ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Capitolo IV
Le buone prassi amministrative, il ruolo delle associazioni e dei soggetti del terzo settore nel riutilizzo dei beni confiscati

Pasquale Tancredi, 2010

1 Il Protocollo nazionale sui beni confiscati (1)

Uno degli strumenti attraverso cui l'Ufficio del Commissario straordinario ha avviato un'azione di coordinamento tendenzialmente uniforme su tutto il territorio nazionale, ottenendo così gli ottimi risultati visti in precedenza, è costituito dal Protocollo nazionale sui beni confiscati.

Tale Protocollo nasce dall'esigenza di coordinare al meglio le varie fasi che portano al sequestro, alla confisca ed alla destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Infatti, i modelli procedurali fin qui utilizzati per la destinazione dei beni confiscati sono stati differenti, poiché ogni Provincia opera secondo canoni difficilmente riconducibili ad unità, e legati ad iniziative riferibili alla sensibilità di questo o quel Prefetto, ovvero alla proposta di qualche Ente locale o, ancora, all'attivismo di questa o quella associazione.

Per realizzare tale azione di coordinamento e dare così un indirizzo unitario alle variegate azioni avviate sui vari territori provinciali, il Commissario ha stilato uno schema di Protocollo nazionale che, traendo spunto dai tanti strumenti d'intesa sin qui sottoscritti, ha cercato di ricondurre ad unità le attività positive previste in ciascuno di essi, riunendo in un solo documento le azioni di tutti i soggetti che dal sequestro giudiziario conducono alla destinazione ed al materiale utilizzo del bene che viene così restituito e reso redditizio a favore della società civile.

Si tratta di un'azione amministrativa riferita a beni e contesti specifici, che pone il Prefetto quale guida e protagonista del procedimento amministrativo di destinazione, così come già previsto dalla legge. L'obiettivo è quello di dare concretezza e soprattutto continuità all'azione amministrativa e gestionale, senza scaricare sugli utenti finali gli oneri che il bene accumula, per ragioni e responsabilità diverse, durante la lunga fase giudiziaria e nel corso di quella amministrativa. Il Protocollo nazionale, quindi, istituisce presso le Prefetture un tavolo istituzionale, che funge anche da conferenza dei servizi. Al tavolo è prevista la partecipazione di Prefetto, Agenzia del Demanio, Regione, Enti locali ed altri enti utilizzatori (es. l'Università), le Forze dell'Ordine (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Carabinieri) i dirigenti degli Uffici giudiziari, altri soggetti che il Prefetto, di volta in volta, ritenga di far intervenire (come l'Agenzia delle Entrate, la cui Direzione Generale ha espressamente e formalmente assicurato la partecipazione) con i compiti indicati nel Protocollo. Un tavolo che annualmente (o nel diverso termine stabilito in sede locale) programma gli interventi su beni confiscati in concreto individuati. Il Protocollo nazionale è stato formalmente inviato a tutti i soggetti interessati, con espresso invito a formulare osservazioni e contributi (2).

Altro aspetto di rilievo focalizzato dal Protocollo è quello relativo alla partecipazione e al ruolo dell'Autorità giudiziaria. Proprio perché la gestione amministrativa del bene definitivamente confiscato presenta profili di connessione con le "funzioni giurisdizionali e di amministrazione della giustizia", si è offerta ai dirigenti degli Uffici giudiziari l'opportunità di sottoscrivere, scegliendo modalità, natura e ambito della partecipazione, il Protocollo d'intesa (3). Nello specifico, si tratta di comunicazione dei provvedimenti di sequestro e/o confisca, cioè di dati non più segreti o riservati, "al fine di individuare, in previsione della definitività dei decreti, un possibile utilizzo a fini sociali del bene".

Il tavolo ha funzioni di conferenza di servizio, ovviamente, solo laddove si tratti di raccogliere i pareri previsti dalla legge, al fine di adottare provvedimenti amministrativi in esito al procedimento di cui alla l. 109/1996, per snellire e velocizzare la procedura, consentendo, come prevede l'art. 14 l. 241/1990, l'esame contestuale della pratica e l'acquisizione dei pareri da parte dei soggetti pubblici. A tale conferenza di servizio, com'è ovvio, non viene chiamata l'Autorità giudiziaria, che deve restavi evidentemente estranea (4). La partecipazione dei dirigenti degli Uffici giudiziari avviene dunque su un piano diverso dal formale procedimento amministrativo. Si tratta, cioè, di intervenire in una sede di confronto e di collaborazione istituzionale al fine di conferire, nel rispetto delle differenti competenze e attribuzioni, la massima efficienza ad un'azione pubblica tesa a dare effettività al diritto della collettività a riutilizzare i beni sottratti dalle organizzazioni criminali (5).

Nel corso del 2009, sono state effettuate numerose conferenze dei servizi presso le Prefetture delle Province ove sono ubicati la maggior parte dei beni confiscati, allo scopo di concludere i procedimenti di destinazione che mancavano dei pareri o soltanto della proposta della filiale dell'Agenzia del demanio (6). In quella sede si è raggiunto l'incoraggiante risultato di concludere il procedimento di destinazione di oltre 300 beni immobili confiscati, per i quali mancava la formulazione dei pareri e delle proposte di destinazione. In tali occasioni, inoltre, si sono tenuti anche incontri con i Sindaci ed i Consorzi di comuni che possiedono beni confiscati, e con le cooperative che gestiscono i beni allo scopo di esaminare le problematiche di settore e di fornire sostegno da parte delle istituzioni centrali del Governo (7).

2 Il Protocollo "MOMART": l'utilizzo sociale nella fase del sequestro giudiziario

L'obiettivo di consentire l'utilizzo sociale o pubblico, sulla scorta di progetti compatibili con la fase processuale e positivamente valutati dalla competente Autorità giudiziaria, di beni sequestrati nel corso di procedimenti penali e di prevenzione ha trovato in Puglia una specifica realizzazione, di grande significato pratico e simbolico.

L'utilizzo, già in fase di sequestro, per fini sociali di beni sottratti alla criminalità organizzata, assicura immediatezza e visibilità all'intervento pubblico garantendo fin da subito la restituzione alla collettività della ricchezza sottrattale. Esso consente, altresì, di garantire l'integrità e la produttività del bene per facilitare, in caso di definitività della confisca, l'adozione del provvedimento di destinazione, ovvero la restituzione all'avente diritto che non potrà dolersi di una gestione redditizia, a differenza di quanto a volte si verifica. Come già sottolineato, molto spesso accade che dalla fase del sequestro a quella della destinazione passa troppo tempo e quindi i beni oggetto del provvedimento ablatorio rischiano inesorabilmente di deperire o esser sottoposti a danneggiamenti od occupazioni.

L'11 settembre 2008 a Bari è stato sottoscritto dalla Regione Puglia, dal Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, dall'Autorità giudiziaria, dalla Prefettura di Bari, dall'"Agenzia Nazionale per i Giovani" (8), dall'associazione "Libera" e dalla "Cooperativa Kismet" un Protocollo d'intesa per la utilizzazione di una discoteca sequestrata ai sensi dell'art 12 sexies l. 356/1992 da parte di associazioni per attività di promozione del territorio. Con questo Protocollo si è assicurato un raccordo tra la fase cautelare del sequestro e della conseguente amministrazione giudiziaria provvisoria del bene e quella successiva eventuale della confisca e della conseguente destinazione finale del bene, per consentire che il bene giunga alla fase finale della procedura effettivamente fruibile, libero da vincoli giuridici o di fatto; l'avvio di un progetto finanziato con fondi regionali; la formazione di giovani e l'animazione del territorio.

Tale bene è costituito dalla ex discoteca "MOMA" di Adelfia, famosa tra i locali notturni della Puglia. La vicenda giudiziaria di tale bene inizia nell'ottobre 2007, quando, in un'operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, viene sequestrato il MOMA poiché lo si ritiene nato dai proventi di attività illegali del clan Palermiti (9). Viene così nominato un custode/amministratore giudiziario dei beni posti sotto sequestro preventivo. La Regione Puglia inizia subito ad interrogarsi sul destino della discoteca, ponendosi come obiettivi la riconversione in tempi celeri del bene posto sotto sequestro. Questo si può considerare il primo caso giudiziario in Italia in cui un bene viene riconvertito prima di essere definitivamente confiscato. Il 30 novembre 2007, il Teatro Kismet presenta il progetto "MOMArt" (Motore Meridiano delle Arti) e lo sottopone all'Associazione "Libera" per un sostegno e per una realizzazione comune dei presupposti per il buon esito. Il 15 Febbraio 2008 viene sottoscritto un Protocollo di intesa fra associazione "Libera" e "Teatro Kismet" in cui dichiarano l'intenzione di favorire lo sviluppo di percorsi volti all'utilizzo di beni in stato di sequestro preventivo. A tale scopo si definisce come percorso sperimentale per la realizzazione di tale obiettivo il progetto presentato dal Teatro Kismet. La sinergia tra "Libera" e "Teatro Kismet" ha come obiettivo quello di affrontare le possibili difficoltà di gestione connesse alla particolare situazione in cui si trova un bene sottoposto a sequestro preventivo. A tal fine si ribadisce l'intenzione di entrambi i soggetti a mettere in atto tutte le risorse possibili per favorire la nascita di simili iniziative sul territorio pugliese attraverso il coinvolgimento della magistratura, delle Amministrazioni regionale e locali, della società civile (10).

Il 19 Febbraio 2008, il Teatro Kismet richiede l'affidamento della discoteca MOMA all'amministratore giudiziario, che sottopone la richiesta al Giudice del Tribunale Civile e Penale di Bari. Lo stesso Tribunale autorizza l'amministratore giudiziario a prendere ulteriori contatti con la richiedente società (11). L'8 luglio 2008 il Teatro Kismet sottoscrive il contratto di affitto di ramo d'azienda del MOMA assieme all'amministratore giudiziario dei beni posti sotto sequestro preventivo, con l'autorizzazione del Tribunale di Bari. Resta espressamente convenuto che il contratto cesserà con effetto immediato in caso di revoca del provvedimento giudiziario (12).

Questa esperienza potrà essere replicata anche per altri beni rafforzando il senso di legalità in territori difficili. Si segnalano, infatti, analoghe iniziative promosse dalle Sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali (in particolare Reggio Calabria e Palermo) che hanno anticipato forme di utilizzo sociale dei beni sin dalla fase del sequestro affidando la gestione dei terreni alle cooperative sociali promosse dalle associazioni.

3 L'Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio

Con la Legge Regionale n. 24, del 20 ottobre 2009, la Regione Lazio ha istituito, primo caso in Italia, un'Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali (cosi detta ABECOL) (13).

L'ABECOL si prefigge di promuove la collaborazione e il coordinamento tra i soggetti istituzionali e sociali, interessati alle fasi di destinazione, gestione e assegnazione dei beni confiscati. In particolare, tale attività comincia già dalla fase di sequestro dei beni. Durante il procedimento cautelare, ci si prefigge, infatti, l'obiettivo della sottoscrizione di protocolli d'intesa tra la Regione stessa ed i soggetti pubblici competenti, che disciplinino le modalità di acquisizione dei dati relativi ai beni sequestrati; inoltre, l'agenzia si propone di fornire la propria collaborazione, qualora richiesto dai competenti organi statali, al fine di prevenire il deterioramento dei beni tra la fase di sequestro e quella di confisca.

Nelle fasi della confisca definitiva e destinazione dei beni, l'ABECOL continua la sua attività di collaborazione e coordinamento. Si prescrive all'art. 3, comma 3, che essa dovrà:

  • istruire le richieste di destinazione dei beni da parte della Regione e la loro assegnazione, in raccordo con i Comuni in cui il bene è situato;
  • promuovere la definizione di accordi con gli istituti bancari per l'estinzione di ipoteche o di altri gravami trascritti sugli stessi beni e che ne ostacolano la destinazione;
  • promuovere la semplificazione delle procedure di destinazione dei beni, nel rispetto di quanto stabilito dal comma 1 dell'articolo 2 decies della l. 575/1965 e successive modifiche
  • predisporre i bandi regionali di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b) della l.r. 15/2001 e all'articolo 45 della legge regionale 24 dicembre 2008, n. 31 concernente la promozione dell'uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata e i bandi regionali relativi alla presentazione di domande per attività da svolgere relativamente ai beni trasferiti al patrimonio della Regione;
  • costituire e gestire uno sportello regionale che garantisca il coordinamento delle iniziative, la sensibilizzazione e l'informazione pubblica anche per via telematica;
  • verificare il corretto utilizzo dei finanziamenti stessi da parte dei soggetti assegnatari;
  • verificare l'effettiva corrispondenza tra la destinazione dei beni e il loro utilizzo, segnalando alle autorità competenti eventuali difformità;
  • ed infine promuovere la costituzione di cooperative di lavoratori per la gestione dei beni aziendali confiscati e destinati all'affitto ai sensi dell'articolo 2 undecies, comma 3, lett. a) della l. 575/1965.

