ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Capitolo 4
Dati statistici e analisi dell'utenza

Alessia Del Torto, 2001

4.1. La realtà nazionale

Questo capitolo si pone l'obiettivo di fornire un quadro dei flussi di utenza dei Cpa a livello nazionale (nella prima parte) e locale, nella fattispecie Milano, Firenze e Napoli (nella seconda parte), in un'ottica soprattutto quantitativa, nel tentativo di evidenziare le caratteristiche principali del fenomeno oggetto di analisi e le tendenze emergenti.

Limitando questa introduzione alla presentazione della prima parte, cioè quella relativa ai dati nazionali, si ricorda che i dati costituiscono il risultato delle rilevazioni statistiche effettuate dall'Ufficio centrale per la giustizia minorile (Divisione I Affari Generali; Servizio I Statistica e Ricerca) presso i 25 Cpa presenti sul territorio nazionale nell'anno 1999, quale ultimo anno di dati disponibili, ma viene comunque offerto anche un quadro sull'andamento storico del fenomeno a partire dal 1991.

La presentazione dei dati risulta necessaria perché permette di conoscere l'entità dei movimenti (ingressi/uscite) nei Cpa secondo un'analisi temporale e territoriale, per motivo del movimento (provvedimento di ingresso e posizione giuridica all'uscita) e per i reati che comportano l'ingresso in Cpa.

Altre informazioni disponibili riguardano il sesso dei minori transitati e la distinzione degli stessi tra italiani e stranieri comprendendo tra gli stranieri anche i minori nomadi che, nella quasi totalità dei casi, sono di origine slava, seppur con cittadinanza italiana. Per comodità espositiva si parlerà di 'nazionalità' per indicare la provenienza di un minore da un Paese ('nazionalità' è il termine adottato dall'Ufficio centrale per la giustizia minorile nelle tabelle relative ai flussi di utenza dei minori presso i Servizi dei Centri per la giustizia minorile).

Per interpretare correttamente i dati statistici presentati nelle pagine successive, occorre tener presente che l'utenza del Cpa costituisce solo una fetta del complesso fenomeno della devianza minorile in Italia (gli arrestati e i fermati rappresentano, infatti, solo una parte dei minorenni denunciati alle Procure della Repubblica, per non parlare di quella parte del fenomeno che è definita 'il sommerso').

Appare, altresì, opportuno far presente che i dati qui elaborati sono rappresentativi del numero degli ingressi nei Cpa e non già del numero degli entrati: vale a dire che i minori che sono transitati più volte nel corso dell'anno vengono conteggiati tante volte quanti sono stati gli ingressi.

4.1.1. Gli ingressi nei Cpa: analisi temporale

Nel 1999 sono stati registrati 4.248 ingressi nei Cpa di tutta Italia (tabella 4.1): il valore risulta in lieve aumento rispetto all'anno precedente (l'1% appena), più consistente (12%) se si confronta con quello del 1996, anno in cui il fenomeno ha presentato il valore minimo.

Anche se il numero complessivo degli ingressi non sembra presentare variazioni di rilievo nel corso degli anni, disaggregando i dati secondo la nazionalità dei soggetti, si notano cambiamenti degni di nota: la componente straniera, dapprima inferiore a quella italiana, a partire dal 1995 ha cominciato a crescere e, nell'ultimo anno in esame, ha costituito il 54% degli ingressi in Cpa. Ciò è verosimilmente collegato all'aumento negli ultimi anni dell'immigrazione in Italia e alle precarie condizioni socio-economiche in cui la maggior parte degli stranieri immigrati vive, tali da indurli spesso a scelte in senso deviante.

Disaggregando, poi per sesso, i dati del 1999, emerge la netta prevalenza dei maschi (76%) rispetto alle femmine (24%). Questa differenza è particolarmente accentuata per gli italiani (i maschi costituiscono il 96,5%), meno evidente per gli stranieri, per i quali l'incidenza maschile è limitata al 58% dei casi.

Tabella 4.1 Ingressi in Cpa negli anni 1991-1999, per nazionalità e sesso
Anni Italiani Stranieri Totale
M F Tot M F Tot M F Tot
1991 2100 70 2170 976 926 1902 3076 996 4072
1992 2512 79 2591 1020 941 1961 3532 1020 4552
1993 2314 62 2376 913 833 1746 3227 895 4122
1994 2089 72 2161 1067 857 1924 3156 929 4085
1995 1882 54 1936 1283 956 2239 3165 1010 4175
1996 1880 72 1952 996 842 1838 2876 914 3790
1997 1953 54 2007 1151 1038 2189 3104 1092 4196
1998 1848 69 1917 1385 920 2305 3233 989 4222
1999 1905 68 1973 1321 954 2275 3226 1022 4248
Grafico 4.1.a Ingressi in Cpa nell'anno 1999 per nazionalità
Grafico 4.1.a
Grafico 4.1.b Ingressi in Cpa nell'anno 1999 per sesso
Grafico 4.1.b
Grafico 4.2 Ingressi in Cpa nell'anno 1999, per nazionalità e sesso
Grafico 4.2

A questo primo livello, è interessante osservare che, confrontando i valori (1) degli ingressi in Cpa con quelli dei minorenni denunciati alle Procure della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, soltanto il 10% dei denunciati (42.107 nel 1998) arriva in Cpa (tabella 4.2).

Disaggregando, poi, tra italiani e stranieri, le denunce a carico di italiani risultano decisamente superiori a quelle degli stranieri (31.181 e 10.926 rispettivamente, nel 1998); e l'incidenza degli ingressi in Cpa sui denunciati risulta pari al 6,1% per gli italiani e al 21% per gli stranieri: questa discrepanza mette in evidenza la maggiore probabilità di ingresso in Cpa per un minore straniero arrestato o fermato rispetto ad un minore italiano che si venga a trovare nella stessa situazione.

Ciò deriva verosimilmente dal fatto che, come previsto dall'art. 18 comma 2 D.P.R. 448/1988, il Pubblico ministero può disporre che il minorenne venga condotto presso una comunità pubblica o autorizzata o, "tenuto conto del fatto, dell'età e della situazione familiare", può disporre che "il minorenne sia condotto presso l'abitazione familiare perché vi rimanga a sua disposizione". È evidente che, per gli italiani, le possibilità di contattare e attivare la famiglia sono di gran lunga maggiori che per gli stranieri.

Se si procede poi a confrontare il rapporto tra gli ingressi in Cpa e gli ingressi in Ipm per custodia cautelare, si ricava che il valore complessivo di tale rapporto nel 1998 è pari al 44,7% e, in particolare, il 46,1% degli italiani e il 43, 5% degli stranieri condotti in Cpa è entrato in Ipm (tabella 4.2).

Il grafico 4.3 rende maggiormente visibile il confronto tra i tre aggregati (denunce, ingressi in Cpa e ingressi in Ipm per custodia cautelare).

Il confronto tra ingressi in Cpa e Ipm è possibile anche per l'anno 1999 di cui si riportano i valori assoluti e percentuali nella tabella 4.3.

Tabella 4.2 Denunce, ingressi in Cpa e ingressi in Ipm per custodia cautelare nell'anno 1998. Valori assoluti e rapporti
Nazionalità Denunce (a) Ingressi in Cpa (b) (b)/(a) Ingressi in Ipm per c.c. (c) (c)/(b)
Italiani 31.181 1917 6,1% 884 46,1%
Stranieri 10.926 2305 21% 1004 43,5%
Totale 42.107 4222 10% 1888 44,7%
Grafico 4.3 Denunce, ingressi in Cpa e ingressi in Ipm per custodia cautelare nell'anno 1998, per nazionalità
Grafico 4.3
Tabella 4.3 (2) Ingressi in Cpa e ingressi in Ipm per custodia cautelare nell'anno 1999. Valori assoluti e rapporto
Nazionalità Ingressi in Cpa (a) Ingressi in Ipm per c.c. (b) (b)/(a)
Italiani 1973 633 32,1%
Stranieri 2275 905 39,8%
Totale 4.248 1538 36,2%

4.1.2. Gli ingressi nei Cpa: analisi territoriale

La tabella 4.4 e il relativo grafico mettono in evidenza la distribuzione territoriale degli ingressi in Cpa nell'anno 1999. Emerge innanzitutto che i valori più elevati sono stati registrati nei Cpa dell'Italia Centrale (1.197) e dell'Italia Nord-Occidentale (1.093), in particolare nei Cpa di Roma (843), Firenze (276), Milano (549) e Torino (422). Per l'Italia Meridionale, che ha registrato un numero complessivo di ingressi pari a 980, si distinguono i Centri di Napoli (367) e Bari (294), mentre nell'Italia Insulare (595 ingressi complessivamente) prevale il Cpa di Catania (288). Più basso è il numero degli ingressi nei Cpa dell'Italia Nord-Orientale (423), dove prevalgono Treviso (207) e Bologna (185).

