ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Note introduttive

Eleonora Ghizzi Gola, 2012

Multiculturalismo e femminismo sono protagonisti di un acceso e appassionato dibattito che, alimentato dagli inarrestabili flussi migratori, non cessa di arricchirsi di contenuti e di spunti di riflessione pratica e teorica. I due movimenti sono apparsi per lungo tempo alleati in percorsi comuni di critica rivolti alle teorie liberali nella loro assunzione di un soggetto universale modellato sulle caratteristiche del gruppo dominante: l'uno in nome del pluralismo culturale, l'altro in nome della differenza sessuale. Presto tuttavia sono emerse le difficoltà nel conciliare diritti delle donne e diritti delle culture: le tensioni nascono laddove vi siano pratiche comunitarie discriminatorie nei confronti del sesso femminile.

Con questo lavoro si è deciso di affrontare uno dei problemi più spinosi tra quelli che solleva il dibattito multiculturalista e femminista: le Mutilazioni Genitali Femminili. Questo tradizionale rito, di origini antichissime, diffuso principalmente in alcuni Paesi del continente Africano, è ritenuto doveroso nelle comunità culturali in cui viene praticato in ragione del pregnante significato simbolico attribuitogli. Esso costituisce un rito di passaggio e rappresenta un momento importante per l'intera comunità; la donna che non venga sottoposta alla pratica non sarà accettata dalla comunità stessa, verrà considerata "impura", difficilmente potrà sposarsi, condizione spesso necessaria per la propria sopravvivenza, e sarà motivo di vergogna per la sua famiglia.

Con i consistenti flussi migratori che hanno interessato il Vecchio Continente, contribuendo alla creazione di minoranze etniche portatrici di un proprio bagaglio culturale, religioso e giuridico a fronte della compattezza culturale che caratterizzava le società occidentali prima dell'epoca della globalizzazione, i Paesi Europei di immigrazione hanno dovuto affrontare la delicata questione. Il trattamento giuridico da riservare alla pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili dovrà essere di ferma condanna o dovranno prevedersi scriminanti in ragione della motivazione culturale della condotta, posta in essere per ciò che è ritenuto il bene delle figlie? Fino a che punto si tratta di imposizioni discriminatorie che ledono i diritti della donna o non piuttosto di principi condivisi dalla donna stessa, adulta e capace, che abbia deciso di essere fedele alla propria cultura? La questione è di una complessità tale da non essere riducibile ad una risposta univoca e merita uno studio approfondito.

Vedremo come, nonostante le MGF siano condannate dalla Comunità Internazionale e dall'Unione Europea e perseguite penalmente dalla maggioranza degli Stati nazionali, sia Africani sia Europei di immigrazione, in quanto ritenute lesive dei diritti fondamentali delle donne e delle bambine, la battaglia per l'eradicazione di questa pratica secolare sia tuttavia ancora lunga da combattere. Le MGF continuano a essere praticate anche laddove vietate dalla normativa interna: coloro che sono convinti che essa sia dovuta non cedono di fronte alla minaccia della sanzione, ma continuano a praticarla clandestinamente.

Nel primo capitolo l'attenzione sarà posta sul fenomeno del pluralismo giuridico "dal basso", inteso come la situazione di co-presenza di più ordinamenti giuridici sul medesimo territorio. Si tratterà quindi della pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, confrontando le diverse scelte di politica legislativa con cui Italia, Spagna, Francia e Regno Unito hanno affrontato la delicata questione. La scelta di criminalizzazione della pratica verrà accostata alla differente normativa vigente negli stessi ordinamenti in materia di circoncisione maschile e chirurgia estetica genitale femminile: si sosterrà che il perno attorno a cui ruota il differente trattamento giuridico che gli Stati occidentali accordano a queste sia la vicinanza culturale.

Il secondo capitolo consiste in una rassegna giurisprudenziale di sentenze concernenti le MGF emanate nei quattro Paesi di riferimento della nostra analisi. La scelta di dare ampio spazio allo studio della giurisprudenza trova la sua giustificazione nel compito oneroso di cui è investito il giudice nel valutare la condotta di chi vive in un contesto di pluralismo giuridico. Si vedrà come la discrezionalità del giudice, facendosi strada in un percorso processuale disseminato di ostacoli rappresentati dalle cause di giustificazione e di non punibilità, riesca spesso a far breccia nelle severe costruzioni giuridiche poste in essere dal legislatore, portando a condanne ben più lievi rispetto a quelle previste dalla cornice edittale.

Nel terzo capitolo si approfondirà il rapporto che si viene ad instaurare tra normativa e giurisprudenza, dimostrando i limiti della legge generale nel voler governare l'eterogeneità e la complessità del fenomeno del pluralismo giuridico, criticando in particolare l'ineffettività delle leggi manifesto sul piano della pratica del diritto. Si analizzeranno quindi le diverse soluzioni normative proposte per giungere a un superamento reale e graduale della pratica delle MGF, intervenendo sotto il profilo della prevenzione piuttosto che della criminalizzazione.

L'ultimo capitolo affronta la discussa proposta di introduzione di un rito simbolico alternativo alle MGF come strategia di lotta per l'eradicazione del rito tradizionale; le critiche sollevate dalla proposta riconducono al dibattito teorico tra multiculturalismo e femminismo, di cui si analizzeranno le tensioni auspicando una soluzione che sappia contemperare le istanze dei due movimenti.

L'atteggiamento con cui si è cercato di affrontare questa tematica tanto complessa quanto delicata è stato di critica rispettosa e di apertura per la diversità, di attenzione per la realtà e di pragmatismo, nella consapevolezza della cautela da porre nel muoversi sul terreno scivoloso della bioetica. L'intento di questo lavoro è quello di mostrare come avventate politiche legislative di mera criminalizzazione nei confronti di pratiche poste in essere da minoranze culturali in osservanza al proprio sistema giuridico e culturale di riferimento spesso si rivelino inefficaci nella pratica del diritto. Se lo scopo condiviso, a livello internazionale e dei singoli Paesi, è lo sradicamento di questa pratica, è auspicabile una soluzione normativa complessa, flessibile, che preveda un sistema di supporto medico, psicologico, sociale e formativo in funzione preventiva e che sia condivisa all'interno del gruppo minoritario, in modo da giungere a un superamento graduale e duraturo del rito tradizionale delle Mutilazioni Genitali Femminili.