittoria che avrebbe impiegato alcune lavoratrici di nazionalità albanese irregolari sul territorio, retribuendole pochi euro l’ora, per otto ore al giorno, senza possibilità di riposo o ferie e facendole lavorare con sostante tossiche senza, tuttavia, fornire alcun dispositivo di sicurezza. Alcune delle vittime vivevano presso magazzini trasformati in abitazioni (https://www.ragusanews.com/2018/06/14/cronaca/caporalato-arrestato-albanese-vivevano-fogne-cielo-aperto/89528) (Giugno 2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp che vede coinvolti quattro indagati e sette aziende agricole nelle quali sono state riscontrate violazioni delle norme vigenti in ordine alle modalità di assunzione, sicurezza sui luoghi di lavoro, salubrità degli immobili adibiti ad alloggi ed, in alcuni casi, anche violazioni in materia di edilizia e ambiente (https://www.ragusanews.com/2018/10/24/cronaca/caporalato-vittoria-quattro-imprenditori-arrestati/93470) (Ottobre 2018);
  • Operazione “Boschetari”: costola del procedimento di competenza della DDA di Catania in cui si è contestata tratta finalizzata allo sfruttamento lavorativo e della prostituzione (v., supra), che rimane di competenza per la procura di Ragusa, in relazione agli indagati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo (https://ztl.live/sociale/ragusa-lo-sfruttamento-nelle-campagne) (2018). Il 2 luglio 2021 sono state rinviate a giudizio 4 persone, imputate proprio per sfruttamento lavorativo. (https://www.laspia.it/prostituzione-furti-e-caporalato-nel-ragusano-4-a-giudizio-per-operazione-boschetari/);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di due imprenditori agricoli, titolari di due aziende agricole site in S. Croce Camerina, per aver impiegato in condizioni di sfruttamento un lavoratore straniero, di nazionalità tunisina. Il lavoratore ha denunciato i due imprenditori italiani lamentando di essere impiegato per oltre 9 nove ore, a fronte di 35 euro giornaliere corrisposte, tutti i giorni, senza diritto né a ferie né ad alcun riposo settimanale, condizioni che erano imposte ad altre centinaia di lavoratori. Inoltre, tali condizioni di lavoro che non trovavano corrispondenza nella busta paga ad esso corrisposta. Uno dei datori risulta già indagato in un altro procedimento per fatti simili ai danni di altri lavoratori (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un imprenditore italiano per aver impiegato in condizioni di sfruttamento (turni di lavoro di 9 ore a fronte di 30 euro giornaliere) presso la sua azienda zootecnica sita in Modica, tre lavoratori minorenni, stranieri, che alloggiavano presso una cooperativa sociale dedita all’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. La responsabile della cooperativa ha denunciato la situazione di sfruttamento subita dai tre minori (segnalazione della Procura) (2018);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda agricola di Vittoria che avrebbe impiegato 6 operai, di cui uno in nero, nella raccolta delle melanzane ed in attività di allevamento, per meno di 4 euro l’ora. Alcuni di loro erano costretti a dormire in azienda in una struttura priva di adeguate condizioni igieniche e di abitabilità (https://gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2019/06/06/caporalato-e-furto-di-energia-arrestato-un-63enne-a-vittoria-f1a3c735-cfcd-464d-bb74-2a0be20ac8f9/) (Giugno 2019);
  • Procedimento a carico dei titolari di 4 aziende agricole di Vittoria, che avrebbero sfruttato alcuni migranti rumeni, due dei quali minorenni, nella raccolta in serra. Molti erano costretti dallo stato di necessità a vivere in strutture fatiscenti (https://ragusa.gds.it/articoli/cronaca/2019/05/09/caporalato-a-vittoria-denunciati-quattro-titolari-di-unazienda-agricola-60d208c8-11b7-4a31-8427-acc8a31a9eb1/) (Maggio 2019);