Di rilievo è, in particolare, l'aumento di ingressi registrato nel Cpa di Roma, che nel 1999 ha riportato 843 ingressi rispetto ai 690 dell'anno precedente (un aumento pari al 22%).

Con riferimento alla nazionalità dei soggetti che sono transitati nei Cpa è possibile osservare la differente distribuzione territoriale degli ingressi di italiani e di stranieri; infatti, gli ingressi in Cpa di minori stranieri hanno riguardato nell'87% dei casi i Servizi del Centro-Nord; al contrario, la componente italiana riguarda principalmente i Servizi del Sud e delle Isole.

Tabella 4.4 Distribuzione territoriale degli ingressi nei Cpa nell'anno 1999 per nazionalità e sesso
Centri di prima accoglienza Italiani Stranieri Totale
MF F MF F MF F
Milano 157 9 392 105 549 114
Genova 34 6 88 36 122 42
Torino 48 3 374 88 422 91
Treviso 68 3 139 59 207 62
Trento 6 - 13 7 19 7
Trieste 6 1 6 4 12 5
Bologna 72 2 113 28 185 30
Ancona 10 1 28 13 38 14
Firenze 54 7 222 104 276 111
Roma 238 7 605 352 843 359
L'Aquila 18 4 22 13 40 17
Cagliari 26 4 10 8 36 12
Sassari 29 1 10 6 39 7
Napoli 286 - 20 - 306 -
Nitida 9 9 52 52 61 61
Salerno 27 - 8 - 35 -
Bari 238 7 56 34 294 41
Lecce 53 - 22 - 75 -
Taranto* 36 - - - 36 -
Potenza 5 - 6 4 11 4
Palermo 130 - 7 - 137 -
Catania 267 - 21 - 288 -
Messina 46 - 4 - 50 -
Caltanissetta 13 4 32 26 45 30
Catanzaro 66 - 20 15 86 15
Reggio C. 31 - 5 - 36 -
Totale Italia 1973 68 2275 954 4248 1022
Italia N-Occ 239 18 854 229 1093 247
Italia N-Orien 152 6 271 98 423 104
Italia Centrale 302 15 855 469 1157 484
Italia Merid 769 20 211 118 980 138
Italia Insulare 511 9 84 40 595 49

* IL Cpa di Taranto non è attivo da novembre 1999.

Grafico 4.4 Ingressi in Cpa nell'anno 1999, per ripartizioni territoriali
Grafico 4.4

4.1.3. Gli ingressi nei Cpa: il provvedimento di ingresso

La maggior parte dei minori sono condotti in Cpa sulla base di un provvedimento di arresto; meno rilevante è il numero dei soggetti che transitano in Cpa perché fermati o accompagnati. Nel 1999, il 94% degli ingressi in Cpa ha riguardato, infatti, minori arrestati. Il restante 6% ha riguardato in pari misura ragazzi fermati e accompagnati.

Disaggregando i valori per nazionalità dei soggetti e per ripartizione territoriale, non si registrano differenze significative.

Tabella 4.5 Ingressi in Cpa nell'anno 1999, per posizione giuridica, nazionalità dei soggetti e ripartizioni territoriali
Ripartizioni territoriali Arrestati Fermati Accompagnati Totale
Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri
Italia Nord-Occidentale 965 750 44 23 84 81 1093 854
Italia Nord-Orientale 407 260 9 5 7 6 423 271
Italia Centrale 1167 851 9 9 21 17 1197 877
Italia Meridionale 901 182 33 3 6 4 940 189
Italia Insulare 551 78 40 2 4 4 595 84
Totale Italia 3991 2121 135 42 122 112 4248 2275
Grafico 4.5 Ingressi in Cpa nell'anno 1999, per posizione giuridica
Grafico 4.5
Grafico 4.6 Ingressi in Cpa nell'anno 1999 di soggetti stranieri, per posizione giuridica
Grafico 4.6

4.1.4. Gli ingressi nei Cpa: i reati

Ai fini dell'indagine, i reati per i quali sono indagati i minori transitati nei Cpa sono divisi, e indicati nella relativa tabella, in quattro tipologie, all'interno delle quali è previsto il dettaglio di alcuni reati specifici, evidenziati o perché particolarmente gravi o perché i più frequenti e, dunque, tipici della devianza minorile.

Il numero complessivo dei reati risulta essere superiore a quello degli ingressi, dal momento che vengono considerati tutti i reati attribuiti ad un ragazzo al momento dell'ingresso nel Servizio.

Dall'analisi della tabella 4.6 e dei successivi grafici emerge la prevalenza dei reati contro il patrimonio sia per i minori italiani che per quelli stranieri (rispettivamente il 63% e il 79% dei reati). All'interno di questa tipologia prevalgono i reati di furto, furto aggravato, rapina e rapina aggravata.

Al proposito si evidenzia che all'interno della tipologia del furto aggravato vi è una fattispecie di reato, il furto con strappo (c.d. scippo) di cui all'art. 625 4) cp, di competenza quasi prettamente minorile. La criminalità organizzata, infatti, cerca di mantenere vivo e sviluppare questo campo d'azione proprio attraverso l'apporto di giovani minorenni, anche infraquattordicenni (3).

Per gli stranieri, particolare rilevanza (16%) assumono anche i reati contro le disposizioni del T.U. 309/1990, riguardanti in modo particolare la produzione e il traffico illecito di sostanze stupefacenti (art. 73).

Un dato interessante da rilevare è che, molto spesso, i giovani imputati di spaccio non risultano poi essere consumatori abituali o sporadici di sostanze: nel 1998 (4) gli ingressi in Cpa di ragazzi imputati per reato di spaccio sono stati 892, ma solo 289, il 32% circa, sono risultati assuntori di stupefacenti. Le percentuali sono ancora più significative se si prende in considerazione la popolazione formata dai ragazzi italiani, da una parte, e dagli stranieri, dall'altra: gli assuntori rappresentano, infatti, il 46% dei ragazzi italiani accusati di spaccio e solo il 19% degli stranieri.

Per gli stranieri, meno frequenti sono, invece, i reati contro la persona (2%). All'opposto, per gli italiani, quest'ultima tipologia è più frequente (6%), così come le violazioni del T.U. sugli stupefacenti (22%).

Tra i reati contro la persona, appare opportuno mettere in evidenza alcuni reati che, anche se numericamente poco rilevanti, si distinguono per la loro gravità: nel corso del 1999 tra i reati attribuiti ai minori transitati nei Cpa figurano 34 omicidi volontari (29 riferiti a minori italiani, 5 a minori stranieri), 35 tentati omicidi (26 italiani, 9 stranieri) e 36 reati di violenza sessuale (30 italiani, 6 stranieri).

Con riferimento alla distribuzione territoriale di questi reati specifici, la maggior parte dei reati di omicidio volontario sono stati registrati nei Cpa di Bari (12), Napoli (4), Roma (3), Palermo (2) e i reati a sfondo sessuale hanno riguardato maggiormente le sedi di Milano (12), Venezia (4) e Roma (4).

Ai reati contro la persona, si affiancano per la loro gravità quattro casi di associazione per delinquere ex art. 416 cpp e tre casi di associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis cpp, questi ultimi tutti a carico di ragazzi italiani transitati nel Cpa di Catania.

La tendenza che emerge è una situazione di progressiva espansione di una cultura dell'illecito che sembra avere un forte carattere coinvolgente e suggestionante nei confronti dei giovani, e in particolare in alcune aree geografiche. Secondo le relazioni che i Procuratori minorili redigono all'apertura dell'anno giudiziario in materia di andamento della criminalità minorile, ciò sembra da imputarsi al progressivo aumento, negli ultimi anni, del coinvolgimento di minori in organizzazioni criminali, quale fenomeno ampiamente presente su tutto il territorio nazionale, anche se con caratteristiche diverse nel Nord e nel Sud sia per il diverso tipo di attività illecite svolte sia per le diverse modalità di 'utilizzo' dei ragazzi minorenni.

