ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Conclusioni

Silvia Furfaro, 2004

A conclusione del mio studio sul fenomeno, le interpretazioni e le soluzioni della pedofilia, emerge chiaramente come, nonostante vi sia stata una maggiore attenzione al problema dei maltrattamenti, delle violenze e negligenze nei confronti dell'infanzia, ancora vi siano varie problematiche da risolvere.

Prima di tutto la problematica dell'abuso e dello sfruttamento sessuale sui minori dovrebbe essere affrontata in maniera profonda, riconoscendone la sua complessità, la molteplicità degli attori coinvolti e soprattutto concentrandosi sugli effetti devastanti che tali abusi hanno sui minori. Non si tratta di fornire numeri eclatanti e di reagire convulsamente agli stessi: anche un solo bambino sfruttato ed abusato sessualmente costituisce un fatto gravissimo ed una mancanza di intervento per prevenire e riparare all'abuso una responsabilità inderogabile. A livello istituzionale esiste una quantità di comitati, commissioni, osservatori, dipartimenti, programmi, iniziative, gruppi di lavoro. È necessaria una maggiore efficacia del lavoro degli stessi, un maggiore coordinamento delle iniziative e non una duplicazione degli sforzi che finisce per svilire le realtà esistenti e i risultati ottenuti. Occorre che le figure istituzionali concentrino maggiormente i loro sforzi sull'identificazione delle vittime e sul loro accompagnamento attraverso il trauma.

Per contrastare e prevenire il fenomeno, oltre alle attività svolte dalle forze dell'ordine, occorre svolgere una efficace campagna di sensibilizzazione/informazione sul fenomeno rivolta ai minori (nel rispetto della loro maturità e del loro diritto di partecipazione ed informazione), agli insegnanti e a tutti coloro che lavorano a stretto contatto con i bambini/adolescenti. Lo Stato dovrebbe quindi essere responsabile della realizzazione di politiche idonee ad attuare tale azione e dovrebbe finanziare progetti rivolti a perseguire tale obiettivo. Da parte delle Istituzioni occorre un impegno a lungo termine e risorseper risolvere le cause originarie dell'abuso sessuale sui bambini e per rafforzare le iniziative miranti alla protezione dall'abuso tramite Internet da distribuire agli attori coinvolti nel contrasto al fenomeno della pedo-pornografia.

Sarebbe inoltre necessario elaborare un piano d'azione nazionale contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale in linea con gli obblighi sottoscritti dal Governo italiano a Stoccolma e a Yokohama. Il piano d'azione dovrebbe mirare ad un'azione che sia al contempo preventiva, di contrasto e di riabilitazione. Il Governo italiano, dal suo canto, dovrebbe anche ratificare e attuare la Convenzione sul Cybercrime elaborata dal Consiglio d'Europa. Occorrerebbe però che il piano, in ogni sua forma, tecnica di prevenzione e contrasto dell'abuso in Internet sia applicato nel pieno e responsabile rispetto delle normative sulla Privacy che regolano il trattamento dei dati personali.

E proprio a questo proposito, nel 1998 a Roma si discusse molto, durante il convegno «Pedofilia e Internet: vecchie ossessioni e nuove crociate». Durante quel convegno ci furono moltissimi interventi che "spararono senza pietà" sulla legge 269 del 1998, considerandola una legge che alimenta la "caccia alle streghe", illiberale, anti-garantista, «cavallo di Troia contro Internet», come la definì Sergio Seminara. Fu sostenuto che si tratta di una sorta di legge virtuale per un allarme virtuale, scritta per nascondere una realtà che, dati Censis alla mano, è ben diversa e forse molto più spaventosa. Il 90% degli abusi sui minori infatti, avviene in famiglia, l'8% avviene in ambienti contigui alla famiglia, alla scuola e agli altri luoghi di aggregazione dei bambini. È dunque nel rimanente 2% dei casi che si nasconderebbe il pedofilo che adesca il minore via Internet, quello per il quale il legislatore, all'art. 3 della legge 269/98 ha scritto la clausola "anche per via telematica" e che inserisce i fornitori di accesso a Internet tra coloro che divulgano e distribuiscono materiale pedopornografico, facendo rischiare agli Internet Provider l'incriminazione e la chiusura qualora sui loro server transitino contenuti o immagini contemplati come reati dalla legge in questione. Una possibile soluzione è fornita dagli stessi Internet Provider: per rendere la rete più sicura, i fornitori di accesso potrebbero impegnarsi a registrare con cura i propri abbonati, in modo da poter rintracciare l'autore di eventuali fatti illeciti.

A questo vorrei aggiungere un altro paio di considerazioni: in primo luogo, va detto che se non è troppo difficile consultare gli innumerevoli siti web che pubblicano immagini e filmati a carattere pedopornografico o frequentare Newsgroups e Chat-Lines in tema (basta conoscere le parole-chiave da utilizzare nei motori di ricerca, come Teen, Young, Kid, Child, abbinate ai termini Sex, Hard, Fuck, ecc., ovvero accedere ai Newsgroups e alle Chat denominati Childsex, Teensex, lolita, ecc.), entrare in contatto con le organizzazioni che gestiscono il traffico di filmati ed immagini amatoriali realizzati mediante lo sfruttamento di soggetti minorenni ovvero con le organizzazioni che propongono turismo sessuale nei paesi in cui la prostituzione minorile non è reato o viene tollerata, non è così semplice come paventato dai mass-media. Anche per un utente smaliziato, infatti, è difficile riuscire a violare il muro di diffidenza che gli esponenti delle varie organizzazioni ostentano verso i nuovi interlocutori: per accedere al ristretto circuito dei pedofili è necessario acquisirne col tempo la fiducia attraverso la costante presenza nelle Chat e nei Newsgroups dedicati all'argomento e la reiterata dimostrazione di condividere la stessa perversa passione tramite lo scambio di notevoli quantità di materiale pedopornografico.

In secondo luogo, se è vero che l'estrema versatilità del mezzo e le sue potenzialità hanno indotto la frangia tecnologicamente avanzata dei pedofili ad utilizzare Internet per scambiare materiale e intrattenere rapporti, occorre non dimenticare che Internet è, per la maggior parte degli utenti, ancora un mondo tutto da scoprire e che se solo il 5-10% della popolazione del mondo è in grado di usare un computer per comunicare.

Schematizzando, si può sostenere infatti che, affinché un pedofilo possa utilizzare Internet per cercare soddisfazione alla sua perversione, si debbano verificare particolari condizioni come il possesso di un computer e di un modem, ed un loro utilizzo disinvolto, essere in possesso di competenze di livello medio nella navigazione, valutazione di acting-out positiva ecc. In assenza di tali condizioni infatti, è presumibile che il soggetto-pedofilo continui a vivere la sua perversione in un ambito non digitale, intrapsichico o all'interno di uno spazio fisico limitato (la famiglia, il giro delle conoscenze, la strada).

Il problema da risolvere in realtà, gira intorno all'esigenza di prevenire la pedofilia. E questo significa comprendere come possa una persona diventare pedofilo ed evitare per quanto è possibile, che questo avvenga. Significa fare in modo che i propri figli non corrano il rischio di subire il fascino e l'attrazione perversa di un pedofilo. Significa sensibilizzare tutta la società a guardare a questo problema come una responsabilità di tutti, perché occorre "spendere" un po' di se stessi per gli altri, per vivere una speranza.