ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Introduzione

Monia Coralli, 2002

Sul tema di questa tesi, l'istruzione in carcere, Massimo Pavarini, docente di diritto penitenziario presso l'Università di Bologna, durante un corso di aggiornamento per docenti che operano nelle carceri, tenutosi ad Alessandria nel maggio 1997, si è espresso così: "Ci ho pensato un po', ma non è stato scritto nulla sull'educazione. C'è solo una norma che compare nell'Ordinamento, poco disciplinata sul piano esecutivo, è una vera miseria, non la darei neanche come tesi ai miei studenti, perché non avrebbero materiale su cui elaborare alcunché". Certamente Pavarini ha colto nel segno nell'affermare che gli studiosi dell'ambiente carcerario hanno trattato molto poco il tema dell'istruzione in carcere, sia prima che dopo l'entrata in vigore del nuovo Regolamento di esecuzione del 2000.

Nel 1999 ho avuto l'occasione di insegnare diritto ed economia politica, come volontaria, ad una classe di studenti detenuti uomini nell'istituto penitenziario di Sollicciano (Firenze) che si preparavano per l'esame, come privatisti, del biennio di scuola superiore dell'istituto tecnico commerciale "Sassetti". Da quel momento ho iniziato ad occuparmi dell'istruzione in carcere ed a toccare con mano le realtà carcerarie di Firenze e di Prato. In considerazione di quanto osservato personalmente mi sono convita che approfondire l'argomento dell'istruzione in carcere a livello di ricerca universitaria fosse molto importante in quanto solo attraverso uno studio empirico si può riuscire ad individuare gli elementi che testimoniano le carenze esistenti in questo settore, settore che dovrebbe rappresentare almeno uno dei fondamenti del trattamento penitenziario.

In questo lavoro ho cercato di analizzare l'argomento dell'istruzione in carcere incentrando l'attenzione principalmente sul dato di fatto che l'istruzione prima di tutto è, sempre e comunque, un diritto costituzionale e poi un elemento del trattamento penitenziario: questo è un dato spesso dimenticato dai testi normativi e dalla prassi penitenziaria che considerano l'istruzione in carcere rilevante solamente come elemento del trattamento.

Nel primo capitolo è stato affrontato l'aspetto storico giuridico dell'istruzione penitenziaria. Sono partita dalle origini del sistema penitenziario nell'Italia preunitaria, ho analizzato il Regolamento di esecuzione del 1931, affrontato il concetto di pena e rieducazione nel dibattito della costituente nonché la successiva formulazione degli articoli 33, 34 e 27 terzo comma del testo costituzionale per arrivare ad illustrare i lavori della "Commissione Persico". Quindi, dopo aver introdotto il concetto di trattamento come formulato dalla legge n. 354 del 1975 sull'Ordinamento penitenziario, ho analizzato gli articoli della stessa legge e quelli del Regolamento di esecuzione ex D.P.R. n. 431 del 1976 dedicati all'istruzione in carcere. Sono poi passata all'analisi dell'attuale Regolamento di esecuzione ex D.P.R. n. 230 del 2000. Infine, per completezza, ho fatto alcuni cenni all'istruzione penitenziaria come contemplata dalla normativa internazionale e comunitaria. Ho quindi concluso il primo capitolo con un commento della normativa su l'istruzione in carcere che muove dal confronto tra quanto previsto in materia dall'Ordinamento penitenziario e dai regolamenti di esecuzione del 1976 e del 2000 e quanto è disposto dalla Costituzione all'art. 34.

Nel secondo capitolo ho preso in esame i corsi di scuola dell'obbligo e quelli di istruzione secondaria superiore, prima e dopo la riforma dei cicli scolastici intervenuta con la legge n. 9 del 1999. L'analisi è stata svolta alla luce della normativa dell'Ordinamento penitenziario del 1975 e dei regolamenti di esecuzione del 1976, e di quello in vigore, del 2000, facendo un costante confronto tra queste normative e quanto contemplato dal dettato costituzionale. Quindi ho affrontato l'argomento dei benefici economici previsti per gli studenti detenuti iscritti ai corsi scolastici e l'eventuale esclusione degli stessi studenti detenuti dai corsi. Infine è stata presa in considerazione la normativa esistente in merito al servizio di biblioteca in carcere, esaminando tale servizio sia come strumento rispetto al diritto all'istruzione che come servizio autonomo necessario per una concreta realizzazione della formazione culturale di ciascun individuo nonché come mezzo per rendere effettivo il diritto alla lettura.

Il terzo capitolo è stato completamente dedicato alla didattica universitaria in carcere. Ho iniziato illustrando la normativa esistente in materia sia nel testo dell'Ordinamento penitenziario che nei Regolamenti di esecuzione del 1976 e del 2000. Quindi ho esposto alcune significative esperienze di studio universitario in carcere esistenti, dedicando la restante parte del capitolo all'illustrazione dettagliata della realtà del "Polo Universitario Toscano", realizzato nella sezione universitaria creata nel carcere di Prato. Di questa realtà ho analizzato tutto l'iter formativo nonché la sua condizione attuale, in quanto oltre ad essere una realtà unica nel suo genere a livello nazionale è stata da me seguita sin dagli albori: dai lavori preparatori che hanno portato alla formale costituzione del "Polo Universitario", avvenuta il 31 ottobre del 2000 con la firma del protocollo di intesa tra l'Amministrazione penitenziaria, l'Università degli Studi di Firenze e la Regione Toscana. Tutt'oggi continuo a seguire ed ad essere impegnata attivamente in questa realtà sia come rappresentante dell'associazione di volontariato de "L'Atro Diritto" che come tutor per le materie giuridiche.

Il quarto ed ultimo capitolo è stato infine dedicato alla ricerca empirica. In questo capitolo ho cercato di mettere in evidenza la condizione attuale dell'istruzione nelle carceri italiane. A tal fine ho svolto una ricerca, che probabilmente sarà oggetto di successivi approfondimenti, inviando un questionario, da me preparato in collaborazione con l'Ufficio Studi Ricerche Legislazione e Rapporti Internazionali del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di Roma, a tutti gli istituti penitenziari nazionali. Le domande del questionario, allegato in appendice, riguardavano alcune caratteristiche generali dell'istituto penitenziario cui era stato inviato nonché la reale condizione del servizio scolastico interno all'istituto stesso. Quindi, dopo aver illustrato la ratio delle domande proposte con lo stampato, ho esposto i risultati ottenuti dai questionari compilati che sono rientrati, 143 sui 205 inviati, ed ho tratto le conclusione della ricerca svolta.

In tutto il lavoro ho cercato di fare emergere la condizione attuale dell'istruzione in carcere ed in particolare come lo studio non sia contemplato, nell'ambiente carcerario, come diritto costituzionale ma esclusivamente come elemento del trattamento penitenziario.