ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Introduzione

Laila Fantoni, 2003

I maltrattamenti e le violenze all'infanzia sono sempre esistiti nella storia dell'umanità senza però che se ne avesse la consapevolezza che, in tempi recenti, si sta sviluppando. Da alcuni anni, infatti, il tema relativo all'abuso sessuale sui minori è stato oggetto di sempre maggior attenzione nel nostro paese. Sono state promosse finalmente iniziative volte alla sensibilizzazione collettiva su questo problema e sono stati svolti convegni nazionali ed internazionali per professionisti e specialisti riguardanti gli aspetti sociali, giuridici e psicologici di una questione così delicata e complessa.

Tutto ciò ha portato, come conseguenza, allo sviluppo di una "cultura dell'infanzia" ed ha orientato l'impegno dei vari professionisti necessariamente verso la protezione dei diritti del minore, rivolgendo così l'attenzione al "problema sommerso" dei maltrattamenti, delle violenze e negligenze nei loro confronti (child abuse).

Nei paesi in cui i tradizionali modelli di vita sono mutati si è modificato conseguentemente sia il ruolo dell'infanzia, sia i modi e gli strumenti per tutelarla. Grazie allo sviluppo delle scienze psicologiche e pedagogiche ormai viene riconosciuta al bambino la capacità, fin dall'età fetale, di sperimentare emozioni che hanno un valore strutturante e di formazione per la sua vita futura, riconoscendogli una maggiore dignità di persona umana con gli stessi diritti dell'adulto. Attualmente, nel mondo occidentale, si assiste ad una riduzione delle nascite: il bambino sta diventando una sorta di "razza protetta" e, a livello internazionale, ha assunto enfasi la necessità della tutela e della promozione dei suoi diritti. Ma, purtroppo, accanto allo sviluppo di questa cultura dell'infanzia si assiste con sempre maggiore frequenza all'aumento dei casi di violenza, come prodotto dei cambiamenti sociali e familiari. Secondo gli esperti del settore, infatti, tale aumento delle violenze è dovuto all'attività di sensibilizzazione compiuta e alla maggior capacità degli operatori di rilevare e segnalare i casi di abuso.

Da questa trasformazione culturale è derivata anche una diversa valutazione degli abusi che, da atti criminosi ed antisociali, sono stati interpretati come espressione di un disagio emotivo che riguarda non solo l'abusato, ma anche l'abusante e tutta la famiglia del minore, con un coinvolgimento, accanto all'ambito del diritto, di quello delle "emozioni" e della clinica psicologica e psichiatrica. La "diversa ottica" con cui viene osservato il bambino ed i soprusi che egli può subire, insieme alla diffusione della nuova cultura e dei nuovi stili di vita, hanno tolto il limite secondo cui il maltrattamento infantile era circoscritto a quello fisico e sessuale, per sottoporlo così ad un'interpretazione più ampia in cui vengono presi in considerazione anche la trascuratezza e gli abusi psicologici. Si è passati dalle prime descrizioni della "sindrome del bambino battuto" all'individuazione di forme di violenza più difficilmente riconoscibili ma a volte molto più gravi e devastanti non solo a livello fisico, ma soprattutto nello sviluppo emozionale e psichico del minore.

Di solito la violenza che viene compiuta su un bambino non è unica ma, contemporaneamente o in tempi successivi, convergono su di lui varie forme di maltrattamento. È per questo che è più esatto parlare di "abuso all'infanzia" come derivazione dal termine inglese child abuse, in quanto onnicomprensivo di tutte le forme di maltrattamenti e violenze. Con questo termine si aderisce anche alla definizione data dal Consiglio d'Europa, secondo il quale gli abusi sono tutti «gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura di lui».

Il progressivo emergere di questo tipo di reati ha posto alle istituzioni, e più in generale alla collettività, nuovi problemi a molteplici livelli - psicologico, sociale, normativo, giuridico e giudiziario - che, a loro volta, hanno generato ulteriori problematiche di tipo organizzativo, formativo e di coordinamento tra operatori di diversa cultura ed etica professionale (dagli operatori del diritto, magistrati ed avvocati, agli psicologi, assistenti sociali ed educatori).

Con questo studio ho cercato di delineare l'articolato percorso che porta all'accertamento di un caso di abuso sessuale e le conseguenti fasi del processo penale e "dell'intervento riparativo", dedicando particolare attenzione alle deposizioni normative che tutelano il minore-vittima.

Nel primo capitolo sono stati evidenziati il cambiamento sociale e culturale riguardante l'infanzia, maturato negli ultimi decenni, e le varie forme di violenza sui minori, che si sono conseguentemente delineate nella letteratura psicologica. Maggiore attenzione è stata posta allo studio dell'abuso sessuale (in particolare intrafamiliare), sia dal punto di vista della difficoltà di elaborare una definizione condivisa da tutti gli operatori del settore, sia da quello della realtà statistica del fenomeno, sia sotto l'aspetto della disciplina normativa.

