ADIR - L'altro diritto

ISSN 1827-0565

Premessa

Emanuela Cimmino, 2006

In questi ultimi anni è cresciuta l'attenzione nei confronti delle problematiche relative ai minori, salvaguardando i loro interessi e dei loro diritti.

Questa tesi si propone di esaminare le cause e gli effetti del comportamento deviante minorile, in particolare dei minori immigrati, in relazione alla problematica della risposta carceraria.

L'interesse, infatti, sarà rivolto particolarmente ai minori immigrati, la cui realtà appare drammatica, nei paesi di origine e in Italia, dove giungono spesso clandestinamente. Qui, senza prospettiva alcuna, vengono coinvolti facilmente dalle piccole e grandi organizzazioni criminali locali che li sfruttano per lavori in "nero" o per farne obbediente manovalanza per i loro traffici illeciti. Certamente è difficile stabilire quanto l'immigrazione alimenti la criminalità o se non sia, al contrario, la criminalità ad usare l'immigrato, a servirsene, per cui egli non sarebbe più "attore", ma vittima e "capro espiatorio", in quanto soggetto debole e facilmente ricattabile.

Nel corso del mio lavoro, mi soffermerò sulla situazione in Italia, in relazione anche al dato statistico, per cui al Nord si registra un maggior numero di denunce a carico di minori immigrati autori di reati; infine cercherò di stabilire i nessi tra immigrazione e criminalità in riferimento ai pesanti flussi migratori a partire degli anni '70 e alle varie leggi che nel corso del tempo fino all'ultima Bossi-Fini, hanno disciplinato la materia.

Sono da ricordare le difficoltà cui vanno incontro i minori immigrati:essi sono limitati nella comunicazione della lingua, non essendo in possesso del giusto codice linguistico, né sono a conoscenza del sistema giudiziario italiano; sono fragili a disagio in una cultura in cui non si riconoscono, senza punti di riferimento, né

affettivi né logistici e - soprattutto - senza denaro.

Per quanto detto, essi cadono nelle maglie di un sistema che ignorano, intrappolati in una rete di leggi e disposizioni come animali in gabbia.

Talvolta costretti a ripiegare sul difensore di ufficio-spesso privo di talento e interesse-che erige una pigra difesa.

Il minore immigrato raramente collabora con l'Autorità per vari motivi, oltre quelli citati, tra cui il timore di essere espatriato e tornare nei paesi d'origine al termine del percorso educativo effettuato in carcere.

Quando il minore è collaborativo, lo è spesso per l'intento di ottenere privilegi da parte dell'Autorità con cui trattiene rapporti formativi e mirati allo scopo. Al termine della mia tesi illustrerò la mia esperienza presso il carcere minorile di Nisida ponendo in evidenzia il patrimonio umano di cui ho potuto arricchirmi, nonché le conseguenze acquisite.