Nella fase di assegnazione ed utilizzo dei beni confiscati, è previsto all'art. 3 comma 4, che l'Agenzia si muoverà:

  • per proporre alla Giunta regionale l'adozione di provvedimenti finalizzati all'assegnazione dei beni confiscati ai soggetti di cui all'articolo 2 undecies, comma 2, lettera b) della l. 575/1965;
  • per realizzare attività di documentazione, comunicazione e sensibilizzazione, anche per via telematica, sull'utilizzo dei beni confiscati;
  • per redigere ed aggiornare, in collaborazione con l'Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità, un rapporto annuale sui beni sequestrati, confiscati, destinati e assegnati nella Regione;
  • per redigere ed aggiornare un manuale delle buone prassi di utilizzo e gestione dei beni confiscati;
  • per svolgere attività di assistenza tecnica a favore dei soggetti assegnatari dei beni confiscati;
  • per effettuare il monitoraggio dell'effettivo utilizzo dei beni confiscati e comunicare semestralmente all'assessorato competente lo stato del loro utilizzo e per realizzare, in collaborazione con gli assessorati competenti, iniziative per la formazione dei soggetti assegnatari di beni confiscati e la promozione di cooperative sociali per la gestione dei beni stessi.

Inoltre all'art. 5, si prevede che l'ABECOL promorrà la sottoscrizione di protocolli d'intesa con i soggetti pubblici competenti per permettere che i beni giungano, alla fase finale del procedimento di destinazione degli stessi, effettivamente fruibili, liberi da vincoli giuridici o di fatto e, dove possibile, siano mantenuti e gestiti in tutte le fasi del procedimento.

Infine, sempre nella stessa Legge regionale (art. 7), è prevista l'istituzione di un fondo di rotazione al fine di sostenere i progetti che prevedono il riutilizzo dei beni confiscati, per l'estinzione delle ipoteche o di altri gravami trascritti sui beni confiscati alle organizzazioni criminali, che come abbiamo visto incidono fortemente sul mancato riutilizzo dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.

Si tratta di una legge molto importante, che ha istituito per la prima volta nel nostro Paese un'agenzia permanente per la gestione e destinazione dei beni confiscati, con tutti i vantaggi che essa può comportare. Come abbiamo appena visto tale Agenzia segue tutto l'iter del bene confiscato dalla fase del sequestro fino alla sua assegnazione finale. Vedremo in che rapporti questa Agenzia regionale si porrà con la istituenda Agenzia nazionale; certo è che, visto l'esiguo numero di personale a disposizione dell'Agenzia nazionale, l'ABECOL potrà fornire a quest'ultima una preziosa ed utile collaborazione.

4 I Consorzi di Comuni

La costituzione dei Consorzi di Comuni ha rappresentato sicuramente un elemento di forza dei progetti volti al riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. Gli Enti locali, infatti, hanno colto l'importanza di unire le forze per gestire meglio i beni confiscati, e dare vita ad opportunità sociali e di riscatto dei propri territori. Tali Consorzi per la gestione e l'utilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata hanno lo scopo di far superare alle singole Amministrazioni comunali le difficoltà finanziarie ed organizzative che spesso impediscono una corretta conduzione dei beni stessi. I consorzi, costituiti, ai sensi dell'art. 31, D. Lgs. 267/2000 (14), mediante una convenzione ed uno statuto che ne disciplina gli organi, hanno personalità giuridica di diritto pubblico ed autonomia statuaria, regolamentare, amministrativa ed economico-finanziaria. La loro durata può variare a seconda della programmazione di investimenti previsti sui beni conferiti. Essi si impegnano a garantire la massima trasparenza, in particolare nella scelta dei collaboratori e degli assegnatari dei progetti che verranno prescelti tramite progetti e bandi di gara pubblici.

Non per ultimo occorre considerare che i Consorzi, in territori ad alta densità criminale, consentono di non esporre singolarmente i rappresentanti comunali alle eventuali resistenze delle organizzazioni criminali che mal tollerano il riuso a fini sociali dei beni confiscati, presentando, invece, un unico e più forte organismo gestionale. Tale forma associativa, inoltre, ha anche una grande forza politica poiché amministrazioni comunali anche di colore diverso si uniscono per questa causa portando avanti un progetto comune.

4.1 Il Consorzio "Sviluppo e legalità" dell'Alto Belice corleonese

La prima esperienza italiana in tal senso nasce il 30 maggio 2000, sotto l'egida della Prefettura di Palermo, quando in seguito all'emissione di provvedimenti definitivi di confisca di circa 200 ettari di terreni appartenuti a esponenti di spicco di "cosa nostra" come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Giuseppe Genovese, si è determinata l'esigenza di un loro utilizzo, in modo produttivo e a fini sociali mediante l'affidamento in concessione a titolo gratuito a cooperative sociali di nuova costituzione. Il Consorzio è costituito da otto Comuni della Provincia di Palermo (Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato). Si tratta di un'area il cui sviluppo, pur possedendo delle enormi potenzialità, per le risorse naturali, paesaggistiche e culturali presenti, è stato sempre negativamente condizionato ed ostacolato dalla presenza di "cosa nostra" che ne ha impedito lo sviluppo economico e culturale. Sono coinvolte nel percorso del Consorzio, tramite la sottoscrizione di una prima Carta degli Impegni, "Italia Lavoro S.p.A." (15), "Consorzio Sudgest" (16) e l'Associazione "Libera". Sono state, inoltre, intraprese ulteriori collaborazione con altri soggetti istituzionali e non.

Nello specifico il progetto punta a: 1) recuperare il patrimonio confiscato a "cosa nostra" assegnato dai comuni al Consorzio, patrimonio costituito da terreni agricoli inutilizzati e in stato di totale abbandono per la mancanza di una gestione efficace ed economica durante la fase del sequestro e della confisca; 2) creare occupazione attraverso il riutilizzo dei beni confiscati istituendo cooperative sociali di giovani disoccupati; 3) realizzare attività volte a diffondere la cultura della legalità in un contesto territoriale difficile a causa dell'alta densità mafiosa.

Un ruolo decisivo per l'attuazione del progetto nel suo complesso ha avuto il Ministero dell'Interno Dipartimento della Pubblica Sicurezza -gestore dei fondi comunitari del Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia", periodo 2000-2006 (17), che, il 1 ottobre 2001 ha assunto il progetto "Sviluppo e Legalità" come progetto pilota anche per altre realtà territoriali (18).

Il Consorzio in collaborazione con la scuola, con la Chiesa e con il mondo dell'associazionismo, si impegna, inoltre, a rafforzare e diffondere la cultura della legalità in un contesto territoriale molto difficile (19). Un'ulteriore iniziativa formativa è stata prevista a favore di giovani disoccupati, da utilizzare nelle strutture consortili, dei Comuni aderenti al Consorzio "Sviluppo e Legalità". Particolare attenzione è stata rivolta anche al mondo della pubblica amministrazione prevedendo la realizzazione di iniziative formative rivolte ai dipendenti dei Comuni del Consorzio su tematiche attinenti la legalità nelle procedure amministrative e negli appalti (20).

In conclusione tale progetto sta dimostrando che con l'impegno e il coinvolgimento delle istituzioni e della società civile è possibile far nascere da terreni oramai improduttivi, confiscati ai mafiosi, nuovi posti di lavoro e nuova economia pulita per giovani disoccupati, attraverso la costituzione di cooperative specializzate nel settore agrituristico e delle colture biologiche (21).

4.2 Gli altri Consorzi siciliani

Successivamente all'esperienza positiva del Consorzio palermitano, nell'isola sono nate altre esperienze analoghe.

La prima di queste è il "Consorzio per la legalità e lo sviluppo Trapani" che è stato costituito il 05 luglio 2005. Esso ha per oggetto l'amministrazione comune per finalità sociali dei beni confiscati nel territorio dei Comuni interessati mediante la concessione a titolo gratuito. I Comuni facenti parte sono quelli di Trapani, Alcamo, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Castellamare del Golfo, Erice, Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Calatafimi-Segesta e Vita. Al momento della costituzione del Consorzio è stata sottoscritta una Carta degli impegni tra l'associazione "Libera", l'Agenzia del Demanio, la Prefettura, l'associazione "Cresm" (22).

Nell'ottobre 2005 si è formato il "Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo" tra alcuni Comuni della Provincia di Agrigento. Il Consorzio, nell'intendimento di consentire ai Comuni aderenti di superare le difficoltà finanziarie ed organizzative che potrebbero impedire loro l'esercizio efficace ed economico riutilizzo dei beni confiscati alla mafia, ha per oggetto l'amministrazione comune, per finalità sociali, mediante la concessione a titolo gratuito dei beni che sono conferiti in godimento agli Enti consorziati. I Comuni che, ad oggi, fanno parte del Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo sono: il Comune di Agrigento, il Comune di Canicattì, il Comune di Favara, il Comune di Licata, il Comune di Naro, il Comune di Palma di Montechiaro ed il Comune di Siculiana. Attualmente i progetti realizzati (23) sui beni confiscati e destinati agli Enti del consorzio sono: 1) casa per minori nel Comune di Agrigento (24); 2) spazio di verde pubblico attrezzato nel Comune di Favara (25); 3) centro di educazione alla legalità nel Comune di Favara (26); 4) centro di aggregazione sociale nel Comune di Naro (27); 5) centro servizi nel Comune di Siculiana (28).

Infine il 1 dicembre 2008 in provincia di Catania, la Prefettura ha promosso la costituzione di un nuovo Consorzio, "Consorzio Etneo per la legalità", tra i Comuni di Aci Catena, Catania, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina di Catania, Linguaglossa, Mascali, Mascalucia, Motta Sant'Anastasia, Piedimonte Etneo, Ramacca, San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Tremestieri Etneo e Viagrande. Anche in questo caso l'obiettivo è quello di raggiungere la migliore amministrazione e gestione dei beni confiscati su questi territori utilizzando i finanziamenti del PON sicurezza.

4.3 I Consorzi in Campania: "S.O.L.E." Napoli ed "Agrorinasce" Caserta

Il Consorzio S.O.L.E. nasce da un progetto promosso dalla Provincia di Napoli sotto la supervisione della Prefettura, sull'esempio del Consorzio "Sviluppo e legalità" di Palermo.

Nel 2003 viene approvato lo Statuto e costituito il Consorzio tra i Comuni di Casalnuovo, Marano, Giugliano in Campania, Pollena Trocchia, Portici, Pomigliano d'Arco, a cui si sono già aggiunti i Comuni di Afragola, Castellammare di Stabia e S. Giorgio a Cremano (29).

Il primo progetto realizzato dal Consorzio è stato quello del comune di Giugliano in Campania, costituito dal un complesso immobiliare "Parco Rea" conferito al Consorzio. La "villa bunker" (30), i capannoni e gli stabili e le aree circostanti sono oggetto di un progetto di riutilizzo ai fini sociali per l'insediamento della Facoltà di Scienze Motorie dell'Università degli Studi "Parthenope" (31). Altri progetti sono stati successivamente realizzati (32) o sono in fase di realizzazione.

Il Consorzio inoltre si avvale della collaborazione dell'associazione "Libera" che si occupa dell'animazione del territorio con attività di sensibilizzazione e di supporto alla creazione di cooperative sociali, "Italia Lavoro" (33) per le attività di formazione, "Sviluppo Italia" (34) per il supporto alla creazione d'impresa.

Il Consorzio "Agrorinasce" è stato costituito nell'ottobre 1998 da quattro Comuni (Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d'Aversa, Villa Literno) della provincia di Caserta (35).

Le attività del Consorzio si concentrano in quattro principali aree di intervento: a) diffusione della cultura della legalità attraverso la promozione e realizzazione di iniziative di educazione alla legalità nelle scuole, manifestazioni pubbliche di commemorazione di Don Giuseppe Diana (36) e iniziative di solidarietà e di assistenza alle vittime della criminalità; b) promozione e sviluppo dell'impresa con la gestione di un'area attrezzata per le imprese e lo sportello "Creaimpresa", in collaborazione con Sviluppo Italia Campania S.p.A.; c) infrastrutture sociali e attività culturali attraverso la gestione di un centro sportivo polivalente con annesse piscina comunale e palestra e promozione della realizzazione di centri sociali e biblioteche; d) recupero e gestione di beni confiscati alla camorra. Nello specifico, per quanto riguarda il recupero di beni confiscati alla camorra, nell'anno 2003, "Agrorinasce", in collaborazione con gli stessi Comuni soci, ha avviato un intenso programma di recupero a fini sociali dei beni stessi. Sono stati programmati, progettati ed avviati, di volta in volta ed in partnership con diversi Enti pubblici (ASL CE2, Comunità parrocchiali, il Dipartimento Affari Penitenziari ecc..), finanziamenti per la ristrutturazione degli immobili ed il loro adeguamento funzionale al progetto sociale ideato e concordato con i Comuni soci. La conferma e/o la nuova destinazione d'uso decisa da "Agrorinasce" è stata effettuata sempre tenendo conto dei bisogni sociali e pubblici del Comune ove è localizzato il bene confiscato e tenendo presente i bisogni degli altri Comuni limitrofi ed appartenenti ad Agrorinasce, in modo da evitare ogni possibile duplicazione di interventi sul territorio. Ad oggi i beni interessati da tali azioni sono in totale quindici, di cui dieci hanno ottenuto finanziamenti da parte del Ministero dell'Interno e della Regione Campania (37). Le priorità fino ad oggi attribuite per la destinazione pubblica e sociale dei beni confiscati sono state di natura formativa e culturale (5 beni confiscati), socio sanitaria (2 beni confiscati), pubblica (2 beni confiscati, di cui uno - San Marcellino ospita il Comando dei vigili urbani con un intero piano), sociale per il tempo libero (1 bene confiscato), produttiva per imprese sociali (1 bene confiscato) (38).

Sono altresì avviati importanti progetti di sicurezza urbana e di aiuto alle vittime della criminalità finanziati dalla Regione Campania-Assessorato agli Enti Locali ed alla Sicurezza delle Città. "Agrorinasce" ha stipulato, inoltre, un "Protocollo di legalità" con la Prefettura di Caserta per il controllo antimafia di tutti gli affidamenti di incarichi e di lavori realizzati dal Consorzio per la realizzazione dei progetti (39).