Nelle regioni del Centro-Nord le organizzazioni criminali appaiono soprattutto legate al traffico di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e alle estorsioni: i minorenni coinvolti sono in gran parte stranieri, per lo più nord-africani e albanesi, che vengono chiamati a svolgere mansioni di 'manovalanza' (come i corrieri della droga) andando così a rivestire un ruolo di supporto rispetto alla gestione dell'organizzazione stessa. I ragazzi nomadi, invece, si caratterizzano per i reati di furto e borseggio, ai quali vengono spesso avviati da adulti, familiari e non.

I dati ufficiali del 1999 (tabella 4.6) denunciano tre casi di minori stranieri coinvolti in associazioni per delinquere, ma non sono che una parte del reale fenomeno sul territorio; non è infatti così semplice accertare l'appartenenza di un minore ad un'organizzazione criminale e quindi ricollegare la commissione di un reato alla fattispecie di associazione per delinquere.

Nelle organizzazioni di tipo mafioso e camorristico, maggiormente presenti nel Sud, sono invece ricorrenti tipologie di reato più grave (come ad esempio il sequestro di persona): le modalità esecutive prescelte dalle organizzazioni mafiose appaiono spesso diverse da quelle delle altre organizzazioni criminali ed è questo che forse discrimina qualitativamente i reati commessi.

Numerosi studi socio-antropologici, infatti, hanno evidenziato come nelle organizzazioni di stampo mafioso e camorristico appaia molto più significativamente presente un 'codice simbolico' che accompagna e ripuntualizza molte delle azioni delittuose proposte; il reato, pertanto, viene ad assolvere una funzione comunicativa oltre che pratica o strumentale, rispetto alla quale risultano di cruciale importanza le specifiche modalità esecutive e i rituali, anche molto cruenti, utilizzati.

Un secondo elemento che appare significativo per spiegare la diversa gravità dei delitti consumati è quello relativo all'ampiezza del territorio che l'organizzazione si prefigge di controllare, che appare spesso molto più elevata nel caso delle organizzazioni mafiose.

Per concludere, nelle organizzazioni di tipo camorristico e mafioso si segnalano ingressi di minorenni principalmente italiani, provenienti dalla microcriminalità giovanile che, al contrario dei minorenni stranieri reclutati dalle altre organizzazioni (per esempio quella albanese), arrivano, anche in breve tempo, a ricoprire ruoli centrali da un punto di vista organizzativo.

È nella consapevolezza che il coinvolgimento di minorenni rappresenti un elemento particolarmente a rischio per lo sviluppo di stabili carriere devianti che la normativa nazionale ha previsto alcuni strumenti di contrasto: in particolare, sono stati portati avanti progetti finanziati in base alla Legge 216 del 19 luglio 1991 "Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose".

Tabella 4.6 Reati a carico dei minori transitati nei Cpa nell'anno 1999, per nazionalità e sesso
Categorie di reato Italiani Stranieri Totale
MF F MF F MF F
Contro il patrimonio Furto 103 - 234 109 337 109
Furto aggravato 634 21 1177 662 1811 683
Tentata rapina 70 6 78 48 148 54
Rapina 121 1 117 42 238 43
Rapina aggravata 258 3 50 18 308 21
Estorsione 69 2 19 2 88 4
Truffa 9 - - - 9 -
Ricettazione 33 3 18 1 51 4
Danneggiamento 23 2 10 4 33 6
Altri 113 3 196 85 309 88
Totale 1433 41 1899 971 3332 1012
Contro la persona Omicidio volontario 29 1 5 1 34 2
Tentato omicidio 26 1 9 - 35 1
Sequestro di persona 10 - 7 1 17 1
Lesioni volontarie 32 2 17 2 49 4
Sessuali 30 - 6 - 36 -
Altri 9 1 6 2 15 3
Totale 136 5 50 6 186 11
Contro disp. T.U. 309/1990 495 28 396 2 891 30
Altri reati Possesso di arma 61 2 7 1 68 3
Uso di arma 59 - 1 - 60 -
Resistenza viol. a P.U. 47 2 23 1 70 3
Associazione a delinquere 4 - 3 - 7 -
Associazione di stampo mafioso 3 - - - 3 -
Guida senza patente 6 - 1 - 7 -
Altri 13 - 44 10 57 10
Totale 193 4 79 12 272 16
Totale complessivo 2257 78 2424 991 4681 1069
Grafico 4.7.a Reati a carico di minori di nazionalità italiana transitati nei Cpa nell'anno 1999
Grafico 4.7.a
Grafico 4.7.b Reati a carico di minori di nazionalità straniera transitati nei Cpa nell'anno 1999
Grafico 4.7.b

4.1.5. Le uscite dai Cpa: la posizione giuridica all'uscita

La maggior parte dei minori transitati nei Cpa viene dimessa con l'applicazione di una misura cautelare. Nel 1999 il 66% del totale delle uscite è caratterizzato dall'applicazione di una misura cautelare (i minori dimessi senza l'applicazione di una misura cautelare rappresentavano soltanto il 4%).

Una buona parte (il 30% nel 1999) delle uscite viene invece classificata con la voce "altri motivi" costituita soprattutto dai casi di rimessione in libertà disposta dal Gip e di immediata liberazione disposta dalla Procura minorile, ma anche da altri casi, come il trasferimento presso le strutture detentive per gli adulti (nel caso in cui venga accertata la maggiore età del soggetto indagato).

Disaggregando tra italiani e stranieri (vedere tabella 4.7 e relativi grafici), si può notare una maggiore applicazione delle misure cautelari per i primi piuttosto che per i secondi (81% e 54% delle uscite rispettivamente), e quindi maggiore nell'Italia meridionale e Insulare piuttosto che nella zona del Centro-Nord dove l'utenza è soprattutto straniera. Non sembra discriminante (come dovrebbe essere) la gravità dei reati, ma piuttosto le diverse condizioni familiari e sociali che distinguono gli utenti italiani da quelli stranieri.

Tabella 4.7 Uscite da Cpa nell'anno 1999 per motivo di uscita, nazionalità dei soggetti e ripartizioni territoriali
Ripartizioni territoriali Senza applicazione misure cautelari Con applicazione misure cautelari Altri motivi Totale
Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri
Italia Nord-Occidentale 79 64 590 434 424 359 1093 857
Italia Nord-Orientale 17 13 252 128 158 132 427 273
Italia Centrale 15 15 759 512 429 356 1203 883
Italia Meridionale 19 13 750 106 169 70 938 189
Italia Insulare 21 9 475 46 98 27 594 82
Italia 151 114 2826 1226 1278 944 4255 2284

Grafico 4.8 Uscite da Cpa nell'anno 1999 per posizione giuridica al momento dell'uscita

Italiani
Grafico 4.8 - Italiani
Stranieri
Grafico 4.8 - Stranieri

La percentuale di applicazione delle misure cautelari per gli stranieri, più bassa rispetto a quella relativa agli italiani, è dovuta al fatto che ben il 41% delle uscite dai Cpa di minori stranieri nel 1999 è stato classificato nella voce 'altri motivi'; l'incidenza così elevata di questa categoria è verosimilmente legata ai casi di arresto o fermo di ragazzi al di sotto dei quattordici anni che, non essendo imputabili, vengono rimessi in libertà.

Analizzando più in dettaglio le uscite dai Cpa nel 1999 con applicazione di misura cautelare, dalla tabella 4.8 emerge che la custodia cautelare è la misura più applicata (36%).

Disaggregando per nazionalità, si nota che la prevalenza della custodia cautelare riguarda soltanto i minori stranieri ai quali la misura è applicata nel 58% dei casi.

Per gli italiani, invece, l'applicazione della custodia cautelare è limitata al 19% dei casi; più applicate a loro sono, invece, le misure non detentive, in particolare le prescrizioni (33%) e la permanenza in casa (30%): la nazionalità italiana fornisce, infatti, i riferimenti di identità che consentono di intervenire in maniera alternativa alla detenzione, attraverso l'attivazione delle risorse familiari e ambientali del minore.

Disaggregando per ripartizioni territoriali, si osserva e si conferma che la maggiore applicazione di una misura rispetto ad un'altra è legata al tipo di utenza: nei Cpa del Nord (più avanti si vedrà, in particolare, Milano), con utenza soprattutto straniera, risulta, infatti, più applicata la misura della custodia cautelare, mentre al Sud (nella fattispecie si vedrà Napoli) e nelle Isole in cui la devianza minorile ha la caratteristica di essere essenzialmente italiana, prevale l'applicazione delle misure cautelari non detentive.