  • Procedimento a carico di due indagati, un italiano ed una rumena, titolari di un'azienda florovivaistica di Vittoria, che avrebbero utilizzato come braccianti agricoli cinque operai stranieri richiedenti asilo. Le vittime erano costrette a lavorare, senza contratto, per 10 ore al giorno, per una paga di 30 euro e venivano prelevate presso i CAS verso le 5 del mattino (https://meridionews.it/caporalato-migranti-sfruttati-30-euro-per-dieci-ore/) (Luglio 2019);
  • Due imprenditori agricoli italiani, titolari di alcune aziende di Scicli attive nel settore florovivaistico sono stati denunciati per il reato di cui all’art. 603-bis cp dai loro dipendenti, 14 operai di varie nazionalità (rumeni, nigeriani, senegalesi, tunisini ma anche italiani) per le condizioni lavorative cui erano sottoposti. I lavoratori, anche se formalmente assunti (ad eccezione di alcuni privi di contratto) con contratto, erano costretti a lavorare con turni massacranti a fronte di poco più di 3 euro l’ora e alloggiati in baracche fatiscenti; inoltre, nessuno dei lavoratori indossava i dispositivi di protezione, neanche quelli che utilizzavano i fitofarmaci (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/04/20/news/ragusa_caporalato_operai_italiani_e_stranieri_denunciano_due_imprenditor-224479863/) (Aprile 2020);
  • Procedimento a carico di due italiani, una donna formalmente titolare di un’azienda agricola sita in Acate e suo marito gestore di fatto dell’azienda, per il reato di cui all’art. 603-bis cp per aver impiegato in condizioni di sfruttamento quattro lavoratori stranieri, di nazionalità marocchina, di cui tre “a nero” poiché irregolari sul territorio. Il procedimento è stato aperto a seguito della denuncia di una lavoratrice che ha si è rivolta alla Questura di Ragusa lamentando di ricevere pagamenti difformi e ampiamente inferiori dalle condizioni contrattuali sottoscritte: a fronte di un orario di sei ore giornaliere, senza riposi né settimanali né feriali, il datore le avrebbe corrisposte un salario annuale pari a 1.000 euro e, per l’anno successivo, piccole somme pagate saltuariamente e senza regolarità (talvolta alla fine del mese, talvolta alla fine della settimana). Nel 2023 è stato disposto il rinvio a giudizio dal Gip (segnalazione della Procura) (2020);
  • Morto Fodi Dianka, un bracciante maliano di 29 anni travolto per strada mentre si recava a lavoro per una paga bassissima e senza contratto. La segnalazione proviene dalla Federazione Sociale USB Sicilia, non è chiaro come si stiano muovendo gli inquirenti (https://newsicilia.it/ragusa/cronaca/morte-fodi-dianka-travolto-da-unauto-mentre-era-in-bici-usb-sicilia-domani-al-presidio-per-ricordarlo/642178/) (Febbraio 2021);
  • Operazione “Sole cocente”: a seguito di indagini svolte dalla Guardia di Finanza sul territorio di Vittoria, sono state denunciate per il reato di cui all’art. 603-bis cp, tre persone, due caporali e il titolare dell’azienda agricola dove erano impiegati in condizioni di sfruttamento, nelle serre adibite a coltivazione di prodotti agricoli, 32 lavoratori, per lo più di origine extracomunitaria, di cui 20 senza contratto e 12 senza permesso di soggiorno. Tra questi, 12 erano percettori del reddito di cittadinanza. I due reclutatori, oltre a percepire la loro paga giornaliera, gestivano, per conto dell’azienda agricola, i pagamenti settimanali di tutti i lavoratori, trattenendo un’ulteriore somma al giorno a titolo di provvigione ed a danno dei medesimi soggetti (https://www.blogsicilia.it/ragusa/caporalato-lavoro-nero-reddito-cittadinanza-denunce-finanza/800830/) (Novembre 2022);
