ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Capitolo V
Una storia vera

Laila Fantoni, 2003

1. La storia di Sara

Nel 2000-2001 ho avuto la possibilità di seguire in prima persona la storia di una minore di 16 anni, Sara (chiamata in questo ambito con tale nome per poter così proteggere la sua identità) - che aveva denunciato il padre per abusi sessuali - e la vicenda giudiziaria conseguente (1).

Il fatto è emerso in conseguenza al fatto che il padre della minore il 14/10/1999 ha tentato di togliersi la vita, ingerendo della creolina, e per questo è stato ricoverato all'ospedale. I carabinieri del paese (della Basilicata) in cui vive Sara, informati dell'accaduto, hanno effettuato tutte le verifiche del caso ed hanno sentito, nell'immediatezza dei fatti, i familiari dell'uomo al fine di accertare le motivazioni di tale gesto.

È in quel momento che una delle figlie dell'imputato, Sara, in caserma, alla presenza del fratello Pietro, confida al maresciallo dei carabinieri la terribile verità che si nasconde dietro quel tentato suicidio: da anni il padre abusa sessualmente di lei.

Tutto è cominciato circa cinque anni prima (era il 1994), quando l'uomo, solo in campagna con la figlia Sara, ha avuto un rapporto sessuale con lei. Dopo questo episodio, molti altri se ne sono verificati con una cadenza quasi periodica, fino all'ultimo, avvenuto solo alcuni giorni prima, nella notte tra il cinque ed il sei di quel mese (ottobre), all'esito del quale la ragazza, esasperata, si è confidata con il fratello maggiore, Pietro, che in quei giorni era ritornato a casa dal luogo ove abitualmente dimora per ragioni di lavoro nel Nord Italia. È proprio costui che in quella circostanza riferisce al maresciallo di aver affrontato il padre, al quale aveva rinfacciato quanto appreso dalla sorella; l'uomo piangendo aveva implorato allora perdono minacciando, in mancanza, di suicidarsi.

Tali fatti sono riferiti dai due giovani senza difficoltà e ritrosie al maresciallo che cerca di superare l'imbarazzo e la reticenza di tutti i familiari, i quali tra "sguardi bassi" e "mezze parole" si sono nascosti dietro problemi quali il numero non indifferente dei figli o una malattia della pelle da cui l'imputato è affetto al fine di fornire una spiegazione dell'accaduto.

Nel corso dell'udienza ex art. 392 c.p.p. la minore ha rievocato gli abusi di cui è stata vittima, fornendo una ricostruzione dei fatti in contestazione lineare e priva di contraddizioni. L'imputato - in base a come lo ricorda Sara - era il padre-padrone, arbitro assoluto della vita della figlia, che doveva essere sempre lì pronta ad esaudire i suoi desideri e a prestargli assistenza continua, sulla quale l'uomo sfogava i propri istinti sessuali, non senza cercare nella ragazza una risposta alle sue insicurezze sul piano affettivo.

Sara ha ricordato che il padre aveva avuto con lei il primo rapporto sessuale nell'estate del 1994, quando i due erano soli in campagna. Fin dall'età di sei anni, infatti, era solita aiutare il padre nel pascolare e nel mungere gli animali. In quell'occasione suo padre, approfittando del fatto che la figlia dormiva in un letto accanto al suo, si introdusse di notte nel letto della minore e, dopo averle sfilato il pigiama e le mutandine, compì l'atto sessuale. Sara ha ricordato la sensazione di dolore fisico, il suo smarrimento, la sua iniziale incapacità di percepire con immediatezza il significato dell'accaduto (facilmente comprensibile in ragione della sua tenera età - all'epoca aveva soltanto undici anni) e il suo sconvolgimento che le impedì di alzarsi dal letto la mattina successiva. La sua ritrosia e l'imbarazzo nel rievocare certi particolari sono stati considerati dal collegio giudicante indici rivelatori della genuinità della sua deposizione.

La minore ha aggiunto che gli abusi, una volta ritornati in paese, si ripeterono in media circa due volte al mese, spesso nei momenti in cui la ragazza accudiva il padre che soffriva di asma. Ha inoltre rievocato il legame morboso con il genitore, il quale la chiamava in continuazione anche durane la notte per ricevere da lei assistenza, salvo poi approfittare della situazione mentre la moglie ed il fratellino più piccolo (che all'epoca aveva quattro anni) dormivano nel letto matrimoniale. Sara, in quelle occasioni, si tratteneva a dormire nel letto con i genitori ed il fratellino: durante la notte il padre abusava di lei sessualmente.

La madre, portatrice di handicap ed invalida al 75%, era una figura assente nella vita della minore e neppure comprendeva quanto accadeva intorno a lei. Era facile allora per il marito eseguire meccanicamente quegli atti frettolosi in modo che la donna non si accorgesse di nulla, approfittando del suo sonno e delle sue precarie condizioni mentali.

Sara, se all'inizio di tutta la vicenda era incapace di comprendere del tutto il significato di quanto accadeva, ha acquisito col tempo la consapevolezza della gravità dei comportamenti del padre ed ha cominciato a provare un naturale sentimento di ribellione e di protesta che è sfociato, in mancanza di una soluzione al suo dramma, in un comportamento autodistruttivo.

Gli abusi sessuali sono comunque continuati fino ad arrivare all'ultimo episodio di violenza verificatosi nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre 1999, quando l'uomo è entrato nella stanza dove dormiva la figlia, si è infilato nel suo letto, l'ha immobilizzata, le ha messo la mano sulla bocca per impedirle di gridare ed ha abusato sessualmente di lei usando la forza. È probabilmente in questo momento che in Sara è nata la determinazione di confidare il proprio dramma ad una persona fidata quale il fratello Pietro.

Infine il 9 ottobre il padre, dopo averla seguita per strada, ha aspettato che la ragazza rientrasse nell'abitazione per malmenarla accusandola, accecato da una folle gelosia, di andare in giro alla ricerca di altri uomini. Probabilmente anche questo episodio ha dato a Sara la forza di parlare: essa, esasperata, si è difesa minacciando il padre di raccontare tutto al fratello maggiore ed allora inutili sono state le parole dell'uomo che ha cercato di farla desistere da quel proposito. La ragazza era determinata, il padre lo ha compreso e per questo si è allontanato per due giorni da casa.

Sara finalmente si è confidata con Pietro, anche se all'inizio è prevalso in lei il pudore e la vergogna, che le hanno impedito di dire subito tutto al fratello ritornato a casa: si è limitata dunque ad accennare all'ultimo episodio di violenza cui è stata vittima. Egli ha avuto una reazione immediata e ha affrontato il padre da solo, mentre la ragazza si trovava al di là della porta e sentiva ogni parola: gli ha rinfacciato di aver abusato di una bambina, ha chiesto (forse più a se stesso) come ciò sia stato possibile ed è rimasto sconvolto alle parole dell'uomo, il quale dinanzi al figlio maggiore, deluso ed incredulo, non ha fatto altro che dire: "Mi dispiace".

La ricostruzione dell'episodio resa dalla minore trova riscontro nelle dichiarazioni del fratello (sentito all'udienza del 23/05/2001). Quest'ultimo però, se nell'immediatezza dei fatti, ha ricordato che il padre chiedeva perdono di fronte alle accuse mossegli dalla figlia, in dibattimento ha negato questo particolare, affermando che l'uomo, di fronte a tali accuse, aveva taciuto ed era andato via. Tale comportamento è stato considerato dal collegio giudicante come un «maldestro tentativo di difendere il padre, cercando di screditare la veridicità delle affermazioni della sorella, colpevole, secondo lui, di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzo a lui inviso perché albanese, e per ciò solo non meritevole di fiducia e di considerazione, allorquando riferisce degli abusi subiti dal padre».

Sara è stata accusata anche dalla sorella Ilaria (sentita all'udienza del 23/05/2001) di quanto stava accadendo, perché essa riteneva che gli effetti negativi della vicenda si sarebbero riverberati sui fratelli piccoli, che ora invece dovevano essere accuditi. Ilaria ha così proposto di risolvere il problema facendo risultare che Sara si era inventata tutto e che la stessa aveva avuto in effetti rapporti sessuali solo con il proprio ragazzo. Ma questo è stato un atteggiamento secondario, in quanto nell'imminenza dei fatti anche lei (come il fratello Pietro) ha sostenuto Sara, anche se dopo ha negato il tutto.

Questo è stato anche l'atteggiamento dei suoi familiari, i quali durante le indagini preliminari hanno cercato di convincere la ragazza dell'opportunità di ritrattare le accuse ed in dibattimento hanno cercato di fornire l'immagine di una famiglia serena colpita, purtroppo, dalla "sciagura di una figlia impazzita".

Tra i vari motivi che stanno alla base di tale comportamento ci sono sicuramente lo sconvolgimento che le rivelazioni di Sara hanno determinato all'interno del suo nucleo familiare, la vergogna, la paura, lo scandalo e l'emarginazione che sicuramente avranno assalito i suoi familiari. La volontà di salvare l'onore della propria famiglia si è dunque tradotta inevitabilmente nel rifiuto di sostenere Sara in questo momento per lei difficile e nell'abbandonarla sola nella sua disperazione. È stata così proposta una figura della ragazza come una "fredda calcolatrice" che, pur di soddisfare il proprio egoistico desiderio di stare con il proprio ragazzo, si è vendicata del padre rivolgendogli accuse infamanti. Una forte difesa in questo senso dell'imputato è emersa anche dalle parole della figlia Ilaria che dichiara di non aver creduto alle parole della sorella Sara con l'unica giustificazione che il padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Il collegio giudicante ha però notato la sua sofferenza nel ricordare certi fatti, la sua volontà di cancellare certi ricordi, di autoconvincersi che quella realtà, così atroce ed inaccettabile, non poteva essere vera.

Va notato come di fronte alle dichiarazioni tra loro contrastanti dei familiari dell'imputato, vi sono quelle specifiche, dettagliate e coerenti della persona offesa, più volte ribadite nel corso dell'incidente probatorio. Il racconto di Sara non è apparso al collegio giudicante «l'ordito di una trama freddamente calunniosa, ma è tratteggiato da sofferenza per lei e per i suoi familiari; inoltre non è dato cogliere in esse alcuna espressione di rancore, di odio nei confronti del genitore». Tali parole hanno anche ottenuto riscontri sia dalle ulteriori risultanze probatorie, sia dalle perizie mediche e psicologiche svolte sulla minore.

In base alle consultazioni che ho svolto riguardo a questa vicenda, ho riportato cronologicamente gli atti relativi ad essa più significativi per poter comprendere il caso, e dunque:

  • la perizia medico-ginecologica del 28/10/1999;
  • le osservazioni sulle condizioni psicologiche della minore del 6/12/1999;
  • l'interrogatorio dell'imputato (padre di Sara) del 7/12/1999;
  • l'incidente probatorio della minore del 7/02/2000, che ho commentato;
  • l'interrogatorio della sorella di Sara, Ilaria, del 23/05/2001;
  • l'interrogatorio della psicologa della minore del 23/05/2001;
  • l'interrogatorio della zia di Sara dell'11/07/2001;
  • e la sentenza del procedimento penale del 14/11/2001.

2. La perizia medico-ginecologica

28/10/1999 ore 10.00 - Chiaromonte (Potenza)

Dott. Michele Strippoli - Primario dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia all'A.S.L. nº3 del Lagonegrese

Il CTU ha dovuto effettuare una visita ginecologica sulla minore (accompagnata dalla sorella) allo scopo di:

  • verificare eventuali segni di deflorazione e se la stessa è usa al coito;
  • verificare la presenza di violenze psico-fisiche subite;
  • procedere ad eventuali altri accertamenti diagnostici necessari.

Obiettivi specifici della perizia

  • Accertare un'eventuale deflorazione dell'imene e possibilmente datare l'attività sessuale;
  • identificare lesioni che possono essere trattate e curate;
  • raccogliere campioni orali e vaginali, che possono avere rilevanza legale;
  • compiere uno screening riguardo a malattie sessualmente trasmesse e ad una eventuale gravidanza;
  • rassicurare la vittima rispetto al suo stato di salute e spiegarle che non è stata lesa fisicamente in modo grave;
  • valutare lo stato mentale ed emotivo della vittima.

Nell'esecuzione degli accertamenti clinici e strumentali atti a valutare i quesiti posti, è stata tenuta in conto la storia della vittima e sono stati seguiti i suggerimenti tratti dalle "Linee guida del Committe on child Abuse and Neglect" del 1991. Tale Committe delinea il grado di certezza dell'abuso sessuale dei minori attraverso una prova conclusiva di abuso sessuale (presenza di sperma) ed una prova suggestiva di abuso sessuale (abrasioni e contusioni dell'interno delle cosce, dei genitali, cicatrici, lacerazioni o rottura dell'imene, cicatrici o lacerazioni delle piccole labbra, ecc.).

Nel visitare la paziente saranno ricercati gli indicatori di abuso sessuale secondo gli indicatori di tali linee guida.

  • Sono indicatori non specifici di abuso sessuale quelle condizioni, spesso rilevate minori, che non indicano abuso sessuale ma che possono essere suggestive di abuso se confermate da altri fattori. Ad esempio: la presenza di condilomi, edema dell'imene, infiammazione della vagina (specie se il quadro è accompagnato da dolorabilità), adesione delle grandi labbra, restringimento dell'imene.
  • Sono invece indicatori specifici di abuso sessuale quelle condizioni che permettono di avere certezza di abuso sessuale. Ad esempio: lacerazione dell'imene della vagina, attenuazione dell'imene, restringimento o appiattimento, grave arrotondamento del margine dell'imene, vascolarizzazione.
  • Infine sono indicatori conclusivi di abuso sessuale quelle condizioni che indicano che l'abuso sessuale è avvenuto con certezza nei minori al di sotto dei dodici anni, in quanto in soggetti più grandi di età potrebbero essere condizioni che indicano un'attività sessuale. Ad esempio: neisseria ghonorrea, gravidanza, presenza di sperma, HIV.

La visita della minore

Nella fase preliminare il ginecologo ha parlato con la minore dapprima di argomenti neutri e per lei comunque interessanti: la scuola, lo sport, i suoi hobbies. Creatosi un rapporto di fiducia, Sara ha cominciato a raccontare gli aspetti più confidenziali, in particolare ha parlato dell'amore che prova per un suo coetaneo: bello, sportivo, tenero e gentile. "Al suo lui vuole un gran bene" e ha detto che non lo lascerà nonostante le minacce del padre che le proibisce di vederlo. Ha parlato di suo padre come se fosse un "padrone". A questo padre però vuole bene, nonostante spesso si ubriaca e maltratta tutti. Comanda soltanto lui e sia lei che le sorelle devono ubbidire. La madre è come se non esistesse: non è capace di fare molto, è distaccata dai figli e ubbidisce religiosamente al marito. Sara deve sostituirla in tutto e di questo ruolo appare alquanto contenta. Alla domanda "Sai cos'è un rapporto sessuale?" ha risposto senza esitazione "". Alla domanda più specifica "In cosa consiste?" ha risposto con rossore e alzando le spalle dicendo: "Fare l'amore".

Dopo aver accertato che tra la minore e il ginecologo si era instaurato un clima di fiducia, è stato illustrato a Sara tutto l'iter diagnostico, spiegando l'uso di determinati strumenti (come lo speculum, l'ecografe), rassicurandola che durante la visita non avrebbe mai avvertito alcun dolore. Ottenuto il consenso a poterla sottoporre ad accertamenti diagnostici, si è passati alla fase esecutiva.

Fase esecutiva

Anamnesi familiare:

  • padre vivente di buona apparente salute, beve spesso e molto;
  • madre affetta da esaurimento nervoso ("Prende molte medicine per il nervoso di cui soffre");
  • anamnesi personale remota: non ricorda di aver avuto i comuni esantemi dell'infanzia, fatta eccezione per alcuni episodi influenzali, afferma di essere stata sempre bene; normale l'iter scolastico, non beve e fuma qualche sigaretta di tanto in tanto.

Anamnesi personale prossima: dichiara di avvertire spesso dei dolori al basso ventre, specialmente durante i rapporti sessuali, ("Qualche volta un senso di bruciore giù"); mentre racconta sulle modalità dei rapporti sessuali, si ha la sensazione che essi siano vissuti dalla minore come degli atti dovuti, dovendo sostituire la madre.

Terminata la raccolta anamnestica, si è proceduto all'esame obiettivo generale e successivamente a quello ginecologico.

Esame ginecologico

Nell'ispezione clinica di tale zona non sono stati osservati elementi patologici. La ricerca di eventi sessualmente trasmessi ha dato esito negativo. L'ecografia fatta ha escluso una gravidanza in atto ed ha confermato la presenza di una neoformazione cistica di cm 6x6.

Terminata la visita, alla minore è stato consigliato di contattare un ginecologo di fiducia per le cure del caso.

Considerazioni

Dall'anamnesi comportamentale della minore il ginecologo ha potuto trarre le seguenti conclusioni. Il contesto familiare in cui è nata e cresciuta e quello tipico della famiglia monogenitoriale:

  • il padre è il "patriarca egocentrico", fa uso eccessivo di alcol, è insicuro ed insensibile al rifiuto della figlia al quale reagisce con un comportamento rabbioso e dominante, considera il coniuge e i figli come oggetti di sua proprietà, usa la violenza e l'intimidazione per gratificare le proprie esigenze emotive e si rivolge verso la figlia ed abusa mediante atti impulsivi e per intimidazione.
  • La madre, assente e distaccata, appare impotente e dipendente; è a conoscenza dei fatti, ma non riesce a proteggere la figlia, anzi sembra che spinga i figli ad essere sottomessi al padre-patriarca per evitare guai e per ottenerne il silenzio.
  • La vittima è cresciuta in un ambiente in cui non vi è stata comunicazione affettiva e ciò l'ha portata ad una carente regolazione del proprio livello di attrazione emozionale, al negativismo, all'incoerenza, all'imprevedibilità, all'impudenza e, in particolare, mostra elevati livelli di affetti negativi e scarse emozioni positive.

Quando parla del proprio genitore prima lo disprezza, poi lo esalta, quasi lo difende e considera la cosa quasi normale: si ha l'impressione che l'abusatore incestuoso abbia tentato di convincere la vittima che è lei a "gradire" il rapporto, spingendola a negare il proprio imbarazzo e il forte disagio nei confronti di quanto accade. I suoi sentimenti più profondi sono stati negati e reinterpretati in funzione dei bisogni del suo abusatore, ma si risvegliano quando parla del suo nuovo amore: un suo quasi coetaneo che ha incontrato andando a scuola. Stimolando questo suo fisiologico sentimento giovanile, compare un'emozione positiva.

Descrive il padre che, per puro egoismo, proibisce questa relazione, come un uomo piuttosto inefficiente, aggressivo, soggetto a bere molto, lavorare raramente e ad essere ossessionato dal sesso.

Racconta, anche se con velato imbarazzo, della relazione con il padre e in che modo il papà la toccava, ed alla domanda "Ti rendevi conto che faceva cose che non doveva fare?" risponde "" ma con un atteggiamento dubbioso.

Conclusioni

Dall'analisi e dall'esame obiettivo dei genitali, il ginecologo Strippoli ha dedotto che la minore ha avuto rapporti sessuali sicuramente vaginali e con molte probabilità anche anali.

L'inizio di tale attività, che è stata sicuramente frequente per le caratteristiche dell'imene e della zona anale e perianale, è stata da lui datata con un buon margine di approssimazione a circa tre anni prima del momento dell'accertamento.

La perizia medico-ginecologica inoltre conclude che lo sviluppo psichico della giovane corrisponde all'età evolutiva dei 15 anni, essendo ella dotata di un grado di intelligenza che, se anche soffocato dalle condizioni ambientali e socio-culturali in cui cresce, è da considerare nella norma. La sua psiche ha indubbiamente subìto un trauma, che l'ha condannata a fare i conti in futuro con la propria memoria (dal momento che quest'ultima sarà la mediatrice principale degli effetti della vicenda sulla sua vita personale e sui successivi eventuali esiti).

3. Osservazioni sulle condizioni psicologiche della minore

06/12/1999 - Psicologa Assunta Basentini del Tribunale per i Minorenni di Potenza

La psicologa, su richiesta dell'autorità giudiziaria, ha fatto un'osservazione relativa alla condizione psichica della minore.

Il 12/11/1999, presso gli uffici della Procura di Lagonegro (PZ), è stata fatta un'audizione in cui Sara è stata invitata a confermare le proprie dichiarazioni fatte il 15/10/1999 (quando denunciò il padre per gli abusi sessuali subìti). Tale fase è risultata particolarmente complessa per le condizioni psicologiche della ragazza, che è apparsa agitata, confusa e spaventata. Par alcune ore la minore ha assunto un comportamento verbale ambiguo, affermando di aver dichiarato il falso rispetto agli abusi, per vendicarsi del padre geloso e possessivo. Nel corso dell'audizione ha poi manifestato una notevole sofferenza, con un tono dell'umore instabile e tendenzialmente depresso, associato a sentimenti di paura a rilevanza clinica. Ha così raccontato di aver paura della sorella Ilaria e del fratello Pietro, dai quali sarebbe stata ricattata e costretta a ritrattare quanto denunciato, per consentire al padre di rientrare in famiglia, evitando lo scandalo nel paese. Sara sarebbe stata addirittura redarguita dalla sorella Ilaria, che le avrebbe attribuito un comportamento consapevole e consenziente nei fatti denunciati.