Con riferimento, infine, all'analisi temporale del fenomeno (tabella 4.9), di rilievo è la progressiva diminuzione dell'applicazione della custodia cautelare per gli italiani (la percentuale di applicazione di questa misura nel 1991 era pari al 43%; nel 1999, come già detto, era pari al 19%), a dimostrazione del fatto che la detenzione in Ipm diventa, per quanto possibile, sempre più una misura residuale a favore di altri tipi di intervento...almeno per gli italiani.

Tabella 4.8 Uscite dai Cpa nell'anno 1999 con applicazione di misura cautelare, per tipologia di misura cautelare, nazionalità dei soggetti e ripartizioni territoriali
Ripartizioni territoriali Prescrizioni Permanenza in casa Collocamento in comunità Custodia cautelare Totale
Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri Totale Stranieri
Italia NordOcc 73 23 122 69 62 43 333 299 590 434
Italia NordOri 40 5 40 5 59 23 113 95 252 128
Italia Centrale 116 36 247 142 119 100 277 234 759 512
Italia Meridion 194 11 201 3 208 35 147 57 750 106
Italia Insulare 181 11 97 7 48 3 149 25 475 46
Italia 604 86 707 226 496 204 1019 710 2826 1226
Valori Percent.li 21% 7% 7% 18% 18% 17% 36% 36% 100% 100%
Tabella 4.9 Uscite dai Cpa negli anni 1991-1999 con applicazione di misura cautelare, per tipologia di misura e nazionalità dei soggetti
Uscite con applicazione misure cautelari ANNI
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999
Prescrizioni Italiani 266 348 367 395 402 373 449 463 518
Stranieri 87 72 46 42 54 85 153 132 86
Totale 353 420 413 437 456 458 602 595 604
Permanenza in casa Italiani 496 515 564 473 417 455 492 455 481
Stranieri 124 113 150 144 197 175 222 211 226
Totale 620 628 714 617 614 630 714 666 707
Comunità Italiani 200 267 251 296 304 311 277 286 292
Stranieri 79 43 41 85 121 101 134 169 204
Totale 279 310 292 381 425 412 411 455 496
Custodia cautelare Italiani 716 894 787 603 424 391 346 319 309
Stranieri 678 719 676 711 718 618 679 741 710
Totale 1394 1613 1463 1314 1142 1009 1025 1060 1019
Totale uscite con misura cautelare Italiani 1678 2024 1969 1767 1547 1530 1564 1523 1600
Stranieri 968 947 913 982 1090 979 1188 1253 1226
Totale 2646 2971 2882 2749 2637 2509 2752 2776 2826
Totale uscite Italiani 2160 2596 2380 2161 1940 1956 2001 1921 1971
Stranieri 1905 1958 1751 1916 2254 1836 2195 2291 2284
Totale 4065 4554 4131 4077 4194 3792 4196 4212 4255

4.2. Le realtà locali

Come premesso nella prima parte del capitolo, l'utenza di un Cpa dipende dalla città in cui lo stesso si trova: la realtà italiana è, infatti, sostanzialmente diversa da luogo a luogo. È obiettivo di questa seconda parte offrire un quadro dei flussi di utenza, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, dei Cpa di Milano, Firenze e Napoli al fine di individuare le diverse caratteristiche della criminalità minorile nell'Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale.

La fonte di ricerca, anche in questo caso, come per i dati nazionali, è data dalle rilevazioni statistiche effettuate dall'Ufficio centrale per la giustizia minorile nell'anno 1999, quale parametro di riferimento della nostra indagine e ultimo anno di dati ufficiali disponibili, a cui si aggiungono, per completezza, alcuni valori relativi all'anno 1998 e 2000 e alcune informazioni raccolte in sede di intervista alle Direzioni dei Servizi interessati.

4.2.1. Cpa di Milano

Il Cpa di Milano è il Cpa dell'Italia Settentrionale (e quello di tutta la penisola, dopo Roma) che ha registrato negli anni 1998 e 1999 il maggior numero di ingressi di minori, rispettivamente 537 e 549 con una media mensile pari a 45 ingressi nel 1998 e 46 nel 1999.

La sua utenza prevalentemente straniera (il 79,3% nel 1998 e il 71,4% nel 1999; vedere tabella 4.10) fa da specchio alla situazione della criminalità minorile in Lombardia e, più in generale, nell'Italia Settentrionale.

Tabella 4.10 Ingressi per nazionalità e sesso, anni 1998-1999
ANN0 Italiani Stranieri Totale
M F Tot M F Tot M F Tot
1998 99 12 111 291 135 426 390 147 537
Ingressi medi mensili 8 1 9 25 11 36 33 12 45
1999 148 9 157 187 105 392 335 114 549
Ingressi medi mensili 12 1 13 24 9 33 36 10 46

Ferma restando la peculiarità del fenomeno in esame, è, però, d'obbligo una riflessione (5) che ci permette una lettura qualitativa dei dati statistici, altrimenti superficiale.

In base alle rilevazioni effettuate, è emerso che nelle aree del Centro-Nord il grado di tolleranza collettiva degli adulti nei confronti dei comportamenti devianti giovanili e, in particolare, di quelli di minori stranieri, è generalmente più basso rispetto al resto dell'Italia. Si osserva, infatti, la tendenza generale a richiedere alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria un'attività di "controllo sociale", inteso come mezzo per la risoluzione dei conflitti interpersonali, anche a carattere privato, che, invece, al Sud, nella maggior parte dei casi, o sono patrimonio della "cultura diffusa locale" o sono affidati all'autotutela privata (6).

In altre parole, nell'Italia Centro-Settentrionale la denuncia assume un'ottica strumentale che inevitabilmente produce i suoi effetti anche sull'entità dei minori arrestati e fermati e, di conseguenza, di quelli condotti al Cpa.

Tornando al dato degli ingressi, negli ultimi anni, si è registrato, per l'utenza straniera, un incremento della componente femminile, data da ragazze nomadi (ad eccezione dell'anno 1999), e dei minori nordafricani, in particolare di nazionalità marocchina, ma anche algerina, a cui è corrisposta una diminuzione dell'utenza albanese. Numericamente rilevanti sono anche gli ingressi in Cpa di minori nomadi, come dato abbastanza costante negli anni.

Analizzando le diverse 'nazionalità' dei minori accolti in Cpa e le tipologie di reato che le caratterizzano, all'interno del gruppo dei minori nordafricani, è possibile distinguere due diversi sottogruppi, uno di prima generazione e uno di seconda generazione, con caratteristiche diverse, non solo a livello sociale, ma anche rispetto ai reati posti in essere.

Il primo sottogruppo comprende, solitamente, ragazzi che hanno raggiunto l'Italia da soli, non hanno referenti adulti vicini e si ritrovano inseriti in circuiti delinquenziali di spaccio di sostanze stupefacenti, soprattutto hashish, ma anche eroina e cocaina. Le problematiche inerenti questi minori sono di tipo socio-economico; talvolta sono ragazzi spediti dal paese d'origine dalle famiglie che hanno pagato loro il viaggio e che richiedono aiuti economici ad un figlio senza documenti e senza risorse personali (quali, per esempio la conoscenza della lingua italiana o la capacità di svolgere un lavoro): la scelta di un atto delinquenziale sembra proprio l'unica, magari la più veloce e, la più facile, per guadagnare soldi in un paese straniero.

Un altro sottogruppo, invece, comprende i minori immigrati di seconda generazione che hanno seguito in Italia i genitori, in genere il padre, quando avevano pochi anni di età. Questi ragazzi, a differenza del gruppo precedente, non hanno problemi linguistici e hanno opportunità sociali pari (forse) a quelle dei ragazzi italiani; tuttavia, pagheranno più pesantemente le conseguenze della precarietà dell'identità culturale interna e le tensioni del biculturalismo, poiché si trovano a vivere due situazioni culturali in netto contrasto tra loro. I reati da loro commessi sono per gravità e significato molto simili a quelli dei ragazzi italiani (rapine, furti, violenze), legati a piccole bande giovanili metropolitane. Nel tempo, il contrasto con la cultura di appartenenza si inasprisce e il minore si trova a dover acquisire un'identità culturale al di fuori di essa: spesso questa identità è facilmente trovata nel gruppo dei pari con tendenze devianti.

Per quanto riguarda, invece, i minori albanesi, si registra una diminuzione del numero degli arresti, che sembra potersi imputare o agli eventi bellici internazionali (come la guerra in Kossovo) o ad una maggiore integrazione socio-economica della comunità albanese a Milano.

