ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Considerazioni introduttive

Orkida Mehillaj, 2010

L'intento di questo lavoro è quello di fornire un quadro generale del fenomeno dell'emigrazione clandestina albanese in Italia dagli anni '90 ad oggi, facendo particolare riferimento alle misure e agli accordi di cooperazione adottati per contrastare i flussi. L'intensità di tali migrazioni ha fatto sì che per molti anni gli albanesi fossero una delle popolazioni straniere maggiormente presenti illegalmente in Italia, fattore questo che ha causato importanti conseguenze sia per il paese d'origine che per quello di destinazione.

Per quanto l'argomento mi abbia fin dall'inizio entusiasmata, la mancanza di molte delle informazioni ufficiali che sarebbero state fondamentali nella descrizione dei diversi passaggi attraverso i quali tale fenomeno si è sviluppato, ha reso questo lavoro più difficile del previsto. Ad ogni modo, con la speranza di aver esposto con chiarezza e soprattutto con trasparenza l'argomento, ho voluto iniziare facendo un'analisi storica dei motivi che hanno costretto quasi un quarto della popolazione albanese ad emigrare. Definire un fenomeno migratorio è cosa quanto mai complessa ed implica il coinvolgimento di numerose considerazioni ad esso connesse, per questo motivo, ritengo sia necessario conoscere le cause di un problema prima di cercarne una soluzione. Si partirà dall'esposizione del processo migratorio, il quale si è sostanzialmente sviluppato in tre differenti ondate: la prima risalente al 1991, frutto dei disordini politici ed economici che hanno colpito l'Albania nel passaggio da un regime dittatoriale comunista a quello liberista democratico; la seconda verificatasi nel 1997, quando per via del fallimento di diverse società finanziarie, l'intero Paese venne travolto da un caos politico, economico e sociale degenerando in una guerra civile che costringerà gli albanesi a cercare riparo nei Paesi vicini, specialmente Grecia e Italia; infine l'ondata del 1999 durante la quale, sfruttando la presenza della guerra del Kosovo, un gran numero di albanesi, alla ricerca di una vita migliore, sono emigrati chiedendo asilo politico come cittadini kosovari. Senza dimenticare che tra un'ondata e l'altra, migliaia di albanesi hanno tentato di raggiungere l'Italia clandestinamente affrontando il mare su imbarcazioni di fortuna, molte volte non riuscendo a giungere a destinazione. Al tempo stesso si cercherà di mettere in evidenza come l'opinione e la reazione dello Stato italiano e degli stessi cittadini italiani siano notevolmente cambiate nel tempo.

Nel secondo capitolo ci si occuperà invece dei problemi sociali che Albania ha dovuto affrontare in conseguenza dell'emigrazione, considerata come il fenomeno drammatico, non solo politico-economico ma anche socio-culturale, più importante dell'Albania post-comunista. Si darà risalto a come, direttamente o indirettamente, l'emigrazione ha comportato la trasformazione e la rovina di alcuni istituti e principi sociali ai quali per secoli il popolo albanese è stato fortemente legato. A questo proposito, particolare rilevanza hanno la tratta e il commercio di schiavi destinati in special modo allo sfruttamento nel campo della prostituzione. Questo fatto ha causato una piaga inguaribile per una popolazione fortemente legata ai principi della "besa" e dell'"onore" accompagnata dalla perdita del orgoglio che la caratterizzava. Si cercherà di analizzare i fattori sociali che hanno favorito tale fenomeno, soffermandosi principalmente sull'aumento del numero dei divorzi, dei matrimoni affrettati e della violenza domestica. L'analisi si focalizzerà, inoltre, sulla crisi che l'istituto della famiglia ha subito a causa dell'emigrazione dei genitori, costringendo diversi nuclei familiari a vivere scomposti per diversi anni, e si cercherà di illustrare anche le ripercussioni che tale fenomeno ha avuto non solo sui coniugi, ma in primis sui bambini. Negli ultimi vent'anni l'emigrazione è stata presentata come una delle più grandi sfide socio-economiche per la società albanese, per questo motivo mi soffermerò, in questo secondo capitolo, a considerare anche la nascita del fenomeno della "fuga di cervelli", che comporterà per l'Albania la perdita di un'enorme fetta della classe di intellettuali e professionisti altamente qualificati che avrebbero potuto dare impulso a una maggiore innovazione del Paese, non ignorando però il ruolo che le rimesse degli emigranti hanno avuto nella sopravvivenza di tante famiglie pur non venendo impiegate in investimenti a lungo termine. Infine cercherò di accennare alcuni dei problemi con i quali l'Albania e gli albanesi si sono dovuti misurare come: i cambiamenti demografici, i problemi di reintegrazione e la tutela previdenziale degli emigranti.

Il terzo capitolo, infine, sarà dedicato esclusivamente alla lotta contro la migrazione clandestina albanese in Italia a partire dagli anni '90. Il tentativo è quello di presentare gli impegni presi in ambito di cooperazione bilaterale tra i due Stati interessati, ed i risultati che essi hanno conseguito nel frenare l'immigrazione clandestina. In ordine cronologico, partendo dal primo accordo siglato il 24 agosto del 1991 in materia di lotta contro il traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope e contro la criminalità organizzata, verranno illustrate le missioni intraprese e le diverse intese sottoscritte, finalizzate all'addestramento delle Forze di polizia albanesi da parte di esperti italiani al fine di rendere più efficiente questa lotta. Particolare attenzione sarà posta sugli accordi di riammissione che l'Albania ha sottoscritto con l'Italia il 18/11/1997 e successivamente con la Comunità Europea il 14/05/2005, quest'ultimo reso operante in Italia il 31/10/2008 con la sottoscrizione del protocollo esecutivo tra l'Albania e Italia.