La ragazza, in uno stato di evidente prostrazione, ha chiesto di essere allontanata dalle figure parentali, dalle quali si è sentita rifiutata e colpevolizzata di aver rovinato l'equilibrio del nucleo famigliare. La dinamica relazionale dell'intera famiglia ha confermato la struttura paradossale della stessa, caratterizzata da messaggi e comportamenti omissivi ed omertosi, tendenti a negare la realtà per salvaguardare l'immagine di normalità.

Secondo la psicologa Basentini la permanenza in famiglia della minore dopo l'arresto del padre ha determinato, nella sua struttura già fragile e compromessa per le violenze subìte, una rischiosa condizione emotiva, che potrebbe avere gravi ripercussioni sull'equilibrio affettivo e sull'identità della stessa.

La Dottoressa ha affermato che lo stato psicologico di Sara, che ha poi confermato la violenza del padre, è caratterizzato dalla presenza di elementi nevrotici di origine traumatica con nuclei di ansia ed angoscia generalizzati, che sfociano in persistenti disturbi del sonno (insonnia iniziale e tardiva) con frequenti incubi notturni. La minore, collocata provvisoriamente presso un istituto di Potenza (...), ha dunque bisogno di uno specifico trattamento terapeutico e di un contesto relazionale rassicurante e protettivo.

4. Interrogatorio del padre di Sara

7/12/1999 - Procura della Repubblica di Lagonegro (PZ)

PM = Lei sa che è qui in qualità di imputato perché le viene contestato di avere abusato sessualmente di sua figlia Sara per un periodo che è durato più o meno 5 anni?

Imputato = Ma questo non è vero niente.

PM = Un attimo: adesso io le dico le cose e poi ne parliamo. Nell'invito che le è stato recapitato sono anche state indicate le fonti di prova a suo carico, cioè le dichiarazioni accusatorie che sono state rese da sua figlia Sara in data 14/10/1999 davanti ai Carabinieri ed anche le dichiarazioni che sono state rese dal fratello Pietro (anch'esso suo figlio). Inoltre le nuove dichiarazioni che sono state rese da Sara davanti all'autorità giudiziaria, cioè al pubblico ministero nella mia persona, in due occasioni: il 21/10 e il 21/11. Poi c'è stata una relazione medico-ginecologica del 29/10/1999 che a livello fisico ha riscontrato nella persona di sua figlia l'abitudine alla consumazione di atti sessuali con penetrazione. Adesso lei è qui presente per rendere interrogatorio. Ha facoltà di non rispondere alle domande che io le farò: vuole avvalersi di questa facoltà o intende rispondere?

Difesa = Tu dici le cose come stanno, poi...

I = Io intendo rispondere.

PM = Intende rispondere, va bene. Mi racconti, allora, i fatti come stanno.

Difesa = Quello che hai detto. Ripeti le stesse cose.

I = Il fatto è che io non ho commesso niente, questo è. Io non ho commesso niente. Io sto in galera e non so niente.

PM = Ma...mi scusi...come è nata questa storia? Lei ha tentato di suicidarsi?

I = Sì.

PM = Bevendosi la creolina, è vero?

I = Sì.

PM = Sono venuti i Carabinieri a chiedere perché lei aveva tentato di suicidarsi; hanno fatto delle indagini e da esse è emerso che lei abusava sessualmente di sua figlia Sara. Sua figlia ha poi dichiarato.

I = Lei può dichiarare tutto, però la cosa non è vera.

PM = Lei si è inventata tutta questa storia, dunque?

I = Si è inventata perché io...stava con un albanese ed io con questo qua non volevo per nessun motivo.

PM = Ho capito. E voi perché avete cercato di suicidarvi bevendo la creolina?

I = Che lei mi disse "Tu ti puoi anche ammazzare, tu puoi fare quello che vuoi tu a me!", che mettiamo che stava insieme con questo.

PM = Cioè...voi avete bevuto la creolina perché...non ho capito.

I = Per suicidarmi, per non sentirla e non vederla più davanti.

PM = Vostra figlia?

I = E certo, dice una cosa del genere!

Difesa = Lui parla in dialetto. Voleva dire che quando lui ha ostacolato questo fidanzamento, questa tresca...in sostanza la figlia ha detto: "Tu ti puoi anche suicidare, ma io non lascio quell'albanese". È vero? (Si rivolge verso il suo assistito).

I = Sì.

PM = Allora...qui è però necessario capirci perché vede...vostra figlia dice una cosa e voi ne dite un'altra. Vostra figlia ha reso di fronte a me delle dichiarazioni molto precise e puntuali. E prima ancora è stata anche sentita dai Carabinieri che hanno fatto l'informativa a me. Inoltre ho sentito nuovamente vostra figlia in presenza di una psicologa e di un altro pubblico ministero e la ragazza ha confermato le sue dichiarazioni e quanto detto, cioè ha confermato di aver subito degli abusi sessuali da parte vostra già dall'età di 10 anni, per cui io vi invito, se volete che la vostra posizione sia chiara, a dire la verità perché facendo così non mi state aiutando.

I = Io sto dicendo la verità.

PM = E qual è questa verità, fatemela capire.

I = È questa.

PM = E qual è? Ditela.

I = Che non è successo niente. Io non ci avevo a mia moglie, non ci avevo mica la figlia. La figlia l'avevo fatta mettiamo...che la dovevo violentare?!

PM = Ma l'ha detto vostra figlia tutto questo, non l'ho detto io.

I = Sono quattro femmine, non una.

Difesa = Lui vuol dire che ha sei figli, quattro femmine e due maschi.

PM = Allora spiegatemi tutto. Voglio sapere in maniera precisa: perché avete cercato di suicidarvi; quando avete appreso dell'esistenza di questo fidanzamento tra vostra figlia e il ragazzo albanese; e perché vi opponevate a questo fidanzamento.

I = Perché ce ne sono tanti italiani, si deve prendere uno così che non sa da dove viene e che razza viene, ce ne è tanta gente italiana e per uno del genere si è subito legata, uno di 11/12 anni...che l'andava aspettando?

PM = Va bene, ...voi eravate contrario al fidanzamento?

I = L'andava aspettando in tutti i posti.

PM = E quando avete appreso che vostra figlia era fidanzata con questo ragazzo, quando l'avete saputo?

I = Tra il 1994 e il 1995. Lei dice che sono due o tre anni che è fidanzata, ma poi quando si è scoperto era il 1995. Ha conosciuto questo con un borsellino che era cascato in terra.

PM = Allora, cerchiamo di andare avanti. E voi che avete fatto?

I = Poi ho fatto che...mio figlio non c'era, era sopra che lavorava al Nord e allora io una sera dovevo andare da mia sorella che abitava in campagna e lei dice "Papà, vengo pure io!" ed io"Che devi venire a fare...chissà quanto mi trattengo", "No - dice - vengo pure io". Per la strada mi dice che mi deve raccontare un fatto. Forse non avevamo camminato neanche 500 metri ed eravamo alla fine del paese; era la fine di novembre del 1995. Allora insisto la prima volta, insisto la seconda volta e quella però non me lo voleva più dire. Siamo arrivati da mia sorella, forse sono 3 Km o 3 km e mezzo, e non me l'ha detto e al ritorno le ho detto: "Adesso me lo devi dire questo fatto". "No, adesso mi sfugge" ha detto lei. Quando appena abbiamo passato l'istituto agrario vediamo una moto dietro.

PM = ...Sì va be'...ma lei vi ha detto che era fidanzata con questo ragazzo?

I = ...Allora vediamo una moto dietro e lei dice: "Papà, ti fai raggiungere dalla moto dietro. Vedila che moto!" faceva lei...e allora dico: "Io mica devo fare la corsa, che devo fare la corsa con la moto?! Se vuole passare, passa". E continuava a dire che mi doveva dire, mi doveva dire. Allora io non l'ho visto questo in faccia chi era, che non lo conoscevo neanche. Dal ritorno da mia sorella lei ha cominciato a dirmi questo fatto e me l'ha detto...ma me l'ha detto che la cosa che doveva vedere il fratello sennò io non lo scoprivo, perché la mattina mi alzavo presto e la sera tornavo tardi, mica potevo andare a vedere lei dove andava e dove non andava.

PM = Sì, ho capito. Allora nel 1995 avete saputo che vostra figlia frequentava questo Ruly ma voi non potevate controllarla perché andavate in campagna. Ma io so che in campagna - in base a quanto dice vostra figlia - vi accompagnava a volte anche lei, quando voi andavate a guardare gli animali.

I = ...E che doveva venire a fare! Io "stavo a padrone"!

PM = Sì, ma vostra figlia vi ha accompagnato in campagna a guardare gli animali? Ma prima...prima...voglio dire intorno al 1994-1995 vi accompagnava? Perché lei ha riferito che è capitato qualche volta quando aveva 10 anni: è così?

I = Sì.

PM = Allora voglio sapere una cosa: vostra figlia...voi dite che nel 1995 si è fidanzata con Ruly, cioè ha cominciato a frequentare questo ragazzo?

I = Nel 1995 io l'ho saputo.

PM = Ok nel 1995 voi l'avete saputo. Che cosa è accaduto dopo?

I = È avvenuto che il fratello le diede due schiaffi.

PM = ...Sì ma voi perché avete tentato di suicidarvi? Vi siete bevuto la creolina, che è veleno, perché?

I = E...perché...lei ha detto "Tu ti puoi uccidere, ...ti puoi...perché la felicità...".

PM = Eh be' ...vostra figlia dice "Tu ti puoi anche uccidere, tanto io non lo lascerò mai Ruly": ho capito bene?

I = Sì.

PM = E voi veramente vi siete bevuto la creolina?

I = E a questo punto...tu fai una figlia grande e poi in casa sparla, sparlava...capito?!

Difesa = Di' quando l'hai trovata sul fatto e quando non li hai trovati sia all'istituto agrario, che dietro le case rosse, ...così come hai detto l'altra volta. Di' la verità perché questa mattina sono decisive le tue parole.

I = Mica solo io li ho visti! Li ha visti anche la zia, ...mica solo io! Io quando li ho visti, lui aveva la cerniera aperta ed era così come siete...

PM = Sì ma quando è successo che avete visto vostra figlia insieme con questo ragazzo?

I = Un paio di mesi fa li ho visti sotto una scala.

PM = E dopo che li avete visti avete cercato di suicidarvi?

I = Eh sì.

PM = Quindi sarà successo verso luglio-agosto.

I = Sì.

PM = Ma la cosa da capire è questa: voi non volevate che vostra figlia frequentasse Ruly perché era albanese, era disoccupato e per una serie di altri motivi - e questo si è capito - e quindi vi siete opposto a questo fianzamento. Voi però dopo avete tentato di suicidarvi e poi, nell'imminenza dell'accaduto, vostro figlio Pietro ha riferito ai Carabinieri che la sorella Sara gli aveva raccontato di aver subìto abusi sessuali da parte vostra, di cui uno una settimana prima rispetto a quando cercaste di suicidarvi. Lui ha raccontato di essere venuto da voi, prima del tentato suicidio, e di avervi rimproverato; ha detto poi che voi siete scoppiato in lacrime e che gli avete confessato tutto, dicendo che era vero e chiedendogli perdono. È vero tutto questo?

I = No che non è vero! Lo dice solo lui e la sorella!

PM = E perché i vostri figli dovevano dire delle sciocchezze?

I = Io non lo so perché l'ha inventate lei.

PM = Sì, allora voglio farle sapere con chiarezza che Sara ha raccontato che il primo abuso sessuale voi l'avete compiuto su di lei quando aveva 10 anni ed è successo in campagna, quando eravate solo voi e lei. Poi dopo che gli altri rapporti...

I = Ma quella...ci stava sempre mio figlio e c'era sempre mia moglie in campagna...come potevo abusare?

PM = Ma sia suo figlio, che un'altra delle sue figlie femmine hanno riferito di questi abusi. E Pietro ha riferito ai Carabinieri che voi quella sera vi siete messo a piangere e avete confessato, che avete chiesto perdono più volte e che lui non vi ha parlato per diversi giorni. Questo è tutto inventato?

I = Sì.

PM = Allora vuole dirmi lei le cose come stanno?

I = Io non ho commesso niente, signor giudice!

PM = Va be'...allora perché vostra figlia si è inventata tutte queste cose?

I = Se le è inventate per stare con quello! ...Non solo con quello, c'è pure altra gente, io lo so questo... Signor giudice, io non...

PM = Volete sentire che cosa ha detto vostra figlia?

I = Sì: ...ma, signor giudice, lei mi vuole vedere in galera per la gioia di quello, lo volete capire o no? Io apposta mi volevo uccidere per non sentire proprio questo dispiacere qua! ...Dovevo andare a finire in galera! Se adesso sto in galera, mi deve finire di uccidere!! Una figlia che ti fa in questo modo... Soffro già di malattia, soffro fisicamente di asma, psoriasi, bronchite, polmonite, crisi depressive.

PM = Vostra figlia ha raccontato che nell'agosto del 1994 voi due eravate da soli in campagna.

I = E...Pietro non c'era?!

PM = L'ha detto lei che il fratello Pietro non c'era.

I = Ma come...non c'era Pietro?!

PM = Io le sto dicendo quello che ha riferito Sara. Voi poi eventualmente date la vostra versione dei fatti. Lei ha raccontato che in quell'occasione, una notte, voi vi siete introdotto nel suo letto e avete abusato di lei, levandole il pigiama; lei era piccola (aveva 10-11 anni) e dice di non essersi neanche resa conto di quello che era successo. Poi ha detto che successivamente l'avete fatto sistematicamente, almeno due volte al mese a casa.

I = ...Ma se una figlia ti dice "Ti puoi uccidere o ti faccio uccidere", che ti aspetti più? Io perciò devo capire...perché o mi uccidevo io o mi faceva uccidere.

PM = Ma voi non dovete né uccidervi, né dovete uccidere. Dovete stare tranquillo e dire la verità dei fatti. ...Voi dormite con vostra moglie?

I = Sì certo, sempre. E con chi devo dormire?!

Difesa = Nei nostri paesi, di solito, marito e moglie e i maschi dormono in una stanza, mentre le femmine in un'altra, se non ci sono le camere da letto per tutti.

PM = Va be' ...quindi i vostri figli maschi e femmine dove dormono?

I = In due diverse camere da letto.

PM = E Sara con chi dorme?

I = Nella camera con le sue sorelle.

PM = Vostra figlia ha raccontato che almeno due volte al mese, dopo l'episodio avvenuto in campagna, voi abusavate di lei a casa. Ha detto che lei vi portava l'acqua a letto e che si addormentava vicino a voi. Ha inoltre riferito che è avvenuto un altro rapporto sessuale completo nella camera da letto dove dormiva Sara con le sue sorelle: lei ha detto che voi vi siete infilato nel suo letto, le avete levato il pigiama e avete avuto con lei un rapporto sessuale con la forza.

I = Non è possibile!!! Ci stavano pure gli altri e c'era anche mia madre che aspettava il nipote che doveva salutare.

PM = Ma perché sua figlia si dovrebbe essere inventata tutto questo?

I = Per questo: ...per quello!

PM = Cioè...per continuare a vedere Ruly?

I = Sì, certo.

Difesa = Sì ...ma tu devi dire la verità! Racconta di quando li hai trovati e dove.

I = Dalle sorelle sentivo di questo albanese ma credetti perché Sara aveva giurato di fronte a me, a mia moglie e alle sorelle che non l'avrebbe più rivisto. Per questo io stavo tranquillo. Poi mi diceva che si era fidanzata con un altro. Senonché erano tutte bugie, frequentava sempre quello e diceva che non c'era qua. Poi il giorno 14 luglio, quando morì il mio patrigno, così all'improvviso, Ruly, il ragazzo, è venuto.

PM = Sì...abbiamo capito che vostra figlia è innamorata di questo ragazzo.

I = Ma che se ne deve fare...che se ne deve fare!

PM = Ma...questo non è un giudizio che possiamo discutere qui. Il punto è che tra i due ragazzi c'è una relazione e si vogliono bene. Sara dice così. Ruly è stato sentito davanti al Tribunale per i minori ed ha dichiarato di essere innamorato di vostra figlia e di aver consumato con lei anche dei rapporti sessuali. Ha detto che la prima volta è successo nel giugno del 1999 e che prima non era mai successo. Quindi se questa versione fosse vera, sareste stato voi il primo ad avere rapporti sessuali con Sara.

I = Signor giudice...se ha avuto abusi sessuali l'ha avuti con quello! E questo io non lo sapevo, lo sento adesso da voi. ...Mia figlia non mi vuole bene perché mi fa stare dentro il carcere. Questa è la sua soddisfazione, che mi fa stare in carcere per avere rapporti con quello! E mia figlia forse a 10 anni già l'ha fatto la prima volta: l'ha fatto con gli altri! Signor giudice, queste sono tutte bugie, perché io qua mi hanno...

PM = Ascoltatemi: tutto questo non l'ha detto soltanto vostra figlia Sara, ma anche vostro figlio Pietro e l'altra vostra figlia Ilaria. È vero che adesso sia Ilaria che Pietro stanno prendendo le vostre difese, ma hanno raccontato che Sara ha riferito loro di aver subito abusi sessuali da parte vostra. Sara ha detto poi che Pietro è venuto da voi e vi ha detto: "Papà, ma che fate? Abusate di Sara?". Voi confermate questa circostanza?

I = Sì, lui me l'ha detto ed io gli ho risposto: "Ma tu sei pazzo, io con tua sorella?! Ma lo vuoi capire che quella mette la colpa a me per andarsene con quello!"

PM = Mi racconti meglio questo episodio. Quando suo figlio vi ha parlato?

I = Pietro mi ha detto che io avevo abusato di Sara, così...come state dicendo. Allora io con la rabbia me ne sono andato in campagna.

PM = Con Pietro non avete parlato prima?

I = No perché, la sera che lui è arrivato, io non c'ero perché ero andato in campagna. La sera dopo mi ha raccontato questo fatto qua. Io ero fuori e quando sono arrivato a casa lui mi dice "Così...e così mi ha detto Sara". Ed io gli ho detto: "Ma sei pazzo te e Sara a dire questa cosa!".

PM = Nel verbale invece suo figlio ha detto che voi vi siete messo a piangere.

I = No, ma no...non è vero!

PM = Ma vostro figlio ha detto così. Ma scusi ma come è possibile che tutti nella vostra famiglia stiano inventando? Inventa Sara, inventa Pietro, inventa Ilaria? ...Scusate!

I = No...non è vero. Quelli l'hanno inventato. Che mettiamo che uno dice che quello è andato a rubare, loro dicono "Sì è andato a rubare". E invece dove è?

PM = Cioè voi a vostro figlio, quando vi ha parlato, non avete detto niente?

I = No. Ho detto soltanto che sia lui che lei erano pazzi.

PM = Va bene... Con Ruly avete mai parlato?

I = No mai.

PM = Non gli avete mai fatto niente, pur sapendo che vostra figlia Sara lo vedeva, ...cioè non l'avete mai affrontato?

I = Signor giudice, ma io quante volte l'ho vista, quante volta l'ho vista?

PM = Voglio dire invece di suicidarvi potevate affrontarlo e dirgli "Lasciate stare mia figlia!", perché...

I = Che dovevo fare, che dovevo affrontare...ve l'ho detto lei mi ha detto "Se tocchi quello, ti uccido o ti faccio uccidere!".

PM = Ma non dico che dovevate minacciarlo, ma magari parlargli.

I = Questo non l'ha detto signor giudice, non ve l'ha detto?

PM = No. Lei ha detto che voi vi opponevate in maniera ferma a questo fidanzamento.

I = E c'è la lettera qua...la lettera è chiara, è qua, qua...

PM = Devo dirvi una cosa importante però: vostra figlia non pensava mai che voi poteste essere arrestato in conseguenza delle sue dichiarazioni.

I = Ah sì, non pensava mai...

PM = No, davvero. Inizialmente lei ha dichiarato queste cose, però quando poi ha capito...

I = Io ve lo dico adesso signor giudice, questa mia figlia non esiste più davanti a me!

PM = No non dovete dire così.

I = No, fare una cosa del genere! Io non la voglio più vedere!! O si vuole sposare, o se ne vuole andare con quello, o se ne vuole andare con quell'altro, a me non mi interessa più, non me ne interessa più, non la voglio più vedere, né sentire! E glielo potete anche dire. Quando è successo, mettiamo che stava per questo, è andata dal dottore, in un paese vicino, perché diceva che le faceva male la pancia, invece quella è andata ad abortire.

PM = È andata ad abortire? Ma di chi sta parlando?

I = Di mia figlia Sara.

PM = E come fate voi a sapere questo?

I = Eh...lo so per sentito dire.

PM = Ma come per sentito dire? Chi gliel'ha detto?

I = Eh...è stata una settimana all'ospedale e a me però non lo ha mai confermato.

PM = E quando è successo?

I = Non ricordo.

PM = Ma era inverno o estate?

I = Non ricordo...sennò direi una bugia. Probabilmente era intorno al 1997/1998.