5 Il ruolo dell'associazione "Libera"

Comunità di recupero per tossicodipendenti, centri di riabilitazione per anziani, luoghi di aggregazione per giovani, sedi per associazioni e gruppi ed il mondo cooperativo, così come previsto dallo stesso art. 2 undecis, l. 575/65, sono tra i maggiori protagonisti del riutilizzo a fini sociali dei patrimoni confiscati alla criminalità organizzata.

Tra le associazioni, "Libera", oltre ad essersi fatta portatrice, nel 1995, della raccolta firme per l'approvazione della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, è senz'altro tra la protagoniste più attive di un'importante azione culturale e di promozione sul tema dei beni confiscati presso le istituzioni e i cittadini.

Sicuramente uno tra i progetti più interessanti è stata la creazione dell'agenzia "Cooperare con Libera Terra". Tale organismo, per la promozione cooperativa e della legalità, è una associazione senza scopo di lucro, costituita il 27 maggio 2006, promossa da cooperative e strutture associative di rappresentanza aderenti a Legacoop e partecipata da imprese cooperative, associazioni, enti pubblici o di diversa natura (40). L'Agenzia è stata creata per essere uno strumento di supporto ed aiuto allo sviluppo delle cooperative che operano sulle terre e gestiscono beni confiscati alle mafie e che si riconoscono nell'esperienza portata avanti dall'associazione "Libera".

Scopo dell'Agenzia è quello di fornire gratuitamente servizi finalizzati alla nascita, allo sviluppo e all'integrazione di iniziative imprenditoriali di norma in forma di società cooperativa, costituite allo scopo di gestire beni e patrimoni confiscati alla criminalità organizzata o che comunque seguono percorsi analoghi, sempre cioè impegnate nella "liberazione di terre" e nella loro restituzione ad un utilizzo sostenibile nel circuito della legalità.

L'Agenzia svolge tutte le attività di tipo complementare che dovessero risultare necessarie ai soggetti impegnati nel riutilizzo dei beni confiscati, ed in particolare esercita le seguenti attività e servizi:

  1. servizi di consulenza, di assistenza tecnica e di preistruttoria, assistenza allo start-up, redazione e valutazione del business-plan per l'avviamento o lo sviluppo delle iniziative imprenditoriali;
  2. analisi di pre-fattibilità, selezione e valutazione dei progetti d'impresa;
  3. servizi rivolti alla formazione professionale del personale addetto;
  4. assistenza al monitoraggio della gestione imprenditoriale, consulenza alla gestione e tutoraggio;
  5. promozione commerciale e di mercato per lo sviluppo dell'attività sociale delle onlus, nonché per la diffusione dei prodotti provenienti dalle terre confiscate gestite dalle predette onlus;
  6. assistenza nella ricerca di strumenti finanziari, di credito ed assicurativi e di servizi rivolti all'ottenimento dei finanziamenti.

L'Agenzia si rivolge sia a quei soggetti interessati a contribuire al consolidamento della legalità, al rafforzamento dell'economia sostenibile e rispettosa dell'ambiente, al riscatto ed al positivo utilizzo di beni confiscati ai mafiosi e più specificamente allo sviluppo di nuove imprese cooperative caratterizzate in questo caso da una forte valenza etica; sia alle associazioni e cooperative che aderiscono al progetto "Libera Terra" e i cui soci siano stati conosciuti e valutati affidabili da parte di "Libera" sotto il profilo etico e civico.

L'Agenzia opera attraverso prestazioni di volontariato rese gratuitamente dai propri associati e dai rispettivi dipendenti e collaboratori. Individuato un bisogno o una problematica presso le cooperative di "Libera Terra", valutata la competenza/professionalità necessaria tra le offerte dei soci nella "Banca delle Competenze" ad affrontare tale esigenza, l'Agenzia ha il compito di attivare il socio e metterlo in relazione con il soggetto interessato al fine di rispondere e dare una possibile soluzione alla problematica emersa. La "Banca delle competenze" è il cuore dell'Agenzia, una vera e propria banca dati in cui sono raccolte le informazioni relative alle competenze offerte dai soci come contributo al sostegno e consolidamento di tutti i soggetti di "Libera Terra". Lo scopo e l'obiettivo principale di questa "banca" è fare sistema, creare una rete di servizi che possono rispondere alle esigenze delle cooperative stesse.

5.1 Il disciplinare del marchio "Libera Terra": un modo diverso di fare impresa

Il disciplinare per la concessione del marchio "Libera Terra" è rivolto alle imprese cooperative, loro aggregazioni ed altre forme di impresa a carattere associativo che gestiscono beni confiscati realizzando prodotti e/o servizi da offrire sul mercato, ovvero che, pur non gestendo beni confiscati, aderiscono a Libera e realizzano servizi complementari e a supporto delle cooperative che operano sugli stessi.

I concessionari del marchio "Libera Terra", dovranno rispettare una serie di condizioni volte al raggiungimento di due macro-obiettivi: 1) il valore etico-sociale del progetto "Libera Terra"; 2) il valore qualitativo del singolo prodotto e/o servizio offerto.

Per quanto riguarda il perseguimento del primo macro-obiettivo, il disciplinare prescrive una serie di regole attinenti il personale da assumere e le condizioni di lavoro da applicare. La cooperativa concessionaria è tenuta, infatti, a rispettare alcuni criteri nella scelta dei lavoratori, soci e non soci, e dei collaboratori, che dovranno essere selezionati prevalentemente fra persone disoccupate o inoccupate, o appartenenti a categorie svantaggiate ai sensi della legge 381/91 (41). I soci, inoltre, non dovranno essere stati condannati e/o inquisiti per reati connessi all'associazione a delinquere di tipo mafioso o per corruzione, né essere, pertanto, contigui ad organizzazioni di tipo malavitoso. Infine, la cooperativa è obbligata a rispettare quanto previsto dalla legge 142/2001 e ad adottare il regolamento previsto dal relativo art. 6 (42), sulla posizione del socio lavoratore.

Per quanto riguarda le condizioni lavorative, ai soci lavoratori ed agli eventuali collaboratori, siano essi dipendenti o meno, devono essere garantite le condizioni di lavoro previste dalle normative nazionali in materia. Nel caso in cui la concessionaria operi in territori ove queste fossero totalmente o in parte assenti, valgono le convenzioni internazionali ILO "International Labour Organization" (43), in particolare per quanto concerne il lavoro forzato e minorile, la libertà di aggregazione e di contrattazione collettiva, le condizioni di lavoro e quelle relative alla sicurezza ed alla salubrità del luogo di lavoro. Si prescrive, inoltre, che le prestazioni di lavoro non devono essere "forzate", cioè i lavoratori devono essere liberi di interrompere o continuare il rapporto di lavoro nel rispetto della normativa vigente e del contratto di lavoro.

Ovviamente non è ammesso lo sfruttamento del lavoro minorile e possono essere occupate solamente persone che abbiano superato l'età dell'obbligo scolastico. La collaborazione dei minori di anni 16 è ammessa solo in caso di campi di volontariato, organizzati in collaborazione con associazioni di volontariato e simili, o all'interno di percorsi di inserimento/riabilitazione autorizzati dagli enti competenti (es. Tribunale dei minorenni).

Tutte le persone occupate a vario titolo nella concessionaria, siano esse soci lavoratori, dipendenti e/o collaboratori, devono poter liberamente incontrarsi, associarsi e organizzarsi nel rispetto della normativa italiana o delle convenzioni ILO, e devono poter aderire a federazioni sindacali riconosciute sia sul piano locale che nazionale, senza subire alcun tipo di discriminazione per questo. Più in generale, è vietata qualsiasi forma di discriminazione in base a razza, ceto, nazionalità, religione, invalidità, sesso, orientamento sessuale, affiliazione politica ed età.

Grande importanza è data anche alla formazione dei lavoratori. La concessionaria dovrà provvedere all'organizzazione di specifici corsi, momenti di formazione ed aggiornamento rivolti tanto al personale di nuova assunzione che a quello consolidato, indipendentemente dal tipo di rapporto professionale. Inoltre, avvalendosi della collaborazione di "Libera", la concessionaria è tenuta a svolgere un corso introduttivo all'inizio del rapporto professionale, ed almeno un corso o momento formativo su base annua, in relazione ai contenuti e all'applicazione della legge 109/96.

Le concessionarie dovranno anche intrattenere, se possibile, rapporti con il territorio circostante e la società civile. Nel disciplinare si auspica lo svolgimento di attività quali la partecipazione a sagre e feste paesane e patronali, a mercati paesani e rionali, l'organizzazione di incontri nelle scuole e di "giornate aperte", la realizzazione di attività del tipo "fattoria didattica", l'adesione a manifestazioni sportive e ogni altra iniziativa pubblica tesa a promuovere lo spirito e i principi del marchio "Libera Terra".

Infine, molto importante sarà anche l'attività comunicativa e di promozione del valore etico-sociale del progetto "Libera Terra". La concessionaria dovrà impegnarsi a partecipare a convegni, dibattiti, seminari incentrati sulle attività produttive della medesima e sui valori proposti da Libera. Dette iniziative devono servire a divulgare i principi e i temi proposti da "Libera" tramite le attività e i prodotti offerti dalla concessionaria stessa (44). Viene consigliata anche la collaborazione con il mondo dei "media", dai giornali alle riviste di settore e non, alle radio ed alle Tv, per far conoscere le proprie attività, condividere gli obiettivi di fondo e stimolare l'analisi e la discussione su questi temi (45).

Per quanto concerne il secondo macro-obiettivo, cioè il valore qualitativo di quanto viene prodotto, occorre distinguere se si tratta di prodotti o di servizi.

Per i primi, è previsto che la concessionaria che svolge attività di produzione agricola deve farlo nel rispetto del metodo di produzione biologico conformemente a quanto stabilito dal Regolamento CEE 2092/91 (46).

Devono essere rispettate, inoltre, tutte le normative nazionali e gli standard relativi alla sicurezza, alla salubrità dei prodotti e alla loro tracciabilità.

Per quanto concerne le caratteristiche qualitative organolettiche dei prodotti, la concessionaria deve costantemente impegnarsi nel miglioramento della qualità dei processi e dei prodotti. Infatti, soltanto i prodotti giudicati qualitativamente buoni dall'"Agenzia Cooperare con Libera Terra" otterranno e manterranno il marchio "Libera Terra".

Nelle scelte di tipo commerciale la cooperativa deve elaborare annualmente il piano commerciale dei prodotti a marchio "Libera Terra" (e comunque per ogni nuovo prodotto per il quale intenda richiedere l'utilizzo del marchio) che tenga conto dei seguenti elementi:

  • costruzione del prezzo del singolo prodotto e break even point (47)
  • canali commerciali
  • quantità totale del singolo prodotto e quantità per ogni singolo canale commerciale
  • prezzo di vendita per ogni canale commerciale e posizionamento commerciale di un prodotto similare
  • margine di guadagno dell'impresa per ogni canale commerciale

Se il prodotto della cooperativa consiste invece in un servizio, la concessionaria che lo offre a terzi o ad altre strutture che gestiscono beni confiscati (es. attività agrituristiche, distribuzione e commercializzazione dei prodotti, servizi turistici, ecc.) deve ispirarsi ai principi di sostenibilità sociale ed ambientale, ed alla valorizzazione delle esperienze di riuso sociale dei beni confiscati in atto. La concessionaria deve dotarsi di sistemi e meccanismi che permettano un costante miglioramento qualitativo del servizio offerto. Infatti, soltanto i servizi valutati di buon livello qualitativo dall'"Agenzia Cooperare con Libera Terra" otterranno e manterranno il marchio "Libera Terra".

La cooperativa concessionaria deve elaborare annualmente il piano commerciale dei servizi offerti a marchio "Libera Terra" (e comunque per ogni nuovo servizio per il quale intenda richiedere l'utilizzo del marchio) che deve tener conto di:

  • costruzione del prezzo del singolo servizio e break even point (48)
  • canali commerciali
  • potenzialità del servizio
  • prezzo di vendita per ogni canale commerciale e posizionamento commerciale di un prodotto similare
  • margine di guadagno dell'impresa per ogni canale commerciale

Attualmente, le più importanti cooperative impegnate nel progetto "Libera Terra" sono la "Pio La Torre" e la "Placido Rizzotto" in Sicilia, la "Valle del Marro" in Calabria, e la "Terre di Puglia" in Puglia. Si tratta di cooperative sociali di tipo B, ex l. 381/91, che svolgono attività agricole finalizzate al reinserimento di persone svantaggiate. I soci fondatori di tutte queste cooperative sono stati selezionati tramite bando pubblico, una scelta di trasparenza in netto contrasto con i metodi d'assunzione basati su raccomandazioni e favori molto diffusi in quei territori. L'attività agricola viene condotta secondo il metodo dell'agricoltura biologica, che risponde ai bisogni di sicurezza e genuinità alimentare, e rispetta le reali potenzialità del terreno, senza determinarne uno sfruttamento insostenibile.

5.2 Le cooperative sui terreni confiscati alle mafie

"Libera Terra" e la recente costituzione della società consortile "Libera Terra Mediterraneo" costituiscono un progetto molto ambizioso ed importante che intende proporre un nuovo modello di produzione e sviluppo socio-culturale per quei territori che si trovano in una situazione di depressione economica e sociale anche a causa delle forte presenza della criminalità organizzata.