  • Procedimento a carico di due imprenditori italiani, titolari di un’azienda agricola sita nel territorio di Vittoria, per il reato di cui all’art. 603-bis cp ai danni di sedici braccianti stranieri. Le condizioni lavorative degli stessi erano precarie (paga inferiore ai CCNL, molti lavoravano in ciabatte o scarpe da ginnastica e tutti senza guanti protettivi) così come erano precarie le condizioni alloggiative (erano sistemati all’interno di fabbricato in muratura adibito ad alloggio). Infine, tre lavoratori erano impiegati senza contratto, mentre gli altri 13 risultavano dipendenti di un’altra azienda (https://www.poliziadistato.it/articolo/ragusa--sfruttamento-del-lavoro--denunciati-due-imprenditori) (Ottobre 2023);
  • Procedimento a carico di un imprenditore italiano, titolare di un’azienda agricola sita nella contrada Alcerito, nel territorio di Vittoria, per il reato di cui all’art. 603-bis cp. A seguito degli accertamenti della polizia della Squadra Mobile di Vittoria, sono risultati ivi impiegati 4 lavoratori stranieri, di nazionalità tunisina e regolari sul territorio, senza l’utilizzo di alcun dispositivo di sicurezza: oltre a numerose violazioni in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro e nella concessione di situazione alloggiative degradanti (https://questure.poliziadistato.it/it/Ragusa/articolo/1250658194f263a14543873176) (Dicembre 2023);
  • “Operazione Free Work”: procedimento a carico di tre imprenditori locali, titolari di un’importante azienda agricola a Ispica, e del certificatore iscritto all’albo degli agronomi e responsabile del servizio di prevenzione e protezione della società per i reati di cui agli artt. 603 bis, 629, 624 bis e 481 cp, oltre al reato di cui all’art. 25 quinquies co. 1 lett. a) del d.lgs. 231/2001 che disciplina la responsabilità dell’ente, nei confronti di circa 16 lavoratori stranieri, perlopiù regolari sul territorio con permessi di soggiorno di varia natura. Il procedimento origina dalla denuncia di alcuni lavoratori, supportati da OIM e dal Progetto Diagrammi Sud. L’azienda impiegava circa 100 lavoratori, assunti con regolare contratto, tra magazzino e lavoro agricolo, i quali venivano retribuiti con una paga che oscillava tra 1,04-1,60 euro netti l’ora per almeno 9 ore di lavoro al giorno, con violazione della normativa in materia di riposi e malattia, tanto che, secondo quanto riferito da alcune vittime, nel 2022 un lavoratore morì negli stessi alloggi predisposti dai datori di lavoro. Il lavoro era svolto senza alcun dispositivo di sicurezza, nonostante i lavoratori fossero impiegati anche nelle serre, nell’attività di irrorazione di fitofarmaci, tanto da determinare casi di intossicazione e di irritazioni cutanee e alle mucose. I lavoratori vivevano in un alloggio fornito dai datori di lavoro stessi che detraevano una somma pari a 100 euro al mese dallo stipendio. La Procura della Repubblica di Ragusa ha richiesto, oltre all’applicazione delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari, anche il controllo giudiziario dell’azienda previsto dall’art. 3 della l. 199/2016. Risulta, inoltre, disposto il sequestro preventivo di una ingente somma di denaro, nella disponibilità degli indagati, applicato a favore dell’INPS (https://corrierediragusa.it/2024/02/27/arrestati-3-imprenditori-agricoli-a-ispica-accusati-di-sfruttamento-del-lavoro-estorsione-e-violazione-delle-norme-sulla-sicurezza-sequestrati-quasi-850-000-euro/ e segnalazione della Procura)(Febbraio 2024);
SCIACCA NO
  • Procedimento a carico del titolare di un caseificio sito in Santa Margherita Belice per il reato di cui all’art 603-bis cp ai danni di un lavoratore rumeno, impiegato per circa 10 ore giornaliere a fronte di un compenso mensile di 600 euro. Il lavoratore alloggiava all’interno dello stesso caseificio, in condizioni igienico-sanitarie precarie. (https://www.agrigentonotizie.it/cronaca/santa-margherita-belice-romeno-sfruttato-caseificio-assolto-imprenditore.html) (2017). Nel 2023 il processo si è concluso con l’assoluzione dell’imprenditore.