PM = Ma mi scusi...ma chi gliel'ha detto?

I = È stato un mio pensamento, ...un mio pensiero... Si è saputo, comunque, che è andata ad abortire.

PM = ...Ma allora...voi avete detto che avete sentito dire che vostra figlia è andata ad abortire, in quanto lei (a quanto volete sostenere voi) consumava rapporti sessuali con questo Ruly da diverso tempo. Sostenete che Sara è andata all'ospedale di un paese vicino al vostro per abortire (e che lei diceva che aveva il mal di pancia) ma non vi ricordate quando con esattezza.

I = Sì esatto. Io con una delle altre mie figlie, Ilaria o Rossella non ricordo, siamo andati a trovarla una volta durante quella settimana.

PM = Allora una delle due potrebbe confermare questa circostanza.

I = Sì.

PM = E in che reparto era?

I = Non ricordo...

PM = E i dottori che cosa vi hanno detto?

I = Eh...ma quando siamo andati era l'orario delle visite e non c'erano dottori.

PM = ...Ora con tutti questi "Non ricordo". ...Noi abbiamo bisogno di fatti certi.

Difesa = ...Comunque il suo medico dice che il mio assistito soffre di problemi di amnesia...forse è uno di questi.

I = Anche al dottore Sara diceva che le faceva male la pancia.

Difesa = Poi Sara si è operata: prima ha subito un intervento di appendicite e poi anche un altro per una cisti ovarica o uterina.

PM = ...Ma sentite ora...appendicite o cisti ovarica è una cosa, aborto è un'altra. Cerchiamo di dire cose credibili e dimostrabili in qualche modo e non derivanti da pensamenti. ...Mi può chiarire, per favore, come mai voi, in base a delle lamentele di vostra figlia (che all'epoca aveva 12/13 anni) per un mal di pancia, avete pensato che era stata ricoverata per abortire, quando vi erano tante e varie ipotesi?

I = Perché lei non mi ha spiegato niente.

PM = Voi avete detto che prima non sapevate che tipo di rapporti vostra figlia aveva con Ruly, sapevate solo che lo frequentava, e avete scoperto solo di recente che aveva con lui anche rapporti sessuali. E allora perché all'epoca, nel 1997/1998, avete subito pensato ad un aborto?

I = Perché aveva rapporti con quello.

PM = Sì ma voi lo avete saputo soltanto successivamente che li aveva.

I = Sì l'ho saputo dopo, ma lei non ha spiegato il motivo per cui era andata all'ospedale. Io non ho saputo niente, solo che le faceva male la pancia.

PM = Va bene andiamo avanti. Adesso vorrei sapere perché voi vi opponevate in maniera così tanto determinata a questo Ruly, cioè questo ragazzo, a parte il fatto che già ci ha detto ...che era albanese, ...che cosa vi ha fatto? Quali erano gli aspetti...

I = ...'sta razza d'uomo, ma che ne fai, signor giudice! Ma non ho capito...che ci sono tanti morti di fame in Italia, che si deve prendere un morto di fame peggio di me!

PM = Sì, ...ma perché vi opponevate in questo modo visto che vostra figlia comunque gli voleva bene e lo ha frequentato dal 1995 per diversi anni?

I = Sì ma io non lo sapevo che lo frequentava perché, dal 1995 che l'ho scoperta, ha detto che non lo vedeva più, invece era bugiarda! La vedevano gli altri. ...E poi una figlia minorenne che se ne usciva con quello, signor giudice, questo è giusto? E mi ha fatto questo bel piatto a me!

PM = Inoltre vostra figlia Sara ha dichiarato che voi spesso avete tentato di suicidarvi proprio per i sensi di colpa che provavate nei suoi confronti.

I = Di colpa? Di colpa?

PM = Cioè voi vi sentivate in colpa di consumare questi atti sessuali con vostra figlia e quindi per diverse volte avete cercato di suicidarvi. È così?

I = Per quel fatto di mia figlia?! ...Era colpa mia mettiamo se io, sempre soldi, soldi, soldi...non ci potevo arrivare...

PM = Sì...ma perché avete tentato di suicidarvi?

I = Eh, ve l'ho detto...perché io non volevo per nessun motivo che stesse con quel ragazzo.

PM = Avvocato, se voi volete fare qualche domanda prego.

Difesa = Per quanto riguarda la domanda precedente volevo precisare meglio quanto ha cercato di dire il mio assistito: lui sostiene di aver tentato il suicidio perché, essendosi opposto a questa relazione che la figlia Sara aveva con questo ragazzo albanese, la figlia le ha risposto "Tu ti puoi anche suicidare o ti faccio uccidere, ma io questo ragazzo non lo lascio".

PM = Allora nel momento in cui vostra figlia ha detto queste parole, voi vi siete suicidato. Ma scusi che senso aveva il vostro gesto, ...sarebbe rimasto inutile?

I = Signor giudice, io ho fatto tanti sacrifici per fare grandi i miei figli, poi si deve prendere...uno che chissà è peggio di me, ma prenditi uno meglio! Perché ti devi infelicitare tutta la vita tua? Mettiamo che lui è dedito anche all'alcol e beve...

PM = Voi dunque volete dire che vostra figlia si è inventata tutto questo perché voleva essere libera di vedere il suo ragazzo. È così?

I = Sì, libera che deve fare quello che gli piace a lei.

PM = Ma mi scusi i rapporti con vostra figlia Sara come sono stati fino ad ora? Perché lei ha sempre detto di essere molto legata a voi, e che fin da piccola è sempre stata quella più vicina a voi, che vi ha sempre assistito quando avevate gli attacchi d'asma la sera, è vero tutto questo?

I = Lo dice adesso, lo dice adesso che sono chiuso.

PM = Ma è vera questa cosa?

I = Lo dice adesso che sono chiuso. Veniva con una scusa di soldi, quando doveva telefonare a quello che era sempre senza soldi e allora veniva.

PM = Cerchi di dirmi come erano i vostri rapporti con Sara prima che lei parlasse di tutto questo: vostra figlia vi voleva bene come padre e voi le volevate bene come figlia?

I = È figlia come lo sono le altre.

PM = Sì. Ed è vero che vi assisteva quando la sera avevate gli attacchi d'asma?

I = Qualche volta, qualche volta. Ma dal momento in cui ha messo in scena questo ragazzo, il padre non esisteva più, come fosse morto.

PM = Quindi l'unico motivo di attrito è nato da quando c'è stato questo ragazzo?

I = Sì, lei veniva solamente quando voleva soldi.

PM = Ma perché secondo voi anche i vostri figli, oltre a Sara, confermano quello che lei ha detto? Infatti l'unica che dovrebbe avercela con voi per eventuali attriti dovrebbe essere soltanto Sara.

I = Eh, ...non lo so... Ma è stata lei, lei a convincerli.

Difesa = Signor giudice il mio assistito vuol così dire che questa vuol essere una congiura in famiglia, oltretutto questo ha aggravato anche i suoi problemi psichici. La figlia è una psicolabile.

PM = Ma questa congiura della famiglia non è molto chiara e ovvia. Inoltre anche riguardo alla sua opposizione al fidanzamento tra Sara e Ruly non è poi così chiaro in che modo questo possa aver creato tanti problemi tra voi e vostra figlia, in quanto voi a casa non stavate molto ma trascorrevate molto più tempo in campagna, quindi non potrà essere stata un'opposizione troppo forte a questo fidanzamento.

I = Eh sì.

PM = Perché ad un certo punto vostra figlia dovrebbe aver inventato tutto questo quando con Ruly usciva ugualmente e lo frequentava comunque, in quanto voi non vi siete opposto al fidanzamento se non a parole e con qualche litigio. Non capisco...quale poteva essere lo scopo di tutta questa invenzione? Ma perché vostra figlia dovrebbe provare per voi un odio così forte da compiere questo gesto?

I = ...Ma...

PM = Anzi, vi posso dire che vostra figlia, nonostante quello che ha raccontato, vi vuole molto bene e mi ha chiesto personalmente se voi potevate tornare a casa.

I = Signor giudice, se mi voleva a casa non mi doveva fare quello che mi ha fatto. Perché quella voleva la sua soddisfazione! E questa mi vuole bene?!

PM = ...Va be'...abbiamo finito.

5. Commento all'incidente probatorio di Sara

7/02/2000 - Tribunale di Lagonegro (PZ)

Questo è stato uno dei primi incidenti probatori di un minore per presunti abusi sessuali svolti in tale Tribunale. Non è stata dunque fatta l'audizione protetta (vista anche l'età non infantile della ragazza), ma è stato comunque rispettato il principio che prevede il sostegno psicologico al minore durante l'interrogatorio (art. 498 comma 4 c.p.p.).

Sara ha così risposto in aula alle domande postegli dal giudice, dal pubblico ministero e dagli avvocati della difesa (non filtrate così dallo psicologo).

L'indagato è stato fatto accomodare nella Camera del Consiglio: non è stato quindi presente nella stessa aula per evitare che la sua presenza potesse turbare la minore, avendo essa già manifestato comprensibile ansia ed angoscia riguardo all'incidente probatorio che doveva essere eseguito. Nella Camera del Consiglio è stato collocato un altoparlante cosicché l'indagato è stato in grado di sentire quanto è stato detto nel corso dell'udienza.

Solo l'età della ragazza (17 anni) al momento dell'incidente probatorio può eventualmente giustificare una tale procedura, in quanto di fronte a situazioni così difficili da gestire già da parte di coloro che sono esperti di tali problematiche non si può pensare di svolgere un interrogatorio con le comuni regole usate per gli adulti-testimoni.

Il sostegno psicologico offerto a Sara si è inoltre ridotto soltanto alla preparazione della minore al colloquio e all'intervento della psicologa al termine dell'interrogatorio, entrambe le fasi svolte fuori dall'aula giudiziaria.

Sulla base delle tecniche di intervista utilizzate durante l'interrogatorio dei minori ho commentato le procedure applicate a questo caso, evidenziando anche il corretto comportamento che avrebbe dovuto essere posto in essere dagli operatori nelle varie fasi del colloquio.

La prima domanda posta a Sara è estranea alla vicenda e questa tecnica serve per creare una certa atmosfera più rilassante e familiare per la minore.

(...)

GIP = Ma che cos'è quella fotografia che hai in mano?

S = Mia sorella e mio fratello.

GIP = Sono i tuoi fratellini?

S = Sì.

Il GIP pone l'interrogatorio che verrà eseguito come una scelta di Sara che ha deciso di rispondere alle domande. Con questo le ha fatto capire di essere libera di parlare e che nessuno la costringe.

GIP = Senti...allora vuoi rispondere alle domande del collega PM? Devo dire pubblico ministero (PM) e usare questa frase formale.

S = Sì.

PM = Sara, il 14 ottobre del 1999, dell'anno scorso, ci fu una circostanza spiacevole in cui tuo padre ha cercato di suicidarsi: ricordi questa circostanza?

S = Sì.

PM = Tu sei stata sentita dai Carabinieri del tuo paese (...) ed hai riferito determinate circostanze che secondo te giustificavano il gesto di tuo padre: vuoi riferire al giudice che cosa hai riferito in quell'occasione ai Carabinieri?

Subito Sara evidenzia il contrasto che c'è tra se e le sue sorelle, per poter così cercare di descrivere la situazione di solitudine ed omertà che è stata costretta ad affrontare.

S = Ho riferito che per tutti mio padre aveva tentato il suicidio perché io stavo con un albanese, mentre io sapevo che non era quello il motivo, cioè lo sapevano anche le mie sorelle, però loro negavano. Lui mi aveva chiesto perdono qualche giorno prima e mi aveva detto: "Se tu mi vuoi bene devi lasciare stare l'albanese".

La chiarezza, la precisione e la lentezza del racconto sono caratteristiche che vanno sempre ricordate ai minori, i quali hanno un metodo d'esposizione dei fatti diverso rispetto a quello degli adulti. E spesso chiedere ad un minore di essere più preciso nel raccontare il modo in cui ha subìto un abuso sessuale o la sensazione che ha provato non è facile, ma va fatto ugualmente utilizzando le parole giuste.

GIP = Sara racconta piano, altrimenti non riusciamo a seguirti.

S = Mi aveva chiesto perdono per quello che mi aveva fatto e mi disse: "Io non mi sono reso conto se tu te ne eri accorta prima di quello che ti stavo facendo; perché non me lo hai detto prima!"; allora io ho detto: "Io ho sempre cercato di farti capire che stavo male". Infatti lui mi vedeva sempre che piangevo quasi ogni sera.

PM = Sara cerca di essere un pochino più chiara: tuo padre si opponeva a questo fidanzamento?

S = Sì era geloso.

PM = E perché era geloso?

Il pubblico ministero in questo momento sta ponendo domande corrette che permettono alla minore di dare risposte autentiche e genuine, senza suggestione.

S = Perché io credo che aveva paura che non stavo più con lui; infatti nell'ultimo periodo io avevo capito quello che stava succedendo e quindi mi allontanavo sempre di più.

PM = E che cosa stava succedendo?

S = Che lui abusava sempre di più di me, si impossessava sempre di più senza farmi capire quello che succedeva.

Sara, fin dall'inizio dell'interrogatorio, riesce a trasmettere le sue sensazioni più profonde, utilizzando parole come "abuso sessuale" senza vergogna o ritrosia.

PM = E vuoi riferire in che modo tuo padre si impossessava di te?

S = Abusando sessualmente.

PM = Sara, purtroppo tu lo sai benissimo che devi essere un pochino più specifica.

GIP = Quando è iniziato?

S = Nel 1994 stavamo in campagna: in agosto è successo.

PM = In campagna dove? Dove avete una casetta?

Sembra quasi che per allentare la tensione e l'ansia, che stavano aumentando, il GIP faccia domande che hanno un'attinenza lontana con il fatto, cioè delle divagazioni.

S = D'estate stavamo da una parte e l'inverno da un'altra.

GIP = Per cui avevate due campagne, in due posti diversi?

S = Sì ma non erano nostre, erano in affitto.

GIP = Ci avevate gli animali lì?

S = Sì, gli animali: avevamo circa duecento animali.

Sara sembra avere quasi la necessità di raccontare tutto il più velocemente possibile, forse per concludere così una situazione (l'interrogatorio) che le crea ansia.

GIP = Tu hai detto nel 1994: in che periodo era, estate?

S = Sì, estate, quando lui una notte si avvicinò a me...

GIP = Aspetta: perché tu ti trovavi con lui in campagna?

S = Eravamo solo noi: io già da piccola avevo iniziato ad andare in campagna, dall'età di sei anni, ...ed aiutavo mio padre la domenica a pascolare gli animali e poi quando doveva mungere (ad esempio la sera), e la mattina io ero costretta ad alzarmi. La mamma, talvolta, veniva la domenica.

GIP = Quindi stavate in campagna d'estate?

Sara descrive con molti particolari l'atteggiamento del padre: l'uomo le parla e cerca di convincerla che tutto era normale.

È importante notare il contrasto esistente tra questo concetto di normalità (che si ripresenterà anche in seguito) e le sensazioni che Sara prova.

S = Sì. Nel 1994, in agosto, la notte lui si introdusse nel letto ed oltretutto mi disse cose spiacevoli che io non ho mai detto nemmeno a nessuno. Lui prima si avvicinò e mi spiegò che era tutto normale, che dovevo fare undici anni: avevo dieci anni e mezzo.

GIP = Quindi voi eravate andati a letto?

S = Sì.

GIP = Stavate dormendo?

S = Io stavo dormendo.

Spesso Sara evidenzia il fatto il fatto che mai lei avrebbe potuto pensare che suo padre potesse arrivare a compiere un gesto del genere.

GIP = Nella stessa stanza avevate due letti?

S = Sì, i letti erano più o meno attaccati quindi era facile avvicinarsi a me, ma io non pensavo mai una cosa simile e così la notte me lo sentii vicino e mi disse cose...

GIP = Quindi tu stavi già dormendo e ad un certo punto ti senti tuo padre vicino?

S = Sì.

GIP = Ma entrò nel letto e che disse?

S = Mi aveva spiegato certe cose riguardo al sesso, queste cose qua, come si faceva; mi disse che lui quando aveva avuto il rapporto con la moglie il letto era pieno di sangue, tutte queste cose qua, che schifo, io non capivo niente, ero una bambina che non capivo quello che lui mi diceva, e poi mi riaddormentai perché comunque ero stanca, lavoravo...

Inoltre ripete che, a causa della sua tenera età, non capiva che cosa il padre le diceva e soprattutto quello che lui faceva. Sembra quasi voglia scusare se stessa per non essere riuscita a capire e a fermarlo in tempo. L'unica cosa che pone in risalto è la sensazione di schifezza che lei prova.

GIP = E lui ti stava sempre attaccato?

Il GIP, che chiede a Sara di descrivere l'abuso sessuale, sembra sentire lui stesso la tensione della situazione.

La risposta della ragazza è tanto precisa quanto "controllata": sembra quasi che Sara stia raccontando quello che è successo ad un'altra persona e non a lei.

S = Sì, e poi quella notte lui ha abusato di me, cioè io non mi rendevo conto di quello che succedeva.

GIP = E che cosa ha fatto, te lo ricordi? Purtroppo devi descriverlo Sara, dai: tu eri con il pigiama?

S = Mi abbassò il pigiama e le mutandine e penetrò con il suo pene nella mia vagina.

GIP = Penetrò completamente?

S = Sì.

GIP = Ti fece male?

S = Sì. Io poi vidi delle macchie e dissi a mio padre che cosa era e lui mi disse che era l'inizio del ciclo.

GIP = Le macchie le vedesti subito dopo che ti aveva penetrato?

S = Le vidi la mattina.

Dopo quella notte Sara aveva capito che cosa il padre le aveva fatto.

Nel racconto è ben indicato, dalla minore, il momento di passaggio da quando non capiva a quando ha capito.

GIP = La mattina sul letto?

S = Sì, mi dissi "ma che cos'è?", io mi sono spaventata perché comunque avevo capito quello che era successo la notte e quindi poi lui mi disse che era il ciclo, ma non era il ciclo perché il ciclo mi è venuto un paio di anni dopo.

GIP = Ma ti ha fatto molto male quando ti ha penetrato?

S = Sì, ma io non capivo.

GIP = Ed è rimasto per molto tempo penetrato dentro di te?

S = Non mi ricordo.

GIP = E ti ricordi se poi c'è stata l'eiaculazione, cioè se è uscito lo sperma anche?

S = Sì.

È corretto l'atteggiamento del GIP che cerca, ogni tanto, di incoraggiare Sara a raccontare fatti tanto terribili.

GIP = Sara non devi avere ritrosia di raccontare questi fatti perché sono fatti normali, come quando uno subisce una violenza o un pugno in faccia e racconta che gli è uscito il sangue, così, se tu avevi subito un fatto diverso, dovevi raccontare quello che era il fatto diverso, non c'è niente di strano. Quindi raggiunse...?

S = (Fa cenno di sì con la testa).

È difficile porre domande così specifiche ma purtroppo sono necessarie per rendere più comprensibili fatti in cui, nella maggior parte dei casi, gli unici testimoni sono il minore-vittima ed il suo abusante. In questi casi così è importante ascoltare come il bambino racconta il fatto e quali emozioni suscita tale rievocazione. Sara, ad esempio, descrive la sensazione di schifezza che ha provato e l'indifferenza del padre, che finge che tutto sia normale.

GIP = In quella circostanza quindi ci fu una penetrazione completa, ma hai visto tuo padre raggiungere l'orgasmo, provare il coito, il piacere, oppure...? Purtroppo sono domande che ti devo fare Sara, lo sai.

S = Sì, perché comunque poi mi sono sentita tutto il liquido addosso, una cosa schifosa.

GIP = Quindi hai visto anche produrre liquido spermatico da parte di tuo padre?

S = (Fa cenno di sì con la testa) ...Ma io non capivo che cosa era, se avessi capito allora...

GIP = E la mattina dopo non disse niente?

S = Niente, era come se non fosse successo niente, io rimasi la mattina a letto tutta sconvolta.

GIP = Ma non uscisti nel campo?

S = No, quella mattina mi rinchiusi in casa; quando lui tornò era proprio indifferente, non lo so come se fosse normale e così è andato avanti fino...

GIP = Quando successe la seconda volta, te lo ricordi a distanza di quanto tempo?

S = Capitava comunque circa due volte al mese; può darsi pure che capitava in una settimana tutti i giorni, poi da quando siamo andati in paese lì...

GIP = Ma in campagna è più ricapitato?

S = No, in campagna no.

GIP = E in paese come avvenivano queste..., tuo padre che cosa faceva in sostanza?

S = Lui essendo malato, soffre di asma e psoriasi, voleva molto le mie attenzioni, poiché era abituato che da quando sono nata stavo sempre con lui, cioè da quando siamo arrivati in paese io gli stavo sempre dietro perché comunque... Le mie sorelle sapevano pure loro che io ero legata a lui, è come se mi avesse cresciuto mio padre e non mia madre, in realtà è così. E quindi quando mio padre soffriva di asma loro mi dicevano "No, vacci tu, vacci tu, vagli a dare l'acqua tu" e loro facevano quello che volevano, cioè io guardavo lui come se fossi la moglie, cioè io non mi rendevo conto, a volte pensavo "ma se sono sua figlia, credo che è normale che io mi devo preoccupare per mio padre, se sta male vado dal dottore": e spesso capitava che io passavo le nottate in piedi a guardare lui che si addormentava, mentre le mie sorelle dormivano.