Si tratta di creare occupazione e sviluppo attraverso il riutilizzo dei terreni di coloro che attraverso la violenza e la sopraffazione hanno negato o tramutato in privilegi i più basilari diritti. Siamo di fronte, quindi, ad una proposta fortemente simbolica, di riscatto e liberazione per quelle persone e quei luoghi che da troppo tempo vivono in questa situazione. Oltre al valore etico della proposta bisogna, però, saper offrire anche un modello economico che garantisca occupazione e crescita, poiché un alto tasso di disoccupazione, e, la conseguente povertà, costituiscono terreno fertile per il consenso ed il potere delle associazioni mafiose.

"Libera Terra" cerca di perseguire questi obiettivi attraverso un modello di recupero sia economico che sociale. Per fare questo si è scelto di affidarsi al modello delle cooperative sociali di tipo B, che hanno, come si legge nell'art. 1 comma 1 lett. b) della legge 381/91, proprio lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di attività diverse -agricole, industriali, commerciali o di servizi -finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Già dal momento della loro costituzione si è scelto di intraprendere la strada della trasparenza e dell'eguaglianza. I soci fondatori, infatti, sono stati prescelti tramite bando pubblico, il quale ha dato precedenza a giovani in cerca di occupazione. Nella scelta, poi, degli altri soci o collaboratori si è data la precedenza a soggetti svantaggiati o disoccupati, persone che potenzialmente, in territori ad alta densità mafiosa, possono più facilmente cadere in situazioni di illegalità o marginalità sociale.

Da un punto di vista produttivo si sta adottando un sistema di "impresa sostenibile" che, da un lato, rispetti l'ambiente ed il territorio attraverso la produzione biologica e di qualità, e dall'altro, si faccia portatrice del valore etico-sociale del progetto stesso, non solo sul territorio circostante ma anche livello nazionale ed internazionale. Da quest'ultimo punto di vista le cooperative, infatti, sono fortemente impegnate, insieme ad altri soggetti istituzionali e dell'associazionismo, in attività di sensibilizzazione verso i temi della cittadinanza attiva e responsabile, della legalità, dell'antimafia e del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Vengono portate avanti, infatti, iniziative sia con le scuole ed altre realtà sociali dove sono siti i terreni confiscati, sia con altri soggetti lontani ed estranei a queste situazioni. Non a caso, ogni anno sono centinaia le persone che scelgono di fare turismo responsabile negli agriturismi sui terreni confiscati o di prestare volontariamente il proprio lavoro nelle cooperative di "Libera Terra".

L'ultima "sfida", poi, è stata la nascita del consorzio "Libera Terra Mediterraneo" che, oltre ad unire le cooperative già coinvolte nel progetto di "Libera Terra", si propone di coinvolgere altri produttori agricoli del territorio con accordi di produzione, i quali prevedono, tra l'altro, anche l'adesione ai principi e ai valori di legalità, giustizia sociale e rispetto dell'ambiente. Si cerca quindi di allargare questo modello a tutto il territorio, creando così un indotto ed un sistema economico basato sui principi appena visti. Tale modello economico può garantire sviluppo e benessere e diventare un'alternativa importante all'emigrazione, all'illegalità ed all'emarginazione.

Un modello che comincia a dare i suoi frutti se si pensa che dal 2001, anno di nascita della prima coop. "Libera Terra-Placido Rizzotto", altre esperienze simili sono state create, ed altre, sono in cantiere o stanno per essere ultimate, come la cooperativa sociale, di tipo B, "Terre di Don Peppe Diana-Libera Terra" in provincia di Caserta, dove si produrrà la prima "mozzarella della legalità". Nelle cooperative, nate sotto il progetto "Libera Terra", oggi operano 103 persone, il 30% di questi è costituito da soggetti svantaggiati. Il capitale sociale delle cooperative ammonta a 279.301 euro, con un patrimonio netto di 1 milione e 400.000 euro ed un fatturato che supera i 3 milioni e mezzo (49). Anche la commercializzazione dei prodotti sta diventando molto diffusa su tutto il territorio nazionale. Attualmente è possibile trovare i prodotti nelle "Botteghe dei sapori e dei saperi", esercizi commerciali nati per la vendita specifica dei prodotti "Libera Terra" (50); le botteghe del commercio "Equo e solidale" ed i supermercati Coop ed Ipercoop.

Certo non mancano le difficoltà, basti pensare alle intimidazioni ed ai danneggiamenti che le cooperative che gestiscono i beni confiscati subiscono costantemente. Le associazioni mafiose, che non sopportano in alcun modo l'affronto rappresentato dalla sottrazione della propria "roba", non mancano di far sentire la loro presenza e pressione sul territorio con minacce e violenze. Questi momenti difficili vengono superati grazie alla rete di alleanze, collaborazioni e solidarietà che in questi anni recenti il fronte dell'associazionismo antimafia è riuscito a costruire attorno alle realtà più esposte alle prepotenze criminali (51).

5.2.1 La coop. "Placido Rizzotto"

L'esperienza pilota del progetto "Libera Terra" è stata la fondazione della cooperativa "Placido Rizzotto" (52) a S. giuseppe Jato (PA). Essa opera sulle terre del Consorzio di Comuni "Sviluppo e Legalità" nel palermitano, ove effettua l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali e ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. Oltre ad aderire a "Libera", la cooperativa fa parte del CONAPI, Consorzio nazionale di apicoltori e agricoltori biologici (53).

Il progetto "Libera Terra" muove i primi passi nel luglio 2001, con la pubblicazione di un bando per la selezione di 15 giovani disoccupati ai fini della costituzione di una cooperativa per la gestione delle terre confiscate del Consorzio Sviluppo e Legalità.

Dopo 3 mesi di intenso percorso formativo, coordinato da "Italia Lavoro" (54), nasce la Cooperativa sociale "Placido Rizzotto-Libera Terra", ed inizia la coltivazione dei 155 ettari di terreni confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina, che, sino a quel momento, erano lasciati in totale stato di abbandono.

Nel luglio 2002 inizia il raccolto del grano, definito simbolicamente della "speranza": a Corleone, nella Valle del Gorgo del Drago, teatro delle battaglie del giovane segretario della Camera del lavoro Placido Rizzotto, alla presenza del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, del Sottosegretario del Ministero degli Interni, del Prefetto di Palermo e di tutti sindaci del Consorzio, prende avvio la trebbiatura del frumento seminato su quelle terre rese particolarmente fertili dagli anni dell'abbandono.

La zona in cui opera la Cooperativa, quella dell'Alto Belice Corleonese, è particolarmente vocata per la produzione di uva da vino. Tutti i vigneti della cooperativa ricadono nel territorio della D.O.C. di Monreale e grazie all'aiuto di "Slow Food" (55) stanno lentamente tornando produttivi. Infatti, se il recupero di un seminativo è molto semplice, il ripristino di un vigneto distrutto è un'impresa ardua sotto il profilo tecnico ed economico (56).

La Cooperativa "Placido Rizzotto-Libera Terra" gestisce anche l'agriturismo "Portella della Ginestra" ed il Centro Ippico "Giuseppe Di Matteo", due strutture confiscate a Bernardo Brusca e ristrutturate grazie all'intervento del PON Sicurezza del Ministero degli Interni, 2000-2006 (57).

Infine, è stata inaugurata il 27 ottobre 2009 dal consorzio "Sviluppo e Legalità" e dall'associazione "Libera" la prima cantina "Centopassi" (58), realizzata su un bene confiscato al mafioso corleonese Giovanni Genovesi in contrada Don Tomaso-S. Cipirello (Palermo). La Cantina, gestita dalla Cooperativa Placido Rizzotto, ubicata in un'area estesa di 17 mila metri quadri e circondata da altri 6 ettari di terreno anch'essi confiscati alla mafia (59) è stata finanziata con i fondi PON Sicurezza 2000-2006 erogati dal ministero dell'Interno (60).

Tra le altre attività sociali svolte si ricordano la partecipazione alle iniziative di diffusione della cultura della legalità e dell'impegno promosse dall'associazione "Libera" (come i campi di lavoro estivi svoltisi ogni anno nella cooperativa stessa da parte di volontari provenienti da tuta Italia), dal "Consorzio Sviluppo e legalità" di Palermo, dalla Lega delle Cooperative e da altre associazioni e istituzioni. La Cooperativa ha, inoltre, collaborato con la Federazione nazionale delle associazioni "Auser" per la realizzazione di una campagna a sostegno del "Filo d'Argento", un servizio di assistenza domiciliare gratuita per gli anziani.

5.2.2 La coop. "Pio La Torre"

La "Pio La Torre" è stata costituita il 22 Giugno 2007 ed opera sulle terre del Consorzio di Comuni "Sviluppo e Legalità" di Palermo, ove effettua l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando così opportunità occupazionali e ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. Oltre che all'associazione "Libera", aderisce anche al CONAPI (Consorzio nazionale di apicoltori e agricoltori biologici).

Alla cooperativa sono stati affidati in comodato d'uso gratuito circa 140 ettari di terreni confiscati alla mafia, siti nel territorio dei comuni di Piana degli Albanesi, Corleone, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Monreale, Altofonte, Roccamena. Oltre all'agricoltura, essa svolge anche attività di apicoltura.

Inoltre, la cooperativa è assegnataria di un complesso agrituristico, in via di completamento, situato a pochi chilometri dal centro abitato di Corleone, ed una volta appartenuto al boss mafioso Salvatore Riina, nonché di alcuni fabbricati annessi ai fondi agricoli ma oggi in totale stato di degrado e abbandono (61). L'agriturismo sarà destinato ad accogliere i visitatori di passaggio desiderosi di immergersi in un contesto territoriale dal forte carattere rurale, ma avrà lo scopo principalmente di ricevere coloro (scuole, associazioni e gruppi sensibili) che vogliano conoscere ed approfondire le tematiche legate al riutilizzo sociale dei beni confiscati, all'uso sostenibile delle risorse ed al rispetto dell'ambiente.

5.2.3 La coop. "Valle del Marro"

La cooperativa sociale "Valle del Marro -Libera Terra", nata nel dicembre 2004, svolge la sua attività nella Piana di Gioia Tauro, su 60 ettari di terreni confiscati alla "'ndrangheta".

La cooperativa viene alla luce a conclusione del progetto "Uso sociale dei beni confiscati nella provincia di Reggio Calabria", promosso dall'associazione "Libera" e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Un'iniziativa che ha ricevuto sostegno e collaborazione da parte di vari soggetti come la Prefettura di Reggio Calabria, l'Agenzia "Italia Lavoro" (62), la Diocesi di Oppido-Palmi, la Legacoop ed associazioni ed istituti scolastici locali.

La cooperativa è divenuta assegnataria dei terreni nel febbraio del 2005 attraverso la sottoscrizione di contratti di comodato d'uso gratuito, della durata di 30 anni, con i Comuni di Gioia Tauro, Oppido Mamertina e Rosarno. L'attività produttiva consiste nella coltivazione e trasformazione degli ortaggi, raccolta delle olive e produzione di olio e produzione di miele.

Altro obiettivo della coop. "Valle del Marro" è quello di sensibilizzare il territorio rispetto ai temi della legalità e della cittadinanza attiva, conducendo percorsi di educazione alla legalità nelle scuole. Inoltre, ogni anno, la cooperativa ospita i "campi della legalità", un'iniziativa organizzata da "Legambiente" (63) e da "Libera" con l'obiettivo di promuovere la cultura della legalità e dell'ambientalismo. Volontari provenienti da ogni parte del mondo cooperano con i soci della cooperativa facendo sui terreni confiscati alla mafia esperienza di lavoro, cura dell'ambiente, socialità e riflessione.

5.2.4 La coop. "Terre di Puglia"

Ultima nata è la cooperativa sociale "Terre di Puglia-Libera Terra", fondata il 31 gennaio 2008 sui terreni confiscati alla "sacra corona unita" nella provincia di Brindisi, nei comuni di Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico. Si tratta di circa venti ettari di terreno coltivati a grano biologico e di circa trenta ettari di vigneto tipico, in via di recupero, dopo anni di abbandono, anche grazie al lavoro di agronomi del circuito "Slow Food".

Partner del progetto, oltre ai Comuni interessati dai beni confiscati, la Prefettura di Brindisi e "Libera", sono la Provincia di Brindisi ed "Italia Lavoro" (64). Fondamentale è stato il sostegno politico ed economico della Regione Puglia che ha scommesso su questa esperienza a vantaggio di tutto il territorio.

5.2.5. Il consorzio "Libera Terra Mediterraneo"

Lo scorso 27 agosto 2009 è stata costituita la società consortile a responsabilità limitata "Libera Terra Mediterraneo" (65), i cui soci sono rappresentati dalle cooperative sociali "Pio La Torre", "Placido "Rizzotto", "Terre di Puglia", le società "Alce Nero & Melizia spa" (66), "COOPFOND società per azioni" (67) ed infine "BANCA POPOLARE ETICA Società Cooperativa per Azioni".

I soci fondatori, quindi, sono realtà che condividono i principi alla base del progetto di riuso sociale dei beni confiscati "Libera Terra". Oltre ai soci fondatori, si legge nello Statuto della società, sarà possibile che si associno al Consorzio altre cooperative sociali che lavorano, o lavoreranno, sui terreni confiscati. E' inoltre prevista l'adesione anche di altre cooperative non sociali del territorio (es. cooperative di produzione e lavoro o di conferimento di materie prime). Una delle idee fondanti del Consorzio, infatti, è quella di dare la possibilità di accogliere all'interno della compagine sociale anche soggetti non strettamente legate al progetto "Libera Terra", creando così l'opportunità di accrescere l'utilità sociale del progetto e di diffonderne i benefici sul territorio. Il Consorzio mira, quindi, a diventare un punto di riferimento nel territorio per le aziende agricole, i coltivatori, le cooperative, operanti o meno sui beni confiscati, e per la popolazione in generale, permettendo la concretizzazione e la diffusione dei benefici sociali, economici, ambientali legati al progetto "Libera Terra" ed alla legge 109/96.