I ragazzi albanesi, in Italia, sono quasi sempre soli, aiutati da connazionali magari appena maggiorenni che appartengono spesso alla criminalità organizzata albanese che, in Lombardia, gestisce parte del traffico della droga e dello sfruttamento della prostituzione. I minori sono inseriti nel circuito criminale soprattutto per la commissione dei reati di furto di automobili e ricettazione delle stesse.

Passando all'utenza zingara, si fa subito presente che il problema della devianza dei nomadi interessa tutti i Cpa dell'Italia Centrale e Settentrionale, con punte elevate nelle grandi città come Roma, Milano, Firenze e Torino.

La questione minorile zingara è centrale all'interno del più vasto problema della minoranza zingara ormai connotata nel tempo e nello spazio da alcuni tratti principali (7). Tra questi si ricordano l'alto tasso di natalità non seguito da un aumento medio della vita da cui ne consegue una popolazione soprattutto giovane, e la costante crisi culturale del popolo zingaro per l'incontro-scontro tra la cultura di appartenenza e quella dominante. In particolare, il minore zingaro subisce l'influenza della cultura italiana, ma, non possedendo i mezzi per inserirsi a pieno titolo, da una parte, si vede rifiutato dalla società che lo accoglie e, dall'altra, non riesce a fare proprio il sistema valoriale della cultura dominante.

A queste note ricorrenti si affianca il fondamentale problema della mancanza di opportunità lavorative, visto che le vecchie professionalità del gruppo zingaro (calderai, musicisti, allevatori) non sono più valide nel mondo del lavoro. La prevenzione della devianza minorile zingara dovrebbe quindi partire con delle soluzioni a questo problema.

Se a ciò si aggiunge che i comportamenti dei minori zingari che arrivano in Cpa per reati contro il patrimonio non sono valutati dagli autori come illegali, né tanto meno come atti devianti (il minore che chiede l'elemosina, che ruba per la famiglia, che dichiara false generalità o lascia la scuola precocemente, non va contro le proprie regole), si ricava agevolmente che l'intervento giudiziario non dovrebbe rivolgersi soltanto ai minori, con custodie cautelari e condanne definitive nella maggior parte dei casi. Sarebbe anzi auspicabile che fosse teso a modificare, da una parte, il sistema familiare che sfrutta i ragazzi e, dall'altra, quello sociale che non crea opportunità per le minoranze.

L'utenza italiana, infine, quasi totalmente maschile (l'89,1% nel 1998 e il 94,2% nel 1999) si presenta meno omogenea, comprendendo minori molto diversi tra loro per storia e problematiche.

Hanno un'età media di 16-17 anni, quasi tutti posseggono il diploma della scuola media inferiore e hanno abbandonato gli studi per immettersi nel mondo del lavoro; in realtà, gran parte di loro, al momento dell'ingresso in Cpa o sono 'in cerca' del primo impiego o lavorano in nero e in modo precario; in altri casi lavorano regolarmente come operai.

La situazione familiare li vede spesso o come figli di un nucleo monoparentale (spesso è la figura del padre quella che manca) o inseriti in dinamiche familiari di conflitto tra i genitori.

I loro reati, di diverso tipo e gravità, possono comprendere furti, rapine, violenze sessuali, aggressioni e, solitamente, sono commessi all'interno del gruppo dei pari che svolge una funzione primaria nella vita di relazione di questi minori: è il fenomeno definito dai mass media come baby gang. In particolare, si segnalano casi in cui gli appartenenti del gruppo pongono in essere reati nei confronti di ragazzi coetanei (magari con le modalità dell'accerchiamento e delle minacce verbali, ma anche con armi bianche, al solo scopo di impossessarsi, per esempio, di un telefono cellulare).

Si rileva, anche, che all'interno del gruppo si utilizzano spesso sostanze stupefacenti, soprattutto hashish, ma anche cocaina e ecstasi.

Concludendo sulla tipologia dei reati posti in essere dai minori accolti al Cpa di Milano nell'anno 1999, la tabella che segue (tabella 4.11), raggruppando i capi di imputazione in quattro grandi categorie (contro la persona, contro il patrimonio, violazione del T.U. 309/1990 e altri reati), offre un quadro dei valori assoluti e percentuali dei reati appartenenti alle varie tipologie.

Dall'analisi della tabella è possibile constatare la prevalenza dei reati contro il patrimonio (67,9%), quali reati che caratterizzano, in particolar modo, l'utenza zingara ma anche quella italiana, seguiti, ad una certa distanza percentuale, dai reati contro la legge sulle sostanze stupefacenti (27,8%), tipici dei minori di nazionalità nordafricana; meno frequenti sono, invece, i reati contro la persona (4%), quasi tutti a carico di minori italiani.

Tabella 4.11 Imputazioni relative agli ingressi di minori, anno 1999
ANN0 Contro la persona Contro il patrimonio Violazione Legge stupefacenti Altri reati Totale
1999 22 4% 373 67,9% 153 27,8% 1 0,1% 549 100%

Disaggregando, poi, il dato degli ingressi a seconda del provvedimento di ingresso (tabella 4.12) con cui le forze dell'ordine accompagnano i minori al Cpa di Milano, si può notare che, nel 1999, la maggior parte dei soggetti entra al Cpa con un provvedimento di arresto (95,8%) e la restante parte per fermo (4,2%). Totalmente assente è la categoria dei minori accompagnati di cui non si registra neanche un ingresso.

Tabella 4.12 Ingressi per provvedimento di ingresso, nazionalità e sesso, anno 1999
Provvedim. di ingresso Italiani Stranieri Totale
M F Tot M F Tot M F Tot
Arrestati 133 9 142 280 104 384 413 113 526
Fermati 15 - 15 7 1 8 22 1 23
Accompagnati - - - - - - - - -
Totale 148 9 157 287 105 392 435 114 549

Concludendo il tema degli ingressi, prima di passare ad una breve analisi sulla posizione giuridica dei minori all'uscita dal Cpa di Milano, si propone una riflessione sul tasso di recidivismo che caratterizza l'utenza lombarda.

Dall'intervista alla Direzione del Servizio, è emerso che tale tasso è molto alto nel caso dei minori stranieri per le ripetute difficoltà di intervento che si riscontrano a causa della mancanza di documenti, delle false generalità, della difficoltà ad ottenere permessi di soggiorno e, ovviamente, a causa dell'assenza di riferimenti familiari e di punti di appoggio sul territorio.

Queste condizioni che pregiudicano un'effettiva scelta all'interno del ventaglio di possibilità offerte dalle nuove disposizioni in materia di misure cautelari per minori riducono la soluzione, nella quasi totalità dei casi, a risposte di tipo detentivo, concluse le quali il minore straniero viene riproiettato nello stesso mondo che lo aveva spinto alla commissione del reato.

Per completezza, si fa notare che il dato sul recidivismo è un dato in parte oscuro per quella quota di ragazzi che, dopo l'uscita dal Cpa, diventando maggiorenni, entrano nel sistema della giustizia degli adulti e non sono più segnalati nei fascicoli della giustizia minorile.

Decisamente più basso è il tasso di recidivismo dei minori italiani che, nel periodo delle misure cautelari (nella maggior parte dei casi, non detentive) e nei progetti di messa alla prova (ex art. 28 D.P.R. 448/1988), sono seguiti dagli educatori del Cpa con un sostegno, oltre che professionale, morale: se l'iter di un ragazzo italiano si limita, infatti, al suo ingresso in Cpa e ad una misura cautelare all'esterno, quasi sempre il ragazzo, grazie proprio a tale sostegno, finita la misura, riprende la sua vita regolarmente (non incidendo quindi sul livello di recidivismo).

La tabella 4.13, infine, offre una panoramica sulla posizione giuridica con cui i minori escono dal Cpa di Milano in seguito all'udienza di convalida con il Gip.

La maggior parte dei soggetti, nei due anni considerati, è dimessa con l'applicazione di una misura cautelare (il 63,6% del totale dei minori accolti nel 1998 e il 65,2% nel 1999).

Minima è la percentuale di quelli dimessi senza l'applicazione di una misura cautelare (1,8% nel 1998 e 3,8% nel 1999); una buona parte delle uscite è, invece, classificata con la voce 'altri motivi', la quale (come già detto nella parte generale) comprende soprattutto casi di rimessione in libertà disposta dal Gip e di immediata liberazione disposta dalla Procura minorile.