Da queste parole di Sara si capisce come essa avesse assunto, in famiglia o comunque nel rapporto con il padre, il ruolo di sua madre, sostituendosi ad essa sia nell'assistenza all'uomo, sia poi nei rapporti sessuali. Gli altri membri della famiglia sembravano sapere tutto questo e favorire che ciò avvenisse.

Da parte sua Sara non incolpa la madre, che riconosce essere malata, e talvolta neanche il padre, al quale dice di essere molto legata.

GIP = Quante sorelle hai?

S = Tre sorelle (di 10, 19 e 21 anni) e due fratelli (il maggiore è a lavorare al Nord).

GIP = E tutte e quattro dormivate nella stessa stanza?

Questa è una domanda suggestiva, visto che la minore non ha ancora parlato dei problemi della madre.

S = Sì da un paio di anni. Ma quando io mi dovevo occupare di mio padre dovevo dormire nella stanza di mia madre, così mio padre si addormentava vicino a me e le mie sorelle dicevano "Tu lo sai che papà è attaccato a te, quindi tu l'hai abituato che sei stata lì in campagna e tu ci stai".

GIP = Ma tua madre non poteva accudire tuo padre o aveva dei problemi lei?

S = È malata al 75%.

GIP = È invalida?

S = Sì con la testa: quando sono nata era già così. Ho sempre pensato, però, che la colpa non era sua ma che era di mio padre perché lei mi diceva sempre che mio padre, pure quando si sono sposati, all'inizio la faceva spaventare e tentava il suicidio; questa cose qua anche a casa le faceva: si metteva la cintura dei pantaloni alla gola per attirare la mia attenzione.

GIP = Ritorniamo al fatto che le tue sorelle volevano che accudissi tuo padre.

S = Sì, era proprio lui a volte che mi chiamava; quando vedeva che non ci andavo, prendeva le scarpe e le buttava alla porta per attirare l'attenzione, cioè si imbestialiva. Così le mie sorelle mi aggredivano e mi dicevano: "Adesso vai, è inutile che stai qui". Io con loro ci stavo poco perché dovevo stare sempre con mio padre; e quindi la notte poi io, stando in piedi, mi sedevo sul letto e poi mi ritrovavo nel letto con lui, mia madre e il mio fratellino, che stava nel letto matrimoniale perché aveva paura di dormire da solo. Io dormivo ai piedi del letto, ma poi mi ritrovavo su. Stavamo: mio padre, io, mio fratello e mia madre. Io dormo lì praticamente da quando sono nata: sono stata sempre abituata così. E così mio fratello.

GIP = E quando tu ti mettevi nel letto, cioè quando andavi lì e portavi l'acqua a tuo padre e lo accudivi, poi ti addormentavi sul letto e lui ha abusato di te anche in quelle occasioni?

Le parole che Sara dice al padre indicano un tentativo di reazione a tali abusi.

S = La notte aspettava che mi addormentavo io e tutte e tre le mie sorelle e mi svegliavo che lui stava già penetrando dentro di me, allora quando io mi accorgevo che lui stava per arrivare all'orgasmo scappavo e mi andavo a lavare nel bagno; è successo così fino a questa estate quando è venuto nella mia stanza quando le mie sorelle più grandi non c'erano. È venuto ed ha bagnato il letto ed io, poi, per paura che mi avrebbero picchiato, che avrebbero capito quello che succedeva, ho cambiato le lenzuola e mi sono tenuta io il lenzuolo bagnato di tutta quella schifezza e loro non si sono accorte di niente. Io gli dicevo: "Vattene, vattene".

Sara descrive il padre come un padrone al quale doveva obbedire e che doveva curare.

Una tipica paura dei minori nelle situazioni di abuso intrafamiliare è che gli altri membri della famiglia possano scoprire i fatti. Anche in questo caso, infatti, Sara cambia le lenzuola del letto per non far scoprire niente alle sorelle.

PM = Sara devi andare un po' più piano ed essere più precisa: non abbiamo fretta. Voglio capire bene come si verificavano questi abusi di tuo padre, devi essere un po' più precisa. Tu hai detto che facevi assistenza a tuo padre perché soffriva di asma: cosa facevi la sera, cosa accadeva?

Sara giustifica il fatto che il padre chiedeva sempre di lei per le cure di cui aveva bisogno in base al legame più forte d'affetto che li univa. Di questo - seppur può apparire paradossale - sembra quasi essere contenta perché privilegiata rispetto alle sorelle. Bisogna infatti ricordare che, nelle situazioni di abuso intrafamiliare, anche se il padre è stato un violento abusante, per la/il figlia/o rimarrà, comunque, suo padre e un sentimento di "quasi-affetto" nei suoi confronti lo proverà sempre.

S = Io ero solita preparargli anche la scodella per andare al lavoro. Quando poi la sera tornava preferiva trovarmi a casa, ci dovevo essere e basta; poi la sera gli venivano sempre gli attacchi di asma e diceva: "Sarina, Sarina, vieni qua". Lui mi chiamava Sarina, non Sara.

PM = E non poteva chiamare pure le altre: perché chiamava sempre te?

S = Perché comunque alle altre mie sorelle non era legato: loro non l'hanno mai potuto vedere. Anche con una di loro ci aveva provato, ma non c'era riuscito (me lo ha detto lei) e lei glielo rinfacciava parecchie volte. E quando vedeva che mio padre mi dava attenzione lei diceva: "Lasciala stare Sara, gli stai sempre attaccato, sembrate due fidanzatini": cioè quindi loro avevano capito.

GIP = Che cosa accadeva allora quando tuo padre la sera poi ti chiamava?

Il padre le chiedeva sicurezza sul piano affettivo.

Intanto lei, che ormai era cosciente dei fatti ma non riusciva a cambiare la situazione, si dirigeva verso l'autodistruzione.

S = Io andavo lì e gli dicevo "Che c'è?" e lui si faceva vedere che aveva l'asma, faceva quei sospiri, ed io dicevo "Ma che cosa devo fare?", cioè se la faceva venire talmente tanto l'asma che mi faceva preoccupare. Allora io gli portavo l'acqua e stavo lì; mentre stava male mi chiedeva "Ma tu mi vuoi bene, ma tu vuoi che devo morire?" ed io dicevo "Ma sì, ma che c'entra... adesso devi morire, ma che ti succede?" e lui mi rispondeva "No, ma tu mi vuoi bene? Sei sicura?" ed io gli dicevo "Ma tu non mi devi fare queste domande perché è normale che una figlia voglia bene al padre, ma ti rendi conto che tu invece non mi vuoi bene come un padre, tu ti stai impossessando di me", cioè io comunque cercavo di farglielo capire in un modo o in un altro, e poi lui mi vedeva piangere e alla fine avevo pure iniziato a bere la birra.

GIP = Tu hai iniziato a bere?

S = Sì, da un bel po' perché lui sapeva che ormai avevo capito che era molto male quello che mi faceva, che non era un gioco e quindi io mi andavo a comprare la birra, bevevo davanti a lui, a mia madre e tutti mi dicevano che non dovevo bere, però sapevano il motivo. E quando ero sola con mio padre e mia madre era in cucina, gli dicevo "È tutta colpa tua se io bevo, non ti rendi conto!"; ma io bevevo perché volevo essere totalmente ubriaca che dovevo dire tutto a mia mamma e invece poi lui mi portava nella mia stanza.

Sara dice che le mancava la forza di raccontare tutto in famiglia e per questo sperava che l'alcool la potesse aiutare a superare questo timore.

PM = Ritorniamo, allora, a quando tu portavi l'acqua a tuo padre: che cosa accadeva?

Qui la sensazione di paura viene dichiarata apertamente ma la risposta che ottiene è un totale disinteresse e un abbandono da parte delle persone a lei più vicine.

S = Nella stanza da letto eravamo soli io e lui; io avevo paura e così chiamavo pure mia mamma, però lei diceva che a lui non importava di lei: "Vuole te, Sara, che devo fare io se quello vuole te, mica devo stare qui anch'io!" - diceva.

PM = E poi che cosa succedeva?

Sara cerca di reagire ma, trovandosi sola, non ci riesce. Inoltre le sorelle la incitano ad andare dal padre, quando la chiama, facendola anche sentire in colpa se si rifiuta: cercano di convincerla che se lui la cerca sempre è che le vuole molto bene, forse di più rispetto agli altri figli, come fosse un privilegio.

S = Mia mamma se ne andava e rimanevo sola io nella stanza. Poi lui mi faceva sedere vicino al letto, aspettavo che gli passasse l'asma, ma niente; come si accorgeva che io me ne andavo, lui si svegliava e si faceva venire l'asma, ed io me ne stavo lì a guardarlo; poi, se capitava che gli passava ed io me ne andavo a dormire nel mio letto, per tutta la notte mia mamma o mio padre mi chiamavano. Spesso mia mamma mi diceva: "Sara, ti vuole tuo padre, alzati!" oppure veniva a chiamarmi proprio nel letto. Poi ultimamente mi rifiutavo di fare questa cosa, cioè che lui insisteva che gli dovevo stare per forza vicino, e quindi ero arrivata al punto che mi mettevo i tappi nelle orecchie per non sentire. Ma poi ero costretta ad andare, anche perché le mie sorelle mi dicevano. "Tu ci devi andare per forza perché lui ti vuole bene, è così attaccato a te!".

PM = E quindi tutta la notte alla fine restavi vicino a tuo padre?

S = Quando mi accorgevo che lui stava per arrivare, che lui penetrava dentro di me, che stava arrivando all'orgasmo, io mi chiudevo nel bagno e stavo un po' lì. Capitava pure che mia madre a volte si svegliava e mi diceva "Sara ma che cosa fai nel bagno?" ed io, tutta sconvolta, me ne andavo nel mio letto nella mattinata, perché erano quasi sempre verso le quattro.

La minore descrive i momenti in cui avviene l'abuso sempre in modo molto dettagliato: non solo parla di cosa faceva il padre, ma anche dei pochi momenti di interessamento della madre nei suoi confronti e dei suoi tentativi di reazione.

Spesso riporta intere frasi che lei o qualche altro membro della famiglia ha pronunciato e questo fa apparire la sua testimonianza ancora più credibile.

PM = E cosa accadeva, invece, quando dormivi lì nel suo letto?

S = La notte lui mi abbassava le mutandine e il pigiama e penetrava dentro di me, a volte mi tirava proprio su, dalla parte di sopra, e capitava che mia mamma si svegliava e così lui diceva "Dove sono i piedi di Sara?"; ed io poi sentivo dolore ogni volta che penetrava dentro di me.

PM = E tu che facevi in quelle circostanze?

S = Io con le mani lo spingevo perché non volevo che doveva penetrare dentro di me.

PM = E poi?

S = E poi quando mi accorgevo che lui mi teneva forte le gambe, cioè io mi accorgevo che arrivava all'orgasmo, mi alzavo con la forza e me andavo.

GIP = Scusa, ma non facevate movimento e rumore? Tua madre non si è mai svegliata?

S = Mia madre si svegliava quando sentiva movimenti e parecchie volte lui diceva: "Ma dove sono le gambe di Sara?". Lui come vedeva che mia mamma si svegliava, subito si toglieva: è stato furbo.

Nuovamente Sara evidenzia il fatto che fra lei e la madre non esisteva alcun tipo di rapporto e di dialogo.

PM = Ma tua madre è incapace di intendere e di volere, nonostante l'invalidità del 75%?

S = Non lo so, lei a me non ha mai chiesto se stava succedendo qualcosa, se ha capito quello che è successo.

PM = E tuo fratello non ha mai visto niente?
S = No, ma lui aveva solo quattro anni.

PM = Ma durante questi rapporti ti sei mai trovata bagnata dal liquido spermatico?

S = Sì, sempre bagnata.

PM = Ma io per bagnata intendo con dello sperma dentro la vagina?

S = Sì, perciò io mi andavo a lavare, perché avevo tutto quel liquido addosso a me, vicino alle gambe e andavo a lavarmi.

PM = Quindi hai trovato anche dello sperma vicino alle gambe, è così?

S = Sì.

PM = Con che periodicità accadevano questi rapporti?

S = Circa due volte al mese; poi se lui stava male io andavo tutte le sere ma, se lui una sera era soddisfatto, mi lasciava stare per qualche giorno anche se io andavo da lui ad accudirlo.

Questa domanda era già stata fatta in precedenza, ma anche se doveva servire per dare maggiore conferma alle parole dette dalla minore non doveva essere posta in modo così suggestivo.

La modalità corretta sarebbe stata: "Ma durante questi rapporti ti sei mai trovata bagnata?". E se la risposta era "Sì", la domanda successiva doveva essere: "Ed hai capito come hai fatto a trovarti bagnata?".

Certo l'età non infantile di Sara può eventualmente giustificare la domanda posta in questo modo.

PM = Senti ma l'orgasmo, voglio chiarirti questo; c'è una differenza tra coito ed orgasmo: il coito è il piacere, cioè tu vedevi tuo padre ansimare, avere piacere oppure tu lo vedevi proprio raggiungere, diciamo come risultato finale, produrre il liquido spermatico, per cui raggiungeva il piacere massimo?

S = Raggiungeva il piacere massimo e nello stesso tempo... cioè quando lui se ne usciva il liquido mi rimaneva a me sulle gambe.

PM = Quindi diciamo raggiungeva l'orgasmo non dentro di te ma fuori?

S = Sì, non dentro di me.

PM = Senti, andiamo all'ultimo episodio, quello che poi, diciamo, avrebbe indotto tuo padre a tentare il suicidio.

Sembra quasi che Sara aspetti l'aiuto della madre per porre fine a questi abusi, o comunque speri in un suo intervento.

Ogni volta che Sara fa il racconto libero delle vicende che le sono chieste è molto precisa nei particolari e descrive sia i movimenti che le parole di ogni componente della famiglia.

S = La notte tra il 5 e il 6 ottobre 1999 eravamo sole nella stanza io e la mia sorella più piccola. Ma lui era già venuto anche la notte prima, ma riuscii a buttarlo giù dal letto e gridai talmente forte che mia mamma si è alzata e l'ha visto in piedi nella mia stanza che mi fissava, ed era solo con le mutande lui; poi lui ritornò nella sua camera e non so che cosa ha detto a mia mamma, ...se le disse forse che mi aveva sentito parlare da sola. La sera successiva (notte tra il 5 e il 6), mentre dormivo (era sul tardi), mi trovai mio padre a fianco e quando ho iniziato a gridare (ho detto soltanto "Ma'") lui mi ha messo la mano sulla bocca e poi si è messo su di me e ha...

PM = Quindi tu hai gridato quando tuo padre stava vicino al letto (ancora non su di te)?

S = Lui era a fianco a me ed io gli ho detto "Vattene!": però lui non ha voluto sentire e me lo sono trovato nel letto.

PM = Lui era nudo o vestito?

S = Lui era solo con le mutande ed io con il pigiama. Io poi mi sono trovata già con le mutandine e il pigiama su di me, mi ha messo la mano sulla bocca, perché io avevo gridato "Ma'", però mia madre non mi ha sentito e così lui ha continuato.

GIP = E tu non hai cercato di reagire, di muoverti, di allontanarti?

S = Sì io ho cercato di reagire, però era talmente pesante su di me che non sono riuscita a liberarmi.

GIP = Quindi ti ha allargato le gambe, cioè ti ha costretta a fare questo atto oppure tu sei stata consenziente?

S = No, mi ha costretto.

GIP = In che modo?

S = Perché mi teneva lì con la forza: io ho cercato di reagire ma lui era pesante su di me che non potevo. Lui mi diceva. "Zitta, zitta!".

Questa domanda o considerazione non sembra assolutamente adeguata al tipo di incidente probatorio che si sta svolgendo (c'è una minore che ha presumibilmente subìto un abuso sessuale). Sembra quasi che Sara deve convincere gli organi giudiziari di quello che le è successo.

GIP = Ma perché non hai chiuso le gambe? Cioè voglio dire: se una donna non vuole avere un rapporto, chiude le gambe, le stringe: lui che ha fatto te le ha allargate con la forza oppure le ha allargate poi dopo?

S = Me le ha allargate lui con la forza e si è messo su di me e quindi io dovevo stare per forza con le gambe aperte. Lui mi tirava e mi diceva che dovevo rimanere lì.

GIP = E che ha fatto?

S = Ha penetrato con il suo pene nella vagina e ha raggiunto l'orgasmo dentro di me.

GIP = Dentro di te?

Spesso Sara parla di come si sente: una persona sporca, "schifosa" appunto.

S = E poi un po' me lo sono trovato pure sulla pancia e talmente della schifezza quella notte è stata l'unica notte che non mi sono andata a lavare, mi sono soltanto spogliata perché mi facevo schifo, cioè era così schifosa quella cosa che...

Emerge il contrasto tra la figura del padre che si comporta come se niente sia successo e Sara che si sente come un "animale".

GIP = E dopo che ha raggiunto l'orgasmo tuo padre è andato nella sua stanza?

S = Se ne è andato normale e mi ha lasciato lì come se io fossi un cane.

GIP = E tu che cosa hai fatto?

S = Io, sentendomi tutta questa cosa addosso, mi sono spogliata e ho buttato tutto in terra e sono rimasta nel letto a pensare a quello che era successo.

GIP = E tua sorella, che era nella vostra stanzetta, non si è accorta di niente?

S = Non lo so, credo di no.

Sara crede (o spera) che il padre abbia capito tutto il male che le ha fatto e che era lo "sbaglio" più grande.

GIP = E allora, senti, questo tentato suicidio di tuo padre (del 14 ottobre) tu come lo spieghi? Cioè come l'hai giustificato dentro di te? Perché tuo padre poi all'improvviso cerca di suicidarsi bevendo la creolina?

S = Perché si sentiva in colpa, perché lui l'aveva capito che mi aveva fatto la notte tra il 5 e il 6, che era la cosa più sbagliata che poteva fare.

GIP = Scusa, Sara, forse ad un certo punto tu hai riferito di tutti questi episodi a qualcuno?

S = Sì a mio fratello Pietro - che lavora al Nord - il giorno 9: prima di allora non ne avevo mai parlato con nessuno.

GIP = E perché hai sentito allora l'esigenza di parlarne con tuo fratello?

Nonostante la necessità che ha Sara di reagire a queste violenze, la paura di parlare la assale. In questa situazione è proprio la paura e la vergogna che riescono a far sì che i bambini abusati mantengano il segreto per anni, fino a quando sono totalmente annientati.

S = Perché stavo veramente male e perché mi ero resa conto che quello che stava succedendo era sbagliato e che in un modo o in un altro dovevo reagire. E quando lui è sceso giù gliel'ho detto. Avevo deciso di dirglielo appena arrivato, poi non lo so ho avuto paura di dirglielo perché non mi sembrava giusto, era appena arrivato, ed allora ho pensato "rimando". Poi è successo che mio padre ha capito che io l'avrei detto a mio fratello e così mi ha detto "Non dire niente perché sennò sai che succede!", ma poi ha capito che io avrei comunque parlato e così se ne è andato per due giorni in campagna.

GIP = A tuo fratello hai raccontato tutti questi episodi che hai detto a noi?

S = No, solo quello della notte tra il 5 e il 6 perché io stavo male e non avevo nemmeno la forza di...

GIP = E tuo fratello che ha detto?

S = Mi ha detto che se avesse avuto mio padre in quel momento lo avrebbe ammazzato. Poi quando mio padre è tornato dalla campagna mi ha detto mio fratello che l'ha affrontato. A me ha detto "Tu vai nella tua stanza", ma io ho sentito da dietro la porta che lui diceva a mio padre: "Ma come hai potuto fare una cosa del genere, è una bambina!". E lui ha risposto "No, ma quella era lei che lo voleva!", così quando ha detto così sono uscita fuori e ho detto: "Ah! Ero io che venivo da te? Ma sai che ti sbagli proprio!". E mio fratello ha detto: "Ma se pure era così, tu dovevi capire perché tu hai 50 anni e lei 16, e lei ne aveva 11 e tu 46! Non pensavo di avere anche un padre malato, oltre ad una mamma!". Poi mio padre si è messo a piangere e a dire a me: "Mi dispiace, mi dispiace!".

PM = Quindi questo tentato suicidio di tuo padre è ricollegabile al fatto che tuo fratello aveva scoperto...?

S = Sì.

Emerge ancora, con chiarezza, l'inesistenza di un rapporto tra Sara e la madre.

PM = Ma dopo che tuo fratello ha saputo, tu hai reso noto il fatto anche a tua madre e alle tue sorelle?

Da questa "difesa" del padre di delinea la sua figura d'uomo. È tipico l'atteggiamento di cercare di incolpare anche la minore.