  • Procedimento a carico dei due titolari di un’azienda agricola ex art. 603 bis c.p., che avrebbero impiegato senza contratto cinque stranieri irregolari sul territorio nella raccolta di olive, in condizioni di sfruttamento (https://www.corrieredisciacca.it/caporalato-a-ribera-condannato-baldo-schifani/) (Aprile 2018);
  • Il Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno condotto alcuni accertamenti nel territorio di Ribera per contrastare il fenomeno del caporalato. Dagli accertamenti è emersa una situazione di grave sfruttamento lavorativo; sono stati scoperti 8 lavoratori senza contratto, di cui 2 privi di un regolare permesso di soggiorno. Prima di questo controllo, nel dicembre 2020, si era proceduto ad ulteriori verifiche che avevano portato all’arresto di un presunto caporale ed alla denuncia di altre sei persone (https://www.telemontekronio.it/index.php/attualita/item/2535-caporalato-nuovo-blitz-dei-carabinieri-nelle-campagne-di-ribera) (Febbraio 2018). Nel 2021 si è concluso il processo nei confronti del caporale con sentenza di assoluzione dal GIP, dott. Dino Toscano. Procede secondo il rito ordinario invece il procedimento in capo al datore di lavoro https://www.risoluto.it/notizie-ribera/riberese-assolto-dallaccusa-di-caporalato/)
SIRACUSA SI
  • Procedimento ex art. 603-bis cp (nuova formulazione) a carico di due fratelli italiani, titolari di un’azienda agricola, che avrebbero impiegato in condizioni di sfruttamento alcuni lavoratori stranieri. E’ stato disposto il controllo giudiziario dell’azienda (segnalazione della Procura) (Ottobre 2016);
  • Dalla denuncia di quattro lavoratori, è stato avviato un procedimento ex art. 603-bis cp a carico di un caporale, di nazionalità marocchina, e di due fratelli italiano, titolari di una azienda agricola che, fino al 2017, hanno impiegato numerosi lavoratori in condizioni di sfruttamento per lo svolgimento di varie attività connesse all'agricoltura, in parte nei campi ed in parte nei magazzini, nella raccolta delle patate. I lavoratori, alcuni irregolari sul territorio, percepivano ai 40 ai 45 euro al giorno e lavoravano dalle 6 di mattina alle 7 di sera, per alcune ore nei magazzini e per altre nelle campagne, sottoposti a metodi di sorveglianza non consentiti. L’azienda è stata sottoposta controllo giudiziario ex art. 3 L. 199/2016 (https://www.nuovosud.it/59999-cronaca-siracusa/lotta-al-caporalato-siracusa-innigrati-sfruttati-commissariata-unazienda-di) (Luglio 2017);
  • Procedimento a carico di tre persone, titolari di tre ditte individuali, ex art. 603-bis cp per aver utilizzavano ed impiegavano alle proprie dipendenze 5 lavoratori rumeni in condizioni di sfruttamento. I lavoratori erano impiegati con turni estenuanti di 12 ore lavorative giornaliere, a fronte di un compenso di circa 21 euro (meno di 2 euro l’ora), negando loro il giorno di riposo settimanale e il congedo per ferie e costringendoli a lavorare in un ambiente assolutamente carente da un punto di vista di igiene e sicurezza sul lavoro (segnalazione della Procura) (Dicembre 2017);
  • Procedimento a carico dei titolari di un’impresa di servizi del settore terziario che avrebbe sfruttato numerosi suoi dipendenti. I lavoratori, addetti alla mansione di magazzinieri, venivano assunti con contratti part-time di 20 ore settimanali, anche se ne lavoravano di più; per 6 euro l’ora; il datore di lavoro li “invitava a dimettersi ogni volta che i lavoratori chiedevano un aumento od una riduzione delle ore. Il servizio di logistica era stato assegnato all’imprenditore da un ente pubblico in seguito a gara d’appalto. Dagli accertamenti, è emerso che l’azienda aveva sbaragliato la concorrenza e vinto l’appalto grazie a un ribasso esagerato (https://meridionews.it/siracusa-una-denuncia-per-sfruttamento-sul-lavoro-magazzinieri-sottopagati-e-costretti-a-lavorare-di-piu/) (Maggio 2019);
