ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Introduzione

Maria Cristina Acri, 2010

L'argomento scelto per questa tesi riguarda la donna prostituta concepita come individuo pericoloso, il tema è affrontato attraverso l'osservazione e lo studio del modo in cui questo tipo di donna è stato concepito nel tempo: dall'analisi dei meccanismi che hanno portato a vedere la donna prostituta come un pericolo per la società, e di come si è operato per contenerlo, si prova a scoprire se il concetto di devianza si addice pienamente a questi soggetti o se la visione che è stata perpetrata negli anni in cui si sviluppò il pensiero della Scuola positiva fuoriesce da tale astrazione. Per tale ragione si è concentrata la ricerca nel periodo storico che va dalla metà del XIX secolo ai primi anni del XX; proprio in quest'epoca si è diffuso il dibattito intorno alla figura della prostituta e ai metodi per il suo trattamento, scegliendo, per quanto riguarda l'Italia, il sistema della regolamentazione del fenomeno.

Per ben inquadrare l'oggetto di questa ricerca ho ritenuto utile, nonché necessario, illustrare chi s'intende per individuo pericoloso, infatti occorre esaminare sia il concetto di pericolosità in sé sia vedere in che modo questo è stato via via concepito e usato in riferimento agli individui che erano avvertiti appunto come "pericolosi"; per questo l'analisi prende le mosse dal pensiero classico, reso in modo accurato e sapiente dal Beccaria, per poi considerare l'evoluzione concettuale del soggetto, e in questo non si può non tenere in considerazione il contributo di Foucault, in particolare della sua idea di anormale dato che lo studio della donna prostituta porta ad affrontare l'ipotesi del suo essere deviante. Devianza e pericolosità, però, pur riguardando da vicino il singolo, rilevano anche per le ripercussioni sociali, poiché l'individuo vive in società e si relaziona con gli altri; per questo motivo ho considerato il fenomeno delle classi pericolose, rilevanti anche dal punto di vista del controllo sociale in un periodo di mutamento socio-economici come il XIX secolo.

L'analisi della donna prostituta, percepita come un pericolo a causa dell'anormalità morale, è stata valutata in relazione alla devianza come una condizione naturale, cioè sulla base di quanto sostenuto dall'antropologia criminale di Lombroso. Infatti, una descrizione analitica della prostituta, come vuol essere questa ricerca, muove necessariamente dagli studi della Scuola positiva: è proprio attraverso le categorie di individui da questa elaborate che si può ben vedere come si sia cercato di focalizzare l'attenzione su particolari che rendessero la donna prostituta necessariamente e naturalmente tale. Un soggetto che non rientrava nei canoni della normalità e di conseguenza deviante.

L'intento di questa tesi è mettere in relazione questi concetti, pericolosità e devianza, applicati alla particolare figura della donna prostituta per provare a scoprire se si può definire realmente una prostituta come deviante o come individuo pericoloso. Inoltre, si vuol valutare se, e in che misura, queste concezioni siano rintracciabili nella sfera concreta del controllo sociale, ossia quanto i poteri di polizia abbiano risentito dei saperi criminologici diffusi tra Ottocento e primi del Novecento. Quindi, si tratta di valutare come la polizia esercita i suoi poteri sulle prostitute: se mossa dalle teorie antropologiche o se, invece, l'esercizio concreto del controllo rientrava nella sfera di attività di osservazione, controllo capillare e prevenzione, già propria della polizia in quanto organo addetto al mantenimento dell'ordine sociale.

Elemento fondamentale da cui non si può prescindere in una ricerca sulla donna prostituta è il concetto di sessualità e della sua evoluzione storica, da fattore naturale e intrinseco della vita umana al suo divenire argomento tabù e spesso messo in luce per i suoi risvolti negativi e perciò ben collegabile alla prostituta e alla sua rappresentazione di pericolo sociale; quasi la sessualità fosse un'"arma" che usata dalla donna in contesti non dogmatici, come ad esempio il matrimonio, o comunque non consoni alla rappresentazione ottocentesca della donna, la trasforma in un "delinquente" chiamato "prostituta" che bisogna tenere sotto controllo e magari rinchiudere nelle apposite "case di tolleranza". La scelta di parlare in questi termini della donna prostituta, definirla cioè alla stregua di un criminale da imprigionare si lega alla prospettiva foucaultiana applicata all'oggetto di questa tesi: infatti si può avanzare l'ipotesi che le prostitute, viste come soggetti devianti, percepite come pericolo sociale, chiuse per meglio controllarle, siano molto vicine a quei delinquenti di cui Foucault parla in Sorvegliare e punire, in particolare si può notare un parallelismo tra i corpi docili descritti dall'autore e i corpi delle donne prostitute, relegati per essere "addomesticati", vero oggetto d'interesse per gli addetti al controllo sociale.