S = No a mia madre no. Io guardavo mio padre con odio e lui me dispiaciuto; le mie sorelle dicevano guardandoci: "Ci fate schifo, schifo tutti e due, non vi vergognate, noi ammazzeremmo non solo lui ma anche te che potevi parlare pure prima!". Ed io stavo lì zitta e lui non si sentiva più accettato in casa e così quella sera ha tentato il suicidio. Mi ha detto: "Perdonami, io non mi rendevo conto se tu avevi capito prima il male che ti facevo, me lo dovevi dire, ma tu lo devi riconoscere, è pure colpa tua!"....Mesi prima del primo episodio mio padre spesso mi diceva "Ti è cresciuto il seno, fammi vedere, fatti toccare" e cercava di toccarmi; ma io mi opponevo e gli dicevo "Ma chi sei tu per farmi questo, ma ti rendi conto di quello che stai facendo?". Ma lui lo vedeva come un fatto normale, come se un padre può fare questo su di una figlia. Io poi gli dissi: "Preferisco farlo mille volte di più con il mio ragazzo che con te!". E lui mi ha risposto: "Ah, preferisci fare l'amore con il tuo ragazzo e non con tuo padre?".

PM = E tuo padre non si è mai interessato del tuo ciclo mestruale, non ti ha mai chiesto se ti erano venute o meno le mestruazioni a fine mese?

Sara sembra quasi aver paura che gli altri membri della famiglia scoprano i fatti.

S = Sì. Un mese, poi, non mi arrivarono ed io mi preoccupai molto e dissi a mio padre la sera, quando non c'era nessuno in casa, "Guarda che io vado dal dottore"; ma lui mi disse "No, tu non ci devi andare!" ed io poi non ci andai e dissi "Vabbè, aspetto, se proprio vuoi che non ci devo andare". E poi mi domandava "Ma ti è arrivato?". Io stavo sempre con l'ansia che non mi arrivavano, ogni volta che lui abusava di me avevo sempre quella paura.

PM = Ma che tu sappia queste cose che tuo padre faceva con te, le faceva solo con te o anche con le tue sorelle?

La domanda è corretta perché favorisce il racconto libero della minore, che è da preferire in quanto più genuino.

S = Mia sorella Ilaria mi ha detto che con lei ci ha provato.

PM = E ci ha provato come?

S = Mi ha detto che ci ha provato in campagna con lei ma...non lo so, e poi domandammo a casa, a tavola, a mio padre "Perché hai fatto una cosa del genere? L'hai fatto pure a lei?". A lui sembrava tutto normale. Cioè quando noi gli abbiamo chiesto, ...io gli ho detto "Tu non l'hai fatto solo con me, l'hai fatto pure con Ilaria", lui ha detto "No, tua sorella è stata più seria di te: quando io c'ho provato con lei, lei mi ha dimostrato che è una ragazza seria". Allora io gli ho detto "Ma come, ci provi con le tue figlie per vedere se le tue figlie sono serie o no?! Ma che te ne importa a te! Ma dove si vede la serietà che tu dimostri ai tuoi figli?".

PM = Senti...con te ha provato qualche altro membro della famiglia ad avere rapporti sessuali?

S = Sì, il patrigno di mio padre che veniva spesso a casa nostra.

PM = Che cosa faceva questo patrigno, che ha fatto? Cioè come hai fatto a capire che ci aveva provato con te?

S = Ci voleva provare, ...cioè mi diceva di toccarlo o di abbassarmi i pantaloni. Le mie sorelle mi avevano detto che anche con loro usava questa tattica. Infatti dicevano sempre alla più piccola che quando c'era il nonno non doveva mai rimanere con lui da sola. Glielo dicevano sempre. Mio padre una volta lo cacciò mio nonno, ma lì per lì io non sapevo che mio padre sapeva quello che mi voleva fare.

PM = Senti...tu sei fidanzata adesso? Attualmente hai un amichetto, un ragazzo con cui ti frequenti?

Il pubblico ministero cerca di capire quali tipi di rapporti vi erano tra Sara ed il ragazzo albanese, per poter trovare conferme o no della relazione ginecologica. Queste domande, anche se riguardano la vita sessuale della minore, sono ammesse in quanto sono necessarie alla verifica del thema probandum.

S = Ruly, lo conosco da più di due anni.

PM = E con Ruly hai mai consumato rapporti sessuali?

S = Sì, nel giugno del 1999.

PM = Cioè con Ruly solo una volta nel giugno del 1999 o ci sono stati altri episodi precedenti?

S = No. Solo a giugno.

PM = E prima di Ruly hai avuti altri ragazzi?

S = No.

PM = Hai fatto l'amore con altri ragazzi?

S = No.

PM = E Ruly era a conoscenza degli abusi che tuo padre consumava su di te?

S = No, anzi...quando ci siamo messi insieme, i primi giorni, io era molto fredda e lui mi chiese: "Ma ti è successo qualcosa che sei così?". Ed io dissi: "No, non non ti preoccupare".

PM = E lui non si è accorto...voglio dire...che in precedenza tu avevi avuto esperienze sessuali con altre persone?

S = No, non si è accorto. Anche perché lui lì per lì mi ha chiesto perché non avevo avuto perdite di sangue ed io cercai in un modo o nell'altro...gli dissi "No è normale, non ti devi preoccupare". Anche perché io già sapevo in quel periodo, quando avevo avuto il primo rapporto con Ruly, che mio padre non mi aveva proprio toccato e quindi pensavo - come diceva mio padre - che si richiudeva e quindi ho detto questo.

GIP = Si richiudeva l'organo genitale?

Il GIP ripete una domanda già fatta per vedere se Sara risponde nello stesso modo o se ha qualche ripensamento.

S = Sì.

GIP = Senti... con Ruly sei sicura di aver avuto rapporti sessuali una sola volta o ce ne sono stati altri?

S = No solo a giugno è capitato un paio di volte.

GIP = Un paio di volte? Quindi non una volta soltanto?

S = Sì.

GIP = E ti ricordi dove è successo? Dove vi siete incontrati?

Il GIP giustifica a Sara la domanda che le ha fatto. È giusto dar conto al minore esaminato in audizione protetta di ciò che le viene chiesto: è un atteggiamento di chiarezza nei suoi confronti.

S = Eravamo vicino a casa mia, in una casa in costruzione, abbandonata.

GIP = In una casa in costruzione. Questa domanda te l'ho fatta per capire la tua sincerità: anche Ruly ha detto questo esattamente.

S = Sì. È successo in questa casa in costruzione, lì, ma poiché io avevo sempre paura di mio padre perché ero costretta a nascondermi, perché lui mi seguiva quelle poche volte che uscivo.

PM = Senti...tuo padre ha mai saputo di questo tuo fidanzamento con Ruly?

S = Gliel'ho detto io dopo nemmeno venti giorni, nel 1997. Appena lui l'ha saputo, sia lui che mio fratello mi hanno ridotta in un modo...

PM = E perché ti hanno picchiata?

GIP = Quindi tuo fratello Pietro ti ha picchiata?

S = Sì.

GIP = Pietro e tuo padre?

S = No, in questi mesi no; mi ha picchiata successivamente quando mio padre mi ha detto a me...e allora io gli dissi: "Papà guarda che io sto con un ragazzo albanese ed io gli voglio bene e lui mi vuole bene". E lui mi ha detto: "Va bene". Quella sera sembrava tutto tranquillo perché lui pensava che io lo lasciavo. Invece io non lo lasciai. Lui è ritornato a casa e come è entrato, davanti alla porta, mi ha tirato uno schiaffo e poi lui si è messo alla ricerca di sapere chi era.

GIP = Chiedeva informazioni?

S = Sì, se ne è uscito. E poi alla fine io l'ho lasciato lui dopo due mesi.

GIP = E perché?

S = Perché mio padre mi ha detto che lo dovevo lasciare, altrimenti lo picchiava. Adesso, ultimamente, diceva pure che si voleva comprare una pistola.

PM = Tuo padre sostiene che lui ha cercato di suicidarsi perché era rammaricato, dispiaciuto per questo tuo fidanzamento con Ruly. È vera questa circostanza, secondo te?

S = Cioè che lui...

PM = Tuo padre dice "Io ho cercato di suicidarmi perché non volevo che mia figlia frequentasse Ruly".

S = Sì credo che era pure quello il motivo, ma perché scopo suo.

GIP = Ti ha mai detto "Guarda che se continui a stare con Ruly io mi suicido?".

S = Sì me l'ha detto, pure dopo che è stato in ospedale. Ha chiamato mio fratello in ospedale due giorni dopo e gli ho detto "Pensavo che rispondesse mio fratello al telefono. Mi passi Pietro?". E quello: "No sono papà; parla con me". Ed io ho risposto: "No non voglio parlare con te, voglio parlare con Pietro". E quello mi ha detto: "Ma dimmi una cosa, ancora stai con l'albanese?". Poi è arrivato mio fratello e gli ha detto: "Ma ancora non l'hai capito che la devi lasciar perdere?".

GIP = Ma Pietro non sapeva niente di tutto quello che era successo tra te e tuo padre, degli abusi?

S = Lo sapeva già questo: è successo dopo il fatto della chiamata in ospedale, dopo il tentato suicidio.

Sara risponde alle domande in modo molto esauriente, senza che il PM o il GIP debbano chiedere molti chiarimenti riguardo a quanto lei racconta. Infatti raramente ha risposto soltanto sì o no. Probabilmente questo è dovuto alla sua età quasi adolescenziale: non è una bambina piccola che non riesce ad esprimere facilmente quello che pensa.

GIP = Ma Pietro ti ha picchiato per la storia con l'albanese?

S = Sì mi ha picchiato il 13 aprile, che era Pasquetta. Lui e mio padre, perché io gli volevo bene a Ruly e non volevo lasciarlo e continuavamo a sentirci e vederci e lui mi ha detto: "Non hai capito che lo devi lasciar stare? Papà ha detto così e così deve essere. Quando hai diciotto anni fai quello che vuoi". Allora quando ha scoperto che io ci stavo ancora - perché mio fratello non sopporta le bugie - mi hanno picchiato lui e mio padre, che c'era pure mia nonna quel giorno a casa.

PM = Senti...ma non c'è stato nessuno della famiglia che si è accorto di questo tuo rapporto particolare con tuo padre, di questo legame un po' particolare che legava te a tuo padre e tuo padre a te?

S = Mia zia Lucia. Da molto tempo se ne era resa conto. Infatti dopo il funerale di mio nonno, poiché Ruly aveva aiutato a portare la bara, mio padre mi aveva aggredito dicendo che ero stata io a portarlo e tutte questa storie qua. Allora quando mio padre se ne andò dentro, mia zia mi disse: "Io non credo che sia quello il motivo. Ma perché tuo padre è così attaccato a te? Cosa è successo?". Ed io le ho detto: "Se tu sei una zia devi capire che cosa è successo". Infatti poi non ne abbiamo più parlato. Però poi quando lui ha tentato il suicidio io ho detto a mia zia: "Che se ancora non hai capito...questo e questo è successo".

PM = Ah, le hai parlato?

S = Sì quando mio padre era in ospedale perché lei è venuta a casa e voleva sapere le sue condizioni; allora gli ho detto: "Questo e questo è successo". E lei si è messa a piangere.

PM = Quindi hai raccontato a tua zia tutti gli abusi che tuo padre ha fatto su di te?

S = Sì. Lei si è messa a piangere perché comunque mi credeva e poi quando mio hanno chiamato a fare la visita dal ginecologo io ho chiamato pure lei perché mia sorella prima ha detto di sì, che veniva, e poi si è rifiutata e non è venuta. Poi ho chiamato mio fratello e lui mi disse: "No, tu ci devi andare dal dottore perché se hai qualche malattia o qualche cosa lo devi sapere ora...perché tu sai che papà è malato o che se ti mischia qualche cosa è meglio che lo sai". E poi mi disse ancora: "Ma dillo a mamma se viene". Io ho parlato con mia mamma, ma lei mi ha detto "No, no io non ci vengo", perché lei è scossa dai Carabinieri perché anche lei ha fatto una causa qui in tribunale.

PM = Una cosa voglio capire: tua zia aveva compreso quello che faceva tuo padre o tu gliel'hai detto specificamente?

S = La sera dopo il funerale lei aveva capito qualcosa.

GIP = Il pubblico ministero vuole sapere quando tu hai riferito di questi episodi a tua zia?

S = Dopo il tentato suicidio di mio padre.

GIP = Quindi le hai detto chiaramente quello che era successo.

S = Sì e lei l'ha riferito a mia nonna.

GIP = Però lei aveva intuito qualcosa il giorno del funerale? Tu hai detto questo?

È giusto, durante l'audizione protetta, fare ogni tanto un riassunto di quanto detto dal minore. Ciò permette sia di verificare se quanto appreso è quello che il testimone voleva esprimere, sia di far capire al bambino che l'interlocutore lo sta ascoltando.

S = Sì.

GIP = Adesso...per riassumere brevemente: quando tu sei stata in campagna da sola con tuo padre è iniziato il primo abuso nell'agosto del 1994: tu così hai detto...poi lui ci ha riprovato altre volte, cioè lui ha approfittato di te altre volte mentre stavate in campagna?

S = Tentava ma non c'è riuscito.

GIP = Poi dopo, tutte le altre volte si sono verificate a casa?

S = Sì.

GIP = A casa quando lui ti chiamava ed era a letto con tua madre e il tuo fratellino, là gli portavi l'acqua e lui approfittava di te?

Il GIP continua a chiedere conferme di quanto ha capito. È giusto ripetere per evitare di arrivare alla fine dell'interrogatorio ed avere idee confuse su quanto raccontato dal minore.

S = Sì.

GIP = Mi hai detto poi in un passaggio che tua madre qualche volta sentiva qualche rumore e si svegliava e così tuo padre si toglieva da sopra. È così, ho capito bene?

S = Sì. Si svegliava di più quando andavo in bagno.

GIP = Cioè alla fine insomma?

Il GIP cerca di capire in modo preciso l'atteggiamento della madre.

S = Sì.

GIP = Cioè quando tuo padre ti stava sopra e ti penetrava, lei non si è mai svegliata o si è girata?

S = Lei sentiva rumori e chiedeva i piedi miei dove erano e li metteva vicino a quelli di mio fratello.

GIP = Quando tua madre si svegliava e chiedeva qualche cosa, tuo padre si fermava?

S = Sì.

PM = Ricordiamo, comunque, che parliamo di una donna che ha il 75% d'invalidità.

Difesa = Sì ma che c'entra, c'è comunque una presenza.

PM = Quindi voi eravate abituati a dormire in quattro in un letto in sostanza?

S = Sì.

PM = Questo letto matrimoniale quanto è grande?

S = Come un letto matrimoniale.

PM = Gli abusi che tuo padre ti faceva avvenivano di solito a notte inoltrata o nelle prime ore?

S = La notte tardi, mentre gli altri dormivano.

I vari studi di psicologia svolti sulle audizioni dei minori hanno evidenziato che l'aggiunta di particolari nel racconto, anche se insignificanti per la verifica della commissione del fatto, sono indice di un racconto veritiero.

PM = Ma nella camera da letto è successo una volta soltanto o è successo altre volte?

S = Una volta soltanto. E poi quest'estate, a luglio-agosto, è venuto una sera tardi perché io piangevo (e non mi ricordo perché piangevo).

PM = E chi stava a dormire con te quella sera?

Sara, forse per vergogna, non ripete di nuovo in modo specifico che cosa le faceva il padre.

S = Ero sola e le mie sorelle sarebbero rientrate più tardi perché era estate. Lui si avvicinò al mio letto ed io l'ho respinto. Lui se ne è andato perché poi mia mamma si è svegliata. Poi quando ha visto che mi sono addormentata è ritornato e poi ho visto che faceva di nuovo la solita cosa.

PM = Cioè è tornato ed ha abusato di te?

Questa affermazione della minore che dice di aver cambiato il letto sarà contrastata dalle parole della sorella Ilaria che sostiene, invece, che Sara non sa farlo e che dunque questo avvenimento è impossibile.

S = Sì e quella volta ha lasciato tutte le lenzuola bagnate ed io le ho cambiate: io mi sono presa per me le lenzuola bagnate ed ho messo alle mie sorelle quelle pulite.

PM = Cioè tu sei rimasta nel letto che aveva le lenzuola bagnate?

S = No io ho cambiato letto perché ero in quello di mia sorella ed ho messo nel mio le lenzuola bagnate.

PM = Ed infine si è verificato quell'episodio tra il 5 ed il 6 ottobre?

S = Sì.

PM = Queste ultime due volte sono successe nella camera da letto tua e delle tue sorelle?

S = Sì.

PM = Senti...tu hai detto che sei stata fidanzata con Ruly per due anni circa. Ma quando uscivi con lui tornavi a casa tardi oppure avevi un orario?

S = No, cercavo sempre di tornare a casa prima che mio padre veniva sennò lui sarebbe venuto a cercarmi e mi avrebbe picchiato. Comunque circa verso le sei ero a casa e uscivo verso le quattro e mezzo, le cinque.

Sara evidenzia la differenza che c'è tra se e le sorelle nell'ambito della famiglia. Come afferma anche dopo, il padre voleva che ci fosse lei in casa.

PM = Ma è mai successo che una sera era tardi e non eri ancora tornata a casa e tuo padre ti è venuto a cercare per tutto il paese? Cioè è mai successo che sei tornata verso le nove, le dieci?

S = No mai. Dove era questa cosa per me. Io dovevo stare lì a guardare lui e le mie sorelle se ne potevano andare girando.

PM = Quindi tu e Ruly vi incontravate dalle quattro alle sei di pomeriggio?

S = Sì.

PM = E così dalle sei in poi tu stavi a casa e non uscivi più?

S = Sì. Poteva talvolta capitare che lui tardava e così anch'io tornavo un po' dopo. Ed altre volte capitava che tornavo e lo trovavo che era già tornato ed era in giro per il paese ad ispezionare. Poi oltretutto mi aveva messo le spie perché spesso incontravo mio cugino che mi diceva: "Tu quello lo devi lasciare stare. Tuo padre mi ha detto che ti devo sorvegliare". Tutti le stesse cose mi dicevano.

PM = Ma le tue sorelle tornavano più tardi di te la sera a casa?

S = Sì. Loro facevano quello che volevano perché tanto c'ero io a casa. Perché se io non ero a casa mio padre andava a giro per il paese a cercarci, mentre se io ero a casa era tranquillo e non andava e così pure loro erano tranquille.

PM = Tu mi hai già riferito nel mio ufficio queste cose che hai raccontato oggi, ti ricordi?

S = Sì.

PM = Ma quella volta non hai riferito la circostanza che quando si verificavano questi abusi di notte nel letto c'era anche il tuo fratellino. Perché non me lo hai detto allora?

S = Perché non mi sembrava importante.

PM = Quindi oggi confermi che ogni volta che si verificavano questi abusi c'era sempre il tuo fratellino?

S = Sì.

PM = E lui dormiva in quei momenti e quindi non si accorgeva di niente oppure si accorgeva pure lui di qualche cosa?

S = Credo di no. Lui ha un sonno pesante.

Da questo momento inizia un forte contrasto tra Sara e l'avvocato del padre. Anche per evitare simili situazioni è sempre necessario eseguire l'audizione protetta in modo che solo lo psicologo ed eventualmente il giudice stiano insieme al minore. Il pubblico ministero e soprattutto l'avvocato difensore devono stare in un'altra stanza (anche se con la prima collegata per realizzare la garanzia del contraddittorio).

PM = Prima di venire qui a raccontarci tutto quello che hai detto, hai subito delle pressioni da chicchessia per non rivelare tutto questo, cioè da parte dei tuoi familiari o di altre persone?

S = Sì erano tutti d'accordo che io dovevo ritrattare, anche l'avvocato qui presente. Cioè si era deciso che io dovevo cercare di far capire al giudice che ero nel dubbio, che io ero "caduta" con più uomini. E dovevo usare questo termine per far capire che ero di poco valore.

GIP = Queste cose sono successe dopo l'arresto di tuo padre?

S = Sì.

GIP = E chi è che ti ha detto che dovevi cercare di confondere la situazione?

S = L'avvocato di mio padre, mio fratello Pietro e mia sorella Ilaria.

GIP = I tuoi parenti, tuo fratello e tua sorella cosa ti dicevano?

S = Dicevano che dovevo ritrattare perché sennò mio padre rimaneva in galera. Dicevano che non dovevano far capire le cose reali e dire che ero stata con più ragazzi, usando il termine "caduta" in modo da giustificare la visita ginecologica. Tutto questo era stato pensato dall'avvocato di mio padre perché, essendo il suo avvocato, doveva farlo uscire. Mio fratello ha cercato di farmi venire i sensi di colpa, dicendomi che papà ha la psoriasi e che stava male. E poi mi ha detto: "Ti ricordi cosa devi fare quando ci sarà l'incidente probatorio?". Ed io gli ho detto: "Io dirò la verità, perché la verità è la migliore cosa".

È corretto l'avvertimento del GIP all'avvocato. Infatti è già stata conclusa la fase della narrazione libera e quella delle domande specifiche da parte dell'accusa. Adesso l'avvocato potrà chiedere dei chiarimenti su cose già dette attraverso domande chiare e precise.

GIP = Avvocato dell'imputato può fare le domande con l'avvertimento che devono essere domande chiare e precise.

Difesa = È vero che nell'agosto del 1994, quando si è verificato presumibilmente il primo episodio di abuso, era con voi anche suo fratello Pietro?

S = No non c'era mio fratello.