  • Procedimento nei confronti del titolare di una impresa di autotrasporto della provincia di Siracusa e di un suo collaboratore, accusati di caporalato, estorsione, falso ideologico. I due avrebbero imposto agli autisti di guidare oltre il tempo consentito, minacciandoli di licenziamento (https://www.trasportoeuropa.it/notizie/autotrasporto/due-indagati-per-caporalato-nellautotrasporto-a-siracusa/) (Ottobre 2021);
  • Procedimento a carico di 24 persone, tra cui 8 persone, due titolari d’azienda e sei caporali, sono accusate del reato di cui all’art. 603-bis cp. Secondo quanto emerso dalle indagini, iniziate nel 2021, lo sfruttamento dei 27 lavoratori era veicolata da una società di Francofonte, tramite cui gli imputati esternalizzavano le proprie attività produttive servendosi dell’attività di sei caporali, a cui venivano consegnati sacchi contenenti vari oggetti da assemblare (centinaia di pezzi di componentistica in plastica per sistemi di irrigazione) e a cui era demandato il compito di reperire manovalanza a basso costo. I lavoratori erano impiegati senza contratto (di cui ben 16 percepivano indebitamente anche il reddito di cittadinanza, anch’essi indagati) e lavoravano presso le rispettive abitazioni, con turni di lavoro massacranti (non meno di 10 ore al giorno) a fronte di una paga mensile di circa 100 euro, senza alcun minimo requisito di sicurezza (https://www.carabinieri.it/in-vostro-aiuto/informazioni/comunicati-stampa/sfruttamento-del-lavoro.-decine-di-perquisizioni) (Settembre 2022);
  • Procedimento a carico di tre persone, due italiani e un tunisino, per il reato di cui all’art. 603-bis cp. Nei confronti di tutti è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune. Il titolare di un’azienda agricola nel Comune di Pachino si sarebbe servito di un cittadino tunisino per il reclutamento e la gestione della manodopera. I lavoratori erano prevalentemente stranieri, privi di permessi di soggiorno, impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo (https://www.blogsicilia.it/siracusa/sfruttamento-lavoro-azienda-caporali/827933/) (Gennaio 2023);
  • Procedimento ex art. 603-bis cp e per rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a carico di due persone aperto a seguito un’indagine del NIL di Siracusa, con l’ausilio dello Spresal del territorio, avviata tra l’agosto del 2020 e dicembre 2021. I due indagati sono i dirigenti della Seus, società che ha in gestione i servizi di assistenza e del pronto intervento del 118 sul territorio, e sono accusati di aver impiegato gli autisti soccorritori (circa 180 dipendenti) in condizioni di sfruttamento, imposte dietro minaccia di trasferimento in sedi di lavoro disagevoli e con intimidazioni di sanzioni disciplinari in caso avessero segnalato dei guasti delle vetture. Inoltre, i dipendenti erano costretti a prestare servizio su autoambulanze prive di presidi minimi essenziali per prevenire infortuni sul lavoro, quali mancato mantenimento in efficienza degli indumenti ad alta visibilità, mancato funzionamento del sistema di climatizzazione e degli estintori presenti in alcune ambulanze, presenza di ruggine all’interno del vano sanitario, sistema di ritenzione cinture di sicurezza non funzionante, mancanza sedili vano sanitario, maniglie interne ed