In particolare, scopo della società è quello di promuovere, in proprio e per conto delle imprese associate, il tema della legalità e del rispetto dei diritti della persona e della giustizia sociale, i principi della cooperazione, lo sviluppo delle produzioni agricole e della trasformazione dei prodotti secondo criteri definiti dell'agricoltura biologica. Inoltre, la società si propone di realizzare iniziative di turismo e agriturismo responsabili nelle Regioni in cui esistono realtà sociali che gestiscono beni confiscati.

Per realizzare questo modello di economia sociale, "Libera Terra Mediterraneo" intende occuparsi di vari aspetti:

  1. la commercializzazione dei prodotti dei soci imprenditori agricoli e dei soggetti terzi;
  2. la progettazione e realizzazione delle strategie di marketing e comunicazione;
  3. la pianificazione e programmazione delle produzioni agricole dei soci, cooperative e singoli imprenditori agricoli, attraverso la definizione di piani colturali concordati con i soci in relazione alle richieste di mercato, tenendo conto anche delle loro esigenze aziendali;
  4. la definizione e coordinamento della pianificazione degli investimenti dei soci in coerenza con le strategie di sviluppo delle attività sociali;
  5. la realizzazione, per i soci imprenditori agricoli e/o per i terzi, di acquisti comuni di materie prime, mezzi per la produzione e servizi per raggiungere l'ottimizzazione dei costi;
  6. la gestione dei lavori colturali e delle risorse umane;
  7. l'acquisizione e gestione di immobili e di strutture produttive utili ai soci;
  8. il coordinamento delle attività di impiego dei mezzi tecnici e delle attrezzature in uso ai soci; alla raccolta e stoccaggio delle materie prime conferite dai soci e da terzi; alla trasformazione e valorizzazione dei prodotti dei soci imprenditori agricoli e/o di terzi non soci;
  9. il coordinamento, la programmazione e la realizzazione di iniziative socioculturali volte alla conoscenza e alla diffusione delle esperienze di uso sociale dei beni confiscati e alla promozione del territorio;
  10. l'organizzazione, produzione e vendita di servizi turistici e agrituristici, con particolare riferimento al turismo responsabile e per la promozione e valorizzazione delle attività esercitate sui beni confiscati, anche attraverso lo svolgimento diretto o in collaborazione con i soci, dell'attività di agenzia di viaggi come disciplinato dalla l. 217/83 e successive modificazioni (68);
  11. il coordinamento dell'acquisizione di finanziamenti per investimenti a favore dei soci imprenditori agricoli;
  12. la fornitura di servizi diversi, amministrativi, commerciali e tecnici, finalizzati alla migliore realizzazione della attività sopra descritte, a favore dei soci e di soggetti terzi.

Note

1. Per la stesura di di questo paragrafo si è fatto riferimento a A. Maruccia, Relazione annuale 2008 sulle attività del Commissario straordinario del Governo, cit., pp. 37 e ss.

2. Le Forze dell'Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza) coinvolte in sede territoriale dai Prefetti, hanno espressamente richiesto ai Comandi centrali di poter sottoscrivere formalmente il Protocollo. Oltre al Dipartimento della Pubblica sicurezza, che ha, in qualche modo, partecipato alla formulazione dell'atto unitamente al Gabinetto del Ministro il Comando Generale della Guardia di Finanza ha formalmente condiviso e autorizzato l'intervento in sede provinciale, riconoscendo la validità del modello proposto con una apposita circolare inviata ai Comandi territoriali. Osservazioni e contributi sono pervenute da talune Prefetture (Bari, Reggio Calabria, Roma in particolare), dall'Agenzia del demanio e dal Gabinetto del Ministro dell'interno. Successivamente è stato presentato in sede di Conferenza regionale delle Autorità di P.S. allargate -in talune sedi -a tutti i soggetti interessati alle procedure, all'Agenzia del demanio, alla magistratura, agli Enti locali e alle associazioni che si sono tenute presso le Prefetture di Bari il 12.02.2008, di Reggio Calabria il 13.02.2008, di Catania il 27.02.2008, di Palermo il 28.02.2008, di Torino il 4.03.2008, di Milano il 5.03.2008 e di Roma il 1.04.2008. Lo strumento di concertazione proposto dal Commissario è stato espressamente indicato nel Protocollo firmato a Casal di Principe (CE) il 31.07.2008 dal Ministro dell'Interno, dal Presidente della Regione Campania e dal Commissario, quale modello da seguire per il coinvolgimento delle istituzioni locali e della società civile nel progetto relativo al finanziamento di beni confiscati da riconvertire in "grandi opere per la legalità".

3. A tutti i Procuratori Generali ed i Presidenti delle Corti di Appello è stata inviata, in data 14 marzo 2008, la bozza del Protocollo nazionale. Nessun Capo degli Uffici giudiziari di merito (era stato chiesta la trasmissione ai Tribunali e alle Procure di ciascun Distretto) ha avanzato dubbi in ordine alla legittimità, nei termini indicati, della partecipazione dei Dirigenti degli Uffici giudiziari, mentre in talune sedi (a Napoli, per esempio) gli appartenenti all'ordine giudiziario hanno fortemente condiviso e salutato con soddisfazione l'iniziativa, ritenuta utile e proficua. I dirigenti degli Uffici distrettuali di Bari, tuttavia, con nota del 16.05.2008, hanno ritenuto di richiedere al Consiglio superiore della magistratura se fosse consentita "la partecipazione dei dirigenti degli Uffici giudiziari ad un tavolo permanente tecnico -istituzionale" il quale opera con le funzioni (di natura amministrativa) della "Conferenza di servizi" ex art. 14 della L. 241/1990 e nell'ambito delle competenze attribuite al Prefetto dall'art. 9 del D.P.R. del 3.04.2006, n. 180. L'Ufficio ha inviato al Consiglio superiore della magistratura una nota illustrativa nella quale, tra l'altro ha esplicitato che "il tavolo dovrebbe costituire, come risulta dal testo del Protocollo, uno strumento di semplificazione per facilitare l'efficienza dell'azione pubblica, obiettivo cui non deve restare estranea la giurisdizione quando ne sia tutelato l'esercizio indipendente e autonomo".

4. Non a caso il Protocollo all'art. 1, quinto cpv, recita "al tavolo è riconosciuta la funzione di conferenza di servizi ex art. 14 l. 241/1990 per la destinazione e l'utilizzazione dei beni confiscati". Dunque la funzione di conferenza di servizio è limitata esclusivamente a questa attività amministrativa e non al resto delle attività del tavolo. La previsione che riguarda le Autorità giudiziarie rimanda, in realtà, ad attività esterne all'esercizio della giurisdizione, ovvero ad attività sancite direttamente dalla legge e ribadite nel Protocollo.

5. E' da rilevare che la VI Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, ha accolto integralmente le osservazioni dell'Ufficio, esplicitate anche nel corso di un'apposita audizione del Commissario. In data 27 novembre 2008 il plenum del Consiglio, all'unanimità, ha approvato una Risoluzione che sancisce la piena adeguatezza istituzionale dello strumento di collaborazione dell'Autorità giudiziaria alle azioni amministrative volte alla destinazione ed utilizzo dei beni.

6. Palermo 6/7 maggio, Bari 15 giugno, Reggio Calabria 18 giugno, Napoli 23 giugno, Catania 8 luglio, Caserta 10 luglio, Crotone 21 luglio.

7. Nell'ambito delle conferenze di servizio e degli incontri convocati presso le Prefetture, l'ufficio si è occupato di specifici casi in cui la criminalità organizzata ha continuato ad esercitare il controllo diretto o indiretto sui beni confiscati anche attraverso soggetti comunque riconducibili ai prevenuti ed ha soffermato la sua attenzione anche su situazioni di non corretto utilizzo. Per detti casi sono stati richiesti specifici accertamenti ed emessi atti d'impulso. Sono state affrontate e risolte alcune situazione piuttosto intricate. La prima relativa all'immobile confiscato nel comune di Torchiarolo (BR), emblematica delle criticità che affliggono i beni confiscati. Infatti, sebbene la confisca definitiva risalga al 12/01/1995, fino a pochi mesi fa il prevenuto ha continuato ad occupare la villa posta al centro di un terreno confiscato assegnato ad una cooperativa di giovani verso i quali, peraltro, ha esercitato continue pressioni e intralci. Peraltro sul bene, gravato da ipoteca, pende il procedimento esecutivo intentato dalla banca a garanzia del credito. L'Ufficio del Commissario Straordinario si è fortemente impegnato, con un opera di raccordo e coordinamento dei diversi soggetti insieme al Prefetto di Brindisi, per risolvere sia la problematica dell'occupazione, proponendo che lo stesso Prefetto fosse nominato dal Tribunale custode del bene e quindi a estromettere il prevenuto dal bene, sia per evitare la vendita, con l'intervento dell'Avvocatura dello stato di Lecce, giungendo alla sospensione della stessa e poi alla erogazione del contributo finanziario da parte della Regione Puglia per l'estinzione dell'ipoteca, anche mediante una congrua riduzione delle pretese che la Banca Popolare pugliese ha consentito. La seconda riguardava, invece, un terreno confiscato a Castelvolturno (CE) ad Apicella Dante erroneamente considerato bene aziendale e quindi destinato alla vendita ma occupato senza titolo per diversi anni da soggetto collegato al prevenuto; solo a seguito di ripetute richieste agli organi competenti è stato finalmente liberato e, modificato il decreto, potrà essere trasferito al comune e destinato ad usi sociali. Altro caso è quello relativo ai terreni dati in gestione ad Acli Terra Campania direttamente dall'Agenzia del Demanio, nonostante il parere contrario dei sindaci. L'Ufficio aveva chiesto la revoca in quanto il Presidente, poi arrestato, aveva avuto contatti con esponenti della camorra. A seguito della revoca i sindaci dei Comuni interessati Carinola, Pignataro Maggiore e Teano hanno aderito al protocollo d'intesa "Le terre di don Peppe Diana" ed affideranno i beni alle associazioni di giovani partecipanti. Altro esempio è quello relativo all'immobile confiscato a Casapesenna (CE) dato in locazione dal comune alla Banca di Bari. E' stato rappresentato all'ente locale che la locazione non è conforme alle previsioni di destinazione dei beni immobili di cui all'art. 2 undecies della legge 575/1965, e pertanto, pur tenendo conto delle difficoltà di utilizzo come "Casa degli anziani" e che i relativi canoni sono assegnati a fini sociali, è opportuno che codesto Comune, alla scadenza del contratto di locazione dei locali in questione, destini gli stessi ad effettivi fini sociali. In esito a ciò il Comune ha comunicato all'istituto di credito la risoluzione del contratto alla scadenza. Infine, si è avuto modo di esaminare i principali atti relativi alle vicende del complesso immobiliare sito nel Comune di Polizzi Generosa (PA) ritenendo utile indicare dei rimedi che il sistema di impugnazione prevede ed offre, quali l'incidente di esecuzione, da formularsi ex art. 665 e ss. nonché l'opposizione all'esecuzione al fine di inibire, nelle more dell'esito del primo giudizio, la vendita del complesso immobiliare in oggetto.

8. L'Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) è un organismo pubblico, dotato di autonomia organizzative e finanziaria, vigilato dal Governo Italiano e dalla Commissione Europea. E' stata istituita dal Parlamento Italiano per dare attuazione alla Decisione 1719/2006/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma Gioventù in azione per il periodo 2007-2013. L'ANG persegue gli obiettivi fissati con gli articoli 2 e 3 della Decisione ed amministra, in Italia, il programma comunitario Gioventù in Azione. Così lo Statuto definisce la missione dell'ANG: a) l'ANG promuove la cittadinanza attiva dei giovani, in particolare, la loro cittadinanza europea; b) sviluppa la solidarietà e promuove la tolleranza fra i giovani per rafforzare la coesione sociale; c) favorisce la conoscenza, la comprensione e l'integrazione culturale tra i giovani di Paesi diversi; d) contribuisce allo sviluppo della qualità dei sistemi di sostegno alle attività dei giovani ed allo sviluppo della capacità delle organizzazioni della società civile nel settore della gioventù; e) favorisce la cooperazione nel settore della gioventù a livello locale, nazionale ed europeo. L'ANG esercita questa missione amministrando i fondi assegnati all'Italia dal programma comunitario Gioventù in Azione e sviluppando proprie iniziative in collaborazione con altre istituzioni, associazioni e imprese.

9. Nel 2002 il clan aveva infatti acquistato la discoteca durante un'asta giudiziaria. Per questa vicenda la Direzione distrettuale antimafia di Bari contesta alla famiglia Palermiti il reato di trasferimento fraudolento di valori.