Difesa = E nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre del 1999, quando sempre presumibilmente si è verificato un altro episodio, è vero che nell'appartamento vi erano anche la sorella paterna e la nonna?

Già dalle prime domande che l'avvocato pone a Sara emerge il suo non credere ai fatti raccontati dalla minore. Essendo difensore dell'imputato, il suo compito è quello di screditare la credibilità della vittima. Per questo le sue domande dovevano essere poste a Sara da un soggetto terzo (psicologo o GIP).

S = No, mia sorella era nel paese dove lavora e mia nonna non c'era.

Difesa = Non è vero signor giudice: in quell'appartamento, in quel momento, vi erano cinque...sei...sette persone.

GIP = Sara chi c'era in casa quella sera?

S = Eravamo io, mai madre, il mio fratellino, mia sorellina e mio padre.

Difesa = E dove era l'altra tua sorella Ilaria?

S = Nel paese dove lavora, ...e voi lo sapete meglio di me.

L'avvocato pone le domande alla minore utilizzando spesso termini che denotano un certo distacco che lei percepisce (ad esempio spesso le si rivolge dandole del "lei" e non del tu).

Difesa = Ho un'altra domanda signor giudice: i rapporti che la signorina ha intrattenuto con questo giovane albanese sono circostanziati a due rapporti o a più rapporti?

S = Ho già detto che è già successo più di una volta.

Difesa = Più di una volta?

S = Sì.

PM = Quando si è verificato il primo episodio?

S = A giugno del 1999.

Difesa = Voglio precisare che c'è una non-verità che la signorina vi ha riferito in una delle sue deposizioni...

GIP = Cosa sta leggendo adesso avvocato?

Difesa = Sto leggendo quello che ha detto la signorina nella deposizione del 12/11/1999.

PM = Vuole fare una contestazione?

Difesa = Voglio precisare, cambiando la domanda che io stesso avevo formulato. La signorina, il giorno 29/09/1999, signor giudice, scrive una lettera a Ruly, questo giovane suo fidanzato, che già è stata allegata agli atti.

(L'originale della lettera viene fatta vedere a Sara).

GIP = È tua la calligrafia Sara? L'hai scritta tu?

S = Sì, l'ho scritta io.

Difesa = Riconoscete per vostra questa lettera signorina?

S = Sì.

Difesa = Ad un certo punto di quella lettera voi scrivete al vostro fidanzato che «a vostro padre gliel'avreste fatta pagare cara e così a vostro fratello Pietro per far capire loro qual era il vostro intendimento». Così infatti è scritto: «Ho iniziato a comportarmi così per fargliela pagare a mio padre e a mio fratello. Sono certa che se lui non mi dicesse di poter stare con te, io non penserei a nessuno».

PM = Perché l'hai scritte queste cose? Quali erano le ragioni per cui tu ce l'avevi con tuo padre?

Difesa = In che modo avrebbe fatto pagare..., qual era l'intenzione, il programma di questo pagamento che esigeva dal padre e dal fratello?

GIP = Sara devi raccontare perché hai scritto quella lettera.

Sara reagisce energicamente alle parole - che lei percepisce "accusatorie" - dell'avvocato.

S = Io ho capito quello che voi volete dire, dicendo che io ho accusato mio padre dicendo queste cose per fargliela pagare. Sì voi dite così per far sembrare me pazza e che io ho inventato tutto perché non potevo stare con Ruly, è logico! Io invece ho scritto queste cose perché mio padre e mio fratello non mi facevano vivere una vita normale: mio fratello che dava ragione a mio padre e mio padre che abusava di me di notte e di giorno e non mi faceva uscire. Che cosa dovevo fare io? Che dovevo scrivere? Che sono contenta che mio padre abusa di me di notte e di giorno e che non mi fa nemmeno uscire e che mio fratello è pure contento?

GIP = Tu questa lettera l'hai scritta come fosse un tuo diario personale?

Sara spesso insiste sul fatto che la sua vita non era normale e cerca di far capire tutto questo con l'esempio di una mancanza per lei importante: la "libertà di uscire normalmente".

S = Sì, io non gliel'ho date. Queste lettere le scrivevo e le conservavo nel mio comodino. Io non vivevo una vita normale e mi sentivo e mi sento ancora diversa dalle altre ragazze, perché le altre potevano uscire normalmente e...sono sicura che se io fossi uscita normalmente magari non sarebbe nemmeno successo che con Ruly avrei avuto rapporti perché comunque potevo stare alla luce e non nascondermi nelle case in costruzione.

Difesa = C'è un altro passaggio sempre in quella lettera, signor giudice, dove la signorina parla di un certo Salvatore, quindi di un altro giovane. Chi è questo Salvatore? Che rapporti ha avuto con questo Salvatore e ha consumato rapporti sessuali con lui?

S = Con questo ragazzo non ho mai avuto rapporti! È Salvatore, un ragazzo del mio paese che mi piaceva prima di mettermi con Ruly ma non più di tanto. Non vuol dire che solo perché ho scritto il nome di un ragazzo io stia con tutti.

Difesa = È vero che - riferito a quanto ha detto il padre nell'interrogatorio - lei è stata sorpresa con Ruly in atteggiamenti inequivocabili, in diverse occasioni, da vostro padre?

S = No io non l'ho mai visto. Mio padre mi diceva che c'era gente che mi controllava, che tutto quello che facevo lui lo sapeva. Ma non mi ha mai detto cosa io facevo. Mi chiamava sì puttana e tutte queste cose qua, però...

Un contrasto così forte non è utile neanche all'interrogatorio stesso. È necessariamente da evitare che il difensore del presunto abusante rivolga personalmente le domande al minore sottoposto all'interrogatorio nell'audizione protetta.

Difesa = È vero che il 5 e il 6 ottobre del 1999 vostro padre vi ha sorpresi sotto una scala, vicino casa, dietro le case rosse?

S = No, non è vero. Questa è stata una cosa detta da voi, avvocato, e da mia sorella perché era il programma che si era deciso nel vostro studio per andare...

Difesa = E perché vostro padre si opponeva così categoricamente a questo rapporto con l'albanese?

S = Perché non sopportava che io ero fidanzata. Quando io gli dicevo "No ma tu non è che ti opponi solo perché Ruly è albanese, ti opporresti anche se fosse un altro ragazzo qualunque, tu sei geloso e basta!", lui mi seguiva e dopo che l'ha detto a mio fratello succedeva che mentre io andavo a prendere il pane, mio padre seguiva me e mio fratello, era tutto un giro.

GIP = Ma a proposito di questo...senti tuo padre ti diceva "Io non voglio che tu stai con Ruly perché è senza lavoro, è disoccupato, che avvenire ti farai con lui", oppure aveva...

S = Diceva che potevo avere di meglio ma che ancora non era il momento, che quando sarei diventata grande...

Domanda posta in modo suggestivo. Sarebbe stato corretto chiedere alla minore: "E perché, secondo te, ti diceva queste cose?". Lei avrebbe dovuto rispondere spontaneamente che il padre si sentiva abbandonato.

GIP = Ma in realtà lui era geloso di questa tua relazione?

S = Sì perché quando vedeva che io non gli stavo vicino mi diceva "Tu chissà a chi pensi e fai così!".

GIP = Perché si sentiva abbandonato?

S = Sì, come se volesse dire "Tu hai qualcun'altro, te la passi con qualcun altro!". Infatti quando io ero preoccupata o non mi veniva il ciclo diceva "Tu chissà quante ne combini e con quante persone stai!".

Difesa = Come mai, signorina, scusate, pur avendo consumato con la frequenza e la cadenza che voi dite i presunti rapporti con vostro padre non vi siete mai ribellata e non avete mai proferito parola con gli altri familiari, vi siete tenuta tutto dentro per anni e poi in concomitanza con il fidanzamento con questo Ruly ecco che da voi è venuto fuori questo fatto qua?

S = Mi sono dimenticata la domanda.

GIP = L'avvocato vuole sapere perché tu hai subìto questi abusi per tutti questi anni e ti sei determinata a riferire tutto a tuo fratello solo l'anno scorso?

S = Se io non ho parlato...

In questo momento Sara esplicita tutti i suoi sentimenti: il senso di colpa per i fatti accaduti, la paura di distruggere la sua famiglia e la vergogna a raccontare l'hanno portata a tacere per anni. Queste sono le sensazioni tipiche che emergono dalle varie storie di minori sessualmente abusati.

GIP = Ecco, perché non hai parlato prima vuole sapere l'avvocato in sostanza!

S = Perché non volevo che si distruggesse una famiglia. Perché mi sentivo in colpa. Io avrei potuto parlare ma non volevo che si arrivasse a questo punto, come adesso...mi sembra strano di essere davanti alla legge: queste cose io le vedevo solo in televisione. Cioè non ci credevo io. Per mio padre era un gioco e lo era anche per me finché ero piccola ma poi arrivata ad un certo punto, c'era o non c'era Ruly, tutto questo si doveva sapere. Ma non per stare con Ruly io allontano mio padre, no...non è vero. Cioè io non l'ho detto anche per vergogna mia, ...cioè io comunque sono una ragazza e mi vergogno...già a dire di fronte a tutta la gente che un padre abusa di te e che ti vede nuda e che ti vuole toccare il seno è una vergogna!

GIP = E che cosa è stato che ti ha poi determinato a parlare? Perché hai detto tutto quella sera a tuo fratello?

S = Perché lui mi aveva picchiato e poi perché l'ultima volta dell'abuso io stavo proprio male: ho cominciato a vomitare e a scuola stavo male e i professori se ne accorgevano e mi chiedevano perché stavo così.

GIP = E tu non hai mai parlato con i tuoi professori?

S = La mia professoressa d'italiano è venuta a casa e mi ha detto "Sara ti devo parlare". Io allora sono scesa nella sua macchina (perché a casa c'erano anche mia mamma e mia nonna) e lei mi ha detto: "Io ho sentito una cosa in televisione e l'ho anche letta sul giornale ed ho capito subito che riguardava te, anche perché non venivi più a scuola. ...E poi c'era questo legame con tuo padre. Io so che è vero".

GIP = Ha detto "Io so che è vero"?

Sara spesso ripete il fatto che la sua professoressa l'ha creduta. Nella sua situazione questo le ha dato coraggio.

S = Sì ha detto "Io ti credo, io so che è vero perché a scuola tu non venivi più, quindi un motivo ci doveva essere. Tu non è che ti nascondevi così, io ti conosco bene e non dicevi le cose così senza un significato, mentendo". E poi mi ha detto "Mi raccomando tu, qualunque cosa succeda vai sempre avanti e dì sempre la verità!". Mi ha dato molto coraggio.

Difesa = Ma...senti perché la sera prima che lei raccontasse tutto a suo fratello Pietro - cioè la sera del 9 ottobre - suo padre l'ha picchiata?

S = Quella sera io ero andata al bar a telefonare ed ho avuto un giramento di testa, così mi sono seduta. Quando sono tornata c'era tanta gente nel corso ed ho visto, tornando, mio padre che era venuto a spiarmi. Quando è arrivato a casa mi ha detto "Tu te ne vai passeggiando con i ragazzi!", perché lui era convinto di avermi vista camminare con un ragazzo. Così io gli ho detto: "Tu sai benissimo che lì c'era tanta gente, se tu hai pure potuto vedere tutte quelle persone e che io ho potuto dire ciao a qualcuno, e che c'è di male?".

GIP = Quindi lui voleva non soltanto che tu non stessi con Ruly ma anche che tu non ti incontrassi con altri ragazzi?

Sara sembra quasi chiedere delle conferme riguardo all'anormalità del comportamento di suo padre.

S = Lui non voleva nemmeno che io dicessi ciao a quelli del portone. Passava un ragazzo davanti al mio portone e lui mi diceva: "Tu saluti tutti quanti! Ma non hai capito che quando stai con me non devi dire ciao a nessuno e non devi parlare con nessuno!". Andava in macchina e mi guardava dallo specchietto di dietro. Non credo che sia normale questo.

GIP = Quindi ti ha picchiata perché temeva che...

S = Perché lui era convinto che io, invece di andare a telefonare, ero andata a passeggiare. Quindi per lui io avevo detto una bugia e lui voleva, invece, che io stavo a casa.

Molte volte, nell'interrogatorio, Sara ha evidenziato come, essendo ormai cresciuta, lei capiva quello che il padre le faceva e ciò le faceva "schifo".

GIP = Dunque i fatti che ti hanno determinata a raccontare tutto, Sara, sarebbero due. Dimmi se ho capito bene: la violenza subita la notte tra il 5 e il 6 ottobre e poi l'episodio delle percosse subite?

S = Sì è così. Era normale...ormai ero diventata grande e capivo il senso di schifezza. Poi facendolo con il tuo ragazzo e con tuo padre sono due cose diverse. Poi vedevo mio padre malato tutto addosso a me...pensa se mi viene la psoriasi, la colpa è sua! Mettiamo che io mi ammalavo di qualsiasi cosa, lui era il responsabile!

Difesa = Signorina, scusate, la notte tra il 5 e il 6 ottobre, quando si è consumato presumibilmente questo rapporto, quante persone eravate in casa?

S = In casa o nella stanza?

Difesa = In tutte e due.

S = Nella stanza eravamo in due, io e la mia sorellina, nella casa c'erano anche mia madre, il mio fratellino e mio padre: eravamo cinque persone.

Difesa = Ma quando si consumavano questi presunti rapporti vostro padre usava delle precauzioni?

GIP = Cioè se usava profilattici, preservativi?

Difesa = Sì perché mi sorge un dubbio... Data la cadenza e la continuità dei rapporti e dato che il rapporto avveniva completo in sede, non si è mai verificato un episodio gravidico? Cioè di aborto? Eppure il padre ha sei figli.

S = No, non ha mai usato cose del genere, non se ne preoccupava proprio...anzi...

Difesa = La signorina sa che cosa sono i profilattici?

S = Sì li ho visti in farmacia.

Difesa = E quando invece avete consumato i due rapporti completi con il vostro fidanzato avete usato precauzioni?

S = No perché io mi sono rifiutata.

Seppur in modo abbastanza veloce, è stato corretto che il GIP abbia terminato l'intervista con la minore ringraziandola, concludendo così il suo stato d'ansia e di disagio, ma soprattutto trasmettendole di non aver "fallito" nel suo comportamento, essendo stata essa molto precisa nel racconto.

Difesa = Non ha avuto altri rapporti sessuali con altri ragazzi?

S = No.

Difesa = Ha avuto altri fidanzati?

S = No.

Difesa = Non ho altre domande.

GIP = Grazie Sara, sei stata molto precisa nel tuo racconto. Adesso abbiamo finito.

6. Interrogatorio della sorella di Sara: Ilaria (23 anni)

Udienza del 23/05/2001 - Tribunale di Lagonegro (PZ)

Presidente = Lei è figlia dell'imputato?

Ilaria = Sì.

Presidente = Studia o lavora?

I = Lavoro: faccio la parrucchiera.

PM = Lei ricorda l'episodio del tentato suicidio da parte di suo padre?

I = Sì. Ero a casa di una ragazza del mio paese appunto a fare una piega, stavo lavorando; mi chiamò Sara e mi disse "Vieni a casa. Non ti preoccupare, non è successo niente". Arrivo a casa e vedo mio padre disteso sul pavimento. L'ambulanza ...eccetera. Ricordo solo questo e basta.

PM = Ha avuto modo di parlare con Sara e con suo fratello Pietro sui motivi di quel gesto? Avete cercato di trovare dei motivi, una spiegazione a quel gesto?

I = No.

PM = Ha avuto occasione di parlare con Sara e Pietro di quello che era successo?

I = Sara mi disse che dovevo prepararmi al peggio e basta, le chiesi spiegazioni e lei mi disse solo quello.

PM = E Pietro cosa le disse?

I = Non ricordo, ho un vuoto.

Presidente = Lei all'epoca del tentato suicidio da parte di suo padre, viveva a casa dei suoi genitori?

I = Sì, ma ogni tanto rimanevo a dormire in un paese vicino perché studiavo là.

PM = Ci dica quello che lei ricorda.

I = Da dove parto...ricordo tante cose.

PM = Parta dall'inizio.

I = Mi faccia lei le domande perché non so da dove iniziare.

PM = Lei ha ricevuto confidenze da parte di sua sorella?

I = Confidenze in che senso?

PM = Di rapporti o di attenzioni morbose da parte di qualche familiare.

I = Questo la sera del tentato suicidio di mio padre, subito dopo.

PM = In quale modo, ... cioè dove eravate? Le confidenze sono state sollecitate da qualcuno o sono state spontanee?

I = Sì...lei prima mi disse che aveva avuto rapporti ... che aveva avuto questi abusi.

PM = Questi abusi da parte di chi?

I = Di mio padre. Ma poi lei mi disse che non era vero, che si era inventata tutto per difendere il suo ragazzo albanese.

PM = Un attimo...questo gliel'ha confermato Sara. Ma dove vi trovavate quando le ha fatto tali confidenze?

I = A casa. Mio padre già aveva tentato il suicidio ed era all'ospedale, così in casa c'eravamo io, Sara, mia madre, mio fratello Pietro e le mie sorelle.

PM = Come le parla Sara riguardo alle attenzioni? Cioè cosa le ha detto sua sorella?

I = Gliel'ho detto... eravamo a casa e, dopo che Sara mi ha detto "Devi prepararti al peggio", ...(silenzio)

PM = Sì, ma che termini ha usato sua sorella?

I = ...Non ricordo, ho un vuoto.

PM = Lei prima ha parlato di "abusi sessuali", lo ha detto lei: quindi in cosa sono consistiti questi abusi?

I = Mi ha detto solo che ...niente, praticamente lo aveva denunciato per quello... per quello che ho detto prima, basta... non riesco a ripeterlo.

Presidente = La sua reazione qual è stata?

I = Non ci ho creduto fin dall'inizio perché so che mio padre non farebbe mai una cosa del genere. Mio padre! No, no...non ci ho mai creduto e mai ci crederò!!! ...Questo e poco ma sicuro!

PM = Ma dopo aver appreso questa circostanza, ha avuto modo di parlare con suo fratello Pietro oppure con suo padre?

I = No, io non ci ho mai creduto, fin dall'inizio. Subito dopo io non parlavo neanche più a Sara. Io ero andata nella camera da letto dei miei genitori per chiamarla perché dovevamo cenare (eravamo io, Pietro e mia mamma) e lei era distesa sul letto e fissava le pareti; lei mi prese il braccio e mentre fissava la parete mi disse: "Io lo so che non è stato papà, ma devo dire che è stato lui" ..., cioè se una sorella ti viene a dire una cosa del genere come fai a credere?

PM = Che cosa le disse Sara?

I = "So che non è stato papà ma devo dire che è stato lui".

PM = E lei non chiese il motivo?

I = No, io andai subito da mio fratello Pietro a chiamarlo, ma lui disse "No, basta, basta, non voglio più sentire nulla di questa situazione"... Ma non ci crede neanche lei, come facciamo a crederci noi dove non c'è nessuna prova. Io non ho nessuna prova che ha fatto una cosa del genere! Anzi di padri così ce ne sono pochi.

PM = Lei ha avuto modo di parlare con suo fratello Pietro di questi abusi sessuali?

I = Sì ...cioè lui all'inizio, prima di trovare la lettera, era dalla parte di Sara, le credeva. Infatti litigavamo sempre perché io non ci ho mai creduto fin dall'inizio e glielo dicevo "Guarda che non è vero perché ...chi meglio di noi se ne doveva accorgere?"

Presidente = Quindi lei ne ha parlato con suo fratello?

I = Si, cioè ne abbiamo parlato. Lui diceva "Come avete fatto a non accorgervi?". Ed io dicevo "Impossibile, perché se avveniva una cosa del genere noi dovevamo accorgercene".

La difesa

Avv 1 = Senta i suoi rapporti con sua sorella Sara sono sempre stati buoni?

I = Sì era quella con la quale andavo più d'accordo tra tutte le sorelle.

Avv 1 = Cioè Sara si confidava con lei?

I = Sì infatti si confidava! ...E se era successa davvero una cosa del genere...non mi viene a dire niente?! No!!

Avv 1 = Quindi, poiché Sara era solita confidarsi con lei riguardo alle cose che avvenivano nella sua famiglia, se fosse successo un fatto del genere, di violenze sessuali subìte ad opera del padre, lei ritiene che si sarebbe confidata con lei?

I = Sì certo!

Avv 1 = Senta...ha avuto mai modo di accorgersi di particolari attenzioni che suo padre aveva nei confronti di Sara?

I = Non ho capito la domanda.

Avv 1 = Cioè...suo padre chiamava spesso Sara, si faceva accudire solo da lei?

I = No, mio padre si comportava in modo uguale con tutti.

Avv 1 = Lei ha mai visto piangere Sara in casa?

I = Sì ma sempre riguardo al suo ragazzo. Tutte le volte che piangeva le chiedevo cosa aveva e lei mi rispondeva che era sempre per lui.

Avv 1 = Dunque lei era al corrente di questi rapporti tra sua sorella e il suo ragazzo albanese?

I = Sì.

Avv 1 = E mi sa dire da quanto tempo si frequentavano?

I = ...Io non avevo compiuto neanche 18 anni perché ricordo che mi serviva la carta d'identità e non ce l'avevo quel giorno: infatti l'abbiamo conosciuto insieme... Quindi saranno 5 anni.