esterne dei portelloni di accesso al vano sanitario mancanti e sostituite con cavi d’acciaio. Nei confronti della società è stata contestata la responsabilità amministrativa dell’ente in relazione allo sfruttamento dei lavoratori e per l’assenza di modelli organizzativi concretamente attuati ed idonei a prevenire reati ed è stata disposta la misura cautelare del controllo giudiziario in azienda (https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2023/03/23/sfruttamento-dei-dipendenti-inchiesta-sul-118-a-siracusa_5e33e71c-a6d4-4519-ad03-ce592f2b4313.html) (Marzo 2023);
TERMINI IMERESE NO
  • Procedimento ex art. 603 bis c.p. ed estorsione a carico di un notaio e di un suo collaboratore che sfruttava, nella sua azienda agricola, alcuni lavoratori, costretti ad accettare, dietro minaccia, 25 euro al giorno, per 12-13 ore, senza maggiorazioni per il lavoro straordinario, notturno o festivo. L’indagato avrebbe anche costretto le vittime, dietro minaccia del licenziamento, a restituire in contanti parte delle somme loro corrisposte con gli assegni mensili. Il procedimento si è concluso, in primo grado, con una condanna a 4 anni e 10 mesi (https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2019/03/09/lavoro-sfrutta-operai-notaio-arrestato-per-caporalato_892075a1-9326-43b5-98b0-f7e53ad2899e.html) (Marzo 2019). Il GIP del Tribunale di Termini Imerese, all’esito di giudizio abbreviato, ha condannato il notaio a 4 anni e 10 mesi ed il suo collaboratore a due mesi di reclusione, con l’accusa di favoreggiamento. (https://www.ilgiornale.it/news/palermo/turni-schiavi-e-soldi-paga-restituiti-notaio-condannato-1834847.html)
  • Procedimento a carico di tre imprenditori cinesi, che sfruttavano i loro dipendenti italiani facendoli lavorare in due empori da loro gestiti oltre l’orario di lavoro e pretendendo la restituzione di parte dello stipendio nel periodo dal 2019 al 2021. Alcuni dei dipendenti erano costretti a restituire parte dell’importo versato in busta paga (https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2021/06/sic-cinesi-caporalato-c5501927-4e02-4865-8cb8-edc5ed919449.html) (Giugno 2021);
  • Procedimento a carico di tre persone per estorsione (629 cp) e sfruttamento del lavoro (603-bis cp) nei confronti dei volontari di una Onlus di Bagheria che opera nel settore dei servizi socio-assistenziali e di trasporto di persone con disabilità e dializzati. Gli indagati, seppure formalmente soci, svolgevano di fatto le attività tipiche del datore di lavoro, imponendo agli altri volontari condizioni di sfruttamento: non garantivano il pagamento di ferie, tredicesima, indennità per malattia e li costringevano spesso, con minacce, a restituire parte dello stipendio versato, obbligandoli a prelevare il giorno stesso in cui veniva effettuato l'accredito. Il GIP ha disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, di beni e disponibilità finanziare per oltre 690 mila euro (https://www.ansa.it/amp/sicilia/notizie/2021/12/07/estorsione-e-sfruttamento-lavoratori-di-ong-tre-denunce-gdf_3e1b0340-b6a5-400f-9940-fc701641f221.html) (Dicembre 2021);
TRAPANI SI
  • Procedimento a carico del titolare di un’impresa agricola e di un suo collaboratore esterno che avrebbero impiegato numerosi lavoratori in condizioni disumane, costringendoli anche a dormire in baracche fatiscenti (https://www.trapanioggi.it/lavoro-nero-e-caporalato-denunciati-imprenditore-agricolo-e-suo-collaboratore) (Maggio 2018);