10. Nell'ambito delle iniziative sviluppate nel progetto "MOMArt" viene dato ampio spazio alla visibilità e agli scopi sociali del progetto, vengono sviluppate iniziative volte alla diffusione di informazioni, contenuti e saperi connessi con il progetto in corso. L'esperienza del "MOMArt" è attualmente condotta dal Teatro Kismet condividendone le finalità con l'associazione "Libera" ma la gestione, responsabilità civile e penale e i rischi connessi sono tutti a carico del Teatro Kismet che assume materialmente la titolarità dell'impresa e del progetto. Il Teatro Kismet mette a frutto e rende disponibili tutti gli strumenti, le esperienze, le competenze che verranno dallo sviluppo del progetto "MOMArt" allo scopo di favorire la nascita di altre iniziative simili a partire da esperienze private o di tipo associativo.

11. Il 15 Marzo 2008 l'opinione pubblica viene a conoscenza del progetto "MOMArt" durante la "XII Giornata della memoria e dell'impegno" in ricordo delle vittime delle mafie che si svolge a Bari si comunica l'intento di fare della ex discoteca MOMA, sequestrata alla criminalità, un luogo altro. In questa occasione la Regione annuncia che in brevissimo tempo, la discoteca "MOMA" sarà trasformata in un luogo per la creatività: il "MOMArt".

12. Attualmente il progetto si articola in tre sezioni: a) MOMA live, uno spazio musicale in cui proporre serate live dedicate a musica, letteratura e di arti visive; b) MOMArt -motore della creatività giovanile, un luogo dedicato alla produzione, alla formazione e all'incubazione degli artisti del territorio; c) MOMA HUB, luogo dedicato alle relazioni e della cooperazione nazionale e internazionale. Lo stesso "MOMART" ha indetto un concorso il "MOMArt story", con il supporto organizzativo del Teatro Kismet OperA e il sostegno dell'associazione "Libera" e Regione Puglia, in collaborazione con il festival "CRACK!", fumetti dirompenti, con l'intento di stimolare la ricerca espressiva e la sperimentazione nell'ambito del fumetto attraverso la storia del MOMA.

13. L'art. 2, comma 2, della citata legge specifica, inoltre, che l'ABECOL ha autonomia gestionale, organizzativa, finanziaria e contabile, ai sensi dell'articolo 2 della l.r. 1/2008.

14. L'art. 31, comma 1, del D. Lgs. 267/2000, recante Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, così recita: "Gli enti locali per la gestione associata di uno o più servizi e l'esercizio associato di funzioni possono costituire un consorzio secondo le norme previste per le aziende speciali di cui all'articolo 114, in quanto compatibili. Al consorzio possono partecipare altri enti pubblici, quando siano a ciò autorizzati, secondo le leggi alle quali sono soggetti".

15. "Italia Lavoro Spa" è stata istituita di seguito alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13.5.1997 per la promozione, la progettazione, la realizzazione e la gestione di attività ed interventi finalizzati allo sviluppo dell'occupazione sull'intero territorio nazionale, con particolare riguardo alle aree territoriali depresse ed ai soggetti svantaggiati del mercato del lavoro.

16. Consorzio di consulenza, direzione ed organizzazione aziendale.

17. Vedi capitolo I, nota n. 5.

18. Con i Fondi FESR (Fondi europei di sviluppo regionale) è stata finanziata la realizzazione di: 1) una rete agrituristica costituita da due centri agrituristici, uno a Corleone e uno a Monreale; 2) un centro ippico al servizio dell'agriturismo di Monreale; 3) uno stabilimento enologico al servizio dei centri agrituristici, finalizzato alla trasformazione di uve di grande qualità, prodotte nei vigneti del Consorzio; 4) un centro di confezionamento dei prodotti delle terre del Consorzio, per essere offerti nei centri agrituristici. La realizzazione di tali interventi è stata prevista su beni confiscati alla mafia. Con i fondi del PON - Sicurezza, il Consorzio "Sviluppo e Legalità" ha inaugurato il 10 novembre 2008 a San Giuseppe Jato (luogo dove è stato ucciso e disciolto nell'acido il quindicenne Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino) un "Giardino della Memoria e dell'impegno" contro la mafia.

19. Attraverso i fondi FSE, assegnati dal Ministero dell'Interno -Dipartimento della Pubblica Sicurezza gestore dei fondi comunitari del PON "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia", 20002006, sono stati finanziati dei programmi formativi rivolti agli studenti, alle famiglie e al personale docente delle scuole elementari, medie e medie superiori dei Comuni del Consorzio, non solo per promuovere tra gli studenti e i docenti l'utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche come strumenti di sviluppo nella legalità, ma anche per animare confronti con genitori, docenti ed allievi per sviscerare le problematiche inerenti lo sviluppo socio economico del territorio nella legalità.

20. Il bilancio economico del progetto è pari ad €3.778.389,77 (FESR €3.048.519,00 + FSE €729.870,77).

21. Tra i risultati conseguiti dal Consorzio si ricordano: 1) Destinazione ad agriturismo di un edificio a due elevazioni denominato "Case Coglitore" in Contrada Drago (Monreale), confiscato alla mafia. L'agriturismo, aperto nell'anno 2005, è attualmente gestito dalla cooperativa "Placido Rizzotto-Libera Terra" costituita da nº 18 soci. Nella struttura oltre i soci vengono impiegati 3 persone. La struttura è dotata di n. 9 posti letto e di 100 coperti. La struttura è in piena attività e opera senza nessuna difficoltà; 2) si è realizzato su un bene confiscato alla mafia, in Contrada Drago (Monreale), a due passi dall'agriturismo un centro ippico. La struttura, aperta al pubblico nel 2006, è attualmente gestito dalla Cooperativa "Placido Rizzotto-Libera Terra" costituita da nº 18 soci. Nella struttura oltre i soci viene impiegata 1 persona, essendo ancora in fase di start up. La struttura è dotata di n. 3 cavalli; 3) attività di divulgazione dell'esperienza e delle iniziative del consorzio "Sviluppo e Legalità", sia verso rappresentanti delle Istituzioni centrali e locali, sia verso le Comunità. Con l'iniziativa è stato reso possibile far conoscere all'esterno il progetto "Sviluppo e Legalità" e i suoi risultati, attraverso anche l'esposizione dei prodotti provenienti dalle terre confiscate alla mafia gestite dal Consorzio; 4) corso di formazione finalizzato ad arricchire il territorio di riferimento di figure professionali di cui potersi avvalere nell'ambito di iniziative che abbiano come obiettivo la riutilizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Destinatari: soggetti in cerca di occupazione con durata della ricerca oltre i sei mesi nel caso di disoccupati giovani (15-24 anni di età) oppure oltre i dodici mesi nel caso di disoccupati adulti (oltre i 24 anni di età); 5) corso di formazione finalizzato a sviluppare un'attività di educazione alla cultura della legalità attraverso un itinerario formativo capace di far crescere la consapevolezza che la libertà, la dignità, la sicurezza e la solidarietà sono valori e precondizioni del vivere sociale che non solo vanno perseguiti ma che devono essere sostenuti ed adeguatamente difesi. In particolare, l'azione è stata finalizzata a fornire strumenti didattici e cognitivi attraverso un'opera di riqualificazione dei docenti e dirigenti scolastici che operano nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori ricadenti nel territorio dei Comuni del Consorzio; 6) corso di formazione finalizzato a concorrere alla diffusione della cultura della legalità nelle Pubbliche amministrazioni del consorzio "Sviluppo e Legalità", attraverso una riflessione sulla disciplina penale della Pubblica amministrazione, con riferimento ai reati commessi da soggetti privati e dipendenti pubblici ed alle relative responsabilità, sulla gestione dei beni confiscati e sulla normativa relativa, sul procedimento amministrativo e sulle procedure di appalti; 7) corso di formazione riservato agli studenti, alle famiglie e al personale docente delle scuole elementari medie e superiori degli otto Comuni del consorzio "Sviluppo e Legalità". Ha avuto come obiettivi specifici: diffondere la cultura della legalità presso gli studenti, le famiglie e il personale docente delle scuole elementari e medie del comprensorio territoriale di riferimento -promuovere l'utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche come strumenti di sviluppo nella legalità -progettare e sviluppare, insieme con gli studenti e con il personale docente delle scuole, sistemi educativi anche multimediali per la divulgazione della legalità -animare confronti con genitori, docenti ed allievi per sviscerare le problematiche inerenti lo sviluppo socio economico del territorio nella legalità; 8) in data 27 ottobre 2009 è stata inaugurata dal consorzio "Sviluppo e Legalità" e dall'associazione "Libera" la prima cantina "Centopassi", realizzata su un bene confiscato al mafioso corleonese Giovanni Genovesi in contrada Don Tomaso-S. Cipirello (Palermo). La Cantina, gestita dalla cooperativa "Placido Rizzotto-Libera Terra", ubicata in un'area estesa 17 mila metri quadri e circondata da altri 6 ettari di terreno anch'essi confiscati alla mafia, è destinata alla trasformazione di uve di alta qualità.

22. Il CRESM, centro di ricerche economiche e sociali per il meridione, è un'associazione senza scopo di lucro che promuove e opera con progetti di sviluppo locale, di solidarietà e cooperazione con le fasce sociali e con i territori più svantaggiati.

23. Il riutilizzo di tali beni è inserto nei progetti "Libera-terra Agrigento" e "Maciste". Il primo ha per oggetto la realizzazione di alcuni interventi infrastrutturali su beni confiscati alla criminalità organizzata. Obiettivi del progetto sono: 1) valorizzazione delle risorse del territorio, mediante la partecipazione attiva dei soggetti sociali; 2) diffusione della cultura della legalità; 3) utilizzabilità e produttività per finalità sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata; 4) prevenzione del rischio e reinserimento sociale dei soggetti a rischio; 5) promozione di nuovi modelli comportamentali generati dalla cultura della legalità. Il progetto antiracket ed antiusura denominato "Maciste" intende creare percorsi di sensibilizzazione e coinvolgere singoli soggetti, categorie e opinione pubblica in generale contro i fenomeni del racket, dell'usura e della criminalità organizzata, attraverso l'innalzamento del livello di consapevolezza degli stessi e mediante il consolidamento della rete collaborativa con gli organi dello Stato preposti all'attività di contrasto. Il progetto è stato presentato al Dipartimento Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali (in riferimento all'Avviso pubblico per la presentazione di una proposta progettuale sul Progetto Antiracket e Antiusura a valere sulla sottomisura 3.21C del P.O.R. Sicilia 2000/2006 -Dipartimento Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali) dall'A.T.S. costituita tra il Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale della Provincia di Agrigento (capofila), il Consorzio agrigentino per lo "Sviluppo e la Legalità", l'Associazione agrigentina antiracket ed antiusura "Lo Mastro Onlus" e la società Promozione e Sviluppo m.c.m. s.r.l. ed è stato ammesso al finanziamento per l'importo complessivo di €344.867,09. In particolare il progetto con le sue azioni risponderà ai fabbisogni specifici emersi: 1) diffusione della cultura della legalità, attraverso un'accurata azione di Sensibilizzazione/animazione territoriale; 2) diminuzione dei fenomeni del racket e dell'usura, attraverso la creazione di uno sportello e di un centro di ascolto; 3) diffusione degli strumenti legali e finanziari per non cadere nel racket e nell'usura, attraverso percorsi di formazione rivolti a target specifici; 4) innalzamento dell'occupazione, come causa indotta della lotta ai fenomeni del racket e dell'usura. Le attività previste sono: a) campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica; b) animazione territoriale attraverso un quotidiano antiracket e antiusura per le famiglie; c) campagne di educazione alla legalità nelle scuole attraverso il teatro in classe; d) lo sportello e l'assistenza telefonica alle vittime; e) il Centro di Ascolto per le donne; f) il supporto alla efficacia del progetto. Il "Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo" si occuperà delle attività di consulenza e accompagnamento che sarà fornita tramite l'istituzione di un apposito sportello.

24. Nello specifico gli interventi riguardano la fornitura di arredi per la Casa famiglia per minori.

25. Nello spazio a verde pubblico (il "Giardino della memoria") sito in Favara, l'intervento ha interessato un'area sulla quale, inizialmente, insisteva un immobile da demolire. Le opere di demolizione sono state finanziate ed effettuate dal Comune stesso. Per ciò che concerne, invece, le opere di realizzazione del Giardino della Memoria, esse sono state finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza. La consegna dei lavori di realizzazione del giardino è avvenuta il 12 giugno 2007.

26. Nel centro di "Educazione alla legalità per i giovani" sito in Favara sono state necessarie delle opere di demolizione di un immobile presente sull'area interessata dall'intervento, a cura del Comune stesso. Le opere di realizzazione del centro destinato ad attività sociali per i giovani sono state finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza, 2000-2006 ed i lavoro sono stati ultimati il 13 luglio 2007.

27. Nel Centro di aggregazione sociale del Comune di Naro, le opere di realizzazione sono state finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza, 2000-2006 e concluse in data 27 febbraio 2007.

28. Nel centro per servizi di informazione, accoglienza, educazione ambientale e alla legalità e per la fruizione del mare nel Comune di Siculiana, le opere di realizzazione sono state finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza, 2000-2006.

29. Altri Comuni che hanno chiesto di aderire sono Boscoreale, Casoria, Cicciano, Capri, Ercolano e Saviano.

30. Si tratta della villa appartenuta a Francesco Rea, capo dell'omonimo clan operante nella zone di Giugliano (NA), definita "bunker" perché circondata da palazzi abitati da persone vicine al clan che fungevano da protezione.

31. Il primo step del progetto di recupero sociale dell'intero complesso relativo alla superficie occupata dalla villa "bunker" e dalla superficie cortilizia di circa 6.500 mq, si avvale di un finanziamento PON Sicurezza, 2000-2006, e rappresenta un primo ambito d'intervento per la realizzazione del progetto complessivo sull'intera area confiscata di 31.000 mq attualmente in fase di elaborazione. Al termine di questa prima fase vi sarà la costituzione di cinque cooperative finalizzate alla gestione delle attività insediate nella struttura che daranno occupazione a circa 25 giovani.