Disaggregando, poi, all'interno dei minori per cui il Gip ha disposto l'applicazione di una misura cautelare, tra italiani e stranieri, si nota che la prevalenza della custodia cautelare riguarda soltanto gli stranieri, ai quali la misura è applicata nel 82% dei casi nel 1998 e nel 79,1% dei casi nel 1999.

Per gli italiani, invece, questa misura è limitata al 24% dei casi nel 1998 e al 22,8% dei casi nel 1999. Più applicate agli italiani sono, invece, le misure cautelari non detentive, in particolare, le prescrizioni (33,3% nel 1998 e 35,5% nel 1999) e la permanenza in casa (29,3% nel 1998 e 34,7% nel 1999).

Poco influenti sono, infine, i valori relativi alla misura del collocamento in comunità, non tanto per l'inadeguatezza della misura rispetto ai casi che si presentano al Cpa di Milano quanto per la scarsità di risorse che il territorio lombardo offre rispetto alla domanda dei Servizi minorili.

Tabella 4.13 Uscite per posizione giuridica, tipologia di misura cautelare, nazionalità e sesso, anni 1998-1999
1998 Senza applicaz.ne mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescrizioni Permanenza in casa Collocamento in comunità Custodia cautelare
Italiani M 4 22 22 10 13 28
F 2 3 - - 5 2
Tot 6 25 22 10 18 30
Stranieri M 4 6 9 17 144 107
F - 4 12 - 75 43
Tot 4 10 21 17 219 150
Totale M 8 28 31 27 157 135
F 2 7 12 - 80 45
Tot 10 35 43 27 237 180
1999 Senza applicaz.ne mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescrizioni Permanenza in casa Collocamento in comunità Custodia cautelare
Italiani M 5 42 36 8 24 30
F 1 - 5 - 3 -
Tot 6 42 41 8 27 30
Stranieri M 9 12 21 8 141 95
F 6 - 9 - 49 42
Tot 15 2 30 8 190 137
Totale M 14 54 57 16 165 125
F 7 - 14 - 52 42

4.2.2. Cpa di Firenze

Il Cpa di Firenze è caratterizzato, come tutti i Cpa dell'Italia Centro-Settentrionale, da un'utenza prevalentemente straniera.

Dalla tabella 4.14 emerge, infatti, che negli anni 1998 e 1999 la componente straniera rappresenta rispettivamente il 90,4% e l'80,4% del totale dei minori accolti in Cpa. Si rileva, altresì, un'alta percentuale di minori femmine tra gli stranieri (quasi tutte nomadi), corrispondente al 45,7% nel 1998 e al 46,8% nel 1999.

Tabella 4.14 Ingressi per nazionalità e sesso, anni 1998-1999
ANN0 Italiani Stranieri Totale
M F Tot M F Tot M F Tot
1998 42 - 42 215 181 396 257 181 438
Ingressi medi mensili 4 - 4 18 15 33 5 7 37
1999 47 7 54 118 104 222 165 111 276
Ingressi medi mensili 4 1 5 10 9 19 14 9 23

Durante l'intervista alla Direzione del Servizio, sono emerse, con chiarezza, alcune tendenze rispetto agli ingressi al Cpa di Firenze e alla tipologia di utenza accolta, che si ritiene interessante riportare (tabella 4.15):

  1. sin dall'apertura del Cpa, si è registrato un alto numero di ingressi di minori stranieri a confronto di quelli italiani (gli stranieri rappresentano l'86,3% dei minori accolti nei dieci anni dal 1990 al 1999);
  2. tra i minori stranieri si è sempre registrata un'alta percentuale di minori nomadi, in particolare, femmine; la restante parte di stranieri è rappresentata, soprattutto, da nordafricani e albanesi (che presentano le stesse caratteristiche e problematiche esposte per la realtà milanese);
  3. l'andamento degli ingressi dal 1990 ad oggi è stato caratterizzato da una fase ascendente che ha raggiunto il tetto massimo nel 1997 con 548 ingressi e da una fase discendente che ha visto nel 1999 soltanto 276 ingressi e, nel 2000, 272;
  4. la diminuzione degli ingressi di questi ultimi anni è dovuta all'utenza straniera, non a quella italiana che numericamente è rimasta abbastanza stabile. Questa inversione di tendenza potrebbe essere ricollegata ad un duplice fattore. Un primo fattore è di ordine sociologico: la diminuzione della delinquenza minorile straniera, e in particolare nomade, potrebbe essere dovuta ad una maggiore affermazione della criminalità albanese sul territorio fiorentino tale da non lasciare più molto spazio alle altre organizzazioni. Un secondo fattore è invece di ordine politico: sembra infatti cambiato il mandato istituzionale che le forze dell'ordine ricevono rispetto al settore di criminalità da sconfiggere: si constata che, per esempio, è notevolmente diminuita nelle piazze fiorentine la 'caccia notturna' ai piccoli spacciatori (per la maggior parte nordafricani) e, anche, i pattugliamenti da parte delle volanti per l'accertamento di furti negli appartamenti o scippi e rapine nelle le strade della città.
Tabella 4.15 Ingressi secondo le principali Zone di provenienza, anni 1990-1999
Anni Italia Nord Africa Albania Ex Jugoslavia (Nomadi) Altri Totale
19903310%382%31%25277%-0%326100%
19914915%165%10%25979%10%326100%
19925016%62%-0%24079%93%305100%
19936524%124%10%18670%31%267100%
19943514%4318%104%15564%10%244100%
19953613%4415%207%17963%72%286100%
19965114%4212%226%24266%82%365100%
1997499%11120%153%36466%92%548100%
19984210%9321%256%26260%164%438100%
19995420%3412%269%14352%197%276100%

Rispetto al fenomeno della delinquenza dei minori nomadi, l'équipe tecnica del Cpa di Firenze ha ritenuto opportuno dedicarvi particolare attenzione poiché, dal 1990 al 1999, ha rappresentato il 67,4% del totale degli ingressi.

Attraverso il costante rapporto con i minori e i loro familiari e le collaborazioni attivate con gli Enti locali, è stato possibile definire un quadro di riferimento utile alla comprensione della realtà fiorentina, sia in ordine alla composizione dei campi nomadi presenti nella città che in ordine alle caratteristiche relative ai vari gruppi presenti.

È emerso, innanzitutto che nei due campi esistenti a Firenze (campo dell'Olmatello e del Poderaccio), seppur autorizzati, non potessero usufruire di una corretta gestione e di un costante controllo della situazione: nel giro di poco tempo, questo ha portato ad un'organizzazione le cui regole interne erano dettate dai capi gruppo dei due campi. A ciò si aggiungeva il fatto che le presenze aumentavano in modo sempre crescente.

Ad oggi, rispetto all'utenza nomade, si registra da parte del Tribunale per i minorenni, un atteggiamento sicuramente più severo rispetto al passato: se fino a due anni fa la tendenza era quella di un eccessivo garantismo (nella maggior parte dei casi, anche di plurirecidivi, il Gip disponeva la misura cautelare delle prescrizioni o della permanenza 'al campo'), oggi la nuova composizione del Tribunale è più orientata, nel caso di stranieri, verso la disposizione di misure cautelari detentive (collocamento in comunità se il minore è al primo ingresso, custodia cautelare se recidivo). Diametralmente opposta è la situazione per gli italiani per i quali si ripropongono le stesse dinamiche già presentate per il Cpa di Milano.

Proseguendo l'indagine con l'analisi dei capi di imputazione che caratterizzano i minori accolti al Cpa di Firenze nel 1999 (tabella 4.16), si registra (come al Cpa di Milano) un alto tasso di reati commessi contro il patrimonio (il 76,4%), quali reati tipici dei minori slavi e italiani e, ad una certa distanza percentuale, un tasso del 21,7% di reati contro il T.U. n. 309/1990 commessi da minori nordafricani e italiani.

Si rilevano, altresì, due reati contro la persona, di cui un reato di omicidio a carico di un minore albanese e un reato di tentato omicidio a carico di un nordafricano.

Anche a Firenze, si conferma, quindi, la tendenza dell'Italia Centro-Settentionale in cui la maggior parte dei reati è data da quelli contro il patrimonio; nella fattispecie del Cpa di Firenze, questa prevalenza è legata proprio all'alto numero di minori nomadi (e in particolare, femmine) che impegnano i Servizi minorili.