Nel secondo capitolo è stato individuato l'iter da seguire di fronte ad un presunto abuso sessuale a danno di un minore e le problematiche esistenti. In particolare è stata valutata la testimonianza del bambino nell'audizione protetta, sia considerando le caratteristiche del racconto infantile, sia affrontando il problema dei possibili errori diagnostici che possono commettere gli specialisti nel vagliare l'attendibilità delle sue parole.

Dallo studio dell'attività pratica svolta contro gli abusi all'infanzia è emerso, come importante problema, la mancanza di protocolli di intervento per gli operatori, su base nazionale e specifici per i vari settori (esistono infatti in Italia solo linee-guida generali per le attività da svolgere in situazioni di abuso sessuale sui minori), elaborati e validati attraverso le ricerche ed il lavoro dei vari esperti sul campo, che sarebbero utili al fine di evitare interventi inefficaci o inopportuni. Infatti ciò che è necessario evitare è l'improvvisazione nell'intervento e i conseguenti errori di diagnosi e riparazione.

Tutto questo crea una forte problematica: la scelta della giusta procedura da utilizzare per raccogliere e valutare la testimonianza del minore presunta vittima di abuso, in mancanza di analitiche linee-guida. Tale questione va considerata per poter attuare una tutela effettiva del bambino, a cui occorre risparmiare i ripetuti colloqui o interrogatori da parte dei vari professionisti, e per garantirgli nel migliore modo possibile una crescita serena. Spesso, infatti, al trauma dell'abuso si aggiunge quello dell'intervento post-factum, in cui il bambino viene interrogato più volte ed in modo angosciato da genitori o insegnanti, dall'assistente sociale, dallo psicologo, dal personale di polizia e dal magistrato.

È stato dunque presentato il documento (elaborato in Gran Bretagna) contenente le linee-guida da seguire per una corretta modalità d'intervista del minore sottoposto all'esame testimoniale nel caso di sospetto abuso sessuale e la procedura rappresentativa di esso: la Step-Wise Interview o Intervista Graduale. Sono stati anche considerati i criteri utilizzati per valutare la veridicità del resoconto testimoniale: l'analisi del contenuto (CBCA) e l'esame della validità (SVA) della deposizione del minore. Tali criteri non possono essere considerati come test dai quali deriva un risultato scientificamente esatto ma, se vengono utilizzati con un determinato livello di competenza, possono fornire informazioni molto importanti sul caso da valutare. Ho inoltre applicato personalmente la tecnica del CBCA ad un caso italiano di un minore presunta vittima di abuso sessuale.

Nel terzo capitolo sono stati individuati i percorsi di intervento terapeutico a tutela del minore sessualmente abusato e della sua famiglia, a seconda che la violenza sia stata compiuta dal genitore o da una persona diversa. Se si sospetta che l'abuso sia stato compiuto da un genitore, l'impedire il contatto con il genitore stesso e, in alcuni casi, provvedere ad allontanare il bambino dalla famiglia, affidandolo a centri di accoglienza o istituzioni, rappresenta in alcune situazioni un provvedimento salutare per il minore. Ma in vari altri casi i provvedimenti presi sono molto più estremi e radicali rispetto a quanto la situazione richiederebbe.

Questo fa dunque capire che non possono essere applicate rigide regole a tutti i casi di abuso sessuale su minori, in quanto ogni situazione ha le sue specificità che devono essere considerate per l'applicazione delle adeguate decisioni. Inoltre bisogna ricordare che spesso capita che certi comportamenti di un bambino, che in realtà sono relativamente normali, vengano interpretati da un adulto come indicatori di abuso sessuale, e questo specialmente in situazioni di conflitto tra coniugi, in cui uno dei due viene sospettato dall'altro di aver compiuto atti sconvenienti (e penalmente perseguibili) nei confronti del figlio/a. Si tratta di situazioni abbastanza comuni, in cui i figli diventano le vittime della coppia dei genitori, che spostano su di essi i conflitti presenti tra loro.

Nel quarto capitolo ho cercato di porre a confronto tre diverse realtà italiane riguardo all'abuso sessuale sui minori: Milano, considerata "un'isola felice" per l'organizzazione e specializzazione degli operatori raggiunte; Firenze, in cui si sta cercando di migliorare il coordinamento tra i servizi (soprattutto tra il Tribunale ordinario e quello per i minorenni); Potenza, capoluogo della regione Basilicata, dove fino a pochi anni fa questo tipo di violenze non erano registrate, non per l'assenza del fenomeno ma per una situazione socio-ambientale fatta di silenzi ed omissioni, che oggi sta cambiando.

Nell'ultimo capitolo ho riportato gli atti processuali più rilevanti relativi alla vicenda di una minore di 16 anni sessualmente abusata dal padre, della quale ho seguito in prima persona l'iter giudiziario nel 2000-2001 e della cui testimonianza ho fatto un commento sulla base delle tecniche di intervista consigliate dagli esperti e alla luce degli studi psicologici sulle conseguenze derivanti da un tale trauma.