Avv 1 = Adesso devo farle una domanda che è una conseguenza a ciò che è risultato dall'incidente probatorio: suo padre ha mai tentato di usare violenza con lei, di molestarla?

I = Mio padre... no!!

Presidente = Perché sua sorella Sara, nel corso dell'incidente probatorio, ha detto che lei le confidò che suo padre ci aveva provato anche con lei in campagna, ma non ci riuscì.

I = No, no...non è mai successo! È successo con qualcuno ma non è mio padre. ...No!

Presidente = Se è successo con qualcun'altro ovviamente in questo procedimento non ci interessa. Dunque lei non ha mai riferito cose del genere a sua sorella?

I = Ho riferito cose del genere a mia sorella ma non riguardo a mio padre: non era lui quello di cui parlavo.

Avv 1 = Con chi dormiva sua sorella Sara?

I = Nella stanza con noi ragazze.

Avv 1 = È mai capitato che di notte suo padre è entrato nella stanza?

I = No, non è mai entrato mio padre nella nostra stanza, tranne quando eravamo ammalate: ad esempio se avevo la febbre, veniva lì a controllare come stavo... però in altri casi no...di trovarcelo di notte in camera mai.

Avv 1 = Si è mai accorta se sua sorella Sara di notte si alzava per andare non so...

I = No, no.

Avv 1 = In relazione all'episodio del 4/08/1994, il primo che riferisce sua sorella Sara, lei si ricorda che cosa successe?

I = Sì, famosa data...perché in quel giorno morì il cugino di mio padre: morì bruciato. A Sara è rimasta impressa quella data; infatti ci fece anche un tema. Io ho trovato quel tema svolto da lei e lì c'è scritto che lei non perdona mio padre per la morte di questo ragazzo.

Avv 1 = Quando suo padre si spostava per le transumanze, si spostava da una parte all'altra in relazione alle stagioni invernali o estive, ...poi andava solo o in compagnia di Sara o c'era qualche altro figlio o la famiglia che lo accompagnava?

I = Ma dipende. La maggior parte delle volte c'era mio fratello Pietro. Lui era sempre presente, poi comunque facevamo i turni. Quindi c'era sempre qualcuno.

Avv 1 = Senta...la vostra nonna paterna, dopo la morte del marito (che, se non sbaglio era il patrigno di vostro padre), è venuta a stare un po' di tempo a casa vostra?

I = Sì: ha abitato con noi dalla morte del nonno fino al 2 novembre.

Avv 1= E si trovava lì il 5 e il 6 ottobre del 1999?

I = Sì.

Avv 1 = Si ricorda bene?

I = Sì perché trascorse tutti questi mesi da noi.

Avv 1 = Con chi dormiva?

I = In quel periodo la nonna dormiva nella nostra stanza e la mia sorellina più piccola, poiché aveva 9 anni, dormiva nel letto con me.

Avv 1 = Dunque vostra nonna dormiva nella stessa stanza di Sara?

I = Sì.

Avv 1 = Lei ha mai trovato le lenzuola del letto dove dormiva Sara sporche del liquido seminale...di sperma?

I = No!

Avv 1 = Si è mai accorta, non so...di mattina presto che Sara toglieva le lenzuola dal proprio letto?

I = No, non l'ha mai fatto questo!

Avv 1 = Sicura?

I = Sì.

Avv 2 = Vostro padre, signorina, ha sempre lavorato?

I = Sì.

Avv 2 = Ha mai ecceduto nell'uso di bevande alcoliche o meno?

I = No, no!

Avv 2 = Ha mai picchiato o maltrattato qualcuno della vostra famiglia? In particolare voi e le vostre sorelle?

I = No, eravamo tutti uguali per lui. Non ha mai toccato nessuno.

Avv 2 = Da quanto tempo a voi risulta che c'era questo contrasto tra vostro padre e vostra sorella Sara per il fatto del ragazzo albanese?

I = Praticamente...all'inizio papà quando seppe che Sara stava insieme ad un ragazzo non era contrario perché lei aveva detto che era italiano... allora mio padre...cioè poi non sapeva... Poi subito dopo ha saputo che questo ragazzo non solo era un albanese, e...va be' comunque era una persona normale, poi ha saputo che beveva, cioè faceva uso di alcool, e rubava macchine e così da allora naturalmente è stato contrario al fidanzamento...perché per la figlia... Niente...così da allora sono iniziati questi litigi qua.

Avv 2 = Nel rapporto familiare papà era uguale con tutti voi o nei confronti di qualcuno di voi dimostrava particolari attenzioni?

I = No! L'unico con Pietro perché era il figlio maschio e il più grande...ma con gli altri no ... non c'era alcuna differenza!

Avv 2 = E come si è venuto a creare questo rapporto contrastante tra suo padre e sua sorella Sara riguardo al suo fidanzato? Cioè i rapporti come si sono stabiliti tra papà e Sara e tra papà e la famiglia? Cioè nel contesto familiare questo contrasto che peso aveva?

I = Nessun peso perché comunque Sara nascondeva che stava con questo ragazzo. E l'unica che lo sapeva ero io, e papà non aveva neanche modo di lamentarsi perché non sapeva niente di questo ragazzo qui.

Avv 2 = Vi siete mai accorta di rientri insoliti di vostra sorella Sara?

I = ...Nell'ultimo periodo sì...cioè mia sorella era normale fino al periodo di giugno-luglio, ma dopo la morte del nonno è cambiata: faceva cose assurde, ...assurde...non sembrava neanche più lei! Abbracciava il letto e diceva che così si sentiva più vicino il nonno; mi raccontava che non voleva stare con il suo ragazzo, altrimenti tradiva il nonno...cioè cose assurde. Dopo la morte del nonno, mia sorella è diventata strana, troppo strana e non la riconoscevo più.

Avv 2 = E dopo la morte del nonno, in casa quanti eravate normalmente la sera e la notte?

I = ...Dopo la morte del nonno in casa c'eravamo io (anche se talvolta ero fuori per lavoro e viaggiavo), la nonna, mia madre, le mie sorelle e mio padre.

Avv 2 = E quanto è grande la vostra casa? ...Cioè, secondo voi, dunque potevano verificarsi eventuali episodi di cui si è parlato prima di notte in casa vostra? Cioè la casa come è ubicata, come è fatta?

I = I metri non glieli so dire!

Presidente = Di quanti ambienti, stanze è formata? Di quanti piani?

I = ...Al primo piano ci sono tre stanze da letto: la stanza dei miei genitori, quella dei fratelli e quella delle sorelle. Poi ci sono i due servizi, la cucina, il salone e i balconi.

Presidente = È su un unico piano?

I = Sì.

Avv 2 = Durante queste transumanze di papà, quando si spostava nella campagna, è potuto capitare che magari papà rimanesse solo con Sara o normalmente c'era qualcuno di voi o qualcun altro?

I = Di solito le transumanze capitavano d'estate e d'estate noi eravamo quasi sempre in campagna. Cioè Pietro era sempre presente perché ogni estate c'era sempre con papà, però anche noi, la famiglia, dato che non andavamo a scuola ed eravamo sempre lì, sempre con papà ad aiutarlo.

Avv 2 = E quando eravate in questa casa di campagna dove dormivate? Tutti insieme o c'erano camere separate?

I = No, c'erano delle camere separate! C'erano delle camere separate!

Avv 2 = E nelle camere separate come dormivate? Come eravate disposti?

I = Capitava che il papà, la mamma e il mio fratellino dormivano in una stanza e noi altri in un'altra.

Avv 2 = Quindi erano due stanze massimo?

I = Sì.

Avv 2 = Lei, di solito, ha un sonno pesante o no?

I = No, ho il sonno leggerissimo.

Avv 2 = Durante le notte ha mai sentito rumori o suoni particolari che hanno potuto destare la sua attenzione?

I = No. Sempre tutto tranquillo, non ho mai sentito niente di particolare.

Avv 2 = Ora...nell'incidente probatorio sua sorella Sara disse che le lenzuola, bagnate di liquido seminale in seguito ad un eventuale rapporto sessuale con il padre, erano anche macchiate di sangue o altro... Lei, nel cambio, nel lavaggio o nella sostituzione delle lenzuola, non ha mai notato macchie scure o altro tipo di macchie sulle lenzuola?

I = No, mai.

Avv 2 = E ditemi una cosa... È mai possibile o si è potuto verificare - o si sarebbe potuto verificare - che, dopo magari aver consumato questi presunti rapporti con suo padre, sua sorella poteva - o avrebbe potuto - cambiare le lenzuola?

I = No perché Sara non sapeva usare ancora la lavatrice. Di solito la usavamo io, le mie sorelle più grandi e mia mamma. Ancora non gliel'avevamo insegnata perché era nuova.

Avv 2 = ...Signor Presidente, vorrei far notare che nell'incidente probatorio la minore disse che parte di questi presunti rapporti si consumarono addirittura nel letto matrimoniale, alla presenza della madre e del fratellino. Ora se è vero che tutto questo si è o si sia verificato, nel momento in cui dovevano essere cambiate le lenzuola queste dovevano essere sfilate da sotto i dormienti?

Presidente = La domanda qual è avvocato?

Avv 2 = No...era una mia considerazione. Durante i pasti a tavola, si sono mai verificati contrasti o discussioni, con specifici riferimenti, riguardo a questi rapporti intercorrenti tra papà e Sara? Cioè ci sono mai state scenate, discussioni o accenni a punzecchiature in riferimento a questo fatto qua?

I = No, mai.

Avv 2 = Un'ultima domanda: in sostanza voi potete dire di non aver mai notato particolari attenzioni di papà nei confronti di vostra sorella Sara?

I = No, non ho mai notato niente di strano.

Avv 2 = Non vi siete mai accorta di manovre, movimenti...queste cose qua?

I = No, era tutto normale, a casa era tutto normale: noi eravamo una famiglia normale e non mi spiego tutto ciò, cioè non mi spiego neanche perché.

Presidente = Quali sono i suoi sentimenti nei confronti di sua sorella?

I = Di Sara? Le voglio bene, anche se non riesco a capire questa cosa qua: so soltanto che se l'ha fatto è perché non sta bene. Perché noi di prove della colpevolezza di mio padre non ne abbiamo di sicuro! Se fosse stato vero ce ne saremmo accorti, ...eravamo tanti in casa e qualcuno se ne doveva accorgere.

Presidente = Ha dei rimproveri da fare a sua sorella?

I = ...Non so... Se l'ha fatto perché non sta bene, no!

Presidente = Lei non gliel'ha chiesto perché l'ha fatto?

I = Lei mi ha detto che l'ha fatto per l'albanese; cioè io ho trovato delle lettere in cui diceva che per lui avrebbe fatto di tutto, anche a costo di distruggere la sua stessa vita. Io non riesco a darmi una spiegazione...cioè una ragazza di 15 anni che scrive quelle cose lì.

Presidente = L'ha mai contestato questo fatto a sua sorella?

I = Sì, ma dopo quello che ha detto a casa litigavamo tutti i giorni perché io non ci credevo.

Presidente = ...Lei ha detto che ha ricevuto queste confidenze di sua sorella la sera del tentato suicidio di suo padre?

I = Sì.

Presidente = Quando eravate a casa e sua sorella le ha detto queste cose, lei non ha chiesto quando questi avvenimenti si erano verificati, come, dove...non ha chiesto?

I = Sì, ...ho chiesto mentre ne parlava, ...cioè diceva che si erano verificati...ma non mi ricordo... Mi ha detto che in campagna era successo solo una volta, appunto quella volta...solo quella data mi ha dato e basta.

Presidente = Quella del 4 agosto del 1994?

I = Sì io mi ricordo solo questo. Altre cose non riesco a ricordarmele e non riesco a concepire queste cose, non ci credo ormai!

Presidente = Lei ha creduto a sua sorella quando le ha riferito questo fatto?

I = No, io fin dall'inizio! Cioè non posso credere ad una cosa del genere, cioè non ho le prove! Come faccio ad accusare mio padre?!

Presidente = Non le è venuto il dubbio che potesse riferire la verità sua sorella?

I = No.

Presidente = Era certa che dicesse bugie?

I = Sì, fin dall'inizio.

PM = Senta, lei ha avuto occasione di parlare con suo padre dopo il tentato suicidio?

I = Sì, in ospedale.

PM = Ha chiesto a suo padre cosa era successo? Se era vero quello che era successo?

I = No, perché non ci credevo.

PM = Quindi con suo padre non ha parlato della vicenda.

I = Di questa cosa mai.

PM = E con suo fratello Pietro?

I = ...L'unica cosa all'inizio, cioè la sera del tentato suicidio di mio padre, mi disse "Sara ha detto questo e questo: devi prepararti al peggio". ...Queste cose qua. Però io non c'ho mai creduto, cioè gliel'ho detto subito, fin dall'inizio, che non poteva essere vero perché mio padre una cosa del genere non l'avrebbe mai fatta.

PM = E in relazione al tentato suicidio che spiegazione si è data? Perché, secondo lei, suo padre avrebbe tentato il suicidio?

I = Mio padre...diciamo che l'idea del suicidio l'ha sempre avuta.

PM = Perché l'aveva già tentato altre volte?

I = Cioè...non è che l'ha tentato, ma fin da giovane, fin dai primi tempi che era sposato con mia mamma, diceva che questa cosa qui...ma scherzando lo faceva. Ma in questi ultimi tempi stava male: la sua malattia era peggiorata tantissimo e poi il fatto che ha scoperto mia sorella Sara che stava in intimità con questo ragazzo...alla fine non ne ha potuto più.

PM = Questa spiegazione lei si è data del tentato suicidio di suo padre?

I = Sì. Ma per me...mio padre l'ho visto molte volte quando stava male. L'ho visto in fin di vita per la malattia ...cioè so cosa significa: io al suo posto avrei fatto la stessa cosa.

PM = Che tipo di malattia ha?

I = Psoriasi, psoriasi diffusa. Ma non solo, ha anche l'asma. Il tutto l'ha portato in delle condizioni...sembrava bruciato, non poteva neanche muoversi. Anch'io, nelle sue condizioni, avrei fatto la stessa cosa.

PM = Quindi lei ha dato come spiegazione di tutto questo la malattia?

I = Cioè tante cose: la malattia sua, la malattia di mia mamma, ...cioè c'era una situazione ...cioè lui non sapeva di chi occuparsi: i figli che se ne andavano da una parte, chi non tornava a cena, poi trovava mia sorella Sara in quelle condizioni...una ragazza di 15 anni in intimità con un ragazzo...che fa quelle cose! Poi il tutto ti porta...lui era solo, mia mamma malata, i figli per conto proprio...alla fine...

Presidente = In che circostanza sua sorella avrebbe detto a lei che si era risolta ad accusare vostro padre solo perché lui non vedeva bene la sua relazione con l'albanese?

I = Ma...tante volte... Il giorno prima del suo interrogatorio qui in Tribunale, mi disse che mio padre l'aveva scoperta con questo ragazzo dietro le case rosse. Ma...non disse altro. Io con mia sorella non ho mai parlato di queste accuse che aveva fatto a mio padre ... noi discutevamo sempre perché, dopo aver saputo quello che aveva detto a mio padre, io sapevo che non era la verità e così, quando parlavamo, discutevamo sempre.

Presidente = Come faceva a sapere che non era la verità ?
I = Io non ho prove per niente che mio padre è colpevole!!! Cioè...come faccio...

Presidente = Cioè...il dubbio, il sospetto non l'ha avuto?

I = Cioè ho cercato di trovare, di capire se era vero, se non era vero.

Presidente = E come ha fatto?

I = Cercando di vedere nelle lettere, perché lei scriveva sempre.

Presidente = Ne ha mai parlato con sua sorella?

I = Sì, io glielo dicevo, glielo dicevo "Guarda che io non ci crederò mai".

Presidente = E lei che le diceva?

I = Niente. Lei era strana.

Presidente = Sua sorella le ha riferito particolari, tempi, luoghi, circostanze specifiche in cui questi avvenimenti si sarebbero verificati? Le ha detto se era capitato una sola volta o più volte? Cosa le ha detto sua sorella?

I = No, a me ha detto che era successo solo una volta. Cioè...io delle altre volte non sapevo...ho appreso quando sono venuta qui.

Presidente = La sera del tentato suicidio di suo padre è venuta a conoscenza di un fatto sconvolgente: l'ha sconvolta quella notizia che le ha dato sua sorella? Sì o no?

I = Sì, ho cercato di capirla, di capire se era vero o non era vero.

Presidente = E coma ha fatto?

I = Guardando appunto nei suoi diari.

Presidente = Quindi c'era un rapporto confidenziale tra lei e sua sorella?

I = Sì, ma in quel momento il rapporto si compromise perché io non ci credevo, non credevo e allora...

Presidente = Ma prima che lei verificasse se era la verità o meno?

I = No durante questa cosa qui, perché io ho cercato di capirla e di capire, ma lei era strana. Io non riuscivo neanche a parlarci, perché ogni volta che ci provavo lei si arrabbiava: non si poteva parlare con lei, perché si alterava sempre ...era una cosa assurda.

Presidente = Suo padre era contento di questa relazione tra sua sorella e il ragazzo albanese?

I = No!

Presidente = E suo fratello Pietro?

I = Mio fratello all'inizio sì. Poi, quando ha saputo che questo ragazzo beveva, rubava...naturalmente no, era contrario anche lui.

Presidente = E lei sapeva di questa relazione di sua sorella?

I = Sì, fin dall'inizio perché l'abbiamo conosciuto insieme questo ragazzo ed io sapevo tutto.

Presidente = Sara dormiva nella stessa sua camera da letto?

I = Sì, accanto al mio letto.

Presidente = Chi provvedeva a rifare il letto di Sara?

I = Facevamo i turni tra me e l'altra mia sorella: siamo le più grandi.

Presidente = Non si faceva il letto da sola?

I = No, era sempre così: ci dividevamo sempre tutto in casa.

Presidente = Sua sorella Sara le ha parlato mai di un certo Salvatore?

I = Sì.

Presidente = Lei lo conosce?

I = Sì.

Presidente = Che rapporti aveva sua sorella con questo Salvatore? Con lui aveva una relazione sentimentale?

I = No, a lui interessava lei, ma a lei interessava solo come amico o niente. Lei, comunque, mentre sentiva questo Salvatore, si frequentava già con l'altro ragazzo, lo faceva più per ripicca.

Avv 2 = Il 5-6 ottobre precedente al tentato suicidio di suo padre pare, come dall'incarto processuale, che si sia verificato un episodio che non voglio precisare perché vorrei sentirlo dire dalla signorina, se ne è al corrente. Naturalmente se quella sera e notte era nell'abitazione della famiglia.

I = ... Sì, quel giorno e notte io ero a casa e lo so con sicurezza perché Sara ha detto che in quella notte ha avuto rapporti con mio padre ma è impossibile perché io ero lì. Mi ricordo questa data perché ero con lei quando l'ha dichiarato al pubblico ministero e lei disse che quella notte era quella tra il 5 e il 6 ottobre e che io non c'ero in casa, ma è impossibile perché ho guardato il giorno, insieme al procuratore, ed abbiamo visto che era mercoledì ed era impossibile che io non ero a casa perché proprio il mercoledì tornavo dalla mia famiglia, dal paese vicino in cui abito per studiare, perché ho sempre l'appuntamento dal dentista e non potevo mancare. Ed infatti, se ben ricordo, Sara ha detto, dopo che abbiamo visto che era mercoledì, ..."Va be' allora...": cioè lei prima disse che era il 5 sera e poi cambiò versione dicendo "...Ah, forse era tra il 6 e il 7". Ma è impossibile perché io quella sera ero in casa.

Avv 1 = Chi le ha riferito che sua sorella e il ragazzo avevano avuto rapporti sessuali?

I = ...Non lo so...l'ho saputo quando mio fratello Pietro ha trovato la lettera, prima non sapevo niente. Sapevo solo che si frequentavano. Quindi l'ho appreso da mio fratello.

Avv 1 = Lei vedeva spesso piangere sua sorella Sara in casa?

I = No, quando la vedevo piangere mi diceva che era per il suo ragazzo...o perché l'aveva scoperto che beveva, o perché l'aveva scoperto con altre ragazze...e tutte queste storie qui.

Avv 1 = Le ho fatto questa domanda perché sua sorella Sara, durante l'incidente probatorio, ha riferito "Quasi ogni sera piangevo", cioè quasi tutte le sere.

I = No non è vero, era sempre euforica e rideva.

Avv 1 = E poi ha detto "Mio padre mi vedeva sempre piangere": è vera questa circostanza?

I = No, io non l'ho mai vista piangere, o meglio, quando lo faceva, si confidava con me e mi diceva che era per quel ragazzo.

Avv 1 = Non ho altre domande.

7. Interrogatorio della psicologa Assunta Basentini

Udienza del 23/05/2001 - Tribunale di Lagonegro (PZ)

PM = Dottoressa lei ha ricevuto da me l'incarico di assistere dal punto di vista psicologico la minore e di redigere una relazione in ordine alle condizioni psicofisiche della stessa. Vuole riferire quali sono stati gli esiti della sua relazione e quali poi sono state le sue conclusioni?

