ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Introduzione

Giuseppe Caputo, 2010

L'obiettivo di questa tesi è illustrare l'evoluzione del rapporto tra le politiche penali e sociali nell'Europa continentale dopo la crisi del welfare state keynesiano. L'ipotesi di fondo è che l'adozione di politiche sociali che hanno reso il mercato del lavoro più selettivo ed il welfare meno inclusivo che in passato, abbiano fatto venir meno i presupposti su cui si era basata l'adozione di politiche di controllo della marginalità non repressive.

Nel primo capitolo descriveremo il modello di welfare affermatosi nell'Europa continentale a partire dalla seconda metà del XX secolo e ne analizzeremo i fattori di crisi endogeni (tendenza all'espansione incontrollata delle politiche pubbliche e conseguente crisi fiscale) ed esogeni (crisi del modello fordista e transizione al post-fordismo, internazionalizzazione dei mercati e superamento delle politiche keynesiane macroeconomiche). Nonostante i welfare europei non siano riconducibili ad un modello unico, essi subiscono l'effetto dei medesimi fattori e questo si riflette nelle comuni tendenze di riforma - come quelle di adozione di politiche di contenimento della spesa o di elargizione dei benefici sociali su base contributiva - che si stanno progressivamente consolidando e formalizzando grazie al ruolo svolto dalle istituzioni dell'Unione Europea. Analizzeremo pertanto, attraverso l'esame dei documenti prodotti dalle istituzioni europee, il modo in cui le politiche sociali e del lavoro dell'Unione Europea condizionano a partire dal Trattato di Maastricht l'evoluzione dei welfare nazionali. Per descrivere il complesso rapporto intercorrente tra l'europeizzazione delle politiche pubbliche e le vicende del welfare state, prenderemo spunto dal concetto di modello sociale europeo (MSE). Il concetto di MSE è utilizzato sia da chi ritiene che già esista un modello comune di welfare europeo continentale e lo considera antitetico a quello della tradizione liberale anglosassone, sia da chi, partendo dalla constatazione dell'esistenza di una pluralità di modelli, auspica la creazione di un modello unico ed usa la nozione di MSE come strumento di policy making. L'esame dei diversi usi del concetto di MSE rappresenta, pertanto, una buona base di partenza per fare il punto sulle caratteristiche essenziali dei processi di riforma in atto in Europa.

Cercheremo di svelare i contorni del nuovo contratto sociale emerso in Europa dopo la transizione al welfare post-keynesiano. E' comunemente riconosciuto che il welfare contemporaneo si differenzi da quello nato nell'immediato dopo guerra, per il fatto di non garantire più agli individui una copertura totale dai rischi derivanti dall'instabilità del mercato del lavoro. Il welfare keynesiano si poneva, invece, l'obiettivo di disciplinare i confini entro cui si svolgevano tutte le attività dell'homo oeconomicus. Tutti gli eventi cruciali della vita di ogni cittadino che potevano avere effetti negativi sulla capacità di produrre redditi - come quelli legati alla nascita, al matrimonio e persino alla morte - dovevano essere prevenuti o compensati economicamente secondo la logica assicurativa. Attraverso l'esame delle politiche europee in materia di occupazione e protezione sociale analizzeremo quali sono le nuove obbligazioni che lo Stato sociale post-keynesiano si assume e quali quelle che pretende dagli individui.

E' opinione diffusa che con la transizione al welfare post-keynesiano i paesi dell'Europa continentale si stiano progressivamente avvicinando a quelli di tradizione liberale anglo-sassone, i quali si caratterizzano per avere un welfare leggero ed un mercato del lavoro fortemente deregolamentato. Per tale motivo dedicheremo un capitolo specifico agli USA, nel quale analizzeremo gli effetti della transizione al welfare post-keynesiano sulle politiche penali. Come vedremo, l'adozione di un modello di welfare leggero e selettivo ha permesso di contenere i costi del lavoro e ha consentito al sistema produttivo americano di restare competitivo. Mostreremo, però, che il prezzo di tale politica è stato il taglio del welfare assistenziale, la cui utenza, costituita prevalentemente dalle minoranze che vivono nelle periferie delle grandi città, è stata progressivamente assorbita nelle maglie tentacolari di un sistema penale divenuto estremamente severo ed intollerante.

Nel terzo capitolo cercheremo di capire se esiste anche in Europa un legame tra la diffusa tendenza all'inasprimento dei sistemi penali ed i processi di riforma che hanno reso il welfare più selettivo e il mercato del lavoro più competitivo ed insicuro. In Europa il rapporto tra politiche sociali ed inasprimento di quelle penali appare più complesso ed articolato che negli USA. La riforma del welfare, al di là di alcune tendenze comuni, ha preso forme specifiche nei diversi contesti regionali. Una consolidata letteratura ritiene, infatti, che in Europa esistono perlomeno tre famiglie di welfare state. Useremo come base di partenza la classificazione proposta da Esping-Andersen, che distingue fra welfare continentale, scandinavo e ed anglosassone, ma la integreremo con l'aggiunta delle famiglie del welfare mediterraneo, baltico e dell'Europa dell'Est. La nostra analisi del rapporto tra welfare e politiche penali verrà sviluppata all'interno di ciascuna delle famiglie, per ognuna delle quali faremo ricorso ad uno o più case study differenti: l'Italia e la Spagna per il welfare mediterraneo, la Germania per quello continentale, la Svezia e la Finlandia per quello scandinavo e la Lettonia per quello baltico. Per i paesi dell'Est analizzeremo, invece, il contesto generale con alcuni riferimenti specifici alla situazione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.

Nell'ultimo capitolo dedicheremo alcuni paragrafi all'esame della nozione di rischio sociale usato nelle prime teorizzazioni del welfare novecentesco e, facendo ricorso all'elaborazione dei sociologi della «società del rischio», spiegheremo la sua evoluzione nel welfare post-keynesiano. Proporremo, poi, una lettura foucaultiana di tale trasformazione ed evidenzieremo le differenze sostanziali e le analogie tra il modo in cui essa si è realizzata in Europa e negli Stati Uniti. Negli USA la deriva securitaria dello Stato assistenziale ha colpito essenzialmente le minoranze e gli strati poveri della popolazione. La nostra ipotesi è che in Europa, invece, il fatto che si sia conservato un sistema di protezione sociale che continua a garantire un accesso diffuso ai programmi sociali più costosi, ha evitato la dualizzazione tra utenti ricchi del welfare liberale ed utenti poveri del welfare assistenziale. Nonostante ciò, esistono delle analogie tra le politiche degli USA di repressione e marginalizzazione delle minoranze e quelle europee di controllo dei migranti. Attraverso l'analisi delle dinamiche di inclusione dei cittadini non comunitari all'interno degli Stati sociali nazionali evidenzieremo, infatti, che vi è una tendenza diffusa in Europa ad adottare politiche sociali che mantengono i migranti ai margini del welfare.