Tabella 4.16 Imputazioni relative agli ingressi di minori, anno 1999
ANNI Contro la persona Contro il patrimonio Violazione Legge stupefacenti Altri reati Totale
1999 2 0,7% 211 76,4% 60 21,7% 3 1% 276 100%

A conclusione dell'analisi sugli ingressi dei minori accolti al Cpa di Firenze, è interessante rilevare (tabella 4.17) che la maggior parte di essi entra al Cpa con un provvedimento di arresto (l'89,8% nel 1999), soltanto nel 3,2% dei casi con un provvedimento di fermo e nel 6,8% dei casi in stato di accompagnamento (quest'ultima categoria, si ricorda, completamente scomparsa al Cpa di Milano).

Tabella 4.17 Ingressi per provvedimento di ingresso, nazionalità e sesso, anno 1999
Provv.to di ingresso Italiani Stranieri Totale
M F Tot M F Tot M F Tot
Arrestati 43 7 50 99 99 198 142 106 248
Fermati - - - 9 - 9 9 - 9
Accomp.ti 4 - 4 10 5 15 14 5 19
Totale 47 7 54 108 104 222 165 111 276

La tabella 4.18, infine, offre un quadro sulle posizioni giuridiche con cui i minori escono dal Cpa in seguito all'udienza di convalida con il Gip.

Anche a Firenze, come a Milano, la maggior parte dei soggetti (il 70,3% e l'81,5% nei due anni considerati) è dimessa con l'applicazione di una misura cautelare.

Disaggregando, poi, tra italiani e stranieri, il dato che facilmente si evince è quello relativo all'applicazione della misura della custodia cautelare quasi esclusivamente ai minori stranieri. Nel 1998 è stata disposta la custodia cautelare per il 35,6% dei minori stranieri a cui è stata applicata una misura cautelare e per l'8,1% dei minori italiani.

Nel 1999 si ripropone la stessa discrepanza: è prevista la misura della custodia cautelare nel 38,5% dei casi per gli stranieri, e nel 13% dei casi per gli italiani.

In particolare, la misura della custodia cautelare risulta essere la misura più applicata dalla magistratura fiorentina ai minori nordafricani per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e alle femmine nomadi per i reati di furti e rapine, se recidive; nel caso le minori nomadi siano al primo ingresso, è frequente (in passato più che oggi) l'applicazione della misura delle prescrizioni o, in alternativa, la misura della permanenza al campo, quale variazione, sperimentata nella prassi, della permanenza in casa.

Nei confronti degli albanesi si registra, invece, una tendenza a disporre la misura del collocamento in comunità (nella metà dei casi, in entrambi gli anni considerati): l'unica comunità fiorentina (Centro di Pronta Accoglienza Mercede) convenzionata con il Centro per la giustizia minorile per la misura in oggetto ha, di conseguenza, un'utenza per il 90% albanese.

Infine, nel caso di minori italiani, la misura più applicata è quella delle prescrizioni e, a seguire, quella della permanenza in casa (possibile per l'esistenza di una famiglia quasi sempre presente sul territorio).

Tabella 4.18 Uscite per posizione giuridica, tipologia di misura cautelare, nazionalità e sesso, anni 1998-1999
1998 Senza applicaz.ne mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescriz.ni Permanenza in casa Collocamento in comunità Custodia cautelare
Italiani M - 18 11 5 3 5
F - - - - - -
Tot - 18 11 5 3 5
Stranieri M 1 44 21 31 67 49
F 1 41 21 14 32 67
Tot 2 85 42 45 99 116
Totale M 1 62 32 36 70 54
F 1 41 21 14 32 67
Tot 2 103 53 50 102 121
1999 Senza applicaz.ne mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescriz.ni Permanenza in casa Collocamento in comunità Custodia cautelare
Italiani M - 21 13 4 3 6
F - 3 3 - - 1
Tot - 24 16 4 3 7
Stranieri M 5 15 11 33 36 19
F 6 13 16 23 31 18
Tot 11 28 27 56 67 37
Totale M 5 36 24 37 39 25
F 6 16 19 23 31 19
Tot 11 52 43 60 70 44

4.2.3. Il Cpa di Napoli

Il Cpa Colli Aminei di Napoli che accoglie soltanto minori maschi (il Cpa femminile si trova a Nisida) si caratterizza, a differenza dei due Cpa esaminati precedentemente, per un'utenza prevalentemente italiana.

Gli italiani hanno, infatti, rappresentato il 92,5% dei minori accolti nel 1998, il 93,4% nel 1999 e l'85,5% nel 2000 (tabella 4.19).

Tabella 4.19 Ingressi per nazionalità e sesso, anni 1998-2000
Nazionalità 1998 1999 2000
Ingressi Ingressi medi mensili Ingressi Ingressi medi mensili Ingressi Ingressi medi mensili
Italiani 349 29 286 24 242 20
Stranieri 28 2 20 2 41 4
Totale 377 31 306 26 283 24

Al di là di questi dati, è interessante notare che quasi la metà dei minori italiani transitati al Cpa di Napoli, nei tre anni considerati, sono residenti nella città di Napoli, nonostante il distretto di competenza del Centro per la giustizia minorile comprenda tutto il territorio delle regioni Campania (ad eccezione di Salerno per cui è competente il Cpa maschile di Salerno) e Molise.

All'interno dell'utenza napoletana, sono individuabili dei sottogruppi di minori appartenenti ai quartieri di Napoli più colpiti dalla delinquenza minorile. Tra questi si ricordano S. Carlo all'Arena, San Lorenzo e Montecalvario nella zona del Centro Storico e Secondigliano, Miano, Poggioreale e Scampia nell'area periferica industriale. Della provincia di Napoli, si registra, invece, tra gli ingressi in Cpa una percentuale, seppur minima, di minori provenienti dai comuni di Giugliano in Campania, Caivano, Afragola, Ercolano, Castellammare di Stabia e Marano di Napoli.

Una caratteristica che accomuna quasi tutti i ragazzi che transitano al Cpa di Napoli è il basso livello di scolarizzazione; nella maggior parte dei casi, infatti, hanno conseguito soltanto la licenza di quinta elementare (alcuni neanche quella!) e pochi frequentano la scuola media inferiore; infine, pochissimi frequentano la scuola media superiore.

Si deve anche evidenziare che, a questo vuoto, non sempre si accompagna un impegno lavorativo che, comunque, nella quasi totalità dei casi, ruota intorno al mercato del lavoro nero, allo spaccio di sigarette di contrabbando etc.

È, altresì, opportuno considerare che il quadro dipinto dai valori numerici delle rilevazioni statistiche non delinea nella sua complessità il fenomeno della criminalità minorile napoletana (8) e questo per una serie di fattori (9) così sintetizzabili:

  1. molti comportamenti illegali sono tollerati e non denunciati alle autorità competenti, in quanto parte integrante della "cultura diffusa locale", trasmessa nel corso delle generazioni; per esempio, la presenza di minorenni, a volte anche infraquattordicenni, intenti nella vendita di sigarette di contrabbando, passa quasi del tutto inosservata e, la stessa magistratura, in particolare le forze dell'ordine impegnate sul campo, tendono a considerare alcuni fenomeni di devianza e delinquenza minorile un "male minore" rispetto a comportamenti antisociali di entità ben più grave. Soprattutto, si individua una tendenza generale a giustificare determinati comportamenti formalmente illegali in quanto riconducibili alle difficoltà economiche delle famiglie di provenienza e quasi ad un obbligo morale che motiverebbe il ragazzo a contribuire in qualche maniera all'economia familiare;
  2. il limitato numero delle denunce e degli arresti e, quindi, degli ingressi in Cpa rispetto all'ampio fenomeno della delinquenza a Napoli può dipendere, anche, dai fenomeni della cosiddetta "estorsione violenta del consenso". Si consideri, come esempio, il caso di furto di un'automobile il cui proprietario venga contattato dall'autore del furto (spesso minorenni, in collusione con gruppi di adulti legati al racket delle estorsioni e delle ricettazioni) per riavere indietro la propria auto. È chiaro come, in questi casi, il patto di silenzio tra la vittima e i responsabili del furto, scoraggi, di fatto, la presentazione della denuncia, incidendo negativamente sui dati ufficiali della delinquenza minorile;
  3. un altro fattore culturale che gioca a favore della scarsa propensione alla denuncia da parte dei cittadini va identificato nei diffusi atteggiamenti di sfiducia dei cittadini nei confronti dell'operato delle istituzioni, quale effetto indesiderato della decarcerizzazione introdotta dalle nuove disposizioni sul processo penale minorile: in tema di soluzioni operative individuate dal legislatore e applicate dalla magistratura, i mezzi d'informazione hanno forse contribuito a trasmettere l'immagine di una giustizia tollerante verso i minori e poco attenta alle istanze della vittima, ciò determinando una riduzione delle denunce rivolte ai soggetti minorenni;
  4. ultimo fattore, la relazione esistente tra criminalità adulta e criminalità minorile, in cui si inserisce, nella fattispecie, il fenomeno delle associazioni per delinquere di stampo mafioso e camorristico.