Psicologa = Sì, io ho assistito all'audizione della minore la prima volta...mi pare nel novembre del 1999. È stata fatta un'audizione congiunta, c'erano anche il pubblico ministero ed il giudice per il Tribunale per i minori. Ricordo sia il contenuto delle dichiarazioni della minore, sia la sua sofferenza, perché in quella situazione Sara era già stata sentita in precedenza. Invece nell'audizione del novembre del 1999 era in una situazione psicologica di grande disagio per il fatto che alcune figure parentali l'avevano condizionata e quindi lei aveva detto che tutte le dichiarazioni fatte precedentemente non corrispondevano al vero. Aveva detto che aveva mentito prima: quindi era stata un'audizione particolarmente angosciosa per la ragazza perché è stato necessario darle tutto il tempo per calmarsi, riflettere e poi raccontare quello che in realtà aveva già raccontato con altri elementi, con altri dettagli.

PM = Ha spiegato lei oppure l'ha spiegato la ragazza stessa questo suo iniziale atteggiamento?

P = Sara l'ha spiegato semplicemente con...ma purtroppo questa è una situazione che si verifica molto spesso: una situazione di violenza intrafamiliare. Sostanzialmente lei nelle sue dichiarazioni iniziali, che se ricordo bene ha fatto anche alla presenza di alcuni fratelli o del fratello o di una delle sorelle - non ricordo - aveva raccontato di aver subito questi gravi fatti di violenza da parte del padre da quando aveva 10/11 anni. Successivamente, proprio al livello di dinamica familiare, si era creata una situazione particolare, per cui sembrava che le dichiarazioni di Sara dovessero poi sconvolgere completamente l'equilibrio di questa famiglia, cioè la "normalità" di questa famiglia. E questo ha determinato dei messaggi paradossali nei confronti della ragazza, che si è trovata a vivere una situazione di responsabilità e di colpa, nonostante fosse lei la vittima. Cioè io ricordo proprio le parole di Sara: "Io mi sento in colpa perché mi hanno detto che così io rovino la mia famiglia". Questo era, un po' in sintesi, il suo vissuto. Inoltre Sara viveva con sofferenza e con un senso di responsabilità eccessivo per la sua età tutta la sua situazione familiare, ma soprattutto si preoccupava e, a tutt'oggi purtroppo è ancora così, anche di quella che era poi la realtà dei fratellini più piccoli, quindi avvertiva proprio su di sé questo peso, cioè nella sua percezione così confusa e di grande sofferenza lei diceva "Forse questo mio dire le cose può creare problemi ai miei fratellini", anche perché era questo il messaggio che lei aveva ricevuto dalle figure familiari e parentali.

PM = In particolare ha riferito anche di pressioni da parte di fratelli o di sorelle?

P = Sì. Anche per quanto riguarda quell'audizione del novembre del 1999 Sara fu accompagnata dai fratelli, ...non ricordo se da tutti e tre, ...mi sembra da una sorella e dal fratello Pietro. Naturalmente era stata da loro invitata - non voglio dire minacciata o ricattata - ma sollecitata a ritrattare le dichiarazioni fatte. Per cui quando poi, nel corso dell'audizione, è riuscita a fermarsi dal punto di vista proprio del racconto ed ha fatto capire che non riusciva a mentire, non riusciva a portare avanti questa tesi che si era inventata tutto per fare un dispetto al padre per la relazione che aveva iniziato con questo giovane albanese, quando poi è scoppiata dal punto di vista emotivo, la prima cosa che io ricordo di aver sentito è che la ragazza ha detto "Adesso ho paura dei miei fratelli". Tant'è che in quello stesso giorno Sara è stata allontanata dai fratelli, che non poteva o doveva vedere o sentire in quella situazione psicologica. Infatti la ragazza avvertiva che contro di lei si era stabilita una dinamica familiare perversa, perché non aveva rispettato gli accordi o i messaggi che loro le avevano dato. Un'altra cosa che ha riferito Sara e che ha colpito la mia sensibilità è stata una frase che lei ha detto a proposito delle sorelle (forse Ilaria): nel momento in cui Sara chiedeva conforto e sostegno per questa esperienza tragica, la sorella le disse: "In fondo se questa cosa è durata tanto tempo probabilmente faceva piacere anche a te!". E quindi si può dire che il "dopo" è stata un'ulteriore situazione di sofferenza e violenza psicologica per questa ragazza, che tuttora presenta una serie di disturbi di tipo nevrotico, del sonno (ancora ha degli incubi)...derivanti anche dal fatto che vive una situazione di caos proprio dal punto di vista affettivo ed emotivo, anche se insomma sta molto meglio rispetto a prima.

PM = Quindi...diciamo...che la situazione psicologica della minore, per quello che lei ha avuto modo di verificare, è compatibile con il racconto della minore stessa, cioè quello di una ragazza abusata per anni, fin dalla sua più tenera età?

P = Ritengo di sì, proprio perché il quadro di personalità che presenta Sara coincide con quelli che sono i presupposti teorici di una struttura di personalità segnata da esperienze sessuali precoci e di tipo incestuoso, cioè lei presenta i tratti tipici della ragazza sessuale abusata a livello intrafamiliare, che è la violenza più terribile e più devastante dal punto di vista della personalità. Infatti, anche quando la ragazza ha riferito i vari episodi, li ha raccontati nella sua percezione di figlia ed ha continuato a dire (e sembra paradossale per chi ascolta ma è comprensibile dal suo punto di vista): "Io mi fidavo di mio padre, io non capivo inizialmente che cosa mi stava succedendo" e poi comunque c'era un atteggiamento, anche se ambiguo, di venerazione verso questo padre alla cui figlia sembrava garantire poi, anche se solo sotto l'aspetto dell'immagine, una normalità familiare che in realtà non esisteva.

PM = Io non ho altre domande Presidente, chiedo solo l'acquisizione della relazione.

La difesa

Avv 1 = Senta Dottoressa...nei lunghi colloqui che ha avuto con Sara, la ragazza le ha mai riferito del rapporto che aveva con Ruly, il suo fidanzato?

P = Sì, ci sono stati anche dei colloqui tra il giudice minorile e questo giovane. Io quindi l'ho anche conosciuto in Tribunale questo ragazzo. La relazione di Sara con Ruly era in questa cornice così complessa, dal punto di vista proprio delle relazioni, che essa era un "pezzetto di normalità" della sua adolescenza. Sara ha raccontato con molti particolari le relazioni del genitore nei confronti di questo giovane e dal suo racconto si capiva che quanto più prendeva consistenza questa relazione di tipo affettivo, tanto più aumentavano le reazioni di aggressività e di violenza da parte del padre. Gli stessi fratellini più piccoli di Sara hanno riferito al giudice minorile e a me...

Avv 1 = Dottoressa lei deve rispondere alla mia domanda, non tergiversi.

P = Sì, rispetto alla relazione che Sara aveva con Ruly...se lei mi dice che cosa vuol sapere...

Avv 1 = Le riferiva quali rapporti avevano i due ragazzi?

P = I rapporti che ci sono normalmente tra un ragazzo e una ragazza.

Avv 1 = Sessuali?

P = Sì, Sara mi ha detto di aver avuto dei rapporti sessuali con questo ragazzo.

Avv 1 = Gliel'ha mai descritti? Ha avuto un rapporto, due, tre, quanti?

P = O uno o due, non di più.

Avv 1 = Completi?

P = Non credo di poter rispondere a questa domanda perché la ragazza non ha fornito elementi specifici su questo punto, né le sono stati chiesti.

Avv 1 = Sara le ha mai riferito di rapporti con un certo Salvatore?

P = No, in questo momento non ricordo. Cioè mi ha raccontato di aver conosciuto altri ragazzi, ma non mi risulta.

Avv 1 = Le ha riferito di aver ceduto ad un certo Salvatore?

Presidente = La ragazza ha mai parlato di un certo Salvatore con lei?

P = Ho un ricordo piuttosto vago rispetto a questa cosa. Probabilmente lei ha raccontato di aver conosciuto altri ragazzi, però ricordo questa cosa in modo molto sfumato: non sono in grado di dirle se c'era qualcuno che si chiamava Salvatore e se c'era un'amicizia particolare.

Avv 1 = Quindi le ha parlato solamente dei rapporti con Ruly?

P = Sì.

Avv 1 = Di questi rapporti sessuali?

P = Sì.

Avv 2 = Dottoressa io so che voi professionalmente siete una delle più preparate in materia di psicologia; quindi voi non avete mai pensato, sempre basandovi sulla vostra esperienza professionale e tecnica, che questa giovane abbia voluto traslare la figura del fidanzato con quella del padre e viceversa, o per nascondere l'uno o per nascondere l'altro, una trasposizione di immagini e dunque un mutamento di versioni dovuto ad un fatto introspettivo e retrospettivo di ciò che è stato un rapporto sessuale o più rapporti avuti con altri, magari dietro la figura paterna?

P = No avvocato, io personalmente non ho mai avuto dubbi per una serie di motivi. Innanzitutto perché, nella mia esperienza professionale, ho ascoltato moltissimi bambini e ragazzi abusati, e poi perché anche dal punto di vista teorico e dal punto di vista di quelli che sono gli studi di psicologia o di psicopatologia dell'età evolutiva ci sono degli indicatori che tolgono la maggior parte dei dubbi, per quanto riguarda questi fenomeni, che sono più di tipo surreale (come quelli che descrive Sara). In quanto non è pensabile, non è possibile che un bambino, un ragazzo o una ragazza arrivi a fare queste trasposizioni, a meno che non ci sia nella personalità di questa giovane persona un problema di sdoppiamento della personalità. Questo può avvenire anche in un ragazzo che ha disturbi di tipo psicotico, cioè schizofrenico, schizoparanoico, ed è possibile avere dei riscontri di sdoppiamento della personalità. Ma Sara presenta, dal punto di vista della personalità, semplicemente un quadro clinico che è di tipo nevrotico, e non psicotico, ed è scaturito dalla situazione familiare incestuosa che la ragazza ha vissuto. Se i rapporti sessuali li avesse avuti soltanto con Ruly, lei mi deve spiegare avvocato come mai questa ragazza, a distanza di due anni, ha incubi notturni, soffre di disturbi del sonno e racconta ancora delle cose relative agli abusi sessuali subiti da parte del padre.

Avv 2 = Qual è il limite tra stato psicotico e stato paranoico?

P = I disturbi nevrotici e psicotici presentano una differenza, seppur sottile, che può essere comunque marcata dal punto di vista dei sintomi. I sintomi nevrotici sono quasi sempre presenti nella persona minore o adulta che subisce violenze o abusi fisici o psicologici e si tratta sostanzialmente di reazioni fobiche, reazioni d'ansia e vissuti depressivi che possono essere transitori o comunque di rilevanza clinica ma reversibili. Invece la persona, sempre minore o adulto, che soffre di disturbi psicotici presenta un quadro clinico che è irreversibile e che può essere soltanto contenuto da un punto di vista terapeutico o farmacologico, ma sostanzialmente rimane invariato nel tempo, mentre il quadro nevrotico può essere remissibile dal punto di vista dei sintomi, perché con una psicoterapia, con un intervento specifico di tipo psicologico ci può essere una remissione del sintomo.

Avv 2 = È possibile che la ragazza abbia voluto o potuto reagire al divieto dei genitori o del padre di poter uscire con il ragazzo albanese?

P = Allora questo può succedere quando ci sono effetti provocati, cioè reazioni particolari dovute all'assunzione di sostanze in genere. Nel caso della ragazza di cui stiamo parlando questo problema credo che non esista, in quanto non mi risulta che Sara abbia mai assunto sostanze psicotrope o droghe leggere o altro.

Avv 2 = Quindi voi pensate che la minore sia linearmente sana e non abbia potuto creare un fatto del genere?

P = Avvocato questi fatti non si creano, si vivono. Ci può essere un comportamento di tipo fantastico e così confabulatorio da parte di una persona, quasi mai di un bambino, situazione mentale di grave disfunsione, di gravi deficit sia dal punto di vista psicologico sia cognitivo. Ma questa non è la situazione di Sara.

Avv 2 = E come livello di deficit o come livello intellettivo da 1 a 10, lei che livello assegnerebbe a Sara?

P = Nessun punto. Le posso soltanto dire che Sara non presenta deficit di tipo cognitivo. Presenta una personalità segnata e "ferita" esclusivamente dalla situazione familiare che ha vissuto.

Avv 2 = Io non sono convinto. Non ho altre domande.

Presidente = Senta...lei è riuscita a comprendere e a farsi un'idea, dagli incontri che ha avuto con la minore, che cosa l'ha spinta a svelare gli abusi che aveva subito a distanza di anni? Cioè questi abusi, che aveva subito a distanza di anni, ...che cos'è che l'ha spinta a rivelare tutto ciò?

P = Credo...mi rifaccio anche alle parole riferite dalla stessa ragazza...lei ha detto "Io pensavo di non raccontare mai perché ritenevo giusto non parlare per non compromettere l'equilibrio della mia famiglia; poi invece mi sono resa conto che stavo scoppiando per tutta una serie di circostanze". Probabilmente un evento (questa è una mia interpretazione personale), un evento che ha in qualche modo scatenato questa forza e questo coraggio della ragazza nel dichiarare quanto aveva subìto. Deve essere stato il tentato suicidio del padre - non so...è stato clinicamente definito questo l'evento - ed esso ha scatenato in lei probabilmente delle reazioni particolari. Sara aveva anche detto, prima e dopo il racconto della sua esperienza, che comunque negli ultimi tempi c'era una situazione di grande attrito e gelosia dal punto di vista del comportamento del padre nei suoi confronti per il fatto che lei chiedeva forse di uscire con il ragazzo. L'altro aspetto che aveva assunto evidentemente un significato inquietante proprio nella vita di Sara è che lei ha raccontato che aveva iniziato così di tanto in tanto a bere in modo esagerato: e questo era un altro aspetto che sicuramente le rendeva la vita ancora più complessa e più difficile. Anche questo è un sintomo, un segno di nevrosi e di reazione, una risposta nevrotica ad una situazione di sofferenza, di disagio. Comunque l'alcol poi provoca un ottundimento, un offuscamento delle capacità mentali. Quindi c'erano queste cose che, probabilmente, tutte insieme hanno determinato il suo racconto.

Presidente = Va bene, grazie, abbiamo finito.

8. Interrogatorio della zia di Sara

Udienza dell'11/07/2001 - Tribunale di Lagonegro (PZ)

Avv 1 = Sua nipote Sara le ha mai confidato di violenze subite ad opera del padre, cioè di suo fratello?

Zia = No, mai. L'ho saputo dopo l'arresto del padre o me l'ha detto lei.

Avv 1 = Le ho fatto questa domanda perché Sara, nell'incidente probatorio, ha riferito che le avrebbe confidato di abusi sessuali ad opera del padre e che lei si era messa a piangere dopo aver saputo questa notizia.

Zia = No, l'ho fatto dopo aver saputo dell'arresto del padre. Prima non sapevo niente, ero all'oscuro di tutto.

Avv 1 = Sara ha riferito che tutto ciò gliel'avrebbe detto in occasione del funerale di suo padre (cioè il nonno di Sara).

Zia = No, non è vero.

Avv 1 = ...E che in quell'occasione lei, a sua volta, avrebbe riferito degli abusi sessuali alla madre di Sara. È vera questa circostanza?

Zia = No non è vero, lo giuro.

Avv 1 = Quindi in effetti di questi abusi quando ne è venuta a conoscenza?

Zia = Dopo l'arresto del padre. Io mi sono recata a casa dopo che il fatto era successo, e lei mi ha riferito tutte queste cose.

Avv 1 = Senta...lei mi ha detto che è solita - non sempre, ma diciamo spesso - frequentare la casa di suo fratello.

Zia = Sì.

Avv 1 = E in quella casa che atmosfera c'era?

Zia = Buona.

Avv 1 = C'erano dei rapporti normali o erano tesi, cioè c'erano degli alterchi in famiglia?

Zia = Io quello che ho visto era una situazione invidiosa. Buoni. Non c'era niente per accorgersi di quella cosa perché era tutto a posto.

Avv 1 = Lei è al corrente che sua nipote Sara si era fidanzata con un certo ragazzo albanese?

Zia = Sì.

Avv 1 = Ed era d'accordo suo fratello, il padre di Sara?

Zia = No, ma lui non è che era contrario a questo fidanzamento, ...solo per il fatto che è un ragazzo straniero diceva solo "Ma perché proprio quel ragazzo che è straniero", ma non è che si opponeva in modo possessivo...no.

Avv 2 = Signora, vi risulta che vostro fratello beveva?

Zia = No mai! Non l'ho mai visto ubriaco, mai l'ho visto bere.

Avv 2 = Può dirci chi c'era al funerale di vostro padre?

Zia = Tutte le ragazze, i figli, mio fratello e la moglie.

Avv 2 = E c'era anche il ragazzo albanese?

Zia = Sì.

Avv 2 = Grazie. Ho finito.

9. Sentenza del 14/11/2001

Al padre di Sara viene contestato di aver, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, compiuto atti sessuali e di essersi congiunto carnalmente con la figlia, con l'aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni sedici.

L'accusa afferma la penale responsabilità dell'imputato e chiede la condanna alla pena di anni otto di reclusione.

La difesa chiede l'assoluzione dell'uomo con formula piena o in via subordinata ai sensi dell'art. 530 comma 2 c.p.p.

Il collegio giudicante considera il racconto di Sara come veritiero e ritiene che «siffatto giudizio non può certo essere minato da osservazioni concernenti particolari di scarsa rilevanza, su cui la difesa ha inteso insistere (del tipo: come poteva Sara sfilare le lenzuola dal suo letto se altre persone in casa provvedevano a questo incombente e lei neppure sapeva usare la lavatrice?). Trattasi di fatti che nella vita quotidiana non sono certo oggetto di costante osservazione.

Privo di qualsivoglia riscontro è anche l'assunto della difesa secondo cui la persona offesa avrebbe dichiarato il falso ripetutamente, costruendo il suo "impianto accusatorio" nei confronti del padre, mossa da sentimenti di vendetta nei confronti dell'uomo, ritenuto colpevole di aver ostacolato il rapporto esistente tra lei ed il ragazzo albanese, cui la stessa era legata. Determinante ad avviso della difesa sarebbe la lettera indirizzata dalla minore a Ruly, che dimostrerebbe senza dubbio alcuno il rancore di Sara nei confronti del padre e la cosciente volontà di vendetta che piano piano andava facendosi strada in lei. Un passo in particolare sembra confermare tutto ciò: "Tutto ciò che volevo eri tu, ma non mi hanno permesso di vivere in pace con te ed io ho cominciato a comportarmi così per fargliela pagare a mio padre e a mio fratello".

Ebbene, ferma restando la necessità di leggere il predetto passo nel contesto della lettera tutta in cui lo stesso è inserito, non può condividersi la tesi difensiva (avendo questa estrapolato le specifiche parole dal contesto in cui esse erano inserite), in quanto si ritiene che con tali parole la minore intendeva piuttosto esprimere il proprio disagio esistenziale, il proprio stato di confusione, il suo senso di smarrimento di fronte a certe istintive emozioni ritenute confliggenti con quel sincero sentimento d'amore che provava nei confronti di Ruly. (...)

Inoltre gli esiti della consulenza ginecologica non smentiscono il quadro accusatorio. Il consulente ha confermato quanto dedotto nella relazione, dichiarando che la minore era adusa al coito e che l'inizio della sua attività sessuale, al momento della visita, risaliva almeno a tre anni prima. Significativo è questo particolare se si pensa che i rapporti sessuali con il ragazzo albanese risalgono solo ad un anno prima della visita ginecologica e che Ruly è l'unico uomo, oltre al padre, con cui Sara si è unita sessualmente.

In considerazione di quanto detto, deve affermarsi la penale responsabilità dell'imputato in ordine ai reati in contestazione.

In considerazione della sua incensuratezza possono essergli concesse le circostanze attenuanti generiche, da ritenersi equivalenti alla contestata aggravante.

Ed invero, la particolare gravità del fatto, contrario alle regole fondamentali della morale e l'assenza nell'imputato di qualsivoglia forma di pentimento non consentono di assegnare al dato formale dell'incensuratezza un peso prevalente rispetto all'aggravante contestata. Deve comunque riconoscersi l'unicità del disegno criminoso, in considerazione dell'omogeneità delle violazioni, dell'identità della persona offesa e dell'immediata continuità temporale in cui gli eventi si sono succeduti.

Tanto premesso, valutati gli indici di cui all'art. 133 c.p., stimasi congrua la pena di anni otto e mesi sei si reclusione. (...)

Si applicano all'imputato le pene accessorie ex art. 609-nonies c.p., nonché si dichiara l'interdizione legale del medesimo ex art. 32 comma 3 c.p. per la durata della pena inflitta.»

Note

1. Ho avuto l'autorizzazione dal Presidente del Tribunale di Lagonegro (PZ), il quale ha presieduto il collegio giudicante che ha valutato l'intera vicenda, a partecipare alle udienze dibattimentali e a consultare gli atti del fascicolo per il dibattimento, da cui sono state tratte sia le relazioni del ginecologo e della psicologa relative alla minore, sia le parti più rilevanti degli interrogatori dei testimoni, dell'imputato e della parte offesa.