32. Si ricorda la realizzazione nel 2007 presso il Comune di Castellamare di Stabia di una casa alloggio per migranti denominata "Asharam Santa Caterina" gestita dall'associazione "Casa della pace e della non violenza".

33. Vedi capitolo I, nota n. 62.

34. Oggi INVITALIA, cioè l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo. I suoi obiettivi prioritari sono: favorire l'attrazione di investimenti esteri; sostenere l'innovazione e la crescita del sistema produttivo; valorizzare le potenzialità dei territori.

35. Nel 2005 hanno aderito altri due nuovi Comuni: San Marcellino e Santa Maria La Fossa.

36. Parroco della Chiesa San Nicola di Bari nella città di Casal di Principe (CE) che si è contraddistinto nell'impegno contro la camorra ed ucciso per questo il 19 marzo 1994. Il suo impegno civile e religioso contro la camorra ha lasciato un profondo segno nella società campana. Il suo scritto più noto è la lettera Per amore del mio popolo non tacerò, un documento diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana insieme a tutti i parroci di Casal di Principe, un manifesto dell'impegno contro il sistema criminale.

37. Ecco il dettaglio dei progetti di recupero dei beni confiscati alla camorra finanziati dal Ministero dell'Interno e dalla Regione Campania: 1) 4 di essi sono finanziati dal Ministero dell'Interno (di cui tre sono riferibili alle misure previste dal PON Sicurezza 2000/2006); 2) 6 sono quelli finanziati dalla Regione Campania. La localizzazione dei beni è la seguente: 6 a Casal di Principe; 2 a San Cipriano d'Aversa; 1 a Santa Maria La Fossa; 1 a San Marcellino.

38. Attualmente la società è beneficiaria finale del progetto pilota denominato 'Terra di Lavoro: Legalità e Sviluppo" nell'ambito del PON Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno 2000/06, con una dotazione finanziaria di circa 3,8 milioni di euro.

39. I progetti approvati, finanziati ed in corso di realizzazione sono: 1) Progetto sportello "Creaimpresa", con lo scopo di attivare tutti quei servizi che possono agevolare la nascita e lo sviluppo di nuove imprese, incluse le imprese sociali per la gestione dei beni confiscati alla camorra. È costituito da quattro addetti selezionati con procedura di evidenza pubblica e coordinati da "Sviluppo Italia Campania S.p.A.", anch'essa selezionata con procedura di evidenza pubblica. Di tale intervento sono beneficiari tutti i Comuni, e in ognuno di essi sono previste iniziative pubbliche di sensibilizzazione per la creazione di impresa. La sede principale dello Sportello 'Creaimpresa' è a Casal di Principe, presso l'Università per la legalità e lo sviluppo; 2) progetto "Spazio giovani ed impresa" la cui struttura (inaugurata nel marzo 2008) è costituita da un Centro di formazione, di aggregazione sociale e di esposizione di prodotti tipici e/o culturali. In particolare la struttura verrà destinata per le seguenti tipologie di attività: a) fiere, sagre, mostre, convegni per la promozione delle imprese e dei prodotti tipici locali e per lo sviluppo socio culturale dell'area; b) formazione dei giovani dell'intera area sia per aspetti propriamente economici che sociali; c) iniziative di promozione della socialità e della cultura della legalità, in particolare per la costruzione dei carri di carnevale del Comune di Villa Literno; 3) progetto "Nucleo tecnico per la progettazione ed il recupero dei beni confiscati alla camorra", il quale prevede la creazione di una struttura di progettazione ad hoc per i beni confiscati alla camorra, concentrando, in pochi professionisti scelti, tutta l'attività di progettazione, direzione dei lavori e di coordinamento della sicurezza per i progetti di recupero dei beni confiscati previsti con i fondi del PON Sicurezza (come il progetto di Fattoria dei prodotti tipici, il Centro giovanile polivalente di S. Marcellino). Il Nucleo Tecnico è composto da due architetti e due geometri, tutti selezionati con procedure di evidenza pubblica. La sede è prevista a Casal di Principe, presso l'Università per la legalità e lo sviluppo; 4) progetto di "Fattoria dei prodotti tipici" è il progetto complessivo di recupero ad uso produttivo dell'azienda agricola di circa 20 ettari confiscata alla camorra locale, localizzata nel Comune di S. Maria La Fossa. Il progetto prevede la riattivazione dell'azienda agricola, con la coltivazione di prodotti tipici ortivi dell'area (pomodori, meloni ecc.), di frutta e di un piccolo allevamento bufalino e di altri animali da stalla e da cortile. Il progetto avrà funzioni anche socio educative per i giovani e gli studenti in visita, nella logica, appunto, della "Fattoria Didattica"; 5) progetto "Centro giovanile polivalente" di S. Marcellino in un bene immobile confiscato alla camorra è localizzato in pieno centro cittadino a pochi passi dall'Amministrazione Comunale e dalla Chiesa cittadina. Il Centro Giovanile Polivalente sarà una struttura a due piani che si doterà di una serie di funzioni che sosterranno l'aggregazione, la formazione e l'educazione dei minori e dei giovani ed ospiterà, inoltre, il Comando dei Vigili urbani. La struttura di "Centro Giovanile Polivalente" sarà dotata di una serie di spazi ben identificati in cui al primo livello ci saranno spazi associativi, sala Biblioteca e sala "Sportello Informagiovani", al secondo livello il Comando dei Vigili Urbani del Comune di S. Marcellino e l'ufficio Agrorinasce; 6) progetto "Parco della legalità" a Casal di Principe, in cui si prevede la costruzione, in un terreno confiscato alla camorra, di un parco attrezzato con funzioni educative-ricreative finalizzato alla promozione della legalità sul territorio attraverso la realizzazione di un immobile destinato ad incontri, dibattiti, convegni, ma anche rappresentazioni teatrali e musicali, verde attrezzato e parcheggi. La progettazione esecutiva è stata affidata ad un team di tecnici esterni attraverso una procedura di evidenza pubblica; 7) progetto "Parco della legalità" di Casapesenna, consiste nella realizzazione di un spazio verde attrezzato nel Comune di Casapesenna attraverso il recupero dell'area ferroviaria, sita a sud della Stazione ferroviaria di Albanova, area oggetto di dismissione da parte delle Ferrovie dello Stato, e già ceduta in comodato allo stesso Comune di Casapesenna. "Agrorinasce" agirà su una porzione ben identificata dell'intera area, di circa 4.000 mq, intendendo favorire, in tal modo, il contestuale risanamento di un'area ormai in completa situazione di degrado ambientale ed avviando, nel contempo, un complesso di attività, includendo in essa aree destinate al verde, per il gioco, per lo sport e per l'educazione ambientale. La progettazione esecutiva è stata affidata ad un team di tecnici esterni attraverso una procedura di evidenza pubblica; 8) progetto "Parco della legalità" di S. Cipriano d'Aversa, che prevede la realizzazione di un'area sportiva e per il tempo libero che comprenda il campo di calcio, già esistente, e la realizzazione di altre strutture per attività sportive e di verde attrezzato, con spazi giochi. Si tratta di un intervento molto importante per il territorio, utile a combattere il forte disagio giovanile del territorio offrendo alternative valide all'impiego del tempo libero da parte dei giovani del luogo. Verrà realizzato in uno spazio di circa 8.000 mq alle spalle del campo sportivo un impianto sportivo coperto ed uno scoperto, idonei ad ospitare attività sportive ed un'area di verde attrezzato con parco giochi per bambini. La progettazione esecutiva è stata affidata ad un team di tecnici esterni attraverso una procedura di evidenza pubblica; 9) programma di diffusione della cultura della legalità in tutto il territorio di "Agrorinasce", che consiste nella sensibilizzazione sui temi della legalità rimane uno dei principali obiettivi dell'attività del consorzio ed ha previsto anche nel progetto pilota 'Terra di Lavoro: Legalità e Sviluppo' un programma di rafforzamento della cultura della legalità e dello sviluppo. Il programma di diffusione della cultura della legalità prevede incontri tematici, seminari, convegni, presentazioni di pubblicazioni e ricerche e campagne di sensibilizzazione sui temi della legalità e della sicurezza, in collaborazione con gli enti comunali, le scuole e le associazioni di volontariato che operano sui temi della legalità; 10) progetto di formazione professionale, in particolare nei corsi di "lotta alla dispersione scolastica", "animatori sociali", "fare impresa nella legalità".

40. All'interno dell'Agenzia si distinguono soci ordinari, che concorrono all'attività sia mediante apporti annuali in denaro sia mediante prestazioni professionali gratuite proprie o di propri dipendenti o collaboratori e soci sostenitori, i quali, invece, concorrono all'attività esclusivamente mediante apporti annuali in denaro. Gli attuali soci di Libera Terra sono: 1) A.N.C.S.T. -Associazione Nazionale Cooperative di Servizi e Turismo, nel settore della rappresentanza; 2) Agricoltura è Vita - C.I.A., nel setteore dell'istruzione professionale e dell'assistenza tecnica; 3) ANCC Associazione Nazionale Cooperative Consumatori, nel settore della rappresentanza; 4) Apofruit, nel settore agroalimentare e dell'agrozootecnia; 5) Assicop, nel settore assicurativo; 6) C.I.O. -Consorzio Italiano Oli, nel settore agroalimentare; 7) Cadiai, nel settore sociale; 8) Camst, nel settore della ristorazione; 9) Casalecchio delle Culture, nel settore dell'istituzione e dei servizi culturali del Comune di Casalecchio di Reno; 10) CCC -Consorzio Cooperative Costruzioni, nel settore della produzione e lavoro; 11) Cergas, nel settore della fornitura di gas tecnici e medicali; 11) Ciononostante - La Fattoria, nel settore sociale; 12) CIV -Cons. interprovinciale Vini, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 13) CNS -Consorzio Nazionale Servizi, nel settore dei servizi amministrativi; 14) Conad, nel settore del consumo e distribuzione; 15) Conapi, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 16) Consorzio Agribologna, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 17) Consorzio Granterre, nel settoreagroalimentare/agrozootecnia; 18) Consorzio il Biologico, nel settore dei servizi ambientali; 19) Consorzio SIC, nel settore sociale; 20) Coop Adriatica, nel settore consumo e distribuzione; 21) Coop Ansaloni, nel settore abitazione; 22) Coop Costruzioni, nel settore della produzione e lavoro; 23) Coop Industria - CO.IND, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 24) Coop Italia, nel settore marketing; 25) Coop.va Ex Aequo, nel settore del consumo e distribuzione; 26) Coop.va La Baracca, nel settore della produzione culturale e comunicazione; 27) Coop.va Not Available, nel settore della produzione culturale e comunicazione; 28) Coop.va Nuova Scena, nel settore della produzione culturale e comunicazione; 29) Coopfond -Fondo Mutualistico; 30) CPL Concordia, nel settore della produzione e Lavoro; 31) CTA -Cooperativa Trasporto Alimentari, nel settore movimentazione e merci; 32) Ekoes, nel settore comunicazione integrata; 33) Fondazione Unipolis -Fondazione studi e ricerche; 34) Food Quality Control Italia, nel settore della consulenza e formazione; 35) GIV - Gruppo Italiano Vini, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 36) Granlatte, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 37) Inforcoop, nel settore servizi formativi; 38) Kitchen, nel settore produzione culturale e comunicazione; 39) Legacoop Agroalimentare, nel settore della rappresentanza; 40) Legacoop Bologna, nel settore della rappresentanza; 41) Legacoop Calabria, nel settore della rappresentanza; 42) Legacoop Campania, nel settore della rappresentanza; 43) Legacoop Emilia Romagna, nel settore della rappresentanza; 44) Legacoop Forlì-Cesena, nel settore della rappresentanza; 45) Legacoop Puglia, nel settore della rappresentanza; 46) Legacoop Rimini, nel settore della rappresentanza; 47) Legacoop Sicilia, nel settore della rappresentanza; 48) Legacoopsociali, nel settore della rappresentanza; 49) Manutencoop, nel settore dei servizi integrati; 50) Pausa Café, nel settore commercio equo e solidale; 51) Progeo, nel settore agroalimentare/agrozootecnia; 52) Provincia di Bologna; 53) Sacoa, nel settore dei servizi amministrativi e contabili; 53) SCS Consulting, nel settore dei servizi di consulenza aziendale; 54) Slow Food Italia, associazione promozione "buono, pulito e giusto"; Unipol - Assicurazione; 55) Virtual coop, nel settore sociale.

41. Tale legge, all'art. 4 comma 1, indica che nelle "cooperative sociali" che svolgono attività diverse (agricole, industriali, commerciali o di servizi) finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate tali soggetti si considerano tali i "gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di istituti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, i condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione previste dagli articoli 47, 47-bis, 47-ter e 48 della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663. Si considerano inoltre, persone svantaggiate i soggetti indicati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della sanità, con il Ministro dell'interno e con il Ministro per gli affari sociali, sentita la commissione centrale per le cooperative istituita dall'articolo 18 del citato decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577, e successive modificazioni". Al comma 2, inoltre, è previsto che tali soggetti "devono costituire almeno il trenta per cento dei lavoratori della cooperativa e, compatibilmente con il loro stato soggettivo, essere socie della cooperativa stessa. La condizione di persona svantaggiata deve risultare da documentazione proveniente dalla pubblica amministrazione, fatto salvo il diritto alla riservatezza".