A tal proposito, sembra interessante riportare le parole del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Napoli nella Relazione sull'Amministrazione della giustizia del 1997:

"...i dati relativi ai procedimenti penali...in relazione al delitto di partecipazione ad associazione di stampo camorristico, non forniscono la reale dimensione del fenomeno a causa sia delle particolari difficoltà di provare la stabile e consapevole adesione del minore alle associazioni criminose, sia del ruolo, spesso strumentale e quasi sempre subordinato, che essi assumono nell'ambito della programmazione e della predisposizione dei mezzi e delle strategie delle organizzazioni [...] può affermarsi senz'altro, in definitiva, che vi è un accertato rapporto tra devianza minorile e crimine organizzato, secondo il quale la prima costituisce abituale bacino di reclutamento del secondo ed il secondo polo di attrazione delle tendenze delle fasce giovanili emarginate".

Limitandosi alla rilevazione dei capi di imputazione (divisi nelle quattro grandi categorie già proposte per i Cpa di Milano e Firenze) a carico dei minori transitati al Cpa di Napoli negli anni 1999 e 2000, è comunque possibile individuare una serie di reati che facilmente sono riconducibili ad attività di organizzazioni criminali.

I dati riportati nella tabella 4.20 evidenziano che la maggior parte dei reati commessi negli anni 1999 e 2000 riguarda reati contro il patrimonio (il 52,6% nel 1999 e il 60,4% nel 2000) di cui un'alta percentuale è data da rapine e furti aggravati, seguiti dal reato di estorsione, quali fattispecie criminose tipiche dei minori napoletani, ma anche di quei pochi stranieri (per la maggior parte slavi) che transitano nel Servizio.

Per quanto riguarda, invece, i reati contro la persona che hanno rappresentato il 3,9% nel 1999 e il 5,5% nel 2000, si segnala un certo numero di violenze sessuali (5 nel 1999 e 4 nel 2000), di omicidi (2 per anno), di tentati omicidi (4 nel 1999) e un numero più elevato di lesioni personali.

Continuando l'analisi, il valore registrato sotto la voce 'altri reati' (secondo valore in ordine crescente) è caratterizzato soprattutto dai reati di possesso e uso di armi (quale tipologia di reato frequente nel Sud - legata appunto alle organizzazioni criminali- e, quasi completamente inesistente nelle zone del Centro-Nord), ma anche dal reato di resistenza, violenza e oltraggio a Pubblico ufficiale. Infine, si rileva anche una percentuale pari al 16,5% (nel 1999) e al 13,2% (nel 2000) delle violazioni del T.U. n. 309/1990, tutte a carico di minori italiani.

A questo punto è evidente come la delinquenza minorile campana, ma più in generale, quella dell'Italia Meridionale e Insulare si caratterizzi, da una parte, per una diversa provenienza, e dall'altra, per una diversa tipologia di reati.

Rispetto al significato del reato, spesso emergono casi in cui il reato appare immediatamente di natura simbolica e casi in cui il reato nasce dall'esigenza del minore, magari disagiato, appartenente ad una famiglia in pessime condizioni economiche, di essere alla pari dei ragazzi 'normali'; rarissimi sono i casi in cui il reato sembra legato ad esigenze primarie.

Tabella 4.20 Imputazioni (10) relative agli ingressi di minori, anno 1999-2000
ANNI Contro la persona Contro il patrimonio Violazione Legge stupefacenti Altri reati Totale
1999 22 3,9% 292 52,6% 92 16,5% 149 26,8% 555 100%
2000 21 5,5% 228 60,4% 50 13,2% 78 20,6% 377 100%

Concludendo l'analisi degli ingressi dei minori al Cpa di Napoli, e disaggregando per provvedimento di ingresso (tabella 4.21), si nota che nel 1999 la totalità dei minori (il 100%) è stata condotta al Cpa sulla base di un provvedimento di arresto. Negli altri anni, hanno fatto eccezione qualche minore con provvedimento di fermo, ma nessuno in stato di accompagnamento.

Tabella 4.21 Ingressi per provvedimento di ingresso, nazionalità e sesso, anno 1999
Provvedimento di ingresso Italiani Stranieri Totale
Arrestati 286 20 306
Fermati - - -
Accompagnati - - -
Totale 286 20 386

La tabella 4.22, infine, offre un quadro sulle posizioni giuridiche con cui i minori escono dal Cpa di Napoli in seguito all'udienza di convalida con il Gip negli anni 1998 e 1999.

Salvo la voce 'altri motivi', si rileva che tutti i minori escono dal Cpa con un provvedimento di misura cautelare.

Per la tipologia dell'utenza prevalentemente italiana, le misure cautelari più applicate sono quelle non detentive (prescrizioni e permanenza in casa), seguite dalla misura del collocamento in comunità e, in ultimo, dalla custodia cautelare.

Alta, anche a Napoli, la percentuale dei casi in cui ai minori stranieri è applicata la misura della custodia cautelare (il 52,9% nel 1998 e il 58,3% nel 1999) e del collocamento in comunità; nessun caso di permanenza in casa per i minori stranieri e un solo caso, in entrambi gli anni, di prescrizioni.

Tabella 4.22 Uscite per posizione giuridica, tipologia di misura cautelare, nazionalità e sesso, anni 1998-1999
1998 Senza app. mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescriz. ni Perman. za in casa Colloc. in comunità Custodia cautelare
Italiani - 93 100 76 40 42
Stranieri - 1 - 7 9 11
Totale - 94 100 83 49 53
1999 Senza app. mis. caut. Con applicazione mis.caut. Altri motivi
Prescriz. ni Perman. za in casa Colloc. in comunità Custodia cautelare
Italiani - 69 89 67 41 20
Stranieri - 1 - 4 7 8
Totale - 70 89 71 48 28

Note

1. I valori che seguono in questo paragrafo sono relativi ai dati di fonte ISTAT del 1998, quale ultimo anno di dati disponibile sulle denunce di minori alle Procure della Repubblica.

2. I dati ISTAT del 1999 relativi alle denunce di minorenni presso le Procure della Repubblica non sono ancora disponibili.

3. Si ricorda il caso del procedimento penale (1996) definito "scippolandia" trattato presso il Tribunale penale di Bari a carico di malviventi collegati ad associazioni per delinquere di stampo mafioso che perpetravano la fattispecie criminosa dello scippo, utilizzando ragazzini e giovani minorenni.

4. Non sono disponibili i dati sul rapporto spacciatori/consumatori minorenni transitatinei Cpa nell'anno 1999.

5. Offerta da Caritas italiania, Ragazzi al margine. Emergenze e aree a rischio nella devianza minorile, Editrice Elle Di Ci, Rivoli, 1999, pp. 24-45.

6. Per le dinamiche relative alla tolleranza e alla minore propensione alla denuncia nel Sud, rispetto al Nord, si rimanda al paragrafo dedicato al Cpa di Napoli.

7. P. Pazè, Giudice tutelare alla Pretura di Pinerolo (provincia di Torino).

8. Per un'analisi del fenomeno, si indica la lettura di A. Lamberti (Direttore dell'Osservatorio sulla camorra di Napoli), La camorra: nuove strategie di governo del territorio e nuovi assetti organizzativi, pp. 79-83 e F. Sclafani (Professore di criminologia e giudice onorario della Corte d'appello di Napoli, sezione minorile), La cultura giuridica, pp. 308-310, in F. Occhiogrosso, Ragazzi della mafia Storie di criminalità e contesti minorili, voci dal carcere, le reazioni e i sentimenti, i ruoli e le proposte, FrancoAngeli, Milano, 1993.

9. In Caritas italiania, op. cit., pp. 25-31.

10. Trattandosi di rilevazioni statistiche effettuate dal Cpa, e non di dati ISTAT, il numero delle imputazioni (555 nel 1999 e 377 nel 2000) indicate in tabella è maggiore del numero dei minori entrati al Cpa negli anni considerati (306 nel 1999 e 283 nel 2000) perché il sistema di rilevazione considera tutti i capi di imputazione di cui è accusato un minore, e non soltanto il capo di imputazione principale.