  • Procedimento a carico del titolare di un’azienda zootecnica di Paceco dedita all’allevamento di ovini per aver impiegato, senza contratto di lavoro ed in condizioni di sfruttamento, un cittadino ghanese titolare di permesso di soggiorno ed impiegato nella pulitura delle stalle. In particolare, il lavoratore era costretto a lavorare circa 70 ore settimanali, con orario dalle 6 alle 14 e dalle 14,00 alle 16,00, per una retribuzione inferiore rispetto a quella prevista per la contrattazione collettiva e pari a circa 750 euro al mese, senza poter godere di straordinari, ferie e riposo settimanale. Il lavoratore alloggiava in uno spazio messo a disposizione dal datore di lavoro e privo di servizi igienici. Il procedimento si è concluso con assoluzione, per insussistenza del fatto, pronunciata dalla Corte di Appello di Palermo (pronuncia consultabile sulla banca-dati Leggi d’italia) (2019);
  • Inchiesta “Shot of money”: nell’ambito di un controllo in materia previdenziale e contributiva effettuato nei confronti di un supermercato marchio Conad è emerso che numerosi lavoratori erano costretti ad accettare retribuzioni non adeguate alle prestazioni effettuate, con sottoscrizione di buste paga attestanti somme non corrispondenti a quelle alle quali avrebbero avuto diritto. I lavoratori erano costretti a subire tali condizioni dietro minaccia di licenziamento e, talvolta erano anche costretti a presentare dimissioni non spontanee, che venivano messe a verbale all’esito di una procedura conciliativa gestita da rappresentanti sindacali in accordo con i datori di lavoro. Si procede per 603-bis cp. (https://www.trapanisi.it/estorsione-e-autoriciclaggio-indagata-a-trapani-societa-proprietaria-di-supermercati-e-due-sindacalisti/ e segnalazione della Procura) (Novembre 2020);
  • Procedimento a carico di 11 persone, di cui 6 titolari di aziende agricole di Alcamo, destinatarie della manodopera sfruttata, per i reati ex art. 416 e 603-bis cp. Gli imputati sono accusati di svolgere attività di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nei confronti di alcuni braccianti da impiegare nei campi, tra cui anche alcuni minorenni stranieri e pensionati italiani. L’indagine, coordinata dalla dott.ssa Francesca Urbani, ha preso le mosse dalla segnalazione del Responsabile della Comunità di alloggio per minori stranieri non accompagnati, presso cui alloggiavano i due minori coinvolti nella vicenda di sfruttamento, cui è stata riconosciuta la protezione umanitaria ex art. 18 TUI. I lavoratori erano impiegati fino alle 12 ore giornaliere, a fronte di una retribuzione di circa 30-35 euro per gli stranieri e 40 euro per gli italiani. Nei confronti di un imprenditore è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari. (https://www.trapanisi.it/caporalato-imprenditore-alcamese-ai-domiciliari/) (Gennaio 2021). A seguito della richiesta degli imputati di procedere con rito speciale del tipo abbreviato, è stata emessa sentenza di condanna dal Gup di Trapani, dott.ssa Roberta Nodari, nei confronti di otto degli undici indagati, e di assoluzione per alcuni capi dell’imputazione, tra cui l’associazione per delinquere. (segnalazione della Procura);
  • Procedimento a carico di quattro persone, due imprenditori e due stretti collaboratori, per il reato di cui all’art. 603-bis cp nei confronti di alcuni dipendenti impiegati presso un punto vendita di Trapani. Nei confronti di tutti gli indagati è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari. Disposto anche il controllo giudiziario dell’azienda (https://palermo.repubblica.it/cronaca/2023/02/10/news/sfruttamento_dei_lavoratori_a_trapani_e_caltanissetta_4_arresti-387291938/) (Febbraio 2023);