42. Si tratta delle disposizioni in tema di "Revisione della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio lavoratore" in cui all'art. 6 si prescrive che "entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le cooperative di cui all'articolo 1 definiscono un regolamento, approvato dall'assemblea, sulla tipologia dei rapporti che si intendono attuare, in forma alternativa, con i soci lavoratori. Il regolamento deve essere depositato entro trenta giorni dall'approvazione presso la Direzione provinciale del lavoro competente per territorio. Il regolamento deve contenere in ogni caso: a) il richiamo ai contratti collettivi applicabili, per ciò che attiene ai soci lavoratori con rapporto di lavoro subordinato; b) le modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative da parte dei soci, in relazione all'organizzazione aziendale della cooperativa e ai profili professionali dei soci stessi, anche nei casi di tipologie diverse da quella del lavoro subordinato; c) il richiamo espresso alle normative di legge vigenti per i rapporti di lavoro diversi da quello subordinato; d) l'attribuzione all'assemblea della facoltà di deliberare, all'occorrenza, un piano di crisi aziendale, nel quale siano salvaguardati, per quanto possibile, i livelli occupazionali e siano altresí previsti: la possibilità di riduzione temporanea dei trattamenti economici integrativi di cui al comma 2, lettera b), dell'articolo 3; il divieto, per l'intera durata del piano, di distribuzione di eventuali utili; e) l'attribuzione all'assemblea della facoltà di deliberare, nell'ambito del piano di crisi aziendale di cui alla lettera d) forme di apporto anche economico, da parte dei soci lavoratori, alla soluzione della crisi, in proporzione alle disponibilità e capacita finanziarie; f) al fine di promuovere nuova imprenditorialità, nelle cooperative di nuova costituzione, la facoltà per l'assemblea della cooperativa di deliberare un piano d'avviamento alle condizioni e secondo le modalità stabilite in accordi collettivi tra le associazioni nazionali del movimento cooperativo e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Salvo quanto previsto alle lettere d), e) ed f) del comma 1, il regolamento non può contenere disposizioni derogatorie in pejus rispetto ai trattamenti retributivi ed alle condizioni di lavoro previsti dai contratti collettivi nazionali di cui all'articolo 3. Nel caso in cui violi la disposizione di cui al primo periodo, la clausola è nulla".

43. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) è l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne. I suoi principali obiettivi sono: promuovere i diritti dei lavoratori, incoraggiare l'occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro. L'ILO è l'unica agenzia delle Nazioni Unite con una struttura tripartita: i rappresentanti dei governi, degli imprenditori e dei lavoratori determinano congiuntamente le politiche ed i programmi dell'Organizzazione. L'ILO è l'organismo internazionale responsabile dell'adozione e dell'attuazione delle norme internazionali del lavoro. Forte dei suoi 179 Stati membri, l'ILO si prefigge di assicurare che le norme del lavoro siano rispettate sia nei principi che nella pratica. Per ulteriori informazioni: Ufficio dell'ILO per l'Italia e San Marino.

44. Si specifica inoltre che in occasione di iniziative proposte dalla concessionaria, l'eventuale partecipazione di personaggi pubblici, sia appartenenti al mondo della politica che della società civile, deve essere attentamente ed opportunamente vagliata dai responsabili della Concessionaria e ne va data preventiva informazione a "Libera" al fine di evitare che la presenza di persone che agiscono in un modo incoerente rispetto agli obiettivi di Libera possa compromettere l'immagine e/o la reputazione sia della Concessionaria che di "Libera". Per tale motivo, la Concessionaria può invitare solamente persone che non siano state condannate e/o siano inquisite per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso.

45. Nello specifico si consiglia la collaborazione per la preparazione di articoli o l'organizzazione di rubriche su radio e Tv locali al fine di coinvolgere la cittadinanza e l'utenza in generale su temi possano legittimare socialmente la concessionaria medesima. In questi casi la concessionaria deve darne opportuna informazione a "Libera". I responsabili della Concessionaria devono vagliare attentamente ed opportunamente i canali d'informazione al fine di evitare che la comunicazione possa essere gestita in modo incoerente o strumentale rispetto agli obiettivi di "Libera" e si possa compromettere l'immagine e/o la reputazione tanto della concessionaria quanto di Libera stessa.

46. "Regolamento del Consiglio relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari".

47. In economia aziendale, il punto di pareggio o break even point (abbreviato in BEP) è un valore che indica la quantità, espressa in volumi di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria per coprire i costi precedentemente sostenuti, al fine dunque di chiudere il periodo di riferimento senza profitti né perdite. Fonte: Wikipedia.

48. Vedi capitolo I, nota n. 95.

49. Associazione "Libera", Manifesto finale Contromafie. Stati generali dell'antimafia 2009, Roma, pp. 16-17.

50. Attualmente questi esercizi sono presenti a Palermo, Mesagne (BR), Roma, Napoli, Pisa, Bologna. Di prossima apertura anche una bottega a Firenze.

51. L. Frigerio, La confisca dei beni alle mafie. Luci e ombre di un percorso civile, in Alternativa sociale, 01/2009, p. 47.

52. Placido Rizzotto era un giovane contadino corleonese che, nell'immediato dopoguerra, dopo aver combattuto le lotte partigiane, scelse la via dell'impegno sindacale nella sua Corleone. Una città che in quel periodo vedeva tante famiglie di contadini ridotte alla fame ed alla miseria dalla prepotenza dei mafiosi e degli agrari. Ogni mattina, nella piazza centrale, si ripeteva il triste rito della designazione di coloro che sarebbero stati ammessi al lavoro: da un lato i contadini con il cappello in mano, dall'altro i campieri e i gabbeloti che li chiamavano ad uno ad uno, escludendo tutti quelli che avevano avuto il coraggio di chiedere il rispetto dei propri diritti di uomini e lavoratori. Placido, si ribella a questo stato di cose. Inizia a costituire delle cooperative e a occupare i feudi abbandonati ed incolti. Dando una possibilità di riscatto a se stesso e ai suoi compagni e ridicolizzando la mafia di Luciano Liggio. Fu proprio Liggio, intollerante per le continue e sempre più incisive iniziative di Placido, ad assassinarlo il 10 marzo 1948, durante una vile imboscata nelle campagne corleonesi. I resti di Placido furono ritrovati cinquant'anni dopo in una foiba di Rocca Busambra.

53. CONAPI è un impresa cooperativa fra apicoltori soci, a carattere nazionale. Conapi è leader italiano nella produzione di miele e miele biologico, e commercializza i propri prodotti sotto marchio, garantendo assistenza tecnica ai suoi apicoltori. Inoltre, ha un sistema di gestione della qualità UNI EN ISO 9001: 2000 e un sistema di gestione ambientale UNI EN ISO 14001: 2004 e secondo il regolamento CE 761/2001(EMAS).

54. Vedi capitolo I, nota n. 62.

55. Fondata da Carlo Petrini nel 1986, "Slow Food" è diventata nel 1989 una associazione internazionale ed oggi conta 100 000 iscritti. "Slow Food" opera per la salvaguardia delle cucine locali, delle produzioni tradizionali, delle specie vegetali e animali a rischio di estinzione, sostiene un nuovo modello di agricoltura, meno intensivo e più pulito, difende la biodiversità e i diritti dei popoli alla sovranità alimentare.

56. Attualmente la cooperativa Placido Rizzotto è impegnata nel recupero di 18 ettari di vigneto reimpiantati con vitigni autoctoni come il Catarratto ed il Grillo per i bianchi e il Nero d'Avola ed il Perricone per i rossi, ed alloctoni come lo Chardonnay per i bianchi ed il Cabernet Sauvignon, Sirah ed il Merlot per i rossi. Altri 9 ettari coltivati a Catarratto e Trebbiano sono già pienamente produttivi.

57. Vedi capitolo I, nota n. 5.

58. Il nome della cantina riprende il titolo dell'omonimo film di Marco Tullio Giordana dedicato alla vita e all'omicidio di Peppino Impastato, impegnato nella lotta alla mafia nella sua cittadina Cinisi, nell'entroterra palermitano.

59. Cantina destinata alla trasformazione di uve di alta qualità, bianche (Chardonnay, Catarratto, Grillo) e rosse (Nero d'Avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Perricone) prodotte nei vigneti del consorzio "Sviluppo e Legalità". Ha una capacità di 2100 ettolitri per una produzione finale di circa 280.000 bottiglie l'anno. Ogni vino sarà dedicato a una vittima di mafia.

60. Vedi capitolo I, nota n. 5.

61. L'agriturismo, finanziato con fondi del PON Sicurezza (2000-06) e realizzato nel pieno rispetto dei criteri di accessibilità, è dotato di una sala dedicata alla ristorazione con 88 coperti e di un fabbricato, con 16 posti letto, destinato al pernottamento e dotato di tutti i comfort necessari ad accogliere soggetti diversamente abili. La sua collocazione territoriale è strategica, in quanto si trova a ridosso di una riserva naturale, la "Riserva Gorgo del Drago" ed in prossimità del bosco della Ficuzza e di Rocca Busambra suggestivi complessi naturalistici dell'entroterra palermitano.

62. Vedi capitolo I, nota n. 62.

63. Legambiente, nata nel 1980, è oggi l'associazione ambientalista italiana più diffusa sul territorio: oltre 1000 gruppi locali, 20 comitati regionali, più di 115.000 tra soci e sostenitori. La storia di "Legambiente" è legata a grandi valori condivisi e condivisibili, come il desiderio di un mondo diverso, la scelta pacifista e nonviolenta, i valori di democrazia e libertà, solidarietà, giustizia e coesione sociale, modernità fondata sugli interessi generali a cominciare dall'ambiente. "Legambiente" è un'associazione completamente apartitica, aperta ai cittadini di tutte le convinzionipolitiche e religiose e si finanzia grazie ai contributi volontari di soci e sostenitori. È riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare come associazione d'interesse ambientale; fa parte del Bureau Européen de l'Environnement, l'organismo che raccoglie tutte le principali associazioni ambientaliste europee, e della Iucn (The World Conservation Union). È riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri come ONG di sviluppo.

64. Vedi capitolo I, nota n. 62.

65. E' stata costituita ai sensi dell'art. 2615 ter codice civile, con sede nel Comune di Corleone (PA). L'art. 2615 ter c.c. prevede che le società di cui ai Capi III e seguenti del Tit. V (dunque: s.n.c., s.a.s e tutte le società di capitali) possano assumere come oggetto sociale gli scopi indicati nell'art. 2602. Ciò significa che le società consortili sono società aventi forma lucrativa ma costituite per perseguire gli scopi propri dei consorzi: il loro scopo non è quello di realizzare un utile da dividere tra i consorziati, ma quello di consentire a questi ultimi il conseguimento di un vantaggio mutualistico, sub specie di risparmio nei costi di produzione (ad es.: approvvigionamento di materie prime o fruizione di un servizio a condizioni più vantaggiose) o di aumento dei prezzi di vendita dei prodotti delle rispettive imprese. Questo non significa che la società consortile non possa anche svolgere una limitata attività con i terzi e cioè compiere operazioni produttive di utili, ma queste operazioni devono necessariamente avere, rispetto alla gestione mutualistica, una funzione strumentale e accessoria, perché, se la gestione lucrativa prevale sulla gestione mutualistica, la società perde la connotazione consortile e non può che essere qualificata come società lucrativa. Oggetto della società consortile è pur sempre l'esercizio di una impresa, e più precisamente di una "fase" delle imprese consorziate (cfr. art. 2602 c.c.). La forma societaria non può quindi essere utilizzata per perseguire soltanto funzioni di disciplina dell'attività delle imprese consorziate (c.d. consorzi interni), perché mancherebbe in questa ipotesi un elemento essenziale del contratto di società, e cioè l'esercizio in comune di una attività economica. L'art. 2615 ter rinvia soltanto ai tipi societari del Tit. V, e cioè ai tipi delle società lucrative, con la sola eccezione della società semplice: sembrerebbe quindi esclusa la utilizzazione della forma cooperativa. Tuttavia, stante l'indubbia prossimità causale tra consorzi e cooperative, in quanto figure associative aventi finalità mutualistica, si ritiene che il silenzio della norma sia dovuto alla naturale attitudine della forma cooperativa a porsi quale strumento per la realizzazione di fini consortili. Tale attitudine ha trovato esplicita conferma dapprima nella legislazione speciale (artt 27 e 27 ter decreto legislativo Capo provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577: c.d. legge Basevi), e da ultimo nel nuovo art. 2538, comma 4º, c.c., che prevede "cooperative in cui i soci realizzano lo scopo mutualistico attraverso l'integrazione delle rispettive imprese o di talune fasi di esse". La società consortile è una fattispecie tipica, ma al riconoscimento legislativo non si accompagna una disciplina specifica. Si applica quindi, a causa del rinvio implicito nella disposizione dell'art. 2615 ter, la disciplina del tipo di società prescelto dalle parti, mentre si deve escludere l'applicabilità delle norme previste per i consorzi.

66. Alce Nero & Mielizia SpA è una società di agricoltori biologici, apicoltori e produttori equosolidali. L'azienda è composta sia da soci agricoltori, sia da aziende di trasformazione e ciò consente di garantire il controllo della filiera dal campo al prodotto finito. Alla base della mission d'impresa c'è la valorizzazione dei territori e dei produttori dai quali provengono i nostri prodotti, il rispetto dell'ambiente e dell'uomo.

67. Vedi nota precedente.

68. Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta turistica.