Tutto ciò si nota bene nell'analisi di come il fenomeno prostituzione sia stato trattato come un vero e proprio problema di non facile soluzione che ha dato esito alle scelte giuridiche più discutibili: considerando il caso italiano dalle prime forme di regolamentazione, passando alle molteplici ordinanze di polizia fino a giungere alla loro totale abrogazione. Si arriva così ad affrontare la questione della prostituzione anche in chiave giuridica, prospettiva non trascurabile poiché l'argomento trattato mette in luce i concetti di pericolosità, criminalità e controllo sociale.

Parlare della donna prostituta in questi termini significa anche descrivere come questa tipologia di soggetti entri in rapporto con la polizia, la prima e la maggiore addetta al controllo dei criminali e che, chiamata a difendere la società, si trova necessariamente a contatto con le prostitute "pericolose". Soprattutto, in che modo la polizia ha operato concretamente nell'ambito del disciplinamento delle prostitute, cioè come si è realizzata la sua attività quotidiana e se questa era solamente in esecuzione dei regolamenti sulla prostituzione o si poneva in essere in un momento precedente, derivando dai testi di pubblica sicurezza.

Tenendo presente il contributo dei saperi scientifici, finalizzati al controllo sociale, la questione delle prostitute è stata osservata anche in relazione all'ambito medico; specialmente se si riflette sul fatto che una (se non la principale) delle giustificazioni ai rimedi contro la prostituzione è stata la difesa della salute pubblica.

La donna prostituta è così presa in considerazione in rapporto al controllo sociale, ma questa figura ha notevoli ripercussioni sulla società e allo stesso tempo ne è parte integrante; è rilevante, quindi, l'esame del suo profilo sociale: se da un lato si analizza il fenomeno prostituzione dal punto di vista dell'autorità, che lo considera un fenomeno pericoloso per la società, quindi adotta le misure necessarie al contenimento delle prostitute; dall'altro occorre indagare chi sono realmente le donne che sono identificate come prostitute, per capire com'è percepita la prostituzione da coloro che la esercitano e quali motivazioni portano a prostituirsi. Questo permette di avere un quadro generale e più completo per un'indagine della devianza.

Ai fini dell'oggetto di questa tesi è fondamentale mettere in evidenza i molteplici fattori che portano a parlare di una donna come una prostituta: se questi sono inerenti alla sua personalità o se sono dettati da agenti esterni, dovuti al contesto sociale in cui essa è inserita. Vedere poi come tutti questi elementi siano riconducibili o meno al concetto di devianza e a quello di pericolosità.

Il presentare i numerosi aspetti che sono propri di un tema come quello della donna prostituta, mettendo anche in luce la complessità degli aspetti che la riguardano, permette una lettura critica del fenomeno che non vuol trascurare le cause soggettive che spingevano alla prostituzione. Nell'affrontare l'analisi della questione prostituzione e delle misure contenitive attuate in Italia dal 1860 in poi, non si può prescindere dalla risonanza sociale di queste; a tale proposito si è fatto riferimento al contributo dato dal primigenio movimento femminista al dibattito sulla prostituzione. Considerando il pensiero di donne "normali" si ha una valutazione più completa della concezione della prostituta come deviante.

L'inquadramento in termini di devianza/pericolosità ha permesso alla regolamentazione statale, mediante il controllo di polizia, di dare risposta al problema; risultando, in realtà, solo un modo per spiegare un qualcosa che suscita da sempre un certo scalpore agli occhi di un certo tipo di società. Tutto questo tenendo ben presente che esiste un indiscutibile legame tra prostituzione e società fin dalle origini intrinseco (e inscindibile).